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Autore: Dira_    11/10/2010    23 recensioni
“Mi chiamo Lily Luna Potter, ho quindici anni e credo nel Fato.
Intendiamoci: niente roba tipo scrutare il cielo. Io credo piuttosto che ciascuno di noi sia nato più di una volta e che prima o poi si trovi di fronte a scelte più vecchie di lui.”
Tom Dursley, la cui anima è quella di Voldemort, è scomparso. Al Potter lo cerca ancora. All’ombra del riesumato Torneo Tremaghi si dipanano i piani della Thule, società occulta, che già una volta ha tentato di impadronirsi dei Doni della Morte.
“Se aveste una seconda possibilità… voi cosa fareste?”
[Seguito di Doppelgaenger]
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Eccomi qua, un po’ prima della scorsa settimana, ma ho sempre saltato sabato. Perdono. T_T
@lu_pin: grazie mille! Eheheeh, sì, Tom ha una bella cotta per lei. Grazie per i complimenti a Dudley, bisogna dargli un po' di fiducia! E io invece gli americani li adoro, ma si sa che non sono esattamente personcine umili. XD Teddy e James si vedranno prossimamente, promesso! E grazie ancora!

@nicky_iron: niente di che, succede di padellare un esame! Ho già corretto gli errori di cui mi hai fatto presente, grazie mille. Riguardo, ma qualcosa mi sfugge sempre!Penso che i Doni della morte, se hanno un minimo di cervello, la gente non va a dirlo in giro... voglio dire, per quanti morti hanno fatto ed erano considerati solo una LEGGENDA... Grazie comunque per la recensione!
@ElseW: ciao! Ahaahah, non sei l'unica a non fidarti del governo americano. Per me sia quello magico che quello babbano sono poco affidabili. XD Ahaaha, ma io ti adoro! Percy Jackson ancora non l'ho visto, ma ho visto le locandine e sì... quello è Al. XD Mi fa troppo piacere che tu abbia pensato a lui. :P In questo capitolo si andrà un po' avanti con la storia di Lily ;)
@MissBlackSpots: ebbene sì, il governo americano rompe le palle nella realtà, vuoi che non lo facessi rompere anche in quello magico? XD Grazie grazie!
@Trixina: purtroppo, e di questo mi scuso, non riesco più ad essere così precisa negli aggiornamenti. La maledetta università.. Beh, Draco è figlio di Lucius, e se un mangiamorte conclamato era così influente, vuoi che il figlio non abbia preso da lui? XD Non preoccuparti, capisco bene i problemi di pc! ;)
@Tyumas: Ciao! Spero che leggerai il commento! ^^ Grazie mille per i complmenti, specie perchè mi dici che non apprezzi lo slash... quindi che dirti, sono onorata e lusingata! :D
@lovermusic: Ahahah, grazie! Troppo onorata! Beh, sì, Hermione non regge Draco, non è un mistero, ma in fondo ormai non può più prenderlo a pugni (anche se secondo me le piacerebbe) La tazza? Probabilmente Robin, Dudley avrebbe finito per essere il tipo che si taglia un dito provandoci.
@Simomart: Mi dispiaaace... lo so, è una rottura, ma praticamente vivo in università (ora sto scrivendo dal netbook per esempio) e quindi ho grosse difficoltà a mantenere il ritmo di un capitolo a settimana. -_- Ci provo però! Beh, per il pezzo del processo DOVEVO metterlo, e poi alla fine io studio relationi internazionali... di diritto me ne occupo per forza di cose pure io! XD Ed Hermione... eeeh, Herm chi non la ama? E poi Harry non può esser capace a far tutto. Specialmente roba burocratica. XD James non mancherà, anche se sarà un po' ridotto. ;) E grazie per la fiducia, spero sarà ben riposta!
@silver92: Rose e Sy avranno il loro spazio promesso. Qui un cameo, ma si fa quel che si può!
@Agathe: Ahaaha, ma Tom ti sta proprio antipatico! XD Beh, è fantastico però... vedere che la storia ti piace comunque! Grazie! La scena dello smistamento e della conseguente confidenza a Draco un giorno la girerò, è una promessa. ;)
@Andriw9214: Sì, i processi li adoro anche io! E poi Hermione come non  metterla wonderwoman, già lo era da ragazza! Per ora sul governo americano non posso dirti niente, ma sicuramente sarà meno pericoloso della Thule, promesso! Guarda il ravvicinamento tra quelle famiglie lo credo improbabile, ma sicuramente miglioreranno un po' i loro rapporti. E poi, grazie per aver notato un po' la maturazione di Tom. Volevo che si vedesse.
@Hale_y: Wow, che recensione! XD Essì, un capitolo Tom-centrico, considerando il processo, era dovuto! ;D Tom e Dudley secondo me si somigliano, in fondo. XD E' proprio un Dursley, per quanto poco sembri. Tom comincerà un po' ad aprirsi... non tantissimo, ma la pianterà di avere spesso un cactus su per il sedere. XD La cotta per Herm poi è decisamente intellettuale. Andiamo, potrebbe essere sua madre! XD Draco forse tornerà, forse no... vediamo come vanno le cose. X) Per quanto riguarda Lily... beh, per ora non posso anticiparti niente su quello. Sorry! E poi stavolta dai, ho aggiornato prima!
@altovoltaggio:.. cacchio, che recensione meravigliosa! Beh, sai, sono piuttosto rapida a scrivere... il problema maggiore è trovare le ore che mi servono per farlo, almeno una decina a settimana, e sicuramente in questo periodo ne ho molte poche! Questo capitolo sarà Lily-centric, e mi piacerebbe sapere davvero cosa ne pensi, perchè qui si disvelerà parecchio. Guarda, per quanto riguarda la serie, penso ti darò retta. Sto scrivendo una one-shot per una sfida, una Wolfstar, che non c'entra niente con il continuum della storia... prossimamente penso mi metterò ad organizzare la serie. XD Aahaha, Albus è un principino azzurro, lo so, ma con gli estranei è un bello stronzetto sorridente e distaccato. XD E per quanto riguarda la scena della 'cicatrice'... guarda, io non ne ho addosso, ma so quanto le persone a volte possano soffrire per una cosa del genere, sentendosi inadeguati... il fatto che tu non abbia trovato quella scena forzata, e che l'abbia sentita almeno un po' 'tua' mi fa un immenso piacere e mi commuove. Grazie. E il tom-Dudley moment... beh, ci voleva, secondo me. ;) Il campione di Hogwarts? Dai che lo sai! XD E... grazie per l'enorme e meravigliosa recensione!
 
