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Autore: Dira_    17/11/2010    22 recensioni
“Mi chiamo Lily Luna Potter, ho quindici anni e credo nel Fato.
Intendiamoci: niente roba tipo scrutare il cielo. Io credo piuttosto che ciascuno di noi sia nato più di una volta e che prima o poi si trovi di fronte a scelte più vecchie di lui.”
Tom Dursley, la cui anima è quella di Voldemort, è scomparso. Al Potter lo cerca ancora. All’ombra del riesumato Torneo Tremaghi si dipanano i piani della Thule, società occulta, che già una volta ha tentato di impadronirsi dei Doni della Morte.
“Se aveste una seconda possibilità… voi cosa fareste?”
[Seguito di Doppelgaenger]
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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@Herys: Tom in secondo piano? Ma quando mai, pensi che potrei fare una cosa del genere al nostro tenebroso preferito? xD Tra Tom e Ren la sfida è bella se ti piaccioni i tenebrosoni tormentati... e grazie per i complimenti a quei due cuccioloni di Ted e Jamie! :D
@Lu_pin: Spero che con chimica sia andata tutto bene e grazie mille! ^^
@ElseW: Eeheeh, beh, grazie, credo di doverveli un pochino, visto quanto li avevo venduti gli scorsi capitoli ^^ E beh... addirittura li hai fatti diventare monogami, quei due, grande! :D Grazie! Rosie è come suo padre, e Dom regna sempre. Nomen omen.  :D
@Agathe: Sy è un coglionciotto adolescente, chiedo venia per lui. A volte si comporta da stupido, è un maschietto! Ren non è un sociopatico, nè tanto misantropo... è più che altro un timidone! xD
@nicky_iron: beh, ho fatto del mio meglio... è che dovevo mettere tutti! Ren è sempre stato assorbito dall'educazione e dai compiti che gli ha dato suo zio. Non che le ragazze non gli piacciano, è solo che non aveva tempo e sopratutto se ne avesse avuto una l'avrebbe messa in una brutta posizione. Quindi proprio le evitava. Lily è piccolina, diciamo 1,60 a malapena (ha preso da sua nonna Molly) e Ren è un nanerottolo, quindi 1,68 direi. XD Più che coraggio, per Sy si è trattato di opportunità...un po' non sapeva come mettergliela, un po' Rose gli sfuggiva volutamente. Ginny non sa ESATTAMENTE di Tom e Al, ma cuore di mamma... sicuramente ha capito che tra di loro c'è un rapporto mooolto profondo. Grazie per le correzioni!
@Arianrhod: Grazie mille per i complimenti e benvenuta! Sarà che sono un po' mentalmente instabile pure io, per questo mi riesce bene fare personaggi sociopatici! E mi fa davvero piacere sapere che Lily non ti risulta una stupida cretinetta! ^^ Teddy e James li dovrò per forza mettere un po' da parte, ma giuro che ci saranno!
@lovermusic: Ehehehe, su Violet non posso dirti ancora niente... vedrai! Per Ren e Lily invece... appena iniziato!
@simomart: certo, io do sempre retta ai vostri consigli! :D Guarda, sono contentissima che tu mi abbia capito l'interazione Ren/Lils... quei due hanno molto da dire, e spero di riuscire a farlo bene. E sono sempre stata una gran fan delle Snevans, da quando ho avuto la rivelazione nell'ultimo libro. xD E mi hai perfettamente reso Rose, e proprio quello il punto che la rende così insicura e forse poco apprezzabile in questi capitoli. :P Teddy e Jamie sono il mio modo di rilassarmi. Coppia tranquilla, senza un asperità, dichiarata... ah! xD La data di postaggio purtroppo è ultimamente basculante. Prometto di postare entro mercoledì di ogni settimana, questo sì. ^^
@Trixina: le tue recensioni mi fanno sempre morire dal ridere! Grazie mille e Loki potrai vederlo presto all'opera! (Anche James, ci mancherebbe :P)
@Idk: eeehe, sì, dovevo metterli per quanto ne avevo parlato! E poi un po' di het ogni tanto ci vuole! (ma mai senza il Pulcino)
@hale_y: eppurtroppo devo dare spazio un po’ a tutti, e i nostri adorati non possono sempre rubare gli spotlights agli altri. :D Oh, Ren è un tenero soldatino e Lily SA che effetto fa ai ragazzi, non preoccuparti. E sì, si è accorta di tutto. :P I grifondoro secondo me sono dei gran paraculi. Ad Harry era tutto un trattarlo di merda quando le cose non andavano, salvo per pigolargli attorno quando faceva qualcosa di giusto (come vincere il Torneo)… almeno i Serpeverde sono bastardi dichiarati! Albie rimarrà sempre un tenero plushie. xD
@altovoltaggio: grazie, ma è tutto merito vostro! ^^ Guarda, finita questa saga avevo tutta l’intenzione di buttarmi sugli originali. Poi, si vedrà. XD Il siparietto Ren mi ha fatto morire dal ridere, è proprio come l’hai inquadrato tu! XD Per quanto riguarda le indiscrezioni su Durmstrang, come ho spiegato, mi è parso di evincere da HP4 che le scuole magiche abbiano un alone di mistero e riserbo attorno a loro (Krum fu interrotto bruscamente da Karkaroff quando provò a spiegare com’era fatta la sua scuola a Hermione) e che quindi Sören, ligio com’è a qualunque ordine, abbia semplicemente seguito le direttive ufficiali. ;) Sulle riflessioni di Sy ci hai preso. Del resto si sa come gli Weasley reagiscono ai Malfoy, mediamente, e Rose non è che sia una fan sfegatata dell’attuale Lord.
@Tyumas: poteva essere diversamente? XD Per la storyline RoseScorpius… rimani su questi schermi, solo questo!
@AlexielFay: Non ti preoccupare, guarda io quanto sono discontinua a rispondere alle vostre meravigliose recensioni! Sören è un piccolo nobile cresciuto a pane e ordine, è naturale che sia un cavaliere-inside, indipendentemente da chi sia la sua famiglia. Sicuramente possiamo dire che non è stato viziato. XD Tom è uno stronzetto insopportabile, ma sa farsi voler bene, alla lunga. X)
@Andriw: Ciao! Sì, mi piace spezzare un po’ anche con i capitoli cavolata. XD Sì, purtroppo Sy non ha avuto tanti amici, prima di mettersi con Rose e rendersi conto che James non era solo qualcuno con cui prendersi a pugni. E Sören… ah, Sören, quel ragazzo credimi, ci farà dannare! Per il quarto no, non credo… del resto sarebbe riprendere smaccatamente la Row e dai, cerco di essere un pochetto più innovativa! X)
 
