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Autore: OnlyHope    26/11/2010    9 recensioni
Per Sanae tutto iniziava davanti ad una fermata d'autobus, quello stesso giorno Tsubasa partiva per il viaggio che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. E mentre Sanae cercava la sua strada in Giappone, Tsubasa inseguiva con caparbietà il suo sogno in Brasile. Ma anche questa è la storia di un ragazzo che ama incondizionatamente una ragazza. Perché questa è la storia di Tsubasa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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FLY AWAY (Butterfly reprise)

Capitolo 13

Le luci di Tokyo










Alzo lo sguardo e la mia testa s’inclina tanto, che sento la nuca sfiorarmi le spalle.
La vetta dell’edificio lontanissima, quasi a sfiorare le nuvole, mi dà un senso di vertigine, nonostante io sia con i piedi ben piantati al marciapiede.
Attendo ancora qualche secondo davanti all’ingresso dell’albergo The Peninsula* poi decido di entrare e appena varcata la soglia, mi trovo immerso in un ambiente decisamente di lusso.
I colori che predominano la hall sono caldi, sfumati tra l’ocra e l’oro e l’insieme non ha nulla di pacchiano o ostentato.
E’ sicuramente raffinato, per quel che ne può capire un ragazzo di diciannove anni che vive la sua vita tra l’erba verde dei campi di calcio.
Non che non sia mai stato in alberghi rinomati, ma questo li batte tutti di gran lunga.
Mi avvicino alla reception, una bella donna mi accoglie con un sorriso, dandomi cordialmente il benvenuto.
Leggermente imbarazzato, rispondo inchinando il busto e la testa.
“Salve! Potrebbe avvisare gentilmente Sanae Nakazawa del mio arrivo?”
“Certamente...” e fa una pausa squadrandomi attentamente “Lei è il signor?” mi chiede infine, più per prassi e per sottolineare la sua discrezione, che per vera esigenza di conoscere le mie generalità.
“Ozora. Sono Tsubasa Ozora.”
“Attenda un attimo per piacere...” e prende la cornetta del telefono posto alla sua sinistra, le dita curate digitando il numero dell’interno desiderato.
Rimane in attesa di risposta, regalandomi un altro sorriso cordiale e rassicurante.
“Signorina Nakazawa, buonasera. Volevo informarla che il signor Ozora è appena arrivato...” un’altra piccola pausa mentre ascolta la risposta dall’altro capo del telefono.
Annuisce professionale prima di salutare Sanae e rivolgersi di nuovo a me.
“Signor Ozora, la signorina tarderà qualche minuto e si scusa. Mi ha chiesto di farla accomodare allo Sky Bar al ventiquattresimo piano e dirle di attenderla lì, la raggiungerà al più presto.”
Sorpreso per l’inaspettata attesa, mi chiedo con curiosità come potrà essere il bar di quest’albergo, vista la premessa della hall e dopo aver ringraziato la receptionist, mi dirigo verso gli ascensori deciso a scoprirlo.
Con un cenno del capo saluto l’addetto all’ascensore, che impettito nella sua divisa inamidata, rimane immobile accanto alla pulsantiera dei piani.
“Ventiquattresimo. Sky Bar.”
Lo dico con una voce così impostata, tipo film di spie, che mi viene da ridere di me stesso mentre l’ascensore sale veloce di piano in piano.
Arrivati a destinazione, le porte si aprono e davanti ai miei occhi compare un altro ambiente decisamente suggestivo, tanto che credo che lo stupore sia chiaramente impresso nella mia faccia.
Il bar è accogliente sì ma sempre di gran lusso.
Le pareti dello stesso tono della hall sono illuminate da faretti che emanano una tenue luce color lavanda.
Tra i tavoli bassi, eleganti e discreti per disposizione, spiccano degli alberelli di metallo stilizzati, con piccole foglie argentate, che catturano la luce brillando ma mantenendo l’ambiente ovattato, nel tono soft che predomina la vista.
Le vetrate che circondano tutto il perimetro della sala, incorniciano il panorama di Tokyo, illuminata dalle prime luci nell’ora del crepuscolo.
Mi avvicino a un tavolo un po’ in disparte e sedendomi su una poltroncina, rimango a fissare la vista da capogiro oltre il vetro perfettamente trasparente.
