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Autore: Julia Weasley    12/11/2010    18 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Non può piovere per sempre

Capitolo 10
Una Giratempo da recuperare
 
In quei giorni, il Ministero della Magia si era riempito di sfavillanti decorazioni natalizie. Ghirlande d’oro e d’argento illuminavano l’Atrium più del solito e la statua dei Magici Fratelli emanava uno scintillio dovuto a qualche incantesimo decorativo. I camini disposti lungo le pareti erano ricoperti di agrifogli e candele rosse.
Mai il Ministero era apparso così riccamente decorato: sembrava quasi che cercasse di dimenticare la realtà esterna, conferendo un’atmosfera magica e sognante a quel luogo di lavoro.
« Le decorazioni di Hogwarts però sono imbattibili. Te le ricordi? » disse Emmeline, dopo essere uscita da uno dei camini della Metropolvere.
« Già » le rispose Rachel, soprappensiero.
Quella mattina erano arrivate insieme al Ministero della Magia. Emmeline non si recava lì tutti i giorni. Di solito le lezioni e le esercitazioni per aspiranti Auror si tenevano in una sede distaccata, in un luogo molto più aperto e meno frequentato, ma il corso di addestramento prevedeva anche che gli studenti svolgessero alcune ore al fianco degli Auror già diplomati, per acquisire una maggiore esperienza pratica.
Le due ragazze si incamminarono insieme alla folla di impiegati del Ministero che sciamavano in direzione degli ascensori.
Emmeline era contenta della pratica che svolgeva con Frank e Alice Paciock, ma ogni volta che metteva piede lì dentro si sentiva nervosa e agitata, e il motivo non era certo la normale ansia da prestazione che tutti gli aspiranti Auror provavano.
Anche quella mattina non poté fare a meno di guardarsi intorno con nervosismo, cercando di riconoscere i presenti senza tuttavia incrociare i loro sguardi. Camminava spedita, come per allontanarsi il più in fretta possibile dall’Atrium, ma tentando di non sembrare troppo desiderosa di fuggire.
Quella volta però fu sfortunata, perché era tanto presa dalla sua ansia da non rispondere al commento che Rachel aveva indirizzato all’albero di Natale che svettava davanti a loro, attirando così la sua attenzione.
« Non ti va di incontrarlo, vero? » le domandò Rachel, intuendo subito quali fossero i suoi pensieri.
Emmeline reagì come ogni volta: si sentì avvampare, ma esteriormente non batté ciglio.
« No, infatti » confermò, mantenendo comunque tutto l’autocontrollo di cui era provvista.
Sapeva che, dato che entrambi frequentavano il Ministero della Magia, non avrebbe potuto evitarlo in eterno, ma voleva sottrarsi il più possibile a situazioni imbarazzanti. Da quando Barty l’aveva lasciata non si erano più rivolti la parola, e lei non ci teneva a ricominciare… anche perché lui era altrettanto deciso a ignorarla, ammise a se stessa, mentre stringeva i pugni tanto da incidersi la pelle con le unghie.
Rachel non disse nulla ed Emmeline le fu grata di questo: non era una ragazza che amava mostrarsi debole.
Cercò di ristabilire il normale battito, invano. Sotto i capelli biondi, la fronte si corrugò. Perché le era così complicato farsene una ragione? Possibile che non riuscisse ancora a dimenticarlo? Era passato tanto tempo, ormai, ma ogni volta che lo vedeva non poteva fare a meno di sentire che, almeno per lei, non era mai cambiato nulla.
Tanto per fare qualcosa, si soffermò ad osservare la fontana nei minimi dettagli, nella speranza di riacquistare lucidità, ma non le fu di grande aiuto. Complici le decorazioni che le ricordavano quella della scuola, la sua mente aveva già preso il volo, e lei non poté fare a meno di rievocare momenti più felici, negli anni trascorsi a Hogwarts, quando la guerra non era ancora scoppiata così violentemente e nessuna delle persone che conosceva era ancora morta…
Basta, non posso continuare a crogiolarmi così, pensò, irritata con se stessa. Devo andare avanti.
O meglio, sarebbe voluta andare avanti, ma era convinta che finché non avesse saputo il vero motivo per cui Barty la aveva lasciata, non si sarebbe mai data pace.
All’inizio aveva sospettato che lui si fosse interessato ad un’altra ragazza, ma non aveva avuto riscontri per quella ipotesi. Non sapeva più cosa pensare, e iniziava a porsi delle domande che le stavano facendo perdere fiducia in se stessa.
« Rachel, pensi che io abbia qualcosa che non va? » chiese, automaticamente, prima di potersi trattenere.
