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Autore: MaxT    19/11/2010    6 recensioni
“Non si può fermare l’inverno, ma si può seminare per la primavera”. Adariel Escanor, sesta Luce di Meridian. Questo prequel racconta gli avvenimenti culminati con l’ascesa al potere di Phobos, la lotta di una regina morente per assicurare un futuro al suo mondo e la fuga sulla Terra dei genitori adottivi di Elyon con la predestinata al trono di Meridian.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Phobos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
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16-il sigillo della sfida  
 
Ad personam:
Cara Melisanna, grazie della graditissima recensione. Come influirà sulla trama... diciamo che la storia di Jonatludr ed Eliasdal non inciderà molto su quella di Adariel, ma viceversa quella di Adariel e Phobos influirà pesantemente sulla loro. Così riuscirò a spiegare gli antecedenti di questi due personaggi meridiani, che hanno avuto il loro momento di gloria nel fumetto.
Cara Silen, grazie per la recensione, che forse consolerà un po' lo sfortunato protagonista di quel capitolo. Da parte mia, sono contentissimo perchè so di poterci contare. Per viaggiare nel tempo, però, non bastano l'acqua magica e gli specchi, ma servono anche alcuni poteri innati, un conversore psicoenergetico, la sequenza di operazioni mentali per attivare le magie e soprattutto tanta, tanta fantasia. Poi mi chiedevi come ottenere acqua magica senza pagare il dazio all'avido mercante. La soluzione più semplice sarebbe trasferirsi a Meridian, ottenerne la cittadinanza e questo ti darebbe diritto a una razione periodica, ma possibilmente non farlo nel periodo di Phobos o della 'perfida Elyon' in cui le distribuzioni sono ridotte o sospese.  Come vedi, è semplice!

Ed ora qualche parola su questo capitolo, ambientato il giorno dopo la morte di Odridel.  Phobos è stato in grado di creare in breve tempo il sigillo che permetterà di forzare la muraglia. Sul fumetto WITCH, questo talismano appare brevemente tra la fine del n.2, quando viene rintracciato nascosto in un libro nello scantinato della casa di Elyon, e il n.3 in cui, dopo alcune peripezie, finisce inglobato nel Cuore di Kandrakar.
Faremo la conoscenza di Endarno, il custode della prigione di Kandrakar, detta la Torre delle Nebbie. Imponente e marziale, questo personaggio è apparso nella quarta serie di WITCH, in cui riuscì a far esiliare il precedente oracolo e a prendere il suo posto, ma le eroine alla fine lo sconfissero dopo aver capito che era in qualche modo controllato mentalmente da Phobos, apparentemente prigioniero a Kandrakar. Sia in La Luce al Tramonto che in Profezie, ho fatto di questo personaggio un contraltare all'Oracolo, del quale è molto più aggressivo e autoritario.

Buona lettura
MaxT

Capitolo 16

Il sigillo della sfida

Una goccia di pioggia non muore quando torna al mare.
        Maestra Galgheita
Meridian, periferia sud-est

Il  mesto corteo avanza verso la sua meta, la cui recinzione si vede già dopo le ultime case. Molti portano una lanterna accesa in mano all’altezza del viso, come prescritto da un rituale millenario.
Il cielo, plumbeo da quasi un mese, sembra promettere solo pioggia, ma finora si è trattenuto, come per rispetto alla donna che giace avvolta nel sudario.

Eliasdal, entrando nel cimitero alla testa del corteo, alza gli occhi dal sentiero e vede schierato un drappello di guardie con le divise migliori, anche loro con lanterne accese tenute all’altezza dei visi commossi.
“I tuoi compagni non ti hanno dimenticato”, bisbiglia a Luduvik accanto a lui.
Un discreto tremolio sfarfalla davanti alle guardie, e da esso prendono forma la Regina, dal semplice abito bianco teso sul ventre, la guaritrice Galgheita e il comandante Alborn, tutti con la loro piccola lanterna già accesa.
Sorprese, molte persone del seguito accennano a un inchino a questa presenza inaspettata.
Anche la regina si inchina goffamente verso il feretro, ostacolata dal pancione.
In alto, il manto di nubi scure si apre brevemente, e uno sprazzo di sole abbagliante illumina il cimitero.

