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Autore: MeggyElric___    21/10/2010    8 recensioni
Prima fanciction su fullmetal Alchemist ^.^
La mia storia inizia alla fine dell'ultimo episodio di FMA Brotherhood, il numero 64 (capitolo 108 del manga). Quindi, se qualcuno non volesse... ecco... rovinarsi il finale, non dovrebbe leggere questa fanfiction.
DALLA STORIA:
" - Tornerò indietro.
Quelle parole uscirono con difficoltà dalla sua bocca, che si chiuse in una smorfia. Il cuore di Winry ebbe un tuffo. Era già arrivato quel momento, quel momento che temeva tanto. Era arrivato troppo presto.
Non voleva lasciarlo andare, non in quel momento. Era sempre stata innamorata di lui e non riusciva a capacitarsi di non vederlo più. Non voleva che quell’abbraccio fosse il loro ultimo addio.
Forse, però, c’era ancora una speranza. “Tornerò indietro”, aveva detto. Aveva paura a credergli. Aveva paura di rimanere delusa, troppo delusa.
Aveva paura, ma voleva credergli. L’avrebbe aspettato anche tutta la vita, se fosse stato necessario.
Avrebbe atteso il suo ritorno, appoggiata al balcone della finestra.
- Sì.
Disse Winry, quasi senza accorgersene. Edward mosse le labbra, senza dire nulla.
- Fai attenzione. "
comunque sia, spero vi piaccia. E' una storia molto lunga, quindi preparatevi ^.^
se non si fosse capito, è sulla coppia Edward/Winry!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Winry Rockbell
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ciao a tutte/i! scusate tantissimo per il mio imperdonabile ritardo, ma ho avuto una grandissima difficoltà ad andare d’accordo con questo capitolo. Nonostante tutto questo tempo, però, pare che ancora non sia uscito niente di buono, almeno a parer mio. Comunque sia, lascio a voi il compito di giudicare. Vi lascio a questo capitolo, che probabilmente molti di voi aspettavano.

Buona lettura! ^.^

 

18. PIOGGIA DI DISPREZZO

La pioggia scrosciava intensa e incessante, le gocce d’acqua battevano rumorosamente sui tetti e sulle strade lastricate di antichi ciottoli.

I verdi campi, ormai allagati dal diluvio, sembravano essersi ingrigiti, strappati alla loro vitalità dal gelido alito invernale.

Tuoni prepotenti rimbombavano tra le colline, rischiarate a intervalli irregolari da chiari sprazzi di luce, fulmini violenti, che si sfogavano da una rabbia incandescente che li animava da troppo tempo.

Il temporale sfuriava ormai da due giorni, e il paesaggio era mutato in maniera a dir poco impressionante.

Passi veloci ma pesanti e precisi spezzavano l’innaturale silenzio del corridoio d’ospedale. Edward strinse i pugni, sentendo la rabbia e il disprezzo crescere con una selvaggia potenza dentro di sé, quasi fosse un pericoloso vulcano pronto a eruttare. I suoi occhi color dell’oro erano corrugati in un’espressione cupa, la luminosità aurea delle sue iridi era soffocata da una stretta ferrea di odio profondo.

Percorse l’intero corridoio, giungendo infine dinnanzi un’imponente porta rossa. Con grande forza, l’aprì e fu investito da una gelida e umida folata di vento.

Il sole era appena calato e la torbida luce degli ultimi istanti di tramonto tingeva le vaporose nubi di un alone di mistero.

Niente di quel cupo paesaggio gli ricordava la sua vecchia Resembool. Dov’erano i prati brulicanti d’erba e colmi di fiori profumati? Dov’era la tiepida brezza che svolazzava leggera tra le campagne? Dov’erano gli accoglienti raggi del sole, che accarezzavano il dolce profilo dei campi?

Tutto era scomparso, trascinato da un vento troppo forte, a cui non si riesce a resistere. Mai Edward aveva visto la sua cittadina natale in quelle condizioni. O forse sì?

Non trovò una risposta, tanto i suoi pensieri erano accecati dall’odio.

Sotto la pioggia battente, una sagoma scura si distingueva immobile sul limite del terrazzo. Una mano sulla ringhiera lucida, lo sguardo perso nel cielo più scuro anche della divisa che l’uomo indossava, resa completamente fradicia dalla furia della pioggia. I capelli neri, appiccicati al viso, parevano quasi più lunghi e tetri del solito, solcati com’erano da fredde e grosse gocce d’acqua.

