Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: sweetPotterina    24/10/2010    25 recensioni
Hermione Granger decide di intraprendere il suo nuovo anno ad Hogwarts per poter completare la sua carriera scolastica. Con sè, porta però un piccolo segreto: il suo matrimonio con Ronald Weasley.
Troppo confusa riguardo i suoi sentimenti, si troverà di fronte a delle scelte da prendere che segneranno per sempre la sua vita: tra sbagli, gesti impulsivi ed imprevisti, scoprirà che a volte se lo si vuole veramente i sogni possono diventare realtà e come intraprendere la via apparentemente più facile non sia sempre la scelta giusta.
Dal secondo capitolo:
-Granger, che ci facciamo qui?
-Ho bisogno di un piccolo favore.
Era sconcertato. Cosa mai poteva volere la Mezzosangue da lui? E, soprattutto, cosa mai poteva darle?
-Di cosa si tratta?
Hermione lo guardò per un lungo istante prima di rispondere –Io voglio che tu faccia l’amore con me.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ombra costante'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

SI AVVISA CHE IL SEGUENTE CAPITOLO 
PRESENTA CONTENUTO LIEVEMENTE EROTICO,
MA LE DESCRIZIONI E I TERMINI USATI 
NON SONO TUTTAVIA TROPPO ESPLICITI.




CAPITOLO IV
TUTTA LA VERITÀ

 

La verità è tanto più difficile da sentire
quanto più a lungo la si è taciuta.
( Anne Frank)

 


