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Autore: OnlyHope    10/11/2010    11 recensioni
Per Sanae tutto iniziava davanti ad una fermata d'autobus, quello stesso giorno Tsubasa partiva per il viaggio che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. E mentre Sanae cercava la sua strada in Giappone, Tsubasa inseguiva con caparbietà il suo sogno in Brasile. Ma anche questa è la storia di un ragazzo che ama incondizionatamente una ragazza. Perché questa è la storia di Tsubasa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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FLY AWAY (Butterfly reprise)

Capitolo 13

Tsunami








“Cerca di prenderla!” esclamo divertito.
Daichi corre verso la palla con un piglio deciso, quando la raggiunge, calcia di punta e la sfera si alza da terra in direzione di Taro, che la ferma con il polpaccio.
Sembrerebbe un pomeriggio come tanti, gli amici in cortile, tuo fratello che ti rincorre dappertutto e la tua ragazza che parla eccitata, con la sua amica del cuore, sui gradini della veranda.
Un banale pomeriggio d’estate, niente di speciale, se non fosse che tutta questa normalità per me rappresenta una rarissima eccezione e mi rende felice e sereno, come in un giorno di festa importante.
Mi guardo ancora intorno e lascio un sospiro, segno d’approvazione, crogiolandomi nella piacevole sensazione di completezza che mi regala essere in Giappone, a casa mia e con le persone che amo di più.
“Ma ci pensate che a breve ci ritroveremo come avversari il resto del mondo?” chiede Ishizaki tenendo in alto il pallone, mio fratello saltella sul posto, nell’inutile tentativo di raggiungerlo.
Osservo i suoi movimenti scoordinati e mi meraviglio che non si arrenda mettendosi a piangere.
Mi stupisce il suo atteggiamento concentrato, mentre cerca d’arrampicarsi sul torace del mio amico, che per lui è come affrontare una scalata, vera e propria.
“Non vedo l’ora!” rispondo rubandogli la palla di mano e passandola con gesto complice a Daichi, che si volta verso Ryo, mostrando l’occhio destro e tirando fuori la lingua.
“Chissà quando arriveranno i francesi?” si domanda Taro, alzando gli occhi al cielo.
“Forse per la festa... Ostriche e champagne!” ribatte Ishizaki con aria vogliosa mentre si strofina il ventre piatto, nonostante la sua proverbiale ingordigia.
“Stai pensando a un nuovo match contro Le Blanc?” chiedo al mio migliore amico, che annuisce con aria sicura.
“Sono anni che aspetto l’occasione di confrontarmi ancora con lui e finalmente potrò farlo!”
Capisco al mille per mille questo suo stato d’animo e mentre, elettrizzato, passo in rassegna tutti gli avversari che mi piacerebbe affrontare, durante questo mondiale, il mio sguardo si posa su Sanae, che confabula ancora con Yukari.
Per un attimo abbandono i miei pensieri per seguire il filo del loro discorso, mi bastano poche parole per avvertire un leggero, leggerissimo moto di fastidio.
Sanae parteciperà alla festa d’inaugurazione per cantare e questo mi riempie di gioia e orgoglio, ma non lo farà da sola.
E’ in programma un duetto e proprio con Seii.
Non che questo fatto mi tolga il sonno, ma con tutti i cantanti che c’erano in giro...
Cercando di darmi un tono, sollevo le spalle con un leggero sbuffo ma quando sto per riprendere il discorso Giappone – Resto del mondo, come l’ha definito Ishizaki, proprio quest’ultimo mi spiazza.
"A proposito Sanae, tutto ok con quello?" chiede alla mia ragazza, con aria all’improvviso truce, in contrasto alla spensieratezza che ha caratterizzato, fino a ora, questo pomeriggio.
Ammutolisco e non so perché il mio cuore inizia ad accelerare i battiti.
D’istinto mi volto verso di lei, rendendomi conto che, in questo momento, non c’è un briciolo di raziocinio in me.
