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LeClercq aveva
ascoltato i passi sulle scale e poi le voci. Comprese che si erano
diretti in
una delle sale tecnologiche, al secondo piano. Controllò la
presenza della
rivoltella, nella tasca destra del cappotto e scese furtivamente la
rampa di
scale che conduceva al secondo piano.
Nascosta
nell’ombra,
sull’angolo opposto, si trovava la scala segreta che
conduceva al piano
inferiore.
Attese
silenziosamente,
accertando con scrupolo che le uniche voci che poteva udire,
provenissero da
un’unica stanza.
Quando
fu sicuro, sperando che nessuno
attraversasse il corridoio proprio in quel momento, si
lanciò verso il muro
opposto e scomparve, inghiottito dal buio all’interno della
rampa segreta.
Attese che il
suo respiro
tornasse normale e cercò nuovamente con la mano
l’impugnatura di legno della
Smith&Wesson. Quando la estrasse dalla tasca e
sollevò il copricanna
brunito del revolver, oscuro come le tenebre in cui si trovava, questo
non
lasciò balenare alcuna luce.
***
La porta si
aprì
completamente, facendo sobbalzare Daniel e Ian.
Tutti credettero
di
essere stati sconfitti definitivamente dal fato, quando da dietro la
porta fece
capolino la zazzera bionda di Thierry, ugualmente sbalordito dalla
visione del
menu di emergenza del gioco.
Ian e Daniel si
guardarono stupefatti, improvvisamente felici e disorientati da quel
turbine di
emozioni, che in pochi istanti li aveva precipitati dalla gioia alla
disperazione e poi ancora nella gioia più sfrenata.
Ian
svegliò Isabeau,
che strabuzzò anche lei gli occhi di fronte a quel prodigio
che ormai conosceva
bene.
“Questo
significa che…”,
Isabeau non riuscì a completare la frase, tanto era
disperato il bisogno che
quella visione fosse in grado di porre fine al suo incubo.
“…possiamo
tornare a
casa…” aggiunse Daniel, anche lui incredulo.
“Possiamo
finalmente
tornare da Guillaume col codice!” esclamò Ian
senza staccare un attimo lo
sguardo dall’icona fosforescente sospesa nell’aria.
E mentre Ty
osservava
tutti e tre gli amici, abbracciarsi ed esultare, si ricordò
il motivo per cui
era venuto a bussare alla loro stanza.
“Dai,
vieni anche tu a
festeggiare!”, lo invitò Daniel, mentre cingeva
con le braccia sia Ian che
Isabeau, “si torna a casa! Si torna a casa, accidenti! Riesci
a crederci?”
“Ormai
non ci pensavo
quasi più…”, ammise Ty, abbozzando un
sorriso che in realtà non mostrava alcuna
gioia. Ian e Isabeau intuirono immediatamente il motivo.
Jeanne.
“In
verità”, proseguì
il canadese, “ero venuto qui perché ho bisogno di
voi”, aggiunse spegnendo del
tutto ogni cenno di felicità nella voce.
“Jeanne
mi ha fatto
chiamare questa notte e mi ha raccontato che ha avuto ancora quegli
orribili
sogni di guerra…”
“Ty…
è il suo destino,
ne abbiamo già parlato”, cercò di
rassicurarlo cautamente Ian, “non puoi farci nulla,
non puoi farle cambiare idea e non puoi cambiare il corso della
storia”.
“Tu
non puoi capire!”
si ribellò immediatamente il ragazzo, “Mi ha detto
che Lui le ha chiesto un altro
sforzo, un’ultima battaglia, conquistare
Parigi e poi…” Ty lottò per non
piangere, “poi è sicura che il suo compito
sarà
finito e allora potrà essere libera, finalmente libera
di…”, sbatté più volte
le palpebre per ricacciare indietro le lacrime, “libera di
amarmi, mi ha
detto.”
Isabeau non ce
la fece
più e corse ad abbraccialo, non riuscendo a trattenere lei
stessa le lacrime. E
mentre lo stringeva e lo accarezzava, Ty continuò:
“Crede
che il suo amato
re la ricompenserà, che le concederà delle terre
o un titolo, non perché lei lo
desideri, ma solo per permetterle... se mai un nobile dovesse chiedere
la sua
mano…”, Ty non riuscì a terminare la
frase, mentre la voce gli si spezzava in
gola, “E mi guardava e arrossiva, mentre lo diceva, capisci?
Capisci adesso?”
“Oh,
Ty….”
“Cristo,
lei merita di
essere felice, più di qualunque altro! Ha pensato per tutta
la sua vita agli
altri e mai a se stessa!”
Isabeau lo
strinse
ancora di più, poggiando il volto sulla spalla del ragazzo.
“Non
credo di essere
minimamente degno di ciò che lei prova per me, forse sono
solo un fottuto
egoista a dire che vorrei sposarla, che vorrei amarla per tutta la
vita…”,
cercò di calmarsi ma non era possibile, “Diamine!