Era appena passata un’ora, eppure non ne poteva già più.
Quella mattina aveva raccolto tutta la buona volontà che era riuscita a racimolare, per scendere dal suo caldo letto e affrontare la dura giornata, che con insistenza sua madre aveva organizzato con tanto entusiasmo.
Aveva sperato tanto che quel giorno non arrivasse mai, ma alla fine il tempo l’aveva vinta.
Ed ora eccola lì, armata del sorriso più smagliante che era riuscita a creare sulle sue labbra, fingendosi felice e nervosa come solo una sposa poteva esserlo.
-Tesoro, allora, hai fatto?- la richiamò sua madre.
-Sì- rispose sbuffando Hermione, uscendo dalla cabina con l’ennesimo abito da sposa indosso.
Quando era entrata nella piccola boutique babbana, la proprietaria e le relative commesse l’avevano accolta come se la stessero aspettando da mesi.
Dopo quel lieve imbarazzo, una ragazza minuta dall’aria allegra l’aveva fatta accomodare su una piccola saletta, dall’arredamento molto sobrio ed elegante, sul quale al centro spiccava un piccolo piedistallo.
In quell’istante aveva assaporato l’idea della ritirata, ma la spinta sulla schiena che le aveva dato scherzosamente sua madre gliel’aveva impedito.
Subito dopo l’anziana donna, nonché proprietaria e amica d’infanzia di sua madre, aveva fatto portare uno stand di infiniti abiti, che svariavano dall’eccessiva eccentricità alla più banale semplicità. Aveva riso isterica per essere poi ripresa dalla sua esaltata madre che, come una bambina, le aveva chiesto da quale abito volesse cominciare.
Inutile dire che, per quanto quella boutique sembrasse piccola, conteneva fin troppi vestiti da sposa, almeno per quello che lei era disposta a sopportare: mezzora dopo aver iniziato, aveva addirittura avuto il sospetto infondato che fosse magica.
Ad ogni modo, il nervosismo che minacciava di esplodere non era dovuto solo dalla quantità di scelte che le venivano offerte, ma dal fatto che questi erano uno più bello dell’altro.
Sarebbe stata una meravigliosa indecisione poterne scegliere uno, se non fosse che Hermione si era fermamente impuntata di comperare il primo vestito abbastanza semplice e adatto che le avrebbero presentato.
Era un inutile perdita di tempo e denaro la ricerca del vestito perfetto, se si pensa che il giorno che avrebbe dovuto indossarlo di perfetto non aveva nulla!
Sentiva gli occhi inumidirsi se pensava un istante in più a quello che presto stava per prendere da una parte, e lasciare dall’altra.
-Sei bellissima, figlia mia- si complimentò la signora Granger.
-Sì, questo abito risalta notevolmente la figura di Hermione. E poi è fattura italiana, non c’è niente di meglio- convenne l’anziana donna, che stanca si stava asciugando la fronte imperlata di sudore con un fazzoletto.
Hermione rimase in silenzio: l’abito era stupendo ma lei sentiva di non meritarsi tanto. Sapeva che, nonostante i sorrisi e i complimenti di sua madre, lei e l’amica ormai erano stufe di starle dietro nella ricerca del vestito.
-Allora, che te ne pare di questo?- chiese con occhi speranzosi sua madre, alzandosi dal divanetto.
-È bello- disse semplicemente Hermione, fissando l’orlo di seta dell’abito bianco.
La proprietaria, riconoscendo l’antifona, ricadde sfinita su una poltroncina, mentre sua madre le venne in contro sbuffando.
-Tesoro, non fai che ripetere altro per ogni vestito che provi. Non c’è né uno che ti piace in particolare?
Hermione alzò lo sguardo su quello della madre, con un finto sorriso che non ingannò la signora Granger.
–Sono tutti bellissimi. Potremmo prendere questo, per me va bene.
Sua madre si indispettì e, con uno sguardo di rimprovero, la riprese.
–Hermione Granger. Ti proibisco categoricamente di dedicarti all’arte dell’compiacere. Non sei qui per accontentarti, ma per ambire al meglio, per avere tutto ciò che desideri: non puoi scegliere questo abito come se stessi comperando una qualsiasi t-shirt, mi rifiuto di acconsentire! È il tuo abito da sposa e deve piacerti, deve colpirti, e se qui non c’è né uno che lo abbia fatto possiamo sempre andare da un’altra parte.
Hermione sgranò gli occhi e si affrettò a rispondere.
-No! Davvero mamma, questo va bene, mi piace- disse infine, cercando di apparire convincente.
Non aveva né la voglia né la forza di andare in giro per altri negozi, sentiva di aver fatto già un grande sforzo di volontà ad essere lì, anziché nel suo letto come avrebbe voluto, lasciando anche questo compito a sua madre.
La signora Granger la ammonì severa, delusa che sua figlia volesse a tutti costi mentirle.
