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Autore: ColdBlood     23/09/2010    3 recensioni
- Ragazzi…niente da fare. La neve ha bloccato la strada e i cellulari sono irraggiungibili. È ufficiale: siamo bloccati qui. –
Sei ragazzi, tre coppie, costretti in uno Chalet in montagna a causa di una tempesta di neve.
Problemi rimandati troppo a lungo si ripresenteranno e un divertente modo per passare il tempo.
"Raccontaci la tua prima cotta!"
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Six

 

Ben&Keith

 

 

- Non avresti dovuto dire quelle cose a Ben. Sei stato crudele ed insensibile. – disse Alex, già sotto le coperte, con le braccia incrociate al petto. Eric invece era ancora in piedi e faceva avanti ed indietro davanti al letto come un animale in gabbia.

- Come, scusami?! E lui non è stato crudele e insensibile nei confronti di Keith? – chiese, retorico, guardano il ragazzo con occhi sgranati.

- Penso davvero che Keith meriti di meglio di uno stronzo come lui! – disse, gesticolando.

- Ma scusa, non eri tu che oggi dicevi che “dovevamo capirlo perché ha avuto una vita difficile”? – ribatté Alex, mimando le virgolette con le dita.

Eric sbuffò – Si, l’ho detto. Ma prima che lo ferisse senza motivo! – esclamò.

Alex invece sospirò – ‘Kay, neanche io ho capito cosa passa nella sua testa, ma penso anche che siano fatti loro. Devono risolvere tra loro questi problemi. – disse, con tono calmo.

Il più grande annuì. Pensò per un attimo che per una volta era stato lui a comportarsi come un ragazzino impulsivo e invece Alex come un uomo ragionevole e razionale.

- Avanti…vieni qui. – disse Alex, posando una mano sul lato vuoto del letto matrimoniale.

Eric annuì e andò a stendersi sotto le coperte accanto a lui. Poi fece per portarselo vicino e lo baciò lentamente sulle labbra.

- Scusa, ogni tanto esce fuori la mia parte irrazionale. – disse, sottovoce.

Il più giovane rise leggermente – Eh meno male! A volte penso che tu non abbia un parte irrazionale. Poi però sono costretto a ricredermi tra le coperte. – aggiunse poi, provocandolo un po’.

Allora anche Eric si sciolse e rise, prima di sovrastarlo velocemente col suo corpo.

Alex rise a sua volta e chiuse le mani intorno alle sue spalle, quando Eric prese a baciargli il collo.

- Eric…ho la febbre, non voglio attaccartela.- fece, non potendo però fare a meno di alzare un po’ la testa per lasciargli più campo d’azione.

- Non preoccuparti. Sono super vaccinato – disse, accarezzando ancora con le labbra la pelle del suo collo, per poi tornare alle sue labbra.

Quando però sentì la mano di Alex scendere sul cavallo dei suoi pantaloni, si ritirò.

- Ehi, non era questo che volevo fare! – disse, togliendogli la mano.

Il ragazzo spalancò gli occhi, sorpreso – Perché no?! – chiese poi, deluso.

- Perché tu stai male! Volevo solo coccolarti un po’! – si giustificò, rotolando nuovamente nella sua parte del letto.

- Ma ho solo un po’ di febbre, non sto mica per morire! – ribatté il piccolo, mettendosi su un fianco per poi posargli una mano sul petto, e iniziare a disegnare sul maglione una spirale con l’indice.

- Cosa c’entra? Non devi stancarti. – gli passò nuovamente il braccio sulle spalle e gli fece posare la testa sul suo petto. – Dormi ora. –

- Non ho sonno.- rispose Alex, imbronciandosi un po’.

Eric rise leggermente – E allora cosa posso fare per farti venire sonno? Potrei parlarti del mio lavoro…ti mette sempre sonno! – propose, divertito.

Ma Alex aveva un’idea decisamente migliore.

Fu il suo turno di prendere il suo posto sul corpo di Eric ed iniziare a baciargli il viso.

