Chapter
Six
Ben&Keith
- Non avresti dovuto
dire quelle cose a Ben. Sei stato crudele ed insensibile. – disse Alex, già
sotto le coperte, con le braccia incrociate al petto. Eric invece era ancora in
piedi e faceva avanti ed indietro davanti al letto come un animale in
gabbia.
- Come, scusami?! E lui
non è stato crudele e insensibile nei confronti di Keith? – chiese, retorico,
guardano il ragazzo con occhi sgranati.
- Penso davvero che
Keith meriti di meglio di uno stronzo come lui! – disse,
gesticolando.
- Ma scusa, non eri tu
che oggi dicevi che “dovevamo capirlo perché ha avuto una vita difficile”? –
ribatté Alex, mimando le virgolette con le dita.
Eric sbuffò – Si, l’ho
detto. Ma prima che lo ferisse senza motivo! – esclamò.
Alex invece sospirò –
‘Kay, neanche io ho capito cosa passa nella sua testa, ma penso anche che siano
fatti loro. Devono risolvere tra loro questi problemi. – disse, con tono
calmo.
Il più grande annuì.
Pensò per un attimo che per una volta era stato lui a comportarsi come un
ragazzino impulsivo e invece Alex come un uomo ragionevole e
razionale.
- Avanti…vieni qui. –
disse Alex, posando una mano sul lato vuoto del letto
matrimoniale.
Eric annuì e andò a
stendersi sotto le coperte accanto a lui. Poi fece per portarselo vicino e lo
baciò lentamente sulle labbra.
- Scusa, ogni tanto
esce fuori la mia parte irrazionale. – disse, sottovoce.
Il più giovane rise
leggermente – Eh meno male! A volte penso che tu non abbia un parte irrazionale.
Poi però sono costretto a ricredermi tra le coperte. – aggiunse poi,
provocandolo un po’.
Allora anche Eric si
sciolse e rise, prima di sovrastarlo velocemente col suo
corpo.
Alex rise a sua volta e
chiuse le mani intorno alle sue spalle, quando Eric prese a baciargli il
collo.
- Eric…ho la febbre,
non voglio attaccartela.- fece, non potendo però fare a meno di alzare un po’ la
testa per lasciargli più campo d’azione.
- Non preoccuparti.
Sono super vaccinato – disse, accarezzando ancora con le labbra la pelle del suo
collo, per poi tornare alle sue labbra.
Quando però sentì la
mano di Alex scendere sul cavallo dei suoi pantaloni, si
ritirò.
- Ehi, non era questo
che volevo fare! – disse, togliendogli la mano.
Il ragazzo spalancò gli
occhi, sorpreso – Perché no?! – chiese poi, deluso.
- Perché tu stai male!
Volevo solo coccolarti un po’! – si giustificò, rotolando nuovamente nella sua
parte del letto.
- Ma ho solo un po’ di
febbre, non sto mica per morire! – ribatté il piccolo, mettendosi su un fianco
per poi posargli una mano sul petto, e iniziare a disegnare sul maglione una
spirale con l’indice.
- Cosa c’entra? Non
devi stancarti. – gli passò nuovamente il braccio sulle spalle e gli fece posare
la testa sul suo petto. – Dormi ora. –
- Non ho sonno.-
rispose Alex, imbronciandosi un po’.
Eric rise leggermente –
E allora cosa posso fare per farti venire sonno? Potrei parlarti del mio
lavoro…ti mette sempre sonno! – propose, divertito.
Ma Alex aveva un’idea
decisamente migliore.
Fu il suo turno di
prendere il suo posto sul corpo di Eric ed iniziare a baciargli il
viso.
- Potresti farmi
stancare.-
***
- Cosa hai detto a Ben?
– chiese Davy, accarezzando i capelli del suo ragazzo che aveva la testa
poggiata sulla sua pancia, con il corpo un po’ per obliquo sul
letto.
