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Autore: Pikky    14/11/2010    3 recensioni
[NUOVO CAPITOLO ON-LINE]
Daniela è cotta di Marcello. Fin qui tutto normale, no?
C'è solo un 'piccolo' problema, tuttavia, oltre al fatto che lui abbia otto anni in più di lei: Marcello è il suo professore.
Daniela sa benissimo che tra loro non potrà mai esserci niente, eppure, in partenza per la gita a Parigi, continua a sperarci e ad abbandonarsi a sciocche fantasie da diciottenne innamorata.
Contrariamente ad ogni aspettativa, Daniela scopre che anche Marcello prova per lei i suoi stessi sentimenti. Come affronteranno la situazione?
[Dal capitolo 5:
Come continuavo a ripetermi, dovevo archiviare il passaggio di quella stupida rondine che aveva sbagliato stagione, e dedicarmi ad altro.
[...] Ormai non sarebbe stato più come prima: se avessi dato spazio alla mia fantasia, questa avrebbe immaginato un seguito a ciò che era successo il giorno prima, e sapevo benissimo che così non sarebbe stato. Mai.
Avere avuto quell’assaggio aveva cambiato tutto. Prima, infatti, quando mi lasciavo andare a quelle sciocche fantasie da ragazzina innamorata, sapevo che sarebbero rimaste tali, mentre ora, se l’avessi fatto, avrei segretamente sperato che si attuassero, che avrei finalmente avuto la mia primavera.
]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO Otto

 

Non appena varcai la soglia della mia camera, mi fu ancora più chiaro che l’attesa sarebbe stata lunga ed estenuante, e che tornare alla vita di tutti i giorni si sarebbe rivelato un’impresa titanica, per non dire mastodontica.

Lasciai la valigia abbandonata sul pavimento, dopodiché mi buttai a peso morto sul letto, esausta per il viaggio. Un po’ avevo dormito, grazie anche a Valerio che si era offerto di farmi da cuscino con la sua spalla, ma avevo ancora del sonno arretrato da recuperare.

Mi girai su un fianco stando attenta a non urtare in alcun modo il piede infortunato, che i miei, e specialmente mia madre, avevano notato subito. Avevo detto loro di essermi slogata la caviglia inciampando sulle scale dell’hotel, dato che non avevo voglia di essere rimproverata. Le scarpe le avrei nascoste nei meandri del mio armadio, dove sarebbero state al sicuro e dove mia madre non le avrebbe mai trovate. Ormai non guardavo più all’incidente come a qualcosa di brutto, anzi. Avevo tuttavia ragione di credere che mia madre non l’avrebbe pensata allo stesso modo, per cui preferivo stare alla larga da ogni forma di rimprovero da parte sua.

In attesa che i miei mi chiamassero per cena, dato che erano le otto di sera, decisi che era inutile schiacciare un pisolino, per cui dovevo trovare qualcosa da fare. La valigia l’avrei disfatta il giorno dopo, per cui era da escludere. Potevo però iniziare a svuotare la tracolla, e così feci. Nel farlo, tuttavia, incappai nel mio blocco da disegno, e l’istinto masochista che albergava in me lo sfogliò fino a soffermarsi sull’ultimo disegno che avevo fatto, quello intitolato simbolicamente ‘Una rondine non fa Primavera’.

Non potei fare a meno di sorridere, a quel ricordo, che ora mi sembrava lontano anni luce. Era davvero successo solo tre giorni prima? Mi riusciva difficile crederlo. A dirla tutta, perfino la sera prima mi pareva un lontano ricordo. Tutti quei chilometri di distanza tra casa mia e Parigi avevano creato anche una barriera temporale, me ne resi conto solo in quel momento. Quel che era successo nella capitale francese erano lontano chilometri, che presto si sarebbero trasformate in settimane, e poi in mesi, con il trascorrere del tempo.

Sarebbe stato facile dover dimenticare tutto, se la sera prima non avessi avuto le conferme che tanto attendevo e in cui mai avevo sperato fino in fondo. Anche ora, però, avrebbe potuto risultare facile dimenticare tutto: mi sarebbe bastato pensare che le parole di Marcello erano rimaste in una stanza d’albergo a Parigi, e che qui in Italia era tornato ad essere solo e soltanto il mio professore, per lo meno fino alla fine della maturità.

