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Autore: VaniaMajor    07/11/2010    4 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Author's note: Ranma sta per combinare un guaio dei suoi, ma niente può ostacolare il piano di Miroku e Anna! Sesshomaru saprà gestire tutti questi ningen in arrivo nella Sengoku Jidai?...mah...

Ranma non abbassò i suoi occhi grigi di fronte allo stupore ferito di Akane, nè abbandonò la sua espressione cupa e decisa.
«E’ meglio se stai a casa, Akane.- disse Shan Pu, incrociando le braccia sul petto- Il mio consorte ha ragione, non sei abbastanza forte per batterti con esseri del genere. Ci faresti fare brutta figura.»
Il cuore di Akane si strinse fino a diventare un piccolo nocciolo pulsante di dolore.
«Ma…perché?!- gridò, facendo un passo avanti verso Ranma- Perché mi dici questo?! Credi forse che io non sia in grado di combattere? Mi ritieni così debole?»
«Tu non verrai!! Vuoi che si ripeta il disastro che hai combinato in Cina?!» gridò Ranma, stringendo i pugni. Il solo pensiero di cosa sarebbe potuto accaderle…no, non l’avrebbe mai più coinvolta in un’altra battaglia.
«Ranma! Non osare gridare in quel modo con Akane!» disse Ryoga, minaccioso. Akane rimase in silenzio, chinando il capo, il corpo fremente di tensione.
«Allora è così.- mormorò, con un sussurro appena percettibile- Non hai alcuna fiducia in me, ti do solo fastidio.»
«Eh?» chiese Ranma, cadendo dalle nuvole.
Akane strinse i denti. Una lacrima le scese sul volto.
«Ti do solo fastidio.» ripeté. Anna si coprì gli occhi con una mano, mentre gli altri si scambiavano occhiate incerte. Ranma aveva fatto la frittata.
«No, Akane…non piangere!» disse Ranma, spaventato alla vista delle sue lacrime. Voleva proteggerla, non farla piangere, maledizione!! Era sempre un disastro con le parole! «Dai…Akane, basta, su…- disse, avvicinandosi a lei ed esibendo un sorriso nervoso e impacciato- Non hai capito. Quello che intendevo dire era…»
«Ho capito benissimo quello che volevi dire, brutto bastardo!!» gridò Akane, alzando gli occhi su di lui con tale rabbia che Ranma si trovò completamente impreparato a quello che seguì. Si rese conto che ormai il danno era irreparabile solo quando si trovò pesto e dolorante, sotto i resti di un tavolo, tre sedie e un vaso cinese. «Ti odio, Ranma!» gridò Akane, correndo fuori dal Neko Hanten. Ranma, sdraiato per terra in preda ad atroci dolori, poté solo allungare una mano verso di lei prima di perdere i sensi. Nel ristorante scese il silenzio.
«C’è da dire che quella ragazza sa il fatto suo.» mormorò Miroku, stupefatto. Inuyasha si avvicinò a Ranma e lo sollevò da terra per la treccia.
«E’ ancora vivo. Ne ha di resistenza!- disse, osservando con aria stupita la faccia pesta del povero Ranma- E quella ragazza è molto forte. Dovrebbe imparare a dosare le parole, se vuole vivere a lungo.»
«Ranma…maledetto! Ha fatto piangere la mia Akane.- mormorò Ryoga, stringendo il pugno con aria tremendamente afflitta- La pagherà cara!»
«Cercate di non uccidervi tra di voi prima del combattimento. Ricordate che vi ho ingaggiati.» ricordò loro Anna, lanciando un’occhiata impietosita a Ranma. Scosse la testa. Avrebbe dovuto impegnarsi per sanare la frattura tra lui e Akane prima della partenza. Le dispiaceva per i buoni propositi malamente espressi di Ranma, ma lei aveva bisogno anche di Akane.
«Allora? Che si fa?» chiese Inuyasha, lasciando andare Ranma.
«Ai len…» gemette Shan Pu, avvicinandosi al giovane svenuto. Una grossa spatola le sbarrò il passo.
«Non approfittartene, Shan Pu.» disse Ukyo, con un sorriso forzato. Le due si misero a litigare, coinvolgendo anche Mousse e Konatsu.
«Obaba, di’ loro che li aspetto a casa dei Tendo domattina. Non credo siano dell’umore giusto per darmi retta, ora.» disse Anna alla vecchia, che annuì. Anna si voltò verso Inuyasha. «Ti dispiace prendere Ranma? Andiamo a casa di Akane.»
Inuyasha borbottò qualcosa, ma non replicò, caricandosi Ranma in spalla.
«Vi dispiace se vengo anch’io?» chiese Ryoga, afferrando il suo zaino.
«Tutt’altro.» disse Anna.
«Anzi, meglio così.- disse Miroku- Almeno non dovremo cercarti per tutta la prossima settimana.»
«Cosa intendi dire, tu?!» chiese Ryoga, minaccioso.
«Via, via! Non è proprio il caso di litigare.» disse Kagome, cercando di mettere pace con un sorriso. Con un cenno di saluto che solo Obaba vide, Anna uscì dal Neko Hanten, seguita dai suoi amici.

***

«Nabiki!»
«Che c’è?» gridò in risposta la ragazza, sbuffando e sgranocchiando una patatina. La voce di Kasumi le giunse dalla cucina.
«Credo ci sia qualcuno alla porta.- le disse la sorella- Potresti andare tu? Io sono occupata in cucina!»