- Potresti farmi stancare.-

 

***

 

- Cosa hai detto a Ben? – chiese Davy, accarezzando i capelli del suo ragazzo che aveva la testa poggiata sulla sua pancia, con il corpo un po’ per obliquo sul letto.

- Mi è dispiaciuto vederlo così. Okay, a volte è uno stronzo, ma sappiamo tutti che è solo una maschera, sai, per protezione. – disse il ragazzo, con occhi rivolti al soffitto.

- Volevo solo dirgli che Eric non pensa davvero le cose che ha detto. Era arrabbiato perché Keith è forse il suo migliore amico. – rispose poi.

Davy annuì, ma sembrava un po’ soprappensiero.

- Non so cosa sia successo. Non ci ho capito molto il realtà, ma penso che sia comunque qualcosa che va avanti da un po’. Un problema che si trascinano dietro. – continuò a dire Cedric.

- Io penso che se ci sono dei problemi non bisogna ignorargli ed andare avanti, ma risolverli subito. –

Davy era d’accordo, davvero, ma era anche consapevole del fatto che non fosse poi così facile come sembrava dalle parole di Cedric.

A volte non era facile parlare di quei problemi, perché non sempre le soluzioni sono piacevoli e risolvono la situazione. Le possibili soluzioni fanno paura più del problema stesso.

- E poi ignorarli o non pensarci non fa si che essi scompaiano o si risolvano da soli. Ritornano prima o poi, ancora più gravi di quanto fossero in realtà.-

Davy chiuse gli occhi, forte.

Cedric aveva ragione ma non sapeva quanti dubbi e senso di colpa stava scatenando in lui.

- Dav…sei stanco? Vuoi dormire? – Davy aprì gli occhi e vide che Cedric aveva tirato indietro la testa e lo stava guardando, con un leggero sorriso sulle labbra.

Lui scosse la testa – Devo…devo parlarti di una cosa Ced. Una cosa importante. –

Il suo tono era serio, mortalmente serio, quindi Cedric si alzò per mettersi seduto a gambe incrociate davanti a lui.

- Perché sei cosi serio? Qualcosa di grave? – gli chiese, un po’ preoccupato, mentre la sua testa iniziava già a lavorare freneticamente, partorendo le più varie ipotesi, come al suo solito.

- Avrei dovuto parlartene prima. So di questa cosa da un po’, ma ho preferito aspettare. – iniziò Davy, a voce bassissima.

- Avanti…dimmi Dav…- lo incitò Cedric, posandogli una mano sulla gambe, sotto la coperta pesante.

- Io ho…ricevuto una proposta di lavoro. Come capo chef. – disse finalmente, a sguardo basso.

Cedric rimase in silenzio per un attimo, sorpreso.

- Ma…ma…è meraviglioso Davy! Perché non me lo hai detto prima!? – esclamò poi. Gli occhi gli brillavano, tanto era felice per il suo ragazzo. Sapeva che era proprio quello che Davy sognava, e non poteva non essere entusiasta per lui.

Ma negli occhi di Davy non vedeva la stessa felicità e soddisfazione che lui provava.

- Amore…non sei felice? Cos’è quella faccia? – gli chiese, preoccupato, accarezzandogli la gamba. Davy era visibilmente nervoso e teso sotto le coperte.

Improvvisamente però si mosse e si tirò le gambe al petto, togliendosi da sotto il suo tocco.

- Il lavoro è a New York, Ced.- disse, abbracciandosi le gambe e tirando fuori la verità con uno sforzo immane.

Quelle parole colpirono Cedric allo stomaco, come un pugno ben assestato.

- A New York…- sussurrò, abbassando lo sguardo.

- Questo…questo vuol dire che…devi andartene? – chiese, con voce appena udibile.

Davy se ne sarebbe andato per esaudire il suo sogno. Lui non poteva seguirlo, aveva la sua vita, le sue amicizie, il suo lavoro.

