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Autore: Dean Lucas    04/10/2010    5 recensioni
Ian riabbraccia Isabeau ma scopre il prezzo del perdono di Ponthieu: i ragazzi si vedono costretti a ritornare con Isabeau nel presente in cerca dell'unico manufatto che può convincere Guillaume. Nel passato, una donna mette alla luce una bambina, senza sapere che avrebbe scritto alcune delle pagine più importanti della storia di Francia. Il suo destino si intreccerà con quello di Ian, Daniel, Isabeau e Ty, tra guerre e assedi, sconfitte e vittorie e soprattutto un nuovo amore più forte di ogni cosa. E quando tutto sembrerà ormai perduto, e la vita della misteriosa ragazza e il segreto stesso di Hyperversum saranno in grave pericolo, una donna dovrà prendere la decisione forse più importante nella storia dell'umanità. Chi c'è dietro Hyperversum? I ragazzi forse l'hanno sempre saputo, ma quando arrriverà finalmente il momento di conoscere la risposta, questa li sorprenderà più ancora delle loro incredibili avventure.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Daniel sospirò e ripassò ancora una volta mentalmente tutta la lista delle cose da fare, quelle che doveva aver già fatto e quelle che aveva lasciato a Jodie.

 Sì, era davvero tutto a posto. Calmati dannazione, andrà tutto bene, hai tenuto conto di tutte le variabili. Questa è solo una prova per verificare che almeno il Mod funziona. Rivedrai finalmente Ian e lo farai felice dicendogli che hai trovato una possibile soluzione per lui e Isabeau. Coraggio, andiamo!

Caricò l’ultima partita salvata, scegliendo tra le molte copie di backup quella in cui aveva istallato Celebrity Skin e controllò come al solito che il personaggio non giocante di Jean Marc de Ponthieu fosse incluso nello scenario.

Una seconda verifica si rese necessaria dopo che aveva istallato e configurato il Mod: tutto ok, anche Isabeau de Montmayeur era presente in qualità di Companion. Indossò i guanti e il visore in dotazione con Hyperversum e ordinò al pc di caricare il gioco.

Sullo schermo piatto e sul visore a LED apparve la consueta clessidra che scandiva il tempo di pre-caricamento e quindi la scritta:

HYPERVERSUM

Configuring game

Please wait…

 

Scorrevano intanto alcune immagini salvaschermo raffiguranti battaglie epiche del passato, rese in un realismo disarmante e paesaggi mozzafiato di epoche lontane, fintanto che la clessidra scomparve.

Subito dopo, apparve la scritta Game ready  e scandendo il comando vocale Start, Daniel diede finalmente inizio alle sequenza animata che preannunciava l’inizio di una nuova avventura.

L’intero pianeta apparve sul visore, splendente nelle sue sfumature più vivide, come in una foto via satellite, mentre ruotava pigramente su se stesso.

Le cifre del contatore della data scorrevano impazzite come in una slot machine, finché si arrestarono tutte insieme sulla scritta:

 

1217 d.C.

 

All’improvviso, gli sembrò di precipitare dallo spazio sempre più velocemente, presto le macchie blu-verdastre e i vortici lattescenti delle nubi che avvolgevano la Terra iniziarono ad avvicinarsi ad una velocità insostenibile, come se il giocatore stesse precipitando in picchiata.

Poi la caduta sembrò rallentare e Daniel, attraverso il visore, riuscì a distinguere i contorni sempre più definiti dei continenti, poi l’Europa e poi ancora i territori francesi, sempre più vicini.

“Start Game!”

Saltò l’introduzione vocale, desideroso di vedere da vicino la nuova compagna virtuale che doveva impersonare Isabeau e all’improvviso fu dentro il gioco, riparato in una fitta boscaglia che lui sapeva essere poco distante dal castello di Chatel-Argent.

Si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno e sbirciò verso la radura alla sua destra sobbalzando quando invece si accorse che non era solo.

Bellissima, con i biondi e lunghissimi capelli che catturavano ogni filo di luce che baluginava dagli alberi, apparentemente annoiata e un po’ troppo strizzata e sensuale negli abiti di una contessa del XIII secolo, a pochi passi da lui si trovava proprio Isabeau.