L’altra si riscosse dai propri pensieri e la guardò con stupore.
« Che cosa non dovrebbe andare in te? » ribatté.
« Non so… forse sono troppo seria e noiosa » buttò lì, scoraggiata.
« Tu non sei affatto noiosa. Sei soltanto molto più matura della tua età ».
« Ma non sono l’unica a pensarlo. Una volta ho sentito Sirius che lo diceva ai suoi amici. Ha detto che sono talmente perfettina da risultare noiosa ».
Rachel alzò gli occhi al cielo.
« Tu sei sempre stata superiore a queste cose, lascia stare. Dovresti sapere meglio di me che il secondo nome di Sirius potrebbe essere “tatto di troll”. Ma non lo ha detto con cattiveria, stava solo scherzando… e d’altronde i suoi canoni di persona divertente sono un po’ troppo alti rispetto alla norma ».
Emmeline riuscì a sorridere per un attimo, ma poi tornò immediatamente seria.
« Se mi permetti » aggiunse Rachel mentre raggiungevano gli ascensori, « non hai niente che non vada. Barty soffriva molto il confronto con te. Lo sai che suo padre lo apprezza solo quando si dimostra il migliore, e se qualcuno lo supera una sola volta, lui la prende come una sconfitta personale ».
Emmeline annuì, cupa. Sapeva bene quanto Barty si fosse impegnato a scuola. Aveva ottenuto dodici G.U.F.O., dieci M.A.G.O., era stato sia Prefetto che Caposcuola, tanto da diventare uno dei migliori studenti di sempre. Ma dietro tutto questo nascondeva un bisogno disperato di rendere soddisfatto il padre.
Almeno, questo succedeva all’inizio. Ma nell’ultimo periodo Barty era arrivato a odiare suo padre, convinto che Crouch senior lo apprezzasse solo per i suoi successi, e non in quanto suo figlio.
Emmeline aveva notato che nell’ultimo periodo Barty si era incattivito, ma non riusciva comunque a capire il suo atteggiamento nei propri confronti. Non aveva mai voluto trovarsi in competizione con lui. Nel suo piccolo, aveva fatto di tutto per farlo stare meglio, ma lui non sembrava aver apprezzato i suoi sforzi.
Emmeline si costrinse a smettere di pensarci. La ragazza accanto a sé era la prova vivente che esistevano guai di gran lunga peggiori: Barty almeno era ancora vivo…
Ora che ci faceva caso, Rachel le pareva molto pensierosa. Controllava l’orario con una frequenza quasi maniacale e, quando non doveva parlarle, sembrava stesse guardando un punto indefinito e remoto, che nessun altro poteva vedere. Anzi, non riusciva a nascondere un’espressione tesa e nervosa.
« Qualcosa ti preoccupa? » le domandò, mentre l’ascensore nel quale erano entrate iniziava a salire.
« No, va tutto bene » rispose Rachel in fretta.
Emmeline la osservò ancora. Certe volte non riusciva proprio a seguire tutti i suoi sbalzi d’umore, ma sapeva che fosse normale. Da quando la conosceva, lei e Regulus erano sempre stati inseparabili. La morte di lui era stata un duro colpo da assorbire ed Emmeline temeva che l’amica non si sarebbe mai ripresa completamente.
Detestava vederla soffrire giorno dopo giorno, ma tutto quello che le veniva da dirle erano solo parole vuote, e il fatto che Rachel in quel caso fosse come lei e si tenesse tutto dentro non la aiutava per niente.
Arrivata al Secondo Livello, Emmeline dovette uscire dall’ascensore.
« Ci vediamo all’uscita? » le chiese.
« Stasera resto fino a tardi, ho del lavoro da sbrigare. Non aspettarmi » rispose Rachel, senza tradire la minima emozione.
Emmeline continuò a guardarla mentre le griglie si richiudevano tra di loro, e non poté fare a meno di notare il suo sguardo determinato. Non sapeva cosa avesse intenzione di fare, ma non l’aveva mai vista così. Sperava soltanto che non si cacciasse nei guai.
 

Rachel non aveva mai visto il Ministero della Magia di sera. Il caos e il chiacchiericcio che di solito regnavano sovrani erano stati sostituiti da un vago brusio. I passi degli impiegati rimasti rimbombavano da un Livello all’altro, e i più pesanti facevano quasi tremare le finestre.

Chiusa nel suo ufficio, Rachel diede un’altra occhiata all’ora. La sua agitazione cresceva ogni minuto di più. Cercava di non farsi prendere dal panico ma nemmeno dai sensi di colpa: doveva commettere un furto all’interno del Ministero, e sapeva che non sarebbe stata una passeggiata.
