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Autore: Aika Morgan    27/09/2010    23 recensioni
Michael ama giocare con le stelle: le osserva, traccia i loro contorni e poi aiuta Andy ad orientarsi e a trovare se stesso.
Vivono in un mondo tutto loro, come se appartenessero ad una costellazione fatta di due sole stelle.
E quando all'improvviso una delle due stelle muore, l'altra diventa una stella perduta, che continua a vagare nell'universo alla ricerca di qualche motivo per continuare a splendere.
Questa introduzione ha partecipato e vinto il contest " La trama di una storia." di DearJulietefp
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stelle perdute' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Andy - Ricordi di carta

Andy - Ricordi di carta.

Non esiste il modo per parlare di te – di noi – come vorrei.

Non ci sono le parole adatte, forse.

O, più semplicemente, i ricordi – i pensieri, le sensazioni – sono troppo belli, troppo perfetti perché esistano parole in grado di raccontarli.

Perché una storia non è solo narrazione.

Una storia è fatta di percezioni.

Vista. Udito. Tatto. Olfatto. Gusto.

E le percezioni non si possono mettere per iscritto. Non basta credere di riprovarle durante la scrittura per essere davvero certi che vivano e pulsino ancora.

Non ci sono parole che parlino di te.

Nessuna parola è forte e fragile.

Nessuna parola è vita e morte.

Nessuna parola sei tu, amore.


Il cursore sullo schermo continua a lampeggiare senza sosta, scandendo i battiti del suo cuore e il dolore pulsante che avverte alle tempie. Andy si porta le dita ai lati della testa tentando di massaggiarla invano.

Un tempo – giorni, settimane, mesi fa? – avrebbe spento il computer con un gesto stizzito e sarebbe scivolato fra le lenzuola di cotone bianco, avvertendo quasi subito l'abbraccio di Michael avvolgerlo come una seconda pelle. E poi un bacio fra i capelli, e la sua risatina ironica.

“Hai finito di studiare, per stanotte? Prima o poi finirai per impazzire su quei libri, ne sono sicuro!”

E il suo respiro che sapeva di troppe sigarette fumate nel giro di un paio d'ore gli avrebbe accarezzato il collo. Con tutta probabilità avrebbero fatto l'amore, finendo per addormentarsi l'uno stretto all'altro in un incastro perfetto di corpi disegnati dalle coperte.

Adesso non c'è nulla ad attenderlo, in quel letto che pare così vuoto. Solo stanchezza e solitudine lo accompagnano durante le poche ore che concede al sonno – agli incubi – per impossessarsi della sua anima.

E il più delle volte è solo il tempo di una sigaretta consumata al buio, poi di nuovo in piedi.

In cucina, a bere un caffè.

In soggiorno, a leggere un libro senza comprenderne neanche una parola.

In giardino, sul dondolo, ad aspettare che il cielo si schiarisca e spunti di nuovo il giorno.

L'assenza di Michael gli lacera il cuore ogni momento che passa.

A volte si illude di sentire il rumore della chiave che gira nella toppa, di avvertire il suo respiro calmo e regolare, di vederlo in mezzo alla gente, e rimane puntualmente deluso nel constatare che si tratta solo di un'allucinazione.

Si distende sul letto e in breve le lacrime gli offuscano la vista, rendendo tutto confuso ed ovattato, impedendogli di respirare regolarmente e costringendolo a singhiozzare cercando di fare il meno rumore possibile.

Non è stata una buona idea quella di provare a scrivere qualcosa di così intimo che trattenga il ricordo di Michael avvinto a lui. Eppure ha paura che le percezioni – dopo solo un mese e mezzo – inizino lentamente a svanire, a diventare fumo evanescente, e lui ha il terrore di dimenticarle, col passare del tempo. Scriverle vuol dire inciderle nella memoria, scolpirle nella carne e mescolarle al sangue, in modo che davvero diventino parte di lui.

Non si aspettava però che fosse un'operazione così dolorosa. O forse lo sapeva, ma credeva stupidamente che si sarebbe trattato di un dolore facile da sopportare e che sarebbe bastato tener duro qualche attimo, come quando si strappa un dente, e che poi tutto sarebbe diventato tollerabile.