Non appena lei si accorse che Daniel la stava osservando, si avvicinò:

“Buon giorno Daniel. Lascia che mi presenti: sono la contessa Isabeau de Montmayeur, posso fare qualcosa per te?

La fissò a bocca aperta, il rendering e la modellazione 3D erano perfetti, più di qualsiasi altro personaggio virtuale ricreato dal gioco. Celebrity Skin era incredibile.

 “Preferisci esplorare subito il paesaggio qui intorno?” proseguiva intanto lei, “Gradisci che ti parli un po’ di questo posto e delle quest di maggiore interesse oppure ti piacerebbe appartarti un po’ con me in questo bosco?”

Fece una breve pausa densa di significato che fece deglutire Daniel e poi riprese con soave naturalezza: “ti devo ricordare che non hai ancora raggiunto nella partita in corso il punteggio minimo che sblocca la terza opzione. Per disabilitare il tutorial mode ora attivo, devi solo pronunciare il relativo comando vocale.”

La voce e le sembianze erano tanto simili all’Isabeau originale che Daniel credette che questa volta Hyperversum avesse pescato i suoi dati non dalle infinite librerie del gioco ma direttamente dalla realtà.

Daniel si concesse di ammirarla ancora per qualche istante, prima di rispondere che per il momento avrebbe preferito esplorare da solo il bosco e di aspettarlo lì ben nascosta ad occhi indiscreti.

“Tornerò presto con una sorpresa per te, vedrai!”

“Le sorprese mi piacciono! E ti ricordo che i doni graditi sbloccano immediatamente nuove opzioni di dialogo e forniscono bonus di punteggio. Se desideri posso subito elencarti tutti i doni che gradisco ricevere.”

“Ok, ok Isabeau. Vediamo però di non spaventare troppo questi medievali con i tuoi discorsi, eh. Tutorial mode off.”

L’Isabeau virtuale imbronciò leggermente le labbra, incrociò le braccia sul petto, e si riparò dietro ad un albero come le era stato detto.

 Sistemata con sollievo la faccenda Isabeau, altri problemi e altre angosce si presentarono subito a Daniel: Michel, il secondogenito di Ian sarebbe nato oggi, ma a che ora? E quando sarebbe apparso Ian per rispondere all’appuntamento stabilito tanto tempo fa?  Si sarebbe ricordato? E se qualche impedimento gli avesse reso impossibile presentarsi?

L’erba del sottobosco era ancora la sterile filigrana di pixel ricreata da Hyperversum, gli alberi e gli sprazzi di luce, che filtravano a stento dalle fronde dei rami, erano riproduzioni foto-realistiche delle realtà, ma i sensi gli assicuravano ancora che quel mondo era solo digitale.

Ad un tratto, mentre si era già allontanato di qualche centinaio di passi dalla Isabeau virtuale, un fruscio più evidente degli altri e poi un rumore metallico lo fece sobbalzare.

 Qualcuno si avvicinava verso di lui, ricoperto dall’usbergo lucente e con l’elmo calato sul viso. Daniel si vide subito in trappola e lo spavento di quella apparizione improvvisa non gli fece notare né la statura dell’uomo né il simbolo che portava indosso.

Tutto accadde in pochi istanti: un momentaneo capogiro fece turbinare tutt’intorno per un attimo i riflessi di luce che filtravano dagli alberi e dall’armatura del cavaliere, le percezioni dei sensi furono stravolte all’improvviso e avvertì acutamente l’inconfondibile senso di nausea che lo accompagnava tutte le volte che Hyperversum compiva il suo prodigio.

  E solo allora, proprio quando il cavaliere alzava minaccioso la spada di punta verso il suo petto, capì cosa stava succedendo.

Ian era lì. Si tolse l’elmo ed entrambi scoppiarono a ridere.

“Ma cosa diavolo hai fatto ai capelli?” Fu la prima cosa che riuscì a dirgli dopo tanti mesi, sorprendendosi di vedere la lunga chioma corvina del cavaliere ridotta ad un taglio corto che ricordava fin troppo i tempi moderni.

“Ricordi? Il mio atto di contrizione...“ Ian si sforzava di sorridere nel modo più naturale possibile e Daniel squadrandolo e poi fissando il simbolo del falco d’argento, poté intuire molte cose, ma non tutte.