Più tardi, la mesta cerimonia sta ormai finendo. Molte persone hanno scandito qualche frase commossa per commemorare Odridel, prima di deporre le candele delle loro lanterne in un unico braciere, dove le mille fiammelle si sono fuse in una.
‘La vita è un sogno dal quale ci si risveglia morendo’, ha detto la Regina, ma la frase che ha colpito di più Eliasdal è stata quella di Galgheita: ‘Una goccia di pioggia non muore quando torna al mare’. Rimuginando queste parole, non riesce a staccare gli occhi dal braciere acceso mentre amici e conoscenti si stanno disperdendo alla chetichella.
La Regina si avvicina a Luduvik ed Eliasdal, li prende entrambi per mano, e parla sottovoce: “Sto facendo quello che posso per la faccenda del sigillo. Per ora non vi succederà niente di grave, ma sapete già che i miei giorni sono contati”.
“Grazie, Altezza”. “Gli Dei ve ne rendano merito”.
“Ancora una cosa” aggiunge lei con un’esitazione, “So che in queste circostanze non si usa, ma ho due doni per voi.  Non so quante altre occasioni avrò per vedervi, perciò…”.
A un suo cenno si fa avanti Galgheita, che tende le sue braccione. Tra i palmi delle sue grandi mani a quattro dita appare, in un tremolio, un dipinto: un ritratto di Odridel quindici anni prima, attorniata dai suoi figli.
Un po’ a sorpresa, Adariel lo porge a Luduvik, dicendo: “E’ per te”; poi, quasi scusandosi: “Elias, per te ho un’altra cosa”.
Di nuovo, dalle mani tese di Galgheita si sprigiona un tremolio che prende la consistenza di un grosso libro illustrato dalle esotiche scritte in caratteri terrestri.
‘Pittori olandesi del ‘600’, legge a fatica Eliasdal prendendolo tra le mani. E’ un regalo preziosissimo, ammette, ma in questo momento invidia quello che è toccato a Luduvik.
“E’ un libro terrestre con splendide illustrazioni”, spiega lei, ben sapendo cosa sta pensando l’altro, “Ma ciò che è veramente importante, Elias, è che vi troverai una rivelazione sul tuo futuro”.
 

Meridian, casa di Eliasdal

E’ ormai sera. Congedati gli ultimi parenti, Eliasdal si affloscia su una sedia della cucina. Ha posto il quadro sul cassettone, dritto, e lo guarda con rimpianto alla luce del candeliere. Osserva il suo viso nel ritratto: l’espressione seria contrasta con i suoi dodici anni. Accanto a lui c’è il piccolo Jonatludr sulle ginocchia della mamma, quando era un bimbetto felice. Oggi non c’era, ai funerali. E’ ancora sulla Terra, o si è schiantato come sua madre nel tentativo di tornare a casa?
Si costringe a non pensarci, e apre il volume appoggiato sul tavolo.
E’ splendido. Non esistono stampe di quel livello, a Meridian. Lo sfoglia, osservando solo le illustrazioni e ignorando i testi: non è ispirato per una lunga traduzione dall’inglese di una lista di illustri nomi da un altro mondo.
A un certo punto, quasi non crede ai suoi occhi. Avvicina il libro al candeliere per esserne più certo, ma non si è sbagliato: il volto ritratto con i pennelli in mano è uguale al suo, ma senza le striature verdi. ‘Autoritratto di Elias Van Dahl’, legge.
Elias Van Dahl… Eliasdal!!! Ecco cosa voleva fargli vedere la Regina!
Legge avidamente il testo: giovinezza avvolta nel mistero… un grande successo ad Amsterdam tra il 1620 ed il 1629… dopodichè ritornò nell’oscurità da cui era emerso.
Volta la pagina. Ci sono quattro immagini di suoi quadri, e uno assomiglia moltissimo a quello che lo guarda dal cassettone, solo in versione terrestre!  Un altro, il suo ultimo lavoro, rappresenta un paese festante con una cattedrale sullo sfondo, e s’intitola ‘L’ultima lacrima’. E’ custodito al museo di Heatherfield, USA. Non è la stessa città dov’era andato Jonatludr?
Eliasdal resta immobile a fissare il niente, mentre riflette: ora gli è chiaro che anche lui, come suo fratello, è predestinato a viaggiare nel tempo e a farsi una nuova vita in quell’altro mondo.
 

