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Autore: Dira_    18/10/2010    20 recensioni
“Mi chiamo Lily Luna Potter, ho quindici anni e credo nel Fato.
Intendiamoci: niente roba tipo scrutare il cielo. Io credo piuttosto che ciascuno di noi sia nato più di una volta e che prima o poi si trovi di fronte a scelte più vecchie di lui.”
Tom Dursley, la cui anima è quella di Voldemort, è scomparso. Al Potter lo cerca ancora. All’ombra del riesumato Torneo Tremaghi si dipanano i piani della Thule, società occulta, che già una volta ha tentato di impadronirsi dei Doni della Morte.
“Se aveste una seconda possibilità… voi cosa fareste?”
[Seguito di Doppelgaenger]
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Come al solito vi ringrazio per le splendide recensioni e vi bacio tutti/tutte forte. Per news o aggiornamenti andate a vedere il gruppo su Facebook. ;)
@Simomart: Grazie, mi fa piacere che Lily non ti sia risultata forzata! Essì, il fatto che sia una sorta di telepate, ti assicuro che servirà in futuro. ;) Sì, praticamente ha un orecchino che le inibisce i poteri, senza interferire però con la sua aura magica. E togliendoselo ... beh, non se l'è mai tolto, quindi neppure lei sa se tornerebbe a sentire i pensieri oppure la cosa è finita con la crescita, un po' come la magia accidentale. Vedremo ;P Faccio il possibile per la costanza, anche se penso che ormai il lunedì sarà il giorno di postaggio deputato. ^^
@Lu_pin: Beh, diciamo che l'ho inventato io, ma la telepatia da cui è stata ispirata no di certo! XD Dunque Soren è stato adottato da Hohenheim e di cognome in effetti, fa Hoheneim. Prince era il cognome di suo padre, che era fratello di Eileen Prince, la madre di Piton. L'ha ri-adottato perchè, molto semplicemente, è un cognome che non desta nessun sospetto, essendo quello di una famiglia purosangue estinta da almeno vent'anni. ;) Spero di essere stata chiara!
@Agathe: Tom è proprio una pigna nel sedere, lo so! XD Mi fa davvero piacere che, nonostante detesti il protagonista, apprezzi tutti gli altri e mi segui... è una soddisfazione, come ti ho già detto per mail! ^^
@ElseW: Mi fa piacere che tu abbia colto Lily... hai proprio ragione, è ossimorica! XD Ahahaah, anche io ormai lo vedo come Al, ed è terribile, visto che sta facendo film su film (nel prossimo farà Dartagna, con i capelli lunghi!) e Rose... beh, Rose è una ragazza, e Sy è pur sempre Sy! XD
@Nicky_Iron: Sei impagabile, meno male che mi scovi gli errori, a volte ce li ho proprio sotto gli occhi e non li noto! T_T Beh, Lily è figlia di Ginny, alla fine qualcosa avrà preso da lei, e molto meno dalla sua omonima (troppo gattamorta per me XD) Essì, la prospettiva sarà più femminile d'ora in poi! ;)
@MissBlackSpots:Grazie! Beh, sì, l'idea della LeNa è un po' ereditata dalla classica della telepate, ma penso che nel mondo magico siano più presenti e sopratutto vengano viste come una cosa naturale, no? ci sta tutto! XD E Soren... vedrai! ^^
@Idk: Scusami, ma è così complesso che non riesco a scriverlo tutto! XD E darò spiegazioni anche sul torneo... promesso!
@Lovermusic: ma no, perchè! Mi fa piacere risponderti invece! XD Tom è uno snob del cavolo, e purtroppo cerco di cambiarlo ma... sigh, non mi dà retta XD Soren e Lily qui li vedrai, promesso!
@Trixina:Grazie! Per come l'avevo sviluppata mi sembrava una conseguenza quasi naturale renderla un po' 'speciale'... mi ha fatto piacere che abbiate visto questa cosa non come una forzatura! Le amiche di Lily saranno un po' png ma credo le userò ancora! Natale sicuramente lo metterò, se mi entrerà, ma del resto, perchè no? XD Per l'aggiornamento, giuro, faccio il possibile! T_T
@altovoltaggio: allora siamo in due ad essere logorroiche! Seriamente, una recensione lunga è il miglior balsamo dopo una giornata frustrante. Per la questione della cicatrice… grazie, non sai quanto mi fa piacere sentirtelo dire. Per il Torneo non posso dirti proprio niente… ma diciamo che su UN punto ci hai azzeccato. Che poi è quello focale. :P Ed evviva che ti piace Lily!  Temevo molto anche il tuo giudizio, tu che sei una commentatrice così attenta e puntuale. Ed era proprio questo che volevo, dare una nuova visione alla cosa. Per gli errori grazie per la segnalazione! :D
@Red_93: Come promesso, ecco la risposta! Poteva forse mancare? Mi hai scritto una recensione enorme, e già per questo ti va il mio imperituro affetto! XD Beh, che dire… grazie per aver notato che ho sudato sette camice per dare a ciascun personaggio un’impronta di ‘Casa’. Se avessi fatto Al un coraggiosissimo eroe, sarebbe stato ridicolo. Lui si muove per interesse personale principalmente, per quanto poi finisca per essere il salvatore pure lui! XD Per Hugo troverò qualcuno, ma nel lungo periodo, per ora non c’è niente di certo. ;) James/Teddy invece è una delle coppie del fanon che secondo me è più realistica. XD Quindi grazie per aver apprezzato la mia versione! Scorpius l’hai ben inquadrato, anche se odio l’espressione, indossa spesso una maschera… piano piano si capisce! :D E Rosie… beh, è figlia di Hermione ma non è Hermione, quindi è normale che non abbia tutte le caratteristiche che fanno Herm una wonder-woman. È anche una ragazza cresciuta all’ombra di due genitori famosi, due eroi. Non so se mi sono spiegata bene… XD Loki sì, sarebbe andato d’accordo coi gemelli vecchio stampo. E Mike… io gli voglio bene, anche se è un bell’agente di disturbo. XD Sì, il dico e non dico è da bastardi… ma… serve a tener desta l’attenzione! XD Sono una stronza, lo so. Riferirò comunque i complimenti a mia mamma. xD E per il resto… no, il castello che ha visto Meike NON è quel castello, è la vecchia residenza. ;)
@hale_y: Essì, Al è decisamente più plateale, mentre Tom è il solito frigidino. XD Il chiarimento Mike-Tom ci sarà sicuramente, puoi giurarci. In seguito. Ahaah, le scaramucce Harry/Draco divertono anche me… e poi sono pur sempre un fan-service. E tranquilla, puoi continuare a chiamarlo Soldatino Soren, gli si addice. XD
@Andriw9214: Aaha, la RL uccide, lo so bene! Eh, beh… Mike ormai lo conosciamo, lui sperava… e invece! XD Beh, in realtà Lily non si sforza granchè per sembrare profonda, solo ogni tanto ricorda agli altri che ha un cervello che funziona anche senza pensare ai ragazzi e ai suoi sogni di egemonia XD I fratelli per esempio lo sanno bene, ma Rose… beh, Lily ha un rapporto controverso con le ragazze con un cervello! X) Poi vedrai! Sì, l’orecchino può essere tolto… è un po’ come un apparecchio per i denti! XD
@AlexielFay: Devo ancora ringraziarti per le meravigliose recensioni che mi hai lasciato puntualmente! Purtroppo, causa tempo contato, non ho la forza materiale per rispondere a tutte, ma sappi che le leggo e le adoro!  Comunque sì… Jamie deve imparare a svegliarsi presto e Al Caposcuola (grazie per avermi corretto) è… diciamo che era una naturale evoluzione del personaggio. Non è un tipo che aspira al potere, ma se ce l’ha, ne gode i benefici e si adopra per far funzionare le cose. È una persona così, e poi mi servirà in seguito per (oscuri) piani futuri! XD L’orecchino ce l’ha ancora, ma non si sa, proprio a causa di esso, se i poteri sono scomparsi o meno. E grazie per le considerazioni su Tom, sono sempre puntuali e veritiere! Eeeh, il rapporto trai quattro serpeverde la vedo difficile che torni come prima… ma mai dire mai, ho una mezza idea per Mike ;)


