2
– L’OLIMPO DEI MAGHI PIU’ ASTUTI
“Ce
la puoi fare.”
“No,
non è vero.”
“Sì
invece. Che vuoi che sia…”
“Mi
sbranerà.”
“Orsù,
un po’ di coraggio. Non è così
terribile. In fondo.”
“Molto
in fondo.”
Anthony
Goldstein sospirò. Non avrebbe mai pensato che sarebbe stato
costretto a
gettarsi in un’impresa così disperata, per la sua
Casa. Sicuramente, quel
giorno si sarebbe giocato tutta la sua dignità, e forse
anche qualcosa di più. Sospirò
nuovamente.
Terry
Steeval e Michael Corner, al suo fianco, lo guardavano seri e
estremamente
preoccupati. Prima che la missione, se così si poteva
chiamare, avesse inizio
si erano spartiti equamente le tre settimane che avevano disposizione.
Il tempo
di Anthony, tuttavia, era finito presto, e tutto ciò che era
riuscito a
racimolare erano state occhiate affascinanti e tenebrose da parte sua,
gelide
da parte della sua preda, e un qualcosa come “Spostati,
cretino” all’inizio
della lezione di Erbologia del Martedì mattina da parte
della sua bella.
La
missione non stava andando affatto bene, anzi, stava decisamente
andando a
rotoli. Dunque, Anthony aveva deciso di giocarsi la sua ultima carta
per
conquistare Daphne Greengrass e portarla al ballo: un approccio diretto.
Si
lisciò distrattamente i pantaloni della divisa, e si
rassettò i capelli
specchiandosi in un vetro. Non era mai stato così teso in
vita sua. Le sue mani
erano sudate, le sue guance erano leggermente chiazzate di rosso e
aveva il
respiro corto. Si girò e, insieme ai due amici, si
appostò dietro l’angolo in
attesa che la porta dell’aula di Trasfigurazione si
spalancasse e che la preda
ne uscisse.
Daphne
Greengrass uscì dall’aula, il viso deformato da
una smorfia beffarda, che
esprimeva tutta la sua soddisfazione. L’espressione rabbiosa
e invidiosa di
Pansy aveva contribuito a innalzare il suo morale alle stelle, come se
esso non
fosse già abbastanza alto per la recente notizia della sua
elezione a Prefetto
di Serpeverde. Vedere le sue compagne di Casa morire di invidia,
tuttavia, era
fonte impagabile di gaudio: anche quel giorno, durante la lezione della
più
detestata professoressa, era stata la migliore e il suo Oltre Ogni
Previsione
era stato il voto più alto.
Si
tolse con una mano i capelli biondi dalla fronte. Al suo apparire nel
corridoio, un paio di ragazzini del primo anno non tentarono nemmeno di
nascondere la loro ammirazione verso tanto splendore, che si dirigeva
fieramente verso la Sala Grande, scortata a ruota dalle sue
più fedeli
compagne, Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode, le Serpi.
Daphne
Greengrass non era stupida. I pochi che la conoscevano per come era
veramente,
sapevano che l’ostentata bellezza e la tanto rinomata
crudeltà erano solo la
punta dell’iceberg: al di sotto, si nascondevano una mente
brillante, un’animo
testardo e l’orgoglio del proprio sangue. La bionda,
d’altronde, aveva fatto
sempre buon uso delle sue qualità: nei vari intrighi e
complotti all’interno
delle mura di Hogwarts, lei aveva sempre avuto l’ultima
parola, e ne era sempre
uscita vincitrice. Nulla poteva fermarla, e in quella consapevolezza
Daphne si
cullava ogni giorno. Nulla sarebbe mai riuscito a sconvolgere il suo
elegante e
raffinato paradiso che si era costruita a furia di astuzie, inganni e
abusi di
potere.
Anthony
deglutì, si passò una mano fra i capelli castani,
rendendo vano tutto il suo
impegno per renderli un po’ più ordinati e
uscì dal suo nascondiglio, incitato
dalle spinte dei compagni. Mentre l’osservavano allontanarsi,
i due si
guardarono sconsolati.
