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Autore: wari    21/11/2010    13 recensioni
« Te lo chiedo di nuovo. Che succede? » tenta, interrogandosi su quale sia l'origine di quella vena infinita di pazienza, quella incredibile forza d'animo che sta costringendo le sue palpebre a stare su e le sue orecchie a dar retta ad uno spostato – perché è questo che Sasuke è, c'è poco da fare – seduto sul pavimento alle cinque del mattino per ragioni ignote che, trattandosi di quello spostato, possono variare dal semplice « perché mi andava » fino ad arrivare a catastrofiche rivelazioni che potrebbero minare alla base la stabilità del villaggio.
[ SasuNaru in UAMP. Che barba, uhn? *prenota la prima lezione di ippica*]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shikamaru Nara | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Uhn, seconda parte (sì, pubblico, ché tanto anche se continuo a guardarla intensamente non migliora d'una virgola). Se qualcuno si fosse, per qualche ragione, trovato a nutrire intelligenti aspettative, le riponga: questa roba è una vaccata (non sono certa d'averlo specificato adeguatamente nella parte precedente) =__='.
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Al ventiseiesimo sbadiglio, persino Shikamaru gli rivolge un'occhiata incuriosita.
Naruto ha così tanto sonno da non essere certo di star camminando in linea retta, o anche di star camminando veramente.
Magari è semplicemente sdraiato nel letto, accanto a Sasuke, e per qualche ragione sta sognando di trascinarsi per le vie di Konoha, strascicando i piedi sul selciato.
« Ore piccole? » chiede lo Shikamaru molto realistico che procede meno di un passo davanti a lui, le mani affondate nelle tasche e l'andatura pigra.
Naruto soffoca un altro sbadiglio e ciondola un poco la testa, annuendo.
Ha passato la mattinata ad esplorare casa Uchiha, cosa sempre difficoltosa ai limiti del tollerabile, considerato che Sasuke impedisce ad ogni essere umano che non sia se stesso di entrare in determinate stanze – a Naruto è permesso vagare al piano di sotto, ma per quanto riguarda il resto, a parte il bagno e la stanza di Sasuke, è tutto rigorosamente, insopportabilmente off limits - e, ovviamente, non ha trovato nulla: la casa è vuota, come vuoto è il quartiere. Gli unici a stare lì sono loro due, qualche cane di passaggio e gli uccelli che hanno nidificato su uno dei tralicci, poco distante dal giardino sul retro.
Semplicemente, ogni tanto le assi scricchiolano e ci sono degli spifferi.
Lui si è fatto suggestionare dal teme ed ha finito per dargli corda.
Insomma, in quel posto non c'è nessuno.
Concetto semplice e lampante che lui non ha problemi a concepire, al contrario del padrone di casa. E infatti Sasuke non è tranquillo per nulla; non lo dice ad alta voce, ma non c'è certo bisogno di essere Shikamaru per accorgersi che ha qualcosa che non va.
Naruto non ha ancora capito se sia convinto di veder spuntare lenzuola svolazzanti, zombie o semplicemente tema di star perdendo il senno; fatto sta che la mattina Sasuke l'ha passata a girovagare inquieto, seguendolo con lo sguardo mentre lui si dava da fare per ispezionare la casa. Non ha partecipato attivamente, preferendo piuttosto oscillare con studiata indolenza tra cucina e soggiorno, le stanze più ariose.
E Naruto vorrebbe dirglielo, che così non va, e che la soluzione, l'unica sacrosanta soluzione, sarebbe abbandonare quel posto morto che gli fa tanto male all'anima, e accettare una buona volta di venire a vivere con lui da qualche altra parte – a casa sua, quella che il capitano Yamato ha costruito, uguale a tutte le altre nuove case del villaggio, o anche da un'altra parte, non ha poi molta importanza – magari con delle scale che non scricchiolino ed un letto che sia abbastanza grande per entrambi.
Ecco, a proposito del letto: vorrebbe davvero essere rimasto sul materasso, appiccicato al corpo caldo di Sasuke, che ci fossero o meno presenze occulte in casa; perché la missione per la quale è stato convocato d'urgenza – e che l'ha costretto a finire il suo ramen precotto lungo il tragitto da casa al palazzo - è stata di un'imbecillità più che abissale: non è neanche del tutto certo che fare da scorta alla moglie del daimyo, in visita diplomatica a Konoha al fianco del marito, sia da considerarsi una missione.