Nabiki sbuffò di nuovo. Posò il manga che stava leggendo e si alzò, andando alla porta con aria infastidita. Giusto quindici minuti prima era tornata a casa sua sorella Akane, attraversando la casa come una furia per rinchiudersi in camera sua, facendo sbattere la porta. Sembrava che Ranma fosse davvero incorreggibile. Per fortuna suo padre e quello scroccone di Saotome erano fuori, altrimenti il ragazzo si sarebbe beccato una sfuriata senza precedenti una volta che fosse tornato. Nabiki, infatti, si era accorta che stavolta Akane stava piangendo. Il clima in casa era quello che era, quindi ci mancava solo l’arrivo di qualche scocciatore.
«Sì, chi è?» chiese, piantandosi davanti all’ingresso con le mani sui fianchi e l’aria indolente. Alzò un sopracciglio alla vista del gruppo che sostava davanti alla loro porta. Cinque tipi sconosciuti, più Ryoga e quelli che sembravano i resti di Ranma.
«Buonasera, Nabiki.» disse Ryoga, alzando una mano in segno di saluto.
«Credo che questo sia vostro.» disse un tipo coi capelli lunghissimi, scaricando Ranma nell’ingresso senza troppe cerimonie.
«Che gli è successo?» chiese Nabiki, osservando con curiosità le contusioni del giovane. «Non ditemelo. Riconosco lo stile di Akane.»
«Chi è, Nabiki?» chiese intanto Kasumi, raggiungendola e asciugandosi le mani nel grembiule. «Oh, Ryoga! Hai riportato Ranma a casa?- chiese, con un sorriso luminoso- E voi, siete amici di Akane, non è vero? Prego, entrate pure!»
«Grazie mille.» disse Anna, prendendo in mano la situazione, mentre Kasumi faceva loro cenno di seguirla in salotto.
«E questo qui?» chiese Inuyasha, indicando Ranma, che non accennava a riprendere i sensi.
«Lasciatelo lì. Se lo merita.» disse Nabiki, con un gesto svogliato. Scambiando un’occhiata con Kagome, Inuyasha scrollò le spalle ed entrò a sua volta in casa Tendo.

***

«Ranma…sei uno stupido!» singhiozzò Akane, la faccia nel cuscino ormai bagnato dalle lacrime. Come si era permesso quell’idiota a trattarla così?! Si vergognava a tal punto di lei? Akane rotolò sulla schiena, guardando il soffitto con espressione profondamente triste.
Aveva creduto che i loro rapporti avrebbero subito una svolta, dopo la battaglia contro Safulan, invece Ranma la faceva sempre stare male. Ma si rendeva conto delle cattiverie che le diceva?! Lei voleva assolutamente andare nella Sengoku Jidai e non perchè la interessasse la sfida. Non le importava nemmeno il desiderio, perché la sola cosa che avrebbe voluto chiedere riguardava Ranma e la ragazza chiamata Anna aveva detto che i desideri venivano esauditi solo se erano formulati su se stessi.
«Io sono veramente stupida.- mormorò, coprendosi gli occhi con le mani- Ranma…Ranma non mi vuole bene per niente.»
«Akane.»
Akane si alzò a sedere sul letto, sentendo qualcuno chiamarla e bussare alla porta. Non riconobbe la voce.
«Chi è?» chiese, sfregandosi gli occhi per far scomparire le lacrime.
«Sono Kagome.- disse la voce- Stai bene, Akane?»
Akane scese immediatamente dal letto e andò ad aprire. Si trovò davanti la faccia preoccupata di Kagome, alle cui spalle stavano Sango e Anna.
«Kagome! Sei venuta fin qui?- disse, poi si rabbuiò- Avete portato Ranma a casa, vero?»
«In realtà sì.» disse Anna. Akane annuì, scura in volto, quindi fece cenno alle ragazze di entrare.
«Ci dispiace aver scatenato tutto questo putiferio.» disse Anna, quando lei richiuse la porta alle sue spalle. Akane fece un sorrisetto ironico.
«Oh, non preoccupatevi.- disse, sedendosi sul letto con disinvoltura- Io e Ranma litighiamo quasi tutti i giorni. Qualsiasi pretesto va bene, per quello stupido.»
«Ehm…io non credo che abbia espresso esattamente quello che pensava.» disse Kagome.
«E’ stato abbastanza chiaro.» disse Akane, gelida. Kagome si zittì, imbarazzata.
«Credo che Kagome-chan volesse dire che il tuo fidanzato ha detto le parole sbagliate per esprimere un concetto diverso.- disse Sango- Credo sia solo preoccupato per te.»
«Preoccupato…per me?!» chiese Akane, con aria sbalordita. Si riprese immediatamente. «Sì, figuriamoci!» disse, cinica.
«Da quel poco che ho visto, Ranma-kun si comporta esattamente come Inuyasha ed è ugualmente impedito con le parole.- continuò a spiegare Sango- Non sai quante volte ho visto scene come quella di oggi, tra Kagome e Inuyasha.»
«Sango-chan!» la rimproverò Kagome, rossa in viso. Anna sorrise e Akane si fece attenta.
«Anche voi litigate così?- chiese, attonita- Eppure mi siete sembrati subito così innamorati! Si sente a distanza il legame che vi lega.»
«Davvero?- chiese Kagome, sorridendo e guardandosi le mani- Beh, è vero che ci vogliamo molto bene, ma forse è proprio per questo che le nostre litigate sono sempre state furiose. Spesso, lui esprimeva la sua gelosia o la sua preoccupazione con parole rudi e io mi arrabbiavo da morire. Stavamo giorni interi senza vederci, perché io tornavo nella mia epoca per far sbollire la rabbia, ma era una tortura. Una volta fu lui stesso a cacciarmi e a farmi tornare a casa, solo perché non voleva che io corressi altri pericoli.»
«Si vede che ti ama davvero.» disse Akane, sorridendo. Kagome era una ragazza fortunata. Kagome annuì.