Non volevo che ciò accadesse, tuttavia. Dovevo aggrapparmi a tutto quel che avevo vissuto nel corso della gita per poter andare avanti, altrimenti ne sarei uscita pazza.

 

 

 

Stranamente, sapendo che saremmo andati in gita,  i professori erano stati clementi e non ci avevano dato compiti, per cui lunedì mattina potei uscire di casa in tutta tranquillità e dirigermi verso l’auto, parcheggiata di fronte al condominio in cui abitavo.

Certo, tranquillità era una parola grossa, dato che alla quarta ora avrei avuto storia e quindi avrei visto Marcello. Cercavo però di non pensarci e di impormi di tornare a vederlo come il mio professore, sebbene il mio avrebbe dovuto essere un inizio, più che un ritorno. Ad essere onesta, non avevo mai visto Marcello in quell’ottica, per cui mi sarebbe risultato difficile farlo.

Scossi la testa ed infilai le chiavi della macchina nel quadro d’accensione. Accesi il motore, misi in folle ed azionai il riscaldamento, dato che di mattina faceva ancora piuttosto freddo e i vetri erano appannati dall’interno.

Per lo meno, da quando a Dicembre avevo preso la patente, non ero più stata costretta ad aspettare il pullman esposta ad ogni possibile intemperie, per cui ero ben felice di attendere che il riscaldamento dell’auto entrasse in circolo e rendesse l’abitacolo accogliente. Mia madre possedeva un ambulatorio veterinario proprio sottocasa, dunque non aveva bisogno della macchina per andare a lavorare ed era stata lieta di cedermela per andare a scuola, sebbene all’inizio fosse stata un po’ titubante. Mio padre però l’aveva rassicurata dicendole che dovevo fare pratica, ora che avevo in mano la tanto agognata tesserina rosa, e che i quindici minuti di tragitto che mi separavano dal liceo erano l’ideale. Farmi lasciare la macchina di sera per me restava ancora un’utopia, ad ogni modo, ma al momento mi accontentavo di poterla usare di giorno.

Quando il volante non mi parve troppo freddo al tatto e i vetri furono di nuovo limpidi, ingranai la prima, tolsi il freno a mano e partii, inserendomi nel traffico mattutino. In macchina ero pacata e non perdevo la pazienza ad ogni minima cavolata, al contrario di Alessia che sbraitava dietro a chiunque le tagliasse la strada o non le desse la precedenza in rotonda. Stare in colonna non mi pesava più tanto, e d’altronde al mattino presto era perfettamente normale, con tutta la gente che si recava al lavoro o portava i figli a scuola.

Nel giro di cinque minuti varcai i confini del paese successivo al mio, dove al semaforo mi aspettava un altro po’ di fila. Mi fu facile, dunque, accorgermi di un ragazzo che, quindici metri più avanti, aspettava il bus, con le mani in tasca. Sorrisi nel riconoscere Valerio e diedi un colpo di clacson, sperando che lui si accorgesse della mia presenza e che il conducente avanti a me non mi insultasse. Valerio alzò lo sguardo, spaesato, e a quel punto agitai la mano e gli feci cenno di salire in macchina, ordine che lui eseguì volentieri.

- Grazie. – mi fu grato, non appena ebbe richiuso la portiera dietro di sé. – Stavo congelando.

- Immaginavo. – dissi, con un sorriso. Il semaforo divenne verde e le macchine pian piano ripartirono, finché non arrivò anche il mio turno. - È Marzo, ma la mattina fa ancora freddo.

- Alt. È inizio Marzo. – mi apostrofò Valerio. – Oggi è solo il dieci, se noti. Tra undici giorni scoppierà la primavera e vedrai che cambiamento di clima avremo…

Solo sentendo nominare quella stagione, mi rabbuiai. Già, mancavano solo undici giorni alla primavera ufficiale, ma ben quattro mesi alla mia. Non potevo certo parlarne con Valerio, tuttavia. Non avrebbe capito, e avevo paura di ferirlo.