****
 
Capitolo XV
 

 



I found something that was always there

Sometimes it's got to hurt before you feel
But now I'm strong and I won't kneel
Except to thank who's watching over me¹
(Always know where you are, BB Mak)
 
 
Devonshire, Ottery St. Catchpole.
Casa Potter-Weasley.
 
Ginevra Weasley in Potter era preoccupata.
Erano ben due settimane, cioè da quando Albus e Lily erano partiti che si sentiva così.
Forse era per via del Torneo – anche se era certa che nessuno dei suoi figli avrebbe fatto una cosa stupida come farsi sorteggiare – o forse era per suo marito.
Riflettendoci bene, era sicuramente per suo marito.
Harry Potter il Salvatore dei Due mondi era tranquillo. Troppo tranquillo.
Ogni sera tornava a casa con un sorriso quieto, le baciava le labbra, cenava con lei chiacchierando di sciocchezze, guardava un po’ di tv o ascoltava la radio e infine si ritirava a letto in buon ordine. Serena routine che in quei mesi era mancata completamente.
Stava pianificando qualcosa.
Non può essere per lavoro… Altrimenti avrei tutte le cene condite da Ron e i loro lamenti congiunti.
Aveva interrogato il fratello in merito, e scomodato persino Hermione. Un buco nell’acqua.
Sospetto. Molto sospetto…
Harry scelse quel pensiero per entrare in cucina, schiacciandosi i capelli arruffati sulla fronte in un eterno gesto inutile. “’Giorno Gin…” Le sorrise, andando a baciarle l’angolo delle labbra.
“Buongiorno a te…” Rispose mentre lo occhieggiava versarsi una tazza di the e puntellarsi al lavello, con gli occhi incollati alla finestra.
“Sono arrivati dei Gufi per me?” Borbottò impastato, massaggiandosi il mento ancora ombreggiato di barba.
“Tre. Una dal Ministero, quella di Al e un telegramma da Dundee, in Scozia…” Snocciolò, avendo visionato le buste poco prima. Per un attimo aveva avuto l’impulso di aprire perlomeno quella del figlio, ma sapeva che ad Harry faceva piacere leggerla assieme. “Sono sul tavolo, come al solito.”

Lo guardò conseguentemente gettarsi con fintissima nonchalance sulla lettera che proveniva dalla Scozia.
“Non viene da Hogsmeade…” Osservò in tono neutro.
“Mh-mh.”
“Chi conosciamo a Dundee?”
“Mmh…” Harry non aveva il dono del pensiero complesso. Ginny era giunta a questa convinzione dopo vent’anni di felice e appagante matrimonio, nonché un’adolescenza passata a rincorrerlo. Lo amava, ma era consapevole del fatto che fosse un totale incapace nel concentrarsi su due cose differenti allo stesso momento.

Come sua moglie e una lettera.
Gli si avvicinò di soppiatto e approfittando delle difese abbassate, gli strappò la lettera da sotto il naso.
“Ehi! Gin, ridammela!”
La tenne fuori dalla sua portata, giocando sulle sue qualità di ex-cacciatrice. Harry era stato un Cercatore abile, ma in aria. A terra lei aveva ancora dei vantaggi. Che sfruttò, dribblando abilmente l’uomo.
Ginny!
La lettera aveva una grafia che le ricordava qualcosa. O meglio, qualcuno. L’aveva già vista, era certa di averla dimenticata in un cassetto della sua memoria.
Poi ricordò. La mano che aveva vergato quelle lettere appuntite era la mano che per sette anni aveva corretto i suoi compiti di Trasfigurazione.
“Harry, perché la McGrannit dovrebbe scriverti?” Chiese, voltandosi incredula.
Suo marito, nonché Salvatore, nonché Impiccione Epocale, si produsse in uno dei suoi sorrisi, rari e pericolosi come un rasoio appuntito.
“Beh. Ho chiesto un paio di favori in giro…”
 
****
 
 
15 Settembre 2023
Hogwarts, Guferia. Mattina.
 
La cornacchia fece un largo giro sopra il tetto della Guferia, quasi sapesse che il destinatario della lettera che portava legata alla zampa non era al suo interno.
Tom stese il braccio, preventivamente coperto da stracci legati con uno spago per difendersi dagli artigli predatori del proprio famiglio.
Quando Kafka si fu accomodata, affondando comunque nella sua tenera carne, perché era un uccello stronzo, slegò la lettera, blandendola con una carezza lungo il dorso e qualche bocconcino di carne secca.
Non l’aveva ancora perdonato per la sua assenza.
Neanche Albus se l’è presa così tanto…
“Adesso va’ a riposare…” Non fece in tempo a finire che quella spiccò il volo diretta verso la foresta: non apprezzava la compagnia dei gufi e degli altri volatili postini, preferiva piuttosto ripararsi tra le fronde del bosco. In questo era come lui.
Tom si appoggiò alla balaustra della scala esterna e strappò il sigillo di ceralacca della lettera: era quello di Durmstrang, un aquila bicipite. Tutte le lettere che provenivano dall’Istituto venivano contrassegnate.
Sorrise: era la prima lettera di Meike.
Comunicare con Durmstrang era stato meno facile del previsto; Kafka era tornata indietro un paio di volte con le piume arruffate e l’aria spossata visto che le correnti e le tempeste, tipiche del Mare del Nord, le avevano più volte impedito la traversata.
 
