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Autore: white_tifa    30/10/2010    2 recensioni
“La donna è come una buona tazza di caffè: la prima volta che se ne prende non lascia dormire.” (Alexandre Dumas).
Raccolta di flashfic sulla coppia Draco/Hermione; un tipo di "caffè servito" per ogni capitolo.
Buona lettura a tutti.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Coffee

 
2. Ristretto – Strange meetings
 
 
Tutto era estremamente frustrante.
Nonostante l’autunno fosse appena cominciato e i M.A.G.O. fossero ancora lontani, l’opera di terrorismo psicologico operato dalla classe docente stava dando i suoi frutti, come dimostrava l’ondata di panico che come una pandemia si stava espandendo a macchia d’olio tra gli studenti del settimo anno; solo una settimana prima, Susan Bones di Tassorosso ci aveva quasi rimesso la pelle per una eccessiva inalazione dei fumi del calderone di Neville nell’aula di pozioni, dovuta ad un attacco di iperventilazione dopo aver scoperto che aveva a disposizione solo un mese per prepararsi al famigerato test da tremila pagine fissato dal professor Piton.
Come se ciò non bastasse, Harry e Ron non avevano reagito a questo evento come sperava: anziché impegnarsi seriamente e coscienziosamente al duro anno che si prospettava di fronte a loro, avevano aumentato -esponenzialmente al marasma generale- la fiducia che riponevano nelle loro doti persuasive… e nelle sue doti scolastiche, ovviamente.
Il risultato: Hermione Granger non riusciva ad aprire un libro senza venir sommersa da richieste di passaggio, correzione, spudorata copiatura amanuense di qualsivoglia compito assegnato da qualsivoglia insegnante.
Poiché aveva ampiamente constatato ormai l’inutilità di ogni suo tentativo di farli sentire in colpa, per prevenire qualunque attacco da parte dei due ragazzi aveva abbandonato la Sala comune e cominciato a studiare in biblioteca, l’ultimo baluardo dello studente coscienzioso e diligente… nonché l’unico posto in tutta Hogwarts nel quale Harry e Ron non osassero mettere piede.
Hermione, seduta sulle panche profumate di resina della biblioteca, sospirò.
Nonostante tutto, comunque, questo splendido piano presentava una terribile pecca: dato che era costretta a scappare -nel vero senso della parola- per non essere braccata a tradimento quando meno se lo aspettava, aveva dovuto rinunciare a una delle sue –poche- gioie giornaliere: la pausa caffè nelle cucine.   
Costretta ad una semplice toccata e fuga –con suo incredibile stupore, negli ultimi tempi Harry e Ron sembravano essere diventati onniscienti: sapevano sempre dove lei si trovava, come se avessero studiato ogni suo spostamento-, aveva tempo solo per un semplice caffè ristretto preparato rigorosamente con le proprie mani, tra l’indignazione degli elfi domestici e la commovente adorazione di Dobby.
E dato che in biblioteca era vietato introdurre cibo e bevande, non aveva più nemmeno il tempo per bere una tazza di caffè in tranquillità.
Tutto ciò era davvero, davvero frustrante.
Sospirò di nuovo, posando la piuma sul libro e lasciando vagare lo sguardo al i fuori della finestra, nel parco ormai immerso nella luce del tramonto.
Era in quei momenti sospesi tra il giorno e la notte, quando il tempo si dilatava e l’aria sembrava immobilizzarsi e crepitare di magia, che pensava sempre di più a cosa ne sarebbe stato della sua vita senza tutto ciò che la circondava: i fogli porosi di pergamena giallastra, le macchie d’inchiostro sulle dita e sulla sua piuma d’oca, i libri di incantesimi sparsi sul tavolo di quercia intagliata, le mura del castello brulicante di vita che la proteggevano.
Ma con uno stupore sempre nuovo, scopriva ogni volta che non ci riusciva; non riusciva a pensare alla propria vita senza la magia, senza Harry e Ron, senza Hogwarts, senza quei brividi che le percorrevano le dita quando reggeva tra le dita la bacchetta.
Lei, sospesa sul filo sottile che divideva i due mondi, non era ormai più in grado di andare avanti o indietro; muoversi avrebbe significato cadere da un lato o dall’altro, e non avrebbe potuto sopportarlo, non dopo tutta la fatica fatta per ricavarsi un posto in –entrambi- quei mondi.
Non avrebbe sopportato di rinunciarvi. Se fosse stata costretta a farlo, sarebbe morta.