“Ti ha perdonato! Lui ti ha perdonato, non è così? Oh Dio, grazie, grazie! E come è successo, cosa hai fatto? E’ stata Isabeau? Cosa gli hai detto per convincerlo?”

“Non è così semplice come sembra, alla fine ha preteso che...“, non fece in tempo a continuare che Daniel lo tempestò di nuove domande: “E Isabeau sta bene? E tuo figlio, anzi i tuoi due figli, adesso? Oggi è nato Michel, come sta? Assomiglia a te o a Isabeau? Sono così felice per te, se sapessi cosa ho passato anch’io, quanto mi sono tormentato sapendoti qui in quelle condizioni... ma accidenti, ti sei messo questa dannata armatura solo per non farti abbracciare, eh?”

“Veramente volevo giocarti uno scherzetto e spaventarti, ma ormai sei troppo smaliziato, vedo. Quando ti ho visto apparire all’improvviso mi sono spaventato più io, se vuoi saperlo!“

I due amici scoppiarono di nuovo a ridere e parlarono per molto tempo solo di cose piacevoli, raccontandosi di come stavano i loro cari e i loro amici di qua e di là, nei due mondi tra cui viaggiavano. 

Ogni cosa è andata al suo posto, si ripeteva incredulo Daniel, non potevo sperare di meglio. Nemmeno mi servirà tentare quell’esperimento con l’Isabeau virtuale che mi sono portato dietro... Ah se Ian potesse vederla! Chissà come la prenderebbe!?  

Finalmente sia io che lui potremo vivere quei giorni felici e spensierati che ci meritiamo dopo aver passato tutto quello che abbiamo passato! E come sono felice per Ian, non appena lo saprà Jodie…

“Ehi, Monsieur le compte“ lo apostrofò scherzando Daniel mentre gli allungava una pacca sulla spalla, “adesso che io e te siamo felicemente sistemati con le rispettive consorti, non sarebbe ora di una bella cenetta a quattro in qualche bel locale tranquillo di Phoenix, che ne dici? “

Ian lo guardò serio e uno strano scintillio attraversò il suo sguardo. “Dai, non dirmi che incontrare di nuovo quel piccolo mostro di Skip ti spaventa a tal punto da rifiutare l’invito!“

Ian abbozzò un sorriso, quel tanto per far credere all’amico che stava allo scherzo. Non voleva rovinare quel momento di pace e di serenità con le preoccupazioni che gli offuscavano tutto il tempo la mente.

“…avresti dovuto vedere la faccia di Jodie…”, Daniel intanto continuava a raccontare episodi divertenti della sua vita nel presente, “quando ha trovato le sue adorate pantofole di Hello Kitty ridotte a brandelli, già.. chissà cosa avrebbe detto Isabeau sui mostri del nostro tempo!“

“Proprio di questo ti dovrò parlare, Daniel…”

L’amico non riuscì a decifrare lo strano sguardo che gli ricambiò Ian pronunciando quelle parole, ma non vi badò in quel momento spensierato, dove ogni cosa sembrava andata al suo posto.

“Hai per caso una sorpresa per me? Bè forse ne ho anch’io una per te. Seguimi!”

 

 

 

***

 

 

 

“Ehi, ma non mi dici niente, allora? Di quale diabolica sorpresa parlavi prima, Daniel?”

“Tranquillo, rilassati cavaliere e goditi l’attesa!”

Arrivarono al punto in cui Daniel aveva lasciato l’Isabeau virtuale, girarono per qualche passo intorno, senza riuscire tuttavia a scorgere nessuno.

“Doveva trovarsi qui, dove accidenti è finita?”

Ian iniziò a preoccuparsi. “Non sarà qualcosa che riguarda Hyperversum, vero Daniel? Non avrai fatto qualche sciocchezza per salvarmi o robe del genere?”

“No, no figurati.... lasciami solo controllare una cosa. Help!”

Apparve immediatamente una mela rossa fosforescente che fluttuava pigramente a mezz’aria: il menu 3D del gioco.

Entrambi tirarono un sospiro di sollievo. “Eh, funziona ancora... sai, meglio accertarsene spesso visto com’è andata le ultime volte!”

Ian si concesse un sorriso tirato.

Velocemente aprì il menu addizionale associato al Mod e digitò il comando che ordinava al compagno virtuale di materializzarsi immediatamente davanti al giocatore principale, ovunque si trovasse. Utilizzò la user alfanumerica invece del nome proprio di Isabeau per non allarmare l’amico.

