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Autore: Niglia    10/11/2010    12 recensioni
{Vecchio titolo: The Wrong Man}
Giulia è una normale ragazza di 18 anni; va a scuola, esce con le amiche e, quando capita, con qualche ragazzo, ma non è certo alla ricerca del Principe Azzurro.
Sembra l'inizio di un'estate come le altre quando, all'improvviso, compare Enrico: l'erede di un impero criminale, bello e affascinante, che si invaghisce di lei e la obbliga, un po' con le buone e un po' con le cattive, a frequentarlo...
"I tuoi amici non sanno dove sei, però loro sono al sicuro." Mormorò, avvicinando le labbra al mio orecchio e facendomi rabbrividire con il suo caldo respiro. "Cerca di fare in modo che rimangano tali... Se mi disobbedisci in qualsiasi modo, farò loro del male, e ti assicuro che sembrerà un incidente."
Parlava come farebbe un amante nell'intimità di una camera da letto, con la stessa voce calda e rassicurante, leggermente roca: eppure le sue parole erano tutto fuorchè rassicuranti. La sua era una minaccia bella e buona...
[dal Capitolo 7]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo XXII



















 

 

 

 

Attesi per un po’ in macchina, al buio, sperando che Enrico si calmasse e tornasse da me. Tuttavia, visto che erano già trascorsi cinque minuti e io stavo iniziando a preoccuparmi, abbassai la maniglia dello sportello e lo aprii, scendendo dall’auto e guardandomi intorno. A parte la luce di due lampioni che illuminavano debolmente il parcheggio e una piccola falce di luna che brillava solitaria nel cielo, la spiaggia era immersa nella più completa oscurità.

Sospirai, rassegnata; mi tolsi i sandali e, tenendoli in mano, cercai di seguire le orme lasciate da lui. La sabbia a quell’ora era piacevolmente fresca, e se fosse stata un’altra sera mi sarei fermata per godermi quella deliziosa sensazione. Ma visto che avevo altro a cui pensare accelerai, affondando ogni tanto in qualche punto più profondo della spiaggia.

Non fu difficile trovarlo, grazie alla leggera ma sufficiente penombra offerta dalla luna e dai lampioni ormai lontani. Enrico era seduto sulla sabbia, vicino al bagnasciuga, la testa presa tra le mani e le gambe piegate a reggere i gomiti.

Forse fu quella la prima volta che riconobbi a me stessa quanto fosse bello.

Mi piacque il modo in cui la luna lo accarezzava, e come i suoi capelli ondeggiassero al vento – e le dita, oh, le sue lunghe dita da pianista immerse in quella chioma corvina, mi sarebbe piaciuto stringerle… Non sopportai di vederlo in quel modo, sofferente, benché non comprendessi fino in fondo ciò che provava e soprattutto perché. Come poteva soffrire così se davvero mi vedeva solo come l’ultima conquista da portare a letto e poi dimenticare?

Scossi la testa, decidendo che non era quello il momento in cui pensarci. Non sapevo nemmeno perché avevo iniziato a rimuginarci su – che sciocca!

Lentamente mi avvicinai, senza fare alcun genere di rumore: dopotutto sarebbe stato impossibile persino volendolo, con tutta quella sabbia. Perciò lo raggiunsi senza che se ne accorgesse, ma rimasi per un attimo imbambolata a pochi passi da lui prima di trovare il coraggio di dire qualcosa.

“Stai bene?” Chiesi, a bassa voce. Subito dopo mi diedi della stupida: che razza di domanda era?

Da parte sua non provenne che un piccolo gesto con le spalle, silenzioso, così mi avvicinai del tutto e mi inginocchiai al suo fianco, osando allungare una mano per sfiorargli la spalla.

“Cos’è successo?” Insistei, decidendo che avrei ottenuto una risposta una volta per tutte.

Per tutta risposta mi rivolse uno sguardo fiammeggiante, nel quale compresi la sua rabbia e la sua delusione. “Hai il coraggio di chiedermi come sto?” Ringhiò, minaccioso. “Come puoi essere così sciocca e cieca? Davvero non capisci?”

