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Autore: sihu    25/10/2010    19 recensioni
una storia a cavallo tra due tempi che si incontrano, quello dei Malandrini e quello dei nostri eroi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si trovano a passare il settimo anno insieme ai Malandrini. il risultato? un continuo susseguirsi di colpi di scena, amori che nascono, gelosie, paranoie e molto altro ancora. DALL'ULTIMO CAPITOLO: “Remus, sei suo padre..” esclamò Ron alla fine. A Sirius e James mancò l’aria mentre Remus impallidì all’improvviso. Lily non poteva credere alle sue orecchie. Remus era padre, ma di chi? Di Harry? Di Teddy forse?
Genere: Commedia, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO 57
LEGAMI RITROVATI


James era rimasto a lungo a fissare quella porta che aveva di fronte, chiusa, facendosi mille domande nella sua mente per non turbare quel silenzio irreale che riempiva la stanza. Nessuno aveva più voglia di scherzare, tutti guardavano Sirius preoccupati per quella che sarebbe stata la sua reazione. La sorpresa e lo stupore stavano lasciando il posto ai dubbi ed alla rabbia. Sembrava tranquillo, forse solo un po’ pallido, ma di certo non fuori di sé.
Remus e James conoscevano abbastanza Sirius per sapere che il fatto che non parlasse non era certo un buon segno, ma erano sollevati che quanto meno il loro amico non avesse fatto scenate. Anche Harry, proprio come il suo padrino, era tranquillo e si limitava a cercare con insistenza lo sguardo di Hermione, Ron e della sua Ginny che teneva tra le braccia il piccolo Teddy. Il bimbo aveva di colpo smesso sia di piangere che di fare i suoi versetti, quasi avesse anche lui timore di turbare i grandi che lo circondavano. Gli unici rumori che si sentivano provenivano dall’altra stanza; si trattava dei deboli lamenti di Regulus a cui seguivano immediatamente incomprensibili parole di conforto della signora Potter. La voce di Robert Potter non si era mai sentita. Forse non aveva mai parlato, oppure la sua voce era stata tanto debole da non essere mai riuscita ad arrivare alle orecchie dei ragazzi riuniti nella stanza accanto. Harry rifletteva il silenzio, pensieroso. Non riusciva a capire se doveva essere felice o meno. Certo, Regulus era tornato sulla retta via ma lo aveva pagato sulla sua pelle, a caro prezzo. Ancora una volta i signori Black avevano dimostrato tutta la loro fredda crudeltà maltrattando e cacciando di casa anche il più piccolo dei loro figli. Solo Voldemort in persona, o forse anche Bellatrix, sarebbero riusciti a fare di meglio. Harry sospirò. Riusciva quasi a vedere il padre di Sirius e Regulus mentre allontanava il figlio minore sotto tacito accordo della moglie. Per quanto assurdo potesse sembrare, per gente del genere era meglio estinguere il blasone della famiglia Black piuttosto che affidarlo a quelli che loro consideravano come traditori del loro stesso sangue. Ai Malandrini, così come tutti i ragazzi che non provenivano dal futuro, riusciva quasi impossibile credere che Regulus non fosse altro che una vittima della situazione, di quella assurda guerra e della pazzia della sua famiglia.
“Io in tutta questa storia non ci capisco ancora niente.” sbuffò James, grattandosi la testa.
Molte cose non gli tornavano, primo tra tutti il comportamento dei genitori. Erano ore ormai che Robert e Dorea Potter erano chiusi nella stanza con Regulus. Certo, stava male, ma potevano quanto meno informarli un po’ meglio dell’accaduto. Non appena aveva saputo della presenza del fratello minore di Sirius aveva pensato ad un attacco. Quando poi aveva saputo la verità si era vergognato come un ladro ed ora si sentiva terribilmente in colpa per quel pensiero. Tuttavia, che altro ci si poteva aspettare da un serpeverde che simpatizzava con i mangiamorte? Sapere che Regulus si era ribellato, e per questo era anche stato punito, lo aveva lasciato di sasso. Fino ad ora aveva visto tanti maghi tradire e passare al servizio del Signore Oscuro, mai il contrario. Per Sirius era stata più o meno la stessa cosa, tranne che si aggiungeva il senso di colpa per non essere riuscito a capire prima quello che stava accadendo al fratellino. Invece di proteggerlo, di stargli accanto, gli aveva voltato le spalle e lo aveva lasciato in pasto a quelle belve dei suoi parenti che lo avevano maledetto proprio come avevano fatto con lui tempo prima.
“A chi lo dici.” sospirò Ron, pensieroso. Anche a lui non tornavano tante cose, nonostante fosse a conoscenza di molte più informazioni sul fratello di Sirius rispetto ai malandrini.
Un conto era sapere che il realtà Regulus era buono e destinato a pentirsi, un altro è vederlo accadere sotto i suoi occhi. L’idea che il futuro stesse effettivamente cambiando per mano loro lo metteva in agitazione e gli dava la consapevolezza che di lì a poco avrebbero preso a muoversi in un terreno completamente imprevedibile anche per loro.
“Qualcosa non torna, è evidente.” concluse Remus, riflessivo come suo solito lanciando uno sguardo distratto a Teddy che dormiva beato. Senza rendersene conto il licantropo si ritrovò a sorridere al bimbo. Qualsiasi cosa succedeva lui continuava a dormire, nulla riusciva a disturbare il suo sonno. La presenza di quel bambino riusciva sempre a metterlo di buon umore. Il ragazzo con gli occhi color ambra si ripromise di chiedere a James e Lily, quando le cose si sarebbero calmate, se per loro valesse lo stesso con Harry.
“Che dici, Remus?” chiese Sirius, accigliato, alzando lo sguardo sull’amico. Remus sospirò e cercò le parole giuste per non turbare eccessivamente l’amico, già abbastanza scosso dagli eventi che si era susseguiti.
“Il fatto che tuo fratello si sia ribellato alla vostra famiglia mi sembra incredibile.” iniziò Remus, scegliendo con estrema cura le parole. Conosceva l’amico e sapeva quanto poteva essere pericoloso il discorso famiglia con lui, specie se si trattava del fratello.
“La sua famiglia. Io non ho a che fare con quella gente da un po’!” specificò Sirius, con un tono a dir poco glaciale che sorprese sia Zhoana che Lily. Le due ragazze sapevano che tra il moro e la sua famiglia non c’erano buoni rapporti, ma non erano a conoscenza di tutti i dettagli come James e Remus. I malandrini, specialmente James, avevano vissuto insieme a Sirius quella brutta storia dandogli tutto il loro appoggio e la loro amicizia, e sapevano bene cosa doveva stare passando per la testa del loro amico.
“Fa lo stesso, è il concetto che conta.” ribatté Remus, alzando gli occhi al soffitto.
“Si, ma..” mormorò Sirius, deciso a non lasciare l’ultima parola all’amico.
“Fallo finire!” esclamò James, esasperato da quel battibecco che non portava a nulla. A quelle parole, o forse a causa del tono seccato di James, Sirius si rabbuiò.
“Dicevo.. Tuo fratello va a trovare Andromeda, si ribella al marchio..” cercò di continuare Remus, mentre Sirius non si perdeva nemmeno una parola.
“Lo maledicono e scappa di casa. Sappiamo tutti come è andata.” concluse Sirius per lui.
Ripetere al alta voce quelle parole servì a renderle incredibilmente vere. Improvvisamente Regulus non era più il fratello rinnegato, ma il fratellino bisognoso d’aiuto da proteggere. Il suo primo pensiero fu di correre da lui, ma il suo orgoglio lo costrinse a fermarsi.
“Si, ma perché è venuto proprio al maniero Potter?” chiese Lily, intuendo dove voleva andare a parare Remus. Il licantropo annuì energicamente senza aggiungere altro.
“Beh, forse..” iniziò James, pensieroso. Non vi erano altri motivi per i quali Regulus poteva essere venuto fino a lì, tranne che voleva essere aiutato da loro. Forse il ragazzo si era davvero pentito e stava cercando di correggere il tiro prima di finirei in guai peggiori. Restava lo stesso un mistero il motivo per il quale avesse scelto casa sua. Tutti sapevano che Robert Potter non aveva simpatia per i Mangiamorte, perché rischiare invece di andare da Silente, famoso per accogliere chiunque a braccia aperte? Erano ore che James non faceva che cercare di trovare risposta a quella domanda, senza mai arrivare a nulla di sufficientemente sensato.
“Ha ragione lei, Sirius. Tuo fratello non ti parla da anni, in più odia James.” disse Remus, scuotendo la testa. Per la prima volta in vita sua non sapeva che pesci pigliare. Fissò gli amici, soffermandosi sui visi tesi e concentrati di Harry ed Hermione. Era evidente che i due sapevano di più, ma che per il momento non erano intenzionati a dire nulla. Se c’era una cosa che aveva imparato in quei mesi su quei ragazzi, era che erano dannatamente bravi a nascondere i loro segreti.
“È impazzito, è l’unica spiegazione.” concluse Sirius, rassegnato, cercando inutilmente di scacciare il fantasma di suo fratello dalla sua mente.
“Remus, da chi altri poteva andare?” chiese Ron, ingenuamente.
“Da Silente ad esempio, sarebbe stato più logico.” ipotizzò Zhoana, seria. Sirius fissò a lungo la sua ragazza, poi scosse la testa e prese a vagare come un’anima in pena in lungo ed in largo per la stanza.
“Ok, basta così.”si intromise Harry, deciso a mettere fine a quel manicomio. Era evidente che Sirius e gli altri avessero bisogno di risposte, oppure qualcuno avrebbe seriamente rischiato un brutto esaurimento nervoso.
“Harry, che ti prende?” chiese James, fissando il figlio con un‘espressione confusa.
“Vi spieghiamo un paio di cose prima che impazziate voi..” disse Hermione, cercando lo sguardo degli amici come sostegno. Harry annuì, mentre Ron e Ginny sospiravano intuendo che sarebbe stata una discussione lunga e complicata.
“Voi sapevate che le cose sarebbero andate così?” chiese Remus, fissando attentamente i ragazzi che venivano dal futuro. Improvvisamente tutto era chiaro: si trattava dell’ennesimo segreto che i ragazzi avevano taciuto, forse a fin di bene.
“No, direi proprio di No.” rispose Ginny, scuotendo la testa. Quelle parola misero ancora più in crisi Sirius;
“Come sarebbe a dire?” chiese Sirius, stranito, cercando il sostegno degli amici, confusi almeno quanto lui. Persino Lily, la studentessa più brillante di tutta Hogwarts, sembrava faticare a seguire le parole della rossa.
“Abbiamo dato una mano al destino, mettiamola così.” disse Harry, con un sorriso furbo disegnato sul volto. James fissò il figlio, cercando di indovinare il senso delle sue parole.
“Avete cambiato il corso degli eventi?” chiese Zhoana, tranquilla. L’idea che i ragazzi che provenivano dal futuro sapessero come aiutare il destino a scorrere in maniera più serena la sollevava ed allo stesso tempo le metteva ansia.
“All’incirca, si.” disse Ginny, alzando le spalle.
“È pericoloso!” esclamò Lily, spaventata.
“È anche necessario non volete fare tutti una brutta fine.” commentò Ron, seccato.
“Si, ma..” provò a ribattere Lily, subito interrotta.
“Dovevamo salvare un innocente!” spiegò Hermione, agitata. Anche lei sapeva che cambiare troppo il corso degli eventi li avrebbe portati a perdere prima il controllo di quello che doveva succedere, ma non potevano lasciare che Regulus morisse. Dovevano intervenire prima che fosse troppo tardi.
“Regulus?” chiese Sirius, scettico. L’idea che suo fratello potesse essere considerato un innocente lo faceva ridere. Nella sua mente si fecero strada un sacco di ricordi, dai natali passati insieme fino ai litigi, passando per tutte quelle volte che il fratello si era voltato per non incrociare lo sguardo di un rinnegato. Era veramente tutta una menzogna? Come poteva non averlo capito prima.
“No, babbo natale.” mormorò Harry, alzando gli occhi al soffitto, esasperato.
“Chi?” chiese James, curioso, dimenticando per un momento tutto il resto.
“Lascia perdere. Ad ogni modo, state ad ascoltare.” rispose Hermione, scocciata.
“Non dovrebbe ascoltare anche Regulus?” chiese Lily, riflessiva. Sicuramente avrebbero dovuto raccontare tutta la storia anche a lui, tanto valeva aspettare che il ragazzo si sentisse meglio e potesse dare loro retta.
