Ad personam:
Cara Melisanna, grazie della graditissima recensione. Come influirà sulla trama... diciamo che la storia di Jonatludr ed Eliasdal non inciderà molto su quella di Adariel, ma viceversa quella di Adariel e Phobos influirà pesantemente sulla loro. Così riuscirò a spiegare gli antecedenti di questi due personaggi meridiani, che hanno avuto il loro momento di gloria nel fumetto. Cara Silen, grazie per la recensione, che forse consolerà un po' lo sfortunato protagonista di quel capitolo. Da parte mia, sono contentissimo perchè so di poterci contare. Per viaggiare nel tempo, però, non bastano l'acqua magica e gli specchi, ma servono anche alcuni poteri innati, un conversore psicoenergetico, la sequenza di operazioni mentali per attivare le magie e soprattutto tanta, tanta fantasia. Poi mi chiedevi come ottenere acqua magica senza pagare il dazio all'avido mercante. La soluzione più semplice sarebbe trasferirsi a Meridian, ottenerne la cittadinanza e questo ti darebbe diritto a una razione periodica, ma possibilmente non farlo nel periodo di Phobos o della 'perfida Elyon' in cui le distribuzioni sono ridotte o sospese. Come vedi, è semplice! Ed ora qualche parola su questo capitolo, ambientato il giorno dopo
la morte di Odridel. Phobos è stato in grado di creare in
breve tempo il sigillo che permetterà di forzare la muraglia. Sul
fumetto WITCH, questo talismano appare brevemente tra la fine del n.2,
quando viene rintracciato nascosto in un libro nello scantinato della casa
di Elyon, e il n.3 in cui, dopo alcune peripezie, finisce inglobato nel
Cuore di Kandrakar.
Buona lettura
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Capitolo 16
Il sigillo della sfida
Maestra Galgheita
Il mesto corteo avanza verso la sua meta, la cui
recinzione si vede già dopo le ultime case. Molti portano una lanterna
accesa in mano all’altezza del viso, come prescritto da un rituale millenario.
Il cielo, plumbeo da quasi un mese, sembra promettere
solo pioggia, ma finora si è trattenuto, come per rispetto alla
donna che giace avvolta nel sudario.
Eliasdal, entrando nel cimitero alla testa del corteo,
alza gli occhi dal sentiero e vede schierato un drappello di guardie con
le divise migliori, anche loro con lanterne accese tenute all’altezza dei
visi commossi.
“I tuoi compagni non ti hanno dimenticato”, bisbiglia
a Luduvik accanto a lui.
Un discreto tremolio sfarfalla davanti alle guardie,
e da esso prendono forma la Regina, dal semplice abito bianco teso sul
ventre, la guaritrice Galgheita e il comandante Alborn, tutti con la loro
piccola lanterna già accesa.
Sorprese, molte persone del seguito accennano a un inchino
a questa presenza inaspettata.
Anche la regina si inchina goffamente verso il feretro,
ostacolata dal pancione.
In alto, il manto di nubi scure si apre brevemente, e
uno sprazzo di sole abbagliante illumina il cimitero.
Più tardi, la mesta cerimonia sta ormai finendo.
Molte persone hanno scandito qualche frase commossa per commemorare Odridel,
prima di deporre le candele delle loro lanterne in un unico braciere, dove
le mille fiammelle si sono fuse in una.
‘La vita è un sogno dal quale ci si risveglia
morendo’, ha detto la Regina, ma la frase che ha colpito di più
Eliasdal è stata quella di Galgheita: ‘Una goccia di pioggia non
muore quando torna al mare’. Rimuginando queste parole, non riesce a staccare
gli occhi dal braciere acceso mentre amici e conoscenti si stanno disperdendo
alla chetichella.
La Regina si avvicina a Luduvik ed Eliasdal, li prende
entrambi per mano, e parla sottovoce: “Sto facendo quello che posso per
la faccenda del sigillo. Per ora non vi succederà niente di grave,
ma sapete già che i miei giorni sono contati”.