Risponde con un semplice gesto affermativo del capo e un sorriso, a mio avviso, un po’ tirato.
Ishizaki sta per aggiungere qualcosa ma quando incrocia il mio sguardo attento su di lui, le parole sembrano morirgli sulle labbra.
Cosa diavolo...?!
Cala un silenzio fastidioso, durante il quale tutti sembrano concentrarsi su tutto, tranne che guardare in faccia gli altri.
Con uno sforzo enorme cerco di rimanere impassibile, nonostante i lineamenti del mio volto si siano contratti, lo sento, in un’espressione cupa e seria.
Ancora silenzio, nessuno apre bocca e questa manciata di secondi di mutismo, mi sembra sia lunga come l’eternità.
All’improvviso avverto la voglia di cedere alla tentazione di urlare.
Ma che cavolo c’è sotto?!
"Mi sta proprio antipatico quello, si crede chissà chi solo perché ha ricevuto più voti di me come più bello della scuola! Tsè!"
Ryo spezza il silenzio inaspettatamente e quando mi soffermo sulla sua faccia, mi accorgo che è tornata quella buffa e sorniona di sempre.
Non abbasso comunque la guardia e rimango vigile.
"Credo che nemmeno la Nishimoto abbia votato per te, rassegnati Ryo!" aggiunge Taro per prenderlo in giro.
“Ah puoi dirlo forte! Ho votato per quel gran figo del capitano del club di Kendo!”
Ishizaki diventa paonazzo e incomincia a sbracciare.
“Tu! Maledetta traditrice!”
Tutti scoppiano a ridere e di riflesso, sento che anche il mio volto si distende in un sorriso.
La tensione sembra spazzata via ma faccio bene attenzione a non guardare negli occhi Sanae, perché con lei non riuscirei a nascondere bene il moto d’apprensione, che mi ha colto e che ancora agita il mio cuore.
Per fare il vago, nella speranza che mi riesca bene, mi metto a prendere in giro, con gli altri, il povero Ishizaki, preso inevitabilmente in mezzo.
“Sentite ragazzi!” esclama all’improvviso Yukari “Ma se facessimo un salto in piscina? Fa un caldo!”
“Ci sto!” urla Ryo alzando un braccio in alto, la mano tesa, proprio come se fosse a scuola “Anche se non meriti la mia compagnia!” aggiunge poi verso la sua ragazza, continuando a fare il permaloso.
La Nishimoto lo ignora alzando gli occhi al cielo e incomincia a impartire ordini.
Spedisce a casa tutti i ragazzi della vecchia Nankatsu, per prendere costumi e borsoni, poi si raccomanda di essere puntuali, fissando l’appuntamento all’ora X nel posto Y.
Come un Generale li mette tutti sugli attenti, con un gesto della mano saluto i miei amici che si apprestano a lasciare casa mia, seguiti, ultima di una scomposta carovana, proprio da Yukari.
Taro è ancora al mio fianco e quando rivolgo lo sguardo verso di lui, mi fissa serio per un attimo prima di annuire.
Ci capiamo al volo noi della Golden Combi...
“Tsubasa prima di andare uso un attimo il bagno, ok?” ed entra in casa senza aspettare risposta, salutando velocemente Sanae ferma ancora sulla veranda.
“A dopo!” gli risponde lei con un bel sorriso.
“Ti aspetto?” chiede poi rivolgendosi a me.
Scuoto la testa sorridendo e prendendo in braccio Daichi.
“Questo piccoletto deve dormire ora e se ci sei anche tu, non molla di sicuro.”
“Ok, allora scappo!” e mi saluta ma prima che si allontani, la trattengo d’istinto, afferrando la sua mano con il braccio libero.
Le sfioro una tempia con un bacio e Sanae sorride felice.
Saluta mio fratello poi, che in risposta, protende verso di lei e le schiocca un bacio sonoro sulla bocca.
Ride divertita scompigliandogli i capelli e se ne va via anche lei.