Ciao Tom!
Spero che questa lettera ti arrivi, perché davvero ci sono un sacco di problemi qui con i Gufi che devi spedire fuori dalla Norvegia.
… ops! Non dovevo dirti che la scuola sta qui, però tanto tu sei intelligentissimo, quindi lo sai!
Sono contenta che le cose siano tutto a posto adesso! L’ho scritto alla nonna e anche lei è contenta! Ti saluta tanto!
Qui le cose vanno bene. È una bella scuola, e sto imparando molto. Le compagne del mio anno sono simpatiche e gentili. Anche i professori sono bravi. E poi sono fortunata, perché qui parlano tutti in tedesco. È la lingua… qualcosa. Francese No, franca!  Anche se non so che vuol dire però.
Adesso da voi c’è il Torneo Tremaghi. Lo so perché qui si parla solo di quello!
Io però tifo per voi.
Come sta Albus? Salutamelo! E siccome non so se riesco a mandare la risposta per lui, digli che la sua lettera mi è piaciuta tanto e che vengo sicuramente per Natale! Perché mi ha invitato, sai? Non fare il brontolone, lo so che sei contento anche te tu!
Adesso devo andare, perché ho lezione di Magia Applicata (da voi si chiama Incantesimi).
Ciao!
Meike

PS: La tua cornacchia è proprio forte! Però ha beccato una mia compagnia di stanza che voleva cacciarla via. Ma va bene, perché mi sta antipatica.
 
Intascò la lettera dentro il mantello e fece una smorfia. Ne sapeva abbastanza sulla sua piccola amica tedesca per capire che quella lettera puzzava di bugie lontano un miglio.
Osservò e respirò la lieve nebbiolina che ricopriva i terreni della scuola, ancora gelati alla prima luce mattutina.
Sapeva esattamente cosa stava succedendo a Meike e lo irritava profondamente non poter far nulla.
Si sentì abbracciare da dietro e si irrigidì. Per poi rilassarsi subito dopo.
“Il tuo mento appuntito mi sta perforando una scapola.” Esordì neutro.
Non ho il mento appuntito!” Esclamò Al dandogli una botta sulla suddetta scapola. Tom si voltò per vederlo imbacuccato nella sciarpa della loro Casa e con le guance già rosse per il freddo.

Era talmente adorabile che dovette frenarsi per non farglielo notare: non era da lui e Albus l’avrebbe comunque ucciso.
Mi sto davvero rincretinendo. Ritengo sia piuttosto ufficiale.
“Che ci fai qui?”
“Una passeggiatina tonificante…” Ironizzò perché ormai Ironia era diventato il suo secondo nome. Tom doveva ammettere di apprezzare quel cambiamento. “Devo spedire una lettera a casa. Se dipendesse da Lily i nostri genitori ci darebbero per morti.” Sospirò facendo spallucce. Si strinse il mantello addosso, ma era ancora quello estivo, ed era piuttosto palese sentisse freddo.
“Se hai così freddo perché non hai aspettato a mandarla?”
“Ti sembra abbia tempo? Sono praticamente invaso dai miei stupidi compiti…” Replicò Al un po’ seccato. Si appoggiò accanto a lui alla balaustra, spalla contro spalla. Rimasero in silenzio, e Tom intuì che Al ne avesse bisogno. Quei giorni erano stati convulsi. Aspettò quindi che fosse l’altro a riprendere il discorso. “Di chi era la lettera?”
“Meike. Non sapevo gli stessi scrivendo…”
“Perché no? Mi è simpatica.” Scrollò le spalle. “E poi credo che il primo periodo in una scuola nuova non sia facile per nessuno… Le lettere che mi mandavano i miei al Primo anno mi facevano sentire meglio quando ero giù. Anche se comunque avevo i miei amici…” Gli sorrise.

Tom si prese un momento per stampare un bacio sulle labbra fredde dell’altro, prima di parlare.
“Non si sta trovando bene. Non credo neppure li abbia, degli amici…” Mormorò poi, prendendo la lettera e rigirandosela tra le dita, pensieroso.
“Ma se mi ha detto che le sue compagne…”
“Al, ti ha mentito.” Alla sua espressione confusa, si affrettò a spiegare. “L’ha fatto anche con me. Basta leggere con attenzione…” Gli passò la lettera.  
“Guarda che non so il tedesco…” Osservò gentilmente, ridandogliela. “Perché non me la riassumi?”