“Grazie, Altezza”. “Gli Dei ve ne rendano merito”.
“Ancora una cosa” aggiunge lei con un’esitazione, “So
che in queste circostanze non si usa, ma ho due doni per voi. Non
so quante altre occasioni avrò per vedervi, perciò…”.
A un suo cenno si fa avanti Galgheita, che tende le sue
braccione. Tra i palmi delle sue grandi mani a quattro dita appare, in
un tremolio, un dipinto: un ritratto di Odridel quindici anni prima, attorniata
dai suoi figli.
Un po’ a sorpresa, Adariel lo porge a Luduvik, dicendo:
“E’ per te”; poi, quasi scusandosi: “Elias, per te ho un’altra cosa”.
Di nuovo, dalle mani tese di Galgheita si sprigiona un
tremolio che prende la consistenza di un grosso libro illustrato dalle
esotiche scritte in caratteri terrestri.
‘Pittori olandesi del ‘600’, legge a fatica Eliasdal
prendendolo tra le mani. E’ un regalo preziosissimo, ammette, ma in questo
momento invidia quello che è toccato a Luduvik.
“E’ un libro terrestre con splendide illustrazioni”,
spiega lei, ben sapendo cosa sta pensando l’altro, “Ma ciò che è
veramente importante, Elias, è che vi troverai una rivelazione sul
tuo futuro”.
Meridian, casa di Eliasdal
E’ ormai sera. Congedati gli ultimi parenti, Eliasdal
si affloscia su una sedia della cucina. Ha posto il quadro sul cassettone,
dritto, e lo guarda con rimpianto alla luce del candeliere. Osserva il
suo viso nel ritratto: l’espressione seria contrasta con i suoi dodici
anni. Accanto a lui c’è il piccolo Jonatludr sulle ginocchia della
mamma, quando era un bimbetto felice. Oggi non c’era, ai funerali. E’ ancora
sulla Terra, o si è schiantato come sua madre nel tentativo di tornare
a casa?
Si costringe a non pensarci, e apre il volume appoggiato
sul tavolo.
E’ splendido. Non esistono stampe di quel livello, a
Meridian. Lo sfoglia, osservando solo le illustrazioni e ignorando i testi:
non è ispirato per una lunga traduzione dall’inglese di una lista
di illustri nomi da un altro mondo.
A un certo punto, quasi non crede ai suoi occhi. Avvicina
il libro al candeliere per esserne più certo, ma non si è
sbagliato: il volto ritratto con i pennelli in mano è uguale al
suo, ma senza le striature verdi. ‘Autoritratto di Elias Van Dahl’, legge.
Elias Van Dahl… Eliasdal!!! Ecco cosa voleva fargli vedere
la Regina!
Legge avidamente il testo: giovinezza avvolta nel mistero…
un grande successo ad Amsterdam tra il 1620 ed il 1629… dopodichè
ritornò nell’oscurità da cui era emerso.
Volta la pagina. Ci sono quattro immagini di suoi quadri,
e uno assomiglia moltissimo a quello che lo guarda dal cassettone, solo
in versione terrestre! Un altro, il suo ultimo lavoro, rappresenta
un paese festante con una cattedrale sullo sfondo, e s’intitola ‘L’ultima
lacrima’. E’ custodito al museo di Heatherfield, USA. Non è la stessa
città dov’era andato Jonatludr?
Eliasdal resta immobile a fissare il niente, mentre riflette:
ora gli è chiaro che anche lui, come suo fratello, è predestinato
a viaggiare nel tempo e a farsi una nuova vita in quell’altro mondo.
Meridian, palazzo reale, sala del trono
Una volta di più, il capo dei servizi segreti prende
forma da un baluginio al cospetto del suo signore, e lo riverisce con una
genuflessione. “Vostra altezza…”.
“Ah, Cedric”, risponde con insolita giovialità
il principe Phobos dall’alto del trono, “Stavo per farti convocare, ma
mi hai preceduto. Hai novità?”.
