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Autore: F a i r    17/10/2010    1 recensioni
E se la storia che conosciamo, non sia la vera storia? Se ci fossero avvenimenti di cui ignoriamo l'esistenza o se alcune azioni avessero altri moventi?
La storia di Naminé e Roxas forse non è proprio come ce l'hanno raccontata. O forse sono io che ho sempre voluto che fosse così.
"Alzò il capo e disse al suo migliore amico: «Stalle accanto e prenditi cura di lei, d'accordo?»
La sua era quasi una supplica. Dai suoi occhi traspariva una preoccupazione che non sarebbe dovuta esistere in un Nessuno.
Axel rimase sorpreso dal tanto affetto che Roxas aveva per Naminé.
«Sta' tranquillo» promise. «Lo farò»."

PS: Alcune scene che troverete esistono davvero in KHII, mentre altre sono completamente inventate. Enjoy (:
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel, Naminè, Roxas, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts, Kingdom Hearts II
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Chapter IV: Conoscenza vecchia o nuova?
Il nostro Roxas aveva intrapreso un lungo viaggio alla scoperta di se stesso. Incontrare Sora era il suo obiettivo principale e, per quanto sapesse di poterlo trovare a Crepuscopoli, la solitudine lo portò a rimuginare sui ricordi che aveva della sua vita.
Qual era stato il suo compito nell’Organizzazione?
Raccogliere cuori ricordava la voce di Axel, forse un po’ troppo meccanica.
Xemnas voleva raccogliere cuori e creare un nuovo Kingdom Hearts per avere un nuovo cuore… Qualcosa dentro di lui continuava a ripetergli che c’era qualcosa di sbagliato nelle intenzioni di Xemnas, ma non riusciva a ricordare il perché.
Quel pensiero era così persistente da riuscire a togliergli il sonno e perciò decise infine che c’era qualcosa che doveva fare prima di ricongiungersi a Sora.
Perciò si diresse verso la piazza del Grattacielo che conduceva alla strada più breve per raggiungere il castello di Xemnas.
Continuava anche a chiedersi se Naminé e Axel stessero bene e se fossero riusciti a sparire da quel mondo senza troppo clamore.
Camminava lentamente ai piedi del grande Grattacielo con quei pensieri per la testa, quando la sua attenzione fu attratta da un rumore di passi.
Si fermò per ascoltare meglio e ne sentì altri.
Rimase immobile e sentì camminare ancora il suo inseguitore.
<«Chi è là?» chiese calmo.
«È strano che non ricordi il mio nome» rispose la voce di un ragazzo che non doveva avere più di sedici anni.
«Huh?» fece Roxas voltandosi verso dove proveniva la voce.
Il ragazzo uscì dalla penombra delle case che affollavano la strada. Era alto e magro, vestito con un soprabito nero che lo faceva sembrare un membro dell‘Organizzazione.
Non era possibile guardarlo in volto: portava un cappuccio nero sul capo.
«È così che pensi ai tuoi amici, eh?» chiese il ragazzo scoprendosi la testa. Rivelò dei capelli argentei e una carnagione chiara. I suoi occhi erano coperti da una benda nera.
«Chi sei?» chiese Roxas con voce pacata. Il suo sguardo tradiva una sensazione di disagio, nascosta da un’espressione fredda e non curante.
«Il nome Riku ti dice niente?» chiese il suo interlocutore.
Riku? si chiese Roxas. Dove aveva già sentito quel nome? Naminé non lo aveva nominato qualche settimana dopo il loro primo incontro? E quel volto non l‘aveva già visto nei suoi sogni che aveva disturbato il suo sonno quando era entrato da poco nell‘Organizzazione?
«Cosa vuoi da me?» chiese ancora senza scomporsi.
«Dovresti sapere che Sora ci sveglierà presto, no?» rispose Riku.
«Tu cosa ne sai? Non sono affari che ti riguardano» interruppe Roxas. Detto questo si voltò e fece il primo passo verso il lato opposto della strada.