“Non c’è molto da dire. Ha cercato di tranquilizzarmi, ma non c’è riuscita.” Sottolineò con la punta dell’indice un paio di righe. “Frasi brevi e concise, non ha fatto un solo nome. E vedi quei punti dove l’inchiostro ha sbavato? Ha appoggiato la piuma, perché era incerta su cosa scrivere.”
Albus scrutò la lettera, lanciandogli un’occhiata di sbieco. “Meike ha undici anni. Non pensi che abbia sbavato perché a quell’età è difficile scrivere con piuma e inchiostro? A volte penso che tu sia troppo sospettoso…”
“Troppo intelligente, piuttosto.”
“Per Morgana!” Sbuffò. “Comunque, anche se fosse vero, sarà questione di tempo, non tutti si integrano subito.”
“Sarebbe dovuta venire ad Hogwarts.” Tagliò corto, e lo pensava davvero dopo quello che aveva letto, intuito e visto. La politica di Durmstrang con i mezzosangue era ambigua: se da un lato avevano deciso di aprire le porte ai mezzosangue e ai nati-babbani, dall’altro continuavano a discriminarli. Certo, in modo più subdolo, ma rimaneva il fatto che consideravano gli allievi con sangue babbano un prodotto di serie b. Bastava guardare la loro delegazione: era interamente composta da purosangue.

Non ce n’è uno che non abbia un anello con il blasone di famiglia.
Meike era figlia di un mago e di una babbana, con una nonna maganò. Praticamente il suo stato di sangue parlava da solo senza che avesse bisogno di presentarsi.
Lui era cresciuto con i babbani, e per anni era stato creduto un nato-babbano.
A Serpeverde…
Aveva capito sulla propria pelle che certi pregiudizi non sarebbero scomparsi solo con la caduta di Voldemort.
“Sei preoccupato per lei?” Chiese Al, distogliendolo dalle sue riflessioni. “Meike è una bambina in gamba, sa cavarsela…”
“Questo non basta. Durmstrang è un ambiente classista e lei una mezzosangue. È probabile che non abbia trovato molte persone disposte a conoscerla per quello che è,  ma piuttosto per ciò che c’è scritto sul suo stato di nascita…” 

“Potrebbe trasferirsi allora…” Suggerì Al, serio. “Dico davvero, non è così insolito che un mago di una zona geografica diversa si iscriva qui! Cioè, credo si possa fare…”
“Ne parlerò con Harry.” Convenne in tono definitivo, perché il sole stava spazzando via la bruma, illuminando la Foresta e ricordandogli che quel giorno era quietamente campale.

Era il giorno del suo esame di ammissione al Settimo.
A parte il vago nervosismo che lo assaliva come ogni volta che doveva sostenere una verifica, si sentiva tranquillo. Se c’era una cosa di cui era certo, era il fatto che era un mago. E che era maledettamente bravo in quello, se deficitava in molte altre cose; provarlo ad una commissione di professori che conosceva non lo spaventava.
“Nervoso?” Indovinò Al, dandogli un colpetto con la spalla. “Non dovresti. Sarai geniale e affascinante come sempre quando fingi di non essere un brontolone…”
“Smettila…”
“Sai che dico la verità! E poi i professori sono già tutti innamorati di te.”
“Spero non Lupin. Non gradirei le sue attenzioni…”
“Scemo…”
“Oh, allora dovrei proprio piacergli visti i suoi gusti in fatto di uomini. Che sfortuna.”
Tom!” Gli tirò un colpo sul fianco, facendolo ridacchiare. Gli passò un braccio attorno alle spalle, e si beò del fatto che Al gli si rannicchiò addosso. Aveva le mani fastidiosamente congelate, ma il resto del corpo era tiepido e morbido, con tutta quella stoffa a cercare di difenderlo dal freddo mattutino.

Era quasi un pregio che fosse così congenitamente incapace di tollerare le basse temperature.
“Questa cosa del Torneo mi sta succhiando via l’anima… Sembra che tutto ciò che concerne gli studenti stranieri debba essere mia responsabilità o quasi.” Gli mugugnò contro il collo.
“E l’altro Caposcuola?”Gli accarezzò i capelli arruffati sulla nuca. “La Bones?”
“Inutile come una Firebolt sott’acqua…” Borbottò tirandolo giù per cercare un altro bacio. Erano entrambi sottilmente in ritardo, ma a Tom improvvisamente non importò; non finché aveva le labbra di Al che sapevano già di cioccolato a lambirgli le sue, stuzzicandole per approfondire il bacio.

Se mi lascio convincere non lascerò più questa balaustra gelata…
Si staccò un po’ bruscamente. “Devo andare. Non voglio arrivare in ritardo.”
Al serrò le labbra in un broncio. “Fammi sapere come va.” Disse però, perché era davvero un piccolo ligio Caposcuola.
“Dovrei aver finito per pranzo. Aspettami fuori dall’aula undici, al piano terra. Trasfigurazione dovrebbe essere l’ultima materia in cui verrò esaminato.”
“Da un esaminatore esterno?” Chiese l’altro sorprendendolo. Vedendo la sua aria confusa, si apprestò a spiegare. “Sai, non hanno trovato ancora un sostituto per la Prynn… Per il momento ci fa lezione il professor Finch-Fletchley, di Aritmazia. Pare che Trasfigurazione sia la nuova cattedra maledetta.” 

Tom si passò una mano trai capelli, distrattamente. Continuava a dimenticare che li aveva tagliati, e da un bel pezzo non gli finivano più negli occhi. Un po’ gli mancava quel gesto, doveva ammetterlo.
“Capisco. Saprò dirti chi è in anteprima allora…”
“Già. Ed ehi… stasera festeggiamo, no?”
“Al, non so ancora se andrà bene.”
“Andrà bene, è ovvio!” Lo guardò come se fosse altrettanto palese di una pioggia in giornata. 

“… Va bene. Non voglio nessuna festa… però una ricompensa adeguata da te se avrò successo, quella sì.”
“… pervertito.” Sbuffò con un sorriso ad aleggiargli all’angolo delle labbra. “Ma avrai anche una bevuta offerta dal sottoscritto ai Tre Manici, che ti piaccia o no. Con tutti i nostri amici. Le pubbliche relazioni sono importanti!”
Tom sbuffò, vinto.