Una semplice conversazione sul tempo atmosferico, come quella che stavo intrattenendo con lui, non doveva avere il potere di mutare l’umore di una persona, per cui mi ripresi subito e ribattei semplicemente: - Lo spero.

Due sole parole, tuttavia cariche di significato. Quella ventura di lì a pochi giorni non era l’unica primavera in cui speravo, del resto.

Nel corso del tragitto che ci separava da scuola, io e Valerio proseguimmo normalmente la conversazione, che però si era spostata su lidi per me più tranquilli, senza riferimenti a Bassi e a ciò che era successo in gita. Mi aveva addirittura preso in giro, quando aveva realizzato che quella era la prima volta che saliva in macchina con me e si era reso conto del pericolo che stava correndo. Fingendomi offesa gli avevo detto di stare tranquillo e che non ero così male, al volante, dopodiché eravamo scoppiati a ridere senza un apparente motivo. Ero contenta che tra noi si fosse di nuovo instaurato quel rapporto.

Trovai posteggio nel piazzale, evento più unico che raro di cui fui grata, perché altrimenti avrei dovuto vagare come un’anima in pena per le vie vicine alla scuola alla ricerca di un qualsiasi posto dove mettere la macchina.

- Grazie ancora per il passaggio. – mi ringraziò Valerio, non appena scendemmo dall’auto e ci incamminammo insieme verso l’entrata.

- Figurati, non è stato un problema. – dissi io. Feci per aggiungere qualcosa, ma mi bloccai e richiusi la bocca, abbassando lo sguardo. Bassi ci aveva appena superati con passo spedito, e sicuramente doveva averci visto arrivare insieme.

Cosa avrebbe pensato? Già in gita per colpa di Arianna non doveva essersi fatto una bella idea di quel che c’era o comunque c’era stato tra me e Valerio. Vedermi arrivare a scuola con lui di certo aggiungeva strane idee a ciò, anche se non aveva motivo di pensare male. In quei quattro mesi non avrei certo ingannato l’attesa rimettendomi con Valerio, anzi, l’idea non mi era passata nemmeno per l’anticamera del cervello. Non ero quel genere di persona, e così facendo avrei rischiato di compromettere tutto con Marcello, che era l’ultima cosa che volevo.

 

 

 

Non appena sentimmo suonare la campanella che suonava la fine dell’intervallo, Greta, Alessia ed io ci dirigemmo in classe, anche se non ne avevo la minima voglia. Quella sarebbe stata la prima lezione in cui avrei rivisto Bassi dopo la gita, e i timori del giorno prima e di quella mattina non erano spariti, anzi. Erano più che mai amplificati, dato che si avvicinava il momento.

- Sta’ tranquilla. – cercò di rincuorarmi Greta a bassa voce, una volta sedute ai nostri banchi, intuendo i miei pensieri. - È una lezione come un’altra.

- Tieni la testa bassa sul banco e vedrai che andrà tutto bene. – s’inserì Alessia. – Mai avrei pensato di dire una cosa simile, ma concentrati sulla lezione e prendi appunti.

Ridacchiai senza troppa convinzione, quindi estrassi il quaderno e il libro di storia dalla cartella e li posai sul banco. In quel momento, inoltre, fui grata di essere in terza fila, che era anche la penultima. Davo poco nell’occhio, in quel modo, perché immaginavo che nemmeno per Marcello fosse facile rientrare in classe e riassumere il proprio ruolo, esattamente come non lo era per me. Se fossi in stata in prima fila sarebbe stato peggio, perché ogni qualvolta avessi alzato lo sguardo avrei probabilmente incrociato il suo, sarei stata malissimo e  presumibilmente avrei fatto deconcentrare anche lui dalla spiegazione.

Passò qualche istante prima che Marcello entrasse in classe salutandoci con un ‘Buongiorno’, e non appena lo fece tutti si zittirono mentre io cercavo di ricacciare nei meandri della mia mente i ricordi di Parigi, che alla vista di lui erano riaffiorati in superficie con una facilità imbarazzante.