Meridian, palazzo reale, sala del trono

Una volta di più, il capo dei servizi segreti prende forma da un baluginio al cospetto del suo signore, e lo riverisce con una genuflessione. “Vostra altezza…”.
“Ah, Cedric”, risponde con insolita giovialità il principe Phobos dall’alto del trono, “Stavo per farti convocare, ma mi hai preceduto. Hai novità?”.
“Vi aggiorno sui funerali di quella Odridel: contro tutte le aspettative, la Regina vi ha preso parte”.
Phobos aggrotta lo sguardo: da mesi sua madre fa sapere che sta troppo male per uscire dal suo appartamento, ma ha pur trovato la forza di fare una piazzata vergognosa correndo giù per dodici piani di scale, e ora per il funerale di una stupida serva…
Ripensa malvolentieri a Odridel: lui ha fatto malissimo, a suo tempo, a essere così pietoso da accontentarsi di un’ancella già usata e strausata da suo zio Findric. Quando arrivò da lui si comportava in modo apparentemente impeccabile, ma sempre con un’irritante aria da gran dama, nonostante il suo status servile, i suoi trentaquattro anni e le sue due gravidanze, per non dire della pelle verde ramarro. E peggio di tutto, nei suoi pensieri lo paragonava sempre sfavorevolmente a suo zio Findric. Questa alterigia interiore era fuori luogo in una serva che avrebbe dovuto compiacerlo in ogni modo. Perciò, alla fine la spedì a servire in mensa alle guardie, come meritava.

La voce di Cedric richiama la sua attenzione: “Ho provveduto a far sequestrare quell’attrezzatura per il viaggio nel tempo e tutta la documentazione trovata in quella casa”.
Phobos grugnisce, poco interessato. Eliasdal e Luduvik meriterebbero una grave punizione, ma sono andati a piangere dal cuore di burro della Regina, e ora lei li protegge. Ma per poco ancora, pensa, mentre sentimenti contrastanti attraversano rapidi la sua mente. Scuote il viso, scacciandoli.
“Cedric, ti ho mandato a chiamare per un motivo molto più importante”. Leva una mano tesa; sopra il palmo levita un pezzo di metallo smaltato con il distintivo della loro dinastia: due mondi compenetrati in un abbraccio, racchiusi tra due punte di freccia verso l’alto e il basso.
“Guarda questo sigillo. L’ho realizzato secondo le indicazioni di mia madre e dei libri, e ora è pronto per il collaudo”.
Il direttore dei servizi segreti sgrana gli occhi. “E’ quello che ci aprirà di nuovo la strada per la Terra?”.
“Proprio così! L’arroganza di Kandrakar sta per avere la risposta che merita!”.
 