 
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Capitolo X




 
It just takes some time, little girl
You're in the middle of the ride,
everything will be just fine, everything will be alright.
(The Middle, Jimmy eat world)


 
 
 
1 Settembre 2023
Devonshire, Casa Potter.
Mattina.
 
Lily non era il genere di ragazza che amava alzarsi presto.
Si stava chiedendo un gigantesco e vago ‘perché?’ quando si sedette a tavola per la colazione, con il pigiama, ma con già i capelli perfetti e un applicazione di crema giornaliera sul viso.
Comunque…
Era il primo giorno di scuola e voleva solo tornare a dormire, nonostante le dolci promesse di un Torneo, di un amico di penna che non tentava di farsela e il ritorno di Tom.
Al accanto a lei masticava placido un panino al prosciutto, bevendo accuratamente caffè ad ogni sorsata; era di ottimo umore e c’era un motivo.
Gli era arrivata la spilla di Capocasa qualche giorno prima. Mentre l’anno prima si era lagnato per giorni delle responsabilità a cui non si sentiva pronto, stavolta aveva accolto la notizia con un sorriso.
Non si era dato grande importanza, comunque. Lily sospettava che fosse per evitare che lo zio Percy venisse a fargli visita una seconda volta.
Cinque ore di discorso… ad un certo punto credo che Al abbia semplicemente staccato il cervello. Aveva un’aria così vacua…
James, ad ogni buon conto, aveva la testa che ciondolava sulla tazza dei cereali.
“Perché devo alzarmi presto anche io?” Deplorò, premurandosi di farlo a gran voce. “I corsi mi iniziano alle dieci!”
“Perché devi accompagnare i tuoi fratelli con la macchina…” Ripeté per la quinta volta sua madre, paziente come solo una donna circondata da uomini dalla nascita poteva essere. “Tuo padre stamattina si è alzato alle cinque per andare al lavoro, non mi lamenterei se fossi in te.”
“Quando sarò capo-ufficio io, mi alzerò tutti i giorni a mezzogiorno!” Brontolò ispido, passandosi una mano sulla nuca quasi a scacciare la stanchezza.

“Non credo potrai. Avrai molte responsabilità. Sai cosa sono?” Lo apostrofò Al nettandosi le labbra con un tovagliolo. “Quelle cose che ti rendono adulto.”
“Crepa, Albie.”

Lily, mentre i fratelli salivano a prepararsi spintonandosi sulla scale, finì il suo the fissando il riflesso del sole sulle tendine della cucina.
Stava per cominciare un nuovo anno.
 
Quando furono finalmente in auto con bagagli e gufi, Lily vide sua madre con la coda dell’occhio controllarli, con quello sguardo particolare che aveva quando voleva fare una ramanzina ma non trovava nessun appiglio.
Lanciò uno sguardo di avvertimento ad Al, che capì al volo e squadernò un sorriso di puro miele. “Mamma… siamo in ritardo, temo. Stasera ti scriviamo non appena arrivati.”
“Uhm…” Disse, squadrandoli. James era ripiegato sul cruscotto, mentre tentava sia di sintonizzare la radio su una stazione babbana, sia di nascondersi. “Mi raccomando, non fate cavolate. Per la storia del Torneo e tutto il resto.”
Noi?” Al inarcò le sopracciglia, in una magistrale imitazione di un cinquenne ferito. “Andiamo, pensi che ci metteremo nei guai in una competizione potenzialmente mortale? Non siamo Jamie.”

“Perché siete un secchione fifone e una ragazza.” Fu la risposta che giunse dall’abitacolo.
“Non ho detto questo, intendo in generale. Tu signorina, attenta ai ragazzi e tu…” Guardò Al, e Lily seppe che voleva dire qualcosa a proposito di Thomas. “… comportati bene.” Si risolse. “Sei un Caposcuola adesso.”
“Ricevuto!” Al le baciò la guancia, tattico, e sgattaiolò conseguentemente nei sedili posteriori. “Metti in moto, forse quest’anno ci risparmiamo la predica.” Sussurrò subito dopo, frettoloso.
“Veloce Jam!” Lo supportò.

“Siete due bambini davvero cattivi…” Ghignò il maggiore, mettendo in moto e schiacciando il congegno di invisibilità.
Poco dopo stavano volando sopra i cieli del Devonshire con la netta sensazione che a Ginny Weasley non fosse piaciuta la loro fuga.
Alla radio suonava una di quelle canzoni che non avrebbe sfigurato in un telefilm babbano sui ragazzi in età da liceo.
Lily la ascoltò distratta, pensando che in uno di quei telefilm, lei sarebbe stata la cheerleader.
Però con il cervello.
“Poi mi devi spiegare questa storia della ragazza Jam… Mi sento francamente urtata. Sei un sessista.”
Non sono un sessualista! Osservo solo che a differenza dell’universo maschile, avete un più alto spirito di conservazione.”
“Pensa a Dom.”