 
****
 
 
Cara professoressa,
Non le dispiace se la chiamo così, anche se è in pensione, vero? Per me lei rimarrà sempre la mia inflessibile professoressa di Trasfigurazione e Capocasa.
Come sta?
A questo punto, se fossimo faccia a faccia, mi direbbe di tagliare corto e andare al punto. Quindi ecco qua.
So che lei sa cosa è successo l’anno scorso ad Hogwarts. Abbiamo entrambi buoni amici ad Hogwarts, non è vero?
Fortunatamente tutto si è risolto per il meglio. Non scendo nei dettagli, non posso per via della posizione che ricopro, ma sappia che tutto ruota attorno a Thomas Dursley, il mio figlioccio.
Lei non lo ha conosciuto, essendo andata in pensione un anno prima che entrasse a scuola. È un ragazzo brillante e diventerà un grande mago. Purtroppo ha un passato, di cui non ha nessuna colpa, che è tornato a perseguitarlo.
Sto ancora girando intorno al discorso, quindi arrivo dritto al punto. Quest’anno ho bisogno che qualcuno tenga un occhio su di lui. Come sicuramente saprà si sta tenendo il Torneo Tremaghi, e non scherzo dicendo che ho paura per la sua incolumità. Come avrà già indovinato da queste poche righe, Tom ha la stessa strabiliante capacità di cacciarsi nei guai che avevo io.
Lei mi dirà che per questo ci sono i professori, ma mi scuserà se sono franco: lei è l’unica persona ad Hogwarts a cui, in quei tempi terribili, avrei affidato la mia stessa vita. E lo farei ancora.
So che si è ritirata a vita privata, ma so anche che le è arrivata una richiesta di supplenza per la cattedra di Trasfigurazione.  Per questo la prego di non rifiutare, ma anzi accettare l’incarico. Credo che si divertirà.
Ginny mi dice di salutarla e con questo chiudo.
 
Harry
 
 
 
Hogwarts, Hogsmeade.
Mattina.
 
Un giovane dalla corporatura bassa e agile aspettava alla banchina dei treni, chiuso nel suo miglior mantello che aveva comunque una grossa bruciatura sul didietro.
Quando il lucido treno nero si fermò, corse in direzione della prima carrozza, aggrappandosi alla maniglia e aprendo la porta.
“Salve Miss, il mio nome è Alwyn Tremayne, sono il guardiacaccia e vice-Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts, lieto di servirla!” Disse tutto di un fiato, prima che una grossa e pesante valigia gli venisse recapitata cortesemente tra le braccia.
La donna, una lunga e sottile signora dai capelli completamente bianchi stretti in una severa crocchia antiquata, scese dal predellino come se non avesse fatto altro in vita propria, e in barba all’età, si eresse ferma e giudicante. Il suo sguardo si soffermò appena – quanto bastava – sul ragazzo, per poi perdersi oltre i cancelli di Hogwarts, oltre la foresta, verso il castello.
Professoressa McGrannit, giovanotto. Lo tenga a mente.” All’aria palesemente spaesata del guardiacaccia inarcò leggermente le sopracciglia. “È per caso il sostituto di Hagrid?”  
“Il suo vice, sissignora!” Esclamò. “Benvenuta ad Hogwarts!”
“Bentornata…” Lo corresse ancora una volta. Ma sorrise.

 
 
****
 
Hogwarts, Piano Terra.
Ora di pranzo.
 
 
“Al, sto morendo di fame…”
“Dai, solo un attimo Rosie! Esce tra poco, sono sicuro!”
Rose alzò gli occhi al cielo con un sospiro, mentre il cugino occhieggiava la porta chiusa dell’aula 11, sperando che da un momento all’altro uscisse quell’impiastro di Thomas.

Scorpius sordo ad ogni richiamo fisiologico, fischiettava una vecchia ballata su un troll e una contadina. Era appoggiato al muro in una di quelle sue stupide pose da divo casual, beandosi delle occhiate furtive e curiose di quelli che passavano.
“La vuoi piantare di pavoneggiarti?” Brontolò rifilandogli una gomitata e facendolo ridere.
“Fa parte del mio dna, rosellina… non ti arrabbiare. Vuoi un calderotto?” Estrasse la merendina dalla borsa, che Rose sapeva regolarmente rifornita ogni mattina dagli elfi domestici della scuola. Il bastardello se li era fatti amici dal primo anno.
“… Dalle cucine?”
“In direttissima. Guarda, ti amo così tanto che mi tolgo letteralmente il pane di bocca…”
“Non fare il melodrammatico, ne avrai almeno un’altra decina.” Mugugnò addentandolo con autentico piacere. Se dovevano aspettare l’impiastro – così da lei segretamente ribattezzato – almeno sarebbe stato a stomaco pieno. 

“Ce n’è uno anche per me?” Spiò Albus con una curiosa espressione divertita.
“No, mini-Potter. Non ti amo così tanto.”
“Beh, meno male…”
“Fatela finita.” Non poté fare a meno di guardarsi attorno. Dopo che Scorpius era stato scelto come campione l’attenzione su di lui era raddoppiata. Non ricordava più quante persone, perlopiù emeriti sconosciuti, si erano fermate a parlargli, stringergli la mano o chiedergli una sequela di stronzate.