Meridian, sotterranei

Mezz’ora dopo, Cedric sta guidando il principe Phobos lungo un corridoio sotterraneo fuori mano scavato nel cuore della rupe.
Arrivato al termine, indica la parete in cui il corridoio muore. “Altezza, questo posto mi sembra l’ideale”.
Phobos annuisce, cercando di nascondere quanto si sia disabituato alle lunghe camminate. “Bene, Cedric. Adesso ammira…”. Solleva il sigillo, usandolo come per traguardare la fine della galleria. Poi chiude gli occhi, visualizzando la destinazione.
Un alone luminoso ondeggiante si genera sulla parete; al di là appare, come in trasparenza, una stanza che Cedric riconosce come il seminterrato del Ye Olde Bookshop. “Formidabile, Altezza!”.
Il principe, trionfante, percorre il passaggio, che perde la sua luminosità, diventando simile ad un varco dai bordi iridescenti aperto in una comune parete. “Visto, Cedric? Basta un passo, ed eccomi sulla Terra!”.
“Eccezionale. Principe… E’ eccezionale!”.
“Lo so. Perché ti meravigli?”. Si guarda attorno: il disordine della stanza, frettolosamente adattata ad alloggio, gli fa storcere il naso. “Miriadel viveva qui?” chiede senza curarsi di nascondere il disprezzo.
“Sì, altezza. Ma ora non dipendiamo più dai capricci della congrega di Kandrakar”, gongola Cedric seguendolo nella stanza. Poi, come preoccupato, sale le scale, apre la porta e sbircia nel negozio. Nessuno.
Richiude la porta a chiave. “Dovremo prendere precauzioni. Qualunque terrestre che entri nello scantinato potrebbe violare il varco e raggiungere il centro di Meridian”.
“A questo pensaci tu”, risponde un po’ infastidito il principe. “Fai installare un allarme ad aura psichica, o quello che ritieni meglio. Da parte mia, preparerò un incantesimo di chiusura al più presto”. Riflette tra sé: è meglio qualcosa che simuli l’aspetto e la consistenza di un muro, da far apparire e sparire sfiorando qualche punto sensibile, o piuttosto collocare due piastre di teletrasporto nascoste, che colleghino tra loro locali nei due mondi separati da una semplice parete inamovibile?
La voce di Cedric lo richiama: “Altezza, come pensate che reagirà la guardiana Yan Lin?”.
Phobos storce il viso al fastidioso pensiero. “Certamente proverà a chiudere i varchi con il suo Cuore di Kandrakar. Però noi possiamo sempre riaprirli con questo sigillo”, dice sollevando con orgoglio la sua creazione.
Cedric annuisce. “Se lei può chiudere i varchi, allora sarà meglio crearne qualcuno di più per le emergenze, ben nascosto”.
“Per esempio, dove?”.
L’altro riflette un attimo. “Un secondo varco potrebbe essere collegato a un altro stanzino sotterraneo accessibile con una botola, poi in qualche posto ben nascosto vicino a casa di quel Jonatludr, poi…”.
Phobos, un po’ annoiato, esce dallo scantinato, tornando nel metamondo con un solo passo. “Sarai tu stesso, Cedric, a usare questo sigillo per aprire i portali dove serviranno, dopo che avrò trovato un buon sistema per mimetizzarli”.
L’altro ricambia tanta fiducia con un inchino: “Sarà un onore, Altezza”.
“Stai in guardia”, continua Phobos voltandogli le spalle: “Quel sigillo è unico. Non è sostituibile. Ti è severamente vietato metterlo a rischio portandolo sulla Terra”.
“Più che giusto, Altezza”.
“Ti è vietato affidarlo a qualunque subordinato. Solo tu lo dovrai prendere, usare  e riporre al sicuro secondo le modalità che ti indicherò”.
“Non dubitate”.
Prima di svanire, Phobos volta indietro il viso per un’ultima occhiata eloquente: “Ricorda, quel sigillo non è sostituibile, ma tu sì. Se tradirai la mia fiducia in qualunque modo, ne risponderai con la tua vita”.
Dopo che il principe è svanito, Cedric gli tributa un ultimo inchino ossequioso: “Certo… sommo stronzo!”.
 