“E comunque è sessista. Almeno ascolta la gente quando usa parola nuove.” Osservò Al.
“… Oh, chiudete quel becco! Dovevate finire entrambi a serpeverde!”
Lily si abbandonò sul sedile, sorridendo ad Al che ricambiò, dandole il cinque.

 
 
****
 
Londra, Stazione di King’s Cross.
Mattina.
 
Albus lanciò un’occhiata alla banchina, mentre Rose cercava di congedarsi, quasi a forza, dal padre venuto per accompagnarli e per scandagliare con lo sguardo la banchina alla ricerca di biondini del Wiltshire.
Come al solito Lo Scemo è in ritardo… Come fa ad essere in ritardo anche quest’anno? È assurdo!
Tom aveva passato le ultime tre settimana con gli occhi incollati alle pagine di svariati compendi di magia, senza rivolgergli praticamente la parola, se non qualche grugnito poco impegnativo e frasi non più lunghe di ‘ciao, siediti e non disturbare’.
Supponeva che gli tenesse un po’ il muso anche per la sua nomina a Caposcuola: ci aveva provato a mostrarsi contento, gliene doveva rendere atto, ma tutto era finito in un grugnito poco impegnativo.
Così impari a farti le vacanze in Germania invece di terminare l’anno scolastico…
Comunque, da quando era stato scagionato si era tuffato nel compito di imparare a memoria tutto il programma che gli mancava. Probabilmente ormai lo sapeva recitare in rima baciata.
Insomma come ogni estate preferisce i libri a me…
Sospirò, affidando le proprie valige alle robuste braccia dell’inamovibile Ron Weasley.
“Grazie zio…”
Rose gli si avvicinò, con i capelli increspati dal nervosismo. Si era mangiata una buona parte delle unghie della mano destra.
“Merlino, mi farà impazzire…” Sibilò. “Ti rendi conto che se potesse mi metterebbe un auror alle calcagna?”  
“Tuo padre sa di te e Malfoy, secondo me.”
Rose fece saettare lo sguardo tra le persone con l’aria di un cervo inseguito da una muta di cani. “Ma no, che dici…”
“Scusa, al di là di tutto, che ci sarebbe di male se sapesse…?”
Zitto!” Gli mise una mano sulle labbra. “Puoi resistere per cinque minuti e aspettare che se ne vada? Poi potrai farmi tutte le ramanzine che riterrai opportune, razza di Capocasa!”

Al alzò gli occhi al cielo. Per quanto lo riguardava, non credeva così empia l’unione di sua cugina con Malfoy. In fondo, a conoscerlo, era un tipo simpatico. Avevano passato gran parte dell’anno prima assieme, e si era dimostrato un amico fedele e un fidanzato adorabile.
… a volte vorrei che Tom gli somigliasse. Tranne la parte dei soprannomi. No, quella no.
Lesse paura negli occhi di sua cugina e non gli restò che promettergli che non avrebbe parlato: del resto, chi era lui per darle consigli in materia di coming-out, quando tutt’ora i suoi genitori erano convinti che fosse casto e timido?
E non gay e con un’attività sessuale che mi manca.
Erano cambiate un bel po’ di cose dall’anno prima.
Essì…
Rose si legò i capelli in una coda sommaria visto che continuavano a finirle in faccia, aumentando esponenzialmente il suo nervosismo. “Credimi, vorrei dire a tutti che Scorpius è il mio ragazzo… Mi converrebbe pure, viste le mire di certe stronze. Ma non è così semplice.”
“State assieme da quasi un anno… Che dice lui?” Sussurrò, lanciando uno sguardo tattico allo zio, che stava scherzando con il figlio minore, sporto dal finestrino. “Intendo dire, che dice…”
“Scorpius è d’accordo con me.” Tagliò corto. “Adesso salutiamo e saliamo. Ne ho abbastanza di tutto questo fumo.”
“Io resto qui.”
Rose lo squadrò, poi fece uno sbuffo poco contento. “Per Thomas?”
“Devo aspettarlo, è un rito ormai…” Le comunicò tranquillo, ignorando la smorfia malcelata dell’altra.

L’incontro tra Tom e sua cugina, avvenuto due settimane prima, era stato freddo e dal sapore quasi ufficiale. Probabilmente si erano sorrisi e parlati per circa due minuti solo per fargli piacere. Poi Tom era scappato a chiacchierare con Hermione e Rose lo aveva trascinato fuori per congratularsi della sua nomina.
Non potrei pretendere di più, temo…
Rose mantenne lo sguardo pieno di biasimo per circa qualche secondo, prima di scrollare le spalle. “Vedi di non perdere il treno per colpa sua.” Si limitò a concludere, prima di raggiungere il padre per il tanto agognato commiato.
Al si sedette su una delle panchine e si preparò ad aspettare.
Quello proprio non era cambiato.
 
 
****
 
 
“Mamma, ho preso tutto.”
“Sei sicuro? Il k-way che ti ha regalato tua nonna l’anno scorso?”
“Quello color fango di palude? No.
“Oh, Thomas! Mi fai sempre ripetere le stesse cose!”
Tom fece una smorfia, cercando di contenere l’irritazione che si sentiva strabordare da ogni parte. Era certo che si vedesse, da come suo padre cercava di trattenere un ghignetto dietro i baffi.