“Magari dopo, lui non sa del viaggio nel tempo e di tutto il resto.” spiegò Ginny.
I ragazzi venuti dal futuro misero i malandrini e le ragazze al corrente della vicenda di Regulus, evitando accuratamente di dire la vera natura del medaglione. Meno persone conoscevano i segreti dei mangiamorte e meglio era per tutti.
Alla fine del racconto, i malandrini erano molto più confusi di prima. Sirius, invece, aveva ben chiara tutta la situazione: aveva sbagliato a giudicare suo fratello e se non fosse stato per Harry lo avrebbe perso senza nemmeno riuscire a capirlo.
“Fammi capire bene, mio fratello sarebbe diventato mangiamorte, si sarebbe pentito e si sarebbe fatto ammazzare per rimediare?” chiese Sirius, quando il racconto fu terminato.
“Si, hai fatto un’ottima sintesi.” esclamò Hermione, sorridendo sorpresa.
“È assurdo!” concluse Sirius, scuotendo la testa. Non voleva credere a tutta quella storia. Farlo avrebbe voluto dire ammettere tutti gli errori che aveva commesso, giudicando suo fratello in modo superficiale proprio come la sua famiglia aveva sempre fatto con lui.
“Anche questo lo è?” chiese Harry, porgendo un medaglione a Sirius. Il ragazzo lo studiò con attenzione, senza capire di cosa si trattava. Non lo aveva mai visto prima e non c’era nessuna traccia che lo potesse ricondurre a Regulus.
“Un medaglione?” sobbalzò James, stranito. Il ragazzo non capiva cosa centrasse con Regulus, e perché Harry insistesse per porgerlo al suo migliore amico.
“Guarda bene dentro..” consiglio Ron, intuendo le intenzioni di Harry. Sirius prese a girarsi l’oggetto tra le mani, riuscendo alla fine ad aprirlo. All’interno non vi era nulla, se non uno sbrindellato e consumato pezzo di carta. Sirius si ritrovò ad osservare quel foglio di carta con un’espressione ebete; suo fratello non era il mostro che lui aveva sempre creduto.
Gli altri continuavano a parlare, ma le loro voci a Sirius arrivavano ovattate. Ad un certo punto tutto divenne troppo ed il ragazzo fuggì dalla stanza.
“Sirius, per amor del cielo torna qui.” esclamò James rincorrendo l’amico. Sirius era sconvolto, ed aveva bisogno di lui. Non poteva lasciarlo solo, non dopo tutto quello che lui aveva fatto per stargli vicino in quegli anni. Se non fosse stato per Sirius, anche se lui non lo aveva saputo, non sarebbe mai riuscito a superare la morte di Steve.
“Non capisci, James.” sbottò Sirius, fuori di sé. James sospirò, mettendosi a sedere sul bracciolo di una poltrona. Sapeva bene che sua madre avrebbe disapprovato, ma in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri.
“Invece credo di essere il solo che può capirti. Sei sconvolto, è normale.” mormorò James, sorridendo tristemente. Il ricordo del suo gemello di fece strada prepotente nei suoi ricordi.
“Si, ma.. Che devo fare ora?” chiese Sirius, perso e confuso come mai lo era stato in vita sua. Si sentiva perso, stupido ed inutile; che poteva fare per recuperare tutti quegli anni?
“Va da tuo fratello, parlaci.” consiglio James, tenendo gli occhi fissi sul pavimento.
“Quello non è più mio fratello da tanto tempo.” borbottò Sirius, fingendosi distaccato.
Per James fu troppo. Il suo schiaffo colpì Sirius in pieno volto, richiamando anche l’attenzione degli altri che si avvicinarono spaventati. Nonostante tutti fossero preoccupati nessuno, ad eccezione di Remus, ebbe il coraggio varcare la porta della stanza quasi per paura di invadere una discussione terribilmente delicata.
“Non venire a dire a me cosa si prova quando si perde un fratello. Regulus non è morto, fino a prova contraria è ancora vivo e ha bisogno di te.” urlò James, trattenendo a fatica le lacrime. I ragazzi fissavano atterriti la scena, ma solo Remus poteva capire fino in fondo il dolore e la rabbia dell‘amico. Anche Sirius lo capì, ed abbassò la testa, colpevole.
“James, scusa io..” mormorò Sirius, realizzando quanto dovevano essere suonate stupide le sue parole a James. Il suo volto si riempì di lacrime. In quel momento piangere e non pensare sembrava la soluzione più semplice, ma Sirius sapeva bene che doveva farsi forza.
“Tranquillo, va tutto bene. Sirius, devi fare la cosa giusta.” mormorò James, sorridendo. Tra lui e Sirius era sempre così. Litigavano, si insultavano ma poi bastava un sorriso e tutto tornava a posto.
“Non so cosa dirgli.” disse Sirius, a testa bassa, asciugandosi il viso.
“Tu ci sei passato. Sai bene cosa si prova.” rispose James, sincero. Nessuno meglio di Sirius poteva conoscere il dolore che si provava ad essere cacciati di casa. L’amico lo aveva sperimentato tanto tempo prima, ma James sapeva che il ricordo era ancora fresco.
“Ascolta amico, quegli svitati gli hanno fatto cose orribili ma erano comunque la sua famiglia. Starà soffrendo un sacco, ed è solo..” mormorò James, appoggiando una mano sulla spalla dell’amico. In quel momento Sirius si accorse della silenziosa presenza di Remus, che aveva intuito quanto avesse bisogno del sostegno dei malandrini.
“Pensaci Sirius, quanto tu sei scappato di casa avevi James. Lui è solo in una casa piena di gente che lo odia perché è un Serpeverde.” disse il ragazzo, calmo e riflessivo come sempre. Sirius rifletté con attenzione su ogni parola dell’amico.
“Nessuno di noi lo odia..” esclamò Sirius stizzito, dopo averci pensato su.
“Lo so, ma lui la vede in modo diverso. È sconvolto.” spiegò pazientemente James.
“Capito, mi arrendo.” disse alla fine Sirius, capitolando.
“Bravo.” si complimentò Remus.
“Vado da mio fratello.” mormorò Sirius, lasciando la stanza.
James e Remus rimasero in silenzio, a pochi passi l’uno dall’altro, senza dire nulla. Alla fine fu Remus il primo a prendere la parola.
“James, tutto bene?” chiese Remus, fissando a lungo il viso pallido e scavato James. La discussione con Sirius sembrava averlo provato, lasciandolo senza forze.
“Si, credo di si..” rispose James, cercando di abbozzare un sorriso per calmare l’amico.
“Sei pallido.” continuò Remus, preoccupato.
“Sono solo ricordi, tranquillo.” lo rassicurò James, lasciandosi cadere su una poltrona dello studio del padre. Per la prima volte nella sua vita, odiava avere gente intorno. Proprio lui, solare e casinista per natura, aveva bisogno di qualche ora di tranquillità per riflettere.
“Vuoi parlarne?” provò a chiedere Remus. Sapeva bene che stava pensando a suo fratello, ma non poteva certo costringerlo ad affrontare l’argomento.
“No, preferisco stare un po’ solo.” rispose James, fissando un punto imprecisato della stanza. Si trattava della scrivania del padre. Quando erano piccoli lui e Steve amavano giocare lì sotto, mentre il padre scriveva rapporti e consultava le sue carte. Robert li lasciava fare, contento di avere i suoi due bambini a pochi passi da lui. Diceva sempre che erano il suo orgoglio, la sua gioia e la sua allegria dopo una dura giornata di lavoro. Da quando era morto Steve erano cambiate molte cose, ma Robert aveva sempre cercato di non farlo pesare a James. Per lui era stato già abbastanza brutto perdere un fratello, senza bisogno che ci si mettesse anche lui.
“Sicuro?” chiese ancora Remus, ansioso. Era evidente che non andasse tutto bene, ma James non voleva ammetterlo. Troppo testardo per confessare il suo dolore.
“Si, Remus. Chiedi scusa a Lily ed Harry ma non voglio vedere nemmeno loro.” disse James, chiudendo il discorso. Remus sospirò e decise di assecondare l’amico, lasciandogli il tempo che gli serviva sperando che tutto si sistemasse da solo.
Nel frattempo Sirius si era fermato davanti alla porta chiusa, incerto se entrare o meno.
La stanza dove stava riposando Regulus non era molto lontana, ma a Sirius era parsa una lunga e pericolosa attraversata. I genitori di James erano usciti da qualche minuto, lasciando il ragazzo solo a riposare. Alla fine il fratello maggiore prese coraggio, ed entrò.
“Ciao, posso entrare?”chiese Sirius, entrando nella stanza cercando di fare meno rumore possibile. Subito lo sguardo del fratello minore lo raggiunse, glaciale.
“Sei in ritardo. Credevo saresti venuto prima, avanti, fatti sotto. Finisci il lavoro che hanno iniziato mamma e papà.” rispose Regulus, mettendosi sulla difensiva. Il suo tono era freddo come il ghiaccio, ma tradiva la paura e l’angoscia che doveva avere patito in quelle ore.
Sirius sospirò. James e Remus avevano ragione ma quella sarebbe stata lo stesso una lunga discussione. Ad ogni modo, doveva arrivare in fondo. Lo doveva al suo fratellino.
“Quelli non sono più i miei genitori, e dovresti smettere di considerarli tali anche tu.” rispose Sirius, paziente. Regulus voleva provocarlo, ma lui non ci sarebbe caduto. Non ora che loro due erano tornati ad essere una famiglia.
“Sei felice, vero? Alla fine tutto è andato come dicevi tu..” urlò Regulus, senza preoccuparsi delle lacrime che gli bagnavano il viso.
“Regulus..” mormorò Sirius, avvicinandosi e mettendosi seduto sul letto del fratello.
“Tu sei il fratello vincente, quello che ha capito tutto subito, io il povero cretino che ha fatto tutto quello che dicevano loro ma che alla fine è stato trattato da cani lo stesso.” continuò Regulus, sfogando tutta la rabbia. Sirius era attonito; come poteva essere lui il vincente, se aveva permesso che facessero del male al suo fratellino?
“Basta, Regulus. Non sono venuto per ferirti, ma per dirti che io ci sono.“ mormorò Sirius, prendendo dolcemente per le spalle il fratello minore e spingendolo contro i cuscini che aveva dietro la schiena.
“Cosa?” chiese Regulus, sorpreso da quel contatto delicato e affettuoso. Era da tanto che Sirius non provava ad abbracciarlo ed improvvisamente Regulus aveva realizzato quanto gli fosse mancato quel contatto negli ultimi anni.
“Io sono tuo fratello e sono qui per te. Ci sono passato anche io, so quanto fa male. Non mi importa di tutto quello che dirai o farai per farmi arrabbiare, per provocarmi o per cacciarmi. Io rimango qui lo stesso, non mi muovo. “ continuò Sirius, deciso. Nella sua voce non vi era la minima traccia di rabbia o di violenza, ma solamente tanto affetto per il fratellino minore che era tornato sui suoi passi.
“Avevi detto che non eravamo più fratelli..” mormorò Regulus, afflitto e spaventato che Sirius avesse potuto andare via da un momento all’altro.
“Ho detto tante cavolate. Scusa, avrei dovuto starti più vicino.” disse Sirius, stringendo il fratello. Improvvisamente aveva realizzato quanto le sue parole avessero ferito Regulus.
“Sirius, fa male. Sono dei mostri, ma sono lo stesso i miei genitori..” sussurrò Regulus, affondando la testa su una spalla del fratello. Sirius lo strinse più forte, cercando di calmarlo e di confortarlo. Vederlo in quello stato gli faceva stringere il cuore.
“Lo so, anche per me è stato difficile.” rispose poi, dolcemente, mentre la sua camicia si inzuppava delle lacrime del fratello minore.
“I genitori amano i figli, perché loro sono così? Che abbiamo fatto di male?” chiese Regulus, fuori di sé. I suoi occhi erano quelli di un bambino impaurito. Sirius fissò a lungo la parete di fronte a lui, cercando una risposta, ma non la trovò.
“Nulla, assolutamente nulla.” rispose alla fine Sirius, dolcemente.
“Ed ora? Che ne sarà di me, adesso?” chiese ancora Regulus, dopo qualche attimo di silenzio. La voce del ragazzo era angosciata e rotta da molti singhiozzi.
“Non dovrai preoccuparti di nulla, penserò io a te.” rispose Sirius, sorridendo.
“Non abbiamo più nulla, nemmeno una casa..” protestò Regulus, debolmente.
“Ti sbagli, guardati intorno. Ti sembra di essere sotto un ponte?” chiese Sirius, divertito. Regulus sospirò, afflitto; come poteva Sirius essere così tranquillo?
“Non possiamo restare qui. Tu forse, ma non io.” mormorò poi, abbassando lo sguardo e prendendo a fissare con insistenza le coperte del letto in cui giaceva.
“E perché mai, sentiamo?” chiese Sirius, a mo’ di sfida. Regulus sospirò, preoccupato.