Per ammazzare il tempo ordino poi qualcosa di analcolico da bere e sorseggiando il mio drink, mi metto a curiosare intorno, osservando gli altri avventori del bar.
Il più vicino al mio tavolo è un uomo sulla trentina che sfoglia un’agenda di pelle nera, annotando di tanto in tanto qualcosa con una penna color argento, o meglio, probabilmente d’argento.
E’ vestito in maniera elegante, almeno per quanto ne possa sapere di moda e inspiegabilmente continuo a fissarlo, mosso da un’altrettanto inspiegabile sensazione di conoscenza.
Aggrottando le sopraciglia, mi arrovello nel tentativo di ricordare dove e come possa aver incontrato quest’uomo, o perlomeno se al massimo mi ricordi qualcuno, ma proprio non mi viene in mente nulla.
Alla fine mi rassegno e distolgo lo sguardo con un’alzatina di spalle.
Torno a fissare il panorama di luci oltre la vetrata, nel mio primo giorno nella Capitale a causa dell’imminente mondiale giovanile.
Tra una settimana ci sarà la festa per le federazioni ospiti e un paio di giorni dopo l’inaugurazione ufficiale del campionato e la prima partita.
Sono elettrizzato e impaziente all’idea di affrontare di nuovo vecchie conoscenze come il Kaiser, ma spero soprattutto di poter giocare contro il Brasile di Roberto.
E’ la mia sfida più grande batterlo, insieme all’obbiettivo della vittoria del campionato ovviamente, e non c’è nulla che non tenterò per raggiungere questo scopo, dovessi anche sputare sangue in campo e massacrarmi nel tentativo di perfezionare il mio tiro.
Con la coda dell’occhio, noto l’uomo di prima alzarsi così il filo dei miei pensieri calcistici è momentaneamente interrotto.
Stringe al petto l’agenda nera e prende a camminare nella mia direzione.
I nostri sguardi s’incrociano casualmente una frazione di secondo quando mi passa accanto per poi sorpassarmi.
Torno a guardare fuori, ricominciando a pensare a quale strategia d’allenamento adottare per rendere imbattibile il mio tiro, quando l’uomo vestito bene, tornato veloce sui suoi passi, si para dinanzi al mio tavolo e mi fissa.
I suoi occhi sono spalancati in un moto di meraviglia, davvero ben poco giustificabile.
Lo fisso confuso sbattendo le palpebre.
Che sia un tifoso?
Il suo sguardo, sempre posato su di me, cambia e se non fossi nel pieno delle mie facoltà mentali, giurerei che è appena diventato...
Sognante?!
Arcuo un sopracciglio, avvertendo un brivido scorrermi lungo tutta la schiena.
Sorride il pazzo, mostrandomi la bella dentatura bianca sfavillante e perfettamente regolare.
Le mani intrecciate sotto il mento come una fan girl davanti al cantante preferito.
Mi chiedo preoccupato quale sia la via di fuga più vicina da raggiungere.
Sto per alzarmi per defilarmi il più veloce possibile quando una voce familiare chiama distintamente il mio nome.
“Tsubasa!” ripete Sanae mentre si avvicina sorridente, ma non mi rilasso.
“Mendo!” esclama poi quando si trova vicino a quello che, con un po' di paranoia lo ammetto, ho bollato come psicopatico.
Mendo?!
Stupito, la mascella che arriva fino al mio petto, temo.
Mi volto a guadare quello che dovrebbe essere l’assistente personale della mia ragazza.
“Mendo?”
L’uomo annuisce gioiosamente, non prima d’aver scoccato un bacio sonoro sulla guancia di Sanae, che ride divertita.
“Ma che deliziosa intromissione del fato! Che incantevole coincidenza!”
Intontito e ammutolito per la sorpresa mi limito ad annuire, mentre nella mia testa continuo a darmi dello scemo.
“Ok! Facciamo le presentazioni come si deve! Tsubasa questo è Keysuke Mendo.”
“Piacere!” esclamo uscendo dal mio mutismo, riprendendo il mio solito fare cordiale.
Quest’uomo si prende tanta cura di Sanae, ma come ho fatto a prenderlo per un pazzo!
L’assistente sfodera un altro dei suoi sorrisi da copertina e mi stringe vigorosamente la mano.