Mi afferrò il polso con la mano, stringendolo e strappandomi un gemito di dolore. Ero riuscita a portarlo al limite della sopportazione, a quanto pareva, ma non capivo perché continuasse a mostrarsi così furioso: dopotutto io gli avevo detto sin dall’inizio come stavano le cose… Se poi aveva frainteso tutto, non era di certo colpa mia, come già gli avevo ripetuto.

“Sei tu quello che non capisce, Enrico?” Esclamai con il suo stesso tono, cercando di sciogliermi, inutilmente, dalla sua stretta. “Volevi un bacio? Bene! Baciami e lasciami andare, dimenticami! Ma tu non vuoi, non ti basta! Vuoi sempre di più! E adesso fai l’offeso perché sai benissimo che mi sarei comportata allo stesso modo con te, se tu avessi fatto come Matteo! Sono stufa di questo tuo atteggiamento!”

Fu un attimo: prima che potessi anche solo intuire la sua mossa mi ritrovai con la schiena sulla sabbia, sdraiata per terra, con Enrico che torreggiava pericolosamente sopra di me, gli occhi che sembravano mandare lampi. Mi aveva portato le braccia sopra la testa e teneva stretti insieme i miei polsi con una mano, e per un lungo, terribile istante, pensai che avesse davvero intenzione di fare qualcosa di mostruoso.

Sicuramente il mio sguardo dovette lasciar trapelare ciò che stavo provando, perché Enrico ringhiò ancora, al limite.

“Non ho intenzione di violentarti, cazzo!” Sibilò, accentuando la stretta. “Possibile che dopo tutto questo tempo continui a credermi capace di una cosa simile?”

Non risposi, spaventata, limitandomi a deglutire in silenzio. Lo vidi scuotere la testa, ma la rabbia non l’aveva ancora abbandonato del tutto. “Non sopporto la tua indifferenza nei miei confronti, Giulia, sembra che tu non sia capace di provare un briciolo di affetto per me… Perché? Che cosa ti ho fatto? Hai cercato persino di difendere Matteo, prima, e dire che lui non ti ha mostrato la metà del rispetto che ho io per te. Maledizione! Cos’altro vuoi che faccia?”

Lo fissai intimorita, sperando che si calmasse. Quando sembrò aver riacquistato un po’ di controllo, osai prendere la parola. “Per favore, Enrico… Spostati. Mi fai male…” Sussurrai supplichevole, senza distogliere lo sguardo da lui.

Mi riservò l’ennesima occhiata scettica, ma poi si spostò, tornando ad inginocchiarsi sulla spiaggia e aiutando me a sollevarmi: lentamente mi misi seduta, togliendo i granelli di sabbia dai miei capelli sciolti e dalla maglietta. Mi sembrava di sentire il mio stesso cuore battere furiosamente.

“Mi costringi ad essere ciò che non sono.” Disse con freddezza, mettendo una nuova distanza tra me e lui. “Sono stanco di questa situazione, Giulia. Sono stato gentile con te, paziente, non ti ho mai dato modo di avere paura delle mie intenzioni… Ma la mia pazienza ha un limite, e voglio che tu sappia che uno di questi giorni potrei afferrarti e baciarti senza aspettare la tua approvazione.”

Sgranai gli occhi, ritraendomi istintivamente da lui e mettendomi in piedi. Enrico non si mosse, limitandosi a sollevare il viso e seguire i miei movimenti con lo sguardo – sembrava volermi mangiare. Non mi ero mai sentita così a disagio, prima di quel momento… Avrei voluto scomparire da lì e riapparire, al sicuro, nella mia stanza. Ma purtroppo non era possibile, e per tornare a casa potevo contare soltanto su di lui.

“Mi stai spaventando…” Mormorai, stringendomi nelle braccia. Perché aveva cambiato atteggiamento così all’improvviso?

