Era la terza volta che mi chiamava ma avevo già capito l'antifona; sarebbe andato avanti finché non gli avessi risposto.
“Che
c'è!” gli dissi ringhiando e inclinando la testa
senza voltarmi.
“Ti ricordo che sono già passati due giorni e non
abbiamo ancora preso il film
da guardare”
“Alex, chi ti dice che voglio guardare il film con
te?”
“Dai, Sam guarda che non ti mangio..”
“Ma dai? Caspita pensavo discendessi da qualche
tribù dedita alla pratica del
cannibalismo.Ma mi sbagliavo, comunque adesso ho gli allenamenti, sono
in
ritardo e ti saluto. Ah dimenticavo, no grazie per il film. Ciao
Ciao”.
La breve discussione finì così,
dopodiché corsi verso il campo.
Ci mancava solo di passare quasi
due ore da sola con quell'egocentrico
megalomane e sarei decisamente scoppiata.
No! Avrei affittato il film da sola e
me lo sarei guardato in santa pace in camera mia. Anzi, l'avrei
comprato,
adoravo Patric Swayze
e adoravo Dirty Dancing.
Appena finiti gli allenamenti sarei
andata nel negozio più vicino e l'avrei acquistato.
Tuta e via in campo.
Mamma oca era già li, mi fissava e rideva. Si
avvicinò a
me con il corteo di pennute al seguito
“Ho saputo la novità Baby sfigata” e si
misero a ridere. Avevano un senso
dell'umorismo veramente pensoso.
“Già..” risposii semplicemente.
“Non mi perderei la visione del film in versione tragicomico
per niente al
mondo.. Ci sarà da crepare dalle risate.. RAGAZZE il rettore
poteva dirlo che
voleva trasformare Dirty Dancing nel ritorno della mummia danzante.
Pensate al
povero Alex, deve essergli preso un colpo quando ha saputo che Baby
sarebbe
stata Samantha la mummia sfigata..ah ah ah “ e risero in
coro.
Simpatica come un cactus in un
occhio!
Non le risposi, mi girai e andai a
recuperare i palloni negli spogliatoi.
Quando uscii erano ancora sotto rete a ridere e a fare battute idiote.
Appoggiai i palloni vicino le panche, continuando ad ignorare lo stormo
di oche, che nel
frattempo avevano contagiato i ragazzi seduti vicini al campo.
Battutine e
risate. Risate e battutine. Che odio! La mia pazienza era decisamente
stata
minata.
Arrivò il coach
Jackson, ci fece disporre in due squadre per poter fare una
partita amichevole a tre set, così da valutare chi dovesse
schierare per la
partita di sabato; per mia fortuna giocavo contro la Miller.
Una volta prese le posizioni iniziammo a giocare; il primo set
l'avevamo perso.
Cambio campo e palla ai vincenti. Miller in battuta.
Sentii un gridolino di
urla euforiche alla mia sinistra, mi girai e vidi che Alex, Mark e
Simon si
erano seduti a metà delle gradinate.
Mi girai giusto in tempo per farmi colpire dal pallone
in faccia.
La Miller mi aveva colpito in pieno. Caddi a terra.
Avevo la guancia che sembrava
andasse a fuoco, la testa che pulsava e il cuore
che batteva all'impazzata.
Non mi ero nemmeno resa conto che gli occhiali, dal colpo preso, erano
volati via.
Mi sentii parecchio intontita,
più rincoglionita forse;
qualcuno mi afferrò per le spalle e mi fece sedere.
Ero forse svenuta? Vedevo
sfocato, mi strofinai gli occhi e vidi tutta la squadra intorno a me,
scossi la
testa e strinsi gli occhi. Li riaprii.
La scena era la stessa, eccetto per il
fatto che si erano avvicinati, sentivo parlare, delle voci indistinte,
ma
niente di più.