“Bella camicia, taglio impeccabile! Il colore poi dona al tuo carnato, anche se avrei osato con un tono un po’ più deciso, tipo un indaco...”
Porto la mano alla nuca, imbarazzato.
“Ma anche così it’s perfect! Non è vero, Sanae?”
La mia ragazza ride divertita mentre mi chiedo da quale assurdo universo provenga Keysuke Mendo.
“Ma tesoro, che te lo chiedo a fare! Tu adori questo giovane uomo dalla promettente carriera! E poi cara, nemmeno lo avessi fatto di proposito, guarda come s’intona il tuo vestito alla sua camicia! Mettiti vicino a lui! Corri!”
Sanae asseconda il suo assistente alzando gli occhi al cielo ma estremamente divertita, quando è vicina al mio braccio sinistro, lo cinge fingendo di mettersi in posa.
“Oh... Sublime!” esclama Mendo, visibilmente estasiato.
Le mie guance vanno in fiamme e quando cerco lo sguardo di Sanae, noto con stupore, che sul suo viso non c’è nessuna traccia d’imbarazzo ma solo un rossore leggero, procurato dalle risate divertite.
In questo momento è semplicemente serena e...
Felice...
“Dato che siamo piacevolmente tutti e tre qui riuniti, fato o destino che sia, non ci resta che approfittare e cenare insieme nella sala ristorante! Voi godetevi un po’ d’intimità a questo incantevole piano e non preoccupatevi di nulla, penso a tutto io. Vado subito a prenotare!”
Mendo si allontana a grandi falcate senza darci il tempo di rispondere.
Entra in ascensore e si rivolge all’addetto in modo così teatrale, che sembra gli stia rivelando il segreto dell’eterna giovinezza invece che indicargli il piano desiderato.
Sanae ed io ci guardiamo un attimo negli occhi, la mia ragazza alza le spalle e mi sorride, arcuando leggermente un lato della bocca.
A quel punto non resisto più e scoppio a ridere.
“E’ fatto così...” borbotta alzando di nuovo gli occhi al cielo “Non si sarebbe fatto scappare l’occasione per niente al mondo!”
Continuo a ridere senza ritegno, Sanae sbuffa dandomi un leggero pugno sul braccio.
“Oh ma quando ti metterà sottotorchio, chiedendoti ogni particolare della nostra relazione, voglio vedere se avrai ancora voglia di ridere...” esclama sfidandomi con lo sguardo.
La provocazione va a segno e il riso cessa immediatamente di deformarmi il viso.
“Eh?” chiedo, sbattendo le palpebre preoccupato e questa volta è Sanae a scoppiare in una fragorosa risata.







La festa di benvenuto per il World Youth è iniziata ormai da qualche ora.
Nonostante alcune squadre non siano ancora arrivate nel nostro Paese, tra cui proprio il Brasile di Roberto, la sala brulica di calciatori e avversari, che sarà un onore affrontare.
Mi guardo intorno e a stento riesco a contenere la mia eccitazione.
Incrocio facce nuove e volti familiari, che mi ricordano vecchie battaglie superate e vinte, ma ugualmente mai concluse.
Perché nel calcio le sfide non finiscono mai, al massimo si ripetono ma senza togliere nulla all’emozione di viverle.
La competizione è sempre a livelli altissimi.
Genzo Wakabayashi, poco distante da me, scherza sorridendo con Hermann Kaltz e Karl Heinz Schneider.
Shingo Aoi discute animatamente, forse un po’ brillo, con Salvatore Gentile, sotto lo sguardo attento di Gino Hernandez.
Vicino al buffet c’è quasi tutta la nazionale francese, riesco a intravedere Pierre LeBlanc e Luis Napoleon.
Juan Diaz sorseggia da bere insieme agli altri ragazzi della compagine argentina.
Finalmente il mondiale sta per iniziare, non faccio che ripeterlo.
Ho voglia di misurarmi con tutti questi avversari, vecchi e nuovi.
Ho bisogno di questi stimoli come dell’aria che respiro, perché il calcio è davvero la mia vita.
Mi sento così pronto ad affrontare questa nuova avventura, che un sospiro soddisfatto e impaziente esce spontaneo dalla mia bocca.
Mi volto ancora e noto tra la gente, lontana da me, l’altra mia fonte d’eccitazione.