Roy chiuse gli occhi, lasciando che la pioggia violenta tentasse di scalfire la delicata pelle delle sue palpebre. Una mano era libera lungo il fianco, svincolata dal guanto, che giaceva insieme al suo simile, ridotto a brandelli, in una pozzanghera poco distante.

L’alchimista di fuoco sembrava non essersi affatto accorto della presenza di Edward, che s’inoltrò nella pioggia. La palandrana rossa si scurì sotto l’acqua, gocciolando sempre più a ogni passo del ragazzo. Edward si fermò a pochi metri da lui.

-          Mustang!

Ruggì, premendo le unghie sulla pelle delle sue mani. Roy non udì le sue parole, frenate dallo scrosciare costante dell’acquazzone.

Edward, adirato, avanzò di qualche passo, così da poter delineare con precisione i perfetti contorni del corpo del comandante. A quel punto, Roy si accorse di lui. Voltò piano la testa verso il biondo, lasciando per un momento la ringhiera di ferro.

-          Mustang.

Ripetè Edward, sputando quel nome come fosse veleno. Roy mosse le labbra in un sorriso ambiguo, azione che fece salire a dismisura l’irritazione del giovane. Gli occhi d’ebano dell’alchimista di fuoco si posarono su quelli dorati del ragazzo.

-          Acciaio. Che ci fai qui fuori? Piove, non lo vedi?

-          Qualche goccia non mi ha mai fatto niente, lurido bastardo!

-          Potresti ammalarti. Torna dentro.

-          Non mi sembra proprio che tu sia nella posizione di potermi impartire ordini!

-          Lo faccio solo per te.

-          Per me? Cos’è che fai per me, eh Mustang?

Il comandante sorrise, spostandosi una ciocca inzuppata dalla fronte. Tornò a guardare il cielo, mentre la pioggia si abbatteva con forza sempre maggiore sul suo corpo. Edward, di fronte all’indifferenza dell’uomo, si scagliò contro di lui, colpendolo con forza sulla guancia sinistra. Roy barcollò, rimanendo in piedi.

-          Cos’hai mai fatto per me?

-          Non ti conviene colpirmi, acciaio.

-          Non chiamarmi mai più così! Non sono più uno schifoso cane dell’esercito!

Urlò, colpendo l’alchimista con una forza inaudita, con il pugno della mano destra. Un livido rossastro comparve sul viso di Roy, che non fece una piega.

-          Smettila, Edward.

-          Non ci penso neanche! Tu non ti rendi neanche conto di quello che hai fatto!

-          E così, tu pensi che io non me ne renda conto.

-          Taci, o ti ammazzo di botte!

Si morse un labbro, rimpiangendo di non avere più il suo arto metallico. Subito ritirò quell’orrendo pensiero, rendendosi conto di quanto avesse odiato quel braccio destro in passato. Mai avrebbe potuto provare il desiderio di riottenerlo. Così come un fulmine squarciò la sera ormai inoltrata, la devastante immagine di Winry con un automail alla gamba lo fece delirare.

Afferrò il colletto della divisa di Roy e lo strattonò con forza. L’alchimista di fuoco non oppose resistenza.

-          Questo...

Ruggì Edward, a denti stretti. Colpì con forza l’alchimista di fuoco alla base del collo. Il comandante cadde al suolo, strisciando le braccia contro il ruvido pavimento bagnato. Mugugnò di dolore, inclinando la testa all’indietro.

-          È per essere venuto a rovinare tutto!

Urlò, sferrando un potente calcio allo stomaco del suo rivale. Roy si contorse, sputando un rivolo di sangue. Edward caricò nuovamente il pugno.

-          Questo...

Cominciò, battendo le nocche contro il naso di Roy, che cominciò a sanguinare. L’alchimista di fuoco cercò di divincolarsi dall’irremovibile stretta del ragazzo, che fu di nuovo su di lui, con una velocità sconcertante.

-          È per esserti permesso di usare la tua spietata alchimia di fiamma contro di me!

