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Autore: MedusaNoir    14/11/2010    2 recensioni
"Un giorno Zeus fece un dono alla dea Lamia: potersi togliere le orbite degli occhi per non vedere quello che le faceva male": è questo il Dono della storia, la possibilità che ognuno ha di "non vedere" quello che non vuole vedere; ed è quello che Ginny, all'inizio del suo sesto anno a Hogwarts, vorrebbe fare per paura delle conseguenze. Ma qualcosa le farà cambiare idea.
Ho sempre voluto rappresentare Ginny e Draco a modo mio, ora voglio renderli più vicino possibile ai loro personaggi: quindi sarà molto difficile riuscire a creare qualcosa tra di loro, e volevo cimentarmi in questa sfida. Ho pensato che il modo migliore per farli "incontrare" fosse raccontando quello che potrebbe essere successo a Hogwarts mentre il Trio è alla ricerca degli Horcrux.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Hogwarts, 1997.

La scuola si erge monumentale di fronte al lago, stagliandosi contro le nuvole grigie che macchiano il cielo autunnale. Sembra sempre lo stesso luogo, con la Foresta Proibita, la capanna di Hagrid, le alte mura di pietra e il grande Platano Picchiatore sotto cui alcuni studenti sono seduti a chiacchierare o a leggere qualche libro; ma c’è qualcosa di diverso nell’aria. L’atmosfera è pesante: molti camminano a testa bassa, preoccupati, e  quegli stessi studenti che sono seduti sotto l’enorme albero parlano sottovoce, altri distolgono continuamente lo sguardo dei libri che tengono fra le mani per scrutarsi intorno, spaventati.

Il Signore Oscuro è riuscito ad impossessarsi del mondo magico e della stessa Hogwarts, spingendo all’interno della scuola i suoi Mangiamorte e mettendone uno, Severus Piton, assassino dell’ultimo preside, a suo capo. Gli altri professori tentano di resistere, così come fanno gli studenti, ma non è facile come sembra: bisogna rigare dritto, evitare di mostrarsi troppo contrari al regime, e non solo per se stessi, ma anche per l’incolumità delle proprie famiglie. Tuttavia c’è chi organizza delle resistenze, chi si ribella autonomamente, mettendo a rischio tutto ciò che ha per qualcosa che vuole tornare a possedere: la libertà.

 

- Ginny! - .

Ginny Weasley si voltò per vedere chi la stava chiamando e vide Luna Lovegood correrle, o meglio saltellarle, incontro, Il Cavillo stretto fra le mani.

- Ciao, Luna - , la salutò senza esprimere alcuna emozione. – Come stai? –

- Bene, grazie! Mio padre me lo ha appena inviato - , disse Luna indicando la rivista. – In prima pagina ci siamo noi –

- Noi? –

- Beh, Hogwarts, la scuola. Papà ha descritto perfettamente quello che sta succedendo qua dentro in questo momento; c’è anche un invito a chi volesse schierarsi contro il regime a inviare la propria firma a… -

- Shh! - , la zittì. – Vuoi che ti sentano? Fa’ sparire quel giornale, prima che qualche “professore” lo scopra… potresti finire in guai seri –

- Perché? - .

Ginny sospirò, mettendo uno dei suoi libri tra le braccia dell’amica, in modo da coprire il corpo del reato. La sua ingenuità era disarmante: o forse non si trattava esattamente di ingenuità. Era difficile da credere, ma Luna e suo padre avevano deciso di schierarsi apertamente contro la neonata dittatura, senza paura di possibili ripercussioni. Ginny non riusciva ad avere il loro stesso coraggio: temeva che potessero prendersela con la sua famiglia, far del male a qualcuno a cui lei voleva bene. Per questo aveva deciso di fare la brava, come aveva promesso prima di tornare a scuola a sua madre, che invece era in ansia per la vita della figlia più piccola: pochi mesi prima aveva rischiato di perdere un figlio e lo stesso era successo quella stessa estate a uno dei gemelli, che ora andava in giro con un buco al posto dell’orecchio, e non voleva che accadesse di nuovo. Ginny sapeva che sua madre passava le giornate a piangere fino a che non aveva tutti i suoi figli davanti agli occhi, con il potere di sentire che c’erano realmente, che non erano solo un miraggio, e quando finalmente questo accadeva le prendevano delle fitte allo stomaco al pensiero che quella poteva essere l’ultima volta che la sua famiglia poteva riunirsi sotto il tetto rassicurante della Tana. Da quando Ron se n’era andato, da quando aveva deciso di seguire Harry e Hermione in non si sapeva quale dannata impresa, Molly si sentiva montare dalla paura fino a che non aveva finito di leggere la Gazzetta del Profeta e riversava su Ginny tutto l’affetto e le attenzioni che avrebbe voluto dare ai suoi tre, perché li considerava tutti così, figli mancanti; e ora che anche la più piccola dei Weasley si era allontanata da casa per andare in un Hogwarts non più tanto sicura come fino ad un anno prima, era talmente assalita dalla preoccupazione che Ginny aveva deciso di non dargliene altre rischiando di cacciarsi in qualche guaio con i Mangiamorte che si erano improvvisati professori.