- Mi è dispiaciuto
vederlo così. Okay, a volte è uno stronzo, ma sappiamo tutti che è solo una
maschera, sai, per protezione. – disse il ragazzo, con occhi rivolti al
soffitto.
- Volevo solo dirgli
che Eric non pensa davvero le cose che ha detto. Era arrabbiato perché Keith è
forse il suo migliore amico. – rispose poi.
Davy annuì, ma sembrava
un po’ soprappensiero.
- Non so cosa sia
successo. Non ci ho capito molto il realtà, ma penso che sia comunque qualcosa
che va avanti da un po’. Un problema che si trascinano dietro. – continuò a dire
Cedric.
- Io penso che se ci
sono dei problemi non bisogna ignorargli ed andare avanti, ma risolverli subito.
–
Davy era d’accordo,
davvero, ma era anche consapevole del fatto che non fosse poi così facile come
sembrava dalle parole di Cedric.
A volte non era facile
parlare di quei problemi, perché non sempre le soluzioni sono piacevoli e
risolvono la situazione. Le possibili soluzioni fanno paura più del problema
stesso.
- E poi ignorarli o non
pensarci non fa si che essi scompaiano o si risolvano da soli. Ritornano prima o
poi, ancora più gravi di quanto fossero in realtà.-
Davy chiuse gli occhi,
forte.
Cedric aveva ragione ma
non sapeva quanti dubbi e senso di colpa stava scatenando in
lui.
- Dav…sei stanco? Vuoi
dormire? – Davy aprì gli occhi e vide che Cedric aveva tirato indietro la testa
e lo stava guardando, con un leggero sorriso sulle labbra.
Lui scosse la testa –
Devo…devo parlarti di una cosa Ced. Una cosa importante. –
Il suo tono era serio,
mortalmente serio, quindi Cedric si alzò per mettersi seduto a gambe incrociate
davanti a lui.
- Perché sei cosi
serio? Qualcosa di grave? – gli chiese, un po’ preoccupato, mentre la sua testa
iniziava già a lavorare freneticamente, partorendo le più varie ipotesi, come al
suo solito.
- Avrei dovuto
parlartene prima. So di questa cosa da un po’, ma ho preferito aspettare. –
iniziò Davy, a voce bassissima.
- Avanti…dimmi Dav…- lo
incitò Cedric, posandogli una mano sulla gambe, sotto la coperta
pesante.
- Io ho…ricevuto una
proposta di lavoro. Come capo chef. – disse finalmente, a sguardo
basso.
Cedric rimase in
silenzio per un attimo, sorpreso.
- Ma…ma…è meraviglioso
Davy! Perché non me lo hai detto prima!? – esclamò poi. Gli occhi gli
brillavano, tanto era felice per il suo ragazzo. Sapeva che era proprio quello
che Davy sognava, e non poteva non essere entusiasta per
lui.
Ma negli occhi di Davy
non vedeva la stessa felicità e soddisfazione che lui
provava.
- Amore…non sei felice?
Cos’è quella faccia? – gli chiese, preoccupato, accarezzandogli la gamba. Davy
era visibilmente nervoso e teso sotto le coperte.
Improvvisamente però si
mosse e si tirò le gambe al petto, togliendosi da sotto il suo
tocco.
- Il lavoro è a New
York, Ced.- disse, abbracciandosi le gambe e tirando fuori la verità con uno
sforzo immane.
Quelle parole colpirono
Cedric allo stomaco, come un pugno ben assestato.
- A New York…-
sussurrò, abbassando lo sguardo.
- Questo…questo vuol
dire che…devi andartene? – chiese, con voce appena
udibile.
Davy se ne sarebbe
andato per esaudire il suo sogno. Lui non poteva seguirlo, aveva la sua vita, le
sue amicizie, il suo lavoro.
Davy gli avrebbe
chiesto di mollare tutto per seguirlo?
Oppure non avrebbe
accettato, per rimanere con lui?
Ma no! Davy non poteva
non accettare! Quindi…si sarebbero dovuti lasciare?
Tanti pensieri
accavallati ed uniti attraverso i più piccoli dettagli.