Più che altro, si è trattata di un'incombenza cretina. Un incarico che, se avesse riguardato una persona qualunque, sarebbe stato affidato al massimo ad una squadra di genin freschi d'accademia, ma di certo non a due jounin d'elite nel loro giorno di riposo. Ma la loro presenza, sua e di Shikamaru, è stata richiesta direttamente dal daimyo, e anche se il tutto è consistito nell'accompagnare una pingue nobildonna ed il suo fedele, bisbetico barboncino, in giro a fare shopping, l'Hokage non ha potuto far nulla per esentarli.
Hanno quindi speso mezza giornata tra gioielli, abiti che avevano molto in comune con sontuose federe di divano per prezzi e fantasie decorative, e scarpe – centinaia di scarpe – di ogni forma ponderabile ed imponderabile; e la cosa, per due ninja abituati ad usare lo stesso tipo di sandali dai quattordici mesi in su, è stata sufficientemente sconvolgente.
Un pomeriggio sprecato. Un pomeriggio che Naruto avrebbe potuto utilizzare per recuperare qualche ora di sonno, ad esempio.
A giudicare dall'espressione, anche la testa di Shikamaru pare attraversata da pensieri simili, mentre cammina al suo fianco, fiacco.
Naruto procede un po' discosto, un passo indietro, e gli studia il codino, indeciso.
« Tu ci credi nei fantasmi? » butta lì d'un tratto, accordando l'andatura a quella del compagno.
Shikamaru non fa una piega, e lo spia con la coda dell'occhio, senza smettere di camminare.
« Se credo nell'aldilà, intendi? » domanda, educatamente annoiato.
Naruto prende a gesticolare, un po' vago.
« Beh, no. O sì. Insomma, più una cosa tipo presenze occulte, spiriti vaganti... cose così. »
Shikamaru si concede una lunga frazione di secondo per osservarlo, le sopracciglia tese in un arco alto sulla fronte spaziosa. Naruto si sente per un attimo come analizzato, almeno finché il compagno non distoglie lo sguardo e prende a grattarsi placido il naso, il mento all'insù e gli occhi socchiusi.
« Stare nel vecchio quartiere degli Uchiha comincia a farsi inquietante anche per l'eroe di Konoha? » domanda, mentre contempla distratto il sole che tramonta, illuminando il villaggio di arancio vivo.
Il risolino vago di Naruto si fa sovrastare dal vociare di una banda di bimbetti armati di finti kunai, che si rincorrono facendo lo slaloom tra i passanti. Shikamaru sbuffa e ne evita uno, impedendogli di collidere contro le sue gambe.
« Non credo nei fantasmi, Naruto. » fa, una mano a grattarsi la nuca e gli occhi a seguire la schiena del ragazzino che si allontana, incespicando per raggiungere gli altri. Prosegue, riprendendo a camminare. « Ci sono modi diversi per ricordare chi è morto, e qualcosa resta sempre, o almeno a me piace pensarla così. Ma di certo non credo agli zombie, o... »
« Alle lenzuola volanti? » replica il jinchuuriki, in una risata. « Sì, afferrato. » si studia per un istante le dita dei piedi, prima di riprendere a gesticolare, rapido. « Quindi ad ogni fenomeno paranormale, deve corrispondere necessariamente una spiegazione sensata, no? »
Shikamaru aggrotta le sopracciglia per un istante, come a ponderare sull'affermazione. Poi pare rilassarsi, disinteressato, e solleva le spalle.
« Mh, direi di sì. Solo perché non si vede, non significa che non ci sia una spiegazione perfettamente razionale. Basta cercare, suppongo. Ah, la mia ombra è arrivata. » annuncia infine, indicando alla sua sinistra, lì dove la sua ombra si proietta fino all'ingresso del viale.
Naruto ride e ricambia il saluto dell'altro, levando la mano.
Fa per riprendere a camminare, quando la voce di Shikamaru, che ha già raggiunto la porta di casa, lo richiama, costringendolo a voltarsi di nuovo.
« Ehi. » fa il genio, lanciandogli un sorriso sghembo e sbuffante. « Non farti metter sotto dai fantasmi! »
Il jinchuuriki rimane interdetto per un secondo, prima di ghignare, le braccia dietro la nuca.