****

 
 
Capitolo XI
 
 
 

So stay there, because I’ll be coming over

And while our blood’s still young, it’s so young, it runs
And won’t stop til it’s over, won’t stop to surrender…
(Sweet Disposition, The Temper Trap¹)



3 Settembre 2023
Hogwarts, Dormitori maschile di Grifondoro.
Mattina.
 
Era il primo giorno ufficiale di scuola. Del suo ultimo anno.
Rose Weasley avrebbe dovuto riflettere malinconicamente sul tempo trascorso, o semplicemente limitarsi a sospirare struggente al bovindo di qualche finestra, ma era troppo occupata a sbirciare la porta del dormitorio maschile del Settimo anno – che poi era una stanza, non una caserma – e aspettare che il penultimo occupante si trascinasse insonnolito giù per le scale.
L’ultimo era come al solito Scorpius.
Quando entrò, la porta era aperta, beccò il suo ragazzo in mutande.
Fin lì niente di strano, Scorpius da bravo purosangue altezzoso qual’era si faceva attendere ogni mattina per poter arrivare in Sala Grande, farsi ammirare, fare la ruota e poi finalmente fare colazione.
La cosa strana era un’altra.
Lo trovò in mutande che cantava, con la radio sintonizzata sull’unica stazione della WWN che trasmetteva musica babbana.
Checché ne dicessero i puristi, gli adolescenti del Mondo Magico preferivano la musica babbana, a quella magica.
C’è anche da dire che a Grifondoro tra i nati babbani e chi ha almeno un genitore babbano è del tutto naturale che la wrock non vada granché. Molti la conoscono tardi, e non tutti apprezzano sentirsi elencare unguenti e incantesimi anche nella canzoni…
In ogni caso il suo ragazzo stava letteralmente ululando ispiratissimo un successo americano, guardandosi allo specchio, in tutta la sua beltà di muscoli pallidi da giocatore di Quidditch.
Lo osservò per un po’, trattenendo disperatamente le risate per godersi lo spettacolo di vederlo ballare: non che non avesse senso del ritmo, ma ballava come se fosse da solo – e pensava di esserlo in effetti.
Era esilarante.  
Scorpius Hyperion Malfoy era il Malfoy più atipico del creato: forse era come diceva lui, forse i geni Black si erano risvegliati dopo due generazioni di cinici frigidi … Comunque stesse la storia, genetica o meno, era fuori di senno come un balcone.
E lei lo amava per questo. Anche.
“Scorpius…” Lo chiamò, ricordandosi che erano pur sempre due prefetti e avevano degli obblighi. Compreso rispettare gli orari.
È molto più di una sensazione, quando sento quella canzone che erano soliti mettere alla radio… moolto più di una sensazione…!²” Continuò imperterrito, benché era certa che l’avesse sentita benissimo.
Scorpius!” Lo chiamò più forte. Quello si voltò di scatto, con in mano la bacchetta dalla parte del manico. Minimamente turbato si esibì in uno dei suoi sorrisi pieni di fascino. “Buondì biscottina!”
“Ciao scemo.” Gli sorrise, scuotendo la testa. “Sai che per esibirti di fronte alla platea dei tuoi amici invisibili sei in plateale ritardo?”
“Inezie!” Esclamò, scrollando le spalle e gettando la bacchetta sul davanzale con quella grazia innata che gli permetteva di non fare mai danni ed essere sempre impeccabile. Il sorriso poi si tramutò in un ghigno che Rose ormai aveva imparato a conoscere bene.

“Oh, no… Non ci provare!” Tentò, indietreggiando. “Siamo in ritardo!”
Ovviamente non venne ascoltata; venne anzi presa di peso e scaraventata sul letto dal pazzo seminudo che l’aggredì con un bacio da favola.
Che, naturalmente, fu costretta a ricambiare per evitare problemi.
I pazzi vanno assecondati, no?
La luce filtrava prepotentemente dalle finestre della torre, illuminando tutta la stanza. Era una di quelle mattine luminose ed epocali, in cui senti che sta per iniziare qualcosa perché lo annusi nell’aria.
Probabilmente c’entrava anche il fatto che per quella sera erano attese le due delegazioni di Beaux-Batons e Durmstrang e il via ufficiale del Torneo.
Rose lo spinse via con davvero poca convinzione, puntellandosi con le mani al suo petto. “Siamo in ritardo. E siamo due prefetti.”
“Trovo profondamente ingiusto che nessuno di noi due abbia avuto la carica di Caposcuola, Rosie…”
“Ti ricordo che per quanto siamo zelanti nel nostro lavoro, è già tanto che non ci abbiano ritirato la spilla…” Sospirò mentre Scorpius, imperterrito, le infilava le mani sotto la gonna e le baciava il collo.