«Sì, ora lo so. Ripensandoci, mi rendo conto che ha sempre fatto e detto certe cose solo perché mi vuole veramente bene. Ma allora…- sollevò lo sguardo a incontrare quello di Akane- converrai con me che non potevo capirlo. Pensavo mi detestasse e che gli servissi solo per trovare la Shikon no Tama.»
«Mentre noi ce ne eravamo accorti benissimo.» sospirò Sango. Akane rimase in silenzio.
«Quello che stanno cercando di dirti, Akane,- disse Anna- è che probabilmente Ranma si comporta in questo modo perché ti vuole bene. Concordo con te sul fatto che ci sarebbero modi migliori per esprimere la cosa…Forse tu non riesci a vedere bene cosa c’è oltre le sue smargiassate proprio perché sei così coinvolta.»
«Cosa…cosa intendi?- chiese Akane, arrossendo- Io non…» Le occhiate compassionevoli delle tre ragazze la fecero desistere dal terminare la frase. Sospirò, diventando triste. «Io voglio seguirlo.- mormorò- Non gli permetterò di andare da solo.»
«Sono felice di sentirtelo dire.- disse Anna- Comprendo la sua preoccupazione, ma mi sembri in grado di badare a te stessa…soprattutto se deciderai di portarti dietro una certa cosa.»
«Una certa…» cominciò Akane, incerta, poi il suo viso si illuminò.
«L’hai tenuta, no?» chiese Anna, con un sorrisetto. Akane annuì.
«Non è più potente quanto prima,- disse, mormorando quasi temesse di essere udita- ma sarà più che sufficiente. Perfino Ranma è stato battuto, quando la usavo. Non so come fai a sapere che la possiedo, ma è un ottimo suggerimento!»
Le due si scambiarono un sorriso complice. Akane sentì ritornare in sé forza e sicurezza. Quelle tre ragazze l’avevano aiutata più di quanto credessero. Fu allora che Sango diede in un urlo isterico.
«Cos’è questo essere?!» gridò la ragazza, alzandosi in piedi con una palla nera attaccata al petto.
«Bella, bella!» esultò la palla, qualunque cosa fosse, prima che un martello la centrasse in pieno sulla testa.
«Brutto porco! Che ci fai in camera mia?!» gridò Akane, incombendo sopra il vecchio Happosai, mentre Sango si rifugiava tra le braccia di Kagome, rabbrividendo dal disgusto.
«Quello sarebbe un vecchio?!» chiese, stringendosi le braccia al seno.
«Akane, sei crudele.- disse il vecchio Happosai, con gli occhi pieni di lacrime- Inviti queste bellissime e giovani fanciulle e non mi presenti nemmeno?»
«Stai alla larga, vecchio hentai!» gridò Sango. Avesse avuto il suo Hiraikotsu, avrebbe ucciso quel pervertito all’istante! Happosai si alzò in piedi e scosse il dito, con aria pedante.
«Non si fa, non si fa.- disse, con occhioni da cucciolo- Ti perdonerò solo…se mi abbraccerai stretto al tuo petto!!» gridò, saltando con estrema velocità verso le inorridite Sango e Kagome e sottraendosi per un soffio a una seconda martellata da parte di Akane. Un colpo terribile lo costrinse a frenare il suo slancio e a fare una capriola indietro, tornando con i piedi per terra. La ragazza bionda stava protettivamente davanti alle due amiche, mostrandogli il pugno con aria minacciosa.
«E tu chi sei?» chiese Happosai, sospettoso. Quella bella ragazza sembrava un’esperta di arti marziali.
«Hai fatto qualcosa che non dovevi fare.- disse quella, schioccando le nocche- Ora la pagherai.» Un minaccioso lampo dorato passò nei suoi occhi.
«Ma tu…sei un demone?!» chiese Happosai, facendo un passo indietro. Anna fece un sorriso pericoloso, che mise in mostra un paio di zanne che prima non c’erano. Akane si ricordò improvvisamente che quella ragazza carina e gentile in realtà era uno yokai.
«Indovinato, vecchiaccio maniaco!» disse Anna. Happosai si portò le mani alla bocca, scioccato.
«Io…io non credevo…- mormorò-…non credevo che le yokai avessero un seno così grande!!»
«Che cosa??!!!???» gridò Anna, fuori dai gangheri, prima di lanciarsi contro Happosai. Il vecchio evitò il colpo e uscì velocemente dalla finestra.
«Non combatto contro le belle ragazze.» disse, defilandosi.
«Non mi sfuggirai!!» disse Anna, uscendo a sua volta dalla finestra con un balzo. Le tre ragazze rimasero in silenzio, fissando attonite la finestra aperta.
«Anna…- disse Kagome, schiarendosi la voce- è agile anche da umana, non trovate?»
«Ragazze! Tutto bene?- chiese in quel momento Miroku, aprendo la porta di scatto, seguito da Ryoga- Sango, ti ho sentita gridare.»
«Akane, stai bene?!» chiese Ryoga, quasi scavalcando Miroku.
«Arrivate tardi.- disse Kagome- Ci sta pensando Anna, al vecchio maniaco.»
«Vecchio…cosa?!» chiese Miroku, perplesso, levandosi Ryoga di dosso. Scosse il capo. Quel posto era davvero un covo di pazzi…

***

Ranma si arrampicò sul tetto, sospirando con rassegnazione.
Decisamente, quella non era stata la sua giornata. Non solo aveva litigato con Akane e le aveva prese di santa ragione, ma era stato anche inseguito per tutta la casa da un Tendo in armatura tradizionale, grazie a quella linguaccia di Nabiki che aveva fatto la spia.