“Vi aggiorno sui funerali di quella Odridel: contro tutte
le aspettative, la Regina vi ha preso parte”.
Phobos aggrotta lo sguardo: da mesi sua madre fa sapere
che sta troppo male per uscire dal suo appartamento, ma ha pur trovato
la forza di fare una piazzata vergognosa correndo giù per dodici
piani di scale, e ora per il funerale di una stupida serva…
Ripensa malvolentieri a Odridel: lui ha fatto malissimo,
a suo tempo, a essere così pietoso da accontentarsi di un’ancella
già usata e strausata da suo zio Findric. Quando arrivò da
lui si comportava in modo apparentemente impeccabile, ma sempre con un’irritante
aria da gran dama, nonostante il suo status servile, i suoi trentaquattro
anni e le sue due gravidanze, per non dire della pelle verde ramarro. E
peggio di tutto, nei suoi pensieri lo paragonava sempre sfavorevolmente
a suo zio Findric. Questa alterigia interiore era fuori luogo in una serva
che avrebbe dovuto compiacerlo in ogni modo. Perciò, alla fine la
spedì a servire in mensa alle guardie, come meritava.
La voce di Cedric richiama la sua attenzione: “Ho provveduto
a far sequestrare quell’attrezzatura per il viaggio nel tempo e tutta la
documentazione trovata in quella casa”.
Phobos grugnisce, poco interessato. Eliasdal e Luduvik
meriterebbero una grave punizione, ma sono andati a piangere dal cuore
di burro della Regina, e ora lei li protegge. Ma per poco ancora, pensa,
mentre sentimenti contrastanti attraversano rapidi la sua mente. Scuote
il viso, scacciandoli.
“Cedric, ti ho mandato a chiamare per un motivo molto
più importante”. Leva una mano tesa; sopra il palmo levita un pezzo
di metallo smaltato con il distintivo della loro dinastia: due mondi compenetrati
in un abbraccio, racchiusi tra due punte di freccia verso l’alto e il basso.
“Guarda questo sigillo. L’ho realizzato secondo le indicazioni
di mia madre e dei libri, e ora è pronto per il collaudo”.
Il direttore dei servizi segreti sgrana gli occhi. “E’
quello che ci aprirà di nuovo la strada per la Terra?”.
“Proprio così! L’arroganza di Kandrakar sta per
avere la risposta che merita!”.
Meridian, sotterranei
Mezz’ora dopo, Cedric sta guidando il principe Phobos
lungo un corridoio sotterraneo fuori mano scavato nel cuore della rupe.
Arrivato al termine, indica la parete in cui il corridoio
muore. “Altezza, questo posto mi sembra l’ideale”.
Phobos annuisce, cercando di nascondere quanto si sia
disabituato alle lunghe camminate. “Bene, Cedric. Adesso ammira…”. Solleva
il sigillo, usandolo come per traguardare la fine della galleria. Poi chiude
gli occhi, visualizzando la destinazione.
Un alone luminoso ondeggiante si genera sulla parete;
al di là appare, come in trasparenza, una stanza che Cedric riconosce
come il seminterrato del Ye Olde Bookshop. “Formidabile, Altezza!”.
Il principe, trionfante, percorre il passaggio, che perde
la sua luminosità, diventando simile ad un varco dai bordi iridescenti
aperto in una comune parete. “Visto, Cedric? Basta un passo, ed eccomi
sulla Terra!”.
“Eccezionale. Principe… E’ eccezionale!”.
“Lo so. Perché ti meravigli?”. Si guarda attorno:
il disordine della stanza, frettolosamente adattata ad alloggio, gli fa
storcere il naso. “Miriadel viveva qui?” chiede senza curarsi di nascondere
il disprezzo.
“Sì, altezza. Ma ora non dipendiamo più
dai capricci della congrega di Kandrakar”, gongola Cedric seguendolo nella
stanza. Poi, come preoccupato, sale le scale, apre la porta e sbircia nel
negozio. Nessuno.
