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Autore: MedusaNoir    21/11/2010    1 recensioni
"Un giorno Zeus fece un dono alla dea Lamia: potersi togliere le orbite degli occhi per non vedere quello che le faceva male": è questo il Dono della storia, la possibilità che ognuno ha di "non vedere" quello che non vuole vedere; ed è quello che Ginny, all'inizio del suo sesto anno a Hogwarts, vorrebbe fare per paura delle conseguenze. Ma qualcosa le farà cambiare idea.
Ho sempre voluto rappresentare Ginny e Draco a modo mio, ora voglio renderli più vicino possibile ai loro personaggi: quindi sarà molto difficile riuscire a creare qualcosa tra di loro, e volevo cimentarmi in questa sfida. Ho pensato che il modo migliore per farli "incontrare" fosse raccontando quello che potrebbe essere successo a Hogwarts mentre il Trio è alla ricerca degli Horcrux.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Non appena ebbe svoltato l’angolo, l’espressione ghignante e soddisfatta di Draco si spense per far posto sul suo volto alla preoccupazione. Accelerando il passo si rifugiò nel bagno che aveva ospitato la reazione ai suoi fallimenti dell’anno precedente; rendendosi conto di essere rimasto solo, chiuse per precauzione la porta con un incantesimo, impedendo di entrare a chiunque ci avesse provato, e si avvicinò allo specchio sopra uno dei lavandini. Scrutò il proprio aspetto: il viso ancora più pallido del solito, le labbra rosse in risalto rispetto al chiarore delle guance, i capelli biondi gettati ordinatamente all’indietro e le sopracciglia piegate in segno di turbamento, Draco Malfoy non si vedeva così tanto differente dal ragazzo che l’anno precedente tentava inutilmente di ordire piani per uccidere il Preside e cercava di aggiustare l’Armadio Svanitore nella Stanza delle Necessità. Quest’ultima impresa gli era ampiamente riuscita: sul finire dell’anno scolastico, i Mangiamorte erano riusciti a prendere possesso del castello e ancora ora dominavano incontrastati nella scuola. Tutto ciò avrebbe dovuto portargli gloria e potere… ma non era stato così. Come credeva sua madre, il Signore Oscuro gli aveva affidato il compito di uccidere Silente solo per togliersi di torno il ragazzo, punendo così Lucius Malfoy del suo insuccesso al Ministero della Magia. Grazie a Piton la tragedia era stata evitata, anche se Draco sapeva che Silente sarebbe riuscito a convincerlo a lasciare i Mangiamorte e a salvare con lui tutta la sua famiglia… Il ragazzo aveva quasi esitato, ma poi erano arrivati gli uomini del Signore Oscuro e, se non fosse intervenuto Piton, non sapeva cosa avrebbe fatto. In quel momento aveva vacillato, capendo che l’unico motivo per cui restava tra i Mangiamorte era la paura che a lui e ai suoi genitori potesse succedere qualcosa; tuttavia ora Silente, il solo uomo che avrebbe potuto garantire loro protezione, era morto e Draco non aveva più molte alternative: doveva restare con Voldemort, volente o nolente. Ripensò ai suoi genitori che, mentre lui era protetto a scuola da Piton, in ogni momento potevano subire la furia del Signore Oscuro… ormai non contavano più niente per lui, erano in vita solo per intercessione di sua zia Bellatrix, ma conosceva il suo carattere, poteva tradire la sorella in qualsiasi momento… suo padre non aveva più neanche la bacchetta… Un fremito lo scosse, mentre specchiandosi si rendeva conto di star impallidendo ancora di più.

- Dannazione, DANNAZIONE! - , gridò sbattendo ripetutamente il pugno sul lavandino, gesto che l’aveva accompagnato per tutto il suo sesto anno ad Hogwarts, tra un insuccesso e l’altro. Non si rese conto del sangue che cominciava a bagnarli il bianco pugno chiuso in una fortissima stretta, mentre si portava l’altra mano davanti agli occhi. L’anello con il simbolo dei Malfoy brillò nel riflesso dello specchio.