« Per chi mi hai preso? Sono o non sono l'eroe di Konoha? »
Resta per un poco ad osservare la schiena di Shikamaru che si fa inghiottire dalla porta, poi sospira, soffocando uno sbadiglio.
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Nell'ordine: ha riparato il tetto, ripulito il giardino dalle erbacce, biasimato il cratere di Pain, litigato con un cane randagio di passaggio e spazzato l'ingresso.
Ed è un caso che siano tutte attività da svolgersi all'aperto.
In casa non c'è nulla che possa preoccuparlo – nulla. Hanno controllato in due – e non significa niente che anche al dobe sia parso di sentire indistinti fruscii.
La costruzione è vecchia e piena di spifferi, ed è ridicolo inquietarsi per via di un bicchiere che cade e un paio di rumori.
Del resto, non è che lui sia inquieto. Solo ragionevolmente perplesso.
E potrebbe tranquillamente restare in casa, ma insomma, quando è nella sua insopportabile modalità eroica, dispensatrice di consigli, Naruto si lamenta sempre della sua abitudine di stare tappato tra le quattro mura come fosse una salma nel loculo, e che non prenda mai una boccata d'aria; quindi Sasuke si è sentito non solo autorizzato – non è che necessiti dell'autorizzazione del dobe, sia chiaro – ma persino magnanimo, nel decidere di trascorrere l'intero pomeriggio ottemperando ad utili servizi per la società.
Nello specifico, la società, per quel che lo interessa, sono solo lui e Naruto. E visto che il dobe è stato chiamato – praticamente evocato, considerato lo scarso preavviso e la fretta nera che gli è venuta addosso quando se n'è andato, con mezzo ramen fumante tra le mani – dall'Hokage per l'ennesima missione imbecille, Sasuke ha deciso che magari sarebbe stato sensato fare qualcosa di costruttivo.
Deve aver commesso qualche errore di valutazione, però.
Avrebbe per esempio potuto sottrarre una ventina di minuti al biasimo per il cratere, così da averne altrettanti in più per poter cercare di riparare il quadro elettrico.
Perché il sole sta tramontando e lui comincia seriamente a non distinguere più tra cavi rossi e cavi blu, e a perdersi nelle sterminate file di interruttori e fusibili.
« Fantastico. » si lascia sfuggire dalle labbra, burbero, quando realizza di aver passato gli ultimi due minuti a cercare di far scattare interruttori già alzati. Fissa con gelida stizza i cavi aggrovigliati che penzolano davanti al suo naso e quelli si dondolano con sprezzo, sfoggiando fili di rame che sbucano arroganti dalle guaine rose dal tempo.
Li osserva ancora per un paio di secondi e poi caccia una mano nella vecchia cassetta degli attrezzi di suo zio.
Ne tira fuori una tronchesi arrugginita, la studia, se la rigira in mano, decide che non ha la più pallida idea di cosa ci si dovrebbe fare e la rimette al suo posto, chiudendo un istante le palpebre con profonda irritazione.
Il cielo si sta facendo pericolosamente viola, e la luce è sparita tutta dietro la montagna degli Hokage, seguendo il sole che pare essere calato giù come avesse avuto fretta di andarsene.
La centralina invece se ne sta lì, ferma.
Sasuke le rivolge un'occhiata malevola e poi rituffa la mano nella cassetta, estraendone una torcia a pile. La soppesa per un secondo, soddisfatto, e poi fa scorrere l'interruttore, puntandola fiducioso verso il quadro elettrico.
« Oh, certo. Figurarsi se funziona qualcosa, in questo posto. » bofonchia con atona esasperazione, all'indirizzo della torcia spenta, tralasciando di soffermarsi a pensare che, forse, è normale che l'oggetto sia inservibile, a dieci anni e passa dalla morte del proprietario.
Pare ci sia la rivolta dell'elettricità; da far venir voglia di lanciare la torcia e scaricare un Chidori sul pannello elettrico, così, per vedere che succede. Tanto, peggio di come funziona ora, non può funzionare. Ma una vocina sensata nella testa gli sta facendo notare, col tono pacato di Kakashi, che l'idea potrebbe essere potenzialmente inutile, oltre che dannosa.
Sentire voci nella sua testa non è una cosa che lo tranquillizzi particolarmente, a dire la verità, ma nonostante questo decide comunque di venire a più miti consigli e si limita a muggire sdegnoso, prima di rialzarsi, facendo leva sulle braccia.