- No, aspetta. Io non
ho ancora deciso se accettare il lavoro o no, mi hanno dato del tempo per
pensarci su. – disse immediatamente Davy, mettendosi velocemente in ginocchio
sul letto e allungano le braccia per posare le mani sulle spalle del suo
ragazzo.
Cedric scosse la testa,
lentamente, quasi non avesse forza.
- No. Devi accettarlo.
Non pensarci neanche a farti sfuggire un occasione del genere.- gli disse, con
tono fermo e deciso. Ma era come se la sua testa fosse altrove, ed infatti era
ancora impegnata a identificare problemi e trovarne
soluzioni.
- Ced…- Davy gli mise
un dito sotto il mento per potergli alzare la testa e costringerlo a guardarlo
in viso.
- Dimmi cosa stai
pensando. Ti prego, non tenermi fuori.- sussurrò, mentre vedeva gli occhi del
suo ragazzo farsi lucidi e poi lacrime raccogliersi e bagnarli le
ciglia.
Gli accarezzò il
viso.
- Vuoi chiedermi di
venire con te? Oppure lasciami? In ogni caso la nostra storia
finirà.-
Aveva lottato Cedric
affinché la voce non gli uscisse spezzata a causa dello sforzo che stava facendo
per non scoppiare a piangere.
Davy scosse
immediatamente la testa, prendendogli il viso tra le mani.
- Io non accetterò quel
lavoro. Non ti avrei mai chiesto di abbandonare tutto per me. Ed è chiaro come il sole che io non ho alcuna intenzione di lasciarti. Quindi
rimarrò qui.-
Fu il turno di Cedric
di scuotere la test con forza.
- No Davy! Non capisci
che è la tua grande occasione? New York,
maledizione! Il lavoro che hai sempre sognato! – esclamò, guardandolo negli
occhi.
- Ci saranno altre
occasioni nella vita. Ma pensi che io possa avere tanta fortuna da incontrare un
altro Cedric Baker nella mia vita? Non penso sia possibile. – rispose Davy con
un leggero sorriso, accarezzandogli le guance con i
pollici.
Cedric sospirò e
abbassò lo sguardo.
- Non avrei voluto
parlartene Ced. Continuavo a rimandare la decisione, dicendo che avrei deciso
con te, ma in fondo ho sempre saputo che sarebbe stata questa. Te l’ho detto
solo perché non volevo nasconderti una cosa del genere. –
Il biondino gli lanciò
un’occhiataccia – Penso che ti avrei ucciso se me lo avessi nascosto e io lo
fossi venuto a sapere.-
Davy sorrise – Si, so
come sei. Per questo te l’ho detto. – rispose, divertito.
Anche Cedric allora si
lasciò andare ad un piccolo sorriso, ma tornò serio mezzo secondo
dopo.
- Sei sicuro della tua
decisione Dav? –
Quello che terrorizzava
Cedric era che un giorno o l’altro Davy avrebbe potuto pentirsi di quella
decisione.
Che un giorno la loro
storia avrebbe smesso di andare così bene e Davy gli rinfacciasse quella
possibilità persa, per lui.
Ma Davy stava
sorridendo e annuendo – Si. Sono sicuro. –
Fece forza sulle gambe
per sporgersi in avanti ed abbracciarlo forte, quasi a volerlo
soffocare.
- Promettimi che non te
ne pentirai mai. Che non me lo rinfaccerai mai.- disse al suo orecchio,
stringendo forte gli occhi e anche le braccia intorno al suo
collo.
Sentì la stretta delle
braccia di Davy intorno al suo busto, intensificarsi.
- Ma che dici? Ovvio
che te lo prometto. Non farei mai una cosa del genere.- gli disse, facendo
scivolare una mano lungo la sua schiena, per raggiungere la sua testa, ed
affondare le dita tra i suoi capelli.
Cedric sospirò, forse
un sospiro di sollievo e chiuse gli occhi, nascondendo il viso nell’incavo del
collo di Davy, respirando contro la sua pelle.