Chiusi ancora gli occhi, inspirai ed espirai lentamente più
volte. Il cuore
aveva rallentato la sua corsa e la testa aveva smesso di pulsare;
riaprii gli
occhi con calma e vidi Jackson davanti al mio viso
“Samantha, tutto bene? Come ti senti?”
“Ehm..che botta..si ..si.. tutto ok.. ci sono, sto
bene..” gli sorrisi.
Mi alzai e la Miller mi venne incontro.
“Tu, mummia.. spero di non averti colpito talmente forte da
rovinarti il
faccino da sfigata che ti ritrovi” disse con il suo bel
ghigno malefico.
“Sto bene Miller, ti ci vuole ben altro per stendermi.
Riprendiamo” dissi
socchiudendo gli occhi e con tono notevolmente irritato.
Si girò su se stessa ma vidi che anziché tornare
verso la sua metà campo, fece
qualche passo alla mia destra e
CRACK
“ Ops, i tuoi occhiali..non li avevo proprio visti”
disse con un ghigno da
schiaffi sulle labbra, piegandosi a raccogliere quello che, una volta,
era il
mio paio di occhiali, per poi continuare “Volevo andare a
salutare Mark, niente
di personale”
Niente di personale? Ma questa
era proprio una grandissima stronza! Giuro che,
prima o poi, me l'avrebbe pagata.
La mia rabbia, diventata ormai incontenibile e sull'orlo dello
straripamento,
stava per esplodergli addosso ma, prima che potessi fare qualcosa,
sentii la
voce di Mark vicina e con la coda dell'occhio lo vidi a bordo campo.
“Amber, l'hai fatto apposta. Sei proprio una grandissima
stronza! Scusa
Samantha, mi scuso io perché se aspetti che lo faccia lei,
fai prima a morire
schiacciata da una gru”
Era a qualche passo da me, Amber lo fissava con gli occhi fuori dalle
orbite e
lui guardava me, si aspettava una mia risposta e gli dissi la prima
cosa che
mi venne in mente
“Mmm ... grazie Mark ma non ti devi scusare per una cosa di
cui non hai colpa;
almeno, non con me” risposi con tono tranquillo e ma
soprattutto gentile.
Distolsi lo sguardo da lui e vidi che tutti ci fissavano a turno,
così per
evitare altre discussioni, corsi alla fontanella, mi lavai la faccia e,
con la
guancia ancora bollente, ritornai nella mia posizione.
“Coach, pensa che
possiamo riprendere la partita? Sa mi ero appena
riscaldata..e vorrei qualificarmi per la partita di sabato..”
dissi con tono
affabile ma con una lieve sfumatura di vendetta abbastanza evidente.
“Miller levati da lì” era ancora
immobile, nello stesso punto di prima, a
fissare il suo ragazzo negli occhi "E vai alla battuta entro 5 secondi,
o sabato resti in panchina!” eclamò
Jackson.
Ero decisamente arrabbiata per la figuraccia da idiota che avevo appena
fatto,
arrabbiata
per i miei finti occhiali, arrabbiata
perchè un'altra persona si era
scusata al posto di quella stronza .- E va bene, iniziamo a tirare
fuori un po'
della vera Sammy-
Lanciai un ghigno di sfida, quasi malefico, quasi, perchè il
ghigno
malefico, quello da vera bastarda, lo riservavo per persone carogne e
fetenti,
insomma per quelli degni di nota e la Miller ancora non ne faceva
parte.
“Miller, ti sbrighi?
Non abbiamo tutto il pomeriggio per aspettare i tuoi
comodi...” le dissi, sempre con il lieve ghigno e
tutti, e dico tutti:
squadra, persone sugli spalti, coach, e persino mio il mio bisnonno, se
fosse
stato ancora in vita, si girarono a guardarmi. Sentii un lieve brusio,
sia dalle
mie compagne di squadra sia dagli spalti. Il set era appena
iniziato.
Una Miller
alquanto sorpresa e allo stesso tempo inviperita batté la
palla, che guarda
caso aveva ancora me come bersaglio.
