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Autore: MeggyElric___    04/10/2010    6 recensioni
Prima fanciction su fullmetal Alchemist ^.^
La mia storia inizia alla fine dell'ultimo episodio di FMA Brotherhood, il numero 64 (capitolo 108 del manga). Quindi, se qualcuno non volesse... ecco... rovinarsi il finale, non dovrebbe leggere questa fanfiction.
DALLA STORIA:
" - Tornerò indietro.
Quelle parole uscirono con difficoltà dalla sua bocca, che si chiuse in una smorfia. Il cuore di Winry ebbe un tuffo. Era già arrivato quel momento, quel momento che temeva tanto. Era arrivato troppo presto.
Non voleva lasciarlo andare, non in quel momento. Era sempre stata innamorata di lui e non riusciva a capacitarsi di non vederlo più. Non voleva che quell’abbraccio fosse il loro ultimo addio.
Forse, però, c’era ancora una speranza. “Tornerò indietro”, aveva detto. Aveva paura a credergli. Aveva paura di rimanere delusa, troppo delusa.
Aveva paura, ma voleva credergli. L’avrebbe aspettato anche tutta la vita, se fosse stato necessario.
Avrebbe atteso il suo ritorno, appoggiata al balcone della finestra.
- Sì.
Disse Winry, quasi senza accorgersene. Edward mosse le labbra, senza dire nulla.
- Fai attenzione. "
comunque sia, spero vi piaccia. E' una storia molto lunga, quindi preparatevi ^.^
se non si fosse capito, è sulla coppia Edward/Winry!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Winry Rockbell
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Buonasera a tutti. Scusatemi tantissimo per l’immenso ritardo, ma la scuola, e la ritmica e le lezioni di patentino... scusate davvero ma non ce l’ho fatta. Così, dato che ad architettura non si fa mai niente di interessante ( o che io possa capire xD)  nelle due ore di oggi e nelle tre di venerdì scorso ho scritto questo capitolo. Non ha nessuna pretesa, è solamente un susseguirsi di riflessioni di Winry inserite in un contesto un po’ bizzarro, quale un rilassante pic-nic tra il nostro bellissimo ex alchimista e la bionda meccanica.

Spero con tutto il suore che vi piaccia. È abbastanza lungo, quindi voglio molte recensioniiiiiiiiii!!!! ^.^

A voi il capitolo 14!!!

 

14.  RIFLESSIONI DIFFICILI

-          Che bella giornata oggi!

Winry era seduta in ginocchio sul letto, con lo sguardo che vagava sui contorni delle morbide colline, vivacizzate qua e là da sprazzi di colore, donati da un secco manto di vecchie foglie. Tra i rami degli alberi, si snodava un leggero alito di vento, che non bastava però a offuscare il calore del sole che, quel giorno, brillava in una luce decisamente insolita per un mattino di inizio ottobre.

Posò la testa sul vetro fresco, spostando lo sguardo verso la piccola porzione di terrazzo della stanza accanto. La ringhiera nera luccicava al sole, mentre una macchia rossa – rise, ben sapendo di che si trattasse – posta al di sopra di essa, svolazzava leggiadra alla carezza del vento.

I suoi pensieri si incentrarono su una folta chioma più preziosa dell’oro più puro, e su due occhi sinceri dello stesso magnifico colore. Si concentrò su un paio di labbra morbide, ma allo stesso tempo solide, virili. Il suo cuore mancò un battito quando la sua memoria le fece riaffiorare alla mente alcune immagini di quegli ultimi tempi.

Sorrise radiosa, stringendo le mani al petto. Si perse nei suoi sogni idilliaci, vaneggiando con la memoria nei più recenti ricordi della sua vita.

I suoi pensieri, però, furono interrotti da qualcuno , che stava bussando gentilmente alla porta.

-          Avanti.

La maniglia argentata si girò, puntando verso il vecchio pavimento di legno. La porta si aprì e un paio di pantaloni neri fecero capolino, legati in vita da una spessa cintura marrone. A coprire un busto scultoreo, un leggera canottiera, anch’essa nera.

Edward appoggiò entrambe le mani sulla porta di legno scuro, e sorrise alla ragazza, che era ancora seduta sul letto.

-          Buongiorno!

Sussurrò, con voce dolce. Winry sorrise e si spostò un ciuffo di capelli all’indietro. Mosse le gambe e le incrociò, posando poi le mani dietro di lei sul materasso.

-          Buongiorno a te, Ed!