Ma si sa, non è l'attimo dello strappo – l'attimo della morte – a fare male, quanto invece ciò che viene dopo. Dolore che pulsa ad intervalli regolari e proprio quando sembra sopirsi, riprende di nuovo, poi si assopisce e riprende e ancora, ancora, per giorni – settimane, mesi, forse anni – interi.

Fino a poi svanire nel nulla.

Fino a che dimentichi che tipo di male facesse, quel dolore. Se ti strappasse i muscoli d'un sol colpo o li lacerasse poco a poco fino a dilaniarli. E, alla fine, di quel dolore resta solo il ricordo.

Ad Andy non basta il ricordo. Non quando smetterà di far male, quando resterà semplicemente archiviato nella sua memoria fra una nozione di fisica e una di anatomia.

E quando succederà, sente che avrà bisogno di un modo per rivivere tutte quelle sensazioni ed espiare una colpa che non gli appartiene, e che forse nemmeno esiste.

Rimane sveglio ancora per delle ore, a pensare a ciò che ha intenzione di fare. A come raccontare la loro storia, quei quattro anni passati insieme. Alle parole che in qualche modo potrebbero appartenere a Michael.

Parole che ne descrivano l'aspetto, l'anima, la vita in ogni minimo dettaglio. Il tono della voce. Il modo di camminare. Il modo in cui teneva la tazzina del caffè fra le dita e nell'altra mano la sigaretta. Parole che siano sue e sue soltanto, parole da coniare, se necessario, parole di una lingua nuova, fino ad allora inesistente.

Sospira.

Si è di nuovo perso nei suoi pensieri allucinanti sulle parole. Pensieri che in fondo non hanno nessun fondamento e che lo fanno stare solo peggio. Guarda la sveglia digitale sul comodino: 3.33. Altre tre ore e ventisette minuti al suono della sveglia e all'inizio di una nuova giornata.

Andy preferisce il giorno alla notte.

Il giorno è pieno di occupazioni: portare Luna fuori, continuare a lavorare alla tesi che ha lasciato interrotta la sera che Michael è uscito di casa per non farvi più ritorno, continuare a studiare per il test di ingresso alla scuola di Specializzazione e infine trovare il coraggio per affrontare i fantasmi che gli si presenteranno quando scenderà di nuovo la sera.

Quella notte sempre più vuota, che ogni secondo sembra gridare che Michael è morto.

Andy si rende conto di avere sonno, ma di non riuscire ad addormentarsi a causa del mal di testa. Un analgesico forse gli farebbe bene. Si alza dal letto, e si dirige in bagno a piedi nudi, rabbrividendo nell'incontrare il freddo del pavimento.

Accende la luce e apre l'armadietto con i medicinali, individuando quasi subito le pillole che gli servono. Dopo averne presa una, gli occhi gli vanno allo specchio posto sopra il lavabo. Rimane a scrutarsi a lungo, la barba leggermente incolta, gli occhi ancora una volta gonfi e rossi, le clavicole visibili sotto la pelle sottile del collo. È dimagrito in quest'ultimo mese. E forse è dovuto al fatto che non mangia abbastanza e che a volte gli capita persino di saltarli, i pasti – lui, che quando Michael era ancora lì, sembrava un pozzo senza fondo.

Colto da un'improvvisa vertigine, chiude gli occhi, aggrappandosi al lavabo.

E gli sembra di tornare indietro a quella notte.

***

Stava ancora sottolineando i libri di genetica.

Mancava solo una settimana all'ultimo esame e Andy doveva rivedere due dispense, prima di ripassare tutto un'altra volta.

Michael giunse alle sue spalle e lo baciò fra i capelli, facendolo sobbalzare.

- Non hai ancora finito? - chiese, accarezzandogli una guancia.

- Non so nemmeno da che parte cominciare! - rise Andy.

- Sicuro che non ti dispiace se vado due giorni dai miei, vero? Mia madre si lamenta sempre che non torno a casa da mesi!- mentre parlava, Michael gli massaggiava delicatamente le spalle, aiutandolo a rilassarsi.

- Ma ovvio che no... Fra l'altro, in questi giorni non sono proprio di compagnia!