Riprendendo tra le mani la piuma, rimpianse per l’ennesima volta la sua tazza di caffè; se l’avesse avuta, oltre che essere di umore migliore sarebbe stata in grado anche di mantenere maggiore attenzione, senza perdere tempo prezioso per lo studio in fantasticherie… dato che era solo al terzo ripasso.
Inalando il profumo dei libri e della resina, si alzò, inoltrandosi tra il ginepraio di scaffali della biblioteca in cerca di un libro di trasfigurazione avanzata.
Amava la fragranza polverosa e pungente delle pagine vecchie di secoli che in biblioteca sembrava aleggiare perennemente come una nebbiolina dorata alla luce del sole, rendendo l’atmosfera sospesa e senza tempo.
Le pareva persino di riuscire a distinguere i libri dal loro profumo: pozioni aveva una punta ora più dolce, ora più aspra, filtro d’amore e distillato di morte vivente; astronomia odorava di nebbia e freddo pungente, polvere di luna in una notte senza nuvole; erbologia aveva le fragranze di un giardino incantato meraviglioso e letale, fiori di biancospino e essenza di belladonna; trasfigurazione sapeva di soffitta polverosa, tesori nascosti nei meandri dei suoi labirinti.
Quel profumo era davvero meraviglioso… quasi come quello del caffè che le stava arrivando alle narici.
Spalancando gli occhi, fece un giro su se stessa, cercando di capire da dove provenisse la fragranza.
Era severamente vietato introdurre cibo e bevande in biblioteca!
A passo di carica, con un cipiglio che avrebbe fatto piangere di gioia la McGranitt e avrebbe persino strappato a Piton un cenno di approvazione, svoltò a destra dell’ultimo scaffale e scovò il colpevole del misfatto.
Se ne stava appoggiato alla grande vetrata, i capelli biondi dai riflessi aranciati nella luce morente del tramonto che coprivano gli occhi rivolti verso il lago e persi in uno sguardo che, sebbene Hermione non potesse vederlo, immaginò freddo e distante.
Draco Malfoy non poteva essere considerato bello; i suoi lineamenti scarni e duri erano troppo spigolosi per essere giudicati piacenti,  il suo fisico troppo asciutto per essere definito prestante.
Eppure ogniqualvolta spostava lo sguardo su di lui non poteva reprimere un certo timore, un’incertezza che rasentava la reverenza: la postura eretta e regale delle spalle, l’eleganza delle dita lunghe e bianche, l’espressione sprezzante ma distaccata, l’incarnato pallido e i capelli d’oro; tutto concorreva a formare intorno a lui un’aura impalpabile di regalità che lo avvolgeva come un bozzolo, proteggendolo –ma, nello stesso tempo, separandolo- dal resto del mondo.
Draco Malfoy la metteva in soggezione, soprattutto in quel momento, circondato dalla luce del tramonto autunnale. Ma questo non lo avrebbe confessato ad anima viva.
Quando si rivolse a lui quindi fu con un tono più aspro del solito che disse: “Pensavo che un Caposcuola fosse a conoscenza di una delle più basilari regole scolastiche. Ma dimenticavo che stiamo parlando di te”.
Sputò quell’ultima parola come fosse veleno.
Malfoy a quelle parole non si girò; rimase con lo sguardo a fissare l’orizzonte infuocato che a mano a mano andava spegnendosi, come se non l’avesse minimamente sentita.
Ecco una delle –innumerevoli- cose che più detestava di Draco Malfoy: quell’atteggiamento che era una commistione di disprezzo, indifferenza e boria riservato solo ed esclusivamente a lei. Con un gesto rabbioso della bacchetta, fece Evanescere la tazza che fino a pochi istanti prima conteneva il liquido che l’aveva condotta lì.
Maledizione al caffè.
Solo in quel momento il giovane sembrò accorgersi della presenza di un altro essere umano accanto a lui; raddrizzò le spalle e con estrema indolenza voltò il capo ad osservarla, un sopracciglio che lentamente si alzava -esprimendo così con un singolo, insignificante gesto tutto il suo disprezzo- mentre con un soffio tra le labbra gli usciva solo un sibilo: “Granger.”.
“Dieci punti in meno a Slytherin. Ora, se permetti, ho altro di meglio da fare”. Decise di degnalo solo di una replica asciutta, tanto per mettere in chiaro quanto poco lo considerasse degno delle sue parole.
Fece per girarsi, quando una risatina – spenta, senza gioia- la fermò, facendola voltare.
Malfoy la guardava, una smorfia gli deformava il viso indurendone i tratti già impietosamente affilati.
