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Autore: Iurin    19/10/2010    3 recensioni
Un probabile seguito de "La fabbrica di cioccolato!" .....propongo di fare una ola a Willy Wonka!!! xD
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elly_93: Ah, che bello, per una volta niente minacce...*tira sorpiro di sollievo* XD XD Comunque hai proprio ragione: se non ci fossero gli Umpa-Lumpa questo mondo andrebbe decisamente a rotoli XD XD Un bacione mon amour! Spero ti piaccia anche quest'altro capitolo!!

 

Senza parole

Ah, che bella giornata! Ma quanto stavo bene quel giorno! Con lavoro per Wonka stavo a un buonissimo punto, mentre con Alex…beh, ci avrei pensato in quello stesso istante, perché sarei subito andata da lui per raccontargli del ripreso lavoro con Wonka. Appena uscita dalla fabbrica, infatti, mi diressi immantinente in ufficio, e quando arrivai corsi come mio solito verso la porta che conduceva al mio carissimo Alex. Questa volta, però, la porta era aperta, e io entrai nella stanza senza farmi troppi scrupoli: era vuota. Alex non c’era, e appena entrata non l’avevo visto, quindi era possibile che quel giorno non fosse venuto a lavorare per niente.
“Alex non c’è.” Disse una voce ripetendo dietro di me ciò che avevo appena finito di pensare.
Mi voltai e mi trovai di fronte il mio amico pel di carota: George.
“Come?” chiesi.
“Cercavi Alex, no?”
“Beh…sì.”
“Se ti interessa saperlo…e credo infatti che ti interessi data la tua…come si può definire…eccessiva attenzione nei suoi confronti…”
“Stringi George, ho afferrato.”
“Ti farà piacere sapere che è uscito praticamente 5 minuti fa, quindi se esci subito potresti anche riuscire a beccarlo.”
Mi si riaccese la speranza di vederlo per quel giorno e mi fiondai di sotto seduta stante dopo aver mormorato un fugace graziegraziegrazie in direzione di George. Scesi le scale di corsa e ben presto mi ritrovai sul marciapiede; mi guardai intorno, ma di Alex non ce n’era l’ombra. Iniziai allora a percorrere il marciapiede, sperando che se ne fosse andato a piedi e non con la macchina…
Alla fine vidi una figura familiare che guardava nella vetrina di un negozio e in quella figura riconobbi il mio Alex! Gli andai incontro, e quando mi vide mi sorrise.
“Ciao!” gli dissi.
“Ciao! Non ti ho vista oggi…credevo che non saresti venuta…”
“E invece eccomi qua! Sai…ti devo dare una bellissima notizia!”
“Ah sì?”
Aprii la bocca per dirgli che le cose con Wonka si erano definitivamente risolte, quando però le porte del negozio davanti al quale mi trovavo si aprirono, e udii una voce che mi fece raggelare il sangue nelle vene.
“Guarda che bella maglietta che ho trovato!” disse Stacy ad Alex non appena uscì dal negozio.
Stacy…la mia migliore amica…che ci faceva lì? Perché era con Alex? Perché gli dava del tu? E poi…stavano per caso facendo shopping insieme? Che storia era mai quella? Era sempre stata amica sua? Non penso…e se invece lo era perché non me lo aveva detto? Non sapeva che Alex mi piaceva? Se fossero stati amici avrebbe potuto presentarmelo una miriade di tempo addietro! Era ovvio, quindi, che aveva voluto tenermi nascosto questo fatto di propria iniziativa!
Questi e altri pensieri e domande mi invadevano la mente in quei 5 secondi in cui avevo realizzato che quella accanto ad Alex, l’uomo che mi piaceva da morire da più di un anno, era Stacy, la mia migliore amica…o almeno lo era fino a quel momento. Eh, già…sembra una frase drastica ma in quel momento mi stavo veramente alterando, e così, senza pensare, presi Stacy per un braccio e la trascinai via da Alex, portandola poco più in là, in modo che stessimo relativamente da sole.