“Sono triste.” Mugugnò contro la sua pelle, facendola rabbrividire e facendole in contempo dimenticare i morsi della fame, mentre sorgeva un altro tipo di bisogno. “Consolami.”
“Sei un maniaco. Vestiti.” Ricambiò spingendolo via e facendolo ricadere artisticamente indietro. Scorpius si buttò sul letto, ad uomo vitruviano, con un lamento.

“Non possiamo fare del sesso travolgente e poi fare i bravi prefetti?”
“No, non funziona così…” Gli diede un calcetto sul fianco, facendolo mugolare di puro e fintissimo dolore. “Andiamo, Malfoy. Colazione.”
“Preferisci della pancetta a me?” Inarcò le sopracciglia, con grandi occhi tristi, come tazzine da caffè, che un po’ scalfirono la sua voglia di essere un gelido generale prussiano. “Questo potrebbe incrinare il nostro rapporto.”
“Sono devastata, ma è così. Senza lo stomaco pieno seguire le lezioni sarebbe del tutto impraticabile, ti ricordo.” Mantenne comunque la linea, andando a prendergli l’uniforme. Il baule di Scorpius era ordinato quanto poteva essere ordinata la teoria applicata del caos. Dopo un paio di attimi, tra riviste, libri, materiale scolastico, trovò la sua uniforme. Accarezzò il cravattino rosso-oro con affetto: tutti non davano uno zellino a Malfoy come grifondoro, ma il Cappello aveva dimostrato di non sbagliarsi anche quella volta.

Scorpius era il grifondoro più coraggioso e leale che avesse mai conosciuto.
L’altro, ignaro dei suoi pensieri pieni d’amore, si contorse sul letto frustrato, prima di alzarsi in piedi e pettinarsi i capelli con le dita.
Odio le regole.” Proruppe capriccioso. “Sono del tutto sopravvalutate!”
“Se vuoi tornare all’epoca delle clave e le caverne fai pure…”

“Sì, con la mia magia sarei un dio e avrei tanti babbane sexy e compiacenti al mio servi-ahu!” Esclamò mentre gli venivano tirate le scarpe regolamentari. Si massaggiò un braccio. “Era solo una teoria nel campo dell’impossibile!”
“Non si sa mai… è precauzionale.” Gli porse l’uniforme, che l’altro prese con un broncio adorabile, se probabilmente non fosse stato tattico.
“Posso avere almeno un bacio prima di iniziare una dura giornata di studio?” Chiese infatti, con un luccichio pericoloso negli occhi.
Rose inarcò le sopracciglia, prima di ridacchiare e alzarsi sulla punta dei piedi per scoccargli un bacio… sulla guancia.
Ehi!
“Non hai specificato dove. Fila a vestirti…”
“Agh.” Borbottò, marciando verso il bagno. “Crudele despota!”

Rose rise di gusto, mentre la porta si chiudeva, certa che dietro di essa Scorpius stesse ridacchiando al pari suo. Era così il loro rapporto: lei era troppo complessata per mettersi a fargli dichiarazioni di imperituro amore, e lui troppo bisognoso di esternare per non sparare cavolate a raffica.
Era avere un equilibrio, ed era una cosa giusta.
Anche se c’è sempre quella piccola spina…
Serrò appena le labbra, chinandosi a cercare di mettere in ordine il baule.
La spina era la segretezza del loro idillio, avrebbe detto Scorpius per infarcire il discorso.
Cominciava a pesarle sempre di più, ed era una situazione in cui poteva dibattersi quanto voleva, ma c’era una sola possibile soluzione e l’atterriva più di ogni altra cosa.
Ci separerebbero. O ci odierebbero. Papà mi odierebbe.
Aveva un bel dire Albus che suo padre prima o poi avrebbe accettato la cosa. Lì non si parlava di una semplice antipatia da padre geloso. Era un odio stramaledettamente generazionale.
Sorrise appena, vedendo l’album di fotografie che aveva scattato con Scorpius e gli altri l’anno scorso. Si rabbuiò quando vide che era protetto da incantesimi.
Due ragazzi che si frequentano normalmente non dovrebbero nascondere le foto in cui sono assieme…
Fece per chiudere il baule, quando l’attirò una lettera. Era fuori dalla scatola in cui Scorpius teneva tutta la sua corrispondenza. Sembrava aperta da poco, forse la sera prima a giudicare dalla ceralacca ancora morbida negli angoli.
Era di suo padre, Draco Malfoy.
 
… e per quanto mi riguarda, sai come la penso. Spero che tu stia attentamente considerando le tue possibilità. Parlo come padre quando ti dico che sono certo che verrai selezionato, ma altrettanto certo che sarà una competizione dura…
 
Rose deglutì penosamente. Allora era vero, quel pazzo voleva partecipare al Tremaghi!
Stupido idiota!
Sentì dei rumori provenire dal bagno; Scorpius stava finendo di farsi la doccia, probabilmente tra pochi attimi sarebbe uscito. Lesse con la velocità della disperazione.
 
… tua nonna vuole che ti ricordi che molto probabilmente Violet farà parte della delegazione di Beaux-Batons. Sai come devi comportarti.
Aspetto una tua risposta, nell’attesa ti abbraccio.
Tuo padre,
Draco.
 
Chi diavolo è Violet?!
Sentì il rumore della porta che si apriva di scatto e presa dal momento non trovò di meglio che ficcarsi la lettera nella tasca esterna della borsa scolastica, lasciata casualmente aperta.
Scorpius uscì vestito e con i capelli ancora umidi, gettati con noncuranza all’indietro. Le sorrise. “Ehi, fiorellino. Colazione? Comincio a sentire i morsi della fame anch’io…”
Rose non trovò di meglio che ricambiare, con una stupenda faccia di tolla. “Sicuro…”
Com’è che ti devi comportare con chi!?