- La prossima volta che
mi fai prendere una paura del genere però, giuro che ti mando in bianco per
almeno un anno e mezzo. –
***
Benjamin non aveva mai
pensato che aprire una porta potesse essere così
difficile.
Erano andati tutti a
dormire e lui era li davanti alla porta della camera che divideva con Keith,
cercando di trovare il coraggio di tirare giù la maniglia.
Fece un respiro
profondo, ripensando alle parole di Cedric.
Keith avrebbe capito, e
l’avrebbe perdonato. Keith lo amava.
Si ripeté quelle parole
in testa come un mantra, mentre apriva la porta,
lentamente.
Dentro era piuttosto
buio, l’unica fonte di luce era l’abat-jour accesa sul comodino, ma vide subito
la figura di Keith, seduto sul letto con la testa fra le
mani.
Pregò che non stesse
piangendo, ma il suo corpo non sembrava scosso dai singhiozzi anzi, sembrava
stranamente immobile.
Avanzò nella stanza e
si chiuse la porta alle spalle, silenziosamente.
Keith sentì la sua
presenza, anche se aveva lo sguardo basso, ma si rese conto di volere che
Benjamin se ne andasse. Non aveva la forza per affrontarlo. Non credeva di
farcela a litigare con lui. Era semplicemente stanco.
Ma si rese anche conto
di avere dentro una rabbia tale che, se l’avesse solo provocata un po’, sarebbe
scoppiata.
Ben avanzò ancora,
incerto. Keith non accennava ad alzare la testa e lui non sapeva cosa fare.
Quando gli arrivò abbastanza vicino per farlo, allungò una mano e gli toccò la
spalla. – Keith…- sussurrò.
Keith, immediatamente,
come se la mano di Ben fosse stata incandescente, si
scansò.
- Non toccarmi. –
sibilò, moderando la voce.
Benjamin sentì un
crampo allo stomaco.
- Mi dispiace Key. Mi
dispiace. – riuscì a tirare fuori, con voce appena
udibile.
Allora sentì il ragazzo
ridere, ma senza alcuna traccia di divertimento. Aveva i gomiti appoggiati sulle
ginocchia e gli occhi rivolti a terra.
- Ti dispiace eh, Ben?
Ti dispiace?! – alzò un po’ la voce e poi scattò in piedi, come se un insetto lo
avesse appena punto.
Puntò gli occhi su Ben
che stava davanti a lui, e quando incontrò i suoi occhi il più piccolo si sentì
invadere da un’ondata di freddo.
- Di cosa ti dispiace,
esattamente Ben? Di aver fatto sembrare a tutti, li dentro, che io e te stiamo
insieme solo perché…com’era? Ah si, ti è
piaciuto scopare con me, quindi non hai più smesso! – esclamò, indicando con
un braccio teso il punto in cui si trovava la sala principale dello
chalet.
Ben abbassò lo sguardo,
non riuscendo più a trattenere il suo.
- È questo quindi,
quello che siamo? – la sua voce si era abbassata di qualche tono. Non attese una
risposta, perché era solo una domanda retorica. La rabbia che provava stava per
scoppiare, incitata dal fatto che Ben stava li a sguardo basso, con le braccia
abbandonate lungo i fianchi.
- Va bene, se è questo
che siamo, se è questo quello che vuoi. Ti accontenterò ancora come ho fatto in
questi maledetti anni.-
Ben alzò lo sguardo,
velocemente, non capendo cosa volessero dire quelle parole, ma improvvisamente
vide Keith andare verso di lui e afferrarlo per le spalle.
Lo buttò sul letto e
Ben rimase immobile, troppo sorpreso e scosso per fare qualcosa, solo gli occhi
sgranati, fissi su Keith che era ancora in piedi davanti al letto. Si sentiva
sormontato dalla sua ombra.
Era lo sguardo quello
che lo spaventò maggiormente. Non aveva mai visto quello sguardo su Keith.