«Hey!» chiamò Riku alzando la voce che forse conteneva una piccola nota di rabbia. «Tu devi venire con me, altrimenti Sora non si sveglierà!» proseguì.
«E se io ti dicessi che non ho intenzione di seguirti?» disse Roxas senza voltarsi in tono di sfida.
Riku gli lanciò contro il suo Keyblade rosso e nero che gli era comparso nella mano destra.
«Che cos’è? Una sfida?» chiese Roxas.
«Vedremo se avrai ancora la faccia tosta di rispondermi così quando ti avrò sconfitto!» esclamò Riku che cominciava ad innervosirsi.
Roxas rise fra sé. «Non sai con chi hai a che fare» disse sottovoce più a se stesso che all’avversario.
Si voltò verso Riku, mentre gli comparivano in mano il Portafortuna e il Lontano Ricordo, il primo nella sinistra e il secondo nella destra.
Riku lo guardò in modo strano, forse era sorpreso dal fatto che potesse impugnare due Keyblade. Per quanto ne sapeva lui, neanche Sora poteva.
Roxas si diresse verso Riku e diede inizio allo scontro.
Riku recuperò il suo Keyblade, non avendo intenzione di tirarsi indietro. Attese l‘intervento di Roxas, che non si fece attendere.
Infatti, Roxas alzò il Lontano Ricordo e lo scagliò contro la spalla sinistra di Riku, che alzò il Keyblade e parò il colpo saltando indietro.
Roxas lo seguì, attaccò ancora e ancora. Riku lo aveva sfidato, alla lontana aveva toccato dei tasti abbastanza delicati e Roxas non era riuscito a restare calmo. Il pensiero di dover far risvegliare Sora, lo opprimeva e in parte lo spaventava: quasi ci stava ripensando. Sarebbe significato che non avrebbe più rivisto Naminé, né Axel; mai più.
Com‘era brutto pensarci; immaginarsi separati per sempre. Per evitare che succedesse continuava a colpire, forse anche un po‘ alla cieca.
Forse Riku non si era aspettato tanta forza in lui, forse credeva ancora di trovarsi di fronte al piccolo Sora con cui era cresciuto e che non riusciva mai a batterlo.
Tutta l‘energia di Roxas cominciò a metterlo in difficoltà e all‘ultimo fendente dell‘avversario, saltò verso l‘enorme grattacielo che assisteva silenzioso al loro scontro, raggiungendone la cima.
Roxas si guardò intorno spaesato per qualche secondo. Osservò la piazza, i vicoli e poi il cielo. Si era annuvolato. Le grandi nubi scure rendeva il cielo plumbeo e minaccioso. Una goccia di pioggia gli bagnò la guancia e Roxas abbassò la testa di scatto. Si sistemò il cappuccio sul capo anche se si intravedevano delle ciocche bionde.
Tornò ad osservare la strada e vide apparire delle macchie nere.
Cosa diavolo sono? si chiese sorpreso.
Dalle macchie indefinite, emersero degli strani esseri. La loro forma ricordava quella umana: mani e piedi erano molto grandi, con dita munite di lunghe unghie affilate. Il viso non mostrava lineamenti e dal capo partivano delle lunghe appendici che parevano orecchie. Gli esseri erano completamente neri e gli occhi gialli spiccavano nella notte.
Erano molto alti, forse più di due metri.
Un ricordo gli balenò nella mente, come una fotografia. Si era già trovato in una situazione simile, durante una missione con Axel: la sua prima missione. Anche se quelli che ricordava erano un po‘ diversi. Erano più bassi, lenti e goffi. Ricordò con un po‘ d‘amarezza la voce amica di Axel che diceva: “Sono Heartless. Ne vedrai parecchi d‘ora in poi”.
Heartless… Ecco qual era il nome di quegli esseri.
I nuovi nemici erano molto più svelti, agli e potenti rispetto a quelli con cui aveva avuto a che fare.
Con uno scatto sincronizzato le creature saltarono tutte verso Roxas. Il ragazzo intervenne subito per difendersi: saltò verso i nemici brandendo i due Keyblade, eliminandoli uno dopo l‘altro.