Mi spostai lateralmente con un passo
veloce, la presi e la passai all'alzatrice urlandole
“QUI” e mi alzò la palla,
saltai e schiacciai.
“Cambio
palla” dissi con nonchalance.
Non volò una mosca, erano tutti muti, allibiti, immobili. Ah
che sensazione!
Il coach fischiò e mi fissò, mi fece l'occhiolino
e mi lanciò un altro pallone.
“Hey, sveglia, ragazze siamo alla battuta, pronte?”
Mi risposero “S..S..Si” in
coro, guardai Amber negli occhi e le feci un ghigno fiero e
compiaciuto, la
indicai con un dito “Hey Miller, preparati perchè
questa che arriva è tutta per
te..”
Avevo deciso, almeno in campo
avrei dato il meglio di me, il tempo di mostrarsi
imbranata e un po' incapace era finito, almeno in parte.
Los Angeles era la terra
del beach volley e io ci giocavo quasi tutti i giorni.
Lei, l'oca siliconata, mi aveva voluto sfidare?
Adesso il campo sarebbe stato un terra di trincea e
la Miller poteva solo accettare quanto le avrei dato; avrei fatto di
tutto per
farmi vedere migliore di lei, volevo vedere il suo
faccino arrabbiato,
paonazzo e incredulo per la sconfitta.
Per me era una mezza sfida personale quella partita.
Andavo contro i principi sulla mia invisibilità, sulla mia
nuova vita, sulla
mia ricerca del buonismo e dell'essere migliore rispetto al passato;
una
stronza come lei, poteva calpestarmi? Poteva calpestare una delle mie
passioni?
I miei occhiali? La mia trasformazione, così? Solo per
stupidità e complessi di
superiorità? No non poteva, almeno su questo campo, no.
Decisione.
Lanciai alta la palla, saltai e la colpii con tutta la forza che avevo
in
corpo. La direzione era perfetta.
Si schiantò sul suo bager e, così facendo, il
pallone decollò in aria, finendo
per metri dietro di lei.
Out gridai
nella mia mente, compiacendomi.
“Punto” dissi con indifferenza.
Amber mi fissò con occhi infuocati, rossi e ardenti dalla
rabbia, mentre apriva
e chiudeva i pugni delle mani doloranti.
Il coach fischiò il punto e mi guardò, prima in
modo incredulo e poi fece un
sorriso così luminoso da spaccare il cemento delle
gradinate, sembrava avesse
gli occhi lucidi. Mi sentii pienamente soddisfatta e orgogliosa di me
stessa.
“WILLIS VUOI LA GUERRA?” urlò l'oca .
“Miller ti senti minacciata oppure ti arrabbi per
così poco? Era solo un tiro,
una battuta innocua, ma se quello che vuoi è una sfida, stai
pur certa che su
questo campo, non sarò io a tirarmi indietro.”
risposi pacata e con tono freddo.
“Bene
ragazze” intervenì il coach Jackson “
facciamo così, chi vince, nella
partita di sabato sarà il capitano della squadra. Prendere o
lasciare”
“Accetto” risposi appena finì la frase e
lo stesso fece la Miller.
Sugli spalti, che erano rimasti silenziosi fino quel momento, si
udirono degli
incitamenti e degli applausi.
Guardai oltre la testa di Jackson e lo vidi.
Alex mi stava guardando, aveva uno sguardo curioso ma freddo e
silenzioso,
guardai i suoi occhi per qualche secondo, li spostai su Mark e Simon,
seduti al
suo fianco, e tornai su Jackson che aveva ripreso a parlare:
“Tre contro tre, a voi la scelta delle due compagne di
squadra”.
Chiesi alle ragazze nella mia
squadra se qualcuna di loro volesse, per sua
scelta, giocare con me.
Con mio stupore, tutta la squadra che giocava in quel momento con me si
fece
avanti.
Quasi non potevo crederci. Alla fine decisero tra di loro, valutandosi
a
vicenda.