Sanae parla con Mendo dandomi leggermente le spalle.
L’abito corto dorato e i capelli pettinati mossi, che non le avevo mai visto portare prima di stasera.
Siamo arrivati alla festa separatamente, lei con il suo entourage ed io con la nazionale giapponese e avremo scambiato al massimo un paio di parole in queste ore.
Non che non abbia desiderato passare del tempo con lei, ma con tutta questa gente, ho preferito non metterci troppo in mostra.
Mi guardo intorno per l’ennesima volta, distogliendo l’attenzione da lei ma questa volta il mio sguardo non è alla ricerca di qualche rivale calcistico da sfidare.
L’oggetto del mio cercare è un personaggio scomodo.
La mia personale fastidiosa presenza, che sembra non essersi ancora materializzata.
Non ho digerito del tutto Takeshi Seii, mi sono fatto una ragione di quello che è successo, ma non l’ho mandato giù completamente.
Non ne ho più parlato con nessuno, nemmeno con Sanae perché lei è l’ultima che deve sapere che sono a conoscenza di come si è comportato quell’idiota nei suoi confronti.
E mi sono convinto che sia acqua passata, come ha detto Taro quel pomeriggio nel cortile di casa mia.
Ma questa sera, sapendo che deve esserci anche lui, non posso evitare di cercarlo tra la gente.
Per incrociare semplicemente il suo sguardo, per capire guardandolo negli occhi, che è davvero un capitolo chiuso.
Voglio eliminare questa sensazione sgradevole dal mio petto che mi fa sentire sospeso e tornare pienamente sicuro, come il mio solito.
Per allontanare questo disagio, decido di raggiungere Sanae e quando sono alle sue spalle, Mendo ridacchia ammiccando nella mia direzione.
Si volta curiosa e le sorrido sicuro, ora che i miei occhi sono colmi della sua immagine.
Non resisto e mi avvicino a lei, sussurrando al suo orecchio quanto sia bella stasera.
"Grazie, anche tu. Immagino ti stia divertendo da matti, eh?"
“Puoi dirlo forte! Ma non vedo l’ora che la festa diventi privata per sentirmi più a mio agio."
D’istinto le sfioro la mano, un gesto semplice ma che mi regala un brivido caldo lungo la schiena.
“Come non vedo l’ora di sentirti cantare!" aggiungo con un sorriso incoraggiante mentre noto le sue gote colorarsi leggermente per l’imbarazzo.
L’idea della sua esibizione però riporta inevitabilmente la mia attenzione su Seii, che torna prepotente, a farsi spazio tra i miei pensieri.
Guardo Sanae sorridermi dolcemente e mi sembra sempre la stessa ragazzina che alle medie mi seguiva a bordo campo durante gli allenamenti e le partite.
E’ sempre lei, nonostante il trucco e i lineamenti più adulti.
Nonostante ora ci sia una donna davanti a me.
E quella di Seii mi appare all’improvviso come la più stonata delle intrusioni.
“Quel ragazzo... Quel Seii, è già arrivato? Mi sembra di non averlo visto.”
Mi rendo conto, appena la mia lingua ha pronunciato l’ultima sillaba, di aver parlato di getto, senza pensare.
Distolgo lo sguardo da Sanae, fissando la sala gremita di gente, per nasconderle il mio imbarazzo.
"Non ci ho fatto caso, dovrebbe essere già qui anche lui."
E non so come mai, ma sentire la sua voce che parla di lui, mi rende nervoso.
"Gli piaci ancora?" chiedo ancora senza filtrare i pensieri, voltandomi verso di lei.
Perché è giusto non averne parlato con Sanae ma mi rendo conto solo ora, che non ho bisogno di vedere Seii per capire che è finito tutto.
E’ da lei che devo sentirlo dire, chiaramente.
Leggo un leggero moto di sorpresa sul suo volto poi la sua espressione diventa seria e convinta, imperturbabile.
“No.”
Chiudi questa storia, Tsubasa...
Dimenticatene...
"Come mai me lo chiedi?"
Hai avuto la tua risposta, basta così...
“Tempo fa aveva una cotta per te, no? Mi domandavo se fosse ancora così, tutto qui."