-          Ti... ti sono mancato stanotte?

Disse lui, imbarazzato, con lo sguardo basso e una mano tra i capelli. Arrossì vistosamente, mentre si avvicinava lentamente al letto della sua meccanica di fiducia. Winry annuì, imporporandosi.

-          Sì... a dire la verità molto.

-          Beh, possiamo rimediare...

-          In che senso?

-          Che ne dici di andare a fare un pic-nic tra i prati? Solo tu ed io, un po’ come quando eravamo piccoli.

-          Davvero?

-          Ti piace l’idea?

-          Davvero tantissimo! È fantastica.

-          Perfetto. Ti aspetto dove ci siamo incontrati quando sono tornato dall’ovest, ok?

-          Ci sarò.

Il cuore della ragazza fece un tuffo, ripensando a quel giorno. Nonostante il loro incontro fosse stato un po’ bizzarro, era davvero al settimo cielo. Ricordò di essere scoppiata a piangere – dopo averlo inseguito con la chiave inglese – per averlo di nuovo al suo fianco.

I suoi pensieri tornarono all’ex alchimista, che le si stava avvicinando. Le baciò dolcemente le labbra, assaporandone il delizioso gusto.

Le mordicchiò piano il labbro inferiore, stringendola forte tra le braccia. La sentì fremere, ed era sicuro di averla sentita sospirare di piacere. Dal canto suo, Winry era persa in un sogno. Non erano molto frequenti i loro baci. Edward era molto riservato, e si vergognava se c’era qualcun altro in giro, oltre a loro due. Oltretutto, Winry non aveva mai conosciuto un ragazzo così imbarazzato in certi momenti come il suo Ed.

Si lasciò andare completamente a lui. Brividi piacevoli le ricoprirono la pelle.

Dopo un ultimo dolce bacio, Edward si allontanò da lei, grattandosi la testa con la mano destra. Guardò Winry negli occhi, più blu dell’oceano, e arrossì ancora di più. Anche la ragazza si imporporò, sotto lo sguardo intenso dell’alchimista, raggiungendo la tonalità della vecchia e ormai sgualcita palandrana, che svolazzava ancora sulla vicina terrazza.

-          Ti amo, Ed.

Doveva dirglielo, il suo cuore glielo stava urlando. Edward indietreggio impercettibilmente, arrossendo – se possibile – ancora di più. La voce della ragazza si addolcì. Si aspettava una reazione simile.

-          Winry, io...

-          Ho capito.

-          Scusa, Win. È che...

Girò su se stesso, facendo qualche passo per la stanza, per poi tornare a sedersi nel solito, comodo posto accanto alla ragazza che amava.

-          Lo so... non devi giustificarti. So quanto è difficile per te.

-          Non riesci proprio a capire! Non sai quanto mi pesi non riuscire a dirti che... beh, lo sai.

-          Ed, io lo so. È questo ciò che conta.

Edward tornò a osservare quei due occhi meravigliosamente azzurri. Ogni volta che il suo sguardo si posava su quei due meravigliosi zaffiri, il suo cuore cominciava a battere furiosamente. Sapeva perfettamente di provare quel sentimento per lei. L’aveva ammesso, ormai. Ma non riusciva a dirlo a lei.

Perché?

Ormai erano più di tre mesi da quando la loro storia – se così si può chiamare – era iniziata, e lui ancora non era stato capace di rivelarle i suoi veri sentimenti, a parte quando pensava che lei stesse dormendo.

Si colpì la fronte con una mano. Scosse la testa, poi carezzò con estrema dolcezza la guancia destra di Winry. Con lo sguardo basso riprese a parlare.

-          Un giorno...

Si bloccò. Non riuscì a continuare. Alzò lo sguardo, cambiando discorso.

-          Vado.

-          Cosa? Ma...

-          Ti aspetto sul prato, tra mezz’ora.

Rise, scappando dalla porta semiaperta. Winry si lasciò cadere sul letto, con lo sguardo confuso. Poco dopo si alzò, scuotendo la testa. Lo ripeté ancora una volta: il suo Ed non sarebbe mai cambiato.

Si diresse verso l’armadio, e spalancò le ante. Posò un dito sulle labbra, mentre faceva scorrere lo sguardo tra tutti i suoi abiti. Allungò il braccio, e afferrò una leggere camicia rosa con le maniche lunghe e un paio di aderenti pantaloni neri. Si vestì davanti allo specchio, ammirandosi da ogni angolazione. Corse in bagno, per truccarsi un po’, ma quando prese in mano la cipria, si rese conto che la cosa migliore era quella di restare al naturale, così come Ed l’aveva conosciuta.