La Miller continuava a sbraitare insieme alle sue compagne e ogni
momento era
buono per lanciarmi uno sguardo arrogante e pieno di odio.
Ma sinceramente, non mi importava.
Volevo la vittoria e volevo la Miller basita. Si, la volevo paonazza e
senza
mezze parole, nemmeno quarti né tanto meno sillabe, in
quella bocca emetti-sentenze
gratuite, anzi le avrei concesso solamente una vocale, una semplice ma
fantastica “O”!
Il coach fischiò
l'inizio della sfida. Eravamo pronte ed io ero trepidante.
Una monetina per la palla e il campo, noi ottenemmo il campo.
Balzi, salti, corse, grida, tensione, imprecazioni e capriole, questo
era
quello che succedette in quel campo. Poi senza quasi rendercene conto,
gioia,
felicità, contentezza, allegria e tanta soddisfazione.
Vincemmo noi per due set
a uno, conclusosi 15 a 7.
Mi sentii appagata per tutte le cattiverie, che le mie orecchie avevano
sentito, gli insulti, le battutacce e i ghigni pieni di scherno che mi
ero
lasciata lanciare addosso. Solo una piccola rivincita personale, niente
di più.
Io rimanevo, come mi ero imposta di essere: silenziosa, nascosta nella
massa,
invisibile e muta.
Ma la soddisfazione esultava dentro di me, avrei voluto urlarle in
faccia la
mia felicità e la mia gioia per essermi, in parte,
riscattata
– E adesso mamma oca, che pensi? Che dici? Come ci si sente
ad essere sconfitte
da una Baby mummia, da una sfigata? Eh? - pensieri e domande che non
esternai.
Jackson ci fissò
soddisfatto, quasi esultante e con un sorriso da orecchio ad
orecchio; le persone sugli gli spalti, dopo un pugno di secondi di
silenzio,
applaudirono e sul viso comparirono sorrisi, nonostante gli sguardi
stupiti.
Mark, in un primo momento, sembrò boccheggiare, poi sorrise
gentile, alzando il pollice in segno di approvazione; Simon sorrise e
applaudì mentre Alex continuò
a guardare verso di noi, con il suo sguardo indifferente e
imperscrutabile. Si
alzò, salutò Mark, scese le gradinate con Simon e
se ne andò.
La Miller gridò qualcosa, che sinceramente non capii, presa
dall'osservare
tutto quello che mi stava circondando, finché il coach si
avvicinò a me e
disse: “Willis, sabato sarai tu a fare da capitano alla
squadra. “ poi, guardando
le altre giocatrici “Complimenti a tutte, questo vuol dire
giocare! Continuate
così e vinceremo tutte le prossime partite. Questo
è lo spirito, questa è la
grinta giusta con cui giocare. Willis, ci pensi tu a sistemare i
palloni e la
rete?”
“Certo coach, non si preoccupi e... Grazie”. Mi
fece un sorriso e si voltò per
andarsene.
Mamma oca, dopo l'ennesimo
sguardo carico d'ira e di odio, si avviò con il suo
stormo ruspante verso gli spogliatoi.
Dissi alle mie compagne di squadra di andare pure a cambiarsi e che
avrei
sistemato io il tutto; dopo complimenti, strette di mano e
congratulazioni, si
avviarono anche loro. Iniziai a raccogliere i palloni in giro ai bordi
del
campo, finché sentii un
“Tieni Samantha”, mi girai e vidi Mark con un
pallone tra le mani.
Mi avvicinai
a lui, presi la palla e lo ringraziai.
“Non c'è bisogno di ringraziarmi”
sorrise e di rimando gli sorrisi a mia
volta, poi aggiunse “Forse è meglio se ti sbrighi,
anzi se vuoi ti do una mano,
tanto Amber ci metterà una vita a cambiarsi.. E poi, tra
poco, mi sa che viene
giù tanta di quell'acqua da sommergere tutto il
Campus!”