Heatherfield, all’esterno del Ye Olde Bookshop, tre giorni dopo

Una giovane asiatica dai cortissimi capelli corvini affonda il viso nel bavero dell’impermeabile per proteggersi dalle zanzare, riapparse a frotte in città. Sulla sua schiena, due lievi sporgenze lasciano intuire due alette compresse sotto la stoffa cerata.
Contrariata e sorpresa, Yan Lin deve constatare che, dopo tre settimane di chiusura, il Ye Olde Bookshop ha riaperto i battenti, nonostante la Muraglia tra i mondi.
Yan Lin attraversa la strada ed entra nel negozio, decisa a fare chiarezza. Lo squillare di un campanello sottolinea il suo ingresso.
All’interno, dietro il bancone, c’è sempre la solita ragazza dai capelli neri, Eleanor o Miriadel che dir si voglia. Una rapida occhiata di disappunto passa sul viso della commessa, che poi torna a sorridere professionale. “Buongiorno. In cosa posso servirla?”.
“Spiegandomi perché siete ancora qui” esordisce la guardiana. “Perché non avete seguito il mio avvertimento di tornare tutti a Meridian?”.
L’altra fa finta di non capire. “Le interessa la sezione fantasy? Sul secondo scaffale…”.
“Non mi prenda ancora in giro, signorina. Era lei che accompagnava la regina Adariel, tre settimane fa”. Si apre l’impermeabile, mettendo in mostra il costume viola e turchese da Guardiana.
“Niente spettacolino di luci, quest’oggi?”, chiede serafica Eleanor.
“Lo spettacolo lo vedrà se tenterà di ostacolarmi! Ora io mi piazzerò qui, e non me ne andrò finché non avrò capito se vivete qui, o vi teletrasportate, o cos’altro!”.
La commessa le si fa incontro, combattiva: “Questo negozio non è casa sua!”.
Anche Yan Lin si serra i pugni sui fianchi. “Mi meraviglio di sentirlo dire da una che mi è capitata in camera alle due di notte! E che si è pure addormentata nel mio letto!”.
“Che faccia tosta! Senza di me, suo figlio avrebbe trovato la stanza vuota!”.
“Senza di lei e la sua Regina, mio figlio avrebbe trovato solo me che dormivo beata!”. Si trincera dietro le braccia conserte: questa commessa è l’unica persona al mondo in grado di provocarla in questo modo. “Basta discussioni, signorina!”.  A un suo gesto, una forte corrente d’aria agita dapprima i capelli e gli abiti, poi comincia a far sventolare pagine e copertine dei libri in vetrina; infine, a un ulteriore suo gesto, il turbine si concentra sulla porta del seminterrato, aprendola di colpo.
La guardiana sussulta per la sorpresa quando vede, oltre la porta spalancata, il libraio dai capelli lunghi assieme a un enorme omone dalla pelle azzurrina avvolto in un impermeabile sformato.

Cedric esordisce con nonchalance, aggiustandosi gli occhialini: “Vathek, ti presento Yan Lin, l’ultima guardiana di Kandrakar”.
“Piacere…” dice il gigante, come incerto se porgere la manona.
Dopo un attimo di esitazione, Yan Lin riprende l’iniziativa: parte decisa verso lo scantinato, e passa scostando i due uomini sorpresi.
Scesi pochi scalini, si trova davanti al portale: un grosso squarcio dagli orli iridescenti nel muro di mattoni, che lascia intravedere un sotterraneo illuminato da una fosforescenza verdolina.
“Proprio come pensavo!”.  Nelle sue mani guizza il bagliore rosato del Cuore di Kandrakar. Prima che gli altri la possano fermare, un lampo dal ciondolo fa collassate il portale, e la parete torna integra.
Yan Lin si volta, trionfante, ma solo ora teme di avere fatto un’enorme sciocchezza: tra lei e l’uscita oltre le scale ci sono i due uomini, con i visi deformati in smorfie di rabbia.
“Devo spezzarle il collo, Lord Cedric?”, chiede cupo il gigante.
Dopo un lungo, lunghissimo silenzio impietrito in cui la guardiana sente il sudore freddo rigarle la schiena, il libraio risponde, ricomponendosi: “No, Vathek, bisogna avere pazienza con le vecchiette, anche se con l’età sono diventate acide”. Si scosta e la invita a uscire con un inchino sarcastico.
“Vecchietta?”, chiede Vathek perplesso. La donna in costume gli sembra sì acida, ma non certo anziana.
Yan Lin, offesa ma anche sollevata, si decide a risalire le scale, scostando il gigante incerto.
Una volta in negozio, ormai ben vicina alla porta d’ingresso, si volta indietro: “E ora vi consiglio di trovarvi un buon albergo, perché dovrete restare nel nostro mondo per un bel po’!”. Tributa un’ultima occhiata storta anche a Vathek: “Forse lui si troverebbe meglio in uno zoo”.
Detto questo, la guardiana si richiude l’impermeabile, celando alla vista il costume, e fa per uscire in strada; poi cambia idea, e sparisce in un lampo abbagliante.
Il silenzio stupito è rotto dalla voce incerta di Vathek: “Cos’è uno zoo?”.