Da quando l’aveva vista varcare la soglia di casa due giorni prima aveva subito notato come in lei ci fosse qualcosa di diverso, ma aveva attribuito inizialmente il suo stato emotivo alle sue imminenti nozze.
A questo punto, però, ne dubitava fortemente. Sapeva come la vicinanza alla data delle nozze potesse in qualche modo scombussolare la sposa o lo sposo, ma conosceva sua figlia e il suo comportamento nascondeva ben altro.
-Puoi dire tutto quello che vuoi tesoro, ma non puoi convincere me di una cosa di cui tu stessa non ne sei certa.
Hermione, leggendo la delusione negli occhi di sua madre, sentì una stretta al cuore. Non le piaceva mentire, ma nell’ultimo periodo sembrava che non potesse fare altro. I suoi amici e adesso sua madre non meritavano di essere trattati così da lei.
Hermione si mise le mani nei capelli, come a volersi tenere la testa che sembrava poter scoppiare da un momento all’altro; infine, ignorando tutti, rientrò nel camino e, sfilando la bacchetta dalla sua borsa, velocemente indossò nuovamente i suoi abiti comuni, per infilare in una gruccia l’ultimo vestito che aveva provato. Poi, con questo in mano, uscì furiosa dal camerino a passo spedito, porgendo l’abito alla proprietaria, che sbigottita, assistendo a tutta la scena in disparte, adesso non riusciva a capire come potesse essersi cambiata così in fretta.
-Prendo questo- disse a denti stretti.
Era stufa di stare in quella stanza, era stufa di provare abiti che per lei non avevano nessuna importanza, ed era stufa di vedere le facce di sua madre e delle commesse che la guardavano scioccate, perché sicuramente era l’unica sposa al mondo che non mostrava nessuno interesse per il suo matrimonio.
Senza aggiungere nient’altro, uscì definitivamente dalla boutique. Aveva appena fatto pochi passi quando si sentì fermare da una mano sulla sua spalla.
-Hermione, aspetta.
Era sua madre.
-Si può sapere cosa ti succede?
Hermione si voltò e, cercando di rassicurarla, mormorò.
-Niente, sono solo stanca. Voglio tornare a casa.
-È successo qualcosa con Ron? Avete litigato? O lui…
Sarebbe stato tutto più semplice se così fosse stato ma, invece, il problema era semplicemente lei.
-No mamma, Ron non ha fatto nulla.
-Guarda che l’ho capito che c’è qualcosa che non va. Se è per il matrimonio possiamo sempre annullarlo. Sei ancora in tempo.
La signora Granger era disposta a tutto pur di non vedere la figlia in quello stato, era poca cosa un matrimonio se di mezzo c’era la sua felicità.
-No, non è per questo, io voglio sposarmi- le confermò, nella speranza di riuscire a convincerla.
-E allora, cosa c’è che non và? Se è davvero questo quello che vuoi, perché sei così triste bimba mia? Sai che puoi dirmi tutto.
Certo che lo sapeva, ma cosa avrebbe detto se avesse saputo che amava un altro, tra l’altro senza una vera motivazione? Cosa avrebbe detto se le avesse raccontato che per questo aveva dato la sua verginità ad un ragazzo che non la ricambiava? Cosa avrebbe pensato se avesse saputo la verità? Non poteva dirglielo, per quanto era fortunata ad avere una madre splendida e comprensiva, questo sarebbe stato troppo anche per lei.
-Lo so, ma è complicato. E poi… sarebbe inutile, non cambierebbe niente.
Senza volerlo, il suo viso si era rigato di lacrime.
La signora Granger, preoccupata per il tormento interiore che sembrava vivere la figlia e che poteva benissimo leggerle in volto, a quelle lacrime istintivamente l’abbracciò, incurante della folla che intorno a loro rallentava il loro passaggio, per osservarli curiosi.
-Oh, Hermione. Guarda che il matrimonio è una cosa importante e, se non ti senti pronta, non devi sentirti obbligata, ci penso io a disdire tutto, non dovrai preoccuparti di nulla.
Hermione si lasciò cullare dalle sue braccia, che la fecero piangere ancora di più; poi, sciogliendo l’abbraccio, si asciugò il viso con una manica della maglietta e scosse la testa.
-No, mamma, sul serio: non c’è bisogno. Va tutto bene, adesso però devo andare.
Aveva fatto la sua scelta, ora doveva solo andare fino in fondo.
La signora Granger, riconoscendo la determinazione della figlia, decise di posticipare il loro discorso una volta a casa, perché di certo non avrebbe mollato. Se sarebbe stato necessario si sarebbe opposta al matrimonio al posto della figlia, se avesse capito che questo era il bene migliore per Hermione.
-Mi dirai un giorno cosa succede?- le sorrise in segno di rassicurazione, togliendo via un’ultima lacrima sul viso della figlia, quando questa sgorgò dai suoi occhi rossi.
Hermione si allontanò definitivamente dalla madre per riuscire solo a dire –Un giorno.
Forse.

