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Autore: vivvinasme    26/09/2010    5 recensioni
Fanfiction liberamente ispirata a 'Canterbury Tales' di Geoffrey Chaucer.
[L’oste ricordava ogni particolare di quella notte di dieci anni prima, quando un ragazzo biondo fece capolino nella sua vita senza neanche bussare, o meglio, facendolo molto rumorosamente, e cambiando tutto, in un battito di ciglia.]
Dedicata a tutte le autrici che mi hanno fatto battere il cuore.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Konohamaru, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction sono tutti maggiorenni e appartengono quasi tutti a Masashi Kishimoto. Questa storia, inoltre, non ha fini di lucro. Il personaggio di Harry Bailly, come l'ambientazione e la taverna appartengono a Geoffrey Chaucer e alla sua opera 'The Canterbury Tales'.

“Ciò che rende gli uomini socievoli,
 è la loro incapacità di sopportare la solitudine
 e, in questa, se stessi.”*
 

 
 
Le pareti lignee erano ancora concentrate nell’intento di assorbire la calda voce del narrastorie, che aveva appena terminato la prima parte del suo racconto. Nessuno avrebbe saputo dire con precisione quanto tempo fosse passato da quando Naruto aveva intrapreso la difficile strada verso i propri ricordi, simile ad un biondo Dante che, per raggiungere le vette più alte del Paradiso, si addentra nel cupo e profondo Inferno.
D’altronde il tempo non è altro che un semplice mezzo creato dall’uomo per scandire i propri ritmi; è quanto più di relativo possa esistere.
Ma, a discapito di ogni legge fisica, all’interno del ≪The Hungry Lion≫ il tempo sembrava proprio essersi fermato. Le parole di Naruto si erano susseguite l’un l’altra dando luogo ad una visione celestiale, quasi magica, che ancora aleggiava davanti ai tre occupanti della stanza, come la nebbia al mattino.
“Già…” Pensò Harry “Magica è la parola giusta.”
Harry aveva ascoltato innumerevoli racconti nella sua vita, in pratica non faceva altro da quasi quaranta anni. “Quando dedichi la tua vita alle storie dei pellegrini, il peggior rischio in cui puoi incorrere è cadere nel vuoto. Immergerti così in profondità nei loro racconti, da non saper più distinguere il reale dalla fantasia.” Così suo padre, Jason Bailly, lo aveva messo in guardia poco prima di morire. Jason, intuendo nel figlio il perfetto successore per la sua locanda, lo aveva istruito sul difficile mestiere che desiderava intraprendesse, insistendo soprattutto sull’inesistenza della magia. Il piccolo Harry, la cui mente infante generava automaticamente mondi in cui la magia era il fondamento della materia, veniva perciò spesso redarguito per le sue innocenti fantasie; i frequenti rimproveri di Jason avevano portato Harry ad essere scettico verso qualsiasi forma di estraniazione dalla realtà e cieca fede, compresa ovviamente la religione.
Il suo pensiero era fortemente in contrasto con quello dei pellegrini, difatti non era raro assistere ad accese discussioni di tipo teologico tra l’oste e la sua clientela. I profondi discorsi, però, sfociavano sempre in amichevoli pacche sulle spalle e risate sguaiate, accompagnate dal tintinnio dei boccali pieni di birra.
Il racconto di Naruto, però, stava portando Harry ad un conflitto interiore. Non era forse magico l’assuefacente suono della voce di Naruto? Non era forse magia il tramutarsi della notte in giorno, della luce in buio? L’assenza di pensieri e sensazioni proprie, sostituite da quelle del narrastorie?