Si rendeva conto che, non trovandosi più a Hogwarts, se fosse stata scoperta non se la sarebbe cavata con una semplice punizione. Non stava infrangendo una regola scolastica, stava per commettere un vero e proprio reato nel cuore del Ministero della Magia. Se qualcuno glielo avesse detto qualche anno prima, non ci avrebbe mai creduto. Ma la forza della disperazione la stava inducendo a comportarsi come non avrebbe mai potuto immaginare.
Sapeva di rischiare tantissimo, e conosceva bene i limiti che Alphard le aveva intimato di non oltrepassare, ma finché fosse rimasta entro quei limiti, era disposta a fare tutto il possibile… anche se iniziava a pensare che rubare non fosse proprio giustissimo.
Aveva atteso nell’ansia e nella tensione per l’intera giornata, al punto che Arnold Peasegood le aveva proposto di bere una pozione rilassante, ma lei aveva continuato a resistere fino alla sera.
Guardò di nuovo l’orario e si accorse con un sussulto che era arrivato il momento di agire.
Senza indugiare oltre, si alzò, nascose il Mantello dell’Invisibilità che aveva preso in prestito da Dorcas nella tasca di quello rosso scuro che indossava e uscì dall’ufficio, chiudendo poi la porta.
I corridoi erano illuminati da lampade e da candele natalizie sospese in aria. Negli uffici che Rachel oltrepassò c’erano più persone di quante si era aspettata: probabilmente era la guerra in corso a costringere quasi tutti a tornare tardi a casa. In effetti, gli Obliviatori in quel periodo erano impegnati quanto gli Auror, per colpa delle azioni dei Mangiamorte ai danni dei Babbani.
Rachel prese l’ascensore e scese fino all’Atrium. C’era un gruppetto d’impiegati che si stavano trattenendo a chiacchierare ma lei tirò dritto fino al mago di guardia, assicurandosi che lui sentisse il suo saluto di congedo.
Arrivata in prossimità dei camini, si guardò discretamente intorno e, quando si fu accertata che nessuno stesse guardando, tirò fuori il Mantello dell’Invisibilità e lo indossò.
Fu fortunata, perché un attimo dopo il mago guardiano lanciò un’occhiata nella sua direzione e, non vedendo nessuno, tornò a leggere la Gazzetta del Profeta.
Rachel trasse un respiro di sollievo. Quella parte del piano aveva funzionato.
Nascosta sotto il mantello, non dovette aspettare molto. Infatti, pochi minuti più tardi, da uno dei camini si levò una fiamma verde, e ad uscirne fu Alphard.
Il mago non esitò neanche un secondo e si diresse verso il mago di guardia per dichiarare il motivo della sua visita e farsi esaminare la bacchetta.
« Alphard Black » si presentò. « Lavoravo all’Ufficio Misteri. Dovrei accedervi per una ricerca che sto svolgendo ».
« Assolutamente » rispose l’altro, servizievole. Di solito non era un tipo cordiale, ma doveva sapere come comportarsi con le persone importanti. « Non si finisce mai di essere Indicibili, eh? »
« Sono d’accordo » confermò Alphard, accennando un sorriso.
L’uomo gli restituì la bacchetta.
« Tutto a posto. Il nuovo responsabile del Dipartimento dei Misteri è Augustus Rookwood. Chieda a lui ».
« Grazie ».
Alphard si diresse verso gli ascensori ed entrò in uno di essi. Rachel lo seguì, cercando di muoversi a passi felpati, anche se l’ansia le faceva desiderare di mettersi a correre.
Quando le griglie si furono chiuse, lei si schiarì la voce con prudenza.
« Sei qui? » le chiese Alphard, senza poterla vedere.
« Sì, per ora è tutto a posto » rispose lei.
« Sei agitata? »
« Un po’… »
« Non preoccuparti. Rookwood lo conosco. Non dovrebbe crearci problemi ».
L’ascensore si fermò, e la fredda voce femminile che Rachel aveva imparato ad ascoltare ogni giorno li informò:
« Nono Livello. Ufficio Misteri ».
Alphard uscì, seguito a ruota dalla ragazza.
« Mi raccomando, stammi vicina » le sussurrò lui.
Lei annuì ma poi, ricordando che lui non poteva vederla, mugolò in segno di assenso.
Si trovavano in uno strano corridoio molto buio, illuminato solo da qualche torcia appesa alle pareti. Sembrava tutto di marmo nero e, in fondo, c’era una porta dello stesso colore.