“Ce
la farà, secondo te?”
“No.
Se lo mangerà vivo. Lei è… Daphne
Greengrass. Non so se mi spiego.”
Sobbalzarono,
al suono di una voce alle loro spalle.
“Fate
silenzio, ragazzi. Dovete sostenervi a vicenda.”
La
Dama Grigia, con tutta la sua imponente mole, si era appostata proprio
dietro
di loro, e fissava la scena con aria apprensiva. Cercava di dimostrarsi
fiduciosa davanti ai due Corvonero, ma dentro di sè non
nutriva grandi
speranze: Anthony era sicuramente un candidato eccellente, carino e
sensibile;
tuttavia, la timidezza non era esattamente una delle qualità
da cui Daphne
Greengrass era più affascinata.
In
silenzio, i tre osservarono il Corvonero avanzare nella direzione
opposta a
quella percorsa dalla bionda. Fu nell’esatto momento in cui
Anthony si fermò
sul posto e rivolse un’occhiata che sperava essere ammaliante
a Daphne, che la
Dama capì che il ragazzo non aveva alcuna speranza di
riuscire nell’impresa.
“Obscuro!”
Una
nuvola di fuliggine avvolse la testa di Anthony, che si
lasciò sfuggire un
urlo, mentre mulinava le braccia in cerca di un appiglio per non cadere.
“Si
può sapere cosa vuoi tu? È tutta la settimana che
mi lanci sguardi da pesce
lesso… Ora mi sa proprio che non lo farai
più.”
Daphne
ridacchiò, e le sue seguaci seguirono l’esempio.
In un misto di risolini e
commenti poco cordiali, si allontanarono, mentre la bionda
lanciò uno sguardo
indietro, che lasciava ben poco spazio alla pietà.
“Che
fastidio, ‘sti sfigati.”
Non
appena la Serpe e le sue compari scomparvero dietro l’angolo,
Terry e Michael
sbucarono fuori e raggiunsero il loro compagno, seguiti a ruota dalla
Dama che,
sconsolata, scuoteva la testa.
Mentre
i due liberavano l’amico dall’incantesimo, nella
mente della defunta Corvonero
i pensieri si accumulavano senza sosta: Anthony aveva fallito, era
vero, ma, in
fondo, le rimanevano ancora due candidati; tuttavia, non si poteva
certamente
dire che la missione stesse andando a gonfie vele.
Dopo
essersi accertata che Anthony stava bene, si allontanò
bofonchiando, lasciando
il ragazzo a lamentarsi con gli amici della presunta pazzia della
Greengrass.
Era
ora di scendere in campo.
La
Dama Grigia battè le mani grassocce, il naso rosso e le
guance sporgenti
dall’eccitazione. Sapeva di essere intelligente, ma da quel
giorno avrebbe
anche potuto vantarsi di essere una gran cospiratrice. Quel
lampo di genio le avrebbe fatto guadagnare un posto
nell’Olimpo dei Maghi più
astuti. Se, eventualmente , avesse messo qualcuno al corrente del suo
sordido
piano, cosa che non doveva assolutamente accadere.
Era
stata incredibilmente fortunata con la scelta del ragazzo. Non soltanto Michael Corner era carino,
intelligente e
giocatore di Quidditch, ma in qualche modo avrebbe suscitato la
simpatia della
gelida Serpeverde, se lo sentiva. Per tutta la settimana il ragazzo non
aveva
fatto altro che mandare alla Greengrass fiori, cioccolatini e biglietti
che
cantavano a squarciagola ampie descrizione sulla sua fulgida bellezza.
Tuttavia, come la sua brillante mente le suggerì, non era
ancora tempo di
poltrire e aspettare che la natura facesse il suo corso: era solo
all’inizio
del suo infallibile intrigo, e si sentiva in dovere di dare una mano
alla
Fortuna.