E’ la cosa più bella che
poteva capitare ad una nullità come me! Io non sono niente,
ma so di amarla, di
amarla, di amarla! Io non voglio…
perderla…”
Rimasero in
silenzio,
mentre Isabeau non si sforzava nemmeno più di trattenere le
lacrime.
“E
invece quel
vigliacco di re Carlo la tradirà! La venderà agli
inglesi, quel maledetto bastardo!”
“Non
possiamo farci
niente noi… Ty, ragiona ti prego”,
mormorò Ian, disarmato anche lui dal dolore
dell’amico.
“E
pure il suo Dio non è da meno!”, urlò
il
ragazzo ormai fuori di sé, “non la
tradirà anche lui? Proprio lui?” Isabeau lo
implorò di tacere, di non parlare così.
“Isabeau,
Lui la farà bruciare
viva, dannazione!
Io non posso permetterlo! Non lo permetterò mai, a costo di
morire insieme a
lei!”.
“Ty,
torna in te!
Capisco la tua rabbia, ma hai sempre saputo che sarebbe finita
così! Noi cosa
possiamo fare? Cosa vuoi che facciamo? E’ tutto
maledettamente ingiusto, ma non
si può cambiare la storia!”, lo
supplicò Ian.
Ty rivolse lo
sguardo
alla mela fosforescente, che continuava a fluttuare
nell’aria, sopra il letto
di Daniel e si calmò.
“Voi
dovete andare, non
sappiamo nemmeno per quanto continuerà a funzionare, ma io
non posso. Io resto
con lei”.
“Non
dire così, vuoi
davvero farti ammazzare anche tu?”
“Se
è quello il mio
destino, perché no? L’hai detto tu, prima, che non
si può cambiare la storia!”
Daniel si
voltò verso
Ian. “Io credo che dobbiamo rispettare la sua scelta, come
tempo fa io
rispettai la tua. In ogni caso dobbiamo decidere in fretta, non vorrei
aspettare altri cinque mesi per prendere il prossimo treno per
casa.”
Ian rimase in
silenzio,
pensieroso, e dopo qualche istante annunciò:
“Va
bene, ma dovrai
stare a questi patti: ti lasceremo qui per adesso, insieme a Jeanne. Mi
rendo
conto che non puoi abbandonarla in questo modo e che hai bisogno di
tempo. Ma
il giorno in cui sarà rapita dai Borgognoni, verremo a
prenderti e tu verrai
con noi.”
Ty ristette,
continuando a fissare Ian.
“Non
sarai tanto
sciocco da voler stare qui fino al processo e all’esecuzione
della condanna! Lo
strazio ti ucciderà dentro, anche se tu restassi
vivo.” Ian gli concesse del
tempo per assimilare le sue parole. “Abbiamo un accordo,
allora?” gli domandò
infine, porgendogli la mano.
Ty ancora una
volta non
disse nulla, ma sollevò la mano e gliela strinse.
“Devi
essere forte, Ty.
E’ nel destino del Falco d’Argento affrontare prove
come queste”, poi fissò
l’amico negli occhi, con uno sguardo intento. “Sei
tu il Falco, adesso”.
“Ian...”,
Ty abbassò il
capo, “dalla prima volta che ho sentito parlare del Falco
d’Argento, non ho mai
smesso di sognare di essere te, un giorno.” Una smorfia di
infinita amarezza
trapelò sul volto. “Eppure adesso non riesco a
gioirne del tutto, perdonami.”
Ian gli
allungò una
pacca e trattenne la sua mano sulla sua spalla, cercando di infondergli
coraggio.
“Hai
già pensato a come
farai a spiegare la nostra partenza?”
“Voi
sareste partiti comunque
tra un giorno o due e poi, dopo l’incoronazione,
c’è un tale via vai di gente
qui dentro, che nessuno noterà la vostra partenza. Se
qualcuno domanderà di
voi, spiegherò che avete anticipato il viaggio
all’alba.”
“Molto
bene. Ty… Jeanne
mancherà terribilmente anche a me.”
“E
anche a me”, si
affrettò ad aggiungere Isabeau, subito imitata da Daniel.
“Mi
dispiace non
poterla salutare, ma non possiamo rimandare la partenza. Dille soltanto
che
conoscerla e combattere per lei…”, Ian
cercò le parole giuste, “è stato
l’onore
della mia vita”.
Quando ogni cosa
fu
pronta, gli uomini si abbracciarono rudemente tra di loro e Isabeau
versò
ancora qualche lacrima, ma alla fine si costrinsero a separarsi ed
affrontare
ognuno le proprie decisioni.
Ad un comando di
Daniel, sotto
l’icona della mela fosforescente, apparvero sospese
nell’aria le scritte:
CONTROLLO PARTITA
Nome utente:
daniel.freeland
Codice utente: _
L’ultimo
carattere
lampeggiava ancora e si trasformò in una fila di asterischi,
non appena Daniel
scandì la password.
I nomi di
Daniel, Ian e
Isabeau s’illuminarono di un verde intenso non appena le loro
dita li
sfiorarono.
***