 
****
 
Dormitori di Serpeverde, Camera del Caposcuola.
Mattina.
 
Al al momento attuale adorava essere un Caposcuola.
Punto primo, la sua Casa era composta da meno di una cinquantina di elementi, considerando il fatto che i Serpeverde erano da secoli la Casa meno popolosa di Hogwarts. Dopo la Guerra Magica le file non si erano affatto rimpolpate, visto che era rimasta impressa nella memoria collettiva il fatto avessero disertato la battaglia.
Al pensava che fosse del tutto naturale che degli studenti, per la maggior parte minorenni, avessero avuto paura decidendo di mettersi al sicuro.
Comunque, avere pochi assegnati significava avere anche poco lavoro, sia come prefetto che come Caposcuola.
Punto secondo, a Serpeverde vigeva una rigida gerarchia per cui erano i prefetti ad occuparsi di tutto. L’anno prima Montague, fortunatamente diplomatosi, aveva fatto galoppare lui e Michel come purosangue da corsa mentre se ne stava mollemente disteso sui cuscini con la sua bella spilla.
Non che volesse in qualche modo seguire le orme accidiose di Terrance, ma in ogni caso…
… posso permettermi di dormire fino a tardi nella mia meravigliosa stanza singola con bagno privato.
Infatti, dulcis in fundo essere a Serpeverde voleva dire avere dei privilegi.
E lui, per quanto poco spesso gli piacesse, era figlio del Salvatore.
Per una volta potrei persino approfittarmene. In fondo è solo una stanza singola. Meravigliosamente singola.
Forse l’anno prima si sarebbe preoccupato delle malelingue. Ma aveva affrontato uno psicopatico, era stato rapito e quasi ucciso.
Al diavolo, me lo merito!
Sorrise contro il cuscino, nuotando con le gambe nell’enorme letto a baldacchino. Sapeva che era già abbastanza tardi, ma poteva permettersi ancora cinque minuti. La sua stanza era all’imbocco dei sotterranei, proprio accanto alla Sala Comune.
Sentì bussare la porta.
“Sono a colazione!”
“Stanno andando a fuoco i sotterranei, Caposcuola…” Disse una voce che non lo avrebbe ingannato neanche tra un milione di anni.

“Tom, quando vuoi farmi uno scherzo potresti almeno cercare di essere credibile…” Mugugnò, riemergendo dai cuscini per vedere il proprio ragazzo appoggiato allo stipite della porta, già completamente vestito, con tanto di mantello allacciato.
Doveva ammetterlo, Tom era uno spettacolo, se ti piacevano tenebrosi e praticamente inespressivi.
“A colazione, eh?” Ironizzò. “Vedo.”
“Pensi che possa farmela portare qui? Si sta così bene…” Sospirò, rincuneandosi nel caldo tepore delle coperte.

Una frazione di attimo dopo se le sentì strappare via, e lenzuola, cuscini e boccini di peluche vennero scaraventati dal lato opposto della stanza da un colpo di bacchetta.
Tom!
“Cerco di farti abbassare la cresta.” Disse, con un ghigno maligno. “Mi ringrazierai un giorno, credimi…”
“Ti odio, ridammele subito!” Strillò, sentendosi oltraggiato e congelato, mentre si portava le ginocchia al petto.

Tom rise. Non rideva mai apertamente come poteva fare James, o Lily… o chiunque altro, a ben pensarci. Era più un mormorio basso, il suo.
Gli si conficcava nel petto e gli faceva sentire lo stomaco annodato e uno strano calore al basso ventre.
Cacchio.
“… Perché non mi dai una sveglia come si deve scaldandomi, magari?” Suggerì sentendosi le guance avvampare, ma finse come al solito nonchalance.  
Tom gli lanciò un’occhiata, poi chiuse la porta alle sue spalle, sempre con la bacchetta.
Credo che per un po’ la userà anche per lavarsi i denti…
“Se proprio devo…” Finse noia. Male, per giunta, dal luccichio di interesse maniaco che aveva negli occhi.
“Oh, come se non volessi darmi il bacio del buongiorno…”
Tom non rispose, sedendosi sul letto e tirandoselo contro, schiena contro petto. Al aveva scoperto che essere abbracciato da dietro, anche al di fuori del sesso, era una delle cose più belle del mondo.
“Sono freddo, Al…” Gli disse. “Lo sono sempre stato, non troverai tanto giovamento, temo.”
“Non mi importa. Non mi piaci perché emani calore.” Rimbeccò, voltandosi e dandogli un bacio a stampo sulle labbra. “Né perché sei simpatico, a dirla tutta.”

“Mh.” Replicò poco impegnativo.
Notò in quel momento che era rigido e aveva la mascella serrata.
Si ricordò improvvisamente che Tom divideva ancora la camera con Michel e Loki. La sera prima era troppo insonnolito e distrutto per fare mente locale, e gli aveva semplicemente dato la buonanotte prima di infilarsi nella sua nuova, fichissima, camera.
“Com’è andata stanotte?”
“Bene.” Gli fece un grattino sulla pancia, con l’intento di distrarlo. Quasi ci riuscì, visto che Al cominciò a spalmarsi su di lui, non del tutto consapevolmente, come un gatto.