- Vedrai che sarà anche
migliore delle altre volte. Non penserai mai a nessun’altro, né ti passerà mai
per la testa l’idea di lasciarmi, dopo stanotte.- promise. Il tono basso e quasi
cattivo.
Prese a slacciarsi i
jeans, velocemente e poi si mise a cavalcioni su di lui, afferrandogli
bruscamente i polsi sottili e spingendoli contro il
materasso.
Ben si lasciò sfuggire
un gemito di dolore.
Keith si chinò su di
lui e gli morse la pelle sensibile del collo, prima di cercare di baciarlo sulle
labbra. Ma Ben si scansò subito. Non voleva, non così.
- Keith…no. Per favore,
smettila. – sussurrò, senza forze, alzando lo sguardo per cercare i suoi occhi
scuri di rabbia.
Pensò che non sarebbe
servito, ma Keith invece si fermò subito. Perché il suo Key non era così. Non
sapeva neanche lui cosa stesse facendo.
- Non è questo che
voglio. –
Keith lo guardò negli
occhi, ora uno sguardo rassegnato e spento, e appoggiò la fronte contro la sua.
Ben sentì il suo respiro caldo sulle labbra.
- Non è questo che
vuoi. – ripeté, con voce debole – E allora che cosa vuoi Ben? Io non so più cosa
fare. –
Benjamin chiuse gli
occhi e spinse un po’ la sua fronte contro quella di Keith. Sentiva di avere
tante cose da dirgli, tante cose da spiegarli, ma non riusciva a far uscire le
parole, né a trovare un punto da cui iniziare.
- Non mi ami? Non sei
innamorato di me, Ben? Ti lascerò vivere ugualmente da me, fino a quando non
troverai un posto dove stare. Ma dimmi la verità, per favore. –
Non c’era paura, o
ansia nella sua voce. Sapeva che quello era il momento della verità, ed era
troppo stanco di tutta quella situazione, per avere paura.
Sapeva che qualsiasi
risposta Ben gli avrebbe dato sarebbe stato comunque meglio che rimanere in
quell’incubo.
Ben spalancò gli occhi
e scosse la testa, immediatamente. Fece forza sulle braccia per riuscire a
liberarsi dalla stretta sui polsi ma Keith, credendo che volesse scappare, lo
strinse ancora più forte.
- No. Lasciami Keith.
No, non è vero. Keith io sono innamorato di te. Ti amo, te lo giuro. – disse. La
sua voce era agitata, era nel panico.
Sentì la presa
affievolirsi, aprì gli occhi che aveva chiuso poco prima e vide che Keith lo
guardava ad occhi sgranati e bocca socchiusa. Poi un leggero
sorriso.
- Lo sai da quanto non
me lo dici? –
Ben abbassò lo sguardo
– Lo so.- ammise, sottovoce.
Keith incassò il suo
tono triste. Scosse la testa. Se ne era già pentito di averglielo confessato?
Era tanto difficile per lui?
Gli lasciò i polsi e si
tirò su, riallacciandosi poi i pantaloni e andò alla finestra, lasciandolo li
sul letto.
Fuori era buio, ma
poteva vedere la neve continuare a scendere.
Sentì le molle del
letto cigolare quando Ben si alzò e si avvicinò a lui, improvvisamente lo
abbracciò da dietro, passando le braccia sotto le sue e piegandole in modo da
afferrare le sue spalle, poi appoggiò la guancia alla sua
schiena.
- Lo so che è una
tortura stare con me. Cedric mi ha detto che se te ne avessi parlato, tu avresti
capito. Mi capiresti se ti dicessi tutto quello che mi passa per la mente,
sempre, ogni volta che mi sei vicino? – sussurrò, contro di
lui.
Keith sospirò – Sono
anni che cerco di farlo Ben. Io non posso fare nulla di più. Sei tu che devi
permettermi di capirti. – gli disse, sottovoce.
- Okay. Ora voglio che
tu mi capisci. Ora voglio dirti tutto.- rispose allora il ragazzo, con tono
sicuro.