Si spazzolò i lunghi capelli biondi, e decise di lasciarli sciolti. Unico tocco, si sistemò una brillante molletta rosa sull’attaccatura del ciuffo.

Sorrise radiosa alla sua immagine riflessa nello specchio, poi scese al piano inferiore. Saltellò sull’ultimo gradino, atterrando con le punte dei piedi sull’antico e ormai rovinato pavimento, composto da solide assi di legno.

Il terreno sotto i suoi piedi scricchiolò lievemente all’impatto con la pelle morbida e sotto il suo peso leggero.

S’infilò velocemente un paio di sandali dalla suola in legno. Picchiettò il piede un paio di volte, sorridendo del rumore secco che produsse quella minima azione.

Balzò leggiadra verso la porta d’ingresso, dove incrociò nonna Pinako., che sedeva sui gradini della veranda a fumare la pipa, e il giocoso Den, che le corse incontro, scodinzolando allegramente. Winry si chinò ad accarezzare la testa del cane, che abbaiò soddisfatto.

Pinako aspirò dalla pipa, e poi sospirò, producendo una candida nuvoletta vaporosa. Winry le si avvicinò e si sedette accanto a lei, allontanando con le mani il fastidioso fumo, che ruppe la sua forma perfetta, dissolvendosi nell’aria in tanti filamenti biancastri.

-          Dove vai, Winry?

Chiese la donna, osservando l’impeccabile abbigliamento della nipote, e un brillante sorriso illuminarle il volto.

-          Ed mi hai invitata a fare un pic-nic. Solo noi due.

-          Solo voi due...

La bionda meccanica sorrise, arrossendo sulle guance morbide e lisce. Posò il suo sguardo celeste sulle campagne intorno, fissando un punto lontano, all’orizzonte, dove la vista non giungeva a lambire il termine della stretta strada sterrata che si snodava tra i prati infogliati.

Quante volte si era ritrovata a osservare quel punto così distante e apparentemente senza significato, dietro la quale il sole sorgeva ogni mattina.

Per quanti anni era rimata per ore con lo sguardo volto a quella stradina, con il cuore pieno di speranza di poter vedere, da un momento all’altro, due figure – meglio se umane, non il solito nano con un’enorme armatura al fianco – stagliarsi all’orizzonte.

Era così bello ora non dover più provare quell’orribile sensazione di ansia e di mancanza, che l’aveva oppressa per davvero troppo tempo.

Adesso che Al aveva recuperato finalmente il suo corpo e Ed non era più un alchimista di stato – a dire il vero, la cosa che la rincuorava di più era sapere che Ed non era più un alchimista, e BASTA – tutto era diventato più semplice.

Più normale.

Ed era giusto così: niente più guerre, o omicidi.

Niente più stupidi colonnelli o maggiori troppo apprensivi.

Niente più morte, o sangue.

Niente più alchimia, o squallidi mostri.

Non per loro, almeno. Perché da qualche anno a quella parte, erano solo dei normali ragazzi, con una vita normale.

Normale.

Sarebbe stata una vita normale e perfetta nella sua imperfezione.

Ma no. non può essere una vita normale e perfetta.

No.

Non per loro.

Perché il passato non si può cancellare, è indelebile e rimane racchiuso nella memoria per tutta la vita. Non si può dimenticare. Non si può.

Il ricordo della guerra di Ishval, dove erano morte talmente tante persone innocenti, compresi i suoi genitori, per colpa dell’alchimia, prevalentemente.

Il più recente ricordo della guerra che aveva coinvolto tutto lo stato di Amestris, e non solo, quella per sconfiggere il padre di tutti gli homunculus, che voleva diventare il padrone assoluto, che voleva inghiottire Dio – o verità, o come diavolo si chiama quella cosa – durante la quale avevano rischiato la vita le uniche due persone – esclusa la vecchia Pinako – che componevano la sua famiglia.

L’anziana Pinako seguì lo sguardo della nipote, che era ancora perso nel vuoto. Posò la pipa sullo scalino e accarezzò con tenerezza i biondi e lucidi capelli di Winry, che tornò alla realtà, spostando i suoi grandi occhi color del mare da quel punto tanto amato – o odiato, dipende dai giorni – al familiare fiso della nonna.

-          Già.

rispose la bionda, dopo quell’interminabile silenzio. Pinako la guardò dolcemente.