Nessun compagno si presentò davanti a loro.

Daniel sorrise.

Ci aveva sperato, ammetteva tra sé, ma non aveva mai avuto la certezza di farcela. Era tuttavia esattamente quello che si aspettava, nel momento in cui Ian fosse comparso e il gioco virtuale si fosse trasformato nel reale Medioevo.

Aprì questa volta il menù standard del gioco, richiamando i player attivi della partita. Sotto la mela, brillarono per pochi secondi i caratteri che componevano i nomi di Daniel, Ian e per la prima volta... Isabeau. Mentre un sorriso di soddisfazione gli si allargava sul volto, controllò per scrupolo anche l’elenco dei compagni virtuali attivi: nessuno. Chiuse immediatamente il menù prima che Ian sbirciasse qualcosa.

Metà del piano aveva funzionato, restava solo da verificarne il resto. Ma ormai era inutile, non sarebbe più stato necessario, ora che Ponthieu aveva concesso il suo perdono all’amico. Era tuttavia più che mai convinto che la sua idea avrebbe comunque funzionato il giorno che avessero voluto metterla in pratica.

“Bè, amico, devo confessarti che la mia sorpresa a quanto pare se l’è data a gambe. Forse sarà per un’altra occasione...”

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

I festeggiamenti proseguivano senza sosta da due giorni, Etienne de Sancerre, spalleggiato dai due Henry, aveva convinto Ian che la nascita del suo secondogenito unitamente  al suo ritorno alla vita sociale di corte, meritassero almeno una settimana di celebrazioni e ovviamente un degno torneo, aveva tenuto ad aggiungere Sancerre.

Erano finalmente giorni allegri e spensierati, come nemmeno Ian ne aveva più il ricordo, ma dopo aver rimandato quel momento a lungo per non turbare la felicità almeno dei suoi amici, sentiva di non poter più rinviare ciò che doveva confessare a Daniel.

Approfittò della scusa che doveva recarsi dalla moglie, che da pochi giorni dato alla luce Michel, per separarsi da suoi compagni d'armi e salì insieme a Daniel nelle stanze di Isabeau.

Salendo le scale,  sentiva  già  la voce divertita di sua moglie e le risa cristalline di Donna, tornata a Chatel-Argent per assistere l’amica qualche settimana prima che partorisse.

Dal giorno in cui era tornato a Chatel Argent, aveva evitato il più possibile di discutere con la moglie del viaggio nel suo mondo come la ragazza vi si riferiva. Isabeau era in attesa del loro secondogenito e non voleva angosciarla per nessuna ragione al mondo con altre preoccupazioni. Così le aveva assicurato che Daniel avrebbe trovato una soluzione, sebbene era sicuro che non ve fosse alcuna.

Vedendolo comparire alla porta con la sguardo cupo, le due dame interruppero i loro spensierati discorsi sui difetti più divertenti dei rispettivi mariti.

“Ti preoccupa qualcosa Jean?“ chiese subito sua moglie ancora allegra, chiamandolo col suo nome francese con cui era conosciuto nel medioevo, “hai uno sguardo così serio, forse Etienne ti ha costretto a promettergli che avresti partecipato anche tu al torneo e sei venuto a implorarmi di non negarti questo deplorevole divertimento?”

Donna rise con la mano sulla bocca per non darlo troppo a vedere e la stessa Isabeau trattenne a stento un sorriso: avevano appena deciso che sulle questioni davvero importanti i loro sposi da quel momento avrebbero sempre dovuto chiedere il loro permesso.

Era stata Donna a convincerla, adducendo come prova che lei già pretendeva niente di meno dal suo focoso e imprudente marito, il conte cadetto Etienne de Sancerre.

 Ed era persino pronta a giurare che anche Madame Jodie si comportava allo stesso modo con Monsieur Daniel: nel mio mondo comandano le donne in famiglia!, la istigava l’americana e Isabeau tutte le volte non poteva trattenersi dal ridere.

“Fosse davvero il torneo! Ma no, non voglio farti preoccupare mai più, te l'ho giurato, no? Piuttosto dobbiamo dire a Daniel e Donna una certa cosa... “,  la fanciulla intuì il resto e annuì seria.