Per un attimo guardo Daichi e mi ritrovo convinto a pensare, che da grande non avrà alcun problema di timidezza con le ragazze, a differenza di suo fratello maggiore.
Veloce, entro in casa e salgo al piano di sopra.
Riconsegno Daichi a mia madre, con riluttanza e qualche capriccio, abbandona le mie braccia per il pisolino pomeridiano.
Ridiscendo le scale con una certa urgenza e quando sono di nuovo in cortile, Taro è lì che mi aspetta, lo sguardo serio che non promette nulla di buono.
“Che cazzo succede?” chiedo quando sono a un passo da lui, abbandonando definitivamente la mia maschera d’imperturbabilità.
Taro inspira una grossa boccata d’aria chiudendo gli occhi e no, anche questo non è per niente un buon segno.
“Parecchio tempo fa è successa una cosa, Tsubasa...”
Lo fisso senza battere ciglio, invitandolo così tacitamente a continuare.
“Sanae ha chiesto in ginocchio che non ti fosse detto nulla e si è disperata per settimane senza darsi pace...”
“Che cazzo è successo?” sibilo sentendo montare dentro di me la più grossa incazzatura della mia vita.
“Quando Sanae è tornata da Tokyo, dopo aver inciso il primo disco, abbiamo organizzato una festa di bentornata, alla quale ha partecipato un po’ tutta la scuola.”
“Taro, ti prego, vieni al punto!”
“C’era anche Seii e quella sera...”
“Quella sera cosa?” incalzo, l’incazzatura intanto galoppa, pestando forte contro il mio petto.
“L’ha baciata, Tsubasa! Seii ha baciato Sanae in mezzo alla sala piena di gente!”
La mia bocca si spalanca per un attimo poi tutta la rabbia che ho dentro esplode, scaricandosi sulla prima cosa a portata di mano.
“STRONZO!” e calcio il pallone vicino ai miei piedi con tutta la forza che ho.
La sfera rimbalza forte contro il muro, facendo cadere pezzetti d’intonaco e torna poi verso di me.
La colpisco ancora un’altra volta, lanciando un’imprecazione.
“Eravamo tutti impietriti! Sanae gli ha mollato uno schiaffo da spezzarsi un polso e poi è scoppiata in lacrime. Ishizaki ha perso la testa e si è lanciato su Seii, prendendolo a pugni! Ho faticato come un matto per separarli, è stato un casino!”
Mi mordo le labbra, il respiro corto e affannoso.
Non riesco, per la prima volta in vita mia, a calmare la rabbia.
Ammesso che sia mai riuscito a provarne tanta fino a ora.
“Mi dispiace, Tsubasa. Se ce l’hai con me ora ti capisco, ma anche se Sanae non avesse supplicato il silenzio, io non ti avrei detto nulla comunque.”
Lo guardo, incazzato come una belva.
Non con lui, ma furioso.
Non riesco a spiccicare una parola e vorrei solo far scoppiare il pallone a forza di calci contro il muro.
E se solo la mia mente tenta d’immaginare quello che è successo...
Calcio di nuovo la sfera con una violenza tale che mi viene da urlare, quando questa ritorna rapida contro di me, la colpisco al volo, mandandola a finire lontano stavolta, oltre il muro che cinge il cortile.
Appoggio le mani alle ginocchia, piegandomi appena, mentre il respiro agitato strapazza i miei polmoni, come se avessi appena giocato i novanta minuti più duri della mia esperienza calcistica.
Taro si avvicina ma io non alzo lo sguardo.
Sono troppo incazzato per riuscire a farlo.
“Calmati, Tsubasa...”
Alzo di scatto la testa verso di lui, guardandolo allibito ora.
“Tu mi spieghi come cazzo faccio a calmarmi?”
Il mio migliore amico non si scompone e posa una mano sulla mia spalla.
“Invece devi farlo! Sei fuori di te! Capisci perché non ti abbiamo detto nulla? Perché Sanae era così maledettamente disperata all’idea che lo venissi a sapere?”