Esplose in una risata amara e priva di gioia, dopodiché si passò una mano tra i capelli e mi fissò con uno sguardo risoluto. “Credimi, se avessi voluto spaventarti l’avrei già fatto da molto tempo. Ma è proprio per evitare questo che ti ho voluta avvisare su quello che potrebbe accadere, se continuiamo così.” Disse, come se fosse stata la cosa più normale del mondo.

Mio Dio, sembrava essere diventato un’altra persona…

Deglutii, mordendomi le labbra. “Sembra quasi che ti abbia chiesto io di trascinarmi in questa situazione…” Iniziai, cercando di fargli capire il mio punto di vista. Ma dannazione, con lui sembrava di parlare al vento! “Ti sei intromesso nella mia vita senza neppure chiedermi se mi andava bene, hai voluto l’esclusiva su… Su tutto quanto! Sai da quanto tempo non vedo i miei amici? Anch’io ho perso il conto! E adesso parli come se fosse colpa mia! Non credo di averti mai imposto la mia presenza, e sono convinta di essere stata abbastanza chiara al riguardo. Ti ringrazio per la gentilezza e la pazienza, se è questo che vuoi sentirti dire, ma ora non puoi venire da me e pretendere che io ricambi il tuo interessamento!”

Tacqui un istante, come per raccogliere i pensieri, poi conclusi. “E adesso, salta fuori questa cosa del bacio…” Dissi piano, senza guardarlo. Poi, improvvisamente, senza riflettere su quello che stavo facendo, mi avvicinai di nuovo a lui e mi inginocchiai, in modo da essere alla sua stessa altezza. Mi aggrappai alla sua camicia e non ebbi neppure il tempo di riflettere su quanto i nostri visi fossero vicini, perché le mie stesse parole mi stupirono.

“Te l’ho già detto una volta, Enrico. È un bacio che vuoi? Perfetto, eccolo…” Sussurrai, fissando le sue labbra in modo che gli fossero ben chiare le mie intenzioni.

Sentii le sue mani stringersi intorno alle mie spalle, e il suo sguardo si fece indeciso, esitante, come se non si aspettasse di certo quella reazione – non dopo tutto quel discorso. Tuttavia non mi allontanò, segno che era davvero quello ciò che desiderava. Non potei fare a meno di odiarlo, in quell’istante – maledizione, dopo tutte le sue belle parole, alla fine si rivelava ciò che era veramente, un maschio interessato soltanto ad una cosa! Ma perché ostinarsi con me, quando poteva averne centinaia a disposizione?

Decisi di non pensarci e iniziai ad avvicinarmi lentamente alla sua bocca, vedendola dischiudersi e sentendo il suo respiro caldo e invitante? Oh, mio Dio… Chiusi gli occhi e presi mentalmente un profondo respiro, ormai prossima alla mia meta. Ma, due secondi prima che le nostre labbra si toccassero, Enrico si ritrasse, scuotendo la testa. Aprii gli occhi e lo fissai stupita, soprattutto quando nascose il viso contro l’incavo del mio collo.

“No, no, Giulia…” Lo sentii mormorare, con la voce rotta. “Non è questo che voglio…”

“E che cosa vuoi, allora?” Replicai, leggermente irrigidita nel sentirlo a così stretto contatto con il mio corpo. Tuttavia non feci nulla per allontanarlo – non volevo sfidare troppo la sorte.

Lui si allontanò ma mantenne la presa sulle mie spalle, che divenne però più delicata, meno minacciosa. Mi fissò a lungo negli occhi, poi sospirò, scuotendo la testa. “Vorrei che tu provassi il desiderio di baciarmi, non che lo faccia perché obbligata o, peggio, perché minacciata…” Sussurrò, angosciato.