I due si incamminarono verso di essa, accanto alla quale c’era un uomo di guardia. Aveva il viso butterato e il suo atteggiamento mostrava un lieve nervosismo. Tuttavia, quando vide Alphard, lo salutò con stupore.
« Signor Black! Che sorpresa… »
« Augustus, cercavo proprio te » disse Alphard. « Sto facendo una ricerca nell’ambito della memoria ma a casa non ho abbastanza informazioni. Mi chiedevo se potessi cercarle qui. So che tecnicamente sono in pensione ma… »
« Oh, bè… » Rookwood parve pensarci per qualche istante, lanciando strane occhiate al corridoio da dove erano venuti. « Ma certo » disse infine. Sembrava quasi ansioso di rimanere troppo tempo in sua compagnia. « Non c’è problema. Ehm… però dovrebbe prima consegnarmi la bacchetta e dovrei perquisirla prima e dopo il suo ingresso. Sa, misure di sicurezza… » aggiunse, imbarazzato.
« Certo » rispose Alphard con naturalezza, consegnandogli la propria bacchetta magica.
Rookwood estrasse dal mantello un Sensore Segreto e lo fece scorrere davanti e dietro Alphard. Assicuratosi che fosse tutto in regola, lo invitò ad entrare.
Alphard lo salutò ed aprì la porta dell’Ufficio Misteri.
Rachel lo seguì all’interno, poi la porta si chiuse alle loro spalle. Era così nervosa che si accorse a stento della stanza circolare in cui si trovavano e delle dodici porte intorno a loro.
« È sempre stato così… strano? » domandò lei, curiosa, liberandosi del Mantello dell'Invisibilità e riponendolo nella tasca.
« In realtà no. Ma adesso non è il momento di pensarci » disse lui in tono pratico. « Dobbiamo arrivare alla Stanza del Tempo ».
Presa dall’impazienza, Rachel mise un piede avanti, ma un attimo dopo ebbe l’impressione di perdere l’equilibrio e che la testa le stesse girando. Invece era il pavimento a ruotare, e continuò così per alcuni istanti, finché non si fermò di nuovo.
Rachel era sconvolta e Alphard le rivolse un sorriso.
« La prima volta è stato strano anche per me. Sono altre misure di sicurezza. Tu sei la prima non Indicibile in assoluto ad entrare qui dentro ».
« Ma ora non sappiamo più qual è l’uscita » osservò lei, agitata.
« Non importa, la ritroveremo ».
Lei non era molto convinta, ma si fidò.
« E quale porta dobbiamo aprire? »
« Nella maggior parte dei casi, una vale l’altra » rispose lui, per niente preoccupato. Avanzò fino alla porta di fronte a loro e provò ad aprirla, ma era chiusa a chiave. « No, non è questa » disse. A partire dalla porta chiusa, ne contò tre verso sinistra e riprovò con un’altra.
Quella si aprì, cigolando debolmente.
« Questa può andare. È la strada più lunga ma almeno sapremo dove ci troviamo. Stammi dietro e non allontanarti » le disse.
Rachel lo seguì, silenziosa, ed entrò con lui nella stanza. Non aveva idea di come fosse l’Ufficio Misteri, ma aveva sempre immaginato che gli Indicibili vi tenessero dentro oggetti misteriosi, magari anche stregati.
Quella invece era una sala piuttosto semplice. La porta dalla quale erano entrati si trovava in alto, e sotto i loro piedi il terreno scendeva in quattro o cinque gradinate fino ad una piattaforma sul fondo, in mezzo alla quale si ergeva uno strano arco piuttosto malridotto, da cui scendeva un velo nero, che si muoveva come mosso dal vento, anche se non c’erano finestre.
« Vieni » la scosse Alphard, incamminandosi senza scendere i gradini, diretto verso una porta dall’altra parte della sala.
Rachel lo seguì, ma non poté fare a meno di fissare quella strana costruzione al centro. Di cosa si trattava?
Non si era neanche accorta di aver deviato e di essere scesa per due gradini verso l’arcata. Si sentiva misteriosamente affascinata da essa, ma al tempo stesso fremeva di paura per qualcosa che non riusciva a comprendere. All’improvviso sussultò, spaventata.
« S-si sentono delle voci! » sussurrò.
« Rachel, allontanati subito » intervenne Alphard con un tono serio e preoccupato, trattenendola per la manica.
« Non le hai sentite? » insisté lei, incredula. *
Lui sul momento esitò, incerto su cosa rispondere.
« Vieni via, è pericoloso avvicinarsi troppo ».