Dopo un po’ anche Eleanor ritrova la parola: “Cedric, mi aspettavo che l’avreste catturata e le avreste tolto quel gingillo luminoso. L’avevate chiusa, questa era l’occasione buona”.
Lui scuote il viso in segno di diniego. “Non era prudente. In realtà, sappiamo davvero poco dei suoi poteri. E poi, finché si limita a chiudere varchi che possiamo riaprire, per noi è solo una scocciatrice, niente più”.
Indica con lo sguardo una botola sul pavimento, nascosta sotto un tappeto. “Per stavolta possiamo tornare col passaggio di riserva, poi ne aprirò anche degli altri”.
“I suoi poteri…”, riprende Eleanor con un’occhiata ad alcuni libri caduti scompostamente dalla vetrina, “Ho visto che può creare un vento fortissimo, che può trasformarsi e rendersi invisibile”.
Cedric annuisce. “Aggiungici che è resistente allo sguardo del comando. Ho provato ad ipnotizzarla, poco fa, senza risultato”.
“Poi può teletrasportarsi” aggiunge Eleanor, “Ma avete visto che lampi? Non può sperare di passare inosservata!”.
Cedric scuote il capo. “Quello non era un semplice teletrasporto, ma un salto dimensionale. Una cosa che noi non sappiamo fare”.
“E che differenza c’è?”, chiede il gigante perplesso, aggiustandosi sul testone il cappello alla Bogart che il vento gli aveva strappato via.
“Il teletrasporto segue una traiettoria attraverso due luoghi connessi nello spazio, cioè nello stesso mondo o in mondi connessi da portali aperti. Il salto dimensionale, invece, è al di fuori dello spazio, e può collegare anche mondi non connessi”.
“Come la Terra e Kandrakar” completa Eleanor.
“Già. Scommetto che ora la guardiana è andata a riferire proprio lì”.
 

Kandrakar

Quando i riflessi del lampo bianco si sono estinti, Yan Lin si guarda attorno: la grande sala del consiglio è deserta e silenziosa.  Candidi sbuffi di nuvole fanno capolino dagli spazi tra le colonne. Forse è arrivata nel cuore di quella che a Kandrakar prende il posto della notte.
Mentre si sfila l’impermeabile e ridistende le alette doloranti, il fruscio dei suoi vestiti è l’unica increspatura nel silenzio.
Poi percepisce qualcosa, con un senso che non sa definire. Guidata da questo, imbocca un corridoio laterale, fiancheggiato da un colonnato dritto che dà su un mare di nuvole candide che, viste dall’alto, danno quasi la sensazione di una superficie solida e soffice.
Si ferma un attimo a guardarle, cercando di far rallentare i battiti del suo cuore. Una vecchietta acida… devo spezzarle il collo… e poi, il ghigno sarcastico di quella commessa! Quest’oggi i meridiani sono riusciti a provocarla in un modo che credeva impossibile alla sua età.
Quando la tachicardia si è attenuata, riprende a percorrere il corridoio fino a un passaggio aperto sulla destra.