“che cosa ci fai qui?” le chiesi subito.
“Beh…mi diverto.” Rispose.
“Con Alex?”
“Ehm…sì.”
“E non mi hai detto niente? Perché?”
“beh, perché so che a te Alex piace e allora…”
“Allora?”
“Non volevo che ci rimassi male!”
“E sentiamo…da cosa deduci che ci sia rimasta male?” mentii “Io non ho detto niente in proposito.”
“Oh, insomma! Stiamo uscendo insieme, lo capisci?”
Mi rollò il mondo addosso: lei, Stacy, a cui avevo rivelato tutti i miei pensieri su Alex, m colpiva in questo modo assurdo alle spalle! Bell’amica che mi ero trovata!
“Ecco perché dicevi che con Alex non mi ci vedevi, che secondo dovevo fidanzarmi con Wonka!” dissi allora “Non era perché eri in vena di battute! Ma perché Alex in realtà piaceva a te!”
“Oh, senti…Alex ha scelto me, ok? Fattene una ragione!”
“Guarda che Alex è uscito anche con me, cosa credi?”
“Con te era una stupida cena di lavoro!”
“Quella era solo una scusa!”
“No che non lo era! Se avesse voluto uscire con te, te lo avrebbe detto chiaro e tondo, come ha fatto con me! Quindi mettiti l’anima in pace una buona volta!”
“Ti…ti ha fatto lui la proposta? Non tu?” chiesi aggrappandomi a quest’ultima speranza.
“No! Mentre tu te ne stavi a casa a lavarti i capelli e a crogiolarti sul divano, lui a lavoro mi ha chiesto di uscire!”
“Io…pensavo di piacergli…” dissi più a me stessa che alla tipa che mi stava di fronte.
“Solo sogni.” Mi disse freddamente lei.
“Siete due stronzi. Tutti e due.”
Stacy fece una faccia indispettita, ma non me curai minimamente: non mi sarei rimangiata le mie parole. In quel momento una voce dietro di me mi fece sobbalzare:
“Tutto a posto?”
Io e Stacy ci voltammo e trovammo Alex con un’espressione lievemente preoccupata.
“Sì, va tutto a posto.” Disse Stacy, e mi guardò.
“Oh certo…tutto assolutamente, completamente apposto.”
Sentii le lacrime salirmi agli occhi, e allora conclusi in fretta quello che avevo da dire:
“Comunque Wonka è venuto da me e si è scusato per il malinteso.”
“Davvero? Stupendo!” fece Alex.
“Sì…adesso però devo andare. Ci si vede.”
Mi voltai e iniziai a camminare piuttosto velocemente, mentre quando girai l’angolo in modo che quei due non mi vedessero, inizia a correre senza meta e con le guance rigate di lacrime.
Possibile che quella giornata si fosse trasformata in un qualcosa di terribile? Avevo perso la mia migliore amica, l’uomo che mi piaceva era uno che gli importava di me molto relativamente…la mia vita era predestinata ad essere orribile?
Girai l’angolo sempre correndo e poco ci mancò che finissi a sbattere contro un bambino; mi fermai appena in tempo, e guardandolo in viso mi resi conto che quello che mi stava di fronte era Charlie. Subito mi asciugai le lacrime con una manica, per non far vedere che stavo piangendo.
“Oh, ciao Charlie.” Dissi “Come stai?”
“Bene. Oggi sono uscito prima da scuola e stavo andando a casa. Ma…lei, invece? Sta bene?”
“Oh sì, nessun problema.” Lui mi guardò diffidente. “Sto bene…davvero.”
“Ok…” disse poco convinto. “Quando verrà alla fabbrica di nuovo?”
“Io…non lo so…c’è stato qualche problema e non so se tornerò…o almeno se tornerò presto.”