“Potter mi odia, James almeno. Harry invece non so perché ma si preoccupava per me.” spiegò Regulus, triste.
“James ti odiava perché vedeva me soffrire per la tua mancanza e per la tua idiozia. Non ha nulla contro di te, anzi. È stato proprio lui ad obbligarmi a venire qui.” disse Sirius, scompigliando i capelli del fratello minore.
“Davvero?” chiese Regulus, sorpreso.
“Mi ha anche preso a schiaffi.” assicurò Sirius, indicando un segno violaceo sulla guancia destra. Regulus studiò con attenzione il livido, poi sorrise.
“Accidenti, ma allora è un grande.” esclamò alla fine, pieno di ammirazione.
“Adesso non esagerare, ragazzino.” sbuffò Sirius, cercando di non perdere la faccia di fronte al fratello minore.
“Ma i genitori di James?” chiese Regulus, tornando improvvisamente serio.
“Credo che Robert e Dorea abbiano deciso di adottarti nel momento in cui ti hanno trovato nel loro giardino.” spiegò Sirius, sorridendo. Quei due erano eccezionali. Non si facevano mai troppe domande, se trovavano qualcuno in difficoltà lo aiutavano e basta.
“Perché?” chiese Regulus, sorpreso. I suoi genitori se avessero trovato un ragazzo ferito sulla porta di casa lo avrebbero lasciato lì a morire, intimandogli di non sporcare il tappeto d’ingresso con il sangue o quanto meno di avvertire un elfo domestico che avrebbe provveduto a pulire.
“Sono fatti così, hanno un cuore d’oro.” disse Sirius, annuendo distrattamente.
“James è fortunato.” sospirò Regulus, mentre il pensiero tornava inevitabilmente ai suoi genitori che lo avevano allontanato di casa solo qualche ora prima. Il ragazzo riprese a tremare, ma la presa del fratello maggiore si fece più salda.
“Basta pensare a quei mostri.“ intimò Sirius, scuotendo il fratello dal torpore nel quale era caduto. Aveva intuito dove fossero finiti i pensieri del fratello e non voleva che stesse male. Non valeva la pena soffrire per gente tanto malvagia.
“Dimmi, Sirius. Ma di preciso, chi è Harry? Voglio dire, è così strano..” iniziò Regulus, curioso. Sirius sospirò, poi scoppiò a ridere.
“A questa domanda è meglio che ti risponda dopo, quando ci sono anche gli altri.“ spiegò Sirius, divertito. Immaginava che Harry avrebbe voluto raccontargli tutta la storia, ma voleva aspettare che fosse lui a farlo.
“Va bene, anche se non capisco..” borbottò Regulus, imbronciato.
“Credimi, ti verrà il mal di testa.” assicurò Sirius, sorridendo divertito.
Regulus avrebbe forse ribattuto qualcosa, ma qualcuno bussò alla porta prima che il ragazzo potesse aprir bocca.
“Ehi, si può?” chiese Remus, guardandosi intorno in modo discreto. Alle sue spalle tutto il resto del gruppo spiava, incurante degli sguardi stupidi dei due fratelli Black.
“Certo, venite avanti. Stato dicendo al mio fratellino che presto avrà mal di testa.” spiegò Sirius, mentre Ron si faceva largo nella stanza senza farsi troppi problemi.
“La storia di Harry e degli altri?” chiese Lily, divertita.
“Siete tutti matti?” chiese Regulus, passando lo sguardo su ciascuno dei ragazzi appena entrati nella stanza. Nessuno sembrava provare disprezzo per lui, nonostante fosse un Serpeverde e fosse stato vicino al unirsi al Signore Oscuro per fare contenta la sua famiglia.
“Più tardi Sirius. Piuttosto, Regulus, ti va di raccontarci che è successo?” chiese Harry, fissando intensamente il ragazzo negli occhi. Quello sguardo ebbe il potere di inquietare Regulus, che decise di fare come gli era stato detto. Sospirò ed iniziò a raccontare.
“Ho parlato con Andromeda..” iniziò Regulus, debolmente. L’idea di ripercorrere quei momenti era una tortura, ma sentiva di doverlo a Sirius e agli altri. Dopo tutto, loro lo avevano accettato di nuovo tra loro senza giudicarlo. Avevano il diritto di sapere.
“Ti ha fatto cambiare idea sul marchio?” chiese Sirius, diretto. Regulus scosse la testa.
“No, avevo già deciso che non mi sarei fatto marchiare.” rispose Regulus, deciso, raccontando tutto quello che gli era passato per la testa negli ultimi giorni dopo che aveva parlato con Harry. Sirius, Remus e Lily si sorpresero nello scoprire che Harry aveva parlato con il fratello di Sirius, ma non dissero nulla. Dopo tutto, sapevano che il ragazzo aveva tenuto quella storia segreta a fin di bene.
“Allora perché sei andato da lei?” chiese Remus, confuso, riferendosi alla cugina.
“Beh, immaginavo che i mangiamorte non avrebbero preso bene il fatto che mi tiravo indietro.. Volevo vederla un’ultima volta nel caso.. Beh, avete capito.” disse Regulus, impacciato.
“Eri disposto a farti ammazzare piuttosto che chiedere aiuto?” chiese Harry, fissandolo intensamente negli occhi. Ovviamente il ragazzo che veniva dal futuro conosceva la risposta, ma vederlo accadere sotto i suoi occhi era a dir poco incredibile. Era una fortuna che alla fine tutto si fosse sistemato nel migliore dei modi.
“Non volevo mettervi nei guai.” cercò di difendersi Regulus, imbarazzato.
“Poi che è successo quando ti sei tirato indietro?” chiese Sirius, quasi spaventato da quella che sarebbe stata la risposta. Non voleva sapere come avevano torturato il suo fratellino, ma allo stesso tempo sapeva che fino a che Regulus non ne avesse parlato non si sarebbe mai tolto quel terribile peso dal cuore. Anche per lui era stata la stessa cosa. Il momento in cui si era sfogato con James era stato penoso ma allo stesso tempo aveva significato una sorta di nuovo inizio, senza quei mostri tra i piedi.
“I mangiamorte non se la sono presa. Certo, non facevano i salti di gioia. Mamma e papà invece hanno dato i numeri.” raccontò Regulus a testa bassa, per non incrociare gli sguardi dei presenti. Non aveva bisogno di raccontare altro, le ferite e le bende che ricoprivano il suo corpo parlavano al suo posto. D’improvviso cadde il silenzio, nessuno aveva più voglia di parlare o di commentare l’accaduto.
“Ti hanno diseredato?” chiese Ron, tetro, cercando di far proseguire la conversazione. Conosceva la crudeltà dei Black solo di fama, ma era sufficiente per indovinare quante avevano dovuto farne passare al minore dei loro figli. Probabilmente le stesse sofferenze che avevano fatto passare ad Hermione a Malfoy Manor.
“Mi hanno diseredato, maledetto, cercato di uccidermi. Beh, mi hanno ridotto così.” elencò Regulus, indicando le proprie numerose ferite cercando di scherzarci su. Guardava il fratello e cercava di essere forte. Voleva con tutte le sue forze trovare il coraggio per scherzare sull’accaduto, lasciandoselo finalmente alle spalle. Aveva perso la sua famiglia, era stato ferito e umiliato, ma aveva ritrovato il suo fratellone. Nonostante tutto in quella terribile sofferenza c’era una nota positiva, sufficiente a scordare tutto il resto.
“Così sei scappato..”continuò Ginny, dolcemente. Regulus annuì, abbozzando un debole sorriso, e continuò il suo triste resoconto.
“Non sapevo dove andare. All’inizio voleva andare da Silente, poi mi sono ricordato di Harry e di quello che mi aveva detto. Mi era sembrato un tipo strano, ma sentivo di potermi fidare di lui.” spiegò Regulus, imbarazzato. Era difficile per un tipo come lui esprimere i propri sentimenti e cominciare a fidarsi degli altri. Immediatamente gli sguardi dei presenti si spostarono su Harry, che raccontò brevemente la discussione di pochi giorni prima. Sirius scrutò attentamente il figlioccio, ma non disse nulla.
“Per questo sei venuto al maniero Potter?” chiese Hermione, riflettendo sulle parole del ragazzo ferito. Il suo migliore amico aveva colto nel segno, anche se Regulus all’inizio non aveva dato segni di averlo ascoltato.
“Si, dimmi Harry, per caso sei un veggente?” chiese Regulus, voltandosi verso il ragazzo con gli occhi verdi. Quella domanda lo fece sorridere, ma decise che era ancora troppo presto per sconvolgere Harry con le rivelazioni circa la sua identità. Dopo tutto, era ancora molto debole e confuso per l’accaduto.
“Non proprio, ma non ci vai tanto lontano.” rispose Harry, sorridendo con ghigno che ricordava in modo impressionante quello di James subito dopo aver combinato uno dei suoi disastri. Fu proprio quell’espressione che permise a Sirius di accorgersi che qualcosa non andava. Subito prese a guardarsi intorno, frenetico.
“James?”  chiese Sirius, continuando a guardarsi intorno. C’era qualcosa di strano nell’assenza dell’amico. Lo sguardo del ragazzo corse verso quello del suo amico licantropo, alla ricerca di risposte.
“È sparito, vuole stare solo.” spiegò Remus, sospirando ed abbassando lo sguardo per non incontrare quello di Sirius. Il ragazzo si guardò ancora intorno e si sentì mancare. James non c’era. La sua assenza pesava come un macigno perché Sirius credeva fermamente che fosse tutta colpa sua. Si maledisse e di diede più volte dell’idiota, sperando che bastasse per risolvere quella situazione; come aveva potuto sfogarsi con James senza tenere conto della ferita ancora aperta per la morte di Steve? Probabilmente il suo amico adesso era solo, sconvolto, ma soprattutto aveva bisogno più che mai di lui, come quella notte di tanto tempo fa, prima che Harry e gli altri ragazzi che venivano dal futuro irrompessero come uragani nelle loro vite tutt’altro che tranquille.
“Non è colpa mia, vero? Voglio dire, io non voglio portagli via il suo migliore amico..” mormorò Regulus, preoccupato, con un’espressione colpevole che intenerì Remus. Il fratello minore di Sirius sembrava un cucciolo indifeso, timoroso di dire o di fare la cosa sbagliata e di rovinare tutto quanto.
“Tranquillo Regulus, non si tratta di te. James è felice che tu sia rinsavito e che sia qui. Solo, aveva bisogno di stare solo.” spiegò Remus, abbozzando un sorriso per cercare di tranquillizzare il ragazzo. Regulua annuì, poco convinto.
“Steve?” chiese Sirius. Remus annuì piano, abbassando lo sguardo. Sapeva che gli altri ora avrebbero fatto domande e che lui, nonostante non ne avesse voglia, avvrebbe dovuto dare delle risposte.
“Credo di si..” rispose il licantropo, lasciandosi cadere seduto su una sedia poco lontana dal letto dove era sdraiato il fratello di Sirius.
“Spiegatemi!” esclamò Regulus, scocciato e confuso.
“James aveva un gemello, Steve, morto tanti anni fa.” iniziò a raccontare Sirius, senza sapere bene come andare avanti. Immediatamente le facce dei presenti si fecero scure e preoccupate, intuendo che James doveva essere parecchio in crisi.
“Vedere te in queste condizioni deve averglielo ricordato.” concluse Harry, andando in aiuto del suo padrino che aveva preso a fissare il vuoto, quasi nel muro si trovassero tutte le risposte di cui lui aveva così tremendamente bisogno.
“Mi spiace, possiamo fare qualcosa per lui?” chiese Regulus, preoccupato ed ansioso di rendersi utile.
“Vuole stare solo.” sospirò Remus, rassegnato a non poter fare nulla.
“Vado a parlare con lui.” disse Sirius, deciso, alzandosi in piedi. Lily lo trattenne per la veste.
“Sirius, non vuole nemmeno Harry e me.” ricordò la ragazza, dolcemente, cercando di fare ragionare il suo impulsivo amico.
“Dagli tempo, fidati.” mormorò Hermione, saggia come sempre. Il ragazzo sospirò, arrendendosi e tornando a sedere sul bordo del letto del fratello, sconfitto.
“Va bene.” borbottò Sirius, per nulla convinto.
“Allora, la storia che mi farà venire il mal di testa?” chiese Regulus, cercando di cambiare argomento per distrarre il fratello dai tristi pensieri che riguardavano il suo migliore amico scomparso tra le sala della sua stessa casa.
“Vengo dal futuro.” rispose Harry, tranquillo. Regulus annaspò, poi si guardò intorno. Come minimo si aspettava che tutti ridessero, mentre invece trovò solo visi seri e attenti.
“Si, un futuro nel quale siamo tutti morti.” intervenne Zhoana, spaventosamente calma.
“Ah, capisco. Tu saresti?” chiese Regulus, cercando di capire in che razza di gabbia di matti fosse andato a finire.
“Zhoana, la mia ragazza.” rispose Sirius, scuotendosi dal torpore in cui era caduto.