“Quel pezzo di merda...” mi mordo le labbra spostando lo sguardo di lato, tutto corre nella mia testa e gira, come travolto da un tornado.
Mi chiudo nel mutismo mentre Taro cerca, in tutti i modi e con il massimo impegno, di sminuire la cosa.
Di spiegarmi che è successa e basta, che non ci si può far nulla.
Di convincermi a non rimuginarci e di concentrarmi sull’amore che mi lega a Sanae, che è la cosa più importante e che nulla può scalfire.
Tutti bellissimi discorsi certo, che filano e hanno senso.
Ma un altro ha baciato Sanae!
E mi sembra impossibile.
E quando mi focalizzo sulla cosa...
Inspiro, trattenendo poi l’aria nei polmoni e posando le dita alle tempie.
Non immaginarlo! Non farlo!
E vorrei correre da lei e stringerla forte, poi guardarla negli occhi per vedere se è sempre la stessa, se è sempre la mia Sanae.
Ma che cazzo sto pensando?!
“Quindi ora che provano insieme, cantano insieme... Che combina quell’emerito stronzo? E come cavolo fa lei a...?” mi trattengo.
“Questo è un altro motivo per cui non ti ho detto nulla. Sanae ha interrotto ogni tipo di rapporto con lui, appena successo quello che successo. E’ passato tanto tempo e quando si sono rincontrati per lavoro...” fa una pausa a effetto “... oh la tua ragazza era già pronta sul piede di guerra!”
Questa immagine di Sanae riesce in qualche modo a sollevarmi appena, ma giusto un po’, quel tanto che basta per sentirmi leggermente riscattato.
“Ma a quel punto non c’era più nessuna battaglia da intraprendere, perché Seii era cambiato. Gli è passata, la cotta per lei intendo e non ha fatto più nulla che potesse disturbarla, nulla che potesse compromettere i loro rapporti, ormai solo strettamente professionali.”
Alzo un sopracciglio scetticamente, arcuando un lato della bocca.
Taro sorride inclinando la testa.
“Gli è passata e devi crederci. Anche se so che ti sembra impossibile poter smettere di voler bene a Sanae...”
Arrossisco, nonostante non sia proprio il momento giusto di cadere nel mio classico imbarazzo.
“Seii non ha più nessun interesse per la tua ragazza, è un capitolo chiuso.”
Sto per ribattere ma Taro mi toglie le parole di bocca.
“E anche se ti fa rodere il culo da morire il fatto che sia riuscito a rubarle un bacio, questo non c’entra nulla con voi due!”
“Se fossi stato qui, non si sarebbe azzardato...” mormoro abbassando lo sguardo e sentendo che la rabbia muta gradatamente in tristezza.
E per la prima volta i miei pensieri si concentrano su Sanae.
Su quanta sofferenza possa aver provato anche in quel frangente e sempre per colpa mia.
Sì, colpa mia.
Perché alla fine, ogni cosa spiacevole che le capita, dipende dalla mia assenza.
Perché dovrei essere presente nella sua vita, anche per proteggerla, se necessario.
“Se la sa cavare da sola, credimi!”
Torno a guardare Taro che mi sorride, come se avesse appena letto tra i miei pensieri.
“E picchia anche di brutto! Davvero credevo l’avrebbe steso!”
“Taro...” borbotto, lontano mille miglia dalla voglia di scherzare.
“Ishizaki, per la precisione, le ha detto chiaramente che manesca era e manesca è rimasta!”
Rimango in silenzio, impassibile.
Il mio migliore amico sospira e mi dà una piccola gomitata sul braccio.
“Sorridi...” bisbiglia vicino al mio orecchio, passando un braccio sulle mie spalle “... anche Sanae ha riso quando Ryo l’ha presa in giro così!”
Ma non ci riesco, davvero.
Stavolta non riesco a riprendere in un batter d’occhio il mio stranoto ottimismo.
Oggi no.
Ho bisogno di somatizzare la cosa, di arrabbiarmi ancora po’ e di restare da solo.