Aggrottai le sopracciglia, turbata. Come ribattere a certe cose? “Io… Non lo so, Enrico…” Mormorai, cercando di sembrare il più condiscendente possibile. “Ti conosco da così poco tempo, e io ho bisogno di fidarmi delle persone, prima di… prima di…”

Tacqui, scuotendo la testa e abbassando lo sguardo. “Tu non ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo…” Sussurrai. “Non si tratta di te, Enrico, non è per quello… Non solo, almeno… Non capisci? Non voglio essere obbligata a frequentare qualcuno, è una cosa che non sta né in cielo né in terra! Io avrei voluto sceglierla la persona di cui innamorarmi, ma poi sei arrivato tu e… Dio, non sono più sicura di niente…”

Le sue mani si abbassarono lentamente, andando ad intrecciarsi con le mie che tenevo posate sul grembo; le sue dita si infilarono tra le mie, sfiorandole dapprima timide e poi stringendole con una maggiore sicurezza quando si rese conto che non avevo intenzione di allontanarlo ancora. Tenni gli occhi chini sulle nostre mani pur di non sollevarli e incrociare il verde del suo sguardo, ma alla fine una sua mano si sollevò e si posò sotto il mio mento, alzandolo gentilmente in modo da guardarlo dritta in viso. Avevo l’impressione che il cuore volesse uscirmi dal petto tant’erano forti i suoi battiti, e la pelle delle mie braccia si era ricoperta di brividi nel constatare la sua improvvisa vicinanza. Il suo profumo – un pungente e fresco dopobarba – si mischiava al mio, e le sue labbra erano socchiuse come se avesse voluto dire qualcosa ma non osasse farlo per timore di spezzare quella strana ed elettrica atmosfera.

“Accidenti…” Sussurrò infine, spostando la mano che aveva sollevato il mio viso verso il suo e portandola a sfiorarmi la guancia fredda – avvertii chiaramente il contrasto tra la mia pelle fredda e la sua, bollente – prima di perdersi tra i miei capelli, che aveva gentilmente ritirato dietro l’orecchio senza che io facessi nulla per oppormi. “Ho sempre immaginato come sarebbe stato toccarti così…”

Non potei fare a meno di rabbrividire, mentre il senso di quelle parole fendeva la nebbia dei miei pensieri ormai confusi e vaghi. In quell’istante avrei voluto davvero che le cose tra noi fossero state diverse, che tutto non fosse iniziato con minacce e provocazioni. Mi sarebbe piaciuto se prima fossimo diventati amici, e poi magari – forse, chissà – l’amicizia si sarebbe anche potuta evolvere in qualcosa di più… Dopotutto io mi ero affezionata a lui, ormai era impossibile ignorare quello che era un semplice dato di fatto. Ma Enrico voleva saltare tutto questo, e andare direttamente allo stadio finale; e io non ero abituata a quel genere di sentimenti, né ero convinta di essere pronta per affrontarli.

E allora perché mi sentivo così male nel vederlo soffrire a causa mia?

Deglutii socchiudendo gli occhi, mentre mi rilassavo al tocco delle sue mani tra i miei capelli. Poi chinai il volto verso di lui, posando la fronte sulla sua e – sicuramente – sorprendendolo per l’ennesima volta nell’arco di dieci minuti. Forse era l’atmosfera di intimità che si era creata, forse era il buio, la mia paura, la luna, oppure i suoi occhi… Tutto questo, credo, mi fece perdere definitivamente il senno.

“Adesso sono io che vorrei un bacio…” Sussurrai, a voce talmente flebile che non immaginai potesse sentirla sul serio. Da dove avevo preso il coraggio per dire una cosa simile?

Vidi i suoi occhi spalancarsi leggermente e gli angoli delle sue labbra sollevarsi in un tenero sorriso, un’espressione che non gli avevo mai visto prima. Era incredulo, eppure allo stesso tempo sembrava essere rimasto incantato dalle parole che erano uscite inaspettatamente dalla mia bocca. Abbandonando le carezze ai miei capelli, mi prese il volto tra le mani, stringendolo dolcemente come fossi fatta di cristallo; i suoi occhi sembravano volersi imprimere nella memoria quella scena in modo da non dimenticarla, poi, all’improvviso, il suo sorriso scomparve per dare spazio ad un atteggiamento più serio, quasi… solenne.