“Piacere.” disse Regulus. La ragazza in risposta accennò un piccolo inchino e porse la mano al ragazzo, studiandolo con attenzione.
“Felice di sapere che non sei malvagio.” esclamò alla fine, sorridendo.
“È confermato, siete tutti matti.” disse Regulus, deciso, scuotendo la testa.
“Benvenuto nel gruppo.” esclamò James, comparendo improvvisamente sulla porta della stanza. Sirius alzò gli occhi, ed il suo migliore amico era lì, sorridente e sereno come suo solito. Avrebbe potuto essere geloso del ritrovato rapporto dei fratelli Black, eppure non era così. James era davvero felice per i due ragazzi ed era più che mai convinto di non aver perso un fratello ma di averne guadagnato un secondo, più piccolo.
“James, ma allora stai bene!” disse Sirius, scattando in piedi alla vista dell’amico.
“Che ti ha detto Remus?” chiese James, divertito.
“Che eri ridotto uno straccio.“ rispose Sirius, fissando attentamente l’amico. Stava cercando di apparire forte, ma si vedeva chiaramente che era ancora scosso.
“Ma va, ero solo un po’ pensieroso. Regulus, come stai?” chiese James, ignorando le espressioni preoccupate degli amici e dedicando tutta la sua attenzione all’ultimo arrivato nel gruppo. Il ragazzo sgranò gli occhi, stupito.
“Bene, devo ringraziare i tuoi genitori.” rispose Regulus, abbassando la testa. James scoppiò a ridere. Il fratello di Sirius alzò appena la testa per riuscire a fissare bene il figlio dei padroni di casa. James non sembrava particolarmente scosso o arrabbiato con lui. Ricambiava il suo sguardo, tranquillo e divertito, sorridendo. Regulus tirò un sospiro di sollievo. Non voleva certo causare altri problemi a Sirius. Al contrario, voleva solo un po’ di tranquillità ed avere la possibilità di entrare a fare parte di quel gruppo che sotto sotto aveva sempre invidiato per via dell’affiatamento che legava i suoi componenti. Il più piccolo dei Black fissò ancora i ragazzi intorno a lui, curioso di vedere quelle che erano le loro reazioni. Si sorprese di scoprirli tutti sorridenti e disponibili, nonostante fossero in presenza di una persona che solo qualche ora prima era andato veramente molto vicino a diventare un Mangiamorte. Per uno strano caso del destino la fortuna aveva iniziato a girare, gli era stata offerta una seconda possibilità e Regulus era intenzionato a fare di tutto per non buttarla via.
“Figurati, aiutare gente cacciata di casa ormai è la loro missione. Inoltre in questa casa c’è posto per tutti.” esclamò deciso James, distogliendo il fratello del suo migliore amico dai pensieri in cui si era perso.
“Sei davvero gentile.” disse Regulus, colpito dalle parole del ragazzo. Improvvisamente vedeva James Potter sotto una luce nuova, profondamente diversa rispetto a prima. Al posto del ragazzo strafottente e pieno di sé c’era un ragazzo con un grande cuore.
“Beh, ora fai parte della famiglia.. Fratellino!” continuò James, scoppiando a ridere. L’allegria del ragazzo con gli occhiali finì per contagiare anche gli amici, come al solito.
“Posso considerarlo uno zio?” chiese Harry, divertito dall’espressione attonita di Regulus.
“Prego?” chiese il minore dei fratelli Black, con la bocca ancora aperta dallo stupore.
“Ah si, Harry è il futuro figlio di James e Lily.” spiegò Sirius, cercando di mettere fine alla confusione del fratello. Il ragazzo fissò a lungo il fratello, poi James ed infine Harry. Effettivamente i due si assomigliavano veramente tanto fatta eccezione per gli occhi che erano dello stesso colore di quelli di Lily.
“Eh il bimbo?” chiese ancora Regulus, fissando il piccolo Teddy. Se Harry era figlio di James, chi diamine era quel bambino? Qualcosa gli diceva che non fosse veramente il figlio di Ginny come si diceva a scuola.
“Il figlio di Remus.” spiegò Ginny, sorridendo. Il più piccolo dei fratelli Black sgranò gli occhi, stupito. Di tutte le ipotesi che aveva fatto che il piccolo fosse il figlio di Remus non era contemplata.
“Ho mal di testa!” dichiarò Regulus, perplesso.
“Ti avevo avvisato.” mormorò Ron, divertito. Regulus non disse nulla, si limitò a scuotere la testa rassegnato. Improvvisamente un’idea gli saltò alla mente.
“Ragazzi, ditemi. Io in futuro sono zio?” chiese Regulus, curioso. Sirius e Zhoana arrossirono di colpo e il maggiore prese a maledire silenziosamente il fratello più piccolo.
“Tu in futuro sei morto.” spiegò Ron, con il solito poco tatto. A quelle parole, Regulus sgranò gli occhi, sorpreso.
“Ah, ma da cattivo o da buono?” chiese Zhoana, curiosa di sapere più cose possibili di quello che almeno idealmente doveva essere il loro futuro.
“Da eroe.” disse Hermione, sospirando. Regulus era rimasto profondamente colpito dalle parole dei ragazzi, tanto che era rimasto in silenzio. Improvvisamente le parole di Harry acquistavano senso e cominciavano a rivelarsi veramente per una specie di profezia.
“Tranquillo, il loro futuro è terrificante. Devono avere fatto una strage, siamo tutti morti.” mormorò James, cercando di strappare un sorriso a Regulus. Aveva imparato sulla propria pelle che scoprire di essere morti nel futuro prossimo era tutto tranne che piacevole.
“Non è che mi tranquillizzi così, però.” rispose il ragazzo, abbozzando un sorriso piuttosto tirato. James alzò le spalle e scosse la testa, sorridendo.
“Beh, stiamo facendo il possibile per cambiarlo.” sbottò Ginny, imbronciata per la poca considerazione che i ragazzi avevano della loro opera. Dopo tutto, cambiare il passato senza stravolgere il corso degli eventi non era mica una cosa da tutti i giorni.
“Felice di dare una mano, allora.” esclamò Regulus, ritrovando il sorriso.
Dopo le rassicurazioni ed i racconti del futuro le ore passarono velocemente. Se il racconto di Regulus aveva lasciato tutti di sasso per via della sua crudezza, quello di Harry e dei suoi amici sconvolse non poco il piccolo di casa Black. Il ragazzo fissava quelli che nel giro di poco tempo erano diventati i suoi nuovi amici, chiedendosi se fosse o meno il caso di scoppiare a ridere loro in faccia. Alla fine l’espressione divertita del fratello lo convinse che quel racconto, seppure assurdo, era decisamente vero.
Il giorno dopo Regulus stava decisamente meglio tanto che aveva insistito per alzarsi dal letto. Inutile dire che Hermione e Lily non erano state d’accordo ed avevano bloccato il ragazzo con un incantesimo per fare in modo che non facesse sforzi. I ragazzi avevano cercato di correre in aiuto del nuovo amico, ma avevano finito per rinunciare ed erano rimasti tutto il giorno a fare compagnia a Regulus. Verso sera finalmente il ragazzo ottenne il permesso di alzarsi, si precipitò di sotto e trovò i ragazzi impegnati in una assurda conversazione sulle scope da corsa.
Sul più bello il signor Potter fece uno spettacolare ingresso, materializzandosi di fronte al camino tra gli sguardi sorpresi ed ammirati dei ragazzi. James batté le mani e si protese verso il padre, che lo ignorò e si diresse verso la cucina. Sembrava quasi non avere visto il figlio, che ci era rimasto parecchio male.
“Ehi, papà.. “ mormorò James, quasi offeso. Robert Potter si girò lentamente, richiamato dalla voce del figlio di cui si accorgeva solo ora.
“Scusa, James. Non ti avevo sentito.” disse il Signor Potter, scusandosi. Tutti si resero conto che il padre di James doveva avere passato una brutta giornata. Il suo viso era pallido e tirato, decisamente doveva avere passato una pessima giornata.
“Ha una cera orribile signor Potter.” mormorò Regulus con tatto, cercando di non essere troppo inopportuno ed invadente. L’uomo si voltò verso il ragazzo, abbozzando un sorriso tirato. Era felice di vedere che stesse meglio e che avesse ritrovato il sorriso.
“Chiamami Bob, ragazzo. Mi fai sentire un vecchio inutile se mi dai del lei.” rispose Robert Potter, sorridendo.
“Va bene, ci provo.” rispose Regulus, imbarazzato.
“Regulus è troppo educato per dare del tuo a qualcuno di più grande di lui.” lo prese in giro Sirius, divertito. Regulus arrossì ancora di più e lanciò un’occhiataccia al fratello maggiore e a James che aveva preso a ridere in modo sguaiato. Lily scuoteva la testa, rassegnata al fatto che quei due sapessero essere due deficienti alle volte.
“Beh, sono sicuro che stando con mio figlio ti abituerai presto.” si intromise Dorea Potter, entrando nella stanza.
“Mamma!” esclamò James, fingendosi offeso e mettendo il broncio.
“Cosa vuoi, è la verità!” disse la madre, per nulla turbata dalle proteste del figlio.
“Ehm, nonno.. Va tutto bene?” chiese Harry. Robert Potter sospirò, e si decise a raccontare quello che lo turbava. Era abbastanza sicuro che il nipote potesse saperne più di lui circa quello che stava sorridendo.
“Si, sono solo preoccupato.” ammise alla fine, mettendosi a sedere sulla sua poltrona. Se doveva raccontare tutto ai suoi ragazzi tanto valeva mettersi comodo.
“Ti hanno chiamato per un attacco?” chiese la moglie, avvicinandosi e sistemandosi su una sedia a poca distanza dal marito. D’improvviso anche lei si era fatta seria ed attenta.
“No, sono andato da Silente per metterlo al corrente degli ultimi eventi.” rispose Robert, scuotendo la testa. Dorea sospirò, preoccupata. Ultimamente ogni volta che il marito andava da Silente tornava più preoccupato di prima, invece che risollevato. Sembrava che il vecchio preside, una volta capace di tirare su il morale a tutti, da qualche tempo a questa parte desse solo brutte notizie. Era colpa dei tempi, non certo del professore, ma l’abbinamento delle due cose finiva con l’essere inevitabile.
“Della mia improvvisa comparsa tra le peonie della signora Potter?” chiese Regulus.
“Di Dorea..” lo rimproverò dolcemente Robert Potter. Il ragazzo arrossì ancora una volta.
“Scusa.” mormorò Regulus, abbassando la testa.
“Non ti preoccupare, devi solo farci l’abitudine.” lo rassicurò Dorea con fare materno. Regulus alzò la testa e si ritrovò a guardare a lungo la Signora Potter, chiedendosi perché non fosse toccato anche a lui una madre così premurosa ed affettuosa. La donna ricambiò lo sguardo senza risultare invadente.
“Dicevi?” chiese James, impaziente di essere messo a conoscenza dell’accaduto.
“Si, sono andato da Silente. Aveva una cera orribile. Io e Tom abbiamo chiesto cosa era successo e ci ha detto che c’è stato uno strano omicidio vicino al castello.” iniziò a raccontare il Signor Potter, dilungandosi nei dettagli.
“Chi è stato ucciso?” chiese Hermione, preoccupata. Visti i tempi che correvano gli omicidi erano all’ordine del giorno. Tuttavia, un omicidio nei pressi di Hogwarts era decisamente allarmante. Solo un pazzo, o forse Bellatrix, poteva fare una cosa del genere.
“Cygnus Black.” rispose Robert, dando corpo ai peggiori incubi di Harry e degli altri ragazzi.
“Il padre di Bella, Narcissa e Andromeda?” chiese Remus, stupito. Mai fino a quel momento un mangiamorte era stato trovato morto in circostante misteriose. Di solito la loro fine era sempre giustificata da un auror e nessuno aveva mai protestato più di tanto.
“Si, proprio lui. La cosa strana è che non sono stati gli auror.” continuò a raccontare Robert, pensieroso. Nessuno al Dipartimento sapeva nulla di quello strano omicidio. Cygnus Black era da tempo sospettato di essere un mangiamorte, tuttavia nessuno era mai riuscito a portare prove sufficienti a farlo arrestare.
“Chi lo ha trovato?” chiese Harry, di colpo più serio.
“Anderson. Silente era preoccupato perché sembrava strano..” aggiunse il Signor Potter, pensieroso. Evitò di mettere a conoscenza i ragazzi dei suoi dubbi sul professore, ma qualcosa dentro di lui gli diceva che i ragazzi avevano capito che qualcosa in quell’uomo non andasse da parecchio tempo.
“Beh, potrebbe averlo ucciso lui?” chiese Dorea, con un tono indecifrabile. Non sembrava particolarmente sconvolta da quella possibilità, ma tuttavia era piuttosto normale che un ex auror uccidesse un mangiamorte.
