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Autore: Silice    28/10/2010    1 recensioni
In una buia e silenziosa serata invernale, il Barone Sanguinario e la Dama Grigia fanno una scommessa: un Corvonero dovrà riuscire a invitare Daphne Greengrass al Ballo del Ceppo. Riusciranno i tre malcapitati a convincere l'algida regina delle Serpi a uscire con loro? Storia partecipante al "Contest a squadre" indetto da B.S.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Daphne Greengrass, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2 – L’OLIMPO DEI MAGHI PIU’ ASTUTI

 

“Ce la puoi fare.”

“No, non è vero.”

“Sì invece. Che vuoi che sia…”

“Mi sbranerà.”

“Orsù, un po’ di coraggio. Non è così terribile. In fondo.”

“Molto in fondo.”

Anthony Goldstein sospirò. Non avrebbe mai pensato che sarebbe stato costretto a gettarsi in un’impresa così disperata, per la sua Casa. Sicuramente, quel giorno si sarebbe giocato tutta la sua dignità, e forse anche qualcosa di più. Sospirò nuovamente.

Terry Steeval e Michael Corner, al suo fianco, lo guardavano seri e estremamente preoccupati. Prima che la missione, se così si poteva chiamare, avesse inizio si erano spartiti equamente le tre settimane che avevano disposizione. Il tempo di Anthony, tuttavia, era finito presto, e tutto ciò che era riuscito a racimolare erano state occhiate affascinanti e tenebrose da parte sua, gelide da parte della sua preda, e un qualcosa come “Spostati, cretino” all’inizio della lezione di Erbologia del Martedì mattina da parte della sua bella.

La missione non stava andando affatto bene, anzi, stava decisamente andando a rotoli. Dunque, Anthony aveva deciso di giocarsi la sua ultima carta per conquistare Daphne Greengrass e portarla al ballo: un approccio diretto.

Si lisciò distrattamente i pantaloni della divisa, e si rassettò i capelli specchiandosi in un vetro. Non era mai stato così teso in vita sua. Le sue mani erano sudate, le sue guance erano leggermente chiazzate di rosso e aveva il respiro corto. Si girò e, insieme ai due amici, si appostò dietro l’angolo in attesa che la porta dell’aula di Trasfigurazione si spalancasse e che la preda ne uscisse.

Daphne Greengrass uscì dall’aula, il viso deformato da una smorfia beffarda, che esprimeva tutta la sua soddisfazione. L’espressione rabbiosa e invidiosa di Pansy aveva contribuito a innalzare il suo morale alle stelle, come se esso non fosse già abbastanza alto per la recente notizia della sua elezione a Prefetto di Serpeverde. Vedere le sue compagne di Casa morire di invidia, tuttavia, era fonte impagabile di gaudio: anche quel giorno, durante la lezione della più detestata professoressa, era stata la migliore e il suo Oltre Ogni Previsione era stato il voto più alto.

Si tolse con una mano i capelli biondi dalla fronte. Al suo apparire nel corridoio, un paio di ragazzini del primo anno non tentarono nemmeno di nascondere la loro ammirazione verso tanto splendore, che si dirigeva fieramente verso la Sala Grande, scortata a ruota dalle sue più fedeli compagne, Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode, le Serpi.

Daphne Greengrass non era stupida. I pochi che la conoscevano per come era veramente, sapevano che l’ostentata bellezza e la tanto rinomata crudeltà erano solo la punta dell’iceberg: al di sotto, si nascondevano una mente brillante, un’animo testardo e l’orgoglio del proprio sangue. La bionda, d’altronde, aveva fatto sempre buon uso delle sue qualità: nei vari intrighi e complotti all’interno delle mura di Hogwarts, lei aveva sempre avuto l’ultima parola, e ne era sempre uscita vincitrice. Nulla poteva fermarla, e in quella consapevolezza Daphne si cullava ogni giorno. Nulla sarebbe mai riuscito a sconvolgere il suo elegante e raffinato paradiso che si era costruita a furia di astuzie, inganni e abusi di potere.

Anthony deglutì, si passò una mano fra i capelli castani, rendendo vano tutto il suo impegno per renderli un po’ più ordinati e uscì dal suo nascondiglio, incitato dalle spinte dei compagni. Mentre l’osservavano allontanarsi, i due si guardarono sconsolati.

“Ce la farà, secondo te?”

“No. Se lo mangerà vivo. Lei è… Daphne Greengrass. Non so se mi spiego.”

Sobbalzarono, al suono di una voce alle loro spalle.

“Fate silenzio, ragazzi. Dovete sostenervi a vicenda.”

La Dama Grigia, con tutta la sua imponente mole, si era appostata proprio dietro di loro, e fissava la scena con aria apprensiva. Cercava di dimostrarsi fiduciosa davanti ai due Corvonero, ma dentro di sè non nutriva grandi speranze: Anthony era sicuramente un candidato eccellente, carino e sensibile; tuttavia, la timidezza non era esattamente una delle qualità da cui Daphne Greengrass era più affascinata.