Merda! Sa che adoro che mi tocchi lo stomaco… Dannati ormoni! Dannato testosterone!  
Dannato!
“E stamattina?” Riprese coscienza, sciogliendosi dall’abbraccio e mettendoglisi di fronte.
“Bene.”
“Cazzate.”
“Al…”
“Tom?”
L’altro sospirò, e poi si arrese all’inevitabile terzo grado. “Zabini non mi rivolge la parola. Loki è sempre stato un tipo poco loquace. La situazione è piuttosto… tesa. Si sente la tua mancanza …”
“Mi dispiace…” Si morse un labbro. “Dovreste parlare.”
“Io e lui ormai siamo oltre ogni possibile rappacificazione. È passata troppa acqua sotto i ponti.”
“… però…”

Al, senza false modestie, sapeva di rientrare nell’equazione che aveva fatto peggiorare i rapporti trai due. Tom era geloso e Mike infatuato di lui. Erano un confringo pronto ad essere esploso.
Non che la situazione gli facesse piacere. Ci aveva provato, ma ormai la sapeva più lunga che mettersi in mezzo tentando di farli ragionare.
“Forse hai ragione…”
“Ce l’ho.” Confermò, poi esitò. Dietro il suo sguardo pressante alla fine si decise a parlare, anche se a malincuore. “Tu e Zabini siete… amici.” Stimò lentamente. “È una cosa diversa. Io non tengo a lui e lui non tiene a me. Voi avete bisogno di chiarirvi.” Concluse pacato, prima di alzarsi. “Ora comunque non è il caso di parlarne. Sei in ritardo.” 
Al si rese conto in quel momento che, effettivamente se Tom era completamente vestito. Aveva anche la borsa con i libri, gettata indolentemente a tracolla.
“… Quanto tardi?”
“Sono le otto e un quarto.”
“Per tutti i troll!” Sbottò prima di schizzare in bagno, tirandosi dietro la porta. “Potevi venire prima!”

“Questa è una cosa che non mi hai mai detto.”
Ci fu un attimo di silenzio mentale.

“Sei un pervertito!” Si sentì in dovere di strillargli contro, prima di rinchiudersi in bagno per la preparazione mattutina più veloce della storia.

Tom sorrise, scuotendo la testa mentre si sedeva di nuovo sul letto: stuzzicare Albus rimaneva una delle cose che più riusciva a rilassarlo al mondo.

Comunque…
Di andarsene in Sala Grande per conto proprio non se ne parlava.
Si rigirò la bacchetta tra le dita.
C’erano sguardi per lui, e sussurri. Poteva fingere che non gliene fregasse nulla, ma sapeva in fondo che non era così.
Era stanco delle attenzioni altrui: diversamente dal precedente proprietario della sua anima, si era scoperto disgustato dalle luci della ribalta.
Non è così che voglio vivere…
In realtà non sapeva come fosse stato realmente Voldemort prima di perdersi nel vortice della sua stessa follia omicida, né tantomeno sapeva come fosse la sua vera famiglia. Quello di cui era certo era che non sarebbe diventato un condottiero. Non aveva l’empatia necessaria per trascinare folle.
Al diavolo. La gloria eterna la lascio agli idioti che hanno bisogno di applausi per vivere.
Fece una smorfia, guardando la porta ben chiusa.
Ci sarebbe voluto un po’ prima che le voci su di lui si spegnessero. Naturalmente il Torneo, come preventivato da Al, aveva distolto molto l’attenzione da lui. Ma non del tutto.
Sperava nell’arrivo delle delegazioni, a quel punto.
Chiuse gli occhi, ascoltando il rumore continuo e tiepido della doccia che si stava facendo Al.
D’ora in poi voglio vivere tranquillo.
Sperò che pensandolo non avrebbe ottenuto l’effetto contrario.
 
 
****
 
Scozia, Lago Nero.
All’interno del vascello di Durmstrang.
 
 
… poi Hrothgar, parlò: Riposo? Cos’è il riposo? Il rimpianto è tornato.
Beowulf, figlio di Ecgtheow, parlò: Mio saggio sire, non pianga. È sempre meglio vendicare quelli che a noi sono stati cari, vivere in questo mondo significa attendere la nostra fine³…

 
“Emersione tra tre minuti!”
La voce diffusa magicamente dentro la cambusa fece scattare in piedi molti dei ragazzi lì riuniti, chi preso da una partita a scacchi, chi nelle chiacchiere dell’attesa. Molti si precipitarono nelle proprie cuccette, per riordinare i pochi effetti personali in vista dello sbarco. Alcuni rimasero, e tra questi Sören.

Non alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo. Si limitò ad assicurarsi di non essere in dirittura di nessun oggetto contundente; le immersioni del vascello potevano essere piuttosto traumatiche, se non vi si era abituati. O semplicemente avvertiti.
A lui era già capitato una volta di assistervi come parte dell’equipaggio, per una conferenza di magia internazionale a cui aveva partecipato quando era al sesto anno.
Non riusciva quindi a far parte della chiara aspettativa che animava gli altri compagni.
Poliakoff, accanto a lui, sembrava elettrizzato. Aveva già indossato la divisa di gala. “Tra poco saremo in Scozia, ad Hogwarts… dicono che le streghette inglesi abbiano il sangue più caldo di quanto non si pensi! Ti dirò, non vedo l’ora di conoscerne qualcuna…”
“Non mi interessa…” Lo tacitò con aria annoiata. Di certo non era lì per far conquiste.

Sarebbe già stato tanto se fosse riuscito ad avvicinare quella ragazzina. La sola idea gli stava facendo venire l’emicrania.
“Ah, giusto… beh, tu sei qui per…” Ad una sua occhiataccia si zittì, poco prima che il contraccolpo della nave che emergeva dalle acque lo facesse quasi sbalzare dalla panca. “Dannazione!” Sbottò.
Sören ghignò appena sotto i baffi.
“Sembra che siamo arrivati ad Hogwarts…” Disse invece alzandosi. Mise un segno alla pagina, prima di incamminarsi sopracoperta, sordo al richiamo dell’altro ragazzo.
Si appoggiò al parapetto mentre la superficie del Lago Nero – gli avevano detto si chiamasse così, anche se era in realtà un sistema di laghi comunicanti – gli appariva come uno specchio d’ossidiana.
Hogwarts era di fronte a lui, un imponente castello scozzese illuminato da tanti piccoli fuochi, finestre.
La magia sembrava espandersi nell’aria come una brezza fresca e rinfrancante, dopo tutti quei giorni passati a respirare aria viziata.
Poliakoff gli si affiancò, respirando a pieni polmoni. A quanto sembrava, aveva notato anche lui la differenza.
“Questo posto… è magico.” Disse, e Sören si trovò d’accordo con lui.
Per quanto non avesse mai calcato il suolo britannico sentì un’inspiegabile stretta al cuore.
Nostalgia.
Nostalgia per un posto in cui non sono mai stato… È forse possibile?
Quella era stata la culla di parte del suo sangue, dei Prince. Forse era per quello.
Ma in cuor suo, non era del tutto certo che fosse così.
 