“Forse, ma non capisco perché nega allora.“ sbottò Robert, di colpo silenzioso. Era difficile per lui riuscire ad accettare che il suo maestro facesse il doppio gioco. L’uomo che gli aveva insegnato tutto e di cui aveva sempre avuto un rispetto estremo si era rivelato un codardo ed aveva voltato le spalle al corpo degli auror. Ormai Robert sapeva di non avere nulla da spartire con lui.
“È una storia complicata, dovremo stare attenti quando torneremo al castello.” sussurrò Ginny, preoccupata. I ragazzi annuirono, silenziosi.
“Se non è stato lui chi può essere stato?” chiese Regulus, guardandosi intorno.
Qualcosa gli diceva che i ragazzi avessero dei sospetti. Almeno, dalle loro facce sembrava piuttosto evidente.
“Bellatrix Lestrange.” rispose James, sicuro.
“Chi?” chiese Regulus, credendo di avere capito male. Non era possibile che sua cugina, poco più grande di lui, avesse fatto fuori suo padre con tanta freddezza. Neppure la più crudele delle assassine sarebbe stata in grado di fare una cosa del genere.
“Nostra cugina Bella, venuta dal futuro e più cattiva e pazza che mai.” spiegò meglio Sirius, raccontando al fratello di come la versione più anziana di Bella avesse attaccato e quasi ucciso sia Andromeda che Dora solo quale settimana prima.
“Peggio di come è ora?” chiese Regulus, perplesso ed accigliato, dopo che il fratello ebbe finito il suo resoconto.
“Molto peggio.” assicurò Remus, ripensando a quello che aveva combinato l‘ultima volta.
“Oh mamma. È lei che vi ha attaccato allora?” chiese ancora Regulus, questa volta rivolto al padre di James. L’auror annuì, cercando di scacciare dalla mente i ricordi di quel giorno. Per un breve istante, quando aveva visto Andromeda a terra aveva temuto il peggio.
“Si, il suo obiettivo è vendicarsi e uccidere il piccolo.” spiegò meglio l’uomo, indicando il piccolo Teddy che stava giocando con alcuni pupazzi che gli avevano regalato i Malandrini.
“È un’altra lunga storia.” mormorò Hermione, vaga.
“Credo che il mio mal di testa peggiorerà..” esclamò Regulus, divertito, appuntandosi di chiedere spiegazioni più tardi per non interrompere ulteriormente il padre di James.
“Che ci faceva Thomas Paciock al castello? Lo aveva convocato Silente?” chiese Dorea improvvisamente, ricordando le parole del marito.
“No, era lì per iscrivere un suo nipote venuto dall’america. Frequenterà il vostro anno.” spiegò Robert, rivolto ai ragazzi. A quelle parole Dorea aggrottò la fronte, stupita.
“Non sapevo che Frank avesse dei cugini in america.” mormorò James, dopo averci pensato su per un bel po‘. La situazione era decisamente strana.
“Nemmeno loro lo sapevano. Qualche giorno fa è comparso in casa questo ragazzo che ha detto che è un orfano, cresciuto a New York e che aveva scoperto che gli unici parenti in vita sono loro.” raccontò il Signor Potter, riportando fedelmente le parole del collega.
“Tom ha creduto ad una cosa del genere?” chiese Dorea Potter, accigliata. In tempi pericolosi come quelli era da pazzi accogliere in casa un ragazzo mai visto prima fidandosi ciecamente della sua parola. Per quello che ne sapevano poteva benissimo essere l’ennesima trappola dei mangiamorte.
“Non subito, prima a controllato. Ha fatto un paio di incantesimi e ha scoperto che sono parenti per davvero, anche se non lo conosce.“ spiegò Robert, tranquillizzando la moglie. Dorea tirò un sospiro di sollievo, lieta di sapere che Tom fosse stato prudente come suo solito.
“Non è pericoloso?” chiese Lily, preoccupata. Anche lei, come la signora Potter, temeva che dietro quell’arrivo improvviso ci potesse essere lo zampino dei mangiamorte. Probabilmente, anzi sicuramente, stavano tramando qualcosa.
“Hogwarts è il posto più sicuro di tutta la comunità magica.” ricordò Zhoana, decisa.
“Niente paura, lo teniamo sotto controllo noi il novellino.” assicurò James, gonfiando il petto, deciso a dimostrare al padre tutto il suo valore.
“È quello che temevo.” mormorò Dorea, scuotendo la testa. Da quando Steve era morto la donna viveva nel terrore che potesse succedere qualcosa anche a James. Certo, sapeva che il suo ragazzo era in gamba, tuttavia alle volte dimostrava di essere fin troppo simile a suo padre. Anche Robert, proprio come James, non sapeva starsene buono troppo a lungo e finiva spesso con l’essere coinvolto in casi strani, missioni improbabili e risse pericolose.
“Fidati, come si chiama?” chiese James, cercando lo sguardo complice del padre. L’uomo sospirò, indeciso se essere più orgoglioso del figlio o spaventato per lui.
“Neville.” rispose alla fine, sperando che James non avesse intenzione di cacciarsi nei guai.
“Come?” chiese Hermione, incredula. Di tutti i nomi che si aspettava di sentire quello del suo amico non era previsto. Neville era vivo. In qualche modo alla fine doveva essersi salvato anche lui ed era arrivato lì.
“Neville Paciock. Ti dice qualcosa ragazzo?” chiese Robert, cercando lo sguardo del nipote che di colpo era diventato impenetrabile.
“Non so, mi sembra di No.” disse alla fine il ragazzo, fissando i compagni di viaggio nella speranza che nessuno di loro rivelasse la vera identità del loro amico. Per qualche ragione Neville aveva scelto di non svelarla, e loro dovevano fare come aveva deciso lui. Non appena il nonno voltò la testa, Harry si precipitò fuori dalla stanza seguito a breve distanza da Hermione, Ginny e Ron.
“Harry, aspetta.” chiamò Ginny, preoccupata per il suo ragazzo.
“Perché non hai detto a tuo nonno chi è Neville?”chiese Ron, stupito dal comportamento del suo migliore amico. Ormai Robert Potter era stato messo a conoscenza di praticamente ogni dettaglio del futuro, perché tacergli la vera identità del nipote del suo amico?
“Voglio parlare con lui, prima. Se ha fatto finta di venire dall’America forse non vuole essere riconosciuto.” spiegò Harry, ragionevole.
“Hai ragione, facciamo finta di non conoscerlo e parliamo con lui.” concluse Hermione, tornando dagli altri prima che questi cominciassero a sospettare qualcosa.
La vacanze di Pasqua passarono in un baleno e prima che Regulus fosse realmente pronto era già ora di tornare al castello. Silente, di comune accordo con il ragazzo, aveva deciso di trasferirlo nella casa di Grifondoro per motivi di sicurezza. Regulus aveva accettato, felice di non separarsi dal fratello e dai suoi nuovi amici. Al loro fianco si sentiva al sicuro e persino l’idea di affrontare gli sguardi di tutta la scuola non era poi così spaventosa.
“Allora, ansioso?” chiese Remus rivolto al ragazzino, mentre il treno correva veloce verso Hogwarts. Ormai erano in viaggio da diverse ore e di lì a poco sarebbero giunti a destinazione. James, Sirius e Ron ormai non facevano mistero di pregustare l’imminente banchetto di bentornati al castello che gli elfi preparavano ogni volta, Regulus invece non aveva quasi parlato. Nessuno lo aveva disturbato, immerso come era nei suoi pensieri.
“Un po’, sai è strano non essere a Serpeverde.” rispose Regulus, pensieroso. Quei giorni erano stati pieni di novità per lui. In poco tempo aveva visto cambiare tutte le sue abitudini ed era giunto alla conclusione che non era mai stato così libero di essere se stesso.
“Ti manca?” chiese Lily, sorridendo. Regulus sospirò e ci rifletté sopra, poi scosse la testa.
“La mia stanza e la mia sala comune si, la gente per nulla.” dichiarò alla fine. Il suo tono mascherava un filo di delusione per quegli amici che gli avevano voltato le spalle. Alla fine dei conti avevano dimostrato che la loro amicizia non valeva abbastanza da mettersi contro uno dei maghi più oscuri di tutti i tempi.  
“Credevo fossero tuoi amici.” si intromise Sirius, con un sorriso furbo dipinto sul volto. Regulus alzò gli occhi al soffitto, esasperato e divertito allo stesso tempo. Era bello poter battibeccare con il proprio fratello maggiore, sicuro di averlo al proprio fianco anche nei momenti brutti.
“Si, anche io. Ma i miei amici da quando sono scappato di casa non mi vogliono più vedere.” sussurrò Regulus, fissando intensamente il pavimento.
“Mi dispiace per vostro zio.” disse Zhoana, con un tono dolce e protettivo. Improvvisamente il vagone si riempì di silenzio e gli sguardi di tutti si portarono sui due fratelli Black per spiare le loro reazioni.
“Quale zio?” risposero Regulus e Sirius, pressoché all’unisono. Ormai era evidente che anche Regulus, proprio come il fratello, aveva disconosciuto tutta la sua famiglia. Zii, cugini ed altri strani parenti compresi.
“Non capisco di cosa parla.” disse Sirius, alzando le spalle mentre il fratello minore annuiva.
“Meglio così.” concluse Zhoana, scoppiando a ridere.
Una volta arrivati a castello i ragazzi si separarono velocemente. O meglio, i malandrini e Ron corsero via lasciando Regulus ed Harry indietro. Persino le ragazze erano sparite alla ricerca di chissà quale compagna di stanza dalla quale apprendere gli ultimi pettegolezzi del castello. Mentre si dirigevano verso la torre di Rifondono i due ragazzi incrociarono Frank che camminava insieme ad un ragazzo che Harry riconobbe subito come il suo amico Neville. Fu incredibile e sconvolgente per entrambi, nonostante fossero preparati.
“Ehi, ragazzi.” chiamò Frank, sbracciandosi per attirare la loro attenzione.
“Ciao Frank.” salutò Harry, avvicinandosi al ragazzo, ignorando l’amico che camminava al suo fianco. Per quanto fosse strano, doveva sforzarsi di non dare a vedere che il cugino sconosciuto e americano di Frank era in realtà uno dei suoi più grandi amici.
“Posso presentarvi mio cugino Neville?” disse Frank, indicando il ragazzo alla sua destra. Neville sembrava molto impacciato, ma non si tradì. Era cresciuto dall’ultima volta che Harry lo aveva visto, ed era anche decisamente maturato.
“Piacere, questo invece è il fratello di Sirius.” mormorò Harry, indicando Regulus. Neville porse la mano al ragazzo, incredulo. Cercò lo sguardo di Harry ma questi si limitò a sorridere sperando che l’amico non facesse qualche domanda strana.
“Si, lo so. Papà mi ha raccontato tutto. Sei stato coraggioso, Regulus” esclamò subito Frank, congratulandosi con il piccolo Black.
“L’ho sentito dire.” scherzò Regulus, cercando di nascondere il rossore. Come tutti gli uomini che sono in grado di fare grandi gesta, anche a lui non piaceva parlarne o dare troppo nell’occhio. A lui non sembrava poi così incredibile quello che aveva fatto. Nulla di troppo eccezionale, in fin dei conti, se paragonato a quello che stavano cercando di fare Harry e gli altri ragazzi che venivano dal futuro.
“Ehi, Harry, porti me e Neville a fare un giro della torre?” chiese Regulus, cercando di sviare la conversazione perché non si continuasse a parlare di lui. Harry annuì, distratto, evitando accuratamente di dire che Neville conosceva già il castello come le sue tasche.
“Certo, ma gli altri?” chiese Harry, guardandosi intorno sperando che qualcuno dei suoi amici gli venisse in aiuto.
“Spariti, siamo solo noi quattro.” rispose Frank, alzando le spalle.
“Neville, il tuo cane è familiare.” disse improvvisamente Regulus, fissando attentamente un grosso cane che se ne stava tranquillo di fianco al ragazzo. Gli sembrava di averlo già visto, anche se non sapeva dire dove.
“Cane?” chiese Harry, alzando cautamente la testa.
“Si, Neville ha un cane nero enorme. È fantastico!” esclamò Frank, indicando il cane che aveva preso a scodinzolare e ad abbaiare. Prima ancora di guardarlo bene, il ragazzo con gli occhiali aveva capito chi fosse. Harry sentì il suo cuore fermarsi, riprendere a battere ed infine mettersi a fare delle strane capriole. Sirius era vivo. Prima Neville, ed ora anche il suo padrino che scodinzolava beato di fronte a lui, non del tutto cosciente di quanto profondamente lo avesse sconvolto solo con la sua presenza.
Doveva essere un sogno, quella non poteva certo essere la sua vita.
Ad un certo punto tutto divenne troppo, il mondo iniziò ad oscurarsi, a girare un po’ troppo forte ed Harry perse i sensi, svenendo come un sacco di patate.