Non avevo tuttavia fatto i conti con la gelosia, la quale si rivelò più feroce che mai. Ora avevo tutto il diritto di provarla, dopo quel che c’era stato, e, nonostante sapessi benissimo che era inutile darsi pena per certe cose perché ci sarei soltanto stata peggio, non potei fare a meno di indignarmi non appena mi giunsero alle orecchie dei commenti di Mirella e Federica, sedute proprio nella fila davanti alla mia.

- Guarda, oggi ha su quei jeans che gli stanno da Dio! – aveva bisbigliato la prima, non appena Marcello aveva posato le proprie cose sulla cattedra.

- Già, quelli che gli mettono bene in risalto il suo lato B… - aveva rincarato la dose Federica. – Spero che faccia qualche bello schema alla lavagna, così ci rifacciamo gli occhi!

Commenti di quel genere erano normali, ma fino a quel momento non mi avevano mai dato così fastidio. Sentivo un’irrefrenabile voglia di allungare le mani in avanti, afferrarle per i capelli e far cozzare le loro teste una contro l’altra, ma mi dovetti trattenere, limitandomi ad immaginarmi la scena per trarne una qualche soddisfazione.

Alessia iniziò a scarabocchiarmi qualcosa sul banco con la matita, ma non vi diedi peso.

- Bene, ragazzi. – esordì Marcello. – Oggi continuiamo con la situazione in Europa alla vigilia della seconda guerra mondiale e…

E di lì a poco io avrei scatenato la terza, dato che Mirella e Federica continuavano imperterrite con i loro commenti, che man mano stavano sconfinando nel vietato ai minori di diciotto anni. Dai pantaloni erano passate alla camicia e al maglione di cotone che Marcello indossava, e stavano decantando le lodi del suo fisico in termini da racconto erotico molto tendente al volgare.

Aprii il quaderno ed afferrai la penna con violenza, pensando che forse avrei fatto meglio a seguire il consiglio di Alessia e prendere appunti per distarmi. Quest’ultima però mi diede di gomito ed indicò il mio banco, sul quale aveva appena finito di scrivere.

Non ascoltare queste oche, diceva. Lasciale fantasticare inutilmente. Pensa piuttosto che, a differenza loro, molto probabilmente un giorno tu avrai l’onore (e l’onere) di togliergli quei jeans, quella camicia e quel maglione. Questa realtà sarà molto meglio di ogni loro racconto.

Incrociai le braccia sul banco e vi posai sopra la testa, iniziando a ridere di gusto. Non avevo valutato la questione sotto quel punto di vista, ad essere sincera, e a quel pensiero diventai rossa come un pomodoro maturo non solo per le risate.

- Non farlo mai più! – la rimproverai scherzosamente in un sussurro. Le ero grata, in realtà, perché come sempre si era dimostrata in grado di starmi accanto e di tirarmi su il morale. Grazie a lei, ora, la gelosia era praticamente sparita, e l’immagine di violenza che era comparsa poco prima nella mia mente era stata sostituita dalla soddisfazione che avrei provato se quelle due fossero venute a sapere quel che era successo in gita.

- È la verità. – ribatté Alessia con candore, ma al tempo stesso divertita quanto me. Dovetti tuttavia ammettere che aveva ragione: loro potevano soltanto fantasticare. La sottoscritta, al contrario, era stata stretta da quelle braccia e baciata da quelle labbra, e ne serbava un magnifico ricordo, ben più valido e gratificante di quelle loro stupide fantasie pseudo – erotiche.

 

 

 

Quel pomeriggio, mentre stavo facendo i compiti, mi arrivò un messaggio di Valerio.

Verso le 5 sei libera?, mi chiedeva. Diedi un’occhiata alla versione che stavo traducendo in modo abbastanza pessimo e di cui mi mancava l’ultimo, complesso, periodo. Imprecai di nuovo contro la prof di latino, che ci aveva assegnato quel maledetto passo di Sallustio da tradurre, il quale mi stava creando un sacco di problemi. In un’ora e mezza, ovvero il tempo che mancava all’ora indicata da Valerio, avrei dovuto farcela a finire, però.

, risposi dunque al suo messaggio. Come mai?, chiesi, curiosa, poi inviai.