***

La sua mano che accarezzava la schiena. Noia.
La sua lingua che gli lecca il lobo dell’orecchio. Fastidio.
Il suo seno piccolo sul petto. Seccatura.
Il suo bacino che struscia sulla propria virilità. Nausea.
Un altro bacio. Nulla.
Era passata quasi mezzora da quando aveva richiamato la sua vecchia amante nel suo letto, in cerca di un passatempo, eppure ancora non era riuscito a provare niente. Nemmeno la sua mascolinità sembrava reagire minimamente di fronte alla nudità, alle movenze, al tocco della ragazza che per lungo tempo era sempre riuscita, nonostante tutto, a farlo divertire per qualche ora.
Frustrato e irritato con se stesso e con la causa di tanto cambiamento, prese per i capelli la moretta che aveva fatto scivolare la sua mano sulla sua mascolinità, accarezzandola, e con una forte spinta la fece ricadere sul letto, per poi buttarcisi sopra. Con violenza esplorò quel piccolo corpo che ormai conosceva come le sue tasche, esplorando e lambendo i suoi seni, mentre con le dita frugava rude la sua femminilità.
La ragazza, che inizialmente era stata piacevolmente sorpresa per quei piccoli preliminari che tanto aveva agognato di condividere con lui, ma che non aveva mai avuto il coraggio di poter chiedere, adesso fremeva sotto di lui, dimenandosi per la tortura e per il dolore.
Quando la ragazza strinse le dita attorno ai suoi capelli, Draco chiuse gli occhi istintivamente, più per reprimere il disturbo che quel contatto gli aveva causato, che per una qualche mera soddisfazione.
Riaprendoli, però, venne investito dalla luce di due occhi color nocciola che lo guardavano con libidine e smania.
Hermione.
Sorrise istintivamente e, come se ne fosse stato attirato, si tuffò sulle sue labbra rosse e morbide per un dolce bacio che tanto aveva desiderato. Venne solleticato dal profumo di vaniglia che nel cuore delle notti passate lo avevano sempre svegliato, così lasciò un suo seno per immergere le sue dita in quei ricci ribelli che erano i suoi capelli, adesso sparsi sul suo cuscino.
Era bellissima come l’ultima volta!
Improvvisamente, l’eccitazione si accese nelle sue vene, mentre poteva sentire le dita di lei carezzargli l’addome e scendere giù fin verso la sua eccitazione. Ormai in preda alla foga, aprì le sue cosce, posizionandosi poi al centro, solleticandole il punto sensibile con la propria punta.
Quando sentì le unghie di lei graffiarle i suoi bicipiti, con un colpo secco affondò in lei, inarcando la schiena e socchiudendo gli occhi per potersi appieno riempire del calore che solo lei sembrava diffondergli dentro.
Poi accadde tutto in un attimo. Un grido, un sibilo nuovo, o semplicemente diverso.
Come un trillo stridulo e fin troppo acuto per appartenere alla piccola e fragile ragazza dei suoi sogni.
Scosso, riaprì istintivamente gli occhi per accorgersi solo in quell’istante che sotto di lui, a reagire alle sue carezze, non c’era la ragazza che anelava più di tutte, ma bensì un’altra. Furibondo con se stesso, si lasciò trasportare da quei pensieri che ormai annebbiavano la sua mente: lei lo aveva rifiutato, lei si era presa gioco di lui, lei gli era sfuggita, e adesso continuava nonostante tutto a straziarlo.
-Draco, fermati.
Si sentì montare dalla rabbia più ceca e, preda dagli scherzi della sua mente, si mosse sempre più velocemente, sempre più forte.
-Draco, mi fai male.
Cercando di sgonfiare la collera che ormai gli incendiava il sangue, prese a spingere sempre più in fondo, con maggior violenza, finché non si rese conto dei piccoli pugni che lo colpivano al petto e delle urla.
-Basta, smettila!
Si fermò pietrificato quando realizzo ciò che stava facendo. Aveva la fronte imperlata di sudore e le mani gli tremavano, eppure non riusciva a togliere lo sguardo dagli occhi della sua compagna di casa che, sotto di lui, lo guardavano spaventati e allo stesso tempo irati.
Lei aveva la frangetta ormai appiccicata sulla fronte per il sudore e il fiato corto; riconobbe quel lucido velo nei suoi occhi, che solo poche volte le aveva visto riflesso.
Ciò che, tuttavia, lo stupì maggiormente furono dei cerchietti farsi violacei su entrambe le braccia e i polsi della ragazza, e delle macchiette rosse e viola intorno al suo seno.
Sono stato io. Come ho fatto?
La rabbia che non si era consumata, ma solo assopita, tornò più forte di prima ora che realizzava come per degli stupidi pensieri, per una maledetta strega, si era ridotto a quel modo. Non riusciva a credere di essere arrivato fino a quel punto, di essersi fatto trascinare alla deriva da lei.
Sia allontanò dalla ragazza scendendo dal letto e, ignorando i propri abiti, prese i vestiti della compagna, lanciandogli addosso.
Imponendosi di rimanere calmo, la richiamò duramente.
-Vattene .
Pansy Parkinson rimase tuttavia immobile sul grande letto, scrutando attentamente quello che era ormai da tanti anni il suo amante, nonché il ragazzo che non riusciva a smettere di amare.
-Pansy, va via. Adesso.
La ragazza scese dal letto e, infilandosi velocemente la camicetta e la gonnellina, si diresse all’uscita. Draco nel frattempo si era lasciato andare su un divanetto accanto al fuoco, con i gomiti sui ginocchi e le mani tra i capelli, affranto.
-Pensi ancora a lei, non è vero?
Costantemente. Incessantemente.
-Non so di cosa tu stia parlando- disse semplicemente dopo una lunga pausa, continuando a guardare il tappeto sul pavimento.
In un primo momento, aveva avuto la sensazione che in qualche modo i suoi compagni avessero scoperto tutto; poi, dandosi dello stupido, aveva compreso che Pansy poteva semplicemente riferirsi a una ragazza, sì, ma senza sapere chi fosse in realtà.
In fondo, nessuno sapeva, nemmeno Blaise.
-Cos’ha lei che io non ho?
Tutto.
La sua voce arrivò carica di odio, risentimento e gelosia.
Si costrinse a voltarsi verso di lei, che ancora stava di fronte la porta in legno scuro, con una mano sul pomello, come se fosse in lotta con se stessa tra l’uscire o rimanere.
-Pansy, non ho voglia di una delle tue scenate, quindi lasciami in pace. Anzi, credo che sia giunto il momento di chiudere definitivamente tra noi, una volta per tutte. È finita.
Era inutile portare avanti quella storia, se così poteva essere definita. Ormai erano due mesi che non la chiamava più nella sua stanza, che rifiutava ogni suo invito o tentativo di sedurlo. Quel giorno aveva fatto semplicemente un’eccezione, un esperimento, che purtroppo non era andato a buon fine.
-Sei stato tu a volermi qui, Draco. Alla fine continui a tornare sempre da me, quindi non fingere che tra noi ci sia stato solo del sesso .
Pansy stava per piangere, si poteva sentire dalla sua voce rotta.
Tuttavia, di certo non si sarebbe fatto per questo impietosire.
Draco si alzò e recuperò i suoi boxer, indossandoli, voltandosi poi ancora verso di lei e chiarire freddamente, con uno sguardo che non ammetteva repliche.
-Ti assicuro che questa, mia cara Pansy, è stata l’ultima volta. E mi dispiace dover spezzare questa tua frivola fantasia, ma tra noi è stato sempre e solo sesso, niente di più. Vedi di mettertelo in testa, credo di averti sopportato già abbastanza.
Pansy non trattenne una lacrima che rigò il suo viso, trasfigurato dal dolore di quelle taglienti parole.
-Draco…
-Maledizione, Parkinson, vuoi andartene?
Draco aveva ben altro a cui pensare e la presenza di Pansy aumentava solo la sua irritazione; oltretutto si sentiva in colpa per quello che le aveva fatto poc’anzi.
Le avrebbe anche chiesto scusa per come si era lasciato andare prima, seppur con grande sforzo, ma adesso ogni buona volontà era svanita.
Pansy, raccogliendo l’ultimo briciolo di orgoglio rimasto, lo guardò truce per poi sparire dietro la porta, lasciandolo finalmente solo.