Ringhiò, afferrando con collera una ciocca di capelli corvini del comandante e alzando rozzamente la sua testa fino ad avvicinarla al suo viso, rosso dal risentimento. Con uno scossone improvviso, lo scaraventò a terra, facendogli battere violentemente la testa. Un urlo di dolore lancinante fu emesso dalla bocca dell’uomo.

-          E questo...

Sussurrò, riducendo gli occhi a due fessure. Tornò a prendere tra le mani il colletto della divisa e con grande forza sbatté l’uomo contro la ringhiera metallica, che emise un secco gigolìo. Il comandante supremo tossì sangue.

-          È per aver rovinato la vita di Winry!

Roy girò di scatto la testa, strabuzzando gli occhi. Appena dietro di lui, al di là della ringhiera di ferro battuto, si stagliava un profondo dirupo, alla cui base spuntavano le rocce di un’ampia vallata priva di erba. L’ospedale doveva trovarsi su un rilievo piuttosto elevato.

Forzando sulle punte dei piedi, cercò di aggrapparsi alla ringhiera, mentre Edward, davanti a lui, accecato dall’odio e dall’ira, continuava a colpirlo allo stomaco con volente e potenti ginocchiate.

-          Acciaio!

Sibilò, schivando per pochi millimetri il pugno che l’ex alchimista aveva sferrato in direzione del suo naso. Edward lo guardò dritto negli occhi.

-          Acciaio, fermati!

-          Scordatelo! Io ti ammazzo!

-          Lasciami andare! Te ne pentiresti! Pensa a tutto quello che hai passato, a quante volte ti sei rifiutato di uccidere, anche quando era davvero necessario! Vuoi davvero venir meno a tutti questi tuoi propositi? Ragiona, Edward!

Emise Mustang con un rantolo cupo ma audace. Edward fermò il suo attacco, prestando attenzione alle parole del comandante.

-          Ma la scelta è tua. Uccidimi adesso, se ne hai il coraggio. Dopo che lo avrai fatto, che vantaggio ne trarrai? Eh? Pensi forse che cambi qualcosa? Il danno che ho fatto non si sistemerà così! Servirà solo a colmare la tua voglia di vendetta! Nei tuoi occhi, brucia ancora il fuoco più vivo! Forza, Edward Elric. La scelta è tua, caro Acciaio.

Per un secondo che parve infinito, lo scroscio della pioggia fu l’unico suono che si udiva tra le gelide campagne. Il cuore dell’ex alchimista cessò di palpitare per un istante, mentre la sua mente viaggiava indietro nel tempo.

Sangue, guerra, morte, distruzione, lacrime.

Le mani fredde tremarono fortemente, scosse da violenti fremiti di disprezzo e tensione. Fulminò l’alchimista di fuoco con lo sguardo, poi lo allontanò con disgusto. Roy lasciò la presa dalla recinzione e, senza più forze, si lasciò scaraventare dall’altro nel mezzo del terrazzo. Il suo corpo rimbalzò muto sul pavimento bagnato, poi rimase immobile e impassibile sotto la brutale forza della pioggia. Dalla cintura del comandante, a causa dell’impatto, si staccò la pistola che di solito Riza si portava appresso e che ora aveva lui a causa della gravidanza della donna.

L’arma, nera e rilucente, ormai completamente fradicia, giaceva silenziosamente ai piedi di Edward, il quale, però, non se n’era ancora accorto.

-          Hai giocato una vecchia carta, infame.

Ghignò tra i denti il biondo. Roy non mosse un muscolo ma chiuse e riaprì ripetutamente gli occhi, lottando contro tutto se stesso per non perdere conoscenza. Respirò pesantemente, mentre il sapore del sangue cominciava a riempire la sua bocca. Tossì, tentando di recuperare il controllo del suo apparato respiratorio.

-          Almeno... ha... funzionato...

-          Mmmh. Non ci contare troppo, sento ancora la rabbia infiammare il mio sangue e scavare nella mia mente come un tarlo. Sono al limite, Mustang!

Ringhiò, stringendo saldamente i pugni. Fece un passo avanti, urtando con il piede sinistro il duro metallo della pistola. Socchiuse gli occhi, notando l’arma.

Che ironico, che proprio la sua gamba sinistra, l’automail, avesse sfiorato quella fonte di morte.