La voce che Harry fosse svenuto si diffuse velocemente nella scuola, arrivando fino agli amici del ragazzo. Inutile dire che questi ultimi presero la notizia come un fulmine a ciel sereno, soprattutto Ginny e Lily. Ron alzò gli occhi al cielo, esasperato dall’incredibile frequenza con la quale l’amico riusciva a finire alternativamente in infermeria oppure in grossi guai, nei quali coinvolgeva parenti ed amici.
“Ragazzi, correte.” esclamò Regulus, travolgendo il fratello. I ragazzi capirono immediatamente che fosse successo qualcosa dall’espressione spaventata del ragazzo.
“Che c’è?” chiese Sirius, seccato per essere stato interrotto durante la sua tradizionale abbuffata di bentornato al castello.
“Harry è in infermeria.” rispose il minore dei fratelli Black, preoccupato. Subito tutti si fermarono con forchette e coltelli a mezz’aria.
“Prego?” chiese Ginny, alzando la testa di scatto per accertarsi che non si trattasse di uno scherzo. Certo, stando con Harry c’era poco di cui stare tranquilli eppure stava diventando sempre più impegnativo non perderlo di vista. Bastava distrarsi un attimo ed ecco che questi finiva lungo e disteso su un lettino bianco.
“Che è successo?” chiese Hermione, preoccupata per l‘amico.
“Era con me e Remus. Ha visto il cane di Neville ed è svenuto.” spiegò Regulus, raccontando brevemente come erano andate le cose. Subito i ragazzi intuirono cosa doveva essere successo, soprattutto quelli venuti dal futuro.
“Harry ha paura dei cani?” chiese Lily, sorpresa, mentre Frank e Neville si avvicinavano al tavolo, preoccupati. Neville non sapeva darsi pace, si sentiva terribilmente il colpa anche in fondo non era certo stata una sua idea.
“Beh, quel cane era davvero enorme.” sospirò Regulus, ripensando a quella sensazione familiare che aveva provato non appena aveva intravisto l’animale.
“Cane?” chiese improvvisamente Hermione, intuendo cosa poteva essere successo.
Non appena Hermione sentì nominare un grosso cane nero del tutto simile ad un grosso orso e vide l’espressione colpevole dipinta sul volto di Neville, capì come dovevano essere andate le cose. La ragazza cercò di non far trasparire i suoi sentimenti, ma dentro iniziò a montare un’ondata di rabbia verso il più grande degli idioti nonché principe degli incoscienti, noto al mondo come Sirius Black.
“Ehm, Neville?” chiese Hermione, avvicinandosi con cautela al nuovo arrivato. Non perse nemmeno tempo a presentarsi. A dire il vero, fu solo per un miracolo che la ragazza non cominciò ad urlare nella sala tutta la sua rabbia e la sua indignazione.
“Si..” rispose il ragazzo, preoccupato. Sapeva bene che Hermione quando si arrabbiava sapeva diventare una vera, pericolosa ed implacabile furia. Persino peggio di sua nonna.
“Io sono Hermione, piacere.. Vieni, dobbiamo parlare.” disse la ragazza, trascinandolo via.
“Si, ma..” provò a protestare Neville, opponendo inutilmente resistenza.
“Ragazzi?” chiamò James, preoccupato e confuso per quello che stava accadendo. Cercò lo sguardo degli amici, per capire cosa stava accadendo, ma vide solo Ginny e Ron lasciare la sala in gran fretta seguendo l’amica.
“Hermione, Ginny, Ron.. Dove andate?” chiese Sirius, stupito quanto il migliore amico.
“Ti spiace tenere Teddy? Torniamo subito.” mormorò Ginny, lasciando il bimbo tra le braccia di Sirius prima ancora di ottenere una risposta. Prima che il ragazzo avesse il tempo di protestare, lei era già fuori dalla stanza.
I tre ragazzi trascinarono Neville per tutto il castello, fino ad arrivare nella stanza delle necessità. Ancora una volta quel luogo era diventato il luogo custode dei loro segreti.
“Che diavolo è successo?” chiese Ron, furente. Odiava essere interrotto durante una cena, soprattutto per venire a sapere che il suo migliore amico era svenuto in modo misterioso.
“Il cane è Sirius.” rispose Neville, senza girare troppo intorno alle cose. Gli amici lo avrebbero scoperto comunque, tanto valeva mettere subito le cose in chiaro. Stranamente, nessuno dei tre sembrò particolarmente stupito dalla notizia.
“Ti assicuro che questa è l’unica cosa che avevo capito. La mia domanda era un’altra.” sibilò Hermione, furiosa. Neville deglutì, cominciando a temere veramente il peggio.
“Ehm, potresti essere più precisa?” chiese Neville, facendo appello a tutto il coraggio che gli era rimasto. Mai come in quel momento discutere con la ragazza gli era parso un’impresa titanica, praticamente impossibile.
“Perché diavolo sei qui, perché ci hai mentito, come mai dobbiamo fingere di non conoscerti, perché quel mago psicopatico è vivo e come mai ha terrorizzato Harry.” esclamò Hermione senza mai fermarsi a prendere fiato. Alle sue spalle Ginny e Ron annuivano, pienamente concordi con la ragazza. Avrebbero voluto aggiungere altre domande, ma non osavano interrompere lo sfogo della riccia.
“Sta calma, per favore.” supplicò Neville, sull’orlo di una crisi di nervi. Dannazione, lui voleva solo tornare dai suoi amici. Non aveva certo previsto che quel mago psicopatico terrorizzasse Harry invece di fare le cose con calma come aveva promesso.
“No che non sto calma. Hai idea di come starà Harry ora?” chiese Hermione, paonazza in viso. Riusciva quasi a vederlo il viso sconvolto di Harry. Aveva passato settimane, mesi, a torturarsi per la sua morte, assumendosi ogni colpa; come poteva rispuntare dal nulla senza preoccuparsi della sua reazione?
“Si, lo so.” rispose Neville, abbassando lo sguardo. Hermione si calmò appena quando vide l’espressione atterrita del ragazzo, ma non abbastanza da fermare la sua terribile sfuriata.
“No che lo sai. Ti pare un’idea intelligente fargli trovare davanti il suo padrino che lui credeva morto trasformato in cane?” chiese ancora Hermione, fissando con insistenza il ragazzo negli occhi.
“Avevo detto a Sirius di aspettare di sopra per darmi il tempo di spiegare le cose a Harry.” cercò di giustificarsi Neville, stringendo i pugni. Non avrebbe dovuto fidarsi di Sirius, avrebbe dovuto sigillarlo in qualche stanza per far si che non facesse danni.
“Ma naturalmente quella testa vuota non ti ha ascoltato.” sospirò Ginny, lasciandosi cadere su di una poltrona comparsa magicamente dal nulla.
“Infatti..” confermò Neville, lasciandosi cadere accanto alla sua amica dai capelli rossi.
“Bene, ci penso io.” esclamò Hermione, decisa ad andare fino in fondo a quella questione.
“Ma le altre domande?” chiese Neville, stupido all’idea di averla scampata così tanto facilmente senza avere risposto alle domande dell’amica.
“Dopo, prima le cose importanti. Sirius Black.. Compari, ora!” riprese Hermione, ancora più fuori di sé di poco prima.
“Ehm, si..” mormorò Sirius Black, sbucando cautamente da dietro una grossa credenza. Anche lui, proprio come Neville, era intimorito dalle ragazze. Aveva imparato sulla sua pelle che non vi è limite alla rabbia di una donna infuriata e che era meglio fare come gli veniva ordinato.
“Sei un idiota.” lo apostrofò Ginny, decisa. Sirius annuì, colpevole.
“Lo so, davvero. Mi dispiace.” rispose l’uomo, abbassando la testa. Quando aveva visto il suo figlioccio svenire si era sentito morire; come aveva potuto essere tanto idiota?
“È tutto quello che sai dire?” chiese Ron, duro. Certo, era contento che Sirius e Neville fossero vivi, ma potevano anche rientrare in scena in modo meno teatrale evitando una crisi nervosa ed uno svenimento al suo migliore amico.
“Io..” iniziò Sirius, faticando a trovare le parole giuste per continuare il suo racconto.
“Abbi almeno la decenza di stare zitto! Ora andrai immediatamente in infermeria, ovviamente trasformato in cane per non farti riconoscere, chiarirai con Harry, lo calmerai e farai in modo che nessuno ti riconosca. Chiaro?” esplose Ginny, interrompendo l’uomo. Sirius alzò lo sguardo per protestare, ma l’espressione decisa della ragazza gli fece cambiare idea. Non si poteva contraddire una furia simile.
“Si, ma sei sicura che non è meglio che parliate voi con Harry..” provò a dire Sirius, impacciato. Non sapeva cosa dire al suo figlioccio. Ogni singola parola ed ogni singola frase sembrava stupida ed insignificante e poteva contribuire a peggiorare le cose.
“Tu hai fatto casino, tu rimedi.” esclamò Ron, deciso.
“Inoltre tu sei praticamente un padre per Harry, è giusto che sia tu a rispondere a tutte le sue domande.” spiegò Ginny, usando un tono più dolce rispetto al precedente. Quest’ultima motivazione riuscì a convincere del tutto Sirius, che si dimostro appena più deciso e disposto ad affrontare quella situazione tanto complicata che lui stesso aveva contribuito a creare.
“Muoviti, corri.” disse Hermione, indicando all’uomo la porta.
“Certo, come volete.” rispose Sirius, tetro, lasciando la stanza trasformato in cane per non dare troppo nell‘occhio.
“Non cambierà mai.” esclamò Ron, scuotendo la testa.
“Meno male..” sussurrò Ginny, sorridendo. Nonostante combinasse un sacco di guai, Sirius era fondamentalmente un pezzo di pane. Sarebbe morto per Harry, solo a volte agiva senza pensare alle conseguenze.
“Torniamo a noi.” riprese Hermione, tornando a fissare Neville intensamente. Il ragazzo riprese a tremare, presagendo le domande dell’amica.
“Spiegazioni!” urlò Ginny, ricordando improvvisamente che l’amico non aveva ancora detto loro perché aveva inventato quella assurda storia del cugino americano.
“Volevo conoscere i miei genitori.” spiegò Neville, a testa bassa. Sapeva che la motivazione che stava usando era stupida, ma non poteva farci nulla. La cosa che desiderava con tutto se stesso era riuscire a parlare con i suoi genitori, sapere che tipi fossero prima che quella pazza di Bellatrix li avesse condannati alla pazzia eterna.
“Potevi dire loro la verità.” suggerì Hermione, severa, ma allo stesso tempo intenerita dalle parole dell‘amico. Dopo tutto poteva capirlo, anche a lei mancava molto la sua famiglia.
“Certo, come No..” mormorò Neville sconsolato.
“Harry l’ha fatto.” fece notare Ron, accigliandosi.
“Non ne ho il coraggio, non ancora almeno.” ammise alla fine Neville, sentendosi un verme. Sapeva che avrebbe dovuto essere più coraggioso, ma sentiva di non averne ancora le forze. Doveva prendersi ancora del tempo.
“Perché Sirius è un cane?” chiese Hermione, improvvisamente, cambiando argomento. Vedere gironzolare un cane di quella stazza per i corridoi sarebbe stato strano persino per un posto come Hogwarts.
“Beh, per poter stare con Harry qui a scuola.” rispose Neville, grattandosi la testa.
“Silente non sa nulla?” chiese Ginny, incredula. Era stupefacente che il preside non si fosse accorto della presenza di così tanti animagi nel suo castello. Doveva essere proprio assorto dai suoi problemi, o forse se n’era accorto ma aveva preferito tacere la notizia.
“No, ne da dove veniamo ne chi siamo. Sirius non vuole che i malandrini sappiano chi è lui, crede che James e Sirius impazzirebbero.” spiegò Neville, pazientemente.
“Non ha tutti i torti.” esclamò Hermione, dopo averci pensato un po’ sopra.
“Per il momento è meglio lasciare le cose come stanno, poi vedremo.” concluse alla fine Ginny, sospirando.
I ragazzi decisero di tornare subito nella sala da pranzo per evitare di insospettire troppo i malandrini. Era già abbastanza strano che fossero spariti a quel modo insieme ad un ragazzo appena conosciuto. Una volta tornati nella sala, furono subito accolti dalle parole di un alquanto irritato Sirius Black.
“Ragazzi, io voglio immediatamente delle spiegazioni.” esclamò deciso il ragazzo.
“Ehm, si. Stavo giusto spiegando che il mio cane ha dei poteri strani.” spiegò Neville, impacciato, sperando con tutto se stesso che i ragazzi fossero disposti a credere a quella strana storia che Hermione aveva consigliato di raccontare.
“Si, a volte fa svenire le persone.” continuò Ginny, reggendo il gioco all’amico che nel frattempo era arrossito ed aveva iniziato a balbettare.
“Deve essere stato incantato da piccolo.” tirò ad indovinare Frank, grattandosi la testa perplesso. Sembrava una storia assurda, eppure non riusciva a mettere in dubbio le parole di quello che credeva essere suo cugino.
“Strana come cosa.” mormorò James, guardando prima Lily e poi Sirius.
“È rara, ma è possibile.” confermò Remus, annuendo. Era evidente che i malandrini avessero più di una perplessità, ma alla fine decisero di credere ai ragazzi.
“Eh si.” sussurrò Hermione, tirando il fiato, sollevata per essere riusciti a non fare insospettire troppo gli amici.