Robin Castellario in Dudley faceva parte della nutrita schiera delle madri apprensive. Di quelle che, anche di fronte all’intera platea di King’s Cross gli avrebbe persino chiesto se aveva indosso la canottiera.
Saranno i suoi geni italiani?
Certo, la capiva, gli era appena tornato tra le mani dopo un lungo pellegrinaggio in terre germaniche…
… ma sarei un mago potenzialmente pericoloso, scagionato solo per bravura del proprio difensore, sospettato e con una resistenza fuori dalla norma.
Non ho bisogno di un k-way.  
“Robbie, lascialo stare. Lo farai arrivare in ritardo.” Si mise in mezzo suo padre. Gli lanciò un’occhiata che sperò sembrasse grata, perché lo era.  
Stavano migliorando nella comunicazione non-verbale; Tom era certo che un giorno non troppo lontano sarebbero riusciti persino ad avere una conversazione definibile come lunga e pacifica.
Si sentì poi stritolare dalle braccia di robusta costituzione australiana della madre. Ricambiò, un po’ goffamente perché il dislivello di altezza si faceva sentire. “Tornerò per Natale…” Tentò.
“A Natale! Già, una vera follia! I tuoi fratelli tornano molto prima, mi sembra assurdo che tu abbia così poche vacanze!”
“Mamma, è la politica della scuola.” Lanciò un’occhiata all’orologio da polso e vide che si stavano avvicinando le nove.

Per fortuna.
Quel genere di commiati lo infastidivano a morte. Imbarazzavano, avrebbe tradotto Al.
“Devo andare adesso, davvero.”
“Fa’ attenzione, mandami una lettera quando arrivi. E mangia.” Riassunse velocemente la donna, prima di stampargli un bacio umido sulla guancia, costringendolo di nuovo a piegarsi.
Suo padre si limitò ad una stretta di mano ed un borbottio. “Fatti sentire. Soprattutto con Alicia.”
“Sì…” Sua sorella aveva cominciato a perdonarlo. Il giorno prima si era impadronita in blocco di metà della sua discografia: poteva essere considerato un gesto di distensione.  

“Ciao papà.”
“Ciao.” Replicò sbrigativo, passandogli il suo baule. La gabbia con Kafka occupò l’altro braccio.

Li lasciò in mezzo al corridoio sopraelevato, a guardarlo andare via. Si sentì inspiegabilmente in colpa a vederli lì in mezzo, a fissare la sua schiena che se ne andava. Si voltò per un ultimo cenno con la mano, prima di ricordarsi che aveva una dignità e marciare via.
Mi sto proprio rammollendo… O mi sto trasformando in un essere umano funzionale.
Chissà quale dei due.
Si diresse verso il suo binario ignorando gli sguardi perplessi della gente alla vista di un corvo in gabbia e un baule ante-litteram.
Non riusciva ancora a credere di essere lì, per il suo Settimo anno per giunta: Harry aveva intercesso affinché sostenesse una prova di valutazione a metà settembre. Se l’avesse passata, sarebbe stato regolarmente iscritto all’ultimo anno.
Tom cominciò a sentirsi il cuore in gola non appena avvistò la barriera del binario nove.
Mancavano dieci minuti alla partenza dell’espresso, era perfettamente in orario e non era quello il punto.
Il punto era che si sentiva troppo fortunato per meritarselo davvero.
Strinse tra le dita il carrello, quasi che, sentendone la consistenza, potesse sentire che era reale.
Lo era.
Oltrepassò la barriera ad occhi chiusi, prendendo un grosso respiro, un automatismo che ripeteva da sette anni.
Quando li riaprì c’erano gufi, genitori che salutavano, carrelli, bauli volanti e il calore penetrante del fumo della locomotiva. Vide con la coda dell’occhio Lily salire sul lucido treno nero, mentre Hugo la chiamava a gran voce.
Era il Mondo Magico. 
Ed Albus, naturalmente, era lì. Seduto su una panchina, aveva una scarpa slacciata che probabilmente l’avrebbe fatto inciampare al prossimo passo; sorrideva e lo stava aspettando.
“Ehi, sei in ritardo.”
Tom sorrise; era il mondo magico. Era il suo mondo.
 
 
****
 
Sull’Espresso per Hogwarts.
Mattina.

 
Le highlands scorrevano brunite e ondulate di fronte agli occupanti dello scompartimento numero…
Beh… Non ci ho fatto attenzione.
Lily appoggiò la guancia al finestrino freddo, lanciando un’occhiata ai suddetti occupanti.
Era un viaggio lungo, e ognuno stava ammazzando il tempo come poteva: Rose e Albus erano immersi in una conversazione sul Torneo Tremaghi, mentre Hugo aveva invitato il minore dei Finnigan per una partita a sparaschiocco; ad intervalli regolari la cabina veniva riempita da sbuffi di fumo.
Thomas, dirimpettaio a lei, aveva le cuffie alle orecchie e stava leggendo Pozioni Avanzate. O forse fingeva di farlo per estraniarsi dal mondo reale.
Il che, conoscendolo, era piuttosto probabile.
Gli tirò un calcetto a cui rispose con un’occhiataccia.
“Che ascolti?”
“Musica babbana.”
“Non prendermi per una purosangue sprovveduta, dai! Magari il gruppo lo conosco!”
“Echo& the Bunnymen.”
“… Come non detto.” Gli rivolse un sorriso di radiosa inconsapevolezza, e riuscì a strappargli un inarcamento leggero delle labbra. “Come sta tua sorella?”
Tom sospirò, arrendendosi all’inevitabilità di contatto umano in uno spazio ristretto come un vagone del treno. “Ancora piuttosto arrabbiata con me.”
“Però ti ha salutato, sì?”
“Salutato la ritengo una parola grossa…” Lanciò un’occhiata ad Al. Lily trovava fosse piuttosto tenero, e leggermente morboso in ugual misura, che lo controllasse a ritmo di cinque minuti con lo sguardo.