 
****
 
 
Hogwarts, Sala Grande.
Ora di cena.
 
La Sala Grande era stata tirata a lucido come non mai.
Gli stendardi delle Case beccheggiavano magicamente, come sospinti da una dolce brezza e agli hogwartsiani era stato ordinato di indossare l’uniforme.

Serpeggiava un senso di attesa e trepidazione tra le quattro tavolate: le voci si frapponevano l’un l’altra creando un brusio a malapena contenuto dagli imponenti muri di pietra.
Stava per darsi ufficialmente il via al Torneo Tremaghi.
“Per la barba di Merlino, Lils, hai visto là?” Indicò Hugo, spenzolandosi dalla panca con la cravatta che minacciava di strangolarlo. Lily distolse l’attenzione dalle chiacchiere delle amiche: davanti alla tavola dei professori era stata posata, subito accanto al leggio del Preside, una struttura a piani, completamente dorata, che le ricordò una gigantesca torta nuziale: sembrava che tutta l’attenzione della sala gravitasse attorno ad essa.
“È il calice…” Le spiegò il cugino, dandole di gomito. “… e guarda tutta quella gente del Ministero e… ehi, c’è zio Percy!” Esclamò sbalordito.  
“Lo vedo… è lì da dieci minuti almeno.”
“Beh, io non l’avevo notato! Spero non noti me… verrebbe qui per rompermi l’anima di sicuro.”
Rose arrivò, affannata per la corsa, cercando, senza un briciolo di disinvoltura, di non far notare che dietro di lei c’era Scorpius. “Oh, la coppa è là dentro? Ah, ma c’è anche zio Percy!”
“Non è il Direttore del Dipartimento di Cooperazione magica? Con due scuole straniere, deve essere qui.” Le fece spazio sulla panca Scorpius stesso, sedendosi in scioltezza. “Ah… quello con cui sta parlando è Anthony Rickett, Direttore del Dipartimento Per i Giochi e Sport Magici.”  
“Certo che ne sai di cose sulla gente del Ministero!” Esclamò Hugo ammirato.
“Mio padre.” Rispose l’altro. “Mi farebbe ingoiare l’organigramma a memoria, se dipendesse da lui. Per fortuna ho un’ottima memoria.” Poi ghignò divertito, notando che il ragazzino era indeciso se sedersi o meno accanto a lui, memore forse delle raccomandazioni primigenie paterne. “Non mordo, Hughie… Guarda, ho rubato la caraffa di succo di zucca solo per te.”
“Ah… grande!” Si convinse immediatamente, sedendosi. “Ehi.” Soggiunse, piantando i gomiti sulla tavola. “Voi chi pensate che si candiderà? Per essere, sapete, il campione di Hogwarts…”
Lily notò che Rose si era irrigidita con la naturalezza di un blocco di granito; Scorpius au contraire si era illuminato. “Chissà.” Disse quest’ultimo. “Se mi ricordo bene, dovrà per essere per forza maggiorenne… quindi, solo dal Settimo anno in poi.”

“Di sicuro sarà un Grifondoro o un Tassorosso… gente coraggiosa e leale, insomma!” Proclamò Hugo con piglio sicuro.
“Sicuramente.” Confermò Scorpius con un sorriso pigro. Rose gli scoccò un’occhiataccia.
Scorpius vuole candidarsi?
Ma che sooorpresa…
Lily lasciò perdere le riflessioni sulla coppia. Lo sguardo le cadde verso la tavolata dei serpeverde; Tom e Albus erano seduti accanto, suo fratello a capotavola, in quanto Caposcuola. Tom gli stava dicendo qualcosa, e dall’espressione esasperata e divertita di suo fratello, dovevano essere oculate malignità.  
Zabini e Nott erano seduti lontani però: a quanto sembrava Al non era ancora riuscito a ricostituire il quartetto.
Con tutta quella tensione sessual-emotiva che c’è è praticamente un’impresa titanica.  
“Dicono che le ragazze di Beaux-Batons abbiano tutte discendenze Veela…” Spiegava intanto Hugo ad un esilarato Malfoy. “Te lo immagini?”
“Hugo, no. Le Veela non spuntano come funghi, sono molto rare!” Lo riprese subito Rose, esasperata.
“Beh, magari in Francia invece non lo sono! Magari in Francia sono funghi.”
“Morgana benedetta…”

“Il ragazzo ha ragione.” La interruppe Scorpius, trattenendo una risata. “Sarebbe fantastico se fossero tutte ninfe meravigliose…”
“Sai come le chiamavano in Antica Grecia le Veela, Malfoy? Le arpie.” Scandì Rose artica. “Si trasformavano in uccelli con becchi acuminati e strappavano il cuore delle proprie vittime per mangiarlo.”
Cadde il silenzio.

“Rosie, ferisci i miei sogni…” Mugugnò Scorpius facendoli ridere. “No, seriamente, sai che il mio cuore appartiene solo a te.”
Hugo fece una faccia schifata, fingendo di interessarsi al grado di pulizia della sua forchetta, peraltro immacolata.

Rose invece arrossì. “Non qui!” Sibilò allarmata.
“Mica ti ho baciata, caramellina, rilassati…”
La piccola lite fu spenta indirettamente dal Preside, che si arrampicò alla sua postazione; si puntò la bacchetta alla gola e, forte di un incantesimo amplificante, parlò.

 
“Attenzione, studenti! Come sapete, quest’anno, nella nostra scuola, si terrà il ventennale dalla Battaglia di Hogwarts… Abbiamo voluto celebrare quest’occasione con la restaurazione della più antica competizione tra le scuole magiche d’Europa, il Torneo Tremaghi!”
Fece una pausa perché tutti potessero assimilare la notizia. Esplose un coro di mormorii e sussurri eccitati che si spense solo ad un suo gesto imperioso.
“Per chi non lo sapesse, il Torneo Tremaghi è un’antica competizione che chiama a raccolta tre scuole, per una serie di gare magiche… verrà scelto un solo campione per ogni scuola, e le scuole in lizza sono l’Istituto Durmstrang, l’Accademia di magia di Beaux-Batons e, ovviamente, Hogwarts!”
 