La risposta non tardò ad arrivare. Lo sai. Ho detto che voglio starti vicino e lo farò, per cui pensavo ad una cioccolata.

Mi venne spontaneo sorridere, non appena lessi quelle parole. Si stava semplicemente preoccupando per me e voleva mantenere i propositi che si era prefisso in gita. Si stava davvero impegnando per ricostruire la nostra amicizia esattamente com’era prima che ci mettessimo insieme, ed io avrei fatto altrettanto. Probabilmente anche lui aveva bisogno di qualcuno che gli stesse vicino, ed era il minimo che potessi fare per lui.

Ottima idea. :) Dove andiamo? Grazie, comunque.

Il suo sostegno mi era di grande aiuto, anche se non stavo più male come in gita. Ormai non ne avevo più motivo, però sapevo bene che avrei dovuto affrontare altro. E così avrei accertato anche il conforto di Valerio, così come quello di Alessia e Greta, con l’unica differenza che lui non mi avrebbe fatto domande, come sempre. Avrei trascorso quei quattro mesi circondata da persone che mi volevano bene ed erano ben felici di aiutarmi.

Decidi tu. Ti passo a prendere per le 5, quindi hai tempo per pensare alla meta. A dopo :)

Scossi la testa, con un sorriso. Non avevo la più pallida idea di dove andare.

 

 

 

Dopo cena, finalmente, accesi il computer. Dovevo ancora scaricare le foto della gita dalla macchina fotografica, per cui la collegai al pc con il cavo usb. Sapevo che ci avrebbe messo un po’, per cui nell’attesa andai su Facebook e poi a controllare la mia mail. Quando guardai la posta in entrata, ebbi un sussulto. In cima alla lista figurava il nome di Bassi, e il mio cuore aumentò i proprio battiti.

Possedevo il suo indirizzo perché ad inizio anno ci aveva chiesto i nostri dicendoci che spesso ci avrebbe mandato degli appunti o degli schemi via mail, e lo aveva fatto. In quelle occasioni, però, era sempre meticoloso nell’indicare l’oggetto della missiva elettronica. Quello che mi aveva fatto avere un sobbalzo era stato il fatto che la mail non aveva alcun oggetto.

Forse…?

No, non poteva essere. Scossi la testa con violenza per scacciare dalla mia mente quegli stupidi pensieri. Di certo non mi aveva scritto una mail per ingannare l’attesa ed iniziare una corrispondenza via posta elettronica. Era un’idea insensata, la mia. Forse aveva semplicemente dimenticato di specificare l’oggetto. In quel momento notai però che mancava anche l’allegato, e ciò confermò il mio sospetto: quello non era il solito invio di appunti.

Ancora non volevo abbandonarmi a sciocche fantasie, per cui decisi di eliminare il problema alla radice ed aprii la mail. Essa recava una semplice domanda, ed era evidente che l’avesse inviata solo a me.

Cosa c’è tra te e quel ragazzo?

Il ragazzo in questione ovviamente era Valerio.

Sospirai, prendendomi la testa fra le mani. I miei timori di quella mattina si erano avverati, purtroppo, e Marcello doveva essersi fatto l’idea sbagliata. Non osavo immaginare cosa avrebbe pensato se avesse saputo che quel pomeriggio avevo bevuto una cioccolata con lui ed ero stata bene.

Valerio era venuto a prendermi alle cinque in punto ed eravamo andati in un bar che gli avevo suggerito, e che era stato il primo ed unico a venirmi in mente. Lì avevamo consumato la nostra cioccolata in tutta tranquillità, parlando di molte cose e riferendoci ciò che in quei mesi di distanza ci eravamo persi l’uno dell’altra. Ovviamente io avevo taciuto tutto riguardo a Marcello, e anche Valerio era stato riservato riguardo i propri problemi. Entrambi sapevamo che al momento giusto ci saremmo detti tutto, per cui evitavamo di farci pressioni a vicenda.

Eravamo solo amici, nulla di più, ed ogni momento che passavamo insieme sembrava confermarlo. Valerio non aveva mai osato cercare un contatto fisico, né mi aveva mai sfiorato in modo apparentemente casuale. Era stato al suo posto, ed io ero stata al mio.