“Ehi, così mi spaventate voi due!“ cercò di metterla sul ridere Daniel, “se è un gioco, almeno fatemi indovinare vi prego... si tratta di un altro bambino?“

Ian e Isabeau rimasero in silenzioso diniego.

 “Allora... oh cielo!“ lo interruppe più preoccupata Donna, “Dovete confessarmi qualcosa che riguarda Etienne, cosa ha combinato stavolta, si tratta di lui, vero?”

Ian non sopportava più di tenere dentro quel peso e non trovò che poche fredde parole per raccontare a tutti quello che aveva promesso a Ponthieu.

“Porto Isabeau da noi...  è il patto che ho dovuto stringere con Guillaume in cambio del suo perdono“. Silenzio.

Donna lo guardò senza intendere, ciò che voleva farle capire Ian era ancora al di fuori dalla sua portata.

 “Non capisco, da noi… dove, esattamente?” sentì chiedere dalla voce di Daniel, mentre lo vedeva già sbiancare, intuendo il peggio.

Ian non sapeva come ripeterlo senza spaventarli a morte.

 “La devo portare nel nostro mondo, Daniel. Guillaume l'ha posto come condizione al suo perdono ed io… “  continuò pur accorgendosi del muto stupore di entrambi.

 “...Io, vorrei tanto che non esistessero più ombre o segreti tra tutti noi, sento che è stato quanto di più sbagliato al mondo vivere così e so che a causa di questo ho rischiato di perdere tutto… perfino Isabeau”, lei gli strinse con forza la mano nella sua.

 “E’ il solo modo affinché Guillaume mi possa degnare della stessa fiducia e dell’affetto di prima. Io so di doverglielo, Daniel, non guardarmi così... “Ian esitò un attimo prima di continuare, perché ciò che stava per dire lo ripugnava.

“Ma so anche che è impossibile. Che Hyperversum non lo permetterà. So allora che dovrò mentire, ingannare, raggirare chi mi ha concesso tutto questo, ordire nuovi espedienti e sotterfugi…” Isabeau lo guardò sconvolta, sorpresa lei stessa da quelle parole, scuotendo il capo in segno di diniego e incredulità.

“Amore, io non so come portarti nel mio mondo!” scoppiò infine Ian.

“Dovremmo mentire ancora?” domandò con una voce così sottile che lei stessa poteva udire a stento, “e Marc e Michel? Cosa sarà dei nostri figli?”  

“Li rapiremo, mi inventerò qualcosa! E poi fuggiremo in Inghilterra con una nave prima che Guillaume ci scopra, andremo nel feudo di Martewall. Lui ci ospiterà.”

Ian ascoltava le sue parole come se non fosse davvero lui a pronunciale, senza smettere di chiedersi quanto, del ragazzo che studiava storia all’università, fosse rimasto in lui dopo gli orrori che aveva vissuto nel Medioevo.

 “Isabeau, mio tesoro, so che non sarò più degno del titolo che mi ha concesso Guillaume, so che non sarò più nemmeno degno del tuo amore… espierò ogni secondo della mia vita il torto che sono costretto a fargli, ma ti prego, ti scongiuro, perdonami! Io non posso vivere senza di te! Non posso vivere senza di te e i nostri figli!”

Isabeau scrutò il marito ancora qualche istante in silenzio, col petto che sussultava visibilmente in ampi e affannosi respiri.

Moi non plus, je peux vivre sans toi” riuscì infine a sillabare flebilmente la ragazza, mentre si aggrappava più forte che poteva al petto di Ian. Daniel e Donna osservavano la scena attoniti, in un mutismo irreale.

Finché una voce frantumò quel silenzio.

“Voi due, sciagurati, non farete nulla di tutto questo.”

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutti si voltarono, sorpresi, verso la voce che aveva parlato.

A Ian bastò osservare per un istante quegli occhi colmi di rimprovero, per rendersi conto di quanto le sue disperate parole di prima l’avessero deluso.

Daniel ricambiò il suo sguardo con decisione e continuò altrettanto aspramente:

“Chi credi di essere diventato Signor Conte? Credi davvero di poter recitare la parte del Falco d’argento ovunque? Credi davvero di essere l’astuto signore che orchestra stratagemmi sul campo di battaglia, a corte o in famiglia con la stessa disinvoltura? Parli di rapire quei due bambini e scappare con tua moglie come fosse la cosa più naturale del mondo…”

“Sono i miei figli, Daniel! Cosa ne puoi sapere tu? Cosa puoi saperne di cosa è giusto o non è giusto fare qui, in questo mondo? Tu non sai proprio niente!”