Era appena uscito dalla doccia con solo l’asciugamano intono alla vita, e stava per buttarsi a letto per una breve dormita, quando inciampò cadendo poco elegantemente sul pavimento. Facendo pressione sulle braccia si voltò per mettersi quantomeno seduto e vedere la causa della sua caduta.
Si stupì non poco quando capì che aveva inciampato sulle caviglie del suo migliore amico.
Da sotto il suo letto spuntavano dei calzini e delle calze nere, espressamente italiane, che ad altri non potevano appartenere che a Blaise Zabini.
-Blaise. Che diamine stai facendo sotto il mio letto?
Dopo un leggero botto e un piccolo lamento –molto probabilmente aveva sbattuto la testa sul letto- vide sbucare il moretto che adesso lo guardava con aria colpevole.
-Mi era caduto un galeone- si giustificò, sventolando la moneta d’oro.
Draco gli rivolse un’occhiata in tralice.
Non avrebbe mai creduto che Blaise Zabini si sarebbe messo a quattro zampe solo per prendere una maledettissima moneta.
Si alzò, aiutato dall’amico, e si sdraiò sul letto.
-Tutto bene?
-Come sempre.
Non gli aveva mai mentito, ma non avrebbe mai confessato di aver perso la testa per una maledetta Mezzosangue.
-Mmm…
Blaise sapeva che Draco mentiva, erano settimane ormai che vagava per i corridoi come se fosse uno zombi, non dormendo la notte e rimanendo assente durante la giornata. Tuttavia, in quel momento, non poteva tormentarlo con un’altra ramanzina perché era lui ad essere nei casini fino al collo.
-Ho fatto una cazzata- iniziò, sedendosi sul bordo del letto.
Draco non si scompose, non era la prima volta.
–Chi ti sei portato a letto, stavolta? La Bulstrode?
I due respinsero un moto di nausea solo al pensiero.
–Divertente. Comunque no, è peggio.
Cosa poteva esserci peggio della Bulstrode?
Confuso, Draco si alzò sui gomiti, interrompendo la sua perlustrazione del soffitto per guardare curioso l’amico.
–Chi?
Blaise si alzò: non era nervoso né tanto meno impaurito, perlomeno, non per quello che Draco gli avrebbe presto fatto.
Aveva paura di incrinare la loro amicizia: loro due contavano l’uno sull’altro da anni ormai, ma dopo la guerra che aveva distrutto le loro rispettive famiglie, si era formato un legame profondo, che andava al dì della semplice amicizia.
Sangue o meno, per entrambi erano come due fratelli.
Tuttavia, stavolta, Blaise non si era comportato da tale, e ad essere precisi, nemmeno da amico.
Troppo in collera con se stesso e con l’amico, era stato un vigliacco e si era comportato come la subdola serpe che tutti pensavano che fosse. Aveva commesso un terribile errore, l’unico errore che tra loro non doveva mai succedere.
-Sono stato con la tua ragazza.
Era inutile tergiversare, anche perché se era lì in quel momento era proprio per evitare che venisse a saperlo da qualcun altro.
Draco sapeva che quando diceva la tua ragazza non intendeva il termine comune di fidanzata, ma semplicemente la preferita del momento. E in quel momento solo un nome balenò nella sua mente, prima che questa venisse associata ad immagini raccapriccianti: Hermione Granger.
-Tu cosa?- quella domanda uscì dalla sua bocca violentemente, incredulo che una cosa simile potesse essere sul serio accaduta.
–Senti, mi dispiace, ma è successo- tentò di spiegare, ma Draco si era già alzato per sferrargli un pugno.
-Ti avevo detto chiaramente che dovevi starle alla larga, che era mia!- sputò, trattenendolo per il colletto.
Blaise non era affatto intimidito dalla sua reazione, tuttavia cercò di spiegare.
-Lo so, ed è quello che ho fatto, ma lei continuava a puntarmi, insomma sono un uomo anch’io, Draco.
Se c’era una cosa vera sul loro conto, oltre il fatto che potevano vantasi di poter avere qualsiasi ragazza, era proprio quella che non dovevano proprio far nulla per averle.
Ma questo, voleva dire una cosa che, però, sfiorava l’inverosimile: Hermione non punta.
L’idea che Hermione potesse in qualche modo civettare o provocare un ragazzo era inconcepibile nella sua mente, oltre che fortemente respinta, tuttavia non poteva ignorare le parole di Blaise.
-Lei non farebbe mai una cosa del genere, Blaise! – scandì a denti stretti.
Blaise cerò di indietreggiare giusto per mettere le distanze e parlare più serenamente, ma la presa su di sé che non accennava a demordere, non glielo permise.
-Oh, sì, invece. E non immagineresti neanche…
Draco non aveva voglia proprio di immaginare un bel niente.
Stringendo per bene il colletto, Draco spinse Blaise all’indietro, facendogli quasi perdere l’equilibrio. Poi, prima che potesse difendersi, sferzò nuovamente un pugno al suo volto, seguito da un duro colpo all’addome del giovane.
Blaise non reagì, semplicemente indietreggiò istintivamente, massaggiandosi la guancia colpita e piegandosi in due per il colpo allo stomaco.
-Bugiardo- sibilò glaciale Draco.
Ne sei sicuro?
Sì.
… No.