Davy gli avrebbe chiesto di mollare tutto per seguirlo?

Oppure non avrebbe accettato, per rimanere con lui?

Ma no! Davy non poteva non accettare! Quindi…si sarebbero dovuti lasciare?

Tanti pensieri accavallati ed uniti attraverso i più piccoli dettagli.

- No, aspetta. Io non ho ancora deciso se accettare il lavoro o no, mi hanno dato del tempo per pensarci su. – disse immediatamente Davy, mettendosi velocemente in ginocchio sul letto e allungano le braccia per posare le mani sulle spalle del suo ragazzo.

Cedric scosse la testa, lentamente, quasi non avesse forza.

- No. Devi accettarlo. Non pensarci neanche a farti sfuggire un occasione del genere.- gli disse, con tono fermo e deciso. Ma era come se la sua testa fosse altrove, ed infatti era ancora impegnata a identificare problemi e trovarne soluzioni.

- Ced…- Davy gli mise un dito sotto il mento per potergli alzare la testa e costringerlo a guardarlo in viso.

- Dimmi cosa stai pensando. Ti prego, non tenermi fuori.- sussurrò, mentre vedeva gli occhi del suo ragazzo farsi lucidi e poi lacrime raccogliersi e bagnarli le ciglia.

Gli accarezzò il viso.

- Vuoi chiedermi di venire con te? Oppure lasciami? In ogni caso la nostra storia finirà.-

Aveva lottato Cedric affinché la voce non gli uscisse spezzata a causa dello sforzo che stava facendo per non scoppiare a piangere.

Davy scosse immediatamente la testa, prendendogli il viso tra le mani.

- Io non accetterò quel lavoro. Non ti avrei mai chiesto di abbandonare tutto per me. Ed è chiaro come il sole che io non ho alcuna intenzione di lasciarti. Quindi rimarrò qui.-

Fu il turno di Cedric di scuotere la test con forza.

- No Davy! Non capisci che è la tua grande occasione? New York, maledizione! Il lavoro che hai sempre sognato! – esclamò, guardandolo negli occhi.

- Ci saranno altre occasioni nella vita. Ma pensi che io possa avere tanta fortuna da incontrare un altro Cedric Baker nella mia vita? Non penso sia possibile. – rispose Davy con un leggero sorriso, accarezzandogli le guance con i pollici.

Cedric sospirò e abbassò lo sguardo.

- Non avrei voluto parlartene Ced. Continuavo a rimandare la decisione, dicendo che avrei deciso con te, ma in fondo ho sempre saputo che sarebbe stata questa. Te l’ho detto solo perché non volevo nasconderti una cosa del genere. –

Il biondino gli lanciò un’occhiataccia – Penso che ti avrei ucciso se me lo avessi nascosto e io lo fossi venuto a sapere.-

Davy sorrise – Si, so come sei. Per questo te l’ho detto. – rispose, divertito.

Anche Cedric allora si lasciò andare ad un piccolo sorriso, ma tornò serio mezzo secondo dopo.

- Sei sicuro della tua decisione Dav? –

Quello che terrorizzava Cedric era che un giorno o l’altro Davy avrebbe potuto pentirsi di quella decisione.

Che un giorno la loro storia avrebbe smesso di andare così bene e Davy gli rinfacciasse quella possibilità persa, per lui.

Ma Davy stava sorridendo e annuendo – Si. Sono sicuro. –

Fece forza sulle gambe per sporgersi in avanti ed abbracciarlo forte, quasi a volerlo soffocare.

- Promettimi che non te ne pentirai mai. Che non me lo rinfaccerai mai.- disse al suo orecchio, stringendo forte gli occhi e anche le braccia intorno al suo collo.

Sentì la stretta delle braccia di Davy intorno al suo busto, intensificarsi.

- Ma che dici? Ovvio che te lo prometto. Non farei mai una cosa del genere.- gli disse, facendo scivolare una mano lungo la sua schiena, per raggiungere la sua testa, ed affondare le dita tra i suoi capelli.