Richiude la porta a chiave. “Dovremo prendere precauzioni.
Qualunque terrestre che entri nello scantinato potrebbe violare il varco
e raggiungere il centro di Meridian”.
“A questo pensaci tu”, risponde un po’ infastidito il
principe. “Fai installare un allarme ad aura psichica, o quello che ritieni
meglio. Da parte mia, preparerò un incantesimo di chiusura al più
presto”. Riflette tra sé: è meglio qualcosa che simuli l’aspetto
e la consistenza di un muro, da far apparire e sparire sfiorando qualche
punto sensibile, o piuttosto collocare due piastre di teletrasporto nascoste,
che colleghino tra loro locali nei due mondi separati da una semplice parete
inamovibile?
La voce di Cedric lo richiama: “Altezza, come pensate
che reagirà la guardiana Yan Lin?”.
Phobos storce il viso al fastidioso pensiero. “Certamente
proverà a chiudere i varchi con il suo Cuore di Kandrakar. Però
noi possiamo sempre riaprirli con questo sigillo”, dice sollevando con
orgoglio la sua creazione.
Cedric annuisce. “Se lei può chiudere i varchi,
allora sarà meglio crearne qualcuno di più per le emergenze,
ben nascosto”.
“Per esempio, dove?”.
L’altro riflette un attimo. “Un secondo varco potrebbe
essere collegato a un altro stanzino sotterraneo accessibile con una botola,
poi in qualche posto ben nascosto vicino a casa di quel Jonatludr, poi…”.
Phobos, un po’ annoiato, esce dallo scantinato, tornando
nel metamondo con un solo passo. “Sarai tu stesso, Cedric, a usare questo
sigillo per aprire i portali dove serviranno, dopo che avrò trovato
un buon sistema per mimetizzarli”.
L’altro ricambia tanta fiducia con un inchino: “Sarà
un onore, Altezza”.
“Stai in guardia”, continua Phobos voltandogli le spalle:
“Quel sigillo è unico. Non è sostituibile. Ti è severamente
vietato metterlo a rischio portandolo sulla Terra”.
“Più che giusto, Altezza”.
“Ti è vietato affidarlo a qualunque subordinato.
Solo tu lo dovrai prendere, usare e riporre al sicuro secondo le
modalità che ti indicherò”.
“Non dubitate”.
Prima di svanire, Phobos volta indietro il viso per un’ultima
occhiata eloquente: “Ricorda, quel sigillo non è sostituibile, ma
tu sì. Se tradirai la mia fiducia in qualunque modo, ne risponderai
con la tua vita”.
Dopo che il principe è svanito, Cedric gli tributa
un ultimo inchino ossequioso: “Certo… sommo stronzo!”.
Heatherfield, all’esterno del Ye Olde Bookshop, tre giorni dopo
Una giovane asiatica dai cortissimi capelli corvini affonda
il viso nel bavero dell’impermeabile per proteggersi dalle zanzare, riapparse
a frotte in città. Sulla sua schiena, due lievi sporgenze lasciano
intuire due alette compresse sotto la stoffa cerata.
Contrariata e sorpresa, Yan Lin deve constatare che,
dopo tre settimane di chiusura, il Ye Olde Bookshop ha riaperto i battenti,
nonostante la Muraglia tra i mondi.
Yan Lin attraversa la strada ed entra nel negozio, decisa
a fare chiarezza. Lo squillare di un campanello sottolinea il suo ingresso.
All’interno, dietro il bancone, c’è sempre la
solita ragazza dai capelli neri, Eleanor o Miriadel che dir si voglia.
Una rapida occhiata di disappunto passa sul viso della commessa, che poi
torna a sorridere professionale. “Buongiorno. In cosa posso servirla?”.
“Spiegandomi perché siete ancora qui” esordisce
la guardiana. “Perché non avete seguito il mio avvertimento di tornare
tutti a Meridian?”.
L’altra fa finta di non capire. “Le interessa la sezione
fantasy? Sul secondo scaffale…”.