In silenzio, i tre osservarono il Corvonero avanzare nella direzione opposta a quella percorsa dalla bionda. Fu nell’esatto momento in cui Anthony si fermò sul posto e rivolse un’occhiata che sperava essere ammaliante a Daphne, che la Dama capì che il ragazzo non aveva alcuna speranza di riuscire nell’impresa.

“Obscuro!”

Una nuvola di fuliggine avvolse la testa di Anthony, che si lasciò sfuggire un urlo, mentre mulinava le braccia in cerca di un appiglio per non cadere.

“Si può sapere cosa vuoi tu? È tutta la settimana che mi lanci sguardi da pesce lesso… Ora mi sa proprio che non lo farai più.”

Daphne ridacchiò, e le sue seguaci seguirono l’esempio. In un misto di risolini e commenti poco cordiali, si allontanarono, mentre la bionda lanciò uno sguardo indietro, che lasciava ben poco spazio alla pietà.

“Che fastidio, ‘sti sfigati.”

Non appena la Serpe e le sue compari scomparvero dietro l’angolo, Terry e Michael sbucarono fuori e raggiunsero il loro compagno, seguiti a ruota dalla Dama che, sconsolata, scuoteva la testa.

Mentre i due liberavano l’amico dall’incantesimo, nella mente della defunta Corvonero i pensieri si accumulavano senza sosta: Anthony aveva fallito, era vero, ma, in fondo, le rimanevano ancora due candidati; tuttavia, non si poteva certamente dire che la missione stesse andando a gonfie vele.

Dopo essersi accertata che Anthony stava bene, si allontanò bofonchiando, lasciando il ragazzo a lamentarsi con gli amici della presunta pazzia della Greengrass.

Era ora di scendere in campo.

 

La Dama Grigia battè le mani grassocce, il naso rosso e le guance sporgenti dall’eccitazione. Sapeva di essere intelligente, ma da quel giorno avrebbe anche potuto vantarsi di essere una gran cospiratrice. Quel lampo di genio le avrebbe fatto guadagnare un posto nell’Olimpo dei Maghi più astuti. Se, eventualmente , avesse messo qualcuno al corrente del suo sordido piano, cosa che non doveva assolutamente accadere.

Era stata incredibilmente fortunata con la scelta del ragazzo. Non soltanto  Michael Corner era carino, intelligente e giocatore di Quidditch, ma in qualche modo avrebbe suscitato la simpatia della gelida Serpeverde, se lo sentiva. Per tutta la settimana il ragazzo non aveva fatto altro che mandare alla Greengrass fiori, cioccolatini e biglietti che cantavano a squarciagola ampie descrizione sulla sua fulgida bellezza. Tuttavia, come la sua brillante mente le suggerì, non era ancora tempo di poltrire e aspettare che la natura facesse il suo corso: era solo all’inizio del suo infallibile intrigo, e si sentiva in dovere di dare una mano alla Fortuna.

Fischiettando e gettando intorno occhiate con aria guardinga si inoltrò nel corridoio del primo piano. Ogni volta che incontrava qualcuno, faceva finta di rassettarsi il vestito stile ‘500, spostando merletti di qua e pizzi di là, convinta che nessuno avrebbe mai sospettato che il suo comportamento maniacale nascondesse qualcosa. Raggiunse la bacheca di fronte all’Ufficio della McGranitt e le camminò davanti tre volte, prima di decidersi a fermarsi. Lì, sempre guardandosi intorno con aria circospetta, e sempre fischiettando, pronunciò a bassa voce un incantesimo. Magicamente, i nomi degli studenti si ricomposero, sconvolgendo i turni di sorveglianza di quella settimana.

Martedì: Michael Corner e Daphne Greengrass

Pienamente soddisfatta, e questa volta fischiettando non per nascondere il nervosismo, ma per pura e semplice felicità, si allontanò velocemente dal luogo del misfatto.

 

Michael Corner si aggirava spavaldo per i corridoi, in attesa di incontrare la sua futura fidanzata. Non riusciva ancora a credere di essere stato così fortunato da essere stato sorteggiato per lo stesso turno di guardia di Daphne Greengrass, e, grazie alla sua brillante mente, che gli aveva guadagnato l’ammissione alla Casa di Corvonero, aveva in qualche modo intuito che forse non era stata tutta opera del Caso. Tuttavia, aveva già deciso di sfruttare quel “colpo di fortuna” a suo favore: in fondo, la Greengrass era già ai piedi dell’ “ammiratore segreto”, una piccola spinta e la rivelazione della sua reale identità, et voilà, ecco completata la missione.

Con il sorriso in volto, camminò baldanzosamente per il corridoio del terzo piano, finché non vide un’ombra avanzare verso di lui. Si fermò, e un attimo dopo la bionda Serpeverde gli si parò davanti, facendo mostra del suo corpo perfetto.

“Corner.”

“Daphne.”

La ragazza alzò un sopracciglio. Nessuno osava mai chiamarla per nome, tranne i suoi compagni di casa. In qualche caso, neanche a loro era concesso tale privilegio.

“Facciamo così. Io perlustro dal primo al terzo, tu il resto.” Si voltò, senza chiedere il parere del ragazzo.

“Come vuoi tu, Daphne.”