Senza contare l’orribile intervista del Profeta, che incombeva come una spada di Damocle. Si sarebbe tenuta infatti di lì a pochi giorni.
“Pronto ad essere intervistato?” Chiese Al, quasi le avesse letto sadicamente nel pensiero. Gli lanciò un’occhiataccia ammonitrice per sicurezza.
Al le sorrise sofficemente, perché era una piccola serpe bastarda.
“Prontissimo! È tutta la vita che sparo palle strategiche. Dirne un po’ ad una giornalista in cerca di scoop da due galeoni non sarà difficile…” Annuì Scorpius perfettamente sereno.
Rose emise un sospiro. Sapeva che per il suo ragazzo quel Torneo era un’occasione di riscatto: l’aveva capito non appena aveva smesso di volerlo prendere a calci per aver fatto una cosa stupida come candidarsi.
Ha passato tutta la vita con una fama immeritata …
Lo capiva, almeno razionalmente. Ed era felice per lui, perché vedeva quanto beneficiasse della fiducia che gli stavano mostrando persone che normalmente non l’avrebbero degnato di uno sguardo.
Ma è tutta una finzione… La gente che adesso gli stringe le mani e gli sorride nei corridoi non ci metterà nulla a farlo a pezzi e rivangare vecchie storie di famiglia se fallisse.
E sapeva bene che Scorpius dietro i suoi sorrisi, i suoi scherzi e il suo atteggiamento scanzonato nascondeva delle debolezze radicate profondamente in sé.
Fragilità che possono fargli un male incredibile…
Voleva proteggerlo, ma sapeva che Scorpius non glielo avrebbe mai permesso.
Intercettò un’occhiata del cugino, che le sorrise in quel modo gentile e un po’ distaccato che aveva per far capire che aveva indovinato alla perfezione cosa le stava passando per la testa.
Gli sorrise di rimando, mentre la porta dell’aula si apriva.
Albus smise immediatamente di prestare attenzione a chicchessia, e guardò con trepidante aspettativa Tom che usciva dall’aula, carico di una borsa di libri e varie pergamene.
Rose non detestava Thomas, ma ci andava maledettamente vicina. Gli riconosceva il fatto che fosse intelligente e praticamente un genio in alcune cose. Ma non bastava questo per renderli amici, anche se Al ci aveva sempre sperato.
Molte delle cose  terribili che erano successe l’anno prima erano accadute per colpa del suo orribile carattere. Era qualcosa che gli aveva sempre letto negli occhi, sin da quando erano bambini: Tom non riusciva a fare a meno di voler sapere. Era capace di essere un ignorante pazzesco in alcuni campi della magia, come il volo con una scopa o il saper riconoscere una costellazione – a volte dubitava persino che sapesse l’ubicazione della stella polare – e di appassionarsi fino alla morbosità ad altri.
Era viziato.  
Il suoi desideri l’aveva quasi portato al punto di perdere gli affetti e la sua famiglia. Solo grazie a suo zio e ad Albus quell’idiota ingrato non si era perduto completamente.
Le sue riflessioni furono bruscamente interrotte dalla voce del cugino.
“Ehi! Com’è andata?”
Tom sorrise. “Bene, ovviamente. Da domani sarò ufficialmente al Settimo anno.”

“Complimenti Dursley, benvenuto nell’anticamera dell’inferno, anche detto anno dei MAGO.” Replicò Scorpius con bonomia stringendogli la mano. Rose invidiava la sua capacità di rallegrarsi sinceramente per il destino di chiunque.
Albus in compenso esibiva il più largo e tenero sorriso che si fosse mai visto. Lui era davvero contento.
“Sei stato grande! Com’è andata? Che incantesimi ti hanno fatto fare? Chi è la nuova professoressa di Trasfigurazione, l’hai vista? Stasera festeggiamo!” Disse tutto di un fiato, afferrandolo per un braccio.
Tom non si liberò dalla presa, stranamente. “Voglio la mia ricompensa prima.” Scandì invece con volto anodino.
Al divenne di cinque diverse nuance di rosso in tre secondi netti, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua. “Ma… Uhm. Qui?”
“Sì. La mia ricompensa.” Ripeté cocciuto Tom. E poi a quanto pare se la prese, visto che strattonò l’altro contro di sé e lo coinvolse in un bacio che costrinse Rose a distogliere subito lo sguardo.

Non aveva nulla contro i gusti di chicchessia, dopotutto era figlia di una donna che proclamava pari diritti per qualunque creatura, umana e non. Nonostante questo si sentiva a disagio a vedere suo cugino darsi un bacio che lei reputava da camera da letto con quell’idiota.
E al diavolo se sembro una puritana!
Tom sembrava capace di manipolare Albus a suo piacimento. E questo non le piaceva.
 
“Da quando me ne sono andata direi che i costumi morali in questa scuola sono nettamente peggiorati.”

Può dirlo forte!

Pensò. Poi…
… Aspetta un secondo.
Rose si voltò di scatto in direzione della voce. Al in compenso tirò uno spintone a Tom e guardò ad occhi sgranati…
“Preside McGrannit!” Esclamò Rose incredula.  
Professoressa, signorina Weasley.” Replicò guardando con severità i due serpeverde. “E lei deve essere il signor Potter, suppongo.”
“… Sì?” Pigolò l’interpellato. “Lei è… cioè. Mi scusi.” Concluse in un attacco di timidezza recidiva, scatenando una risatina in Scorpius.