-          Winry...

-          Sì nonna?

-          Volevo solo dirti che, nonostante io detesti i modi di fare di quel rozzo combinaguai, è veramente bello che tu sia felice. Te lo meriti. Anzi, ve lo meritate entrambi.

-          Grazie.

Winry si alzò in piedi e salutò la nonna con la mano e dette un’ultima delicata carezza sulla testa di Den, che la seguì per qualche metro.

Poco dopo, ma meccanica si ritrovò a camminare tra l’erba umida, salendo quella piccola collinetta che si sporgeva su un’immensa vallata, brulicante di prati e terre coltivate.

Il forte aroma d’erba bagnata quel giorno era ancora più intenso, forse – anzi, sicuramente – intensificato dal fatto che Edward fosse sdraiato a terra, sopra un coperta di lana bianca e blu.

Aveva lo sguardo perso, forse osservava il cielo, o il meraviglioso panorama che gli si presentava davanti.

Winry fece qualche passo, ma lui non si mosse. Era impossibile che non l’avesse sentita, ma faceva finta di niente. Un altro passo della ragazza, e lui chiuse gli occhi, improvvisamente.

Winry si sedette accanto a lui, seguendo con gli occhi il perfetto contorno del mento, vivacizzato qua e là da qualche ciuffo incolto di barbetta biondiccia, poi passò alle labbra delicate, al naso, e infine alle palpebre celate, che racchiudevano un immenso tesoro: i preziosi occhi d’oro colato.

Sorridendo, allungò un braccio fino a prendere tra le dita una sottile ciocca di capelli d’oro, strofinandoli delicatamente.

-          Ed?

-          Mmmh?

Mugugnò lui, senza aprire gli occhi, o girarsi verso di lei.

-          Ho sempre pensato che tu avessi dei capelli meravigliosi.

L’ex alchimista aprì un occhio e osservò incuriosito la mano affusolata della ragazza, che ancora gli stava accarezzando con estrema dolcezza la chioma splendente. Spostò lo sguardo fino a incontrare quello limpido di lei.

-          Davvero?

Chiese, dubbioso, con un leggero sorrisetto sulle labbra.

-          Davvero. Sono così... perfetti. Sembrano d’oro.

-          Beh... grazie, immagino.

-          Di nulla...

Distolsero lo sguardo l’una dall’altro e guardarono altrove, imbarazzati. Winry si porto una mano davanti alla bocca, per soffocare una risatina. “grazie, immagino”. Come immagino? Scosse un po’ la testa, rendendosi conto che il suo Ed, di complimenti, non ne aveva ricevuti poi così tanti. Era più che naturale che non sapesse come comportarsi.

Ma non era quello il problema in quel momento. Il fatto era che, nonostante fossero insieme per un pic-nic, ora erano sdraiati sull’erba, l’uno di spalle all’altra, con il volto paonazzo e le corde vocali intrecciate.

Perché era così dannatamente difficile?

Si conoscevano da quando erano nati, erano sempre stati quasi come fratelli da piccoli e avevano trascorso insieme una buona parte della loro infanzia.

Almeno fino a che non era accaduto QUELLO e l’allora colonnello Mustang, accompagnato dal tenente, non erano arrivati a Resembool per portare via lui e il fratellino. L’avevano strappato alla sua giovane vita per renderlo un’alchimista di stato o, come usavano chiamarli, un “cane dell’esercito”.

Uno sporco cane usato come arma umana, per uccidere e uccidere, senza alcuna pietà.

L’aveva visto sparire per molto tempo – per mesi, anche anni – e aveva sempre temuto per la sua vita.

Ed ora erano lì, sdraiati tra quei prati che erano la loro casa, il luogo dove lei aveva sempre vissuto e lui dove aveva sempre desiderato tornare.

Si avvicinò di nuovo a lui, lasciando che i suoi capelli biondi si mischiassero a quelli dorati di lui, lasciati sciolti, come da un po’ di tempo usava portare, solitamente quand’era da solo – o con lei – e posò il piccolo naso sul suo collo, così da poterne aspirare il fresco profumo.

S’inebriò di quella fragranza di erba bagnata che tanto amava e che caratterizzava il suo amato ex alchimista.

Edward, dal canto suo, la strinse a sé con il braccio sinistro – no, il braccio destro, anche se umano, non era degno di quel gesto così semplice seppur pieno d’amore, tanto era colmo di peccati, odio e risentimento – stando ben attento a non far trapelare assolutamente niente di quello che era il suo infinito imbarazzo.