Guardai il cielo, effettivamente non prometteva niente di buono, avrei
dovuto
darmi una smossa.
Meglio non sfidare troppo la sorte per quel giorno.
”Grazie Mark, sei veramente gentile, ma non posso accettare.
Amber potrebbe
incollarmi al banco questa volta! E non saprei come liberarmene.. Non
vorrei
peggiorare la situazione, anche se dopo oggi, mi sa che dovrei
aspettarmi di
tutto” Risi e lui fece lo stesso.
“Mi spiace per quello che ti ha fatto Amber, io non condivido
questi modi di
fare..”
Lessi, in questa sua affermazione, una nota di risentimento e di
fastidio, ma non volevo addentrarmi troppo nella discussione. Ero
troppo stanca
ed ero dell'idea che il territorio nemico andasse esplorato con
attenzione, ma non
in questo momento; la parte ragionevole del mio cervello era
momentaneamente
surclassata dalle emozioni e dall'adrenalina.
“..Da bambini dell'asilo, ma lei è fatta
così..E.. ”
“Hey Mark, va bene così. Basta che non ti scusi
ancora tu, non importa, lascia
stare e non mi devi spiegazioni. Ognuno è fatto a modo suo.
Non m'importa.
Grazie ancora per la palla. Ci vediamo in giro. Ciao”
Sorridendo lo salutai e
mi misi a raccattare gli ultimi due palloni, mentre le ragazze uscirono
dallo
spogliatoio avviandosi verso l'uscita.
Ero stremata ma contenta; decisi di prendere il mio borsone nello
spogliatoio,
portando all'interno i palloni, così da lasciarlo sulla
panchina dove siede
abitualmente il coach, poi, una volta abbassata la rete l'avrei preso e
mi
sarei diretta nel mio alloggio direttamente, evitando di ripassare per
gli
spogliatoi.
Una volta uscita capii che la fortuna non era dalla mia parte.
Diluviava a
dirotto.
Mi sarei completamente inzuppata come un biscotto nella tazza di latte
bollente.
Pazienza, inutile correre e fare di fretta a questo punto.
Mi avvicinai al
primo palo e iniziai a girare la manopola per abbassare la rete; dato
che
solitamente queste cose si fanno in due, facevo spola da un palo
all'altro per
roteare le manopole. Stancante, decisamente.
Sempre più stanca, fiacca,debole e ormai fradicia, l'unica
cosa che mi permise
di portare a termine il compito assegnatomi era l'adrenalina che avevo
ancora
in corpo, ma anch'essa andava via via scemando.
Finito con la rete, finalmente, m'incamminai verso il mio borsone,
agognando
ardentemente una doccia calda e un letto.
In quell'istante ebbi un flash..
Il dvd di Dirty Dancing?
- No, non ce
l'avrei mai fatta- . Anche se la nonna mi ripeteva sempre: mai fare domani
quello che puoi fare oggi
- No no, nonna mi spiace ma proprio mi è fisicamente
impossibile. Domani, si domani è già
più plausibile.-
Sempre più vicina alla meta nonché il mio borsone, mi sentii mancare.
L'ultima cosa che vidi furono le
gocce d'acqua che si infrangevano al suolo.
Angolino autrice: Arriverà qualcuno a dare
una mano a Sammy? Oppure si arrangerà da sola? E la propria
vittoria sullo stormo di oche avrà conseguenze? E Alex? Come
si evolverà il tutto? Dal prossimo capitolo la situazione
inizia a farsi un po' più piccante..
Finalmente Sammy ha tirato fuori una parte di se, stanca dei soprusi
della Miller, nascosta agli occhi di tutti. Aveva proprio bisogno di
una piccola rivincita personale e ha colto la palla al balzo, come si
suol dire. Ha tirato fuori grinta, combattività e un velo di
arroganza.
Possiamo biasimarla? Io non direi proprio ;)
Scusate se il capitolo precedente é molto breve ma ho
preferito inserire un capitolo corto, che farvi attendere troppo.