Michael si chinò su di lui e gli sfiorò le labbra, aggiungendo, subito dopo:

- Mi raccomando, non restare sveglio fino a tardi a studiare.

- Sì, sì, okay. Dici che ce la faccio a stare da solo due giorni? - si lamentò Andy, con un gesto melodrammatico, smentito dal luccichio divertito degli occhi.

- Cos'è, hai improvvisamente paura del buio? Secondo me, puoi farcela... Non sarà difficile, vedrai!

- Scemo! Io non ho paura di niente!

Michael andò in camera da letto a prendere il casco, le chiavi della moto e uno zaino con lo stretto necessario per passare qualche giorno fuori casa.

- Prendi la moto? - Andy inarcò un sopracciglio. Non gli andava a genio l'idea che Michael la usasse, specialmente di notte e per tragitti così lunghi.

- Già... È da un po' di tempo che non ci faccio un giro, il motore finirà per arrugginirsi. Ne approfitto stasera che sono da solo. Sto attento, promesso! E da qui a Jacksonville sono poco più di ottanta miglia, non c'è nulla di cui preoccuparsi. - Michael alzò le mani in segno di resa, quasi ad impedire che Andy cominciasse con le sue prediche sulla velocità e sulla prudenza.

Era ormai sulla porta di ingresso, quando Andy lo richiamò.

- Michael?

- Sì?

Esitò un attimo. Forse sarebbe stato meglio cercare di convincerlo ad andare in macchina.

Non sarebbe successo nulla. Scacciò dalla sua mente ogni preoccupazione.

- Ti amo. - sorrise dopo qualche attimo.

- Ti amo anche io.

Michael chiuse il portoncino con la sua solita irruenza e lasciò una ventata d'aria fredda dietro di sé. Andy rise, divertito per quella scena, e poi andò alla finestra a guardare Michael prendere la moto dal garage e allontanarsi a tutta velocità, fino a che le luci del mezzo non erano diventate altro che puntini persi nel buio della notte.

***

Andy si riscuote dal suo torpore. Si ritrova nuovamente a fissare la sua immagine riflessa nello specchio del bagno e capisce di aver rivissuto per l'ennesima volta la stessa scena senza rendersene conto, precipitando in una sorta di dormiveglia ad occhi aperti.

Torna a letto e inizia a tormentarsi col solito dubbio: sarebbe forse cambiato qualcosa se quella dannata sera avesse convinto Michael ad usare la macchina? Chissà, con tutta probabilità non avrebbe perso il controllo della moto e non avrebbe avuto l'incidente.

Si sono fatte ormai le quattro e mezza, è inutile provare a dormire, ma Andy è stanco, così prova a chiudere gli occhi e a scacciare ogni pensiero dalla mente, ritrovandosi lentamente a galleggiare nel buio, in un luogo che sembra non avere tempo e spazio.

***

- Ehi, Allie, sai dove diavolo è finito quello scemo del mio ragazzo? È da ieri sera che ha il cellulare staccato.

La sua risata si spense contro il muro del silenzio che seguì.

Silenzio. E un singhiozzo trattenuto.

- Allie, ci sei? Tutto okay?

- Andy, ascolta... è successa una cosa. - l'amica aveva la voce che tremava, come se cercasse di trattenere le lacrime.

Pausa. Agonia dell'attesa.

- Michael. Dio, non so come dirtelo, Andy.

Un'altra pausa. Stavolta più lunga.

- Che cos'è successo?

- Michael... ha... ha avuto un incidente con la moto.

Attese qualche attimo prima di replicare. Forse Allie gli avrebbe detto che era tutto uno scherzo e che probabilmente Michael doveva avere solo il cellulare scarico. Di stare tranquillo. Ma le rassicurazioni che aspettava non arrivarono.

- Andy...? Andy, mi stai ascoltando?

La ragazza continuava a parlare, ma lui, occhi sbarrati a fissare un punto indefinito, non seguiva più le sue parole. Si passò lentamente una mano fra i capelli e si sedette, poggiando i gomiti sul tavolo.

- … Ci ha chiamate Jack, poco fa. Voleva dirtelo lui, ma gli ho detto che l'avrei fatto io... E stavo giusto per farlo.

- Come è successo?