“Immagino che volesse congratularsi con il Signor Dursley per i risultati conseguiti, ma un corridoio non è il luogo opportuno per farlo. Dovrei togliervi dei punti, ma per stavolta lascerò correre.” Scandì lentamente, mentre Albus sembrava letteralmente consumarsi nell’ imbarazzo. Persino Tom sembrava a disagio.
Il che è tutto dire visto che è un imbecille esibizionista quando si tratta di dimostrare a tutti che Albus è roba sua.
“È stata colpa mia, professoressa.” Esordì a sorpresa quest’ultimo, specialmente perché aveva un tono mite. “La prego di scusarmi.”
Pazzesco. Qualunque cosa abbia detto o fatto la McGrannit in quell’aula è riuscita a domare Tom in quanto, un’ora?
E poi cosa ci fa qui? Vitious non è più il preside?
“Sarà lei ad insegnarci Trasfigurazione quest’anno?” Chiese Scorpius in una veloce associazione di idee.
La McGrannit gli lanciò un’occhiata, poi fece un cenno secco con la testa. “Sarà una supplenza provvisoria di un anno e non riprenderò le mie precedenti cariche. Si tratta di un favore alla scuola. Lei è…?”
“Un Malfoy.” Rispose prontamente, in un atteggiamento che Rose aveva imparato a riconoscere come di sfida. Quasi buttasse addosso il proprio cognome ad una persona per vedere come reagiva.

L’anziana professoressa non si scompose di una virgola. Inarcò semplicemente le sopracciglia. “Ed ha anche un nome, signor Malfoy?”
Il ragazzo la guardò preso in contropiede. “Sì, certo… ehm. Scorpius.”  

“Bene. Ci vedremo a lezione questo pomeriggio.”
“Mi scusi… Come fa a sapere che seguiamo tutti Trasfigurazione?” Chiese, e Rose non l’aveva mai visto così sbalestrato. Si stava persino dimenticando di sorridere.

“Ho le mie fonti, signor Malfoy.” Si voltò, facendo per tornare nell’aula. “Ho saputo che lei è il nuovo campione di Hogwarts…”
“Sissignora…” Le sopracciglia di Scorpius minacciavano di scomparire tra i capelli. Sembrava intimidito; il che aveva dell’incredibile considerando che era sempre sul filo dell’insubordinazione all’autorità scolastica.
L’anziana donna fece un nuovo impercettibile cenno con la testa. “Spero allora che porterà onore alla nostra Casa.”
Detto questo si chiuse la porta alle spalle con un lieve cenno della bacchetta.
“Wow… è davvero… notevole.” Mormorò Albus mordicchiandosi l’angolo di un labbro, tentando miseramente di smettere di arrossire.
“Lo è.” Confermò Tom con aria inequivocabilmente imbronciata. “Sarei rimasto sorpreso se non lo fosse, visto la leggenda che tutti dicono sia. Ma lo è.”
 
 
****
 
Hogsmeade, Tre Manici di Scopa.
Sera.
 
Non era decisamente fatto per le pubbliche relazioni.
Se si trattava di fingere era squisitamente imbattibile, ma appena nell’equazione rientrava gente che conosceva e che, anche peggio, lo conosceva… il risultato era un attacco di misantropia devastante.
Tom Dursley formulò il teorema quella sera stessa, mentre una tavola intera di suo cugini Grifondoro con l’aggiunta di due Serpeverde, Nott e Al, festeggiava la riuscita del suo test d’ammissione.
Era la sua famiglia e lo sarebbe sempre stata.  Ma questo non significava che riuscisse a trovarsi a suo agio a passare del tempo con loro.
Era un suo problema, se ne rendevano conto.
Ingoiò distratto un sorso di whisky incendiario ascoltando Albus e Rose chiacchierare del Torneo, della McGrannit e altre cose.
Nonostante queste premesse, non si era lamentato quando Albus gli aveva intimato di rendersi presentabile, dato che aveva veramente prenotato un tavolo ai Tre Manici Di Scopa.
Non si era lamentato perché aveva capito che l’altro ragazzo aveva bisogno di una serata libera con gli amici, bevande scadenti e nessuna preoccupazione. Ogni sera crollava stanco morto sul letto e il più delle volte toccava a lui svestirlo e infilarlo sotto le coperte.
Si meritava una serata del genere. E lui, da bravo, aveva infilato una camicia e si era stampato in faccia l’espressione più allegra del suo repertorio.
Ovviamente Lily appena l’aveva visto si era premurata di dirgli che sembrava la comparsa in una veglia funebre, ma non era quello il punto.
Il punto era che poteva rimediare. O almeno, poteva fare del suo meglio.
A cosa servirebbe altrimenti le seconde occasioni?
Al, quasi avesse sentito che pensava a lui, si voltò. “Ti stai divertendo?” Aveva un sorrisetto che gli premeva sulle labbra. Era chiaro che la domanda fosse ironica.  
Credo che questo sia ancora parte della mia punizione per tutto quello che ho combinato.
“Da morire…” Replicò atono, premurandosi di tirargli un pizzicotto sulla coscia, sotto il tavolo.
Il ragazzo sussultò, lanciandogli un’occhiata offesa, prima di inserirsi di nuovo in un discorso tra Rose e Lily. Tom lo imitò visto che l’argomento gli interessava.
“… e mi sarebbe piaciuto venisse, ma Ren ha detto che il suo preside è severissimo sul coprifuoco. Pensa che lo hanno alle sei! Non è ridicolo?”
Sören Luzhin…
Quel tipo non lo convinceva, anche se non era ancora riuscito a capire perché; gli ricordava qualcuno, eppure nessuno. Lily nel frattempo non faceva che parlare di lui.
“E tu sorellina? Non dovresti già essere a letto come il tuo oleoso cavaliere?” Ghignò James dal lato opposto del tavolo, dove stava disputando con Malfoy qualcosa che assomigliava tremendamente ad una gara di bevute.  
“Non dire cose prive di senso.” Lo tacitò Lily con espressione falsamente altezzosa. Le riusciva piuttosto bene. “C’è un professore, quindi teoricamente non infrangerò regole se rimarrò qui oltre l’orario consentito. Semplice. Giusto Teddy?”
“Ehm, non saprei… Immagino tu abbia ragione.” Rispose Lupin, ovviamente nicchiando. Tom non l’aveva mai sentito dare una risposta diretta e concisa.