“Ah…beh, allora arrivederci a quando si saranno risolti quei problemi!”
E detto questo Charlie disse ne andò. A chi volevo darla a bere…persino Charlie aveva capito che quei problemi di cui parlavo erano la causa del mio stato pietoso. E in effetti, per quanto mi riguardava, il lavoro dei cartelloni pubblicitari era in stop: non sapevo neanche se nei prossimi giorni avrei avuto il coraggio di andare a lavorare! A proposito dell’ufficio però…avevo ancora una persona che potevo considerare amica.
E così mi decisi e tornai a lavoro. Appena arrivata molti colleghi mi guardarono, incuriositi evidentemente dalla condizione dei miei occhi e dei capelli stravolti. Vidi George seduto alla sua scrivania e mi diressi verso di lui; quando si accorse di me mi guardò preoccupato e mi disse:
“Tutto bene? Perché quegli occhi rossi?”
“Po…possiamo parlare un secondo?”
George annuì e quindi andammo nello studio di Alex…tanto al momento lui era occupato con un’altra certa persona.
“è successo qualcosa?” mi chiese.
“Sì.”
Gli raccontai di quello che avevo scoperto, che Alex e Stacy si vedevano da non so quanto tempo e di come quest’ultima mi avesse pugnalata alle spalle.
“…bell’amica che mi ero trovata!” dicevo “E io che credevo persino di piacere a lui!mi avevi detto che era così! A cena gli ho fatto così schifo che si è disinteressato a me di colpo?”
George rimase un momento in silenzio, con un dito sul mento e la testa leggermente inclinata da una parte.
“Julia…posso capire che sia stato un brutto colpo, però…insomma, devi pure capirli.”
“Capirli?! Chi dovrei capire? Quei due deficienti?! E sentiamo…perché dovrei?”
“In fondo a Stacy Alex piaceva, non potevi costringerla a non seguire quello che desidera.”
Eh?!
“Ma manco me l’ha detto! Come potevo costringerla se non lo sapevo!”
“Non lo so…forse si sentiva oppressa e non ha avuto il coraggio di parlarti.”
“però il coraggio di uscire con lui ce l’ha avuto, eh? E mi ha lasciato sognare sapendo che il mio era un sogno impossibile! Cos’è, si divertiva a vedermi inseguire una falsa speranza? La speranza di piacere ad Alex? Tu avevi detto che in fondo era così!”
“Sì sì, lo so! Però non chiedermi di entrare nella sua testa! Potrebbe semplicemente…aver cambiato idea! In fondo il suo era un giudizio puramente fisico, non puoi biasimarlo.”
“quindi adesso la colpa sarebbe mia perché non sono riuscita a capirli? Senti…se devo stare qui a sentirmi dire che quei due c’hanno ragione quando invece ero venuta per cercare conforto allora faccio prima ad andarmene.”
E detto questa, senza aggiungere altro, me ne andai.
“Aspetta!” mi disse George da dietro, ma non lo ascoltai e uscii da lì sbattendo la porta.
E così mi trovavo da sola. Miseramente da sola, senza un vero amico su cui contare, senza qualcuno che tenesse a me e con il quale potermi sfogare.
Iniziai a camminare nella fredda aria invernale, con la testa appesantita dalle emozioni provate nell’ultima ora.
“Che schifo di situazione…”pensai.
In un secondo era crollato tutto il mio mondo con tutte le mie certezze e i miei sogni. Quanto avrei voluto che quello fosse stato solo un brutto incubo.
Mentre pensavo incurante di quello che mi succedesse intorno su quel marciapiede, però, sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla.
“Ehi.” Disse qualcuno dietro di me.
Mi voltai.

Il sorriso di Wonka mi apparve davanti agli occhi, allegro e luminoso come al solito, ma gli occhi, no, quelli erano diversi: le palpebre erano leggermente abbassate e non aperte come se lui si trovasse sempre in perenne stupore; e anche la luce che c’era in loro…sembrava che in quel momento la sua mente fosse rivolta solo a me, e non a mille faccende, come era di solito.