Rachel per un po’ valutò la possibilità di non obbedire. Dietro quell’arco, ne era sicura, c’era qualcosa o qualcuno.
Alphard fu costretto a strattonarla per farla tornare indietro. Rachel obbedì a malincuore, ma sapeva che Alphard aveva ragione: non poteva perdere la concentrazione. Dovevano recuperare una Giratempo. Le era parso di sentire sussurrare dietro quel velo, ma vide che dietro di esso non c’era nessuno.
Alphard la condusse attraverso un’altra porta, e si ritrovarono in una seconda stanza rettangolare, occupata da strane vasche piene di una strana sostanza verdognola, sopra la quale galleggiavano degli oggetti simili a meduse. Quando Rachel li ebbe osservati meglio, scoprì con suo grande disgusto che si trattava di cervelli.
« Voi studiate questa roba? » non poté fare a meno di chiedere.
« Certo. La mente umana nasconde misteri che non puoi neanche immaginare. Vedi quei tentacoli? Sono ricordi, pensieri. Ma non avvicinarti, è pericoloso toccarli ».
« Che cos’era quell’arco? » chiese lei. Nonostante la tensione, non poteva negare di essere affascinata da quel luogo così strano e pericoloso.
« Quella di prima era la Camera della Morte. Non posso dirti molto ma ti assicuro che c’è un motivo se ti ho trascinata via da lì. Maghi molto più esperti di te hanno avuto degli incidenti lì dentro, e non sono stati più trovati ».
Lei rabbrividì. Improvvisamente non aveva più tanta voglia di approfondire l’argomento. Si guardò intorno, e scoprì che anche la Stanza dei Cervelli era piena di porte lungo tutte le pareti. Alphard aveva avuto ragione ad accompagnarla: l’Ufficio Misteri era così esteso che da sola si sarebbe sicuramente persa.
Lui la condusse attraverso un corridoio che, sulla sinistra, dava su un enorme baratro buio e vuoto, nel quale si libravano misteriose sfere di vari colori.
« È lo spazio » la informò Alphard, notando lo sguardo incuriosito di lei. « Quelli sono i pianeti ».
« È incredibile… » commentò Rachel, sempre più affascinata.
La stanza successiva era enorme. C’erano file e file di scaffali che sembravano non dover finire mai. Non contenevano libri, ma una grande quantità di piccole sfere di vetro luminose, tutte uguali. Sotto ognuna di esse, erano stati messi dei cartellini con dei nomi.
« E quelle cosa sono? »
« Profezie » rispose Alphard.
« E sono… vere? » chiese Rachel, dubbiosa.
« Scommetto che a scuola non amavi molto Divinazione » commentò lui, mentre costeggiavano tutte le file. « Ma i veri Veggenti esistono. Sono rari, ma esistono ».
Dopo aver percorso l’intera Sala delle Profezie, entrambi attraversarono una delle porte sulla sinistra ed entrarono nella Stanza del Tempo.
Ciò che prima di tutto attirò la loro attenzione furono decine e decine di ticchettii che si sovrapponevano. La stanza era completamente occupata da orologi, pendole e sveglie che scandivano i minuti all’unisono.
Assalita dall’emozione, Rachel non fece neanche caso alla campana di vetro di fronte a lei, in cui un colibrì nasceva da un uovo, per poi trasformarsi di nuovo in esso, in un ciclo continuo e infinito.
Il suo sguardo cadde immediatamente sulla vetrina appesa al muro alla sua destra: conteneva una quantità di clessidre di diverse dimensioni e forme.
Alphard si avvicinò e aprì la vetrina, fermandosi ad osservare le varie Giratempo.
« Ne esistono diversi tipi, vero? » domandò lei, raggiungendolo.
« Sì. Queste tornano indietro nel tempo solo di qualche ora » rispose lui, indicando un gruppo di clessidre più piccole delle altre, « queste possono portare indietro di anni e anni, mentre queste altre addirittura nel futuro » concluse, accennando a due o tre clessidre dai meccanismi più complessi. « Noi dobbiamo prenderne una che possa andare sia avanti che indietro nel tempo, altrimenti dovrai aspettare più di un mese per tornare nel presente, e che abbia come unità di misura i giorni. Quelle di un mese non ci convengono, rischieremmo di essere troppo imprecisi ».
Dopo averle controllate tutte, Alphard ne afferrò una delle dimensioni del pugno di un bambino e la estrasse dalla vetrina, poi si fece prestare la bacchetta di Rachel e creò una copia della Giratempo con l’incantesimo Geminio, per lasciarla al posto dell’originale.