Come avrei potuto spiegare tutto a questo a Marcello, però? Dubitavo che un estraneo alla situazione potesse capire. Facevano fatica Alessia e Greta e comprendere la natura di quel rapporto, e loro erano le mie migliori amiche.

Presi un respiro profondo ed iniziai a scrivere una mail di risposta. Sarei stata sincera, e al diavolo i fraintendimenti. Avrei detto a Marcello le cose come stavano, e se lui avesse avuto ancora dei dubbi in merito sarei stata lieta di fugarli, e così avrei fatto all’infinito. Avevo il dovere di difendere strenuamente le premesse gettate in gita, e di far sì che non restassero solo un prologo carico di aspettative, ma che diventassero un lungo ed avvincente romanzo, per il quale speravo non sarebbe mai arrivata la parola ‘fine’.

 

 

 

Note dell’autrice

Come sempre, SCUSATE per il ritardo. Colgo l’occasione per dirvi che cercherò di aggiornare una volta al mese, dato che in questo lasso di tempo credo di farcela. Ho iniziato l’università, e vi basti sapere che bene o male torno a casa tutti i giorni alle 7 di sera, alle 6 quando mi va bene. A differenza di quel che credevo, non è meglio delle superiori… xD Certo, sono contenta di non avere più materie scientifiche, indubbiamente, ma non è una passeggiata. È bella, ma porta via molto tempo.

Vi chiedo di nuovo scusa e spero che continuiate a seguirmi, nonostante tutto.

Passiamo ora ai ringraziamenti:

Fataflor: Già, Bassi è dolce. E geloso, come avrai visto in questo capitolo. È comparso poco, ma avrà modo di rifarsi, più avanti. Al contrario Valerio è comparso molto, ma spero che le ultime riflessioni di Daniela siano state abbastanza chiare per definire il loro rapporto. Sono solo amici che si aiutano nel reciproco momento del bisogno, tutto qui. Per ora, ovvio. Muhahaha… xD Grazie per la recensione e spero continuerai a seguirmi… :) Baci, Sara

Hinata_in_love: Grazie mille per la recensione e per i complimenti! :) Sono contenta di questo ‘nuovo acquisto’. Per quanto riguarda i personaggi più avanti cercherò di descriverli meglio, non ti preoccupare. Anche perché mi risulta abbastanza difficile trovare attori, modelli o quant’altro che corrispondano loro. È un mio problema, me ne rendo conto… xD Baci^^

Kokky: Non ti preoccupare del ritardo, come vedi anche io non sono da meno. =P So che la quinta è dura fin dall’inizio, per cui dedica il giusto tempo alla scuola. Mi sento tanto mamma a dire queste cose ma vabeh… xD Il succo del discorso è che non devi preoccuparti se non riesci a recensire subito. E le tue recensioni ripagano dell’attesa, quindi prenditi tutto il tempo che ti serve. :)

Come hai detto tu, comunque, quattro mesi sono tanti, ed è probabile che, come dici tu, la frustrazione prenderà facilmente piede nella testa di Dani. Hai visto l’attacco di gelosia di questo capitolo, del resto. E posso dirti che se ne vedranno delle belle, sia per motivi interni che per cause di forza maggiore. Fai bene ad essere preoccupata e realista. xD

Spero di aver soddisfatto parte delle tue aspettative, riguardo Daniela, Marcello e Valerio. Il quale, tra l’altro, non avevo mai accostato a Greta. Sarebbe da ridere. xD Magari ci faccio un pensierino. Grazie, come sempre, della recensione e dei complimenti. Baci, Sara

Alaire94: Grazie per la recensione…^^ Valerio, qui, ha un ruolo più preponderante, come hai visto, e spero che la cosa ti abbia fatto piacere. Se già Bassi non ti stava molto simpatico, inoltre, credo che dopo la sua mail inizierai ad odiarlo. xD

Come vedi, il loro rapporto in classe è abbastanza teso, anche se qui ho descritto poco. Più avanti cercherò di descrivere il tutto un po’ meglio, in base alle esigenze della storia. Spero comunque che questo capitolo ti sia piaciuto. Baci, Sara

   
 
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