Non è bello, si ritrovò a pensare.
Eppure quell’aura che solitamente era solo lievemente percepibile, quasi come un refolo d’aria proveniente da una finestra lontana, si era fatta quasi palpabile; sentiva che, se avesse teso la mano, l’avrebbe potuta toccare.
Alzando lo sguardo trovò gli occhi di Malfoy fissi su di lei e rimase turbata: i soliti piatti e indifferenti occhi grigi ora erano più scuri, forieri di qualcosa a cui non sapeva –e non voleva- dare un nome.
L’unica cosa che sapeva era che sarebbe scappata se le gambe non avessero rifiutato di obbedirle; sarebbe fuggita lontano da quegli occhi grigi così tormentati e affilati, per non essere costretta ad immergesi in segreti e realtà troppo scomode da accettare. La verità era che anche Draco Malfoy era uscito segnato dalle prove a cui la loro generazione era stata sottoposta, prove che ora non avevano lasciato né vincitori né vinti, ma solo un campo di anime morte e, nei sopravvissuti, piaghe che ormai era quasi impossibile risanare. Ma accettare questo avrebbe significato accettare lui e tutto ciò contro cui aveva lottato, riducendo le proprie certezze ad un cumolo di macerie; un sacrificio troppo grande da fare per una persona che le aveva riservato solo disprezzo e che non la considerava nemmeno degna di far parte del proprio mondo.
E poi… l’ odio era un sentimento molto più facile e immediato della compassione.
“Ti senti appagata Sanguesporco ora che le cose sono tornate nel loro giusto ordine?”
Non si stava riferendo solo alla ormai scomparsa tazza di caffè, e lei lo sapeva; ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di fargli vedere che l’aveva colpita.
“Sì Malfoy; del resto, ci vuole qualcuno che faccia rispettare le regole, altrimenti si sprofonderebbe nel caos.”
Pronunciò quelle parole con tono freddo e distante, e lo vide storcere ancor più le labbra in risposta, in un’espressione che sembrava esprimere un’autentica sofferenza.
“Esattamente la risposta che ci si aspetta dalla Sanguesporco Caposcuola del Gryffindor; orgoglio, tracotanza e assoluta cecità.”
La ragazza fu costretta per lo stupore –e la paura- ad ingoiare la veemente protesta alla vista di Malfoy che avanzando si fermò a pochi centimetri da lei, un’espressione di evidente sofferenza sul viso e i pugni serrati. Se non fosse stata sicura che lo Slytherin fosse troppo disgustato al pensiero di toccarla, avrebbe giurato che stesse per colpirla.
“Quando imparerai che il mondo non è tutto bianco o nero, che la perfezione è solo un’ illusione?”
Nonostante Malfoy la sovrastasse –la sua presenza la assaliva, la colmava fino a soffocarla- riuscì a mettere assieme una frase coerente con cui ribattere “Proprio tu mi parli di bianco e nero? Taci Malfoy, sei l’ultima persona che può farmi un discorso simile! Mi hai sempre disprezzato per il mio sangue, mi hai persino augurato la morte al secondo anno, e ora vieni a parlarmi di bianco e nero?”
Solo dopo aver finito di parlare si rese conto di aver urlato; immobile, aspettava la sua reazione, che però non arrivò. Passò un tempo che ad Hermione parve interminabile durante il quale il ragazzo sembrò lottare con qualcosa dentro di lui, la sofferenza che, come un marchio, era impressa sul suo viso.
Poi tutto svanì. Darco Malfoy si allontanò da lei, il viso disteso e indifferente, senza alcuna traccia del conflitto interiore che lo aveva dilaniato pochi attimi prima.
Hermione quasi vacillò per la lontananza improvvisa e quel cambiamento così rapido la disorientò.
“Dieci punti in meno a Gryffindor per schiamazzi in biblioteca.” Con un gesto della bacchetta, fece comparire una tazza, e il profumo di caffè la avvolse assieme alla rabbia.
Malfoy fece per superarla ma, incredibilmente, le mise la tazza tra le mani.
“Per te Granger. Del resto ti capisco. Il caffè…” la guardava con un misto di risentimento,  nostalgia e qualcosa di indefinibile, che le faceva attorcigliare lo stomaco; ancora una volta le gambe non le rispondevano, ma ormai non era più sicura di avere la forza di riuscire a scappare, come se quegli occhi grigi avessero prosciugato tutte le energie da ogni fibra del suo essere “…crea dipendenza”.
 Il ragazzo si allontanò, lasciando dietro di sé una Hermione Granger disorientata e confusa.
Maledizione al caffè e a Draco Malfoy.
 