Col calare della sera s'è alzato pure un vento fastidioso, che trascina con sé polvere fluttuante, spazzatura e fogliame rotolante di varia origine. L'aria odora di umido, e le nuvole che si avvicinano da ovest sembrano promettere altra pioggia.
C'è di nuovo silenzio, e a separarlo da casa solo una trentina di metri.
E' buio, fa freddo, il vento sussurra alle sue spalle e lui si sente stupidamente a disagio al pensiero di rientrare.
Quel che è peggio, anche l'idea di restar fuori non lo alletta per nulla. Rimane lì, a titubare davanti alla porta, ritto come un tronco di quercia, sentendosi però un ragazzino di otto anni. E non è mai una bella sensazione.
Indugia ancora per svariati secondi, poi soffia brevemente dal naso e ficca le mani in tasca, estraendone la chiave. La tasta per un poco, perché è buio pesto e non capisce neppure da che lato la debba infilare, quando un improvviso scalpiccio lo fa voltare di scatto.
« Teme! » esordisce il fautore del rumore, agitando una mano da lontano.
L'arancione si intuisce anche nel buio della strada; Naruto sarebbe perfettamente riconoscibile persino muto e legato ad un albero a duecento metri di distanza.
« Che fai in giro? Si crepa di freddo! » osserva l'eroe, fermandosi ad analizzare con espressione confusa la cassetta degli attrezzi che Sasuke si trascina dietro. Ormai pare che trovarlo fuori di casa ad orari e condizioni climatiche improbabili stia diventando la norma.
« Lavori socialmente utili. » lo liquida lui, riprendendo ad armeggiare con le chiavi sulla serratura. Riesce a sbagliare tre volte, prima di centrare il buco.
Con estrema delicatezza, Naruto si astiene dal commentare e piuttosto lamenta le necessità, nell'ordine, di mangiare, dormire e picchiare il daimyo del Paese del Fuoco; non prima di aver calciato fino ad Oto il barboncino psicotico della sua consorte che, a quanto pare, gli ha pure morso un dito.
Si zittisce solo per stiracchiarsi nell'ombra dell'ingresso, mentre Sasuke tenta di rimettere le chiavi al loro posto, pur non riuscendo a distinguere il mobilio dalla parete.
Nel momentaneo silenzio, Naruto stringe un attimo le labbra, prima di parlare ancora, indeciso se cominciare o meno una conversazione che, lo sa già, finirà in lite.
« Secondo Shikamaru i fantasmi non esistono. » buttà lì, casuale.
Perso a ponderare la possibilità di ignorare la voce ragionevole di Kakashi e distruggere davvero il quadro elettrico a colpi di Chidori, per un istante Sasuke quasi non fa caso all'affermazione. Alza lo sguardo dal punto in cui presume sia atterrato il suo sandalo destro ed inarca impercettibilmente un sopracciglio.
« Mh. E Shikamaru che c'entra? » emette, togliendo anche l'altra scarpa.
« Ma niente! » fa il jinchuuriki, ignorando il suo tono seccato e precedendolo lungo il corridoio. « Ci siamo trovati a parlare... insomma. E' la verità. Niente fantasmi, lenzuola volanti... è una stupidata. »
Sasuke lo squadra da sotto in su.
« Ah, beh. Se lo dice Shikamaru. » lo canzona acido, sorvolando su quell'insensato riferimento a fantomatiche lenzuola volanti che, in tutta sincerità, non vuole sapere da dove gli sia uscito, al cretino. « Quindi i bicchieri si suicidano gettandosi giù dai tavoli. Insolito. »
« Sarebbe più normale che dei fantasmi passassero per spingerli, giusto. » si lascia sfuggire l'altro, in uno sbuffo.
« Non sto dicendo questo. » scatta Sasuke, sulla difensiva, trincerandosi dietro ad una faccia granitica.
Naruto si trattiene dal ruotare gli occhi indietro, nonostante il sonno mini decisamente il suo già non propriamente ferreo autocontrollo.