“Non mi prenda ancora in giro, signorina. Era lei che
accompagnava la regina Adariel, tre settimane fa”. Si apre l’impermeabile,
mettendo in mostra il costume viola e turchese da Guardiana.
“Niente spettacolino di luci, quest’oggi?”, chiede serafica
Eleanor.
“Lo spettacolo lo vedrà se tenterà di ostacolarmi!
Ora io mi piazzerò qui, e non me ne andrò finché non
avrò capito se vivete qui, o vi teletrasportate, o cos’altro!”.
La commessa le si fa incontro, combattiva: “Questo negozio
non è casa sua!”.
Anche Yan Lin si serra i pugni sui fianchi. “Mi meraviglio
di sentirlo dire da una che mi è capitata in camera alle due di
notte! E che si è pure addormentata nel mio letto!”.
“Che faccia tosta! Senza di me, suo figlio avrebbe trovato
la stanza vuota!”.
“Senza di lei e la sua Regina, mio figlio avrebbe trovato
solo me che dormivo beata!”. Si trincera dietro le braccia conserte: questa
commessa è l’unica persona al mondo in grado di provocarla in questo
modo. “Basta discussioni, signorina!”. A un suo gesto, una forte
corrente d’aria agita dapprima i capelli e gli abiti, poi comincia a far
sventolare pagine e copertine dei libri in vetrina; infine, a un ulteriore
suo gesto, il turbine si concentra sulla porta del seminterrato, aprendola
di colpo.
La guardiana sussulta per la sorpresa quando vede, oltre
la porta spalancata, il libraio dai capelli lunghi assieme a un enorme
omone dalla pelle azzurrina avvolto in un impermeabile sformato.
Cedric esordisce con nonchalance, aggiustandosi gli occhialini:
“Vathek, ti presento Yan Lin, l’ultima guardiana di Kandrakar”.
“Piacere…” dice il gigante, come incerto se porgere la
manona.
Dopo un attimo di esitazione, Yan Lin riprende l’iniziativa:
parte decisa verso lo scantinato, e passa scostando i due uomini sorpresi.
Scesi pochi scalini, si trova davanti al portale: un
grosso squarcio dagli orli iridescenti nel muro di mattoni, che lascia
intravedere un sotterraneo illuminato da una fosforescenza verdolina.
“Proprio come pensavo!”. Nelle sue mani guizza
il bagliore rosato del Cuore di Kandrakar. Prima che gli altri la possano
fermare, un lampo dal ciondolo fa collassate il portale, e la parete torna
integra.
Yan Lin si volta, trionfante, ma solo ora teme di avere
fatto un’enorme sciocchezza: tra lei e l’uscita oltre le scale ci sono
i due uomini, con i visi deformati in smorfie di rabbia.
“Devo spezzarle il collo, Lord Cedric?”, chiede cupo
il gigante.
Dopo un lungo, lunghissimo silenzio impietrito in cui
la guardiana sente il sudore freddo rigarle la schiena, il libraio risponde,
ricomponendosi: “No, Vathek, bisogna avere pazienza con le vecchiette,
anche se con l’età sono diventate acide”. Si scosta e la invita
a uscire con un inchino sarcastico.
“Vecchietta?”, chiede Vathek perplesso. La donna in costume
gli sembra sì acida, ma non certo anziana.
Yan Lin, offesa ma anche sollevata, si decide a risalire
le scale, scostando il gigante incerto.
Una volta in negozio, ormai ben vicina alla porta d’ingresso,
si volta indietro: “E ora vi consiglio di trovarvi un buon albergo, perché
dovrete restare nel nostro mondo per un bel po’!”. Tributa un’ultima occhiata
storta anche a Vathek: “Forse lui si troverebbe meglio in uno zoo”.
Detto questo, la guardiana si richiude l’impermeabile,
celando alla vista il costume, e fa per uscire in strada; poi cambia idea,
e sparisce in un lampo abbagliante.
Il silenzio stupito è rotto dalla voce incerta
di Vathek: “Cos’è uno zoo?”.