Fischiettando
e gettando intorno occhiate con aria guardinga si inoltrò
nel corridoio del
primo piano. Ogni volta che incontrava qualcuno, faceva finta di
rassettarsi il
vestito stile ‘500, spostando merletti di qua e pizzi di
là, convinta che
nessuno avrebbe mai sospettato che il suo comportamento maniacale
nascondesse
qualcosa. Raggiunse la bacheca di fronte all’Ufficio della
McGranitt e le
camminò davanti tre volte, prima di decidersi a fermarsi.
Lì, sempre
guardandosi intorno con aria circospetta, e sempre fischiettando,
pronunciò a
bassa voce un incantesimo. Magicamente, i nomi degli studenti si
ricomposero,
sconvolgendo i turni di sorveglianza di quella settimana.
Martedì:
Michael Corner e Daphne
Greengrass
Pienamente
soddisfatta, e questa volta fischiettando non per nascondere il
nervosismo, ma
per pura e semplice felicità, si allontanò
velocemente dal luogo del misfatto.
Michael
Corner si aggirava spavaldo per i corridoi, in attesa di incontrare la
sua
futura fidanzata. Non riusciva ancora a credere di essere stato
così fortunato
da essere stato sorteggiato per lo stesso turno di guardia di Daphne
Greengrass, e, grazie alla sua brillante mente, che gli aveva
guadagnato
l’ammissione alla Casa di Corvonero, aveva in qualche modo
intuito che forse
non era stata tutta opera del Caso. Tuttavia, aveva già
deciso di sfruttare
quel “colpo di fortuna” a suo favore: in fondo, la
Greengrass era già ai piedi
dell’ “ammiratore segreto”, una piccola
spinta e la rivelazione della sua reale
identità, et voilà, ecco completata la missione.
Con
il sorriso in volto, camminò baldanzosamente per il
corridoio del terzo piano, finché
non vide un’ombra avanzare verso di lui. Si fermò,
e un attimo dopo la bionda
Serpeverde gli si parò davanti, facendo mostra del suo corpo
perfetto.
“Corner.”
“Daphne.”
La
ragazza alzò un sopracciglio. Nessuno osava mai chiamarla
per nome, tranne i
suoi compagni di casa. In qualche caso, neanche a loro era concesso
tale
privilegio.
“Facciamo
così. Io perlustro dal primo al terzo, tu il
resto.” Si voltò, senza chiedere
il parere del ragazzo.
“Come
vuoi tu, Daphne.”
Proprio
mentre era sul punto di andarsene, la bionda si fermò e si
girò, con
espressione furente.
“Come
mi hai chiamato?”
Il
ragazzo le sorrise ammaliante, e le si avvicinò con fare
affascinante. O,
almeno, sperava che fosse così, e che non assomigliasse alla
camminata di un
ubriaco.
“Daphne.
È il tuo nome, no?”
“Per
te sono Greengrass.” La bionda fece per girarsi nuovamente,
quando venne
afferrata par il polso.
“Su,
Daphne. Appianiamo le divergenze. In fondo, non mi sembra che ti
dispiacesse
così tanto essere chiamata con il tuo nome, quando ricevevi
i biglietti…”
La
ragazza lo guardò per un momento costernata.
L’espressione che seguì non era
esattamente quella romantica e perdutamente innamorata in cui Michael
sperava.
“Quindi
sei stato tu? Sei stato tu a mandarmi tutti quei
fiori, biglietti, cioccolatini…”
Il
ragazzo sorrise, questa volta leggermente più incerto.
“Certo,
ma cherie.”
La
bionda si mise le mani sui fianchi; se prima era furiosa, ora aveva
superato se
stessa.
“Quindi
sei stato tu a mettermi in imbarazzo tutti i giorni di questa
settimana? Sei
stato tu a farmi recapitare un biglietto urlante nel mezzo della
lezione di
Piton, che ha pensato bene di darmi una bella D? E non ti è
neanche passato per
l’anticamera del cervello che io fossi allergica alle rose e
che i tuoi
cioccolatini da quattromila calorie l’uno non coincidessero
esattamente con il
mio ideale di dieta ipocalorica?”