“Salve.” Mi disse.
“Salve.” Risposi un po’ basita di trovarmelo davanti.
“Ecco, io volevo sapere…beh…sta bene?”
Ecco…ora voi ditemi con faceva Wonka a sapere che ero incavolata nera!
“Charlie mi ha detto che l’ha vista piuttosto stravolta.” Aggiunse il cioccolatiere.
Ah…oh beh, problema risolto.
“Sì.” Risposi “beh…più o meno almeno…ma guardi, sono dei problemi miei, e anche se è stato molto gentile, insomma, non voglio…”
“Oh, ma per me non è un disturbo.” Fece interrompendomi di netto “se posso aiutarla in qualche modo a me fa piacere.” Concluse sorridendo.
Che dovevo fare? Fidarmi di Wonka e raccontargli i fatti miei? In fondo era un mezzo sconosciuto! Lo frequentavo solo per lavoro!
A pensarci bene, però…con chi potevo sfogarmi se non con lui? Chi è che mi ha offerto il suo aiuto in un momento incasinato?
“Però…io…” tentai di dire.
“Avanti, venga con me.” Disse Wonka interrompendomi e mettendomi un mano dietro la schiena per spingermi dove voleva lui “Dopo una bella chiacchierata passa tutto.”
Che faceva, mi parlava come se fossi stata una bambina?
Beh…sapete cosa ne pensai quando si rivolse a me in quel modo?
“ ‘sti cavoli…”
E lo seguii.
Giunti alla fabbrica tra di noi c’era ancora il silenzio, non teso come se mi trovassi in imbarazzo, era un silenzio che mi faceva quasi tranquillizzare, come se solo la presenza di Wonka mi facesse star meglio.
“Chissà Willy che sta pensando.” Mi dissi “Oddio l’ho chiamato per nome! Ma certo che…Willy…pare il nome di un canarino!”
E risi tra me e me.
“Si sente già meglio?” mi chiese Wonka all’improvviso.
Mi girai verso di lui e vidi che mi stava osservando…mi avrà sicuramente fatto quella domanda perché aveva visto che stava sorridendo.
“U-un tantino.” Risposi.
Entrammo nella sala dal tappeto rosso, e stavolta Wonka mi condusse a destra, verso un’altra stanza in cui non ero mai stata. La stanza era aperta e Wonka mi ci spinse dentro: c’era un camino acceso, e il fuoco scoppiettava mandando bagliori rossastri; a terra c’era un tappeto che ricopriva gran parte del pavimento e che si trovava esattamente sotto due poltrone, una verde e una gialla…erano dei colori davvero accesi, che in qualche modo contrastavano con il resto della stanza. Alle pareti c’erano appesi tanti lumini e quadri, che davano un senso di familiarità e anche di aria vissuta a quel luogo che iniziava veramente a piacermi.
Mi sedetti sulla poltrona gialla, mentre Wonka rimase un attimo in piedi e si tolse giacca e cappello, dopodiché anche lui si sedette sulla poltrona rimanente. Non era vestito di viola…non ci avevo fatto caso, perché portava sempre lo stesso cappotto, mentre ora che se lo era tolto potevo vedere che aveva addosso un completo grigio, con delle decorazioni nere…se si fosse messo davanti al cielo si sarebbe mimetizzato all’istante.
“Allora…” disse lui “Vogliamo…non lo so…mi vuole dire qualcosa?”
Non sapevo se considerarlo un interrogatorio o una seduta dallo psicologo…però in qualche modo mi piaceva.
“Beh,” feci io “non so se dovrei assillarla con i miei problemi…”
”no no, faccia pure…”
”beh, in questo caso…” cominciai “vorrei davvero dirle quanta ignoranza e stupidità c’è nel mondo.”