15/06/2011: Ho unito il capitolo 7 con il capitolo 8, mi sembrava
più carino lasciare che la scena fosse unita ;) E ho
spostato le recensioni del vecchio capitolo 8, qui.
Note sul personaggio di Samantha:
Sammy è unica,
è una pazza scatenata che non si pone limiti, ama tutto
ciò che produce adrenalina, tutto ciò che la
rende “diversa”.
E' intelligente, brillante, bellissima, dolce, passionale,
intraprendente, maliziosa ma è anche orgogliosa, gelosa,
vendicativa, misteriosa ma soprattutto è incontrollabile. E
molto altro ancora e ancora.
Sam è un po' come “la
storia infinita” o “Never
ending story” piena di infinite
pagine da sfogliare..
Non è conforme agli stereotipi standard delle ragazze, non rientra in nessuna delle categorie:
-
“Belle, oche, fighe di legno e siliconate”
-
“Brutti anatroccoli che si trasformano in cigni tramite miracoli divini, magici o grazie alle amiche del cuore estetiste-per-passone!”
-
“ Brutte, sfigate e secchione ma simpatiche”
E' semplicemente una ragazza che si
è sempre goduta la vita, grazie alle possibilità
che gli sono state donate, a quelle che le sono state date, a quelle
occasioni che non si è fatta scappare e prendendo gli
avvenimenti a testa alta senza indietreggiare.
Ha il suo bel caratterino forte ma vi posso assicurare che è
tanto forte ma allo stesso tempo fragile. Ahhh l'amore
e pensare che senza tristezza, apatia, malinconia e cuore spezzato non
sarebbe mai partita, non si sarebbe mai arresa, ma come dicevo
all'inizio, a volte,capitano cose che cambiano direttamente una persona
e prima o poi, le persone rispondono...
E' uno Yin che non può esistere
senza il suo Yang. Ed è questo che la
rende, per me, eccezionale.
In più l'ho dotata di qualche mia passione personale,le moto e i motori, la musica e le arti marziali e altro, giusto per dargli quel pizzico di brio in più (argomenti che conosco e che posso affrontare senza fare figuracce).
Questa è in parte Samantha. Ma la conoscerete capitolo per capitolo, se avrete la pazienza di seguirla, nella sua più grande avventura.
Ho
riscosso un po' del vostro interesse? :)
Vedo che in molti/e avete letto i
vari capitoli.. che dite vi piace? Lo ritenete degno di lettura? Oppure
no?
Mi piacerebbe conoscere i vostri pareri, se vi va.
Alla prossima !
Ringraziamenti:
Day_Dreamer: Grazie mille, di cuore. Sono veramente felice che ti piaccia Samantha perchè la devi sopportare fino alla fine, è il personaggio principale.. muhahaha, scherzo naturalmente ;) Mi sto veramente impegnando con Samantha, cercando pian piano di far risaltare tutte le sue sfaccettature caratteriali e dotandola di temperamento e spirito di sopportazione, caratteristiche che si è dovuta imporre con il suo cambio di vita. Sono veramente e dico sul serio, sinceramente colpita dalla tua recensione, e dal commento sul mio stile di scrittura..grazie, grazie milleMila. Ora posso gongolarmi un po'..E come da tua richiesta.. ecco scritto il nuovo capitolo ;)
Rodney: “recensore idiota”? naaaaa... una recensione serve per esprimere un'opinione, insegnare qualcosa, dare un consiglio,quindi non direi che esistono recensioni idiote, e se devo dirla tutta mi sto gongolando ancora di più! ;) hai scritto la seconda recensione su un lavoro a cui tengo particolarmente facendomi dei complimenti su Sam e dicendomi che ti piace il mio modo di scrivere.. grazie anche a te Simona, di cuore.E anche per te... tadaaaaaaa ecco scritto il nuovo capitolo.
Veloce eh? ;)