Non esisteva risposta ai prepotenti interrogativi che ferivano la mente troppo razionale di Harry. Eppure, durante i dieci anni di convivenza, ne aveva sentiti di racconti inventati da Naruto, e nessuno era riuscito a penetrare così profondamente il suo cuore, portandolo persino a dubitare delle idee che il padre aveva instillato con tanta dedizione dentro di lui. Forse era la consapevolezza che, per la prima volta, i fatti riportati dall’esperta voce di Naruto erano così tragicamente veri, forse la curiosità che durante gli anni era germogliata dentro lui, ma Harry si sentiva come trasportato nel mezzo di un lungo spettacolo, in cui gli attori si muovevano sapientemente sul palcoscenico, acclamati per la tanta pateticità.
E lui, attento spettatore, non poteva che sentirsi sempre più emozionato durante il susseguirsi degli atti, che Naruto aveva magistralmente narrato, aggiungendo quel tocco filosofico che rendeva la storia profonda e quasi irreale.
Un rumore sordo scalfì il silenzio che colmava i pensieri di Harry. Durante il racconto di Naruto la sua mente era stata come trascinata in un altro luogo, rendendolo tanto assorto e concentrato da non preoccuparsi dei bisogni primari, come la fame. Solo in quel momento si accorse di quanto avesse bisogno di cibo; e non doveva essere il solo.
Si alzò dalla pesante panca prima ancora di rendersi conto di avere gli arti indolenziti a causa dell’ampio lasso di tempo in cui erano rimasti immobili. Tentò di parlare, la voce roca e debole:
“Preparo qualcosa da mangiare.”
Konohamaru sobbalzò. Tanto era immerso nelle loro preoccupazioni, da non accorgersi che Harry spuntasse da dietro al bancone e trafficasse con le stoviglie, osservandolo al contempo con aria interrogativa. Bastò uno sguardo; improvvisamente l’atmosfera magica che era venuta creandosi all’interno della stanza, sparì. E il ragazzo, resosi conto che il buco nel suo stomaco era diventato un cratere, spostò lo sguardo sull’oste, che pareva invecchiato da quando Naruto aveva iniziato il racconto. Harry, abituato alla reazione spropositata di Naruto il quale, urlando, soleva esprimere le proprie preferenze sulle vivande, rimase interdetto per un secondo quando udì solamente silenzio; scuotendo la testa, si apprestò a preparare il piatto preferito del narrastorie.
“Konohamaru, ti piacciono le uova con la pancetta?” Domandò cauto Harry al suo ospite, che udendo nominare la pietanza, si aprì in un largo sorriso.
“Certo, signor Bailly!” Esclamò, lo sguardo incontaminato dall’esagerata curva che avevano preso le sue labbra sottili.
Cercando di apparire naturale, Harry cominciò con esperti tocchi a rompere le uova, che rivelarono una dopo l’altra il loro cuore arancione. Di tanto in tanto, Harry osservava con la coda dell’occhio Naruto; lo sguardo azzurro fisso nel vuoto, non accennava a muoversi. Quando un Konohamaru dalla voce incerta aveva preso la parola, domandandogli come passasse normalmente la propria giornata, Naruto era rimasto in silenzio. E taceva anche in quel momento, evitando ogni sguardo o domanda.
Harry era in parte conscio del motivo. Il venticinque Luglio era stato soprannominato “Giorno del Silenzio” proprio per quel motivo; però l’oste non riusciva a spiegarsi perché, dopo essersi aperto tanto con lui ed avergli narrato parte del suo passato, Naruto schivasse in quel modo ogni forma di contatto umano. Che fosse pentito di aver cominciato quel difficile racconto? Harry sperò con tutto se stesso di no, non avrebbe potuto sopportare di vedere Naruto soffrire e non conoscerne il motivo. L’oste sapeva di essere egoista per il solo desiderare una cosa del genere, ma voleva che Naruto andasse fino in fondo, che terminasse ciò che aveva iniziato, così da poterlo aiutare, come avrebbe fatto con Ronald se fosse stato vivo.
