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Autore: lames76    20/10/2010    1 recensioni
Questa storia si è classificata come seconda al concorso "La Stazione e... il Drago!" indetto da Eylis.
La storia doveva trattere questi due temi (tratto dal bando del concorso):
Questi due elementi, un luogo ed un personaggio, dovranno obbligatoriamente essere presenti nel vostro racconto:
- il primo deve essere una Stazione. Deve trattarsi, come sapete, di un luogo, e può avere tutte le caratteristiche e non caratteristiche che volete purché rimanga un ruolo ed abbia importanza nella storia
- il personaggio obbligatorio deve invece essere un Drago. Deve ovviamente essere un personaggio (potrebbe anche essere una statua, ma avere caratteristiche da personaggio, es. almeno poter pensare) e anche qui potete sviluppare il tema come e quanto volete (drago parlante, nuova specie, persona che ha le caratteristiche che ricordano un drago,… sbizzarritevi!) purché draghesco ed importante rimanga


Genere: Fantasy, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giovane MacCullon non era mai stato particolarmente coraggioso.
Ma non era neppure un fifone.
Lavorava presso lo spaccio come tuttofare e, mormoravano i maligni, aveva una cotta per la figlia più piccola dei Carter, Linda.
Il suo apice di gloria era stato quando aveva coraggiosamente salvato la ragazza da un cavallo imbizzarrito. A dirla tutta l’aveva semplicemente scontrata e gettata da un lato mentre tentava di mettersi in salvo per non farsi travolgere, ma agli occhi di tutti era diventato una specie di piccolo eroe.
Quella sera era seduto davanti al tavolo che formava il bancone della stazione di posta. Impugnava a due mani un bicchiere di whiskey dal colore particolarmente ambrato.
Sembrava scosso.
Dorothee era a disagio.
Era brava ad ascoltare, ma non si ritrovava nel ruolo della persona che concede conforto e parole buone, non era nella sua natura. Lei aveva un carattere brusco... i maligni dicevano che era proprio questo il motivo per cui, alla sua età, era ancora zitella.
Sospirò e si avvicinò al giovane.
"Cosa c’è che non và?", si accorse di aver usato un tono un tantino autoritario e forzato, un tono da maestra di scuola.
L’altro non parve accorgersene, "Io non riesco più a dormire...", mormorò il ragazzetto tenendo il capo basso a guardare il bicchiere, "Da quando Ivan ha detto quelle cose"
La donna scosse il capo, dannato ubriacone, aveva fatto più danni di quanto pensasse.
Sospirò ancora, "Ti ha colpito così tanto?"
Il giovane, finalmente, sollevò il capo, nei suoi occhi albergava un’espressione spaventata, "Si", confessò.
"Era ubriaco", la donna stava nervosamente pulendo un bicchiere, "Non sapeva cosa diceva"
"Io...", cercò di sollevare il calice, "Quando ha parlato del... drago... io... io lo stavo guardando negli occhi e...", si portò il bicchiere alle labbra e bevve un sorso, "Non erano occhi da ubriaco... cioè era ubriaco, ma credeva in quello che diceva!"
La donna si fermò mettendo giù il boccale e lo straccio ed appoggiando entrambe le mani sul bancone di legno.
"Ricordo che i miei genitori, quando ero molto piccolo, mi avevano parlato delle leggende della mia terra", ora il giovane parlava a ruota libera senza remore, "Dicevano che i draghi esistevano... e che erano creature terribili e malvagie..."
Dorothee sbuffò sonoramente attirando l’attenzione del giovane irlandese, "Le leggende sono solo questo... leggende!", lo fissava negli occhi con determinazione, "Non devi avere paura di queste cose... se anche esistessero delle creature come quelle, chi ti dice che siano davvero malvagie?"
Ian pareva colpito da quelle parole ma era ancora dubbioso.
"Se lo fossero avrebbero già ucciso tutti gli uomini del mondo non credi?"
Lo sguardo della donna era così intenso che le parole gli sembravano particolarmente convincenti... le fece un leggero sorriso, "Si hai ragione", mormorò.
"Certo che ho ragione!", gli disse ancora la donna tornado a pulire, "Ora vai a casa, altrimenti domani farai un disastro al lavoro!"
MacCullon si alzò lasciando sul tavolaccio alcune monete e poi si avviò verso la porta reprimendo un brivido di freddo. La donna intanto si era spostata avvicinandosi al grande camino, che in quel momento era spento.
Il ragazzino irlandese uscì chiudendosi la porta alle spalle, fece due passi poi si bloccò.
Aveva scordato il cappello dentro.
Fece dietro-front e rientrò.
Dorothee lo guardò confusa, ma Ian si affrettò scusarsi, avvicinarsi al posto da lui precedentemente occupato e recuperare il cappello.
Fece per uscire di nuovo, ma si fermò incerto, "Come hai fatto ad accedere il fuoco così in fretta?"
Effettivamente il camino scoppiettava ed una fiamma alta e potente ardeva i ciocchi, come se fosse stata accesa da ore.
La donna, per un momento, sembrò confusa, ma poi la tensione del suo volto si sciolse in un fermo sorriso, "E’ una tecnica segreta", gli rispose avvicinandosi a lui ed accompagnandolo fuori, "Quando raggiungerai la mia età te la svelerò..."
Ma MacCullon non si voleva dare per vinto, "Scommetto che hai usato il whiskey che non ho bevuto per innescare le fiamme, vero?"
Dorothee impiegò un lungo istante prima di rispondere, "Sei un ragazzo intelligente", disse semplicemente.
Il giovane sorrise trionfante e si voltò a salutarla mentre lei chiudeva la porta.
Poco prima che l’uscio si serrasse però, ebbe la chiara visione del suo bicchiere, ancora mezzo pieno, appoggiato al tavolo.
   
 
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