Si issò sul tetto, ben deciso a passare qualche ora da solo e in tutta tranquillità, finalmente. La casa si era riempita di gente e parlare con Akane era fuori discussione, quindi ne avrebbe approfittato per ragionare sull’unica buona notizia della giornata: la possibilità di tornare definitivamente maschio. La mattina dopo sarebbero partiti, glielo aveva comunicato quel tipo di nome Miroku. Meglio così. Preferiva allontanarsi da Akane, prima di avere occasione di riprendere il discorso. Avrebbe potuto farsi sfuggire di nuovo qualcosa di sbagliato.
«Se solo Akane fosse più carina…» mormorò, cupo in volto. Sapeva che in fondo era solo colpa sua, ma anche Akane avrebbe potuto fare lo sforzo di capire!
«Se solo tu non fossi così scemo.» disse una voce. Ranma alzò lo sguardo, sorpreso. Inuyasha era sdraiato sul tetto, con le mani sotto la testa e le gambe accavallate. Gli lanciò un’occhiata strafottente.
«Ehi.- disse Ranma, minaccioso- Con tutti i posti che avevi, dovevi venire a piazzarti proprio qui?»
«Mi piace stare all’aperto.» fu tutta la risposta di Inuyasha. Ranma si oscurò in volto, ma Inuyasha non continuò a stuzzicarlo, così il ragazzo sospirò e andò a sdraiarsi nei suoi pressi, prendendo inconsciamente la stessa postura.
«Ehi, finocchio.» lo chiamò a un certo punto il ragazzo dai capelli lunghi.
«Io ho un nome.- replicò Ranma, troppo stanco per reagire- Mi chiamo Ranma.»
«Va bene. Ranma, allora.- disse Inuyasha, stringendosi nelle spalle- Hai combinato un disastro con la tua fidanzata. Faresti meglio a chiederle scusa, prima di partire.»
Ranma si corrucciò. Che diavolo ne sapeva quel ragazzo demone?
«Fatti i fatti tuoi.» replicò.
«Sono anche fatti miei, se questo ti impedisce di combattere come si deve.» disse Inuyasha.
«Figuriamoci! Un vero maestro di arti marziali non si fa distrarre dai propri sentimenti.» disse Ranma, con aria arrogante.
«Certo, sarà per questo che invece di schivare i suoi colpi, ti sei fatto picchiare a sangue dalla tua fidanzata!» lo stuzzicò Inuyasha. Ranma arrossì violentemente.
«Quello è un altro discorso.» ringhiò tra i denti.
«Non lo è. Te lo posso assicurare.» rispose Inuyasha. Il tono serio e cupo del demone incuriosì Ranma, che si sollevò sui gomiti per vederlo in faccia.
«Vuoi dire che tu hai problemi a combattere quando c’è la tua ragazza?» chiese, curioso. Inuyasha si alzò subito in piedi, irato, sprigionando un’aura combattiva spaventosa.
«Oi! Come ti permetti?! Io combatto sempre al meglio!» disse.
«Ok, ok…» disse Ranma, alzando le mani in segno di pace. Inuyasha ridivenne serio e abbassò lo sguardo. Ranma vide che cercava di incrociare le braccia come se avesse delle ampie maniche in cui infilarle, quindi Inuyasha si ficcò le mani in tasca con un gesto frustrato.
«Però non posso fare a meno di preoccuparmi per lei, quando combatto. Lei è in parte la mia debolezza…ma è anche la mia forza.» disse. Guardò Ranma. «Tu sai di cosa parlo.»
«Io?- chiese Ranma, estremamente imbarazzato- Nonononononono!!!!!!» negò, sventolando le mani e mettendosi a sedere di scatto. Inuyasha lo afferrò per il colletto e se lo tirò vicino al volto, digrignando i denti.
«Senti, già non è divertente per me parlare di queste cose.- ringhiò- Abbi almeno il coraggio di dire le cose come stanno!»
Lasciò andare Ranma, il quale notò con un sorriso malcelato che anche il giovane dai capelli lunghi era arrossito e a disagio. Annuì in risposta, tornando serio.
«Durante l’ultimo combattimento…lei è quasi morta.- mormorò- Non le permetterò di rischiare ancora la vita.»
Inuyasha lo guardò, poi sospirò.
«Anche Kagome ha rischiato la vita molte volte. E io ho cercato di allontanarla da me ogni volta.- disse- Se ci fossi riuscito, sono sicuro che non sarei riuscito a battere Naraku. Kagome è la mia vita e la mia forza. Capisco la tua apprensione, ma se lei ti vuole bene, allontanandola da te le stai facendo solo del male.» Ranma lo osservò a lungo, pensieroso, tanto che alla fine Inuyasha sbottò, seccato: «L’hai finita di guardarmi, ningen no baka?!»
Ranma sorrise.
«Sai? Sei più buono e intelligente di quello che credevo.» disse.
«C…cosa?!- boccheggiò Inuyasha- Io…buono?! Cosa vorresti dire? Mi stai dando dello stupido?»
Ranma aprì la bocca per replicare, quando una piccola sagoma lo superò, per attaccarglisi poi alla schiena.
«Ehi, che diavolo…» disse.
«Nascondimi, mio discepolo!» disse Happosai, saldamente abbarbicato alla sua maglietta.
«Ehi, cos’è quel coso?» chiese Inuyasha, curioso.
«Vecchiaccio!!!!»
L’urlo terrificante li congelò sul posto, mentre sul tetto balzava una figura femminile i cui capelli biondi scintillavano anche al buio.
«Anna!» esclamò Inuyasha, sorpreso.
«Anna?!» chiese Ranma, sbalordito dal cambiamento.
«Vecchio porco, vieni qui!» disse Anna, furiosa. Happosai si rese conto che Ranma non sarebbe stato un buon diversivo e si defilò di nuovo. Anna superò due stupefatti Ranma e Inuyasha, balzando sul tetto e afferrando il vecchio per la testa.