« Dai teme! Non c'è nessuno qui! » sbotta, esasperato. « Ti è parso di sentire qualche rumore e poi mi hai un po' suggestionato, tutto qua! Magari è stato qualcosa di fuori... ha una strana acustica, 'sto posto. » si imbroncia, realizzando che, persino nel buio pesto del corridoio, conosce Sasuke abbastanza bene da poter immaginare la sua espressione di impassibile minaccia, quella con gli occhi freddi e sottili come lame, che lui usa per farsi largo tra le massaie, al mercato ortofrutticolo del giovedì.
« Quindi io sarei un pazzo che sente le presenze e tu un idiota suggestionabile. » riepiloga l'ex nukenin, con crudele sintesi.
Naruto fa per ribattere, ma non è abbastanza pronto ed il decimo di secondo che utilizza per spalancare la bocca, viene interpretato come un tacito assenso.
« Grandioso. » sibila Sasuke, con amarezza, appena prima di voltargli bruscamente le spalle e superarlo, per avviarsi in direzione della scale, lì dove il corrimano si intuisce nella penombra.
Naruto chiude la mascella e gli afferra una spalla, prima che lui abbia il tempo di defilarsi con sdegno in qualche angolo.
« Non puoi sempre girare le spalle e andartene! » ringhia, feroce, prima di deglutire, immaginando l'occhiata al fiele che di certo gli è appena stata rifilata. « Non sto dicendo che sei pazzo. E' solo che, ecco... te l'ho detto che questo posto non fa bene. » conclude, a disagio.
« Questa è casa mia. »
« E' solo una casa. » replica Naruto, con forza. « E anche in stato di decadenza, se proprio lo vuoi sapere. Insomma, Sasuke. Questo posto è morto. »
Aspetta una risposta e sta quasi per risolversi a rifilargli un cazzotto e tanti saluti, quando arriva. Ed è esattamente quello che si era aspettato.
« Tu non capisci. » sentenzia infatti Sasuke, incolore. E sembra chiudersi, mentre lo dice. Ogni volta che lo fa, a Naruto pare che gli sia sbattuta una porta in faccia; una porta di marmo, piatta, grigia e fredda, che non si può fracassare a colpi di Rasengan.
« Non c'è niente da capire, teme! Niente! » ruggisce, stringendo i pugni. « Sei solo tu, con le tue ossessioni da autolesionista che- »
« Ah, certo. Scusa tanto se la mia famiglia ha pensato di farsi sterminare qui. » replica, in un sibilo irato che stride col solido silenzio del corridoio.
Naruto digrigna i denti nel buio e allarga le braccia, finendo per dare una sonora manata alla parete.
« Appunto! E' quello che dico... cavolo, anche io avrei problemi a stare qui, al posto tuo! Perché vuoi star male? Perché non sei capace di andare avanti, di- »
« Andare avanti? Ma certo! E' facile per voi, andare avanti sulla pelle di mio fratello. » accusa, senza curarsi di averlo interrotto.
Naruto colpisce ancora la parete, stavolta del tutto intenzionalmente.
« Lo vedi? Ritorni sempre lì, non riesci a- »
« Scusa tanto se sono una persona così manchevole. Come oso non gioire della vita come fa ogni singolo abitante di questo ridicolo villaggio felice? »
« Ma ti senti quando parli?! Esisti solo tu, solo tu hai sofferto! L'unica cosa che ti riesce è continuare ad odiare l'universo! Scusa tanto se non ci sto, se mi pare assurdo che... teme. » si blocca di colpo, l'orecchio teso.
« Non starò qui a sentire la tua paternale idiota su quanto sarebbe giusto purificarsi dal rancore e aprirsi all'amore per tutte le creature! Non me ne frega un cazzo di niente di quello che tu... non mi stai ascoltando. » conclude, stizzito, quando si accorge che l'altro si è voltato e gli dà la nuca.
« Cos-, quando avrei parlato dell'amore, scusa... ? No, intendo... teme. » si incarta Naruto, prima di fermarsi. « Tu non l'hai sentito, stavolta.»
« Cosa. » replica lui, con ira glaciale.
Qualcosa si schianta in cucina, con un colpo secco.
Si voltano contemporaneamente, presi alla sprovvista, ammutolendo di botto.
Il primo a scattare è Naruto, che fa due passi indietro e sta già per imbucare la porta. Non fa in tempo a superare la cornice che inciampa in avanti, sottolineando il tutto con un'esclamazione colorita.
« Dobe, che cazzo fai? » chiede Sasuke con voce per nulla controllata, ancora nel pieno del suo attacco collerico.