- La strada era scivolosa, ha perso il controllo della moto e ha sbattuto contro una macchina che non ha fatto in tempo a frenare. L'hanno subito portato in ospedale, ma...

- In che ospedale? - la interruppe Andy, mordendosi a sangue le labbra.

- A Jacksonville.

Allie scoppiò in lacrime e, inaspettatamente, fu Andy a farle forza, mormorando chissà quali parole di conforto. Senza crollare. Restando impassibile, inghiottendo quel nodo in gola e scacciando le lacrime che facevano prepotenza per uscire. Si sentiva fuori dal suo stesso corpo, lontano, in una dimensione parallela, rinchiuso in una bolla d'aria che non gli permetteva di reagire.

***

Quel giorno Allie non aveva detto chiaramente che Michael era morto.

Non ce n'era stato bisogno, lo sapevano entrambi cos'era successo.

Pronunciare la parola morte avrebbe voluto dire renderla reale, permetterle davvero di prendersi Michael.

E nemmeno adesso, a distanza di un mese e mezzo, Andy riesce ad associare l'idea di morte a Michael. Il suo inconscio continua ad ingannarlo, a fargli pensare che la mattina Michael esce di casa per andare a lavorare e che la sera torna molto tardi perché i suoi professori lo spremono fino al midollo. Solo a notte, a letto, non riesce più a continuare quel gioco atroce e smette di fingere di credere alle sue stesse bugie.

Andy non ha pianto subito, quel giorno.

Non ha pianto nemmeno mentre lui, Allie e Bea tornavano a casa dal funerale e Bea gli aveva chiesto di fare cambio alla guida perché lei non riusciva a vedere bene la strada per via degli occhi gonfi.

Improvvisamente la porta si scosta e Andy avverte i passi veloci di Luna, che si avvicina al suo letto e tira delicatamente le lenzuola. Michael inizialmente non avrebbe voluto che il cane stesse in casa, ma poi si era affezionato a Luna e aveva finito per non far più caso a quando la vedeva gironzolare per le stanze.

Guaisce in tono lamentoso, strappando un sorriso tirato ad Andy. Il giovane resta ad occhi chiusi, ma allunga la mano per accarezzare la testa dell'animale.

- Buongiorno, piccola... Certo che sei più puntuale di una sveglia!

Ogni mattina Luna lo sveglia in quel modo, quando ancora alle sette mancano cinque minuti.

Andy è certo che anche lei senta la mancanza di Michael. Ogni sera, alle sette e mezza va ad appostarsi davanti al portoncino di ingresso, aspettando che rientri dal lavoro per farsi coccolare a dovere. E sembra restare puntualmente delusa quando Andy le si avvicina e le dice che non è il caso di aspettare ancora.

Luna inizia a strofinare il muso contro la mano di Andy, così il giovane apre gli occhi e decide che è l'ora di alzarsi.

- Dieci minuti e ti porto fuori, d'accordo?

Il cane, scodinzolando, lo precede fuori dalla stanza. A volte Andy crede che lo capisca perfettamente quando le parla, visto che sembra in grado di cogliere i suoi stati d'animo, il più delle volte strusciandosi contro le sue gambe come a richiedere una carezza fra le orecchie.

Andy va a fare una doccia, raccogliendo le energie necessarie ad affrontare una nuova giornata. Fra l'altro è anche domenica, quindi non deve nemmeno andare a fare tirocinio all'ospedale, l’unica cosa, insieme al lavoro, che gli permette di distrarsi.

Dopo la passeggiata mattutina, Andy rientra in casa e, mentre Luna resta in giardino a osservare le macchine che passano, va in cucina a preparare il caffè prima di iniziare a studiare. Sta per prendere una tazza dalla credenza, quando Luna inizia ad abbaiare e, un attimo dopo, suona il campanello.

Sbircia fuori dalla finestra del soggiorno e sospira: quasi non vorrebbe aprire, se non fosse che la presenza del cane in giardino indica che lui è pure in casa. Apre il cancello ed esce fuori per accogliere Allie e Bea.

- Oh, ma allora ci sei! Perché non rispondi al telefono, si può sapere? - Allie lo abbraccia e lo bacia su una guancia, mentre Bea si china ad accarezzare Luna, che scodinzola attorno a loro alla ricerca di attenzioni.