Cedric sospirò, forse un sospiro di sollievo e chiuse gli occhi, nascondendo il viso nell’incavo del collo di Davy, respirando contro la sua pelle.

- La prossima volta che mi fai prendere una paura del genere però, giuro che ti mando in bianco per almeno un anno e mezzo. –

 

 

 

***

 

 

 

Benjamin non aveva mai pensato che aprire una porta potesse essere così difficile.

Erano andati tutti a dormire e lui era li davanti alla porta della camera che divideva con Keith, cercando di trovare il coraggio di tirare giù la maniglia.

Fece un respiro profondo, ripensando alle parole di Cedric.

Keith avrebbe capito, e l’avrebbe perdonato. Keith lo amava.

Si ripeté quelle parole in testa come un mantra, mentre apriva la porta, lentamente.

Dentro era piuttosto buio, l’unica fonte di luce era l’abat-jour accesa sul comodino, ma vide subito la figura di Keith, seduto sul letto con la testa fra le mani.

Pregò che non stesse piangendo, ma il suo corpo non sembrava scosso dai singhiozzi anzi, sembrava stranamente immobile.

Avanzò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle, silenziosamente.

Keith sentì la sua presenza, anche se aveva lo sguardo basso, ma si rese conto di volere che Benjamin se ne andasse. Non aveva la forza per affrontarlo. Non credeva di farcela a litigare con lui. Era semplicemente stanco.

Ma si rese anche conto di avere dentro una rabbia tale che, se l’avesse solo provocata un po’, sarebbe scoppiata.

Ben avanzò ancora, incerto. Keith non accennava ad alzare la testa e lui non sapeva cosa fare. Quando gli arrivò abbastanza vicino per farlo, allungò una mano e gli toccò la spalla. – Keith…- sussurrò.

Keith, immediatamente, come se la mano di Ben fosse stata incandescente, si scansò.

- Non toccarmi. – sibilò, moderando la voce.

Benjamin sentì un crampo allo stomaco.

- Mi dispiace Key. Mi dispiace. – riuscì a tirare fuori, con voce appena udibile.

Allora sentì il ragazzo ridere, ma senza alcuna traccia di divertimento. Aveva i gomiti appoggiati sulle ginocchia e gli occhi rivolti a terra.

- Ti dispiace eh, Ben? Ti dispiace?! – alzò un po’ la voce e poi scattò in piedi, come se un insetto lo avesse appena punto.

Puntò gli occhi su Ben che stava davanti a lui, e quando incontrò i suoi occhi il più piccolo si sentì invadere da un’ondata di freddo.

- Di cosa ti dispiace, esattamente Ben? Di aver fatto sembrare a tutti, li dentro, che io e te stiamo insieme solo perché…com’era? Ah si, ti è piaciuto scopare con me, quindi non hai più smesso! – esclamò, indicando con un braccio teso il punto in cui si trovava la sala principale dello chalet.

Ben abbassò lo sguardo, non riuscendo più a trattenere il suo.

- È questo quindi, quello che siamo? – la sua voce si era abbassata di qualche tono. Non attese una risposta, perché era solo una domanda retorica. La rabbia che provava stava per scoppiare, incitata dal fatto che Ben stava li a sguardo basso, con le braccia abbandonate lungo i fianchi.

- Va bene, se è questo che siamo, se è questo quello che vuoi. Ti accontenterò ancora come ho fatto in questi maledetti anni.-

Ben alzò lo sguardo, velocemente, non capendo cosa volessero dire quelle parole, ma improvvisamente vide Keith andare verso di lui e afferrarlo per le spalle.

Lo buttò sul letto e Ben rimase immobile, troppo sorpreso e scosso per fare qualcosa, solo gli occhi sgranati, fissi su Keith che era ancora in piedi davanti al letto. Si sentiva sormontato dalla sua ombra.