« C'è qualcosa! Mi... mi è passato qualcosa sotto le gambe, ci stavo cadendo su! » ribatte quello, scontroso, poggiandosi allo stipite. « E' buio pesto qua dentro, porca miseria. Domani giuro che vado dall'Hokage e faccio un casino... teme? » conclude seguendo lo sguardo dell'altro, che è finito a fissare lo spicchio di soggiorno che si vede dal corridoio.
Nel buio, fumoso e scuro, due lumicini cangianti fluttuano a mezz'aria, fermi.
Naruto si volta del tutto e avverte Sasuke irrigidirsi, accanto a sé; lui stesso si sente un po' fuori dal suo stesso corpo, in effetti.
Deglutisce, ricordando che, una volta, Jiraiya gli aveva parlato dei fuochi fatui, divertendosi a cercare di terrorizzarlo – tra l'altro con scarso successo – in viaggio, durante una notte di tempesta.
E a proposito di tempeste, un lampo squarcia il cielo, illuminando la strada di fuori, e la casa, in controluce; le forme dei mobili si stagliano nitide per un istante, prima che il lampo si spenga e segua il tuono, in un rombo che fa tremolare la finestra, in cucina.
In quel momento, neanche fosse stato attivato un interruttore, torna la corrente, di colpo.
Si accende il lampadario in cucina e, di sopra, nel bagno, lì dove Sasuke ha smanettato con gli interruttori non funzionanti.
La corrente torna e loro restano lì, ritti in piedi, incorniciati dalla porta, la luce alle spalle come in un ritratto a mezzobusto, le facce non molto intelligenti e gli occhi fissi al salotto.
Lì la luce è spenta, ma quella che viene dal lampadario della cucina basta a definirne chiaramente l'interno.
« E' un gatto. » conclude Naruto, chiudendo la mascella.
Sasuke pare aver dimenticato come si parla, la faccia rigida come una maschera impassibile e gli occhi fissi.
Si prende due secondi di raccoglimento, lo sguardo completamente perso, e poi aggrotta le sopracciglia.
« Un gatto. » emette, monocorde.
Naruto solleva un braccio a grattarsi la nuca, poi azzarda un passo avanti.
Il gatto se ne sta lì, sul tavolo basso del soggiorno, forse in cerca di altri bicchieri da scaraventare giù. Non sembra particolarmente disturbato, anzi. Abbassa le orecchie e sbadiglia, saltando giù, placido.
Naruto si lascia sfuggire uno sbuffo sordo e, prima che Sasuke abbia il tempo di voltarsi a guardarlo, è già piegato in due dal ridere.
« Un gatto! » soffoca, tra le risa, accovacciandosi a terra con le mani sulla pancia. E sta ancora ridendo, quando allunga una mano ed improvvisa un « qui, micio micio » in direzione della bestiola.
Quella si avvicina, con cauta diffidenza, mostrandosi alla luce del corridoio in tutto il suo grasso, grosso, peloso splendore arancione.
Gli occhi emettono guizzi di luce ad ogni movimento e si bloccano, fissandosi su un azzurrastro chiaro, solo quando si ferma a guardare Naruto; poi si risolve ad avvicinarsi, trotterellando sul tatami con un fruscio di pelo.
« Un gatto... » ripete il jinchuuriki, per la dodicesima volta. E ride, accarezzandogli il mento con le dita. « Come abbiamo fatto a non accorgerci di un gatto? Sarà entrato ieri... Gran bei ninja davvero, io e te! Non raccontiamola in giro! » e giù a ridere di nuovo, seduto scompostamente sul tatami.
« Fuori. »
Naruto ed il gatto si voltano di scatto, il primo con le spalle ancora scosse da risatine, l'altro nel mezzo delle fusa.
Sasuke li fissa, il gelo negli occhi e le labbra strette.
« Fuori di qui, subito. » ordina, indicando il gatto.
Naruto smette di ridere e si avvicina la bestiola.
« Ma piove, fuori. » osserva, calmo.
« Non me ne frega nulla. Fuori, e basta. » replica Sasuke, continuando a fissare il gatto con muto sdegno. « Adesso. »
Naruto lo ignora, tornando a grattare le orecchie che il felino gli sta offrendo, strusciandosi contro le sue gambe.
« E se invece lo tenessimo? » chiede, deliziato.