Ma era come funzionava la cosa tra suo fratello e Tom, e sinceramente non aveva voglia di ficcare il naso più di quanto non fosse consentito da una sorella minore.
E poi sono felici solo quando sono assieme. Quindi è okay, suppongo.
“Vedrai che le passa…” Lanciò un’occhiata nel corridoio, dove a ritmi alterni sfrecciavano studenti con la bocca piena di snack o ragazze in perlustrazione. “Al, non dovresti stare nella carrozza dei prefetti? Cioè, non dovreste starci tutti? Meno me, Hugo e…”
“Fergus…” Mugugnò l’amico-Finnegan-di-Hugo. “Mi chiamo Fergus.”
“Ah, scusa.”

A me i fratelli Finnigan sembrano tutti uguali!  
Era una ragazza fondamentalmente malvagia, ne era consapevole.
Rose scrollò le spalle. “La riunione c’è tra mezz’ora.” E si vedeva lontano un miglio che non vedeva l’ora di scattare in direzione fondo-treno per incontrare il suo ragazzo. Scorpius si era fatto vedere per un breve saluto, prima di essere trascinato via da Zabini e Nott.
Era stava una scena strana: Malfoy era entrato nella cabina con uno dei suoi sorrisi da fotomodello, poi nella visuale di tutti erano entrati anche Nott e Zabini, quest’ultimo rigido come un manichino. I suoi occhi prima si erano posati su Tom, e poi avevano cercato quelli di Albus.
Lily aveva capito subito che nessuno l’aveva avvertito del ritorno di Tom.
Più che altro non l’ha fatto Al.
 
“… Ah. Allora sei tornato, è vero.”  
Albus era sembrato tremendamente a disagio. “Oddio, Mike, io… mi sono dimenticato di…”
“Dirmelo.” Aveva terminato per lui. “Ma l’ho saputo comunque, non preoccuparti.”
“Michel…” Aveva detto Tom in tono neutro. “Loki. Malfoy.” Aveva snocciolato poi, con invidiabile e surreale calma, considerando che era piombato il gelo.

“Ehilà.” Aveva detto Scorpius, con un sorriso leggero. “È bello rivederti Dursley. Ti vedo bene.”
“Ti ringrazio.” Aveva risposto, terminando lo scambio di cortesie.

“Volete sedervi…?” Aveva proposto Al. Sembrava la colpa fatta persona, e per un attimo era sembrato di nuovo l’undicenne timido che scrutava i suoi compagni serpeverde in cerca di amicizia e approvazione.
“Non credo ci sia spazio per tre persone.” Aveva detto Zabini, grondando gelo. “Ci vediamo dopo, in caso.”
“Mike…” Aveva tentato Al, ma il ragazzo era uscito, seguito immediatamente da Loki.

“Ma veramente c’era.” Aveva obbiettato Rose, irritata. “Che brutto carattere.”
Scorpius si era grattato una guancia. “Gli girano un po’, fiorellino. Vedrai che con qualcosa dal carrello sarà più conciliante. Stamattina non ha fatto colazione. Vado con loro… Ci vediamo al vagone dei prefetti tra un po’.”  

 
“Io non sono più un prefetto.” La riscosse la voce di Tom.
“… Come?”
Oddio, gaffe. Tremenda, orribile gaffe. Ops.  
“Non sono più un prefetto.” Ripetè. “Avendo perso più di un semestre scolastico temo di non essere più annoverabile come studente meritevole.”
“Sì, ma il Preside ti ha detto che potrai ridiventarlo dopo la valutazione…” Intervenne Al. “No?”
“Non mi interessa più.” Spiazzò tutti, voltando una pagina del compendio con suprema indifferenza. “In ogni caso, non sono mai stato particolarmente portato a guidare gli studenti più piccoli.”

Lily notò lo scambio di sguardi tra Rose e Al. Il fratello alla fine scosse la testa, e questo chiuse la conversazione muta.
“Io vado a farmi un giro.” Annunciò Rose dopo un po’, alzandosi in piedi e raccogliendo da terra le cartacce che Hugo aveva disseminato ovunque dopo il passaggio del carrello dei dolci. “Hugo, stavolta te le butto io, ma…”
“Sì, sì… Sto giocando, sorella!”
Rose alzò gli occhi al cielo, e la guardò. “Vieni anche tu Lils?”
“Volentieri!” 

Quando si chiusero la porta della cabina alle spalle, Rose si permise un sospiro. “Non ne potevo più. C’era tanta di quella tensione che si poteva tagliare con un recido…”
“Beh, non è come se le cose possano tornare subito perfette, no?” Osservò, e sbuffò all’aria sorpresa di Rose. Seriamente, sapeva di essere considerata da quasi tutto il consesso umano solo una frivola quindicenne…

Ma c’è bisogno di un po’ più di fiducia nel mondo. Ed in me.
“E comunque non è che ti serva un accompagnatrice per dissimulare il fatto che vai a cercare Scorpius…” Soggiunse con un ghigno, godendosi l’esplosione di imbarazzo sul viso della cugina.
“Non sto… volevo… bagno.” Balbettò. “Oh, per la barba di Merlino…”
“Mi spieghi perché ti fai tanti problemi all’idea che la gente sappia che vuoi stare sola con il tuo ragazzo? Seriamente, a volte sembra che tu viva con zio Ron alle spalle.”
“Non immagini quanto sia vero a volte…” Borbottò Rose di rimando. “Beh, allora…”
“Ci becchiamo in giro.” Convenne. “Ciao ciao.”
Rose sparì in un batter d’occhio. Lily fece il punto della situazione: non aveva voglia di tornare subito in cabina. Hugo non l’avrebbe degnata di uno sguardo, preso dal demone del gioco e Al e Thomas probabilmente avevano approfittato dell’assenza delle ragazze per chiudersi nella loro bolla speciale.