«Muori, schifoso!» gridò, lanciando Happosai come una palla da baseball e facendolo scomparire nel cielo notturno.
«Ottimo lancio.- si congratulò Inuyasha, ancora sorpreso, mentre Anna ansimava, cercando di riprendere la forma umana- Ma cos’ha lanciato di preciso?» Si voltò verso Ranma e non lo trovò. Si sporse dal tetto e vide una ragazza dai capelli rossi a mollo nello stagno del giardino.
«Ah, sei lì?» chiese.
«Maledizione!» borbottò Ranma, uscendo dall’acqua.
«Ranma!!- gridò Ryoga, correndogli incontro- Devo fartela pagare per oggi!!»
«Lasciami stare!!» gridò Ranma, evitando i colpi.
«Certo che questa è proprio una casa movimentata.» disse Miroku, affacciandosi con le ragazze in giardino.
«Trovate anche voi?» chiese Kasumi, sorridendo.
«Non è un complimento, sorellina.» disse Nabiki, incrociando le braccia con aria rassegnata.
«Ranmaaaaaa………come hai potuto far soffrire la mia bambinaaaaaaaaaaa………..» piangeva intanto Soun, sulla spalla di un panda obeso.
«Per me, può anche ucciderlo.» borbottò Akane, afferrando due pesi e iniziando ad allenarsi.
«Basta! Perché la sfortuna mi perseguita?!» gridò Ranma, tirando una pietra sulla testa di Ryoga.
Inuyasha, ancora sul tetto, si girò a guardare Anna.
«Comincio a credere che la tua idea non sia poi così buona.» disse.
Sotto di loro, continuò a svolgersi il tipico caos giornaliero della famiglia Tendo.

***

«Siete sicuri di aver preso tutto?» chiese Nodoka, apprensiva.
«Stai tranquilla, mamma.- la rassicurò Ranma, aggiustandosi meglio lo zaino in spalla- Non staremo via per molto tempo.» “Almeno spero.” si ritrovò a pensare. In realtà, non aveva la minima idea di quanto tempo avrebbero impiegato per tornare a casa. Sorrise alla madre, che ricambiò. Si guardò attorno. I suoi compagni di viaggio erano tutti lì, davanti alla porta di casa dei Tendo. Era una bella mattina di sole. L’ideale, per partire. Ranma sbuffò, toccandosi il capo dolorante. Era stata una brutta nottata, grazie a quel cretino di Ryoga e alla sua litigata con Akane, e il cicaleccio dei suoi amici non contribuiva a fargli passare il mal di testa. Più che la preparazione a un combattimento, sembrava la riunione precedente una gita scolastica…
«Tutto bene, Ranma?» gli chiese Anna. Ranma annuì, sorridendo e mostrando più entusiasmo di quanto in realtà provasse. Non osava alzare lo sguardo per sbirciare la finestra di Akane…non voleva vederla, o non sarebbe più riuscito a partire.
«Tenete, vi ho preparato dei pranzi da consumare durante il viaggio.» disse Kasumi, avvicinandosi al gruppo con un po’ di involti fra le braccia.
«Kasumi, sei un angelo.» dissero tutti in coro, accettando di buon grado l’offerta.
«C’è del ramen?» chiese Inuyasha, sbirciando all’interno.
«Possibile che ti piaccia solo il ramen istantaneo?!» sbottò Kagome, esasperata. Inuyasha si strinse nelle spalle e non replicò. A Ranma arrivò una sonora pacca sulla spalla, che quasi lo fece ribaltare. Si voltò, stringendo i pugni e digrignando i denti.
«Mi raccomando, figlio mio.- disse Genma, ridendo con le mani sui fianchi- Fai onore alla scuola Saotome! E…» si avvicinò con aria da cospiratore. «…ricordati quella certa cosa che mi hai promesso.»
«Sì, sì…» sbuffò Ranma, decidendo di lasciare perdere e voltando le spalle al rumorosissimo padre. «Allora, andiamo?» disse, ormai desideroso di lasciarsi alle spalle i propri rimorsi.
«Un attimo, Ranma.- disse Sango, che stava provando per gioco la spatola gigante di Ukyo- Manca Akane.»
«Che…? Akane non viene.» replicò Ranma, scuro in volto.
«Questo lo dici tu.»
Ranma si voltò al suono della voce che replicò dalla porta di casa dei Tendo.
«Akane! Sono felice che tu abbia deciso di venire!» disse Anna, facendole un cenno d’intesa. La ragazza ricambiò il gesto, quindi guardò Ranma con aria indifferente.
«A…Akane?!- boccheggiò Ranma- Ma che significa? Quella non è…»
«Questa?» disse la ragazza, indicando ciò che stava indossando, una bella tutina aderente alla cinese. «Credevi davvero che l’avessi buttata?»
«Ma…era rotta!- sbottò Ranma- L’avevo sconfitta!»
«Ha combattuto contro una tuta?!» chiese Kagome, stupita.
«E’ una tuta posseduta dallo spirito della forza.- spiegò Anna- Ha scelto di servire Akane. Era piuttosto danneggiata, così gli ho donato un po’ della mia energia demoniaca. Ora è come nuova.»
«Sei stata tu?- chiese Ranma, voltandosi con aria inviperita verso Anna, che non mostrò di essere molto impressionata- Io non voglio che Akane…» Una violenta secchiata d’acqua gelida lo prese in pieno, tanto che Ryoga e Mousse dovettero saltare via per non essere colpiti dagli schizzi. Fradicio, Ranma si tolse la frangia rossa dagli occhi, atteggiando il faccino a un broncio offeso.
«Finiscila. Non vengo per te.- disse Akane, gettando via il secchio- Ho anch’io un desiderio da esprimere e tu non mi puoi impedire di venire.»