Ronald, quante volte quel ragazzo aveva popolato i suoi incubi, accusandolo di essere un assassino, di aver causato la sua morte concependolo. Harry era restio a parlarne, o addirittura a ricordare. La sua famiglia. Quelle due persone che lo rendevano completo, che gli donavano un motivo per vivere e per essere felice. Quelle due persone per cui avrebbe donato la vita. E che invece se ne erano andate senza neanche avvertire. Meredith Verner era la donna più bella che Harry avesse mai visto. Quando l’aveva vista, per caso, camminare per le strade di Southwark, l’aveva scambiata per una dea, poiché il suo incedere leggero e aggraziato gli aveva dato l’impressione che ella si librasse a qualche centimetro da terra, lasciando una scia profumata di rose.
Quel giorno Harry, da poco ereditata la gestione della locanda, si era recato in centro per svolgere alcune pratiche burocratiche. Ma l’impiegato del comune non lo vide mai arrivare. Il giovane aveva seguito Meredith fino ad una sala da tè, dove le aveva rivolto parola, ammaliato dai suoi occhi verde smeraldo. Era stato quasi un colpo di fulmine, anche se Harry non aveva mai dato conto a tali credenze popolari. I due si amavano tanto da non potersi perdere di vista neanche per un attimo, e presto convolarono in matrimonio.
Harry non avrebbe mai dimenticato il sorriso di Meredith un attimo prima di baciarlo sotto l’altare, gli occhi resi ancora più luminosi dal velo di lacrime causato dall’emozione, il fresco contatto delle affusolate mani pallide sulla sua guancia ispida. Era stato uno dei giorni più belli della sua vita.
Harry era intento a mangiare la sua zuppa, quando qualche mese dopo Meredith gli aveva detto timidamente che aspettava un bambino. Inevitabilmente il liquido caldo era caduto a terra, seguito dai frammenti della ciotola rotta. Harry era sorpreso, emozionato, impaurito e felice allo stesso tempo. Non riusciva a credere che avrebbe visto il nascere di una nuova vita, processo che prima di allora aveva sentito solamente raccontare dai pellegrini.
E infatti, durante un piovoso giorno di quasi nove mesi dopo, Harry aveva sentito sua moglie urlare dalla cucina. Accorso in suo aiuto, l’aveva trovata seduta a terra che si cingeva l’enorme pancia con le braccia e urlava: “Sta per nascere!”
All’ospedale l’avevano subito portata via, rassicurando il povero Harry che era felice e allo stesso tempo preoccupato. Passata qualche ora, la porta della sala parto era ancora blindata. Harry, non potendo più aspettare impotente, aveva domandato ad un medico come stesse sua moglie, e se il piccolo fosse nato. L’uomo, dopo qualche attimo di esitazione, aveva scosso la testa, assumendo un’espressione cupa. Harry non aveva neanche percepito il tocco caldo sulla sua spalla, e le vuote parole di consolazione che il dottore gli rivolgeva.
Una sola, semplice eppure terribile consapevolezza era andata a farsi spazio nella sua mente. Meredith era morta. Non sarebbe più tornata. Non lo avrebbe più guardato con i suoi bellissimi occhi, mentre gli sorrideva timida. Non lo avrebbe più amato. Era andata via, per sempre.
L’eternità aveva da sempre spaventato Harry. L’idea dell’infinito, del non misurabile, era qualcosa di troppo grande perché fosse compresa dalla mente umana. E ciò che non può essere capito, inevitabilmente incute timore. Come la morte.