Amiche. Andiamo a vedere che fanno le ragazze…
 
Dieci minuti dopo si trovò immersa in un nugolo di caramelle, riviste e bibite gassate, tra quelle che poteva definire come sue migliori amiche, nonché, praticamente, le uniche.
È dura la strada per essere la più favolosa strega dell’Inghilterra…
C’era Abigail Finnigan, sorella di Fergus (sapeva di averlo visto da qualche parte), con cui aveva stretto un ottimo rapporto al primo anno a causa della stessa sciagura di essere la femmina piccola della famiglia, e poi Jane Stretton e Aimee Davies, due corvonero che aveva eletto a sue eroine quando avevano preso a calci in tandem il minore degli Whitby, quando le aveva detto che lei e i suoi fratelli erano dei raccomandati.
Andavano d’accordo perché a nessuna delle quattro interessava mai le stesse cose, a parte i pettegolezzi. E soprattutto erano le uniche a ricordarsi, talvolta, che non era solo una Potter.
Forse una come Rose avrebbero detto che un’amicizia così superficiale era meglio perderla che trovarla…
Ma ho bisogno di chiacchiere femminili attorno a me per vivere…
“Allora, Lils, devi dirci tutto di quel figo di Dursley!” Esordì Abigail, masticando sognante un GommaBollente. “Gus mi ha detto che l’ha visto salire, e non è stato l’unico! È davvero sul treno?”
“Pensavate che arrivasse volando?” Chiese fingendo incredulità. Le altre risero, ma Aimee fu la più lesta a ribattere.
“Davvero, senza scherzi. C’è o non c’è?”
“Sì, beh… c’è.”  
“Allora è vero che era stato rapito!” Sgranò gli occhi Aimee, mentre le altre due trattenevano il fiato. “Dai suoi veri genitori, che erano purosangue e tedeschi!”
“Com’è affascinante… Beh, lo è sempre stato in realtà.” Riflettè pensierosa Jane. “Peccato che sia un misogino. Tu cosa sai?”
“Del fatto che è misogino? Beh…”
Non misogino. Neanche tanto gay, non nel senso vero del termine. Forse è Albusessuale.  
“No, dai, non cambiare argomento come al solito, intendevamo del rapimento!” La bloccò Abigail. “Qualcosa ti avrà raccontato!”
“… Tom?” Calcò l’accento sul nome. “Scusate, ma mi sembra universalmente noto che sia scontroso come uno schiopodo.”
“Beh, okay, non è questo gran chiacchierone, lo sanno tutti…” Le venne incontro Jane, divertita. “Ma tuo fratello è o no il suo migliore amico?”
“Non è che ne sappia più di voi…” Mise le mani avanti, seguendo la linea ufficiale della famiglia: dalle espressioni delle compagne capì che non sarebbe bastato. Sospirò. “So solo che non c’è stata nessuna fuga rocambolesca o roba simile. Era stato smaterializzato con una passaporta rotta, aveva tipo perso la strada di casa… Andiamo, li avete letti i giornali, no?”

Le altre nascosero male la delusione, ma si apprestarono a cambiare subito argomento, annoiate dalla sua reticenza. Lily non se la prese: al posto loro avrebbe fatto lo stesso.
Poi Jane le toccò un braccio, chinandosi al suo orecchio, mentre Aimee era presa dal titanico compito di tirare giù il baule per mostrare loro le foto della sua vacanza in Turchia con la famiglia.
“Lils, ti devo parlare un secondo… Usciamo?” Chiese, con tono di grande cospirazione. Sembrava nervosa. La guardò negli occhi: lo era.
Quando uscirono, l’amica si chiuse velocemente la porta alle spalle, appoggiandovisi. Non sembrava intenzionata a parlare. Lily sospirò, un po’ spazientita perché doveva anche andare in bagno, tra le varie.
“Si tratta di Aimee…” Disse alla fine, piena di esitazione: sembrava infatti in preda ad un notevole conflitto interiore. “Quest’estate siamo state in Turchia con i Carmichel… Te li ricordi, sì?”
“Il figlio non era all’ultimo anno di Corvonero l’anno scorso? Quel tizio con le spalle toniche e lisci e fluenti capelli d’ebano?”

“Earl? Sì… è proprio meraviglioso, vero?” Sorrise attorcigliandosi una ciocca attorno al dito. “Sai che io e lui…”
“La Grande Storia D’Amore.” Recitò con sentimento, facendo ridacchiare l’altra. “Certo, lo so… Avete fatto una vacanza assieme, sarà stato fantastico!”

“Sì, … ma credo che lui e Aimee…”
“No!”

Non che me l’aspettassi. Si sono lanciati occhiate roventi tutto l’anno scorso…  
Ma non lo disse perché non poteva dirlo. Era una cosa triste, ma il settanta per cento di cose che notava non potevano essere riferite. Non ci teneva a scatenare sommosse per altarini scoperti.
Non più di tanto. Non se mettono in mezzo la sottoscritta, ecco…
“È solo un’impressione, lo so… magari mi sbaglio, magari non è così…” La guardò con grandi occhi supplici. “Tu sei brava a capire le persone Lils, sei un vero asso. Non è che potresti…?”
“Scoprire se Aimee e Earl hanno combinato qualcosa alle tue spalle? No.” Le uscì prima che potesse mediare. Era stupido, perché Jane non si meritava certo una risposta così sgarbata, non con quell’aria tormentata perlomeno.