Dopo un po’ anche Eleanor ritrova la parola: “Cedric,
mi aspettavo che l’avreste catturata e le avreste tolto quel gingillo luminoso.
L’avevate chiusa, questa era l’occasione buona”.
Lui scuote il viso in segno di diniego. “Non era prudente.
In realtà, sappiamo davvero poco dei suoi poteri. E poi, finché
si limita a chiudere varchi che possiamo riaprire, per noi è solo
una scocciatrice, niente più”.
Indica con lo sguardo una botola sul pavimento, nascosta
sotto un tappeto. “Per stavolta possiamo tornare col passaggio di riserva,
poi ne aprirò anche degli altri”.
“I suoi poteri…”, riprende Eleanor con un’occhiata ad
alcuni libri caduti scompostamente dalla vetrina, “Ho visto che può
creare un vento fortissimo, che può trasformarsi e rendersi invisibile”.
Cedric annuisce. “Aggiungici che è resistente
allo sguardo del comando. Ho provato ad ipnotizzarla, poco fa, senza risultato”.
“Poi può teletrasportarsi” aggiunge Eleanor, “Ma
avete visto che lampi? Non può sperare di passare inosservata!”.
Cedric scuote il capo. “Quello non era un semplice teletrasporto,
ma un salto dimensionale. Una cosa che noi non sappiamo fare”.
“E che differenza c’è?”, chiede il gigante perplesso,
aggiustandosi sul testone il cappello alla Bogart che il vento gli aveva
strappato via.
“Il teletrasporto segue una traiettoria attraverso due
luoghi connessi nello spazio, cioè nello stesso mondo o in mondi
connessi da portali aperti. Il salto dimensionale, invece, è al
di fuori dello spazio, e può collegare anche mondi non connessi”.
“Come la Terra e Kandrakar” completa Eleanor.
“Già. Scommetto che ora la guardiana è
andata a riferire proprio lì”.
Kandrakar
Quando i riflessi del lampo bianco si sono estinti, Yan
Lin si guarda attorno: la grande sala del consiglio è deserta e
silenziosa. Candidi sbuffi di nuvole fanno capolino dagli spazi tra
le colonne. Forse è arrivata nel cuore di quella che a Kandrakar
prende il posto della notte.
Mentre si sfila l’impermeabile e ridistende le alette
doloranti, il fruscio dei suoi vestiti è l’unica increspatura nel
silenzio.
Poi percepisce qualcosa, con un senso che non sa definire.
Guidata da questo, imbocca un corridoio laterale, fiancheggiato da un colonnato
dritto che dà su un mare di nuvole candide che, viste dall’alto,
danno quasi la sensazione di una superficie solida e soffice.
Si ferma un attimo a guardarle, cercando di far rallentare
i battiti del suo cuore. Una vecchietta acida… devo spezzarle il collo…
e poi, il ghigno sarcastico di quella commessa! Quest’oggi i meridiani
sono riusciti a provocarla in un modo che credeva impossibile alla sua
età.
Quando la tachicardia si è attenuata, riprende
a percorrere il corridoio fino a un passaggio aperto sulla destra.
In questa stanza, l’Oracolo sta sedendo a mezz’aria nella
posizione del loto, dandole le spalle e guardando intento le nuvole attraverso
un finestrone circolare.
“Ben arrivata, Yan Lin”. Il saggio si abbassa lentamente
fino a terra, senza voltarsi, poi si rimette in piedi e finalmente si gira
verso di lei, imperturbabile.
“Scusate se sono venuta senza preannunciarmi, signore”.
“Non dormivo, Yan Lin. Non dormo mai. Stavo solo cercando
presagi nel cielo mentre ti aspettavo”. Per un attimo, un’ombra passa sul
suo viso e scompare. “Abbiamo percepito le violazioni della Muraglia”.
“Ma come ci possono essere riusciti?”.