«E invece sì!- esclamò Ranma, quasi disperato- Perché io sono il tuo…» Si bloccò, improvvisamente conscio di quello che stava per dire davanti a tutti quanti. «Ecco…urgh…»
«Il mio?» chiese Akane, incrociando le braccia sul petto e guardandolo con curiosità. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui. Ranma arrossì violentemente, tremando per l’ira, poi si voltò, prese lo zaino e si incamminò da solo. «Stupida! Fa’ come ti pare!» strillò, dando un calcio al muro e proseguendo.
«Ehi, femminuccia!» lo chiamò Inuyasha.
«Non mi seccare, ragazzo demone!» gridò Ranma, voltandosi con ira.
«Sai almeno dove dobbiamo andare?» chiese Inuyasha, imperterrito. Ranma si zittì, arrossendo di nuovo, quindi borbottò qualcosa e diede loro le spalle, aspettandoli a una certa distanza con le braccia incrociate sul seno prosperoso. Inuyasha fece un sorrisetto sarcastico.
«Bene, è ora di salutarci.» disse Miroku, osservando su quell’affare chiamato orologio da polso che erano già in ritardo.
«Abbiate cura di voi!» dissero Kasumi e Nodoka.
«Ricordati, Ranma!» disse ancora Genma, sventolando una mano. Nabiki sbuffò e tornò in casa, mentre Soun piangeva perché la sua povera bambina stava per recarsi in un’epoca di demoni e combattimenti mortali. Salutando, i viaggiatori diedero loro le spalle e si incamminarono verso la stazione.
Destinazione: Sengoku Jidai.

***

«Questo tempio Higurashi è piuttosto grosso, non trovate?» disse Ukyo, guardandosi attorno. Erano tutti seduti fuori dall’Hokora, in attesa di Inuyasha, Kagome e i loro amici, che erano rientrati in casa per prendere i propri effetti personali prima di partire.
«Mi chiedo come si possa viaggiare nel tempo attraverso un pozzo.» disse Shan Pu, pensierosa.
«Non preoccuparti, mia dolce Shan Pu. Ci sono sempre io con te.» disse Mousse a una statuetta votiva lì accanto. Shan Pu non diede peso alla cosa.
«Abbiamo visto cose peggiori.» borbottò Ranma, guardando con aria assente le evoluzioni di Konatsu, che si stava divertendo a saltare di albero in albero in puro stile kunoichi. Lanciò un’occhiata ad Akane, che stava per i fatti suoi, poco distante. Sospirò. Aveva del tutto perso quella discussione. Sperava solo che non le accadesse niente di male.
«Ehi, scemo.- lo apostrofò Ryoga, sedendosi vicino a lui e schiacciandogli la testa in una morsa- Dimmi la verità, come hai fatto a convincere quel panda di tuo padre a restare a casa?»
«E’ stato facile.- rispose Ranma, mentre affibbiava a Ryoga un doloroso pugno in faccia- Non gli ho detto della fonte. Almeno, non nei termini in cui ce ne ha parlato Anna. Gli ho detto che per esprimere il desiderio si deve bere l’acqua e che ne avrei portata anche per lui.»
«La condizione ideale per quello scansafatiche.- disse Ryoga, stupito dall’acutezza dell’amico- Può ottenere il desiderio senza muovere un dito.»
«Esatto.» disse Ranma, arrotolando le maniche larghe. Non aveva ancora avuto l’occasione di tornare maschio. «Pensi che Kagome si seccherebbe se le chiedessi dell’acqua calda? Non mi va di andare nella Sengoku Jidai come donna.» borbottò.
«Chiedilo a lei. Sta arrivando.» disse Ryoga.
«Eccoci!» gridò Kagome, correndo verso di loro. Indossava una uniforme scolastica e portava sulle spalle uno zaino spropositato.
«Scusa, ma che ci fai con tutta quella roba?» chiese Ukyo, impressionata.
«Non hai idea delle cose che mancano laggiù.» disse Kagome, scuotendo il capo con aria afflitta. Miroku, Sango e Anna arrivarono subito dopo di lei.
«Un monaco?!- disse Ryoga, indicando Miroku con occhi sgranati- Non ci posso credere.»
«Che il Buddha illumini quella mente ottenebrata.» sospirò Miroku, mentre Sango rideva. Konatsu la osservò con curiosità.
«Siete una ninja anche voi, signorina Sango?» chiese, mentre Ukyo adocchiava il grande boomerang d’osso appeso alla sua schiena.
«Non proprio.- rispose Sango, dando una gomitata a Miroku, che cercava di trascinarla via da quel travestito- Io caccio demoni.»
«Tieni, Ranma.- disse Anna, avvolta in una veste antiquata azzurra e oro- Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere.» Gli porse una teiera colma di acqua calda.
«Grazie, Anna! Tu sì che sei una ragazza carina e gentile.» disse Ranma, versandosi l’acqua sulla testa e lanciando un’occhiata dispettosa ad Akane, che gli fece una smorfia e si voltò dall’altra parte. Anna rise nervosamente, notando l’evidente tensione fra i due.
«E Inuyasha?» chiese Kagome, voltandosi indietro.
«Arriva.- disse Miroku- Non trovava più il kariginu.»
Un paio di minuti dopo, Inuyasha li raggiunse, allacciandosi Tessaiga al fianco.
«Inu…non ci credo!» disse Ranma, a bocca aperta, indicando il ragazzo dai capelli argentati.
«Feh!» disse Inuyasha, senza degnarlo di un’occhiata.
«Non si fatica a credere che tu sia un demone, così.» disse Shan Pu, incuriosita.