E dubito che la sentirò mai.
“Ma non verremo puniti, giusto?” Spiò Hugo inquietatissimo. “Cioè, Teddy… Eh?”
“No, tranquillo…”
“Ti amo così tanto Rosie…” Biascicò Scorpius, la cui bassa resistenza agli alcolici era ormai universalmente conosciuta in quel consesso. “Te e i tuoi occhi di luuminosa giada…”
“Deficiente, ce li ho castani e tu sei ubriaco.” Sospirò la ragazza, spostandogli il viso in collisione con le sue labbra.

Non capiva  come un tipo come Malfoy, cresciuto a pane ed egomania, potesse essere devoto ad una tipa che era praticamente la versione ridotta e adolescenziale di una madre rompipalle.
Masochismo? Follia congenita?
Ad ogni buon conto, quella era la sua famiglia. E non era tanto male.
Se non altro non ci si annoia mai…
“Tom?” Al gli porse il boccale di burrobirra vuoto e appiccicoso. “Me ne porteresti un altro?”
“… Non è che per caso offro io a tutti?” Si informò, temendo l’eventualità in cui non gli sarebbero bastati i soldi e sarebbe finito a sgobbare nelle cucine per il resto della serata. Hannah Paciock era inflessibile da quel punto di vista.
“No, solo a me. In fondo non ti meriti di pulire tutti i nostri boccali senza magia…” Gli sorrise dolcemente capendo al volo i suoi timori. Gli piazzò poi il bicchiere sotto il naso, forse già un po’ brillo. “Dai. Per favore?”

“… Certamente. Vado.” Non aveva scelta, e dubitava di averne mai avuta da quando a tre anni gli era stato scaricato nel tappeto di camera sua quel rompiscatole pigolante, coi capelli impazziti e dotato di disarmanti e giganteschi occhi verdi.
Il bancone era gremito di gente, ma per fortuna non c’erano studenti. Almeno in quel posto poteva essere sicuro di non essere guardato come una bestia rara: ad Hogwarts era ancora oggetto di occhiate interessate, anche se erano diminuite grazie al Torneo, proprio come aveva predetto Albus.
“Un’altra pinta di burrobirra…” Sospirò rivolto Madama Hannah che gli servì un sorriso sorpreso.
“Arriva subito… oh! Ma sei tu Thomas!” Lo squadrò con franca curiosità, cosa che gli fece venir voglia di tornarsene al tavolo senza l’ordinazione. “Beh, come stai?”
“Abbastanza bene, la ringrazio…” Esaurito lo scambio di convenevoli, si chiese se non dovesse chiedergli del figlio Cedric.

Le sue riflessioni furono interrotte da una mano che gli si posò confidenzialmente sulla spalla. Si irrigidì infastidito, pronto ad un ammonimento freddo e cortese a chiunque avesse invaso il suo spazio vitale.
Si bloccò quando si trovò di fronte una dentatura perfetta, vestiti babbani e un sorriso affabile.
Ethan Scott, l’agente di collegamento tra il Ministero della Magia americano e quello britannico.
Che diavolo ci fai qui?
Il motivo in realtà lo poteva intuire da come lo stesse guardando.
Questo bastardo mi sta seguendo?
“Ciao Thomas. Ho saputo dei tuoi esami, congratulazioni!” Non gli diede il tempo di ribattere. “Hai un momento libero? Vorrei scambiare quattro parole, se non ti spiace…”
Tom sapendo di non aver molto tempo prima che qualcuno dei suoi notasse che stava tardando, sorrise tirato. “C’è qualcosa di importante che deve dirmi che non può aspettare la presenza di mio zio?”  
L’uomo rise, ma a Tom non sfuggì il lampo di fastidio che gli balenò nello sguardo. “Non essere così rigido ragazzo! Ti assicuro che sono solo poche parole, nulla che il famoso Harry Potter perderebbe tempo ad ascoltare.”
“Ma davvero…” Mormorò. Guardò verso la tavolata. “Mi scusi, ma devo tornare dai miei amici… Dopotutto è me che stanno festeggiando.”

Fece per voltarsi, premurandosi di non schizzarsi di burrobirra nell’operazione, quando la voce dell’uomo lo colpì alle spalle.
“Potrei avere qualcosa da dirti suo tuo padre… intendo, il mago.”

Tom si fermò prima ancora che avesse modo di assimilare la notizia. Era stata una reazione istintiva, prima che ragionata. “Hohenheim”
“Già.” Confermò Scott con un cenno della testa. “Non ti ruberò molto tempo, ma credo che ci siano alcune cose che dovresti sapere …” Alzò le mani, in segno di preventiva resa. “Ma se non vuoi, non posso obbligarti. So che hai avuto dei brutti trascorsi con l’agente Hardcastle… ma ti posso assicurare che il Ministero americano ha molto a cuore la tua persona.”

“Non mi interessa.” Tagliò corto. Poi però si morse un labbro. “Immagino che dovremo spostarci in un luogo più appartato…”
Scott fece un ampio sorriso. “Vedo che sei un ragazzo sveglio.”
“Già.” Alzò leggermente il boccale, indicandoglielo. “Voglio tornare prima che si freddi, sia ben chiaro.”

 
 
****
 
 
Note:
Vi ho lasciato un po’ sospesi, eh? Sono una sadica, lo so.

1. Qui la canzone.
E poi…
Al/Tom e Teddy/James: due disegni della bravissima e disponibilissima Matsutakedo
E poi la bravissima Iksia ha aperto una commision . Pubblicità per una ragazza adorabile. ^^
  
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