 
 
Eccomi qua cari lettori. Come vedete, questa settimana sono riuscita a mantenere la promessa, quindi ecco qui il capitolino, che per altro è POCO più lungo del precedente :).
Piccola nota: non so se tutti lo avete notato, ma preferisco invece del termine “Mezzosangue” usare “Sanguesporco”, come insegna mamma Row: Hermione letteralmente sarebbe una “Mudblood” (perché nata babbana), non una “Halfboold” (appunto, Mezzosangue) come invece è, ad esempio, Harry. A mio parere, questa piccola inezia dà totalmente un significato diverso al rapporto tra D&H… ma non ascoltate le castronerie di una maniaca della perfezione come me ^^.
Un’altra cosa: vedo che per il primo capitolo ci sono state molte letture ma solo 2 recensioni. Non sono una di quelle autrici che minaccia di cancellare la storia se non ha minimo 1000000 recensioni, però ci tengo a dirvi che mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. Davvero, mi aiutereste moltissimo.
Ultimo avviso: non so se la prossima settimana riuscirò a mettere online il capitolo nei tempi previsti, perché tra meno di 10 giorni ho un esame e sono SPAVENTOSAMENTE indietro con lo studio. Quindi, mi scuso in anticipo con tutti quanti!
E ora, passiamo alle due bellezze delle recensioni:
 
DracosWife: sono molto contenta che ti sia piaciuta <3! Grazie mille per la recensione, spero che questo capitolo ti abbia entusiasmato come il primo :)… e spero di non deluderti con i prossimi! Mi raccomando, fammi sapere le tue impressioni anche per questo! Un bacio, Mavi.
 
Jules_Black: ecco, è grazie a recensioni motivate come la tua che uno scrittore continua le proprie storie con un entusiasmo sempre nuovo, quindi ti ringrazio in anticipo: grazie, grazie, grazie!
Allora, primo: stai parlando con una super frustrata, perché amante di caffè ma purtroppo costretta ad essere moooolto controllata nel berlo, causa insonnia :’(. Avevo letto molte fan fiction a tema “caffè” in moltissimi fandom, ma mai in quello di Harry Potter, quindi mi sono detta “Perché no?”… ed eccoci qua ^^.
Secondo: la Draco/Hermione è la mia coppia del cuore, quindi sono molto felice di avere una lettrice davvero obbiettiva che sappia dirmi cosa va e cosa no… sentiti libera di esprime ogni parere/critica! Draco ti è sembrato ancora molto dolcioso?
Terzo: Hermione, bhè… Hermione è adorabile come mamma Row l’ha fatta, quindi come è possibile stravolgerla? Non ci riesco proprio… l’unico difetto che riscontro a volte è che immedesimandomi troppo rischio di renderla troppo simile a me. Quindi avvertimi se vedi qualcosa che non va ;)!
Grazie ancora della bellissima recensione… e aspetto di sapere cosa ne pensi di questo capitolo!
   
 
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