Il fisico esile di Allie quasi smentisce il fatto che sia incinta. Ma guardandola meglio, Andy si rende conto le sue curve sono più morbide dell'ultima volta che si sono incontrati, e i suoi occhi scuri sono luminosi come poche volte li ha visti.

Sia lei sia Bea gli sembrano piuttosto impacciate, come se non sapessero esattamente che cosa dire o come comportarsi. Si tengono per mano, ma appena capiscono che lui se ne è accorto, si separano velocemente.

- Ho appena preparato il caffè, ne volete anche voi?

Ignora apertamente la domanda e i loro gesti, pur sapendo che entrambe non ci metteranno molto a tornare alla carica. Riempie le tazze e le porge alle due ragazze, sedendosi poi attorno al tavolo della cucina.

- Allora? Va tutto bene? - chiede, accennando con un sorriso ad Allie.

- Oh sì, non mi dà alcun problema. Anche il dottore dice che sta filando tutto liscio. - risponde lei, toccandosi i capelli e poggiando le mani sul pancione, con aria protettiva – Dai, Andy, smetti di cambiare discorso. Si può sapere perché sei sparito?

Andy si fa serio.

- Beh... non avevo voglia di... sentire nessuno. Credevo fosse evidente, no?

- Ci hai fatto preoccupare. - interviene Bea, le dita intrecciate attorno alla tazza – Fra l'altro il tuo aspetto non è nemmeno dei migliori. Sei dimagrito e hai le occhiaie. Dormi la notte?

- Smettetela di preoccuparvi per me, pensate piuttosto a vostra figlia... Io sto meglio. - replica il giovane, tagliente.

- Tu non stai meglio, Andy. - replica Allie - Pensi di essere così bravo a nascondercelo?

Si avvicina a lui e fa per accarezzargli una guancia, ma il giovane si scosta.

- Senti, tu non sai nulla, d'accordo? Non sai come ci si sente a...

Ha bisogno di una sigaretta. Nervosamente prende il pacchetto che ha davanti a sé. Abbassa lo sguardo mentre la fiamma bluastra dell'accendino scatta. Sa che Allie e Bea lo stanno guardando e si aspettano una risposta.

- Andy, ti prego... - lo supplica ancora Allie.

- Vuoi sapere come sto? - sbotta lui - Uno schifo, grazie dell'interessamento.

- Perché fai così? Vogliamo solo starti accanto... - interviene Bea, scostandosi una ciocca di capelli biondi dal viso.

- Mi manca da morire. - sibila Andy, spegnendo la sigaretta nel posacenere – E mi dispiace, non sono dell'umore adatto per vedere nessuno. Avreste fatto meglio a non venire.

- Non puoi pretendere di farcela da solo. - lo rimprovera Allie con dolcezza.

- Senti, preferirei non parlarne. Adesso inizio a stare un po' meglio. Ho... La signora Harris mi ha consigliato di provare a scrivere ciò che provo... A riordinare le idee. E non so, sembra che funzioni. - confessa alla fine.

Allie accenna un lieve sorriso.

- Ecco, così va meglio. È ora di ricominciare a vivere, che ne dici?

- È facile parlare, per te... Tu hai qualcosa di suo, a me non restano che i ricordi. - conclude amaramente Andy, accennando al pancione della ragazza. - E non nascondo che un po' ti invidio. Cioè, lo so, è una cosa orribile da dire, mi dispiace... Credo di essere diventato veramente asociale!

- Scherzi? Guarda che Michelle sarà anche tua figlia!

- Michelle?

- Oh, abbiamo deciso di chiamarla così... - spiega Bea con un sorriso, stringendo una mano di Allie.

- Michelle? Ma cazzo, è un nome da soap opera. Non vi permetterò di chiamarla con un nome così... così melenso e sdolcinato! - ribatte Andy, alzando un sopracciglio. L'ombra di un sorriso gli illumina per un attimo il volto, spegnendosi quando le due ragazze si scambiano un'occhiata complice.

- Beh, è il femminile di Michael. Sai, ci abbiamo pensato dopo... Dopo che è successo tutto. - dice Allie.