Senza
pensarci due volte, si girò per andarsene. Fu a quel punto
che Michael fece
l’errore più sconsiderato che potesse commettere:
le afferrò nuovamente il
polso per trattenerla.
In
tutta risposta, Daphne si girò e lo colpì con uno
schiaffo in piena faccia.
“Ma cherie un corno.”
Detto
questo se ne andò, lasciando nel buio corridoio Michael
Corner a massaggiarsi
la guancia nel punto in cui la sagoma della mano della Serpeverde
risaltava con
incredibile rossore.
Se
qualcuno avesse fatto ben attenzione, quella notte, avrebbe potuto
sentire un
singhiozzo sommesso provenire da dietro un tenda del corridoio al terzo
piano.
La
Dama Grigia sbuffò sonoramente, mentre tornava al
dormitorio. Non era così che
se l’era immaginata. Affatto.
Chissà perché,
aveva pensato che ci sarebbe stata una specie di attrazione fra quei
due, che
ci sarebbe stato un frisson, e
invece
lei era scappata indignata dopo averlo schiaffeggiato. No,
decisamente il suo piano non stava andando affatto bene. Stava andando
letteralmente a rotoli. Niente
stava andando
come aveva sperato, ma almeno aveva ancora un candidato nelle sue mani:
le sue
possibilità di vittoria non erano completamente azzerate. La
Dama si grattò il
mento della faccia paffuta con le sue dita grassocce, immersa nei suoi
pensieri.
Calma,
concentrati. In fondo sei
una Corvonero, no?
La Dama strizzò gli
occhi, e posò le mani cicciottelle sulle
tempie, nel vano tentativo di farsi venire un’idea. Daphne
Greengrass.
L’algida, fredda e inarrivabile regina delle Serpi, un
miscuglio di cattiveria
e astuzia. Chi mai avrebbe potuto conquistarla? E,
soprattutto, come?
Ok, prendi un bel
respiro… Maledettissimo
Barone. Come posso farmi fregare da uno che non sa neanche che la
parrucca
tutta boccoli è ormai passata di moda? Che figura ci farei a
farmi battere da
uno che non riesce ad avere un’idea furba neanche se quella
gli sbattesse
contro ballando e urlando “guardami, sono qui!”?Ma
come diamine…
Un
soddisfatto sorriso si allargò improvvisamente sul volto
della Dama. Aveva
trovato. Il Barone avrebbe dovuto ricredersi.
“No.”
“Non
importa se sei contrario.”
“No.”
“Te
lo ordino, in quanto fantasma della tua Casa…”
“Assolutamente
no.”
La
Dama sbuffò. Non si ricordava di aver mai conosciuto nessuno
come Terry Steeval,
così cocciuto e irritante. Gli aveva appena comunicato il
suo brillante piano,
il modo in cui far finalmente capitolare la Greengrass e ottenere la
vittoria,
e la sua reazione era stata un no secco.
“Ricordati
del premio. E, ancor di più, della punizione che riceverete tutti e tre in caso di
sconfitta.”
Quando
il ragazzo udì che i suoi amici erano stati chiamati in
ballo, alzò lo sguardo
contrariato e smise di percorrere ad ampie falcate la Sala Comune.
“Non
so neanche perché sono qui. La Greengrass non mi interessa,
anzi… e non mi
interessa neanche questa stupida missione.”
Sbuffò, sedendosi sul divanetto.
“Non
puoi più tirarti indietro.” Gli ricordò
gelidamente la Dama.
Terry
rimase in silenzio per qualche minuto, poi finalmente
biascicò un “va bene” in
tono sommesso.
La
Dama trattenne a stento un gridolino di gioia, ma si concesse comunque
un ampio
sorriso. Non tutto era perduto.