Le sorrido ora, perché nei suoi occhi posso scorgere un velo di preoccupazione e non mi va che le mie insicurezze passeggere, minino il suo equilibrio, facendola impensierire.
Sanae mi fissa per un altro attimo ancora, sbattendo le palpebre ripetutamente poi torna a sorridermi, come se nulla fosse.
E da questo istante giuro che sarà così anche per me.
Osservo la piega morbida delle sue labbra, maledicendo tutta questa gente che con la sua presenza, non mi permette di prendere e baciarle.
E quell’elettricità magnetica, che mi pervade quando sono vicino a lei, riesco ad avvertirla tutta intorno a noi e mi stupisco del fatto che gli altri non riescano a sentirla, tanto è forte.
“Sanae! Angelo mio, è ora di cambiarsi per l’esibizione!”
La voce di Mendo interrompe il momento magico riportandomi alla realtà.
La mia ragazza si congeda da me velocemente ma a malincuore ed io, che proprio non resisto, le sfioro di nuovo la mano prima che si allontani.
E un’altra nuova eccitazione riempie il mio petto.
Sto per sentirla cantare...







Le luci si abbassano, deglutisco per l’emozione.
Una luce si accende illuminando un pianoforte a coda nero, il pubblico applaude incoraggiante mentre il pianista saluta con un lieve sorriso e un cenno del capo.
Cala il silenzio e Seii poggia le mani sulla tastiera iniziando a suonare.
Quando la sua voce è amplificata dagli altoparlanti, riempie la sala con il suo tono basso e profondo.
L’osservo serio, cercando di evitare che la sua presenza rovini questo momento che appartiene, almeno per me, solo a Sanae.
E quando lei entra in scena, è come se un’altra luce prendesse a illuminare il palco.
Un applauso caloroso l’accoglie, lei sorride visibilmente compiaciuta.
Ha un vestito diverso ora, lungo fino alle caviglie e con una sola spalla.
Quando cammina, uno spacco laterale mette in mostra la gamba destra, dalla pelle tonica e lievemente abbronzata e slanciata dai tacchi alti.
Mi sorride per un attimo prima di raggiungere il pianoforte mentre la sua voce calda, cristallina e dolce come una carezza, riempie l’aria.
Lei è lì su quel palco e mi sembra bella come il sole.
Lei che è la mia stella luminosa.
La fisso immune dai commenti, perso nella sua voce che mi ricorda, come un ritornello, cosa si prova a essere innamorati.
Cosa si sente ad amare lei.
E la amo, sì.
E la sua voce...
Mi riempie d’orgoglioso, ne sono così fiero.
E ho come la sensazione che finalmente i nostri mondi si bilancino e che possa essere io ora, quello che gioisce delle sue vittorie, dei suoi successi.
Come un vaso comunicante che finalmente si è colmato allo stesso livello, come giusto che fosse.
Quando la melodia termina, le luci aumentano di nuovo d’intensità e nella sala scoppia un applauso entusiasta.
Mi alzo in piedi senza distogliere lo sguardo da lei, come ipnotizzato e batto le mani con decisione.
Sanae s’inchina per ringraziare il pubblico e quando il suo sguardo si posa su di me, le sorrido con la disperata intenzione di trasmetterle ogni emozione che provo.
E’ un momento magnifico, non mi ero mai sentito così.
Non immaginavo di potermi sentire tanto fiero di lei.
Di essere così felice per lei.
Ma l’incanto si rompe.
Come uno specchio che all’improvviso va in frantumi, in mille pezzi.
L’immagine di Seii inchinato, le labbra poggiate sulla mano di Sanae, trasforma la mia visione dorata in un frammento che non scorre, immobile, in bianco e nero.
Tutto si ferma intorno a me, non avverto più alcun rumore.
E all’improvviso sento e so che il capitolo Seii è tutt’altro che chiuso.







La musica del DJ rimbomba nelle casse, tutti si agitano come scimmie, ebri d’euforia perché ora è davvero una festa.
Sanae è di nuovo al mio fianco, lei e il suo vestito corto.
Lei e i suoi capelli mossi che profumano di buono.
Lei che sorride e festeggia.
Le cingo il collo con un braccio, possessivamente e la sua mano raggiunge la mia, oltre la sua spalla, intrecciando le dita alle mie.