- Sono qui e ti
ascolto. –
Benjamin sospirò e ora
appoggiò la fronte alla sua schiena.
- Non voglio fare la
vittima, sai che l’ho sempre odiato. Non voglio la pena di nessuno, e men che
meno la tua. Ma ho sempre avuto qualche problema a fidarmi delle persone, sai, è
la solita vecchia storia trita e ritrita di un figlio abbandonato dai genitori
quando aveva più bisogno di loro. Ed è questo il mio problema. Per una sorta di
modo per difendermi mi sono sempre detto che non avrei mai dovuto affezionarmi
ad una persona, tanto da avere bisogno di lui come avevo bisogno dei miei
genitori. E invece ogni volta che tornavo a casa, la tua casa, ogni volta che mi sedevo alla
tua tavola, e ogni volta che entravo
nel tuo letto e desideravo il tuo abbraccio, mi rendevo conto che ho sempre
avuto un dannato bisogno di te. Che senza di te non potevo vivere.
–
- Per questo motivo
tentavo semplicemente di non pensarci. Trattandoti male a volte e non attaccarmi
a te nel modo in cui Cedric e Davy, Eric e Alex sono legati. Così potevo almeno
illudermi del fatto che se mi avessi lasciato, io sarei andato avanti
tranquillamente. Senza problemi e senza soffrire. Ovviamente mi ingannavo da
solo.-
- La verità è che se tu
mi lasci Keith, se tu trovi qualcuno migliore di me, non sarebbe neanche tanto
faticoso trovarlo in realtà, io ne morirei. Starei male come sono stato male
quando i miei genitori avevano troppi problemi per pensare a me, e quando mia
nonna mi ha lasciato. –
Keith aveva ascoltato
le sue parole con gli occhi spalancati, fissi ma vuoti, sulla finestra davanti a
se. Sentì brividi di freddo percorrergli la schiena, anche se Ben era dietro di
lui ed era caldo contro di lui.
Aveva riflettuto
tantissimo su tutte le possibili spiegazioni che si potevano dare al
comportamento di Ben. E tante di quelle volte aveva cercato in tutti i modi di
fare in modo che si aprisse con lui.
E ora sembrava così
chiaro. Possibile che non ci fosse arrivato da solo?
Possibile che non fosse
riuscito a rassicurarlo?
Ma la verità era forse
che lui si era comportato esattamente come Ben.
Quando all’inizio della
loro storia Alex aveva dovuto fare i conti con la reticenza di Eric, aveva fatto
di tutto per fare in modo che il dottore si fidasse di lui e anche per fargli
capire che non c’era niente di male in quello che erano, in quello che provavano
uno per l’altro. Invece Keith, quando aveva visto il comportamento piuttosto
freddo di Ben, ci si era semplicemente abituato e si era comportato di
conseguenza.
È vero. Lui non era
spigliato come Cedric che riusciva a sbaragliare ogni insicurezza semplicemente
sorridendo e dicendo quello che pensava, sicuro di se e dei suoi sentimenti come
Alex, che avrebbe fatto di tutto per ottenere quello che voleva e come lo
voleva.
Semplicemente forse,
aveva ancora la sensazione di onnipotenza che si ha da
giovani.
Keith aveva accettato
quello che era il suo rapporto con Ben, come se non fosse possibile cambiarlo,
perché semplicemente Benjamin era così, era il suo
carattere.
Poi si era finalmente
accorto che quel tipo di rapporto non lo soddisfaceva più, ma aveva continuato a
guardare inerme, come se fosse solo uno spettatore, quello che era rimasto di
loro due.
E ora, forse troppo
tardi per i rimpianti, si pentì di essere stato così passivo e di non aver mai
fatto realmente qualcosa per cambiare
le cose. Era rimasto a guardare, aspettando che le cose si sistemassero da
sole.
Ma non era così nella
vita. Difficilmente le cose si risolvono da sole.
Fece un profondo
respiro e alzò una mano, per posarla su una di Ben che stringeva ancora la sua
spalla.