Rabbrividii, conscia ormai di aver capitolato – per quella sera, almeno. In fondo, non mi era forse capitato spesso di domandarmi che sapore avessero le sue labbra? Bene, adesso l’avrei scoperto – a tutto il resto ci avrei pensato dopo.

Mi ancorai saldamente alle sue spalle – forse per timore di crollare da un momento all’altro –  mentre il suo viso si chinava sul mio; probabilmente le sue mani mi tenevano stretta perché lui stesso aveva paura che potessi cambiare idea ed allontanarmi definitivamente, rovinando tutto il fascino di quel momento. Ma io non mossi un muscolo, attendendo con leggera impazienza che le sue labbra si posassero sulle mie, e facendomi sfuggire un gemito di piacere quando ciò accadde. Non avevo mai immaginato che la sua bocca potesse essere così calda e morbida, così dischiusi le labbra per poter meglio assaporare quel gusto che non mi aspettavo davvero di poter assaggiare, un giorno. Dopotutto si stava pur sempre parlando di Enrico.

Tutto ciò aveva il sapore del proibito, dell’assurdo: io, proprio io stavo lasciando che lui mi baciasse? Che fine avevano fatto tutti i miei principi, tutte le decisioni che avevo preso al riguardo, tutte le promesse che mi ero fatta di non cedergli mai? Sembravano essere svanite nell’attimo di un battito di ciglia.

Chiusi gli occhi con forza, come se non volessi vedere i suoi occhi mentre mi lasciavo andare; eppure, quando le sue mani tornarono ad immergersi nei miei capelli, mentre la sua bocca esplorava la mia tra gemiti, sussurri e sospiri, non potei fare a meno di rabbrividire, stavolta dall’estremo piacere. Il ricordo del bacio rubato di Matteo mi attraversò per un istante la mente per poi sparire del tutto, dandomi il tempo di ammettere che non vi era alcun paragone tra lui ed Enrico.

Malgrado non l’avessi mai ritenuto possibile, il bacio del mio aguzzino era un qualcosa di dolce e sensuale insieme – le sue labbra scivolavano sulle mie come se fosse davvero quello il loro posto, e nessun altro. Sentivo il suo profumo su di me e mi beai scioccamente di questo – che cosa mi aveva fatto?

Compresi si essere completamente impazzita quando decisi di ricambiare il bacio, infilando le dita tra i suoi capelli e aderendo al suo petto con slancio, forse troppo: eravamo infatti entrambi inginocchiati sulla sabbia in precario equilibrio, e bastò un piccolo spostamento d’aria per far perdere ad Enrico la sua stabilità. Lo feci cadere all’indietro, finendo poi sopra di lui: mi staccai immediatamente mettendomi seduta, guardandolo con sorpresa e al colmo dell’imbarazzo, ma lui non mi permise di spostarmi. Le sue mani mi afferrarono i polsi e mi tirarono nuovamente giù, su di lui, prima di ribaltare le posizioni e far finire me con la schiena sulla sabbia.

Eravamo tornati alla posizione iniziale – Enrico torreggiava di nuovo sopra di me, ma stavolta non era la rabbia e la minaccia che vidi nei suoi occhi, quanto piuttosto una cupa bramosia.

Arrossii deglutendo, cercando di non fissarlo troppo a lungo: avevo paura che fraintendesse, e per il momento credevo di aver esaurito le mie riserve di audacia ed energia.

Si abbassò un’ultima volta su di me, strappandomi un altro bacio e sfregando il naso contro il mio collo. Si sdraiò poi accanto a me, alzandosi su un fianco e guardandomi con gli occhi che brillavano: sembrava un bambino la mattina di Natale, non l’avevo mai visto tanto felice e soddisfatto. Persino il suo sorriso era qualcosa di completamente nuovo, per me.