Inclina il capo e mi sorride, mi limito a continuare a fissarla, seguendo i lineamenti del suo viso, avvertendo, fin troppo bene, la pressione del suo fianco contro il mio.
Con la punta dei polpastrelli accarezzo quelle dita affusolate, che la mia mano troppo grande riesce a nascondere quando vorrei estendere questa carezza a tutto il suo corpo.
Istintivamente mi porto avanti a lei, staccando la mia mano ma lasciando che questa l’accarezzi, fino a posarsi con l’altra sui suoi fianchi.
La stringo a me, poggiando la mia fronte contro la sua.
Indifferente a tutto tranne che a lei...
Che mi veda il mondo intero e si scateni con tutte le lingue lunghe della sala...
Non esiste musica, non esistono altri sguardi...
Al diavolo anche il pallone stanotte...
“Cos’è vuoi ballare?” mi chiede cingendo il mio collo con le mani e una scossa attraversa la mia spina dorsale.
I brividi si rincorrono lungo tutta la mia pelle, terminando la loro corsa nelle punte dei capelli.
“No, voglio stare con te.”
Lo dico senza filtri perché è la sacrosanta verità e non sono mai stato così dannatamente sincero in vita mia come ora.
E in contrasto mi sento libero e prigioniero.
Libero di spingermi verso di lei, senza freni né riserve, lontano dall’imbarazzo che solitamente mi domina.
Prigioniero del mio sentimento, che stasera sento delirare quasi, nella smania di possesso.
“Da solo...” aggiungo mormorando, stringendo di più la sua vita e senza distogliere lo sguardo, schiavo ora come non mai, di una possessività che non sapevo di avere.
Sanae annuisce, guardandomi con aria imbambolata.
Senza perdere altro tempo mi sciolgo dal suo abbraccio e afferrandola per la mano, la trascino dietro di me.
Lontano dalla sala piena di gente, dalla festa, da un mondo che stasera mi sembra così insignificante rispetto a noi.
Rispetto a lei.
Usciamo in giardino senza che mi volti nemmeno una volta a guardarla, troppo preso dalla voglia di allontanarmi da tutto e di essere soli.
Scendiamo le scale veloci, le do giusto il tempo di discendere l’ultimo gradino e mi lascio andare.
Mi volto e la bacio.
Con un’esigenza fatta di tante cose, con una passione diversa da quella, se pur meravigliosa, provata fino a ora.
Con egoismo mentre sento le sue labbra, la sua bocca e ripeto dentro di me quel mia che è più forte di tutto, che mi turba e manda in confusione.
Che avevo già sentito ma mai così forte.
Quel mia che racchiude tutto l’amore che provo per lei, che è forte, sincero ma che può essere anche doloroso.
E disperato e folle, come mi sento io, tra le altre mille emozioni, in questa notte d’estate.
Mi stringo forte a lei, le mie mani scivolano sulla sua schiena poi risalgono le spalle nude e il contatto con la sua pelle mi fa sentire l’esigenza di stringerla ancora di più.
Le sue mani tra i miei capelli una scarica adrenalinica senza precedenti.
La spingo contro il muro, imprigionandola materialmente e la mia bocca continua a sentire la sua tradendo i miei respiri, che non hanno più nulla di normale.
E all’improvviso ho voglia di vederla, come se i miei occhi volessero la conferma della sua autenticità, della sua presenza tra le mie braccia.
Come se non bastasse quanto la sento.
Allontano la mia bocca dalla sua, il fiato corto alza ritmicamente il mio petto, piacevolmente in affanno e la guardo.
Gli occhi chiusi, i capelli scomposti e le gote in fiamme.
Le labbra socchiuse, arrossate e protese ancora verso di me.
Socchiudo per un attimo gli occhi per poi tornare a guardare la donna davanti a me.
La mia donna.
La mia Sanae.
“Devo ricordarmi di cantare un po' più spesso davanti a te, se ti fa questo effetto...” mormora guardandomi negli occhi ora e sorridendo maliziosamente.
Rimango in silenzio perché c’è così tanto oltre questo, oltre all’averla vista bella come non mai, cantare sotto la luce dei riflettori.
Un mondo sommerso di emozioni che sentivo a malapena, che provavo ma conoscendone solo un aspetto, solo una faccia.
E sono così tante queste cose che non riesco a dire una parola, perché non so come spiegarle.