Tom fece una smorfia, mentre partiva uno scroscio di applausi entusiasti. “Certo, celebriamo una battaglia con prove che comprendono violenza fisica e psicologica. Lo trovo sano.”
“Oh, sta’ zitto…” Esclamò esasperato Al: a volte Tom aveva delle idiosincrasie fulminanti e parimenti ingiustificate. Meike Wollin, dall’alto dei suoi undici anni, non aveva sbagliato a chiamarlo brontolone.

Lo è.
“Hai pensato che questa storia, invece che un’opportunità per cementare l’amicizia intercontinentale, non possa essere piuttosto una manovra politica?” Continuò, ignorandolo.
“E per cosa?”
“Non saprei. Considera che è stata molto pubblicizzata dalla Gazzetta. Forse il Ministero vuole dare l’impressione che Hogwarts sia sicura e non in mano a psicotici rapitori. Cosa c’è di meglio di una competizione che mette in luce quanto esso collabori con altri paesi in pacifica tranquillità?”

“Sei paranoico. E anche megalomane. Non gira tutto attorno a te.”  
“Non sono…”
“Sì invece.” Gli sorrise. “Ma ti voglio bene lo stesso.”
“Era solo una supposizione.” Brontolò accettando il punto. Accettò anche la sua carezza sulla spalla, anche se con la tattica di un gatto che voleva farsi perdonare di essersi affilato le unghie sui mobili. L’aveva piuttosto spesso di quei tempi. “E comunque voglio proprio vedere chi sarà l’idiota a mettere il suo nome nel Calice.”
“Penso lo vedremo presto…”

 
“… ma avremo tempo per entrare nel dettaglio del Torneo. Ora vorrei che deste un caloroso benvenuto alla delegazione di Beaux-Batons e alla sua preside, madame Maxime!”
 
Hugo assunse un’espressione beota mentre il corridoio centrale veniva invaso da una dozzina di ragazze dai lineamenti sottili, racchiuse in uniformi color turchese, con un vezzoso cappellino appuntato sui capelli. Erano affiancate dai ragazzi, che davano loro il braccio.
Quello che era piuttosto palese era la grazia e la bellezza di ciascun membro della delegazione. Persino i maschi sembravano essere stati accuratamente selezionati per non sfigurare accanto alle loro dame.
Che ci fosse una coreografia studiata dietro o meno, il loro ingresso, accompagnato dallo sprigionarsi di piccole volute di luce che forse erano fate, fu salutato con mormorii di ammirazione e da applausi adoranti da parte della popolazione maschile.
Rose rifilò una gomitata a Scorpius. “Non. Sorridere.”
“È una paresi facciale, ti giuro fiorellino. Non posso combatterla.”

Rose sbuffò, vinta: poi sia lei che Lily notarono che…
“Ehi Lils, ma quella non è Dom?”
Fu una sorpresa vedere la cugina d’oltre manica: addosso a lei l’uniforme sembrava bizzarra. Non perché le stesse male, pensò Lily, ma…
Considerando che l’ultima volta che l’abbiamo vista era coperta da capo a piedi di terriccio e foglie per un appostamento notturno …
“Merlino benedetto, dove sono i suoi anfibi?” Sussurrò infatti Rose, nascondendo una risatina. Dom, che stava sfilando accanto a loro, parve sentire la battuta. Si voltò e fece una linguaccia, prima di essere quasi trascinata via dal suo furente e imbarazzato cavaliere.
“È proprio lei, non c’è dubbio.” Confermò Lily.
“Vostra cugina?” Chiese Scorpius. “Ragazza particolare. Ha un piercing al naso o vedo male?”
“Vedi benissimo. Dovresti vedere i tatuaggi… È strano che l’abbiano messa in delegazione… Non è che sia il vessillo di Beaux-Batons, ecco …”  Spiegò Rose guardandola con aperta simpatia, cosa rara da vederle fare con una ragazza. “Ma è tosta. Se mettesse il suo nome nel Calice potrebbe essere scelta.”

 
Mentre la delegazione francese si sedeva alla tavola dei Corvonero – chissà, forse per fare pendant con i colori delle uniformi -  il Preside, dopo aver salutato con calore di una vecchia amica l’anziana Preside francese, riprese la parola.
“E ora accogliamo l’Istituto Durmstrang!” Per essa non furono spesi aggettivi, notò Lily.
Non era certo un mistero che a Durmstrang fossero mal tollerati gli incroci. Ma se i nati babbani erano stati ammessi, dopo la Seconda Guerra Magica, così non era stato per gli ibridi.
Quale Vitious è…
 
Le porte lasciarono entrare  la seconda delegazione. L’impressione che quelli di Durmstrang fecero sugli studenti fu totalmente diversa.
Persino Scorpius smise di sorridere.
Erano circa una quindicina, tutti uomini. I primi della fila scortavano il Preside e sembravano appena usciti da un combattimento, rasati e con spalle coperte da una folta pelliccia di qualche animale siberiano. Ma erano le uniformi a fare maggiore impressione: erano color del sangue, della stessa foggia di quelle che poteva avere un soldato. Il Preside stesso, calvo e dalla barbetta caprina, sembrava un generale.  
“… solo io sono spaventato?” Pigolò Hugo, e l’espressione di Scorpius sembrò comprensiva.
“E tu che avevi paura di Dom…” Ironizzò Rose.
Lily si sporse, perché in quella selva di grossi bestioni c’era qualcuno che le interessava.
Sören doveva essere lì in mezzo.
“Ehi, dov’è il tuo amico?” Chiese infatti Rose, occhieggiando con quieto interesse.
“Non lo so… dovrebbe…”
Poi lo vide.