Era lo sguardo quello che lo spaventò maggiormente. Non aveva mai visto quello sguardo su Keith. 

- Vedrai che sarà anche migliore delle altre volte. Non penserai mai a nessun’altro, né ti passerà mai per la testa l’idea di lasciarmi, dopo stanotte.- promise. Il tono basso e quasi cattivo.

Prese a slacciarsi i jeans, velocemente e poi si mise a cavalcioni su di lui, afferrandogli bruscamente i polsi sottili e spingendoli contro il materasso.

Ben si lasciò sfuggire un gemito di dolore.

Keith si chinò su di lui e gli morse la pelle sensibile del collo, prima di cercare di baciarlo sulle labbra. Ma Ben si scansò subito. Non voleva, non così.

- Keith…no. Per favore, smettila. – sussurrò, senza forze, alzando lo sguardo per cercare i suoi occhi scuri di rabbia.

Pensò che non sarebbe servito, ma Keith invece si fermò subito. Perché il suo Key non era così. Non sapeva neanche lui cosa stesse facendo.

- Non è questo che voglio. –

Keith lo guardò negli occhi, ora uno sguardo rassegnato e spento, e appoggiò la fronte contro la sua. Ben sentì il suo respiro caldo sulle labbra.

- Non è questo che vuoi. – ripeté, con voce debole – E allora che cosa vuoi Ben? Io non so più cosa fare. –

Benjamin chiuse gli occhi e spinse un po’ la sua fronte contro quella di Keith. Sentiva di avere tante cose da dirgli, tante cose da spiegarli, ma non riusciva a far uscire le parole, né a trovare un punto da cui iniziare.

- Non mi ami? Non sei innamorato di me, Ben? Ti lascerò vivere ugualmente da me, fino a quando non troverai un posto dove stare. Ma dimmi la verità, per favore. –

Non c’era paura, o ansia nella sua voce. Sapeva che quello era il momento della verità, ed era troppo stanco di tutta quella situazione, per avere paura.

Sapeva che qualsiasi risposta Ben gli avrebbe dato sarebbe stato comunque meglio che rimanere in quell’incubo.

Ben spalancò gli occhi e scosse la testa, immediatamente. Fece forza sulle braccia per riuscire a liberarsi dalla stretta sui polsi ma Keith, credendo che volesse scappare, lo strinse ancora più forte.

- No. Lasciami Keith. No, non è vero. Keith io sono innamorato di te. Ti amo, te lo giuro. – disse. La sua voce era agitata, era nel panico.

Sentì la presa affievolirsi, aprì gli occhi che aveva chiuso poco prima e vide che Keith lo guardava ad occhi sgranati e bocca socchiusa. Poi un leggero sorriso.

- Lo sai da quanto non me lo dici? –

Ben abbassò lo sguardo – Lo so.- ammise, sottovoce.

Keith incassò il suo tono triste. Scosse la testa. Se ne era già pentito di averglielo confessato? Era tanto difficile per lui?

Gli lasciò i polsi e si tirò su, riallacciandosi poi i pantaloni e andò alla finestra, lasciandolo li sul letto.

Fuori era buio, ma poteva vedere la neve continuare a scendere.

Sentì le molle del letto cigolare quando Ben si alzò e si avvicinò a lui, improvvisamente lo abbracciò da dietro, passando le braccia sotto le sue e piegandole in modo da afferrare le sue spalle, poi appoggiò la guancia alla sua schiena.

- Lo so che è una tortura stare con me. Cedric mi ha detto che se te ne avessi parlato, tu avresti capito. Mi capiresti se ti dicessi tutto quello che mi passa per la mente, sempre, ogni volta che mi sei vicino? – sussurrò, contro di lui.

Keith sospirò – Sono anni che cerco di farlo Ben. Io non posso fare nulla di più. Sei tu che devi permettermi di capirti. – gli disse, sottovoce.

- Okay. Ora voglio che tu mi capisci. Ora voglio dirti tutto.- rispose allora il ragazzo, con tono sicuro.