“Cosa ne posso sapere io? Lascia che ti spieghi una cosa allora!” si arrabbiò Daniel, “Non sono più il ragazzino che dovevi solo proteggere e difendere dalla sua ingenuità e stupidità!” Ian era stato sempre l’amico e l’esempio a cui ispirarsi e lo faceva infuriare sentirlo parlare così.

“E poi è così che vuoi continuare a vivere? Tra inganni e astuzie, tra imbrogli e segreti? Scappando e guardandoti le spalle per tutta la vita?”

Daniel attese che le sue dure parole andassero a segno, quindi riprese: “Io… Io non saprò mai ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto per me, per Jodie e per Martin! Credi forse che nel presente non mi manchi l’amico che consideravo il mio fratello maggiore? E tu, stupido conte, se proprio vuoi saperlo… sei il migliore finto fratello maggiore che potessi mai avere…”

Ian distolse lo sguardo dall’amico, disarmato dalla sincerità delle sue parole e senza sapere cosa aggiungere.

“Cosa credi? Ho passato questi mesi a cercare di scoprire come permetterti di vivere felice con Isabeau e i tuoi figli! Pensavo che l’unico posto dove avreste potuto vivere insieme sarebbe stato da noi, nel presente… e prima di partire ho scoperto come fare.”

Ian gli ricambiò una occhiata incredula.

            “Sì, possiamo portare Isabeau con noi per permetterle di vedere il nostro mondo” gli confermò ancora l’amico.

“Dici sul serio? E come diavolo hai fatto? Credevo fosse impossibile!”

“I dettagli a dopo, per ora abbi fiducia in me, se ne hai ancora nel tuo vecchio amico…”

“Daniel… non ti sei mai arreso all’idea che restassi qui… ti ho accusato di questo come fosse una colpa in passato e adesso non so nemmeno come ringraziarti e chiederti scusa. Ma forse faccio ancora in tempo a dirti che anche tu sei l’amico migliore che un uomo possa sperare di avere al suo fianco… in qualunque epoca si trovi.”

Daniel si avvicinò per allungargli una pacca sulla spalla. “Ok, ora basta con queste smancerie” sorrise “ma sono contento che la pensiamo ancora allo stesso modo.”

Ian tuttavia restò serio. “Daniel c‘è un’altra questione che dobbiamo discutere adesso, Guillaume mi ha chiesto un’altra cosa, ancora più impossibile…”

Il ragazzo riprese fiato e raccontò a Daniel e Donna cosa aveva preteso il conte.

“Humm… qualcosa che possa provare che quel che gli hai raccontato non è una menzogna, qualcosa che possa testimoniare che il nostro mondo esiste…” considerò ad alta voce Daniel, “mi stai dicendo che dovremmo trovare nel presente un oggetto che significhi qualcosa anche per Guillaume e portarlo indietro nel XIII secolo?”

“Purtroppo è quello che lui ha preteso.”

“Bene, credo non ci sia alcun problema.” Asserì il ragazzo sogghignando con aria soddisfatta.

Tutti lo guardarono sconvolti. “Daniel non ti devo certo ricordare che tutte le volte che abbiamo viaggiato con Hyperversum, non ci ha concesso di portare nulla con noi, né i vestiti, né le armi, niente.”

“Perché ognuno di quegli oggetti non apparteneva all’epoca in cui ci spostavamo! Hyperversum, per quanto possa apparire inverosimile, non lascia mai nulla al caso. Considera scrupolosamente ogni dettaglio, dalla lingua all’abbigliamento… nella sua logica ineccepibile non consente a nessun oggetto del nostro mondo di essere trasportato nel medioevo e viceversa…” Daniel fece una breve pausa, quindi riprese con un ghigno sulle labbra.

“Ma se ben ricordo ce n’è proprio uno, a te e a Ponthieu molto caro, che appartiene ad entrambe le epoche e forse in questo caso il gioco acconsentirebbe a trasportarlo con noi… e si dà il caso che sappia anche dove si trovi. Non resta che provare.”

 

  
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