« Se ne accorgerà qualcuno? » domandò Rachel, riprendendo la bacchetta.
« Se dovranno usarla sì, ma succede raramente. Spero di fare in tempo a riportare quella vera prima che qualcuno noti la sua mancanza ».
« Intendi riportarla indietro? »
Lui la guardò.
« Certo. Non possiamo tenerla noi, o avremmo la tentazione di usarla a sproposito in altre occasioni ».
Poi le consegnò la Giratempo, e Rachel la prese tra le mani con trepidazione. Di colpo era stata assalita da un’infinità di emozioni contrastanti: era eccitata, nervosa al solo pensiero di fallire e terrorizzata per il timore di sconvolgere il corso del tempo. Sapeva che lei e Alphard si stavano prendendo una responsabilità enorme.
Era talmente emozionata che a stento guardò dove stesse andando quando Alphard la condusse di nuovo nella stanza circolare.
Prima di uscire, Rachel si infilò di nuovo sotto il mantello dell’invisibilità, stringendo a sé la Giratempo con ansia e agitazione.
Quando Alphard aprì la porta che dava sul corridoio e ne uscì, all’improvviso si fermò di colpo, costringendo anche lei a bloccarsi.
Rachel gli lanciò un’occhiata perplessa e aprì la bocca per chiedere spiegazioni, ma lui stava guardando in direzione di un corridoio sulla destra che fino a quel momento non aveva notato. Era quello che doveva condurre alle aule del Wizengamot, in cui i prigionieri destinati ad Azkaban venivano condannati.
Augustus Rookwood stava parlando con un secondo mago, ma erano entrambi troppo lontani perché le loro parole fossero distinguibili. Non appena si accorsero di non essere più soli tuttavia, tacquero colpo.
Evidentemente Alphard non si aspettava di incontrare l’altro, a giudicare dalla sua espressione stupita.
Rachel osservò l’intruso da sotto il Mantello. Era alto e magro, con i capelli castani e gli occhi di un azzurro intenso, vestito con l’inconfondibile eleganza tipica dei Purosangue, ma il suo sguardo non le piacque per niente: forse era solo una sua impressione, ma quell’uomo le diede l’idea di celare una personalità maligna e forse addirittura sadica.
Lui fu altrettanto sorpreso di vedere Alphard, ma non lo salutò affatto. Al contrario, si rivolse all’altro uomo e lo salutò in modo molto formale.
Poi prese a camminare, e superò Alphard rivolgendogli un’espressione beffarda e sprezzante al tempo stesso. Rachel rabbrividì quando lo spostamento d’aria causato dal passaggio del mago le fece ondeggiare il mantello, ma per fortuna lui non se ne accorse. Entrò nell’ascensore, che si chiuse alle sue spalle, e Rachel continuò a seguirlo con lo sguardo finché non scomparve.
Alphard sembrava preoccupato ma non parlò, riprendendo a camminare come se nulla fosse. Lei immaginò che dovesse trattarsi di un suo parente, considerato il suo comportamento, ma non aveva la più pallida idea di chi fosse. Non sembrava proprio un Black, almeno dai lineamenti.
Rookwood sembrava ancora più agitato, ma Alphard si comportò come se niente fosse. L’Indicibile segnò data e ora del suo ingresso su un registro e gli restituì la bacchetta, con un sorriso stirato e troppo ostentato per sembrare credibile.
« Chi era? » chiese Rachel, quando furono risaliti all’Atrium, notando che Alphard si guardava intorno con precauzione. Aveva forse paura che il mago di prima lo stesse aspettando?
« Quello che abbiamo incontrato? Era Rodolphus Lestrange, il marito di Bellatrix » rispose con una certa preoccupazione. « Non capisco perché stesse parlando con Rookwood. C’è qualcosa che non mi torna in questa storia ».
« Lestrange? Per caso è un… »
« Mangiamorte, sì. Sbrighiamoci a prendere la Metropolvere, d’accordo? »
Fortunatamente, Lestrange non aveva predisposto alcun agguato dentro il Ministero della Magia ma, mentre se ne andavano tramite la Polvere Volante, Rachel non poté fare a meno di ricordare quello che le aveva detto Silente: e se Rookwood fosse stato sotto la Maledizione Imperius impostagli da Lestrange?
« Credo che tu debba nasconderti » disse ad Alphard, preoccupata. Di certo Lestrange non avrebbe permesso all’uomo di fare le proprie deduzioni da quel che aveva visto, e lei sapeva quale fosse il metodo preferito dei Mangiamorte per liberarsi di testimoni scomodi.
« Non preoccuparti » le disse lui, cercando di infonderle sicurezza.