- Tuo padre non dovrebbe scrivere certe cose - , concluse Ginny ad alta voce.

- Perché? - , ripetè Luna.

- Non ha paura che ti succeda qualcosa? Che i Mangiamorte se la prendano con te? –

- Papà dice che c’è una forte possibilità che accada, ma di non lasciarmi scoraggiare, perché se non siamo noi a ribellarci alle ingiustizie perché siamo troppo preoccupati per le nostre vite, allora le ingiustizie rimarranno come anche le preoccupazioni. E io la penso come lui - .

Luna aveva usato il suo abituale tono di voce, ma per Ginny fu come ricevere una sgridata di fronte a tutta la scuola, come quando Ron, con le orecchie in fiamme, aveva dovuto ascoltare la Strillettera di sua madre davanti a tutta la Sala Grande. Fu peggio: il grido si ripercosse dentro di lei, dentro la sua coscienza, ma lei non sapeva trovare il modo per annientarlo.

Luna sembrò leggerle negli occhi. – Sta’ tranquilla, non è una decisione facile da prendere e se continui a pensarci la testa ti si riempirà di Langini - , le disse dandole una pacca sulla spalla e restituendole il libro. Non aveva fatto in tempo a ridarglielo che qualcuno afferrò Il Cavillo, ora in bella mostra, dalle sue mani.

- Ma brava, Lovegood, porti a scuola materiale sovversivo - .

Tenendo il giornale davanti al viso con due dita, come temendo di sporcarsi, Draco Malfoy si era messo di fronte alle due ragazze, la nuova divisa nera e scintillante in confronto a quella di seconda mano di Ginny e a quella adornata con stoffe di vari colori, nel tentativo di renderla più vivace, di Luna.

- Allora le ingiustizie rimarranno come anche le preoccupazioni - , continuò facendo il verso alla Corvonero. – Sai invece che cosa rimarrebbe se ci fosse ancora quel Filobabbano di Silente in questa scuola? Feccia, nient’altro che inutile e lurida feccia. Ma a quanto pare anche Piton ne ha lasciata un po’ in giro - . La guardò dritta negli occhi, ma lei non si mosse né protestò. Draco si voltò verso Ginny. – Inaspettatamente la Weasley dice qualcosa di giusto: dovete avere paura del Signore Oscuro, non provate minimamente ad architettare qualche piano per ribellarvi o saranno guai. Potreste anche fare la fine che è destinata al vostro caro Potter - , concluse con una nota di enorme disprezzo sull’ultima parola.

Ginny si mosse come per rispondergli a tono, ma lui, ghignando, le indicò con un cenno l’arrivo del Preside, come per dirle di starsene buona come si era prefissata di fare.

- Per ora - , continuò. – Mi limiterò a fare questo - . Sollevò ancora più in alto il giornale di Luna, simbolo della ribellione nascente, e lo strappò in due, gettandolo poi a terra per calpestarlo con le scarpe infangate. – Sono il nuovo Caposcuola, ed è scontato dire che da ora in poi i Serpeverde avranno più potere delle altre Case sugli studenti, ma non ho voglia di infliggere punizioni proprio il secondo giorno di scuola; questo vi sia da esempio a quello che potrebbe accadere ai vostri cari. State attente - .

Le guardò dall’alto in basso con un ghigno che rendeva ancora più sgradevole il suo volto, poi si voltò per andarsene. Senza neanche aspettare che si fosse allontanato di molto, Luna si piegò a terra e riprese Il Cavillo.

- Reparo! - , disse puntandogli contro la bacchetta: le due parti del giornale si riunirono. – Basterà dargli una pulita… e, se proprio dovesse restare sporco, chiederò a papà di mandarmene un alto. Buona giornata! - , salutò l’amica riprendendo a saltellare come se quella spiacevole conversazione non avesse mai avuto luogo.

   
 
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