- Scusa. Sono stato
cieco a non capire quello che provavi. Forse non ti conosco così bene come
pensavo. È una cosa molto triste. È come se fossimo due estranei Ben. –
sussurrò, con un filo di voce, tanto che Ben lo sentì solo perché era così
vicino a lui.
Benjamin ricevette
quelle parole come un pugno nello stomaco.
- Perché dici così? Non
è vero. Io…è vero, forse ti ho solo fatto vedere una parte di me. Ma abbiamo
tempo, non pensi? Ricominceremo da capo…- provò a dire, spingendo il naso contro
la sua schiena e chiudendo gli occhi.
Sentiva il respiro
regolare di Keith contro la sua pancia e contro il suo petto, e si chiese se il
ragazzo sentisse quanto forte il suo cuore batteva contro la sua
schiena.
- Vuoi dire che ora sei
pronto a fidarti di me, a legarti a me, ad ammettere che hai bisogno di me? – rispose Keith. Il
suo tono era basso e non tradiva alcuna emozione.
Ben si fece sfuggire
una piccola risata – Beh, credo che tu lo abbia capito, con tutto questo
discorso strappalacrime, no? –
Keith non si
scompose.
- No. Sono duro di
comprendonio, lo sai. Dimmelo.- disse seriamente, ma poi un piccolissimo,
impercettibile sorriso nacque sulle sue labbra.
Sentì Benjamin sbuffare
sulla sua schiena.
- Ho capito a che gioco
stai giocando. – disse poi, sporgendo un po’ le labbra in una specie di
broncio.
- E allora
assecondami.- chiese Keith, mentre il sorriso si
allargava.
Ben sbuffò ancora. – Va
bene Keith. Ho davvero, davvero,
bisogno di te. –
E allora il ragazzo
rise apertamente.
- Oh, musica per le mie orecchie. -
Eccomi tornata! Scusate per il ritardo! >.< Ma sapete, io ho un metodo che mi sono imposta. Non pubblico prima di aver finito di scrivere il capitolo successivo, e se scrivo lentamente, come è successo, aggiorno lentamente! xD
Ma ora posso dire di essere in avanti con il lavoro =) quindi ci metterò di meno ad aggiornare!
Alcuni di voi volevano la bella discussione tra Keith e Ben, ed eccola qui! Io l'avrei fatto penare mooolto di più a Ben se fossi stato nei panni di Keith, ma infondo sono innamorata di questa coppia, quindi per una volta in vita sua ho fatto fare a Ben il bravo ragazzo ragionvole. Tenete poi d'occhio anche le situazioni tra le due altro coppie, perchè avranno più spazio d'ora in poi.
E per Fiamma90, si manca ancora la storia di Eric, ma relax perchè sarà proprio lui il protagonista del prossimo capitolo, con il suo baby-compagno! =)
Smanukil, si, avrei dovuto far vedere le stelline a Benjamin, ma che ci vuoi fare? è un'idiota, e uno stronzo, si (e certamente questa parte di lui non cambierà più di tanto dopo questo capitolo! xD) e per questo ha fatto andare in escandescenza Eric, che di solito è sempre il più calmo e diplomatico di tutti, anche a me sarebbe partita la brocca in quella situazione! Ma in fondo in fondo è un bravo ragazzo, e noi lo perdoniamo, vero? xD Scusami per il ritardo dell'aggiornamento! alla prossima =)
Infine Lady_Aika: la chiacchierata con Cedric e la paura di perdere Keith completamente hanno fatto in modo che si chiedesse cosa sarebbe successo se si fosse aperto un pò, e se avesse dato a Keith quello che silenziosamente gli chiedeva. Le parole e alcuni piccoli gesti sono più importanti di quanto si crede, in un rapporto, e finalmente lo ha capito! =) grazie per il commento! alla prossima!
Grazie ancora a chi commenta/segue/ricorda/preferisce...(oh mio dio ci sono sempre più opzioni in questo sito!xD)
alla prossima!
Vale