E mentre tremava, solo, di fronte a qualcosa di enormemente più grande e terribile di lui, Harry era stato illuminato da nuova vita. Era ancora immobile, in mezzo al corridoio dell’ospedale, quando una giovane dottoressa con un sorriso dolce gli si era avvicinata. In braccio aveva un fagotto bianco, da cui spuntava un roseo viso paffuto, contornato da sporadici ciuffi rossi. Il neonato aveva sollevato piano le palpebre, rivelando due perfetti smeraldi, identici a quelli di Meredith. In quel momento Harry capì. Meredith aveva dato la vita per il loro figlio, e ora il suo spirito viveva in lui, Ronald.
Harry aveva allevato Ronald con immenso amore, cercando di colmare le lacune che irrimediabilmente derivavano dalla mancanza di una madre. E ci era riuscito. Ronald era un ragazzo allegro, vivace, pieno d’inesauribile energia e amore per il prossimo. Con il passare degli anni aveva sviluppato un’innata passione per gli animali, tanto che la locanda era diventata una sorta di zoo, e i pellegrini erano deliziati da quel ragazzo che tanto somigliava a Meredith.
Nonostante la dolorosa perdita che ogni tanto tornava a fargli visita durante la notte, Harry si sentiva felice. Forse avrebbe dovuto aspettarsi che la pura felicità non dura mai tanto tempo.
All’età di diciassette anni, Ronald si era ammalato. Lamentava continui giramenti di testa, cefalea e febbre continua. Harry lo aveva fatto visitare da tutti i medici più influenti della città, e poi della regione. Ma nessuno aveva saputo elaborare una corretta diagnosi. Nel frattempo Ronald andava sempre peggiorando, costretto perennemente a letto a causa di una forte debolezza; Harry non sapeva cosa fare, si sentiva stanco, spossato dai continui viaggi senza alcun esito. Disperato, aveva deciso di portare Ronald a Edimburgo, dove risiedeva un famoso medico noto per aver risolto dei casi senza speranza.
Il dottor Harley, dopo innumerevoli test e prelievi venosi, aveva concluso che Ronald era affetto da una particolare forma di tumore al cervello, non reversibile.
La notizia aveva sconvolto Harry, che dopo la tragedia di Meredith si era sentito predire anche la morte del suo Ronald. Gli erano stati stimati due mesi. Com’era possibile misurare così la vita di un essere umano?
Harry non lo sapeva, ma sentiva dentro di sé che il dottor Harley aveva ragione, che il tempo rimasto a Ronald stava per scadere.
Era rimasto ancora più sconvolto quando, comunicata la notizia a Ron, questi aveva risposto con un sorriso, dicendo che prima di morire sarebbe voluto andare al mare. L’animo di Ronald era tanto casto e puro che chiunque fosse a contatto con lui si sentiva in qualche modo inferiore a tanta bellezza.
E’ strano come il tempo trascorra veloce quando si attende qualcosa d’infausto. I due mesi predetti dal medico erano passati così velocemente che Harry non se ne era minimamente reso conto. Solo quando, una settimana prima della scadenza, si era ritrovato seduto sulla spiaggia accanto a Ronald, che sorrideva accarezzato dalla brezza fresca, si era accorto che il suo Ron stava per andarsene. Il dottor Harley aveva dato un permesso speciale al ragazzo, che era uscito dall’ospedale per l’ultima volta.
Ronald se ne era andato com’era venuto. Harry non riuscì più ad andare al mare, da quel giorno.
Ronald e Meredith sembravano quasi racchiusi dentro Naruto, e anche se non lo avrebbe mai ammesso, Harry era certo che il destino avesse bussato alla sua porta, durante quella piovosa notte di dieci anni prima.
 