Andy resta in silenzio, vagamente imbarazzato. Continua a guardare i pantaloni di lino marrone dell'amica e la sua maglietta verde. In quel momento, quasi a salvare la situazione, appare Luna, alla ricerca di qualcuno che possa farle le coccole.

- Vieni qui, piccola! - la chiama Bea, accarezzandole poi la testa. Il cane guaisce come a mostrare la sua soddisfazione, poi si accuccia ai piedi di Andy.

- Diventa più bella ogni giorno che passa, non trovate? - chiede Andy.

Le due ragazze annuiscono, ma la conversazione sembra spegnersi nuovamente del tutto. È come se tutto fosse immerso in un gelido contesto formale, assolutamente impensabile fino a qualche tempo prima. Quasi non si conoscessero. O forse è l'assenza di Michael ad opprimere la stanza, quasi si trattasse di una cappa che rende l'aria irrespirabile.

- Bea, forse è meglio andare. Si muore di caldo, stamattina, anche Michelle sta iniziando a protestare! - Allie si alza goffamente, mentre Bea cerca di aiutarla.

Andy le segue fino all'ingresso, aprendo la porta e lasciandole passare.

- Mi dispiace... - mormora, il viso affondato nell'incavo del collo di Allie – Ti telefono quando sto un po' meglio.

- Va tutto bene, Andy, non preoccuparti! - è la risposta dell'amica, che gli arruffa dolcemente i capelli.

Tornato in cucina, Andy mette le tazze sporche nel lavello ed inizia a lavarle meticolosamente. Le sta asciugando con uno strofinaccio, quando il cellulare, posato su uno dei ripiani della cucina inizia a squillare.

Sul display lampeggia un nome che gli mozza il respiro.

Michael?

- Sì, chi parla? - chiede, accostando l'apparecchio all'orecchio.

- Andy? Sono Elena, la sorella di Michael, non so se ti ricordi di me. Senti, ho bisogno di parlarti di una cosa importante, hai cinque minuti?

______

La storia inizia ad entrare nel vivo, con questo primo capitolo.

Non so quanto fosse pienamente intuibile dal finale del prologo, Michael è morto. Ed Andy deve cercare in qualche modo di raccogliere i cocci della sua vita e superare il dolore. E non sarà facile, come avete visto da questo primo capitolo e dal tentativo delle sue amiche di farlo stare meglio.

(Spoiler/avvertimento - evidenziate per leggere - la figlia che Allie porta in grembo è di Michael. E no, non è stato concepito in maniera *naturale*, ma tramite fecondazione artificiale e lo crescerà Allie con la sua compagna. Lo dico solo perché magari c'è a chi dà fastidio l'argomento, giusto per avvisare. Se non volete rovinarvi la sorpresa, non leggete lo spoiler ^^)

Sono sinceramente sorpresa di tutti i commenti che ho ricevuto, uno più bello dell'altro e ringrazio quanti hanno cominciato a leggere e seguono in silenzio.

In questo post del mio Livejournal, ho inserito le fotografie di come immagino che siano Michael ed Andy. In particolare ringrazio AleEe_E per la sua pazienza nel cercare le fotografie, dato che sono molto esigente e ne ho scartate tantissime, facendole perdere chissà quante volte la pazienza ^^''

Quasi dimenticavo: qui e qui trovate due foto di Luna. Che è vanitosa, appunto ^^

Questo primo capitolo è in particolar modo dedicato a Talim che oggi inizia l'Università ^^

Non so quando arriverà il prossimo, dato che mi sono ripromessa di pubblicare ogni volta che avessi avuto il successivo pronto. Il secondo capitolo l'ho finito, penso quindi di pubblicarlo quando avrò scritto il terzo.