Nel frattempo Sirius Black era arretrato quasi contro il muro della stanza in cui riposava Harry, ancora addormentato. Anche un branco di dissennatori in quel momento dovevano sembrare più socievoli ed amichevoli degli amici del suo figlioccio. Sirius sospirò, dopo tutto avevano ragione. Proprio lui, che aveva obbligato Neville alla prudenza, aveva finito per abbandonare ogni cautela quando si era trovato di fronte Harry.
Quando lo aveva visto aveva smesso di pensare ed aveva agito. Saltargli tra le braccia, abbracciarlo nella sua forma canina e sentire di nuovo il suo odore era stato automatico, praticamente istintivo e gli aveva fatto perdere la ragione. Quando aveva realizzato la situazione ormai era tardi ed Harry era già a terra, svenuto.
Sirius guardò ancora Harry mentre questi si rigirava tra le coperte. Probabilmente di lì a poco si sarebbe svegliato. Per andare da lui Sirius si era dovuto fare coraggio e cercare di trovare le parole giuste. Harry lo aveva creduto morto, doveva essere stato uno straccio per mesi, probabilmente aveva anche pianto, urlato e aveva rasentato il fondo. Non poteva semplicemente presentarsi da lui e dirgli qualcosa come, ciao campione; ti sei sbagliato, vedi che non sono morto.. Ti ho solo abbandonato per qualche anno.
Sirius sospirò, Harry lo avrebbe di sicuro odiato. Per quanto ragionevole e maturo fosse il suo figlioccio, restava sempre un ragazzo che nel corso della sua vita aveva avuto più dolori che gioie, più lutti che feste di compleanno e che aveva visto morire una dopo l’altra tutte le persone a cui voleva più bene. Come facesse a sorridere sempre e a trovare la forza per alzarsi ogni mattina, nonostante tutto quello che gli era capitato, restava uno dei più grossi misteri nella vita di Sirius.
Il ragazzo si mosse ancora, voltandosi sulla schiena. Rimase per un po’ immobile, poi lentamente iniziò ad aprire gli occhi, trovandosi di fronte nuovamente Sirius Black.
Harry fissava il suo padrino, in silenzio, e questi lo lasciava fare. Rimasero così, occhi negli occhi, per un tempo interminabile prima che uno dei due si decidesse a muoversi.
La testa di Harry era di colpo diventata più pesante, tanto che faticava a non perdere di nuovo i sensi. Solo la sua forza di volontà, unita alla consapevolezza che sarebbe stato tremendamente imbarazzante, lo trattenne dal lasciarsi svenire.
C’erano così tante cose da dire, ma sorprendentemente Harry decise di non dirne nessuna. La verità era che non sapeva da che parte iniziare.
“Harry?” chiamò Sirius, spaventato dal  silenzio del figlioccio. La voce dell’uomo arrivò alle orecchie di Harry e lo fece sobbalzare. Era la voce di un uomo adulto, roca e stanca, e non quella del ragazzino spensierato con cui si era abituato ad avere a che fare. Senza un motivo preciso Harry iniziò a trovare molte somiglianze tra il Sirius che aveva di fronte ed il signor Potter che aveva conosciuto solamente la settimana prima.
“Mi odi a tal punto da non volere parlare con me? Beh, in fondo lo capisco..” mormorò Sirius, a testa bassa. Harry si ritrovò a guardare il padrino, sorpreso. Odiare Sirius era un’idea semplicemente impossibile, perfino assurda. Si poteva odiare l’ossigeno?
“No..” disse Harry, scuotendo energicamente la testa. Sirius non disse più nulla, si sporse in avanti e strinse a sé il ragazzo. Quella stretta per Harry fu più significativa di mille parole e di mille discorsi. Sirius era vivo ed era di nuovo con lui.
Dopo minuti che sembrarono interminabili, Sirius esplose in un fiume di parole.
“Sono un idiota, un cretino. Incosciente, ecco cosa sono. Anzi, No. Peggio, molto peggio. Sono un irresponsabile, una stupidissima testa dura che non ascolta nessuno.” iniziò l’uomo, tormentandosi la veste come faceva solo quando era veramente nervoso.
“Sirius?” chiamò Harry, pazientemente.
“Sono un coglione.” continuò Sirius, senza dare segno di avere sentito le parole del ragazzo, impegnato come era a trovare le parole giuste a scusarsi.
“Sei davvero tu?” chiese Harry, piegando la testa di lato per osservare meglio l’uomo.
“In tutta la mia pazzia, impulsività e stupidità.” assicurò Sirius, sorridendo per la prima volta da un sacco di tempo.
“Sei ancora vivo?” chiese ancora Harry, cercando invano di mascherare la propria sorpresa. Sirius annuì, sospirando. Sapeva che le sue spiegazioni non avrebbero potuto porre rimedio alla sofferenza che Harry aveva provato in quegli anni, tuttavia doveva farlo. Raccontargli quello che gli era capitato era il minimo se voleva riprendere ad avere un rapporto con lui come prima della sua sparizione.
“Il velo in realtà era un portale. Ho vagato in un migliaio di dimensioni, ma sono vivo. Ti ho cercato tanto.” raccontò Sirius, tristemente. Doveva essere stato un vero inferno per lui, solo in quel portale. Harry sentì gli occhi diventare umidi e dovette fare uno sforzo enorme per riuscire a formulare una frase di senso compiuto.
“L’importante è che sei qui. È stata tutta colpa mia.” disse Harry, fissando il pavimento mentre i sensi di colpa lo assalivano.
“Basta piangere. Voglio un sorriso, intesi?” ordinò Sirius, con fare severo.
Harry si voltò verso il padrino, tirando su con il naso. Gli occhi decisi di Sirius incontrarono quelli ancora pieni di lacrime del ragazzo. Improvvisamente Harry capì di non essere più solo. Anche lui aveva una famiglia, ora.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
questo capitolo è stato un vero e proprio parto!
ci ho messo veramente tanto a scriverlo perchè nel frattempo ho iniziato a lavorarare e faccio orari assurdi. tuttavia, tenevo particolarmente che venisse bene. vi avevo promesso un capitolo strappalacrime e così doveva essere.
spero di esserci riuscita.
da adesso in poi non credo di essere in grado di promettervi aggiornamenti puntuali, ma prometto che non lascerò a metà la storia.
abbiate fede, arriverò fino in fondo!