Era impossibile non riconoscerlo anche se al momento non gli venne proprio di ricordare la foto che gli aveva mandato due anni prima per fare adeguati paragoni.
Semplicemente lo isolò dagli altri e ne ebbe la certezza.
Era in fondo alla fila e quasi non si notava, essendo meno massiccio dei compagni: non era infatti molto alto ed aveva un fisico asciutto, agile. Non era neanche rasato, ma aveva i capelli che scendevano, lunghi e color della pece, ad incorniciargli il viso magro. L’unica cosa che lo accumunava agli altri era l’aria poco amichevole e decisamente marziale.
Per riassumere, non era bello. Era interessante.
Ed è lui.
Se lo ripeté, sporgendosi dalla panca quando le passò a pochi metri di distanza: li divideva solo il suo compagno di fila, un tipetto brutto e con la faccia butterata.
A quel punto la guardò. Per essere più precisi, le piantò gli occhi in faccia e Lily sentì, per la prima volta in vita sua, qualcosa stringerle lo stomaco.
Aveva gli occhi più neri che avesse mai visto: assomigliavano al non-colore che si percepiva quando, in una stanza, dopo aver spento le candele gli occhi si dovevano abituare al buio.
Non era del tutto certa fosse una sensazione gradevole. Ma neppure sgradevole; era una cosa strana.
Inspirò, premurandosi comunque di sorridergli.
Devo farmi riconoscere, no?
Il ragazzo non ricambiò il sorriso, distolse piuttosto lo sguardo e tirò dritto. L’unico segno che le diede fu un leggero cenno della testa.
“È lui?” Spiò Rose, che probabilmente aveva notato lo scambio di sguardi. Lily si chiese se ci fosse qualcuno di fronte a lei che non l’avesse fatto. Le era sembrato infatti che il tempo si fosse congelato; qualcun altro doveva averlo notato, no?
“Sì…” Confermò, mentre lentamente il mondo ritornava a fuoco.
Sensazione curiosa…
Rose la guardò in modo strano. “Mm-mh.” Si limitò a dire.
“Che c’è?”
“Hai una faccia diversa …” Le spiegò meditabonda, quasi neanche lei fosse certa dell’aggettivo.

“Diversa da cosa?”
Rose non rispose perché, con le delegazioni ormai sedute, Percy Weasley ritenne che finalmente fosse arrivato il suo momento, e sostituì Vitious al leggio per snocciolare indicazioni e regole con suprema soddisfazione. Rose ovviamente ne venne catturata come una mosca al miele: lei e lo zio avevano un feeling speciale, secondo Hugo fatto di puntigliosità e pallosità.

 
“… devo ricordare che solo maghi maggiorenni, di anni diciassette quindi, potranno partecipare al Torneo. Per questo motivo è stato apposto un incantesimo di età attorno al Calice. Chiunque sia minorenne …”
 
Lanciò un’occhiata a Sören. Si era seduto in mezzo agli altri, e sembrava, come quasi tutti, educatamente interessato alla sequela di regole e raccomandazioni.
Aveva qualcosa di diverso: per quanto gli altri fossero tendenzialmente torvi, molti di loro, finita la sfilata, si erano rilassati. Alcuni guardavano cupidamente il banchetto, altri ridacchiavano sottovoce. Un paio di loro stavano persino scambiando qualche parola coi ragazzi di Serpeverde, al cui tavolo si erano accomodati.
Il suo amico no. Non stava degnando praticamente nessuno di uno sguardo. Era completamente assorbito dalle parole di suo zio Percy.
O almeno così sembrava. Non ne era del tutto certa, anche se era solo una sensazione.
Sì, brava. Peccato che tu di sensazioni ci vivi da una vita…
 
“… è stata aggiunta inoltre una nuova regola. Ciascun candidato avrà la possibilità, diversamente dal passato, di avere un assistente. L’assistente dovrà essere necessariamente uno studente maggiorenne, appartenente alla sua stessa scuola. L’assistente sarà un aiuto nello svolgersi delle tre prove, ma non potrà sostituire il Campione in caso di infortunio…”


“Ma non c’era tutta quella retorica pazzesca sul fatto che il Campione dovrebbe vedersela da solo?” Interloquì Hugo perplesso.
Rose scrollò le spalle. “Credo che sia una misura precauzionale intelligente, invece. E poi si sa benissimo che nelle edizioni passate tutti baravano per aiutare il proprio Campione… Ti ricordi che zio Harry ci ha raccontato che Krum e zia Fleur venivano pre-avvertiti dai propri presidi? E che lui stesso ha aiutato più di una volta Diggory e viceversa? Praticamente hanno regolarizzato una prassi già in uso…”
 
“L’assistente verrà scelto dal Campione con previa autorizzazione del suo Preside. Non servirà che metta il suo nome nel Calice…”
 
“L’assistente quindi, se ho capito bene, otterrà gloria momentanea…”
“Tom!”
“… magari una targa nella Sala Trofei…”
“Sei un guastafeste!”
“Perché, ti piacerebbe attendere a questo ruolo?”
“Neanche per sogno!”
“Ecco.” Sorrise Tom divertito, mentre l’altro sbuffava sonoramente. Diede un’occhiata complessiva ai loro nuovi compagni di tavolo. Sembravano tutti uguali, piccoli moloch di cemento ottusi, tranne…

Batté le palpebre sorpreso, quando vide che uno di loro, l’unico che non sembrasse uno scimmione, fissarlo. Sembrava anche lo facesse da un po’.
Gli sembrò di conoscerlo. Di averlo già visto, il che era ridicolo.
Non fu una bella sensazione.
“Che c’è?” Chiese Al, toccandogli un braccio.
Distolse lo sguardo.
“Niente…”
 
“… il nome del Campione verrà sorteggiato da una fonte imparziale, quale è il Calice. Ed ora…”
Percy estrasse la bacchetta e in un attimo l’attenzione della sala fu di nuovo su di lui.
Con un lieve movimento della bacchetta tramutò la struttura d’oro in un enorme calice istoriato in cui brillava una potente fiamma azzurra.
“Chiunque voglia attendere al Torneo dovrà scrivere il proprio nome su un pezzo di pergamena e gettarlo nel fuoco del Calice prima di venerdì sera a quest’ora. Per usare le parole di Albus Silente, non fate questa scelta con leggerezza. Il prescelto non potrà tirarsi indietro… ” Fece una pausa tutti, dagli studenti ai professori, sembrarono trattenere il fiato. “Signore e Signori… Si dia inizio al Torneo Tremaghi!” 
 
 
****
 
Note:
Ormai penso sappiate in lungo e in largo com’è fatto Sören, ma per maggiori informazioni è questo tipo qui o qui . Grazie per l’attenzione.
1. Qui la canzone.
2. I gusti musicali di Sy
3. Dal Beowulf. Qui maggiori informazioni.
 
  
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