- Sono qui e ti ascolto. –

Benjamin sospirò e ora appoggiò la fronte alla sua schiena.

- Non voglio fare la vittima, sai che l’ho sempre odiato. Non voglio la pena di nessuno, e men che meno la tua. Ma ho sempre avuto qualche problema a fidarmi delle persone, sai, è la solita vecchia storia trita e ritrita di un figlio abbandonato dai genitori quando aveva più bisogno di loro. Ed è questo il mio problema. Per una sorta di modo per difendermi mi sono sempre detto che non avrei mai dovuto affezionarmi ad una persona, tanto da avere bisogno di lui come avevo bisogno dei miei genitori. E invece ogni volta che tornavo a casa, la tua casa, ogni volta che mi sedevo alla tua tavola, e ogni volta che entravo nel tuo letto e desideravo il tuo abbraccio, mi rendevo conto che ho sempre avuto un dannato bisogno di te. Che senza di te non potevo vivere. –

- Per questo motivo tentavo semplicemente di non pensarci. Trattandoti male a volte e non attaccarmi a te nel modo in cui Cedric e Davy, Eric e Alex sono legati. Così potevo almeno illudermi del fatto che se mi avessi lasciato, io sarei andato avanti tranquillamente. Senza problemi e senza soffrire. Ovviamente mi ingannavo da solo.-

- La verità è che se tu mi lasci Keith, se tu trovi qualcuno migliore di me, non sarebbe neanche tanto faticoso trovarlo in realtà, io ne morirei. Starei male come sono stato male quando i miei genitori avevano troppi problemi per pensare a me, e quando mia nonna mi ha lasciato. –

Keith aveva ascoltato le sue parole con gli occhi spalancati, fissi ma vuoti, sulla finestra davanti a se. Sentì brividi di freddo percorrergli la schiena, anche se Ben era dietro di lui ed era caldo contro di lui.

Aveva riflettuto tantissimo su tutte le possibili spiegazioni che si potevano dare al comportamento di Ben. E tante di quelle volte aveva cercato in tutti i modi di fare in modo che si aprisse con lui.

E ora sembrava così chiaro. Possibile che non ci fosse arrivato da solo?

Possibile che non fosse riuscito a rassicurarlo?

Ma la verità era forse che lui si era comportato esattamente come Ben.

Quando all’inizio della loro storia Alex aveva dovuto fare i conti con la reticenza di Eric, aveva fatto di tutto per fare in modo che il dottore si fidasse di lui e anche per fargli capire che non c’era niente di male in quello che erano, in quello che provavano uno per l’altro. Invece Keith, quando aveva visto il comportamento piuttosto freddo di Ben, ci si era semplicemente abituato e si era comportato di conseguenza.

È vero. Lui non era spigliato come Cedric che riusciva a sbaragliare ogni insicurezza semplicemente sorridendo e dicendo quello che pensava, sicuro di se e dei suoi sentimenti come Alex, che avrebbe fatto di tutto per ottenere quello che voleva e come lo voleva.

Semplicemente forse, aveva ancora la sensazione di onnipotenza che si ha da giovani.

Keith aveva accettato quello che era il suo rapporto con Ben, come se non fosse possibile cambiarlo, perché semplicemente Benjamin era così, era il suo carattere.

Poi si era finalmente accorto che quel tipo di rapporto non lo soddisfaceva più, ma aveva continuato a guardare inerme, come se fosse solo uno spettatore, quello che era rimasto di loro due.

E ora, forse troppo tardi per i rimpianti, si pentì di essere stato così passivo e di non aver mai fatto realmente qualcosa per cambiare le cose. Era rimasto a guardare, aspettando che le cose si sistemassero da sole.

Ma non era così nella vita. Difficilmente le cose si risolvono da sole.

Fece un profondo respiro e alzò una mano, per posarla su una di Ben che stringeva ancora la sua spalla.