nel frattempo, GRAZIE A TUTTI COLORO CHE NON MI ABBANDONANO!
siete dei veri angeli!

FAY90: grazie del commento!
sono contenta che ti piaccia la figura del nonno Potter. trovo che normalmente ci sia poco spazio per lui, vivo, nelle storie così ho pensato di porvi rimedio io! spero che continuerai a seguire la mia storia.

SHIHO93: grazie del commento!
diciamo che ultimamente Silente perde colpi, lo informano sempre tutti dopo!
hai ragione, dal prossimo capitolo ci sarà parecchia confusione tra i due Sirius anche se almeno per il momento i malandrini non sapranno della presenza dell'altro Sirius.

_Jaya: grazie del commento!
devo ammettere che la tua ipotesi era veramente bella, ma devo deluderti.
spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, nonostante si sia fatto aspettare!

lyrapotter: grazie del commento!
regulus è salvo, buono e tutti si vogliono bene. visto che non sono sempre sadica?
spero che questo capitolo sia stato per te pieno di rivelazione e non di docce gelate.. :D

ily90: grazie mille del commento!
piaciuto l'incontro, forse un po' traumatico, con il personaggio misterioso?

shin_86: grazie del commento!
la piccola dora è tornata dalla sua famiglia, per quando riguarda Teddy.. nello scorso capitolo avevo così tante cose da scrivere che mi sono dimenticata di lui! chiedo umilmente perdono! ad ogni modo, giuro che stanno bene!

dracucciole: grazie del commento!
sono stracontenta che la mia storia vi piaccia. mi raccomando, continuate a recensire!

Funnypink: grazie del commento!
per quanto riguarda Piton sono abbastanza dubbiosa, non ho ancora deciso quale che sarà il suo futuro.. per gli altri invece ho le idee abbastanza chiare.
quello che mi manca è il tempo per scrivere!
tranquilla, Teddy sta bene.. mi sono solo dimenticata di lui! :D

millyray: grazie del commento!
spero che questo capitolo sia stato all'altezza delle aspettative!

vodia: grazie del commento!
beh, strappalacrime ma con dignità; che ne pensi? alla fine ti ho deluso?

LuciaTigre: grazie del commento!
sei un tesoro, spero che il capitolo ti sia piaciuto!

brando: grazie del commento!
sei davvero un tesoro, c'è poco da dire.
per quanto riguarda Teddy ammetto le mie colpe: mi sono dimenticata di lui, ma cmq sta bene. lo giuro!
ti chiedo scusa se non rispondo a tutti i punti della tua recensione, ma è la 1.25 e sono davvero stanca! prometto che ti mando una mail appena ho due minuti, giuro!

amgan: grazie del commento!
piaciuto il ritorno di Sirius, quello grande?

Smemo92: grazie del commento!
beh, Bellatrix è avventata. Ha ucciso Anderson senza pensare alla pozione. Per un po' ne avrà a disposizione, poi dovrà uscire allo scoperto oppure prendere il posto di qualcun altro.. :D
ti comunico che mi hai appena fatto venire un'idea geniale!

i love James Potter: grazie mille del commento!
è sempre bello sapere che ci sono lettori nuovi, spero che questo capitolo ti sia piaciuto!






  
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