Ma aveva appena toccato un nervo scoperto e sapeva di averlo fatto. Non le era riuscito ad essere carina.
“Andiamo!” La spronò afferrandole un polso. “Lils, tu sei una legimante eccezionale!”
“Non sono una legimante.” La corresse, cercando di essere gentile. Le tolse delicatamente le dita dal polso. “Non so neanche come si fa, un incantesimo legimens. È roba del Settimo … Sono troppo pigra per avvantaggiarmi sul programma.”

“Però sai farlo!” Esclamò infastidita. “Sai capire cosa nasconde la gente e… Insomma.” Riprese a tormentarsi la ciocca di capelli, ma con più rabbia. Era arrabbiata con lei. “Sei mia amica e…”
“… e lo è anche Aimee.” La bloccò. “Se hai paura che sia successo qualcosa tra di loro quest’estate, perché non lo chiedi a lei?”
“Non tutte sono come te, Lily!” Sbottò alla fine, stizzita, liberandosi dalla sua presa. “Lascia perdere, scusa tanto se te l’ho chiesto!” Non riuscì a ribattere che l’altra tornò subito dentro.

Lily notò le occhiate perplesse delle altre due amiche al di là del vetro e decise di sillabare ‘bagno’.
Scappò veramente ma con la ferma intenzione di arrivare fino alla locomotiva.
Si sentiva pizzicare l’angolo degli occhi, non valeva la pena mettersi a frignare come un’undicenne perché Jane aveva deciso di fare la stronza.
Jane naturalmente non era una stronza. Era solo una ragazza con un tarlo angosciante in testa, e Lily sapeva bene quanto le idee potessero essere pericolose, una volta radicate nella testa di una persona.

Come sapeva che era stata una stupida a dire a Jane, in una serata di particolari confidenze, cos’era capace di fare.
Jane era una buona amica e non aveva mai detto a nessuno che più che capire le persone, lei le leggeva.
Non c’era dietro nessun incantesimo complicato e neanche una particolare forza magica.
Era come essere un metamorfomago: era avere una caratteristica.
Se fosse stata una babbana, l’avrebbero chiamata telepate.
Se fossi stata babbana probabilmente su di me ci avrebbero anche fatto un telefilm…
Sospirò, appoggiandosi con la schiena ad un finestrino, sorridendo ad un gruppo di ragazzi piuttosto carini del Sesto. Quello le venne automatico, come era automatico per lei non considerarsi diversa dagli altri.
E sul serio, non lo era granché. I telepati nel Mondo Magico non erano rari; venivano chiamati legimanti naturali, o per usare un’abbreviazione medica, LeNa.
In famiglia la cosa era stata accolta con tranquillità, un po’ come il fatto che quando Jamie da piccolo faceva i capricci saltava una volta sì e una no l’impianto elettrico di casa.
Del resto papà e mamma hanno conosciuto licantropi, metamorfomaghi, animagus e Veela.
Senza contare tutti i maghi straordinari della loro adolescenza…
Io in confronto non sono un granché.
Non ricordava di aver mai avuto problemi; per quanto la riguardava solo in un periodo della sua infanzia, molto nebuloso, ricordava di aver sentito i pensieri dei suoi genitori e dei suoi fratelli.
Come tenere sempre la radio accesa, senza spegnerla mai, perché dentro la sua testa non ci sono pulsanti.
A cinque anni sua madre l’aveva accompagnata al San Mungo, e un medimago con la barba bianca come Babbo Natale le aveva messo un orecchino e regalato un lecca lecca. Il lecca lecca perché era stata brava a non piangere, l’orecchino, sulla cartilagine dell’orecchio destro, per bloccare, come gli aveva spiegato bonario, la ricezione del suo cervello radio.
Tutto lì.
Se i babbani ci farebbero sopra un telefilm, nel Mondo Magico ti risolvono il problema…
Da allora non ricordava di aver sentito il singolo pensiero di nessuno.  In ogni caso poteva ancora capire la gente. Sentiva le loro emozioni, gliele leggeva sul viso, nel modo di sedersi e persino nel modo di mangiare.  
Non con tutti, certo. Se una persona era chiusa come un’ostrica, le riusciva difficile capirla. Tom, per esempio, era un autentico rebus. Lo era stato anche l’anno prima, anche se aveva capito che fosse angosciato.
Ma lì non ci voleva certo un dono…
Non era per quello che voleva essere speciale.
Voglio essere speciale perché sono favolosa.
Rose uscì da uno degli scompartimenti, coi capelli leggermente arruffati e un sorriso distante.
“Ehi, Lily…  Che ci fai qua fuori?”
“Appostamento. Vedo se passano ragazzi carini e notano la mia fulgida bellezza. Una specie di vetrina, se capisci cosa intendo.”
Rose rise, avvicinandolesi. “A volte penso che tu e Malfoy abbiate lo stesso ego ipertrofico.”
“Oh, no. La sua è autoironia, il mio è un semplice dato di fatto.” Sorrise. “Comunque hai il reggiseno al contrario.”
Rose abbassò rapidamente lo sguardo orripilata, prima di rendersi conto che era vestita e quindi l’altra non poteva saperlo. Le tirò una botta sulla spalla. “Lily, maledizione! Sei perversa! Sei persino peggio di James!”
“Mi diverto con poco, lo ammetto…” Scrollò le spalle. “Lo sapete che se vi becca un prefetto siete espulsi ancor prima di mettere piede al castello?”
Vide negli occhi della cugina il profondo dilemma interiore fra regole e passione adolescenziale. Poi, con sua sorpresa, si strinse nelle spalle. “Oh, beh. Siamo noi i prefetti.”