Una vocina fastidiosa si insinuò nella sua mente.
Hermione Granger non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non era il tipo.
Lei… lo aveva puntato di nascosto, aveva chiesto e aveva ricevuto, per poi rifiutarlo. Lo aveva usato.

–Perché mi sono innamorata di te, stupido idiota!

Quella voce rimbombò nelle sue orecchie come un eco lontano, troppo difficile da ignorare.
Ma non poteva crederle, perché era una bugia. L’ennesima, stupida bugia.
Draco credette di impazzire e, come se la furia si fosse di nuovo impadronita di lui, si gettò su
Blaise quando lo sentì di nuovo parlare.
-So che non avrei dovuto…
-Infatti, Blaise. Stavolta avresti dovuto tenere il cazzo nelle mutande.
Un nuovo colpo sul naso fece perdere l’equilibrio a Blaise, facendolo ricadere terra, subito raggiunto da Draco, ormai di nuovo addosso.
Non si opponeva nemmeno, sentendosi colpevole: si difendeva soltanto quando poteva, ma più per istinto di sopravvivenza.
Poi una ginocchiata agli stinchi lo fece gridare e, più per abitudine che per la voglia di infierire, lo colpì di rimando a suo modo.
-Guarda che se è venuta da me avrà i suoi motivi.
Draco lo avrebbe volentieri strozzato.
-Bastardo. Di la verità, sei stato tu a provarci, non è vero?
-No, è stata lei, sul serio. Mi è venuta addosso…- cercò ancora una volta di difendersi nei limiti del difendibile.
Non c’erano dubbi sul fatto che avesse sbagliato, ma era vero in fondo quando diceva che lui non aveva fatto nulla, inizialmente.
-Come no, magari si è anche spogliata- rispose con sarcasmo.
-Non esattamente- rispose a fatica, cercando di scansare un altro pugno.
Quelle parole risuonarono strane alle orecchie di Draco, perché se poteva anche credere che
Hermione lo avesse attirato sé, non poteva credere che per farlo si fosse spogliata in un luogo pubblico.
Frenò la mano e, sollevando nuovamente per il colletto il suo ex-amico, chiese curioso.
-Che vuol dire, non esattamente?
Blaise approfittò di quel momento di tregua inaspettato e si affrettò a spiegare.
-Che non si è proprio spogliata. Quando lei mi è venuta addosso, ha lasciato ricadere i libri per terra –sì lasciati ricadere, non gli sono caduti per caso – e, quando si è abbassata per riprenderseli, aveva la camicetta sbottonata e mi ha lasciato vedere i suoi…
Draco lo interruppe per incitarlo a proseguire, evitando possibilmente particolari davvero non graditi.
-Continua.
-La stavo aiutando a recuperare i libri e, quando si è rialzata, mi ha sbattuto in faccia qui suoi capelli lunghissimi, avvicinandosi per baciarmi…
Draco per nulla sollevato che l’amico si fosse fatto abbindolare solo per un paio di tette, stava per colpirlo ancora una volta, ma quello che gli sentì dopo lo fermò sul colpo.
-Draco la stavo fermando, credimi, ma poi i suoi occhi azzurri mi hanno accecato, non ci avevo fatto caso inizialmente, quindi…
Occhi azzurri?
-Azzurri?- chiese quindi, inarcando un sopracciglio.
Blaise fece una smorfia, rassegnata.
-Sì, non dirmi che in tutte le volte che te la sei portata a letto non ci hai fatto caso!
Draco corrugò la fronte, dubbioso del fatto che lo stesse prendendo in giro.
-Lei non ha gli occhi azzurri!
Seppur non fosse in una bella posizione, Blaise ribatté, pronto a contraddirlo.
–Ti dico di sì.
Un dubbio. Un solo e piccolissimo dubbio a quel punto si insinuò nella sua mente, che inaspettatamente desiderò con tutte le sue forze fosse fondato.
-Di chi diamine stai parlando, Blaise?
-No, tu di chi cavolo parli?
La speranza di Blaise, di uscire sano e salvo dalla diatriba con l’amico, stava prendendo una piega alquanto insolita e ambigua.
-Io parlo di Hermione!- esclamò Draco impulsivamente, rendendosi conto soltanto in quel momento che, non solo aveva confessato chi fosse la ragazza che in quel periodo albergava nella sua mente, aveva pronunciato addirittura il suo nome.
-Chi?
Fortunatamente Blaise parve non farci caso. Approfittò di quel momento per fare la domanda decisiva.
-Blaise, stammi a sentire, come si chiama la ragazza che ti sei appena portato a letto?
-Sabrina, la Tassorosso. Chi altri?
Blaise aveva corrugato la fronte, deformando il suo viso perfetto, già sporcato da macchie di sangue e lividi violacei che erano ormai visibili sul suo viso. Aveva proprio esagerato.
Un’esclamazione di puro sollievo uscì dal suo petto, facendolo ridere a crepapelle improvvisamente per tanta stupidità.
Blaise non ci stava capendo nulla.
-Perché non fai ridere anche a me?- chiese perplesso e offeso di essere appena stato messo in disparte.
L’unica cosa che però Draco riuscì a dire fu –Chi diamine è questa Tassorosso?
E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso già colmo di Blaise. –Che cavolo vuol dire chi è?
Draco cercò di tornare serio.
–Che non ho la più pallida idea di chi sia questa Sabrina.
Blaise, anche se alquanto sbigottito, si sentì parecchio sollevato, perché questo voleva solo dire una cosa: la loro amicizia era salva.
-Draco, che ne dici di scendere da qui e spiegarmi?
Iniziava a fargli male dappertutto e il peso di Draco non lo aiutava di certo.
-Uhm?
-Spero non ti sia dato all’astinenza perché ti sei innamorato di me- lo schernì Blaise, riferendosi alla strana posizione che adesso, senza pugni e calci, poteva essere fraintesa.
Draco, realizzando la situazione, tossì cercando di ricomporsi, inveendo contro se stesso per aver perso ancora una volta la testa in quel modo. Si alzò, tendendo la mano all’amico che a quanto pare aveva conciato davvero male.
-Blaise…
-Tranquillo, lo so- rispose il moro, interrompendo le sue scuse e avvicinandosi a lui.
Gli sferrò un pugno sullo zigomo destro.
-Ma che…- imprecò Draco, massaggiandosi il mento che adesso pulsava forte.
Blaise ghignò, facendo spallucce indifferente. -Adesso siamo pari.