“Senti... Io non vengo più in piscina, trova una scusa per me con gli altri, una qualsiasi.”
Taro mi fissa per un attimo serio poi, capita l’antifona, annuisce, senza cercare più di forzarmi.
“A dirlo a Sanae però ci pensi tu?”
“Sì. Ci penso io a lei.”
“Se ti serve qualcosa, sai dove trovarmi...”
Un mezzo sorriso inclina le mie labbra, come segno di ringraziamento e riconoscenza.
Si volta un’altra volta a guardarmi, prima di attraversare il cortile per raggiungere il cancello di casa mia.
Un ultimo cenno con la mano ed esce, richiudendo dietro di sé l’inferriata, che sbatte con un tonfo secco.
Senza esitare oltre, prendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni e inizio a scrivere il messaggio per avvisare Sanae.
Mentre batto veloce sui tasti, mi stupisco della rapidità con cui il mio cervello ha partorito una scusa credibile, per non essere costretto a vedere nessuno.
Daichi non vuol saperne di dormire e sta facendo un mondo di capricci. Mi sento in colpa a lasciarlo mentre piange, così rimango con lui. Tu divertiti in piscina con gli altri, mi raccomando! Ci sentiamo stasera! Un bacio
Rileggo, invio e sospiro.
Entro in casa ma all’improvviso l’idea di queste quattro mura che mi circondano, diventa altamente claustrofobica.
Devo uscire, sì.
E devo correre, pure.
Il tempo d’infilare le scarpe da running e sono fuori in strada.
Inizio a correre, senza sentire il sole sulla pelle, senza vedere il cielo azzurro.
Corro e basta.
Lontano, per spengere il cervello, per annullare le emozioni.
Corro come mai fatto prima e ringrazio il mio fiato spezzato da una vita, che mi permettere di spingere la corsa oltre i limiti.
Corro verso la periferia, allontanandomi poi dalle case, dal rumore, dalle macchine.
Attraverso le stradine che costeggiano i prati ricoperti di erba verde e incolta.
Mi fermo in prossimità della ferrovia sentendo il cuore nella gola.
Esausto, mi lascio cadere sulle ginocchia e poggio le mani a terra.
Il sudore cade a gocce dalla mia fronte mentre non riesco a riportare il respiro alla normalità.
“L’ha baciata, Tsubasa! Seii ha baciato Sanae...”
E tutta la rabbia riemerge dal mio stomaco conficcandosi come pugnali, nel petto e nella testa.
Disperato, stringo i pugni e alzo la testa contro il cielo.
E l’urlo che esce dalla mia bocca, forte e prolungato, non sembra nemmeno appartenere a me.

















Questo capitolo è un po’ diverso dal solito. Avendo letto molti manga pretendo, di norma, di dividere i capitoli in scene distinte, un po’ come se fosse un piccolo albo da sfogliare, per poter così raccontare più cose e muovermi in più ambienti o nel tempo.
Questa volta però ho dovuto fare un’eccezione perché tutto il capitolo esigeva di rimanere fermo in quest’unica scena, visti l’importanza e il peso emotivo di quello che accade a Tsubasa.
Mi scuso per aver usato, nei pensieri e dialoghi dei personaggi, delle espressioni più colorite del solito, ma quando penso a un ragazzo di diciannove anni che “perde le staffe”, non riesco a credere che possa esprimersi come un’educanda.
La parte finale di FA, partendo proprio da questo capitolo, mi permetterà di aggiungere tanti tasselli mancanti a B. che erano lì, nella trama generale, ma che per forza di cose non ho potuto mostrare.
Ringrazio, doverosamente come sempre, chi dedica un po’ del suo tempo alla lettura delle mie FF e le mie amiche “di CT” che sono la mia più grande fonte di motivazione e stimoli.
Un grazie particolare a Sara per le sue correzioni mentre “sbirciava”... perché con me, rileggere non è MAI abbastanza!xD
A presto, OnlyHope^^
 

 
 



   
 
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