“Ben detto! Sono fiera di te, Rosie.”
“Oh, sta’ zitta, piaga… Che ci fai qui? Veramente? Non eri andata dalla tue amiche?” La scrutò con cipiglio pensieroso. “Va tutto bene?”

Diventerà un’ottima mamma. Se non altro, l’istinto da chioccia è tutto lì.
La prese sottobraccio. “Sì, ma i ragazzi sono più importanti delle amiche.”
“Hai una scaletta delle priorità agghiacciante.”
“Senti chi parla, Miss-Mi-Imbosco-Infrangendo-Le-Regole.”

“Non mi sono tolta la camicetta, e comunque…”
“… so quando menti?”
“Oh, miseriaccia. Ti riporto dagli altri. Maledetta ragazzina perversa …”
Lily rise.

 
 
****
 
 
Mare del Nord, Norvegia.
Istituto di Durmstrang.
 
Il mare del Nord faceva paura.
Chiunque dicesse il contrario era un idiota.
Sören guardava il mare gonfiarsi ed abbattersi con violenza sulla fiancata della nave, pronta a salpare alle volte di Hogwarts. Avrebbero fatto parte dell’equipaggio una dozzina di ragazzi, la rosa dei candidati a concorrere al Torneo Tremaghi. Lui sarebbe stato tra di loro, come Sören Luzhin, studente all’ultimo anno.
Si spostò lasciando passare una fila compatta di elfi domestici carichi di bauli. Un paio di ragazzi, infagottati nelle pellicce li seguivano dappresso: lanciò loro un’occhiata. La ricambiarono, ma distolsero subito lo sguardo.
L’influenza di suo zio arrivava fin lì: l’aveva infiltrato alla perfezione. Il preside era stato comprato con un ingente somma di denaro, e gli studenti erano stati tenuti all’oscuro, salvo il manipolo di papabili campioni.
Ma gli studenti migliori qui vengono considerati un elite. Una casta chiusa. Obbediscono, non si fanno domande.
È tutto ciò che mi serve.
Si guardò attorno: il castello era un fortino di alabastro nero, dalle guglie appuntite sembrava un gigantesco falco pronto a spiccare il volo. Per sette anni quella era stata la sua casa.
In un certo senso lo è stata…
Praticamente era stato come vivere nel castello degli Hohenheim. Anche lì veniva guardato con timore e diffidenza. Gli stessi professori, conoscendo o intuendo chi si nascondesse dietro il cognome che suo zio gli aveva fatto adottare, lo avevano sempre trattato come un figlio d’arte.
Nipote d’arte…
Lanciò uno sguardo al piccolo elfo che cercava, senza molto successo, di caricarsi sulle spalle il suo baule.
Era stato incantato per contenere molto più che la sua effettiva capienza, ed era evidente che la creatura non sarebbe mai riuscita da sola a issarlo sulla passerella della nave.
Sentì qualcuno alle sue spalle arrivare di corsa, un rumore secco di stivali di cuoio.
Sentì il suo corpo tendersi, e ogni senso accendersi in allerta. Contrasse e decontrasse un pugno.
Non c’è nulla di cui debba preoccuparmi adesso. Non sono tra amici, ma perlomeno, nessuno qui sarebbe disposto ad arrecarmi danno.
Gli si affiancò un ragazzo che indossava l’uniforme dell’istituto e aveva buttato sulle spalle un mantello di folta pelliccia di castoro. Un perfetto figlio del Nord.
“Levati dai piedi, sudicio inetto!” Sbottò quello, tirando un calcio all’elfo, che crollò a terra in un lamento. Si voltò poi verso di lui, con un sorriso deferente. Aveva il volto scavato da cicatrici di vaiolo di drago e una barbetta appuntita: non aveva un aspetto propriamente gradevole.
“Sono Poliakoff, Herr No…”
Lo afferrò immediatamente per la gola prima che potesse finire. Era una cosa buona avere sempre la guardia alzata.

Quando si incontrano certi incauti imbecilli…
“Pronuncia ancora quel cognome e sarò costretto a buttarti in mare…” Sibilò lentamente, in modo che capisse. “… Ti chiami Kirill, se non mi sbaglio.”  
Il ragazzo annuì, con un lampo di paura negli occhi. Quando lo lasciò andare tirò un respiro secco e gli tese la mano. “Sarò il suo tramite… Il preside mi ha informato di tutto. Divideremo la cuccetta durante il viaggio e…”
“Spero per te che non russi. Detesto i rumori mentre riposo.” Lo interruppe. Poi fece un cenno con la testa. “Il mio baule?”
Il ragazzo assunse un’aria stolida, quasi indignata. Dall’anello d’oro che aveva al dito mignolo era probabile fosse un nobile. “… il suo baule?” Chiese infatti, come se fosse un’incomprensibile barzelletta.

Sören inarcò un sopracciglio. “Il mio baule. È stato incantato con un adduco maxima², l’elfo non riesce a portarlo. Ci pensi tu?”
Quello fece una smorfia, ma annuì. “… Certo, Herr Luzhin.”
“Chiamami semplicemente Sören.” Si passò una mano sulla manica dell’uniforme. Era strano indossarla di nuovo. Era strano tutto quello, semplicemente. Ma non era questo che importava. “D’ora in poi saremo compagni di scuola…”
 
 
 
****
 
 
Note:
A voi l’ardua sentenza. Questo capitolo mette in piazza Lily. Spero piaccia.
1. Qui la canzone.
2.Chiamato in italiano anche incantesimo di estensione irriconoscibile. Permette di ampliare lo spazio all’interno di un oggetto, come una borsa o un baule, o di una stanza.
  
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