 

Nel frattempo Ginny era tornata al dormitorio femminile di Grifondoro e camminava avanti e indietro per la stanza ora vuota, come impegnata ad imprimere un solco nel pavimento di legno. Totalmente immersa nei suoi pensieri, non si rese conto che ormai era scesa la sera: era tornata al dormitorio per prendere i libri per la lezione successiva, ma una volta entrata si era completamente dimenticava di farlo e anche di presentarsi a lezione. Una volta passata attraverso la Sala Comune, si era ricordata, come si trattasse di un sogno, dei bei momenti, durati fin troppo poco, passati in compagnia di suo fratello e dei suoi amici davanti al camino spento: ricordava se stessa seduta a gambe incrociate sull’enorme tappeto rosso con la schiena appoggiata alla poltrona su cui si trovava Harry, intenta a leggere un libro mentre Ron e Hermione, accanto a lei, litigavano per i più futili motivi e il suo ragazzo, come lontano da quello che stava succedendo attorno a lui, come se in quel momento non ci fossero che lui e Ginny, le accarezzava ipnotizzato i lunghi capelli rossi.

Harry... Ginny si fermò, alzando lo sguardo alla finestra. Si rese finalmente conto, con stupore, che ormai era scesa la sera; vide la pioggia bagnare i vetri, mentre fuori l’oscurità si faceva sempre più spessa. Probabilmente ora Harry e i suoi amici erano da qualche parte sperduta della Gran Bretagna per fare lei non sapeva cosa, riparandosi dalla pioggia incessante sotto qualche rifugio improvvisato, senza sapere cosa stesse succedendo nel resto del mondo magico. Ginny non aveva più avuto notizie di loro da quando erano frettolosamente fuggiti dal matrimonio di Bill e Fleur, da quando Harry le aveva gettato un’ultima, rapida, intensa occhiata: così presa dal suo sguardo, se non fosse stato per Fred sarebbe sicuramente stata colpita da qualche incantesimo di un Mangiamorte. Non sapeva dove fossero, cosa stessero facendo, per quale “stupido, nobile motivo” ora fossero lontani da lei… a parte il fatto che Voldemort li avrebbe uccisi, naturalmente. Perché non avevano portato anche lei con loro? Era sempre stato così: solo grazie alle vacanze alla Tana era riuscita ad intrufolarsi nel loro gruppetto, ad ottenere un briciolo di attenzione; per molto per Harry c’erano stati solo Ron e Hermione, e lo stesso valeva per gli altri due. Lei non era mai stata nient’altro che la sorella minore di Ron, almeno fino a poco più di un anno prima. Ma allora perché non avevano chiesto anche a lei di unirsi alla spedizione? Pensavano che sarebbe stata solo d’intralcio?

Sì, si rispose immediatamente, sarebbe stata certamente solo d’intralcio. Poteva rendersene conto da come si stava comportando in quella situazione: non correva alcun pericolo certo nel castello, la sua unica paura era di poter far soffrire i suoi genitori per qualche azione insensata, e allora come avrebbe potuto resistere in giro per il paese? Lei che sentiva anche solo quell’acquazzone all’esterno del castello come un enorme ostacolo, come avrebbe potuto far fronte alle fatiche e alle privazioni che un’impresa come quella dei suoi amici, immaginava, esigeva?

Chissà se in quel momento Harry la stava pensando, rifletté posando lo sguardo sulla sua foto che teneva sul comodino. Un ragazzo moro risposte con un saluto ai suoi interrogativi.

Gettò un altro sguardo alla finestra: finché il suo più grande ostacolo sarebbe stata un po’ di pioggia, non sarebbe stata una ragazza degna di Harry, e neanche dei suoi amici. Afferrò il mantello dal letto e se lo gettò sulle spalle, correndo verso l’uscita.

Allora le ingiustizie rimarranno come anche le preoccupazioni.

 

Luna e Neville raggiunsero a passi lenti una Ginny Weasley esultante sotto la pioggia.

- Ginny - . La voce di Neville spezzò il rumore monotono dell’acqua.

La ragazza si voltò, felice di vederli.

- Stai sorridendo - , constatò allegramente Luna.

- Come mi avete trovato? –

- Ti ho visto mentre danzavi sotto la pioggia dalla finestra del secondo piano. Stavo andando verso la Torre di Corvonero –

- Mi ha incontrato e mi ha convinto a seguirla da te - , aggiunse Neville. – Come mai sei qui? Cosa stai facendo? –

- Sfido un po’ di gocce d’acqua - , rispose evasivamente Ginny.

- Lo vedo… ma non ti prenderai un malanno? - , continuò interrogativo il ragazzo.

- Probabilmente. In quel caso troverò il modo di guarire - . Con quest’ultima affermazione enigmatica, Ginny guardò Luna, esultante. La sua amica capì immediatamente.

- Che bello, allora si fa! - , esclamò.

- Si fa cosa? - , chiese Neville ancora più confuso.

- La resistenza - , rispose Ginny. – Cerca più ex membri possibili dell’Esercito di Silente; se non trovi nessuno, faremo in modo di bastare noi tre. La ribellione ha inizio - .

   
 
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