Mi coprii il viso con le mani, sospirando con lentezza e cercando di ignorare l’eco sordo dei battiti del mio cuore: mio Dio, che cosa diavolo avevo fatto? Questo doveva essere quel famoso ‘darsi la zappa sui piedi’…

Non feci in tempo a pensare ad altro che una sua mano si sovrappose alle mie, abbassandole gentilmente in modo da potermi scoprire il viso. Spostai lo sguardo su di lui, imbarazzata e allo stesso tempo incuriosita, sorpresa di trovare tutta quella dolcezza nella sua espressione. Sembrava che non stesse aspettando altro, come se in quei due mesi non avesse fatto che attendere quel momento – davvero incredibile.

“Che c’è?” Sussurrai, guardandolo dal basso. Non avevo ancora ritrovato del tutto la mia voce, ed era piuttosto comprensibile – insomma, avevo appena baciato il ragazzo che quella stessa mattina ero convinta di odiare con tutta me stessa, ero ancora un po’ sconvolta.

Enrico intrecciò la sua mano nella mia e osservò per un po’ le sue dita che colmavano gli spazi vuoti tra le mie, quasi che il loro posto fosse proprio quello; se la portò poi all’altezza del viso e la sfiorò poi con una leggera carezza delle labbra, prima di lasciarsi sfuggire un piccolo sospiro.

“Vorrei essere certo che questo sia l’inizio di qualcosa, Giulia…” Mormorò, talmente piano che dovetti sforzarmi per capire le sue parole.

Anch’io sospirai, sperando però che la preoccupazione non trapelasse dalla mia voce. “Non sono in grado di farti promesse che non so se potrò mantenere, Enrico,” replicai, con un tono fin troppo piatto. Non volevo che si facesse subito strane idee, per quanto io stessa, ormai, non sapessi più da che parte girarmi.

“Ma se mi hai baciato ci sarà una ragione, no?” Insisté, chinandosi leggermente su di me.

Socchiusi gli occhi, distogliendoli da lui. “Attrazione, esasperazione… Forse è stata la luna, o il mare, o qualcosa di tipicamente fisico che non si può spiegare scientificamente,” ribattei, aggrottando le sopracciglia.

“Se stai cercando un modo per sottrarti alle tue responsabilità, sappi che non te lo permetterò.” Dichiarò deciso, tornando per un attimo serio. “Tu non sei una che cede facilmente agli istinti del corpo, perciò penso di poter dire con sicurezza che, se mi hai baciato, ci dev’essere un motivo.”

Sbuffai, liberandomi dalla sua stretta e mettendomi a sedere. “E tu invece stai cercando ad ogni costo di farmi promettere qualcosa di cui non sono del tutto certa, e questo inizia a darmi fastidio.”

“Che tu lo ammetta o no, Giulia, io so perfettamente che cosa è appena successo,” disse, chinandosi a sussurrare sulla mia spalla. “E mi hai appena dato una nuova speranza a cui aggrapparmi.”

“Fai come vuoi, la speranza non si nega a nessuno,” replicai a bassa voce, cercando di mascherare l’insicurezza che mi aveva invaso tutta d’un colpo.

Malgrado l’acidità e la freddezza delle mie risposte, il suo umore non sembrò venirne minimamente scalfito. Continuò a sorridere con quell’atteggiamento malizioso e indisponente che poco tolleravo, mentre si alzava a sua volta e mi porgeva la mano per aiutarmi a sollevarmi, come se non gli avessi appena detto che, tanto, tutto ciò non cambiava niente.

Chissà, forse sapeva qualcosa di cui io non ero a conoscenza.

“Potrei anche riportarti a casa, ora, visto che sono sicuro che questa non sarà l’ultima volta che vorrai vedermi,” bisbigliò al mio orecchio, passando un braccio intorno alla mia vita.

Gli rivolsi un’occhiataccia, dimenticando immediatamente l’imbarazzo di poco prima. “Sorvolo sulla scelta del verbo volere,” sibilai, cercando con scarsi risultati di allontanarmi da lui.