***

Draco era di nuovo sdraiato sul suo letto quando sentì la voce di Blaise raggiungerlo dal bagno, ove era scomparso da più di quaranta minuti per darsi una ripulita.
-Quando hai detto Hermione, ti riferivi alla Granger, vero?
Blaise alle volte aveva troppa buona memoria.
-Mmm- ammise, sbuffando e rigirandosi nel letto.
Per settimane Blaise lo aveva torturato con rimproveri, ramanzine e miriadi di domande, senza riuscire a cavargli un ragno dal buco.
Ma a questo punto era inutile mentire, Blaise era un tipo troppo sveglio.
Il ragazzo uscì soddisfatto dal bagno per raggiungere poi Draco sul letto.
Durante gli ultimi mesi aveva osservato l’amico attentamente e non gli erano sfuggiti i suoi atteggiamenti di riguardo nei confronti dell’unica ragazza che aveva sempre odiato; non gli erano sfuggiti proprio perché incredibilmente opposti.
Niente insulti, niente liti, solo occhiate furtive e rabbia, tristezza e gelosia velata nei suoi occhi. Non lo aveva mai visto così combattuto e logorato dentro, neanche dopo la guerra.
Aveva fatto le sue deduzioni, ma le aveva tenute per se, visto il grande sforzo con cui cercava di nascondere tutto.
Adesso che però ne aveva la certezza, era deciso a mettere le carte in tavola e sistemare una volta per tutte quella faccenda, prima che fosse troppo tardi.
–Dunque, devo riempirti di domande inutili o inizi a raccontarmi tutto? Senza offesa ma stai proprio uno schifo e non mi importerebbe più di tanto se non fosse che allontani tutte le ragazze nei corridoi con quegli sguardi glaciali. Mi rovini la piazza amico.
Draco sapeva che voleva solo prenderlo in giro e smorzare la tensione creatosi.
–Non mi è sembrato affatto- disse lanciandogli un’occhiata maliziosa.
-Ho capito, d’accordo. Avanti, dimmi qual è il problema con la Granger? Avete litigato perché non le hai dichiarato amore eterno?
Sarebbe stata la deduzione più logica. Era palese che per quanto cercasse di evitarlo, la giovane grifondoro era perdutamente innamorata di lui.
Draco gli tirò un cuscino.
–Spiritoso.
-Io non capisco quale sia il problema: lei è pazza di te e tu, a quanto pare, anche!
Draco si mise a sedere sul letto per poter osservare meglio l’amico. Ma mi prende in giro?
-Io non sono pazzo di nessuno, né tanto meno della Granger. E per essere precisi, neanche lei.
-Balle. Ho notato come vi guardavate appena pensate di non essere visti, come vi cercate sempre, senza contare che tu incenerisci con lo sguardo ogni ragazzo che le si avvicina. E poi, come spieghi allora quello che mi hai fatto e le voci che hai messo in giro sul vostro conto?
Regola o no, non avrebbe mai reagito in quel modo per una qualunque ragazzina.
-E va bene. Mi piace, d’accordo?- confessò, infine.
-Ti piace? Mi piace si dice quando ti interessi ad una ragazza e la trovi semplicemente carina, o quando te la vuoi portare a letto. Tu invece non fai altro che pensare a lei, tanto che non ti riesce neanche una scopata da due mesi. Due mesi!
Draco sgranò gli occhi, basito su come lui fosse venuto a conoscenza del suo terribile segreto che lo tormentava da mesi.
Era vero. Da quando lei aveva rinchiuso la porta alle sue palle, scomparendo dalla sua camera, lui non era riuscito a non pensarla.
Da quella notte non si erano più parlati, anzi avevano completato freddato i loro rapporti ignorandosi completamente, fingendo l’inesistenza dell’altro. O almeno così poteva sembrare.
In realtà, quella strega aveva popolato le sue giornate ininterrottamente, affiorando nella sua mente anche nei momenti più impensabili.
La notte non faceva altro che sognare i momenti caldi passati insieme che terminavano tutti con quella maledetta frase sussurrata con voce spezzata, in cui gli confidava i suoi sentimenti.
Durante le giornate, tra un corridoio e una lezione, non tratteneva l’istinto di voltarsi a cercare la sua chioma tra le tante teste intono a lui.
Aveva provato a dimenticarla concentrandosi nel quidditch, nello studio… con altre ragazze, ma non era servito a niente.
Pansy era stata la sua ultima speranza, l’ultima spiaggia per tentare di fuggire da quella persecuzione: era l’unica da cui sempre tornava perché la sola a riuscire a scaldarlo abbastanza per una notte piacevole, senza poi troppe pretese, o almeno pretese gestibili.
Questa volta, tuttavia, nemmeno lei era riuscita a risvegliarlo, aveva persino avuto un’allucinazione.
Draco inizialmente aveva provato più volte ad avvicinarla, ma a ogni tentativo si era sentito uno stupido, non trovando la ragione per giustificare un simile pensiero, fino ad allora inaudito, considerato che l’aveva avuta e da lei non poteva di certo cercare qualcos’altro!
Col tempo, però, aveva scoperto quanto si sbagliasse: la desiderava, la voleva di nuovo tra le sue braccia e non poteva sopportare anche solo l’idea di lei con un altro.
Oltretutto, le sue ultime parole erano rimaste fisse nella sua mente, colpendolo più di quanto avesse mai immaginato. Per quanto si ostinasse di convincere se stesso che quella era stata solo la sua ennesima bugia, lui le credeva e ne era felice.
Anche se incontrandola per il castello non traspariva, lui sentiva che Hermione lo amava e dentro di sé gioiva all’idea, perché significava che era sua, volente o nolente.
Quando si concentrava, riusciva a sentire ancora il suo profumo, i suoi seni caldi sbocciare sotto le sue mani, le sue labbra pronunciare il suo nome…
Per tutti i maghi e le streghe, mi sono innamorato!
Blaise, fraintendendo il suo sguardo allucinato, si affrettò a chiarire.
-Ehi, non guardarmi così. Ho incontrato Pansy e mi ha raccontato tutto prima di venire qui. A proposito, se provi di nuovo a ferirla dovrai vedertela con la mia bacchetta, intesi?
Quella velata minaccia, non l’avrebbe nemmeno sfiorato se negli occhi di Blaise non vi fosse stata una triste determinazione.
–E da quando…
Blaise però non lo ascoltò minimamente, intento a non lasciargli cambiare discorso.
-Com’è che stai ancora qui a perdere tempo? Insomma, abbiamo appurato che ti sei preso, non capisco ancora come, una cotta per la Granger, quindi perché non hai alzato ancora quel tuo regale culo per andarla a prendere?
Draco sbuffò, gettandosi di nuovo in dietro sul letto: questa era stata la ciliegina sulla torta sul suo inferno personale.
-Non so dove sia finita.
Il moro inarcò un sopracciglio incredulo. -Ma se lo sanno tutti.
Draco si alzò sui gomiti, mentre un piccolo allarme risuonava sul suo cervello allarmandolo.
-Che vuoi dire?
Blaise gli si avvicinò, ingrato con la vita per avergli affibbiato un simile compito.
-Domani si sposa, per questo ha avuto un permesso speciale per lasciare la scuola per qualche giorno.
Hermione si sposa.
Queste, furono le sole parole che la sua mente registrò.
Tre parole, tre lancette di una bomba ad orologeria.