*Arthur Shopenhauer.

Spazio di Vivvi:

Salve a tutti! Questo capitolo si è fatto attendere, ma ho alcuni problemi con la scuola e lo studio (e chi non ne ha T.T). Comunque, magari sembrerà superfluo, ma per me era importante fare una piccola introspezione sul passato di Harry, per capire meglio la natura di ciò che lo lega a Naruto. Ah, avevo detto che la storia sarebbe durata 6 capitoli, ma è evidente che non sarà così. Direi che saranno un tantino di più :D Nello scorso capitolo ho ricevuto ben sette recensioni o.o Non mi era mai successo! Grazie ragazze... Devo ringraziare tantissimo anche Sarhita, che ho scoperto essere più vicina a me di quanto credessi, Chartraux, Relena4, Alips, Rekichan, Volpetta, e LaGrenouille, le cui recensioni mi hanno dato una spinta fortissima. Bhè, passiamo ai ringraziamenti, visto che non ho molto tempo:

Sarhita-neechan: Credo di avertelo già detto nel nostro cospicuo scambio di email, ma la tua recensione mi ha fatto commuovere, davvero. Non so cosa dire... Sono così contenta che reputi la mia storia poetica e che ti faccia andare in brodo di giuggiole xD

Mi dispiace per il tuo raffreddore, credo che dopo tutto questo tempo ti sia passato xD E spero di farti stare meglio anche con questo capitolo, sorella mancata. Spero che la scuola stia andando bene, io non ho tanto tempo a causa dello studio, però ho deciso di dedicare questa domenica solo alla storia, e spero che questo capitolo sia all'altezza dei precedenti. Grazie mille di tutto, Sarhita. Non avrei saputo cosa fare senza le tue email e recensioni, e spero che tu trovi il tempo per recensire anche questo capitolo (e per rispondere alla mia mail u.u). Un bacione grande <3<3<3

Ryanforever (o colei che legge nella mente u.u): Non posso darti altri indizi, mi dispiace u.u Lo scoprirai con gli altri capitoli! Comunque, era facile da capire chi fosse l'altro personaggio, però lascio sempre il beneficio del dubbio u.u Spero che recensirai anche questo capitolo! Un bacione e grazie delle tue sempre tempestive recensioni <3<3

Relena4: Wow, che recensione lunga che mi hai lasciato ^^ Mi è piaciuta tantissimo. Comunque, sei stata proprio attenta. Hai colto nel segno ciò che volevo trasemttere con i primi capitoli, e l'hai riportato in modo impeccabile nella tua recensione (oddio, mi sembra di star facendo la recensione della recensione o.o forse recensisco troppo u.u)! Grazie mille per i complimenti, spero che continuerai a seguire e recensire! Sono contenta di aver trovato una lettrice attenta come te<3<3

rekichan-sama: Che bello aver ricevuto un'altra tua recensione! Credo che anche se mi scrivessi 'fa schifo.' andrei in brodo di giuggiole! XD  Sono contenta che gli scorsi capitoli ti siano piaciuti di più, spero che la descrizione del passato di Harry non ti abbia annoiata, è decisamente noiosa scusa la ripetizione... Comunque grazie mille! Un bacione<3<3<3

Alips: Sono onorata di ricevere una tua recensione, Alips. Soprattutto perchè è così bella! Mi sono commossa, davvero grazie dei complimenti, non sento di meritarmene così tanti T.T Come ho già detto, la storia non finirà qui, tranquilla! Avevo sbagliato i calcoli, credo andrà avanti per un pò ancora. (Visto che sei così insistente u.u scherzoooo) E' che all'inizio volevo dedicare qualche paragrafo alla vita di Harry, poi ho deciso di voler scriverne un intero capitolo, spero che questa scelta non sia stata sbagliata. Mh, non è che la mia storia causa qualche strana malattia? XDXD Scherzi a parte, ho capito cosa vuoi intendere, è successo anche a me con Memories, la storia di Chartraux, solo che dopo ho pianto come una fontana xD Prego, sono felice che tu mi abbia ringraziato di aver scritto la fanfiction, è davvero un onore per me ricevere così belle recensioni! Grazie di tutto, spero che recensirai anche qeusto capitolo<3<3

Charty: E' una cosa belllissima ricevere una tua recensione alla mia storia! E' ciò che avevo sperato dal momento in cui ho iniziato a scriverla *-* Quindi non puoi capire quanto mi abbia resa felice (o forse si, visto che te l'ho già detto  xD). Sono così onorata di averti fatta commuovere, vuol dire che quello che ho scritto non è del tutto orrendo. E sono ancora più contenta che la storia finora ti sia piaciuta! Spero che ti piaccia anche questo capitolo... Un bacione!<3<3<3

Volpetta: Mammamia, ce l'hai fatta a recensire, guarda che non ti morde nessuno! Comunque, sono contenta che ti piacciano queste parti, spero anche qeusta.=)

Come sempre ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia tra le seguite, chi tra quelle da ricordare, e tutti quelli che la leggono! Scusate se non vi cito nome per nome ma ho poco tempo T.T Rimedierò nel prossimo capitolo. Un bacione a tutti!


Vivvi.

   
 
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