Ma lei aveva lo stesso un brutto presentimento.

* Lo so Rachel che dà del "tu" ad Alphard sembra strano, e in inglese questo problema non si porrebbe, comunque ho pensato alla versione italiana dei Doni della Morte, in cui Harry, Hermione e Ron danno del tu a Remus e lo chiamano per nome. All'inizio ricordo che mi dava un po' fastidio, ma credo sia questione di abitudine, tutto qui...


*Angolo autrice*
Sono felice che la soluzione della Giratempo sia piaciuta a tutti e sia giunta anche inaspettata! Non avrei potuto chiedere di meglio!
Rookwood è quell'essere indefinibile che ha ucciso Fred, sì. Ed è anche la spia di Voldemort dentro il Ministero. Rachel però pensa che sia sotto Imperius, anche perché nel canon è Karkaroff a fare il suo nome.
Vi ha fatto impressione ritrovare il Velo? A me sì, tanta, però dovevano passarci, non potevo mica ignorarlo. Se vi interessa, mentre scrivevo ho fatto riferimento a questa piantina dell'Ufficio Misteri ---> qui. Mi piace molto come è disegnata, e rispecchia più o meno quella mentale che mi ero fatta io!
Rodolphus l'ho voluto inserire, se no il capitolo sarebbe risultato troppo prevedibile e piatto. E all'inizio ho dato un po' di dovuto spazio anche ad Emmeline, poveretta!

Ci sono una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che nel prossimo capitolo rivedrete Regulus! *_____* Quella cattiva è che, dal capitolo 12 (o dal 13, dipende da quanto scriverò in questi giorni), riprenderò ad aggiornare ogni 10 giorni come avevo pensato all'inizio, perché mi si stanno esaurendo i capitoli di scorta e il tempo inizia a mancarmi sempre di più ç__ç
Insomma, non saranno assicurati aggiornamenti regolari, vi avverto, anche perché voglio prendermi tutto il tempo necessario a pensare a cosa succederà adesso, spero che capiate!
Il prossimo capitolo comunque sarà venerdì prossimo come al solito (lo stesso giorno dell'uscita del film al cinema *-*)!

Lyssa: ehm, scusa se ti ho fatto credere che in questo capitolo ci sarebbe stato Regulus! ^^ Lui comparirà nel prossimo! Però stavolta è sicuro!
Circe: ti avevo detto che Rodolphus sarebbe comparso di nuovo, anche se per poco, ed eccolo qua, letale come al solito! L'altroieri ho scritto anche una parte con Rabastan, anche se mi viene fin troppo sadico e crudele! Sono commossa! Avevo paura di rendere Rachel o troppo depressa o troppo reattiva e forte, ma quello che dici mi tranquillizza! E nel prossimo capitolo dovrà affrontare la prova peggiore...
Alohomora: allora, ti è venuto il magone rivedendo il Velo? Te lo avevo detto. Sì, succederà davvero, naturalmente, anche se in effetti anche io me ne sono davvero resa conto solo quando ho scritto il ritorno di Regulus! Non so se avrei il coraggio di sentire il parere della Rowling! Ne sarei terrorizzata! XD Il tuo va benissimo!
meissa_s: eheh, sì, in effetti all'inizio non avevo pensato che il cognome Queen su Rachel sarebbe stato bene ma su suo padre avrebbe provocato un po' di ilarità, quindi ho pensato di sfruttare questa idea! XD Sono schierata in prima linea nella lotta ai cliché sulla Case di Hogwarts, e soprattutto contro la visione Grifondoresca della stessa Rowling! XD
malandrina4ever: ci siamo quasi...! Quindi puoi saltare di gioia quanto vuoi! Io ormai sono agonizzante per l'emozione! Però non sarà così facile salvare Regulus, questo perché io sono sadica e masochista al tempo stesso! Ma poi andrà tutto per il meglio e lui dovrà scappare da noi matte che vorremo saltargli al collo per accoglierlo calorosamente!
Beatrix Bonnie: ahah, povero francese, miseramente storpiato e deturpato da noi due! L'unica cosa che so scrivere è Toujours Pur! XD Comunque sì, devo essere matta, mi sono creata un'infinità di problemi, come al solito! Alla fine però ce l'ho fatta, per fortuna!! Perseus a scuola era un timidone, però quando perdeva la pazienza non era facile sfuggire ai suoi incantesimi! XD
Lellas92: non ho alcun problema con gli ornitorinchi e gli opossum (nell'Era Glaciale sono i miei preferiti! Che cariniii... *___*)... con i cervi sì, soprattutto nella loro versione umana! XD Ma non preoccuparti... come posso deludere il genio che ha scritto "Regulus" tante volte quante sono le lettere della parola "Eroe"? *____* Sarebbe ingratitudine!
chocco: wow, sono felice che l'idea ti sia piaciuta, pensavo che fosse banalissima! Bè, in fondo lo è, però l'importante è avervi stupiti! Regulus lo rivedrai nel prossimo capitolo, promesso!