« No. » risponde Sasuke, rapido e definitivo. « Non se ne parla. Assolutamente no. »
« Oh, andiamo, teme! » fa Naruto, prendendo in braccio la bestia. Il pelo arancio si mescola in una strana amalgama col colore della tuta. «Che hai contro i gatti? E questo è pure intelligente. »
« E cosa lo renderebbe intelligente, di grazia? » si informa Sasuke, con un'evidente nota di scherno nel tono.
« Ci ha fatti cagare sotto a tutti e due, mica è poco. » rimbecca l'altro, ridendo deliziato.
Il gatto approva con un miagolio pigro.
« Parla per te, razza di usuratonkachi, io non- »
« Sì, sì, come dici tu. » lo liquida Naruto, consapevole che altrimenti dovrebbero iniziare un'altra lite. E non ne ha proprio voglia.
Sbadiglia, ed il gatto con lui.
« Perché invece non fai un po' di cena? » chiede, ignorando volutamente l'espressione mortalmente scontrosa del compagno, che sembra promettere vendetta imperitura.
Si solleva il gatto all'altezza del viso, ghignando.
« Anche tu hai fame, vero? » chiede alla bestia.
Quella stringe gli occhi ed emette un acuto miagolio di assenso.
Naruto pare trovare la cosa estremamente divertente. Hanno due sorrisi fessi, entrambi, gatto e dobe.
« Io mi rifiuto di sprecare del cibo per quel... quel coso. » denuncia Sasuke, oltraggiato, con gli occhi che emanano lampi furibondi, neanche il gatto fosse stato in combutta con Danzou.
Naruto sbuffa, querulo.
« Non è un 'coso', teme. Anzi, bisogna trovargli un nome. » decide, osservando il felino con aria critica, come fosse certo di poter scovare un cartellino identificativo nascosto nel pelo.
Il gatto non si scompone, lo lascia fare. Sembra divertito: ha un sorriso scemo, gli occhi stretti e le labbra ricurve, coi baffi ondeggianti.
« Naruto. » sbotta Sasuke all'improvviso, in uno schiocco secco.
« Cosa? » chiede il jinchuuriki, ancora molto concentrato nell'esaminare la bestia da ogni angolazione. Deve essere una delusione constatare che sia completamente arancione, senza alcun segno particolare – una macchia dalla forma strana, delle strisce, qualcosa - e che quindi il nome non potrà derivare da alcun dettaglio fisico.
Sasuke lo fissa, stranamente, inesplicabilmente ilare.
« Il nome, dico. » spiega, con crudele sussiego. « Naruto. O anche Naruto Due, se preferisci. »
Lui lo guarda per un paio di secondi, completamente stralunato.
« E' arancione, ha un'espressione stupida... » elenca Sasuke, solerte e impietoso.
« Teme, ma quanto sei cretino... »
« Naruto, vieni. » sillaba Sasuke, ignorando il compagno con alterigia. Fulmina la bestiola con un'occhiataccia e quella scatta, sgusciando via dalle braccia del Naruto vero ed atterrando sul tatami, appena prima di trotterellare al seguito dell'ex nukenin, che lo precede in cucina.
« Sei uno stronzo! » trilla il dobe, quando anche la coda del gatto è sparita, fluttuando oltre lo stipite della porta.
Sospira, solo, seduto a gambe incrociate sul pavimento in corridoio, e si lascia sfuggire uno sbadiglio.
C'è un conto aperto ed una litigata da finire, ché lo sa che ha parlato troppo, e Sasuke gliela farà pagare; ma c'è anche rumore di pentole, ed un gatto che « no assolutamente no » e invece, a quanto pare, resta.
Magari per cena si farà una tregua; per prendersi a pugni il tempo si trova sempre.

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Nda
Dicevo. E' una vaccata di dimensioni megagalattiche: il Millennium Falcon ci si è schiantato sopra scambiandola per una porzione di spazio interstellare.
Sì, la pianto, okay. Grazie mille per aver sprecato minuti preziosi a leggere questa s. Questa st.
No, non si può chiamare storia *crolla*
Ho scoperto (?) che c'è il nuovo sconvolgente comando “rispondi alla recensione”. Mi rimbocco le maniche e tento di farlo funzionare senza causare incredibili bug o implosioni del server. Ci provo, ecco u__u'.


  
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