Proprio mentre era sul punto di andarsene, la bionda si fermò e si girò, con espressione furente.

“Come mi hai chiamato?”

Il ragazzo le sorrise ammaliante, e le si avvicinò con fare affascinante. O, almeno, sperava che fosse così, e che non assomigliasse alla camminata di un ubriaco.

“Daphne. È il tuo nome, no?”

“Per te sono Greengrass.” La bionda fece per girarsi nuovamente, quando venne afferrata par il polso.

“Su, Daphne. Appianiamo le divergenze. In fondo, non mi sembra che ti dispiacesse così tanto essere chiamata con il tuo nome, quando ricevevi i biglietti…”

La ragazza lo guardò per un momento costernata. L’espressione che seguì non era esattamente quella romantica e perdutamente innamorata in cui Michael sperava.

“Quindi sei stato tu? Sei stato tu a mandarmi tutti quei  fiori, biglietti, cioccolatini…”

Il ragazzo sorrise, questa volta leggermente più incerto.

“Certo, ma cherie.”

La bionda si mise le mani sui fianchi; se prima era furiosa, ora aveva superato se stessa.

“Quindi sei stato tu a mettermi in imbarazzo tutti i giorni di questa settimana? Sei stato tu a farmi recapitare un biglietto urlante nel mezzo della lezione di Piton, che ha pensato bene di darmi una bella D? E non ti è neanche passato per l’anticamera del cervello che io fossi allergica alle rose e che i tuoi cioccolatini da quattromila calorie l’uno non coincidessero esattamente con il mio ideale di dieta ipocalorica?”

Senza pensarci due volte, si girò per andarsene. Fu a quel punto che Michael fece l’errore più sconsiderato che potesse commettere: le afferrò nuovamente il polso per trattenerla.

In tutta risposta, Daphne si girò e lo colpì con uno schiaffo in piena faccia.

Ma cherie un corno.”

Detto questo se ne andò, lasciando nel buio corridoio Michael Corner a massaggiarsi la guancia nel punto in cui la sagoma della mano della Serpeverde risaltava con incredibile rossore.

Se qualcuno avesse fatto ben attenzione, quella notte, avrebbe potuto sentire un singhiozzo sommesso provenire da dietro un tenda del corridoio al terzo piano.

 

La Dama Grigia sbuffò sonoramente, mentre tornava al dormitorio. Non era così che se l’era immaginata. Affatto. Chissà perché, aveva pensato che ci sarebbe stata una specie di attrazione fra quei due, che ci sarebbe stato un frisson, e invece lei era scappata indignata dopo averlo schiaffeggiato. No, decisamente il suo piano non stava andando affatto bene. Stava andando letteralmente a rotoli. Niente stava andando come aveva sperato, ma almeno aveva ancora un candidato nelle sue mani: le sue possibilità di vittoria non erano completamente azzerate. La Dama si grattò il mento della faccia paffuta con le sue dita grassocce, immersa nei suoi pensieri.  

Calma, concentrati. In fondo sei una Corvonero, no? La Dama strizzò  gli occhi, e posò le mani cicciottelle sulle tempie, nel vano tentativo di farsi venire un’idea. Daphne Greengrass. L’algida, fredda e inarrivabile regina delle Serpi, un miscuglio di cattiveria e astuzia. Chi mai avrebbe potuto conquistarla? E, soprattutto, come?

 Ok, prendi un bel respiro… Maledettissimo Barone. Come posso farmi fregare da uno che non sa neanche che la parrucca tutta boccoli è ormai passata di moda? Che figura ci farei a farmi battere da uno che non riesce ad avere un’idea furba neanche se quella gli sbattesse contro ballando e urlando “guardami, sono qui!”?Ma come diamine…

Un soddisfatto sorriso si allargò improvvisamente sul volto della Dama. Aveva trovato. Il Barone avrebbe dovuto ricredersi.

 

“No.”

“Non importa se sei contrario.”

“No.”

“Te lo ordino, in quanto fantasma della tua Casa…”

“Assolutamente no.”

La Dama sbuffò. Non si ricordava di aver mai conosciuto nessuno come Terry Steeval, così cocciuto e irritante. Gli aveva appena comunicato il suo brillante piano, il modo in cui far finalmente capitolare la Greengrass e ottenere la vittoria, e la sua reazione era stata un no secco.

“Ricordati del premio. E, ancor di più, della punizione che riceverete tutti e tre in caso di sconfitta.”

Quando il ragazzo udì che i suoi amici erano stati chiamati in ballo, alzò lo sguardo contrariato e smise di percorrere ad ampie falcate la Sala Comune.

“Non so neanche perché sono qui. La Greengrass non mi interessa, anzi… e non mi interessa neanche questa stupida missione.” Sbuffò, sedendosi sul divanetto.

“Non puoi più tirarti indietro.” Gli ricordò gelidamente la Dama.

Terry rimase in silenzio per qualche minuto, poi finalmente biascicò un “va bene” in tono sommesso.

La Dama trattenne a stento un gridolino di gioia, ma si concesse comunque un ampio sorriso. Non tutto era perduto.

 

  
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