RF09: per fortuna c'era Alphard, altrimenti Rachel si sarebbe persa nell'Ufficio Misteri, e sarebbe successo un disastro! Tranquilla, avrò pietà di loro! Perseus sarà messo davanti al fatto compiuto, ma non ucciderà nessuno per questo! XD Per lo stile del libretto mi sono ispirata a quello dei saggi che i miei prof dell'università scrivono e mi fanno leggere!
Nymphy Lupin: ottimo, non ci avevi pensato nemmeno tu! Ma... povero Regulus! ç__ç Lui che ne sapeva! Pensava che Kreacher avrebbe potuto distruggere il medaglione, e Harry non era neanche nato! ç__ç Lui ha fatto la cosa più giusta dal suo punto di vista! ç__ç Povero caro! *____*
Lenobia: anche io sto dormendo poco, certe volte rimango a scrivere fino a tardi e puntualmente la mattina dopo me ne pento! -.-" Per i due fratellini di nuovo insieme dovrai aspettare qualche capitolo, anche perché sarà difficile convincerli a incontrarsi -.- Sono contenta che ti sia piaciuta l'idea della Giratempo!
nefertari83: bè, in realtà la Bevanda della Disperazione non uccide, anche se indebolisce e crea delle visioni terribili. Insomma, la Rowling non l'ha detto esplicitamente, ma penso che altrimenti Voldemort non avrebbe messo anche gli Inferi. L'Horcrux comunque va preso, non voglio rendere inutile il momento di gloria di Regulus! ^^
Mirwen: infatti, Rachel non rinuncerebbe mai alla possibilità di provarci. Non sa ancora come andrà a finire, ma deve provarci! E' proprio vero: sia lode alla Rowling che ha inventato le Giratempo! XD
_Mary: anche io ho letto quella fanfiction su Dudley, e infatti mi era piaciuta un sacco! Perseus e Alphard si stanno riavvicinando poco alla volta, devono ancora vincere un po' l'imbarazzo, che teneri! XD Bè, scoprirai come avverrà il salvataggio di Regulus nel prossimo capitolo, la tua curiosità sarù soddisfatta spero!
lyrapotter: non uccidermi... pensavi che in questo capitolo ci sarebbe stato Regulus? Quello sarà il prossimo, lo giuro! Rachel ovviamente correrà il rischio di fare qualche disastro temporale, altrimenti ci sarebbe poca suspance! XD Bè, Alphard a volte è come Sirius, non è molto prudente! Per ora ho un elenco infinito di personaggi di cui parlare, ma per Remus ho già pensato cosa scrivere. Devo solo trovare uno spazio libero per infilarcelo!
_Altair_: wow, grazie! Non so cos'altro dire, sono diventata rossa per tutto quello che hai detto! XD Sono felicissima di avere una nuova lettrice, anzi, non tanto nuova visto che hai detto che mi segui già da tempo! Oh, tranquilla, ti sopporto volentieri, anzi! XD Alla prossima!
PennyBlack: ok, hai detto tutto tu! Non dico se le tue ipotesi sono giuste perché come hai notato quello che dico viene spiato continuamente, ma avrai la risposta col prossimo capitolo senza dubbio! XD Rachel ha deciso da sola di non dire niente ad Alphard: considerata la sua età e la bassissima età media dei Black, non vuole che gli venga un infarto ç__ç Il mantello è di Dorcas (nell'Ordine ne avevano almeno un altro paio, ovviamente di quelli arrangiati) perché se Rachel lo avesse chiesto a James lui avrebbe fatto troppe domande, poi lo avrebbe saputo Sirius, e lei non voleva che questo si illudesse, visto che non è sicura della riuscita del piano. Dorcas invece è molto più discreta!
sweetophelia: per Regulus era impossibile salvarsi da solo ç__ç Era uno solo contro credo un centinaio di Inferi... Proprio così, Alphard è molto importante, soprattutto in questa prima parte della storia. In effetti sì, è l'autore che decide chi salvare o far morire (mi sento onnipotente! XD) però io mi creo sempre una marea di problemi! Nel prossimo capitolo avrai tutte le risposte! ^^
  
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