In questa stanza, l’Oracolo sta sedendo a mezz’aria nella posizione del loto, dandole le spalle e guardando intento le nuvole attraverso un finestrone circolare.
“Ben arrivata, Yan Lin”. Il saggio si abbassa lentamente fino a terra, senza voltarsi, poi si rimette in piedi e finalmente si gira verso di lei, imperturbabile.
“Scusate se sono venuta senza preannunciarmi, signore”.
“Non dormivo, Yan Lin. Non dormo mai. Stavo solo cercando presagi nel cielo mentre ti aspettavo”. Per un attimo, un’ombra passa sul suo viso e scompare. “Abbiamo percepito le violazioni della Muraglia”.
“Ma come ci possono essere riusciti?”.
“Dovremo assolutamente capirlo. Per l’intanto ti ho preparato uno strumento, benché imperfetto”. Tra di loro, a mezz’aria, si forma un luccichio da cui emerge un grosso foglio arrotolato.
La guardiana lo prende prudentemente in mano e lo srotola. “E’ una mappa di Heatherfield!”.
“Non una mappa qualunque”, risponde lui, imperturbabile come sempre. “Vi ho impresso un isomorfismo con il bacile di uno dei nostri saggi che sta sorvegliando la muraglia giorno e notte.  Non appena percepisce una violazione in atto, su questa mappa lampeggia la posizione del varco, e tu ti recherai immediatamente sul posto per chiuderlo”.

Una voce decisa risuona alle spalle di Yan Lin: “Richiuderlo e basta?”
Nella stanza entra un uomo alto e fiero, il cui viso severo è solcato da tre cicatrici come di un graffio di tigre che attraversano il sopracciglio e la palpebra sinistri. Imponenti trecce di capelli grigi, raccolti all’indietro, fanno il paio con baffoni e sopracciglia pendenti, e un pizzo severo gli adorna il mento squadrato.  “E’ inutile richiudere i varchi dopo che loro sono passati, se è vero che li possono riaprire a piacimento”.
L’Oracolo sorride imperturbabile al nuovo arrivato: “E tu cosa proponi, Endarno, amico mio?”.
La risposta è decisa: “Dobbiamo catturare tutti quegli agenti e farli parlare, solo così riusciremo a far rispettare il blocco che abbiamo imposto. Ti assicuro che la nostra Torre delle Nebbie è in grado di contrastare tutte le loro stregonerie”.
L’Oracolo solleva impercettibilmente un sopracciglio nel sentir nominare il carcere di Kandrakar, di cui Endarno è il sommo custode.
“Catturare…”, ripete preoccupata Yan Lin. “Signore, sapete bene che da ventiquattro anni sono l’unica guardiana”. Si trattiene dall’aggiungere: ‘Dovevate pensarci bene, prima di licenziare le altre due sopravvissute’, ma i due uomini la capiscono lo stesso.
“Se hai paura, guardiana…”, fa per rispondere duro il nuovo arrivato.
“Vi è facile dirlo, signore!”, riprende lei, più polemica di come avrebbe voluto sembrare, “Eppure, sapete bene che quelli lì si teletrasportano con una facilità impressionante. Non ho modo di catturarne qualcuno senza fargli del male. Se succedesse questo, gli altri potrebbero vendicarsi sulla mia…”.
L’Oracolo la interrompe con un gesto. “Dobbiamo valutare meglio la situazione prima di intraprendere azioni che possono farla peggiorare. Per noi è meglio prendere tempo, molto tempo. Ormai la catena di cause ed effetti che porterà alla prossima generazione di guardiane è già stata messa in moto”.
 

Heatherfield, ristorante Silver Dragon, poco dopo

“Mamma, dove sei sparita? Sei mancata da casa per più di un’ora”. Il giovane Chen, con un grembiule legato ai fianchi, le viene incontro all’ingresso del ristorante di famiglia.
“Cose da donne, figlio mio”, risponde l’anziana Yan Lin, rientrando a casa con un impermeabile fuori misura gettato sul braccio.
Lui resta un attimo perplesso, poi alza le mani rassegnato. “Va bene, mamma. Però ora siamo indietro con le stoviglie. Puoi venire?”.
“Certo”. L’anziana appende l’indumento, e si dirige pensierosa in cucina.

La bella Joan, la sua giovane nuora, le sorride da dietro due pile di piatti.
Yan Lin la ricambia, cercando di non far trasparire le sue preoccupazioni. A una certa età si vorrebbe la sicurezza che tutto ciò che si ha costruito nella vita non venga spazzato via da uno scherzo del destino o da un nemico alieno.  Perché, dopo due decenni di tranquillità, una minaccia del genere doveva scoppiare proprio nell’autunno della sua esistenza?
 

  
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