«Ma ha gli artigli!» osservò Ryoga, avvicinandosi a Inuyasha, che fece un passo indietro con una smorfia.
«E i capelli bianchi!- disse Mousse, mettendosi gli occhiali- Sicuro di non essere caduto in una delle fonti?»
«Ehi! Basta così!» disse Inuyasha, seccato.
«E hai le orecchie da cane.» disse Ranma, faticando a trattenere una risata. In un istante, i tre ragazzi si ritrovarono con un enorme bernoccolo sulla testa.
«Ho – detto – basta – così.» ringhiò Inuyasha, il pugno ancora alzato.
«E pensare che ti ho chiamato fighetto…» borbottò Ranma.
«Ne vuoi ancora?!» disse Inuyasha, venendo avanti. Kagome da una parte e Anna dall’altra lo fermarono.
«Calma, calma cagnolino!» lo beffeggiò Ranma, facendo una boccaccia.
«Io quello lo ammazzo!» sbraitò Inuyasha, mettendo mano alla Tessaiga. Akane tirò fuori dal nulla un martello e lo usò per colpire Ranma, che cadde a terra.
«Problema risolto.» comunicò, mentre il ragazzo gemeva a terra. Guardò Anna. «E tu?- chiese, perplessa- Come mai sei ancora in forma umana?»
Anna fece un sorriso mesto, lasciando andare Inuyasha mentre Ranma si alzava da terra, lanciando un’occhiata ferita ad Akane.
«Mi godo gli ultimi momenti in questa forma.- rispose- Nella Sengoku Jidai tornerò demone.»
Inuyasha le scoccò un’occhiata. Anna non era così insensibile da farsi vedere da Sesshomaru in quella forma, ma al contempo provava un po’ di nostalgia per la sua natura umana. Sentì un brivido al pensiero di cosa gli avrebbe fatto suo fratello se avesse saputo cosa le aveva insegnato.
«Allora, ningen, partiamo o stiamo qui a gingillarci?» chiese, prendendo Kagome per un braccio e dirigendosi verso l’Hokora senza attendere risposta. Gli altri si affrettarono a prendere gli zaini e a seguire la coppia all’interno del piccolo edificio di legno.
«Così, questo è il pozzo.- disse Ukyo, guardando l’interno buio- Come funziona?»
«Questo pozzo collega le nostre due epoche, ma stranamente funziona solo con Kagome-sama e Inuyasha.- spiegò Miroku- Dovremo andare giù tutti insieme.»
«Ehm…non siamo un po’ troppi?» chiese Mousse, guardandosi attorno. Effettivamente, erano più di dieci.
«Non ci staremo mai tutti.- borbottò Inuyasha- Vorrà dire che faremo due viaggi.»
«Ma no, basterà ammucchiarci un po’ sul fondo del pozzo.- disse Anna, con un sorriso- Da qui ci possiamo lanciare in quattro. Gli altri vadano di sotto.»
Anna e Sango rimasero in cima con Kagome e Inuyasha, gli altri balzarono sul fondo.
«Qui ci siamo. Potete saltare!» gridò Miroku dal basso.
«Ehi, monaco!- gridò Ryoga- Ti informo che sei in piedi sulla mia testa!»
«Oh, Shan Pu, che bello averti così vicina!» esclamò Mousse.
«Chi sarebbe Shan Pu, brutta talpa!» gridò Akane.
«Giù le mani, idiota!» ringhiò Ranma.
«Ai len, sono così emozionata!» cinguettò Shan Pu.
«Non provare ad approfittare del mio Ran-chan, strega!» disse Ukyo.
«No, signorina Ukyo! Non estraete la…- cominciò Konatsu, prima che un suono ovattato e le grida di tre persone diverse echeggiassero nel pozzo- Troppo tardi…»
«Sarà meglio darci una mossa, o non troveremo molto di vivo al nostro arrivo.» borbottò Anna, saltando sul bordo del pozzo. Gli altri la imitarono, quindi saltarono nel vuoto. Il passaggio dimensionale si aprì e, con un coro di grida sorprese, tutto il gruppo lasciò l’epoca moderna per finire in un groviglio di braccia e gambe sul fondo del pozzo nella Sengoku Jidai.
«Appena esco da qui, vi ammazzo.» ringhiò Ryoga, finito sul fondo di terra battuta accanto a Ranma e Mousse. Sopra di loro, erano ammonticchiati tutti gli altri.
«Suvvia, un po’ di pazienza.- disse Miroku, in piedi sopra di loro, aiutando con galanteria le ragazze ad alzarsi- Prima le signore.»
Inuyasha balzò fuori dal pozzo con Kagome in spalla e Anna si arrampicò agilmente, alleggerendo il carico dei tre poveri ragazzi, che finalmente poterono alzarsi, con la schiena rotta.
«Questa è la Sengoku Jidai?- chiese Akane, uscendo dal pozzo e guardandosi intorno- C’è una pace così profonda…» Fece una smorfia quando udì le imprecazioni di Ranma e Ryoga, che stavano litigando per l’uso della scala di corda mentre Inuyasha rideva loro dietro dalla cima del pozzo.
«Trovi?» le disse Kagome, con un sorrisetto imbarazzato.
«Ah, mi sento più a mio agio.» sospirò Sango, stiracchiandosi.
«Kagome! Sango! Siete tornati!!»
Una vocetta fece voltare tutta la compagnia, compresi i contendenti al pozzo. Un bambino dai piedi e la coda di volpe stava correndo loro incontro, insieme a uno strano gatto a due code.
«Shippo-chan!» disse Kagome, mentre il piccolo kitsune le saltava in braccio.
«Kirara!- disse Sango, accarezzando il demone- Ci avete aspettati?»
«Ci sono anch’io!» disse il vecchio Myoga, spuntando dal pelo del demone gatto.