Ricordò l’episodio avvenuto anni prima, quando aveva visto quella pistola – ed era proprio quella, ne era più che certo – tra le mani innocenti di Winry. Ricordò l’odore dell’aria intrisa di risentimento e le lacrime calde e salate della ragazza sulla propria pelle. Digrignò i denti, mentre il comandante tentava di alzarsi facendo forza sulle braccia.

-          Sei sempre il solito, acciaio.

Edward lo guardò attraverso capelli d’oro, completamente bagnati. Roy schiuse le labbra in un enigmatico sorriso di dolore.

-          Non avrai mai il coraggio di uccidere, non è così?

-          Taci, è meglio per te.

-          Oh, andiamo. Tu non hai un briciolo di coraggio!

-          Stai zitto stronzo! Pensi che non ne abbia il coraggio? Beh, staremo a vedere!

Urlò il ragazzo, raccogliendo da terra la pistola , rimasta fino a quel momento in una piccola pozza d’acqua. Con le mani che tremavano per l’agitazione, la puntò verso il comandante, che indietreggiò di pochi millimetri.

-          Forza, sparami acciaio! Uccidimi! Vendica la gamba della tua amica, vendica tutte le persone che ho ucciso! Non posso difendermi! Piove! Questa maledetta pioggia sta segnando contemporaneamente la mia fine e la tua vittoria! Coraggio, punta quella pistola sulla mia testa e premi il grilletto! O hai paura, forse? Eh? Edward? Hai paura?!

-          No!

Gridò esasperato, con i nervi a fior di pelle. Posò un dito sul grilletto e prese la mira, mentre i suoi occhi cominciavano a inumidirsi.

-          Addio, bastardo!

E fece per premere, quando la porta rossa si aprì di colpo, e apparve Winry pallidissima, che avanzava verso di loro reggendosi a due stampelle. Appena la ragazza vide la situazione scoppiò a piangere.

-          NO! FERMATI EDWARD!

Urlò, disperata, abbandonando a terra le stampelle e lasciandosi cadere esattamente tra i due. A terra, tra l’acqua gelida della pioggia, fece scudo a Roy con un braccio, mentre l’altro era rivolto verso Edward, che la squadrava terrorizzato.

Rivide in quella posizione se stesso che proteggeva la ragazza, anni prima, da Scar. I ricordi tornarono ad affiorargli nella mente e le lacrime cominciarono a premere impazienti su i suoi occhi.

-          Forza, spara!

-          NO!!!

Urlarono Winry e Roy, contemporaneamente. Edward chiuse gli occhi, sentendo la test scoppiare.

Ci fu un interminabile momento di silenzio finché un assordante rumore rimbombò tra le colline.

Una pistola cadde a terra, fumante, accompagnata dal silenzio soffocante di un polare soffio di vento.

 

 

Vi lascio così, in sospeso! :P

Bene, bene, bene. Questo è quello che mi è uscito dopo una settimana di lavoro. Uhm. Davvero squallido, direi! Ed è anche cortissimo... e via con i pomodori marci verso la povera Meggy! Hihihi ok, la smetto. L’altra sera ho postato una fanfiction, si intitola “Rain” e mi piacerebbe davvero se la leggeste e la commentaste, perché ci tengo veramente molto a quella one-shot. Mi fate questo favoruccio? Grazie mille ^.^

link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=585810&i=1

giugitzuxD  tranquilla, Ed avrà altre occasioni per dichiarare i suoi sentimenti a Win! Grazie davvero per la recensione!

Onyria grazie i tuoi commenti sono sempre molto utili te lo dico sempre! Spero davvero di ritrovare quell’ispirazione. Spero comunque di non averti delusa con questo capitolo.

EdxWinry 4ever grazie per il commento! Forse è stato un po’ un classico il risveglio di Winry, ma secondo me ci stava bene nella storia... comunque sia ti è piaciuto, è questo che conta, no? Un bacio!

Fflover89 hahahah vedrai! Ti dico già che Ed non diverrà alchimista medico, ma sei sulla strada giusta... forse! O forse no. deciderò a suo tempo. Grazie per la recensione!

Alhia ecco qui il famigerato “pestamento” xD... beh, spero che questo capitolo abbia soddisfatto i tuoi ideali. Insomma, non è facile immaginarsi Ed che fa veramente  a pugni con Roy. Comunque sia, spero sia andato bene! Grazie per il commento!

 

Al prossimo capitolo, baci.

MeggyElric___

 

   
 
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