- Scusa. Sono stato cieco a non capire quello che provavi. Forse non ti conosco così bene come pensavo. È una cosa molto triste. È come se fossimo due estranei Ben. – sussurrò, con un filo di voce, tanto che Ben lo sentì solo perché era così vicino a lui.

Benjamin ricevette quelle parole come un pugno nello stomaco.

- Perché dici così? Non è vero. Io…è vero, forse ti ho solo fatto vedere una parte di me. Ma abbiamo tempo, non pensi? Ricominceremo da capo…- provò a dire, spingendo il naso contro la sua schiena e chiudendo gli occhi.

Sentiva il respiro regolare di Keith contro la sua pancia e contro il suo petto, e si chiese se il ragazzo sentisse quanto forte il suo cuore batteva contro la sua schiena.

- Vuoi dire che ora sei pronto a fidarti di me, a legarti a me, ad ammettere che hai bisogno di me? – rispose Keith. Il suo tono era basso e non tradiva alcuna emozione.

Ben si fece sfuggire una piccola risata – Beh, credo che tu lo abbia capito, con tutto questo discorso strappalacrime, no? –

Keith non si scompose.

- No. Sono duro di comprendonio, lo sai. Dimmelo.- disse seriamente, ma poi un piccolissimo, impercettibile sorriso nacque sulle sue labbra.

Sentì Benjamin sbuffare sulla sua schiena.

- Ho capito a che gioco stai giocando. – disse poi, sporgendo un po’ le labbra in una specie di broncio.

- E allora assecondami.- chiese Keith, mentre il sorriso si allargava.

Ben sbuffò ancora. – Va bene Keith. Ho davvero, davvero, bisogno di te. –

E allora il ragazzo rise apertamente.

- Oh, musica per le mie orecchie. -

 

 

 

Eccomi tornata! Scusate per il ritardo! >.< Ma sapete, io ho un metodo che mi sono imposta. Non pubblico prima di aver finito di scrivere il capitolo successivo, e se scrivo lentamente, come è successo, aggiorno lentamente! xD

Ma ora posso dire di essere in avanti con il lavoro =) quindi ci metterò di meno ad aggiornare!

Alcuni di voi volevano la bella discussione tra Keith e Ben, ed eccola qui! Io l'avrei fatto penare mooolto di più a Ben se fossi stato nei panni di Keith, ma infondo sono innamorata di questa coppia, quindi per una volta in vita sua ho fatto fare a Ben il bravo ragazzo ragionvole. Tenete poi d'occhio anche le situazioni tra le due altro coppie, perchè avranno più spazio d'ora in poi.

E per Fiamma90, si manca ancora la storia di Eric, ma relax perchè sarà proprio lui il protagonista del prossimo capitolo, con il suo baby-compagno! =)

Smanukil, si, avrei dovuto far vedere le stelline a Benjamin, ma che ci vuoi fare? è un'idiota, e uno stronzo, si (e certamente questa parte di lui non cambierà più di tanto dopo questo capitolo! xD) e per questo ha fatto andare in escandescenza Eric, che di solito è sempre il più calmo e diplomatico di tutti, anche a me sarebbe partita la brocca in quella situazione! Ma in fondo in fondo è un bravo ragazzo, e noi lo perdoniamo, vero? xD Scusami per il ritardo dell'aggiornamento! alla prossima =)

Infine Lady_Aika: la chiacchierata con  Cedric e la paura di perdere Keith completamente hanno fatto in modo che si chiedesse cosa sarebbe successo se si fosse aperto un pò, e se avesse dato a Keith quello che silenziosamente gli chiedeva. Le parole e alcuni piccoli gesti sono più importanti di quanto si crede, in un rapporto, e finalmente lo ha capito! =) grazie per il commento! alla prossima!

 

Grazie ancora a chi commenta/segue/ricorda/preferisce...(oh mio dio ci sono sempre più opzioni in questo sito!xD)

 

alla prossima!

 

Vale 

 

 

 

  
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