Winry emise un mugolio roco, con voce leggermente tremante.

Tornò a chiedersi per quale motivo fosse tutto così difficile. In fondo, erano solo loro, Edward e Winry, sdraiati tra i prati di Resembool a osservare le nuvole, proprio come quando erano bambini.

Ma allora, se davvero erano gli stessi – e lo erano, a meno che Ed non avesse fatto qualche sciocchezza con l’alchimia e non si fosse scambiato con un suo alter-ego di un'altra dimensione. Non si sa mai – per quale ragione il suo cuore non la smetteva di battere così furiosamente nel suo petto? Perché sentiva il suo viso imporporarsi ogni volta che il suo cosiddetto “amico d’infanzia” le stava così vicino?

Difficile da spigare. Davvero difficile.

Forse era il fatto di aver sentito troppo la sua mancanza, e di aver paura che lui non avesse sentito affatto la sua. Questo le faceva davvero paura.

Oppure, per il semplicissimo fatto che non erano più bambini.

Oh, no. Non lo erano più.

Non erano più i due bambini che giocavano a rincorrersi tra i prati di Resembool, o che portavano tutti i giorni i fiori sulla lapide di Trisha, o litigavano sul fatto che le lacrime facessero soffrire i morti, o lottavano incessantemente per fare bere a Ed un goccio di latte che forse – forse – lo avrebbe fatto crescere, almeno un po’.

Erano cresciuti, erano cambiati e maturati. Edward soprattutto.

Ormai nei loro vent’anni avevano provato di tutto. Ed persino diceva di essere stato all’inferno, quel maledetto giorno in cui lui e l’allora piccolo Al avevano deciso di tentare la trasmutazione umana, per fare tornare in vita la loro cara mamma, che a loro mancava davvero tanto.

E Edward quel giorno visse all’inferno per davvero, vedendosi portare via il fratello, una gamba e un braccio, e vedendosi recapitare, al posto della sua bellissima mamma, un cadavere in decomposizione, grondante di sangue. Un mostro.

Non erano più bambini.

-          Hai fame?

Chiese Edward, rompendo l’atmosfera magica che si era creata, e anche – senza saperlo – le riflessioni di Winry.

-          Un po’.

-          Dai allora, mangiamo?

-          Ok.

Edward estrasse dal cestino che si era portato dietro un panino al prosciutto e l’addentò famelico. Winry tirò fuori invece una mela rossa e lucente.

Dopo aver mangiato, i due si sedettero sull’apice della collinetta, uno di fianco all’altra.

-          Ti manca mai l’alchimia?

Chiese ad un tratto Winry, dopo una lunga pausa di silenzio.

-          A volte sì. Ma...

-          Ma?

-          Penso di poter vivere senza. Mi ero abituato troppo all’alchimia. Ma ora basta, voglio una vita normale. E, stanne certa, ho tutto ciò di cui ho bisogno. Al è tornato normale, la guerra è finita e io sto bene. E poi...

Cominciò, arrossendo violentemente. Gli occhi della ragazza si posarono su quelli dell’ex alchimista, che tremolarono leggermente.

-          ... ora ho te.

Winry sorrise, senza rispondere, ma afferrò un braccio di Edward e si strinse ad esso, mentre il ragazzo le baciava i biondi capelli. Winry tornò a guardare il cielo, e i prati, e le campagne. Era tutto così come se lo ricordava.

Alla fine, non era cambiato niente.

Erano sempre loro due.

E non c’era assolutamente niente, di difficile.

 

Ecco qui, anche questo (lungo?) capitolo è terminato. Non so se sono riuscita a definire bene il giusto carattere dei personaggi in questo capitolo, ma lo spero molto. Sarete voi a decidere!

Onyria per il capitolo precedente, devo dirti che ho pensato molte volte al motivo per il quale sia stato Al a pagare il prezzo più alto. Da una parte, non lo trovo giusto, ma dall’altra, come avrai letto nel capitolo, penso che Edward abbia una forza di volontà più forte rispetto a quella del fratellino e quindi penso che sia più capace a mandare avanti questa eterna lotta. Detto questo, ti ringrazio per i tuoi commenti, sempre utilissimi!

Kagome123 grazie per aver letto e  recensito la mia storia! Sono felice che ti piaccia. Anche la tua su Inuyasha è davvero bellissima!

 

Al prossimo capitolo, baci.

Ele_divina.

 

   
 
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