Grazie ancora per tutte le letture,

Aika (con link a Facebook nel caso vogliate aggiungermi ^^).

nefene sei stata la prima in assoluto a commentare ** Devo ringraziarti tantissimo per la consulenza medica, senza la quale Andy sarebbe un medico molto poco credibile. E dato che lui è secchione e precisino, ci tiene ad essere realistico ^^ Il fatto che già dal prologo si avverta una sorta di sofferenza, di malinconia, è assolutamente voluto, così come il fatto che le stelle perdute siano in un certo senso il filo conduttore di tutta la storia ^^ Un bacio, e grazie ancora per tutto ^^

AleEe_E *spuccia di rimando* mi è piaciuto tantissimo il senso che hai dato al dondolo e al fatto che ti ricordi il cullare di una ninnananna e che in un certo senso dà un ritmo alla narrazione. Anche io adoro i dondoli, la signora che abita di fronte casa mia ne ha uno e io glielo invidio sin da quando ero piccola **

IceWarrior i tuoi commenti li adoro ** Anche se poi finisce che ne parliamo in chat, i tuoi commenti mi fanno sempre brillare gli occhi ** Mi fa piacere che il prologo ti abbia trasmesso qualcosa, e delicato credo sia l'aggettivo più giusto, il tocco che volevo dare alla storia. E basta, non so mai come risponderti ^^'' Però grazie. Davvero.

Nemo from Mars ti basta un "ti adoro" random? Perché alla fine sei tu quella che mi sopporta più di tutti, che mi fa le prediche quando mi deprimo, e tutto ** Quindi ti adoro <3

mothintheshell la dedica l'ho inserita la stessa sera in cui mi hai detto che ti sentivi una stella perduta, proprio per evitare di dimenticarlo ^^ E il fatto che *loro* ti piacciano e che li giudichi degni, non può che farmi piacere :)

Dastrea ciao ^^ come ti avevo già accennato, il tuo commento mi aveva spiazzata, in quando essendo pieno di emozioni, non mi aveva fatto capire chiaramente cosa ne pensassi della storia. Detto questo sono felicissima che abbia deciso di seguirmi e di commentare - io adoro i commenti, fra l'altro. Di qualsiasi tipo. E quando lasciano scorrere le emozioni li trovo ancora più belli. Il senso di tristezza che hai avvertito nel prologo è voluto, tutto è avvolto da una sorta di malinconia ovattata e soffusa, quindi hai capito bene. Per quanto riguarda la storia delle stelle perdute: in origine c'era solo la prima spiegazione, quella delle stelle che vivono da sole perché nessuno sembra volerle, poi Michael mi ha raccontato che in effetti è possibile interpretare la cosa in entrambi i modi. Ma ciò non toglie che chiunque è libero di pensarla come vuole. Come hai detto tu stessa è una cosa soggettiva ^^

Alexander Allison Jane non è vero che sono cattiva (okay, vabbè, giusto un pochino u.ù) però appunto, mi faccio perdonare ^^ Spero che continuerai comunque a leggermi :)

BlueSmoke grazie mille anche a te per la *recensione di incoraggiamento* Mi fa piacere che Andy e Michael ti abbiano trasmesso tanta dolcezza. Ed è incredibile quante stelle perdute sto trovando con questo racconto :)

Kuso Baba tu lo sai, insomma. Il timore reverenziale che mi assale quando commenti qualcosa di mio. E lo so che è stupido e ne abbiamo parlato mille volte, però ^^ Grazie, ecco. La definizione di *dolcezza avvelenata* la trovo meravigliosa ^^

Hope99 piccoletta ^^ Sono felicissima che tu abbia commentato e che la storia ti piaccia. Anche tu sei una delle povere vittime che si beccano i miei scleri quotidiani anche solo per una virgola. Quindi la dedica era il minimo che potessi fare ^^ E grazie anche a te. Di esserci. Anche tu sei una persona speciale :)

Cerridwen Shamrock sono sincera, non mi aspettavo di vederti passare per di qua ^^ ovviamente la cosa mi fa molto piacere. Così come le tue parole sullo stile, una cosa che ho cercato di curare al meglio delle mie possibilità. E sono felice che tu ci sia :)

ladidely se nefene è la parte Andy-medica della situazione, tu sei la parte Michael-fisica dato che io ne capisco poco e nulla ^^ Nonostante l'avversione della linea Internet e del pc sei riuscita a leggere e commentare, che bello *_* Sulla tristezza dolce del prologo ho già detto abbastanza, era proprio l'effetto che speravo di ottenere.

E con questo è tutto.

L'appuntamento è per il prossimo capitolo ^^

   
 
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