Era molto migliorato dall‘ultima volta!
Per sua sfortuna, appena la prima schiera di nemici di dissolse nell‘aria con uno sbuffo nero, una seconda la sostituì.
Roxas si guardò intorno sorpreso e forse anche un po‘ spaventato. Si scagliò ancora contro gli Heartless, ma nulla di nuovo: più ne sconfiggeva, più ne apparivano.
In un attimo di tregua, alzò lo sguardo. Riku era ancora lì. Con l‘arrivo degli Heartless si era quasi dimenticato di lui. Impugnando bene i Keyblade, balzò verso il grattacielo e corse lungo la facciata del palazzo, eliminando ogni essere che si frapponeva fra lui e Riku.
Raggiunta un‘altezza sostanziosa vide Riku gettarsi dalla cima del palazzo senza la propria arma in mano. Non capendo bene quali fossero le sue intenzioni, Roxas lanciò il Lontano Ricordo contro l‘avversario, che lo afferrò.
Entrambi tornarono al suolo schiena a schiena e si scagliarono contro la marea di Heartless che li circondava. In due riuscirono ad eliminarli in poco tempo, poi si guardarono e balzarono indietro per allontanarsi l‘uno dall‘altro.
Anche se si erano aiutati contro gli Heartless tornarono a scontrarsi.
Data la velocità con cui Riku attaccava, Roxas cominciò solo a difendersi.
Meglio farlo stancare pensò il ragazzo. Lui si è riposato e ha studiato il mio stile di combattimento, mentre io non ho avuto tregua.
Infatti Riku sembrava rinvigorito dalla sosta sulla cima del grattacielo e non era affatto affaticato. Continuò a sferrare fendenti a destra e a manca, cercando un breccia nelle difese di Roxas. Il ragazzo era provato. Non riusciva a tenergli testa.
Respinse altri colpi, ma all‘ultimo il ginocchio cedette e Riku lo disarmò, spingendolo indietro. Il colpo procurò a Roxas un taglio sulla guancia che cominciò a sanguinare.
Il ragazzo fu spinto con la schiena a terra. Rimase immobile.
Riku brandì in aria il Lontano Ricordo e lo conficcò nella fuga della pavimentazione della piazza a pochi centimetri dal petto di Roxas.
Si voltò come se volesse andarsene.
Roxas si rialzò a fatica. Afferrò il Keyblade che aveva accatto e corse di nuovo verso Riku. Quello si voltò e fece apparire il suo Keyblade per respingere il colpo dell‘avversario.
Deviò il colpo, ma finì a sua volta schiena al suolo.
«Dov‘è Xion?» chiese d‘improvviso. Il suo tono era molto nervoso.
Roxas non capì, ma quel nome gli rieccheggiò nella mente in modo inusuale. Di cosa stava parlando? Esitò. E se si fosse pentito di aver eliminato Riku? Si rese conto di non essere pronto e che d’improvviso c‘erano ancora troppe cose che non sapeva.. Quell‘esitazione bastò a Riku per farsi circondare da una coltre scura.
Il ragazzo si sollevò da terra di qualche centimetro e la coltre informe si trasformò in una sfera nero-violacea che in un‘esplosione di oscurità rivelò un uomo alto dalla carnagione olivastra.
Fluttuava in modo sinistro e alle sue spalle un enorme Heartless, più grande di qualsiasi altro Roxas avesse mai visto, lo proteggeva. Sembrava la sua ombra.
Roxas osservò la scena impallidendo. Ora non sapeva più cosa fare.
Non ebbe tempo di riflettere: l‘Heartless lo afferrò immobilizzandolo e cominciò a stringere la presa.
Roxas tentò di opporsi con le forze che gli rimanevano, ma quello ebbe il sopravvento. Il ragazzo lasciò cadere i Keyblade che si dissolsero uno in una nuvola scura e l‘altro in un raggio di luce.
Gli mancava il respiro, gli si stava annebbiando la vista e la testa gli ciondolò sul collo.
Poi fu tutto nero.


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