Enrico ridacchiò – come poteva essere mutato il suo atteggiamento così all’improvviso? “Mi stai dicendo che non hai mai desiderato vedermi?” Insinuò, inarcando un sopracciglio.

“Io non ti sto dicendo niente, hai fatto tutto da solo. Devi proprio abbracciarmi?” Proruppi all’improvviso. Che cos’era tutta quella confidenza?

“Dio, non ti facevo così ipocrita!” Esclamò, a metà tra il serio e il faceto. “Prima mi baci e poi non vuoi nemmeno che ti abbracci?”

Non potei fare a meno di arrossire. “Potresti evitare di parlarne come se fosse una cosa normale?”

Come se non bastasse, mi sfiorò la fronte con un ennesimo bacio. “Ma è una cosa normale!”

Grazie al Cielo riuscii a staccarlo dal mio corpo con una spinta decisa, allontanandomi da lui e storcendo il naso. Non sapevo scegliere tra l’essere imbarazzata e l’essere furiosa – anche se, visto quello che era appena accaduto, presumo che non fossi più autorizzata ad esserlo.

Mi osservava con le braccia aperte – le braccia che prima mi avevano stretto – e con quell’odiosa espressione vittoriosa e soddisfatta che non avevo ancora deciso se trovare attraente o insopportabile.

“E togliti quel sorriso dalla faccia!” Sbottai, dandogli le spalle e iniziando ad incamminarmi di nuovo verso la macchina. Lo sentii ridere dietro di me ma non mi voltai, consapevole che, se l’avessi fatto, chissà che cos’altro sarebbe potuto accadere – sicuramente qualcosa di cui mi sarei pentita, visto il modo in cui stavo continuando a pensare al sapore che avevano le sue labbra.

Quando mi ebbe raggiunto in auto si prese un’altra manciata di secondi per potermi studiare, poi, con una strana tenerezza, sorrise per l’ennesima volta – senza alcuna traccia di strafottenza.

“Sono più contento ora che abbiamo fatto pace,” rispose semplicemente, facendomi l’occhiolino.

Arrossii per l’ennesima volta, maledicendomi per questo e distogliendo lo sguardo dal suo. “Sì, beh, non farci l’abitudine…” Replicai, incrociando le braccia.

“Ho paura che sia troppo tardi,” ribatté, girando le chiavi nel quadro e mettendo in moto.

Ero certa che, con quella frase, intendesse più di quanto fosse lecito.





























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AA - Angolo Autrice:
Oh, God. Finalmente ho trovato cinque minuti liberi per poter concludere questo benedetto capitolo, ma sappiate che non ne sono per niente convinta. Tanto per cominciare, in teoria non avrebbero dovuto baciarsi a questo punto della storia, ma ormai il danno è stato fatto... >__< E poi ho notato che questa storia sta andando troppo per le lunghe (Finalmente se n'è accorta! - aehm) ed è il caso di giungere al tanto sospirato epilogo. Dunque, conto di concluderla entro una trentina di capitoli, quindi manca veramente poco se ci pensate... Ad ogni modo è già tutto progettato e deciso, salvo ultime correzioni dell'ultimo secondo. Perciò il mio messaggio è: non disperate! Così come ha avuto un prologo, questa storia avrà un epilogo :D Presto o tardi lo vedremo su questi schermi :D
Ringrazio comunque tutti coloro che hanno continuato a leggere e commentare questa storia malgrado la pubblicazione dei capitoli fatta col contagocce, e grazie a chi l'ha aggiunta tra le preferite e le seguite. Davvero, siete adorabili! <3 Sono così orgogliosa di Enrico e Giulia per essere riusciti a tenervi incollati allo schermo per tutto questo tempo :.)
Sperando di rivederci molto presto con il prossimo capitolo, vi saluto! :*
Un bacio e un abbraccio, vostra
Giuly.

P.S. Se volete, potete trovarmi anche su Facebook donde, se siete interessate, posterò anche alcuni spoilerini ù__ù

   
 
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