”Ah sì?”
”Certo che sì! E’ sempre in agguato, pronta alle spalle della gente…prenda me…”
”Lei non mi pare stupida…” disse Wonka.
“No, non io! Le persone che mi stanno intorno…”
”Mi sta dando dello stupido?” fece Wonka interrompendomi, e io vedendo che faccia aveva fatto mi misi a ridere dicendo:
”Macchè! Si figuri! Intendo altre persone che sono veramente stupide, cafone, ignoranti, bugiarde, ipocrite, doppiogiochiste e traditrici!”
”Ah, beh…una cosa da nulla, no?” fece sorridendo.
“Come no! Vuole sapere che è successo?”
”Sono qui apposta…”
”Vede…” dissi “a me piaceva una persona…”
Il volto di Wonka acquistò un po’ di colorito…
“…solo che ho scoperto oggi, che a questa persona io non piaccio per niente, anzi! Se ne va a zonzo tranquillamente con la mia migliore amica…anzi, ex migliore amica, nonostante lei sapesse che a me lui piaceva!”
”E quindi…”
”Come quindi? Lei mi ha praticamente pugnalato alle spalle, e quando io sono andata da un mio amico per farmi tirare su lui ha dato ragione a loro due! Da non crederci!”
”Pazzesco.”
Calò per un secondo il silenzio, dopo il quale Wonka si alzò ed andò ad un tavolino, prendendo una tazza enorme e versandoci dentro un liquido scuro che stava in un pentolino poggiato lì vicino. Quando ebbe finito tornò da me e mi offrì quella tazza con il suo contenuto.
“Cos’è?” chiesi
“Cioccolata calda, buonissima, le farà bene…credo.”
”Ai brufoli sicuramente.”
Lui si mise a ridere, e poi disse:
”Sa, la cioccolata potrebbe tirarla su di morale, infatti ha la proprietà di scatenare il rilascio di endorfine…”
”Le famose endorfine dunque!”
”Già.”
”E cosa fanno?”
”Beh…danno la sensazione di essere innamorati.”
Endorfine…innamoramento…appena pensai a queste due cose mi venne in mente Alex.
“Mi spiace, ma non mi va.” Dissi allora.
“Non le va?”
“Hm hm…me lo ricordano troppo.”
”Ah…però lei potrebbe comunque concentrarsi sulla sensazione di piacere, lasciando da parte…le altre cose. È una sensazione piacevole, a me capita spesso.”
Ah davvero??
Wonka evidentemente si rese conto di quello che aveva appena detto e fece:
”…a causa delle endorfine prodotte dalla cioccolata ovvio!”
”certo! E chi pensava niente!”
Ci sorridemmo a vicenda, anche se subito dopo l' espressione di Wonka si fece molto pensierosa...
“Continuerà col lavoro? Charlie mi aveva detto che ci stava ripensando…” disse Wonka ad un certo punto.
“Beh…”
Alla fine però pensai…chi ero io per farmi trattare in quel modo indegno da Stacy? Se non mi fossi più presentata in ufficio gliel’avrei data vinta, avrei fatto vedere che ero io la perdente, che non avevo neanche il coraggio di guardarla in faccia! Ma io non avrei fatto così, sarei andata lì e avrei mostrato a tutti, a Stacy, ad Alex e a George quanto valevo, e che nessuno poteva mettermi i piedi in testa!
”…penso che continuerò molto presto.” Feci finendo la frase.
Il volto di Wonka divenne raggiante come non l’avevo mai visto e questo mi insospettì alquanto, ma non gli diedi troppo peso…
Fatto sta comunque che la nostra breve serata insieme finì molto presto, e tra i sorrisi strani di Wonka che mi ritrovavo davanti, me ne tornai a casa.

 

Grazie a tutti voi, care lettrici!! Vi stringo calorosamente la mano!!! XD XD XD

   
 
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