“Dovremo assolutamente capirlo. Per l’intanto ti ho preparato
uno strumento, benché imperfetto”. Tra di loro, a mezz’aria, si
forma un luccichio da cui emerge un grosso foglio arrotolato.
La guardiana lo prende prudentemente in mano e lo srotola.
“E’ una mappa di Heatherfield!”.
“Non una mappa qualunque”, risponde lui, imperturbabile
come sempre. “Vi ho impresso un isomorfismo con il bacile di uno dei nostri
saggi che sta sorvegliando la muraglia giorno e notte. Non appena
percepisce una violazione in atto, su questa mappa lampeggia la posizione
del varco, e tu ti recherai immediatamente sul posto per chiuderlo”.
Una voce decisa risuona alle spalle di Yan Lin: “Richiuderlo
e basta?”
Nella stanza entra un uomo alto e fiero, il cui viso
severo è solcato da tre cicatrici come di un graffio di tigre che
attraversano il sopracciglio e la palpebra sinistri. Imponenti trecce di
capelli grigi, raccolti all’indietro, fanno il paio con baffoni e sopracciglia
pendenti, e un pizzo severo gli adorna il mento squadrato. “E’ inutile
richiudere i varchi dopo che loro sono passati, se è vero che li
possono riaprire a piacimento”.
L’Oracolo sorride imperturbabile al nuovo arrivato: “E
tu cosa proponi, Endarno, amico mio?”.
La risposta è decisa: “Dobbiamo catturare tutti
quegli agenti e farli parlare, solo così riusciremo a far rispettare
il blocco che abbiamo imposto. Ti assicuro che la nostra Torre delle Nebbie
è in grado di contrastare tutte le loro stregonerie”.
L’Oracolo solleva impercettibilmente un sopracciglio
nel sentir nominare il carcere di Kandrakar, di cui Endarno è il
sommo custode.
“Catturare…”, ripete preoccupata Yan Lin. “Signore, sapete
bene che da ventiquattro anni sono l’unica guardiana”. Si trattiene dall’aggiungere:
‘Dovevate pensarci bene, prima di licenziare le altre due sopravvissute’,
ma i due uomini la capiscono lo stesso.
“Se hai paura, guardiana…”, fa per rispondere duro il
nuovo arrivato.
“Vi è facile dirlo, signore!”, riprende lei, più
polemica di come avrebbe voluto sembrare, “Eppure, sapete bene che quelli
lì si teletrasportano con una facilità impressionante. Non
ho modo di catturarne qualcuno senza fargli del male. Se succedesse questo,
gli altri potrebbero vendicarsi sulla mia…”.
L’Oracolo la interrompe con un gesto. “Dobbiamo valutare
meglio la situazione prima di intraprendere azioni che possono farla peggiorare.
Per noi è meglio prendere tempo, molto tempo. Ormai la catena di
cause ed effetti che porterà alla prossima generazione di guardiane
è già stata messa in moto”.
Heatherfield, ristorante Silver Dragon, poco dopo
“Mamma, dove sei sparita? Sei mancata da casa per più
di un’ora”. Il giovane Chen, con un grembiule legato ai fianchi, le viene
incontro all’ingresso del ristorante di famiglia.
“Cose da donne, figlio mio”, risponde l’anziana Yan Lin,
rientrando a casa con un impermeabile fuori misura gettato sul braccio.
Lui resta un attimo perplesso, poi alza le mani rassegnato.
“Va bene, mamma. Però ora siamo indietro con le stoviglie. Puoi
venire?”.
“Certo”. L’anziana appende l’indumento, e si dirige pensierosa
in cucina.
La bella Joan, la sua giovane nuora, le sorride da dietro
due pile di piatti.
Yan Lin la ricambia, cercando di non far trasparire le
sue preoccupazioni. A una certa età si vorrebbe la sicurezza che
tutto ciò che si ha costruito nella vita non venga spazzato via
da uno scherzo del destino o da un nemico alieno. Perché,
dopo due decenni di tranquillità, una minaccia del genere doveva
scoppiare proprio nell’autunno della sua esistenza?