«Sì, vi aspettavamo. Vedo che li avete trovati.- rispose intanto Shippo- Ma che ha quel tipo lì?»
Seguendo l’indicazione, Kagome e Sango si voltarono verso il pozzo. Ranma era fuori per metà e stava artigliando il legno con le unghie, con un’espressione terrorizzata.
«Ga…ga…» sillabava, con una vocetta spaventata.
«Ma che hai?» chiese Inuyasha, perplesso.
«Oh, no! Me l’ero dimenticato.- borbottò Anna- Ranma ha il terrore dei gatti.»
«Cosa?!» chiese Sango, stupita. Guardò la piccola Kirara, poi guardò ancora Ranma. Inuyasha e Miroku faticarono a non mettersi a ridere.
«Non c’è niente di divertente!» sbraitò Ranma, con voce spezzata. Anna sospirò e gli si avvicinò.
«Vedi, Ranma, Kirara non è propriamente un gatto.- spiegò, cercando di usare un tono calmo e conciliante- E’ un demone. Come vedi, ha due code. Somiglia a un gatto, ma non è un gatto.»
«Ci somiglia troppo per non esserlo…» disse Ranma, poco convinto.
«Puoi trattenere la tua paura, se promettiamo che non ti faremo avvicinare troppo da lei?» chiese Anna. Ranma lanciò un’occhiata sospettosa a Kirara. Gli vennero i brividi e distolse lo sguardo. Anna sospirò.
«E dite che quelli sono forti?- disse Shippo- Io ho i miei dubbi.»
«Che carino! Sei una volpe?» chiese Akane, avvicinandosi.
«Davvero adorabile.- disse Ukyo, sorridendo- Come ti chiami?»
«Guarda quel moccioso.- disse Mousse a Ryoga- Fa il carino solo con le donne.»
«Beato lui.» sospirò Ryoga, vedendo Akane prendere in braccio il piccolo volpino.
«Allora, Ranma?- chiese ancora Anna- Che si fa?»
Ranma rifletté, lanciando un’occhiata bruciante a Inuyasha e Miroku, che stavano ancora ridendo, quindi annuì.
«Ci posso provare.- borbottò- Ma tenetemelo lontano, ok?»
Anna sorrise e gli tese una mano.
«Va bene, Ranma. Faremo il…»
«Noto che ci siete riusciti.»
Una voce fredda venne dal folto dietro di loro, facendo voltare tutti di scatto. Poco distante, era comparso un uomo dai capelli d’argento e gli occhi d’ambra, a braccia conserte. Portava un antico abito nobiliare e aveva una strana stola rosa sopra ad una spalla. La sua bellezza aveva un che di femmineo, ma la sua freddezza testimoniava una pericolosità che andava oltre il visibile. I ragazzi si misero sulla difensiva, avvertendo la forza del nuovo arrivato. Ranma si alzò in piedi, scoccando un’occhiata a Inuyasha, che era tornato serio.
“Come gli somiglia!- pensò- Non sarà…”
«Sesshomaru!» esclamò Anna, fugando ogni dubbio e correndo dallo yokai. Gli buttò le braccia al collo, abbracciandolo. «Siamo tornati!- disse la ragazza, lasciandolo per guardarlo in faccia- Ma cosa ci fai qui? E’ pericolo…» Si fermò quando vide lo sguardo freddo puntato sul suo viso. Con un tuffo al cuore, Anna si rese conto di non avere ancora cambiato forma. Senza permettere al proprio sorriso di cedere, Anna si ritrasformò in demone. «Dicevo, è pericoloso aggirarsi attorno al Goshinboku! Siamo in territorio nemico, lo sai.» lo rimproverò, tentando di non dare peso alla vacuità del suo sguardo…e al fatto che non aveva nemmeno accennato a ricambiare il suo abbraccio.
«Avevo fretta.» disse Sesshomaru, facendo un passo avanti per scrutare le facce dei presenti e liberandosi con un gesto dal suo abbraccio. Ranma si oscurò in volto. Che razza di comportamento aveva con la sua ragazza, quel ghiacciolo? Perché era così arrabbiato, poi? Lanciò un’occhiata a Inuyasha. Il ragazzo demone non aveva un’espressione migliore della sua.
«Sareste voi i combattenti?» chiese Sesshomaru, soppesandoli con uno sguardo sarcastico.
«Ehi! Se hai qualcosa da obiettare, dillo chiaramente.» disse Ranma. L’occhiata che ricevette gli congelò il sudore sul corpo, ma non abbassò lo sguardo.
«Quando si ha necessità di qualcosa, tutto può andare bene.- disse Sesshomaru, gelido, quindi voltò loro le spalle- Seguitemi. Qui vicino ci attendono alcune cavalcature atte a trasportarci celermente al castello.» Superò Anna senza degnarla di un’occhiata. Il volto della demone divenne pallido.
«Il Signore dell’Est ha accettato la proposta?» chiese Miroku, lanciando un’occhiata preoccupata ad Anna, che non sembrò accorgersene.
«Esatto, monaco.- disse Sesshomaru, senza voltarsi- Tra sette giorni inizieranno gli scontri. Ne impiegheremo tre per arrivare a destinazione, quindi muovetevi.»
«Autoritario, il tipo.» borbottò Ryoga, mettendosi lo zaino in spalla.
«E ha anche un ottimo udito.- lo avvisò Miroku- Quindi è consigliabile non fare apprezzamenti.»
Kagome lanciò un’occhiata ad Anna. La yokai era seria, cupa in volto. Sospirò, mentre arrivavano nella radura in cui tre grandi creature alate li stavano aspettando. Sperava solo che Sesshomaru non avesse intenzione di litigare con Anna per un motivo tanto stupido.

   
 
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