Ciao a tutti ragazzi! Scusate il ritardo ma non riuscivo a trovare la penna su cui avevo salvato la storia, il trasloco gioca brutti scherzi che ci volete fare. Comunque eccovi un nuovo capitolo. Come vedete ho dato molto spazio a Draco, anzi praticamente ho parlato solo di lui. Come avete letto sono passati due mesi dal giorno in cui si sono lasciati bruscamente e da allora Draco non ha più trovato pace. So che magari qualcuno di voi si aspettava un chiarimento o qualcosa del genere tra i due piccioncini, ma no, ho ritenuto più giusto farla passare così, spero di non avervi deluso. Non voglio aggiungere nient’altro, lasciò detto tutto a voi, quindi mi raccomando che attendo curiosa di sapere che ne pensate. Il prossimo sarà l’ultimo capitolo, a parte l’epilogo, e arriverà puntuale, adesso che mi sono sistemata, la prossima settimana. Vi saluto e vi ringrazio tutti: voi che mi seguite, che mi ricordate e mi preferite. Vi ringrazio tutti…

Colgo l’occasione anche per un annuncio: Donate a questa povera ragazza (me) madre di tre storie ancora in crescita, una piccola recensione che contribuirà a sfamare la sua flebile speranza e la sua volontà nel perseguire i suoi lavori. Basta solo scendere più giù con il mouse e regalare l'1% del vostro tempo in qualche preziosa parolina digitata con le vostre onerevoli dita. Grazie per l’attenzione.
(No non sono pazza, non completamente, è l’ora più che altro!)

RINGRAZIAMENTI:
HailieJade: Ciao carissima!come stai? Questo capitolo è centrato su Draco che come vedi non ha smesso di essere tardivo nel concepimento dei concetti, ma che ci vuoi fare, meno male che c’è Blaise che risolve tutto…non so come farei senza di lui in queste occasioni! Spero ti sia piaciuto quindi..un bacione a presto
barbarak: come vedi ha riflettuto parecchio sulla frase di Hermione tanto che lo ha scombussolato non poco. Bhè carissima che dire…stavolta non ho fatto nessun passo indietro e ho deciso di spiegare i mesi passati dei protagonisti direttamente con il presente, e quello di Draco come vedi non è dei migliori, anche se Hermione non scherza nemmeno. Spero di essere riuscita comunque a rendere l’idea dell’inferno che sta passando Draco. Prima che mi dilunghi ti saluto, con la speranza che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio
aquizziana: ciao tesoro. Sto bene grazie, magari un po’ stanza, tu? come và l’uni? Comunque tranquilla per gli aggiornamenti io ti aspetterò anche se ritardassi di un mese, al massimo mi vedi sbucare, non so come a casa tu, per costringerti a scrivere. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, e che la pubblicità fatta nell’altro capitolo sia servita. Ho deciso di parlare della tua storia lì perché lì mi seguono molte più persone per questo. Comunque non vedo l’ora di sapere che ne pensi visto che adesso che Draco sa tutto insomma…chissà che farà. Un bacino a presto
mm91: ma ciao cara, come stai? Grazie per i complimenti. Forse questo capitolo non è come lo immaginavi, ma questa storia nasce da una shot che ho deciso di allungare, e se non saltavo questi due mesi che comunque erano pressoché vuoti di sostanza penso mi sarei persa. Quindi spero ti sia piaciuto questo capitolo…attendo di sapere che ne pensi con ansia. Un bacio grande
ELVE89: oh ma tesoro ciao! come và? sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, come sempre grazie per i complimenti! Spero con questo di non aver creato un casino e di averti deluso visto che Draco ed Hermione neanche si incontrano, ma vedrai che molto probabilmente lo faranno molto presto no? Anch’io avrei voluto spingere Draco la scorsa volta su Hermione per fermarla prima che uscisse dalla sua vita ma l’ho trovato giusto così, altrimenti sarebbe stato poco credibile come serpeverde. Vabbè spero questo capitolo ti sia piaciuto non vedo l’ora di sapere che ne pensi. Tanti baciii
Iyu89: ciao cara…come stai?mi dispiace un mondo che sei così impegnata, lo vedo come sei sempre di fretta ma tranquilla a me fa comune piacere poterti sentire ancora ogni qual volta che puoi. Non so se hai visto ma ho aggiornato Ritrovare se stessi e Posso mai io amare finalmente, lo dico tanto per avvisarti, non per altro, quindi se non ti trovo capirò il perché, anch’io sono piena di casini fin sopra la testa perciò ti capisco perfettamente..Venendo al capitolo ha perfettamente ragione, Herm ha avuto fegato, cosa che è mancata al nostro amato serpeverde, ma chissà potrebbe armarsi di coraggio adesso no? Staremo  a vedere. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo anche se non ci sono avvicinamenti con Herm..un bacio grande a presto  

   
 
Leggi le 25 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: sweetPotterina