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Autore: Night Sins    26/09/2010    2 recensioni
Raccolta di oneshot sui sette vizi capitali (come l'originalissimo titolo non avrebbe mai fatto sospettare, eh?). Sono 'preda' di questi vizi Peter o Neal (Peter E Neal per uno solo), ma non tutte le storie sono slash (e alcune potrebbero essere considerate Peter/Neal/El).
1.Lussuria - 2.Superbia - 3.Ira - 4.Invidia - 5.Avarizia - 6.Gola - 7.Accidia
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Seven Sins. (Avarizia)
Fandom: White Collar
Personaggi:  Neal Caffrey
Pairing: Peter/Neal (one side)
Rating: G
Genere: introspettivo, malinconico
Avvertimenti: oneshot, pre-slash
Timeline post seconda serie, una volta che la questione di Kate è risolta
Spoiler  nessuno
Conteggio Parole: 933 (FDP)
Prompt: avarizia scritta per il contest sui sette vizi capitali indetto da AkaneMikael sul forum di EFP.
Betareader: nessie_sun ♥ ♥ & ioio10 (per l'IC, è una mano santa ♥)
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale. 
Note: ahem... un po' strana, forse, ma questo vizio era difficile... XD


Sentendo le sue imprese, nel corso degli anni, molti erano stati quelli che avevano pensato che Neal Caffrey avesse una smania incredibile di accumulare piccoli e grandi tesori. Tutti sapevano quello che aveva rubato, o che faceva credere d’aver rubato, ma nessuno aveva idea di dove tenesse il suo bottino.
Il truffatore sorrideva e si compiaceva della sua fama; si vedeva, nella sua testa, tutti a immaginarlo come il nuovo Zio Paperone, a nuotare immerso in tutti gli averi che aveva conquistato con l’inganno e l’astuzia e che aveva ammucchiato in una personale banca segreta.
Il prezzo da pagare, però, per apparire così ricco e potente, era quello di esser sempre mira di qualcuno che voleva trovarlo -sia tra i buoni, per arrestarlo, sia tra i cattivi, per farsi dire dove fossero nascoste tali meraviglie- e non sempre era facile stare al sicuro.
Doveva, però, ammettere che le cose erano state abbastanza semplici fino a che l’FBI non aveva messo sulle sue tracce l’ennesimo agente… E quella volta gli stava dando sul serio del filo dal torcere, gli piaceva. Prima di lui avevano provato in diversi a cercarlo, ma nessuno era durato più di un anno. Invece questo -no, l’agente Peter Burke- Peter aveva scoperto più di tutti loro messi assieme, e in nemmeno dieci mesi.
Era impressionato e eccitato, finalmente qualcuno che era riuscito a stargli dietro. Era stato così difficile trovare un valido avversario… Se si escludeva Keller, ma lui era un caso a parte, appunto, e decisamente non era un federale.

Ora che quegli anni erano passati, però, erano anche mutate molte cose. Non accumulava tesori su tesori, o almeno non quel genere di tesori che tutti consideravano tali.
Da quando era stato arrestato e, poi, aveva cominciato a lavorare per l’FBI, non aveva più avuto modo di continuare sulla propria strada, ma non gli importava più. Non era, in fondo, per semplice avarizia che aveva intrapreso quella strada e benché il suo ego amasse tutta quella ammirazione, non aveva più senso e non era interessato realmente a cosa pensassero gli altri.

“Ehi, Neal, andiamo a bere qualcosa?” domandò Peter fermandosi davanti alla sua scrivania, giacca buttata su un braccio, all’ora di tornare a casa.
“Elizabeth non c’è?” domandò alzando la testa verso di lui, mentre già rimetteva a posto i fogli che stava leggendo.
“No, torna martedì.”
“Oh, il lavoro le sta andando bene”, notò contento alzandosi e raggiungendolo dall’altro lato del tavolo dopo aver preso anche lui la propria giacca.
“Già”, confermò soltanto il federale, mentre si dirigevano alla macchina.

Neal sapeva che non avrebbe dovuto esser così contento, o meglio, sapeva che quel sentimento non era dettato solo dal piacere di sapere che la carriera della moglie del suo amico andasse così bene; era felice di quei momenti che lui e Peter passavano insieme e se Elizabeth era fuori casa quei momenti erano molti di più, soprattutto ora che le cose si erano chiarite.
Ed erano quei momenti i tesori che ora andava rubando, strappandogli ogni attimo libero con la scusa di una bevuta, o anche per parlare di qualche caso; non gli importava realmente cosa facessero, bastava che fossero loro due, soli da qualche parte -l’ufficio, un bar o la casa di uno dei due non era rilevante. E poi li conservava gelosamente nell’unico posto dove nessuno avrebbe potuto toglierglieli, l’unica banca in cui nessuno avrebbe potuto accedere che era la sua memoria e lì, sul serio, a volte si rinchiudeva e navigava tra i ricordi, a volte trovandone perfino qualcuno che non credeva d’aver conservato, come la prima volta che lo vide -in realtà vide solo la sua ombra, dato che era messo contro la luce potente del sole; quella era anche la prima volta in cui andò vicino ad essere catturato.

“Come mai così silenzioso?” domandò ad un tratto Peter voltandosi verso di lui.
“Hm? La macchina!” urlò improvvisamente notando che la vettura davanti a loro stava frenando, mentre la Ford su cui si trovavano inchiodava automaticamente facendogli quasi sbattere la testa contro il vetro. “Peter, per essere un federale presti decisamente poca attenzione alla guida!”
A quello, nonostante avesse decine di ricordi di scene simili, non si sarebbe mai abituato.
“È colpa tua”, sbottò l’uomo mettendo la prima e ripartendo dietro l’Audi che li precedeva.
“Mia?”, la faccia del truffatore era il ritratto dello sgomento.
“Assolutamente. Cosa stai architettando?”
“Nulla!”
“Andiamo, non hai detto una parola per tutto il tempo che siamo stati in macchina e non hai tentato di cambiare stazione alla radio, è ovvio che stai pensando a qualcosa”, lo rimbeccò il più grande.
“Certo che penso a qualcosa, non si può non pensare, ma non sto progettando niente di illegale.”
”Niente per cui è prevista una multa o la reclusione in carcere, almeno”, pensò.
Peter lo osservò ancora alcuni attimi, con la coda dell’occhio, poi tornò a concentrarsi sulla strada. “C’è qualcosa che non va?” domandò ancora, ora preoccupato.
Neal sorrise appena; sapeva che avrebbe dovuto sentirsi un po’ offeso che il suo primo pensiero era stato così scettico e solo dopo si era preoccupato per lui, ma in fondo Peter era anche quello, e l’importante era che si preoccupasse, no?
“Neal?”
“Stavo pensando se sarei riuscito a farti bere qualcosa di diverso da una birra,” butto fuori ridendo, “sarebbe una cosa così unica che non riesco nemmeno a immaginarla!”
Peter sospirò e il truffatore poté quasi sentire cosa stava pensando. “Eccone un’altra delle tue! Sapevo che stavi tramando qualcosa”, o delle frasi molto simili.
Ma andava bene così, finché avrebbe creduto che era un irresponsabile e si sarebbe preoccupato per lui, avrebbe avuto altri momenti in cui avrebbe rubato agli altri la sua attenzione per tenerlo concentrato solo su di sé; altri tesori da nascondere avidamente all’altrui conoscenza.
   
 
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