Perché semplicemente non è necessario che lo faccia, che parli.
Con una mano risalgo la sua schiena ancora inclinata sotto la mia stretta e le sfioro il seno.
La mia attrazione è innegabile ma c’è sempre dell’altro...
Le sfioro il viso con la punta delle dita, seguendo la linea della fronte, gli zigomi e non riesco a distogliere lo sguardo.
E' come se mi fosse concesso di vedere solo lei mentre il resto è buio pesto.
Con le labbra seguo il percorso disegnato dalle mie mani, sfiorando la sua pelle delicatamente, perché la cosa più preziosa che si possiede va inevitabilmente trattata con ogni cura.
Ritorno sulla sua bocca, controllando, questa volta, l’impeto di prima e abbandonandomi a un bacio che assomiglia più a una dichiarazione silenziosa.
Perché effettivamente è questo che sta accadendo.
Mi sento come se fossi per la prima volta davanti a lei con i miei sentimenti, cercando di dichiararli e mostrarli per quello che sono.
Amore...
Mi separo dalle sue labbra e la stringo forte a me, le mie mani immerse nei suoi capelli.
Lei si aggrappa al mio petto e sento di poter parlare ora.
“Sanae...” mormoro piano, quasi sottovoce e senza rivolgermi direttamente a lei.
Pronuncio solo il suo nome, che riassume un mio mondo.
Quello fatto di emozioni, quello che è più forte di me.
Il suo nome per ribadire che è lei che voglio, lei che mi appartiene.
Lei che amo.
E stasera non ho le forze per separarmi, nemmeno per un minuto, non ce la posso fare.
Semplicemente non voglio.
“Scappiamo al The Peninsula...” sussurro al suo orecchio e il mio non è un invito, ma più un dato di fatto, qualcosa che non può essere messo in discussione.
Qualche secondo di silenzio, solo il rumore dell’acqua, che zampilla dalla fontana poco distante da noi, accompagna i nostri respiri.
“Sì...”
E nella mia mente prende forma l’immagine delle luci di Tokyo riflesse sulla sua pelle...











*The Peninsula esiste realmente, ha cinque stelle e si trova nel quartiere centrale di Giza, Tokyo.
Esteticamente rientra proprio nei miei canoni, perché è lussuoso ma sobrio e com’è facilmente immaginabile, sono innamorata del suo Sky Bar che trovo delizioso (come direbbe Mendo xD) per arredamento, colori e vista panoramica... Per non parlare poi delle camere e il centro benessere!*__* Spero un giorno di poterci soggiornare, fosse solo per una notte! xD
Ma come mai questo spot direte voi? E’ semplice: mi sono soffermata tanto sulla descrizione di questo magnifico posto, non tanto per gusto personale ma per rimarcare il cambio di qualità di vita di Sanae. Non che prima fosse una poveretta xD ha avuto sempre una vita dignitosa e serena ma il suo mondo ora è fatto anche di questo lusso e di queste possibilità.^^

Altra piccola nota: i nomi dei giocatori francesi sono gli unici ripresi dall’anime in italiano, per quelli delle altre nazioni ho usato gli originali del manga. E’ una scelta strettamente soggettiva, semplicemente mi piacciono di più così.^^

Vorrei ringraziare Kara per avermi dato un ottimo consiglio riguardo al precedente capitolo, che ho potuto correggere eliminando una frase e rendendo così migliore quello che avevo scritto.^^
Un altro grazie, come sempre, ai lettori silenziosi e a quelli che hanno recensito, ora che c’è la possibilità di rispondere nello spazio delle recensioni cercherò di farlo lì, anche se non credo che lo farò sistematicamente, mi piacerebbe scrivere cose intelligenti nelle risposte e spesso mi viene solo un semplice “grazie” che comunque non è poco...^^
Alla peggio continuerò a ringraziare come ho sempre fatto a fine capitolo, generalizzando un po’ lo so, ma sentendo quella semplice parola venire dritta dal cuore e credo che sia quello ciò che conta di più.^^
Spero di non tardare con il prossimo capitolo, se non fosse così, abbiate un po’ di pazienza, la vita di tutti i giorni incalza e il tempo è quello che è!^^
A presto, OnlyHope^^



 

 
   
 
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