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Autore: Julia Weasley    28/11/2010    19 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Non può piovere per sempre

Capitolo 12
Risveglio

Il gelo pungente gli penetrava fin dentro le ossa, come lame affilate che gli si conficcavano nel corpo.
Non riusciva a capire più nulla. Tutto ciò che provava era solo orrore e disperazione. Non voleva morire, anche se era stato proprio lui a prendere quella decisione. Non sarebbe tornato sui suoi passi, ma la paura lo stringeva lo stesso.
Annaspava in cerca di ossigeno, ma respirava solo acqua gelida, che gli riempiva i polmoni e gli annebbiava la mente.
Era orribile dimenarsi alla ricerca dell’aria, senza trovarla. Non vedeva l’ora di perdere conoscenza, per non soffrire più così tanto.
Non aveva previsto che la morte sarebbe arrivata così lentamente. Avrebbe preferito una morte istantanea, senza neanche avere il tempo di rendersene conto e di averne paura, ma soprattutto di pensare a tutto quello che stava lasciando.
Braccia scheletriche lo trascinavano via: presto sarebbe diventato come loro…
 
Regulus si svegliò con il cuore che batteva all’impazzata, il respiro affannato e i brividi che gli percorrevano la schiena.
Per qualche istante si guardò intorno, confuso. Era notte fonda: i raggi della luna filtravano appena attraverso la densa coltre di nubi che sovrastava la zona. Regulus non conosceva quella casa in cui si trovava. Dov’era finito? Possibile che si fosse trattato solo di un incubo?
Gli bastò un’occhiata ai graffi che aveva un po’ dappertutto per capire di essere veramente riuscito a scappare dagli Inferi. E tutto gli tornò in mente all’improvviso, lasciandolo quasi senza fiato.
Voltò la testa, ignorando il torcicollo, e vide Rachel addormentata sul divano accanto a lui, il capo reclinato sulla sua spalla.
Regulus si soffermò a fissarla, in preda a mille emozioni, cercando di accontentarsi di guardarla senza abbracciarla di più: non la voleva svegliare.
Pensò all’ultima volta che l’aveva vista prima di andare a recuperare l’Horcrux. Era stato terribilmente difficile salutarla per sempre, senza poterle dire che non si sarebbero più visti. Regulus ricordava l’orrore che aveva provato quando aveva immaginato la vita di Rachel senza di lui. Non sapeva dire se fosse peggio l’idea che lei non lo avrebbe mai dimenticato o che prima o poi se ne sarebbe fatta una ragione, costruendosi una nuova vita e sposando qualcun altro.
Regulus si morse il labbro al solo pensiero, ma ora era lì, e non la avrebbe più lasciata sola.
Mentre le sfiorava la mano, qualcosa di insolito al tatto lo indusse ad abbassare lo sguardo. Con un groppo in gola, riconobbe l’anello che aveva al dito come quello che lui le aveva regalato prima di salutarla.
Regulus le strinse la mano e posò la testa sulla sua, pensando che non sarebbe mai stato abbastanza grato per quello che lei aveva fatto per lui.
 
Quando Regulus aprì di nuovo gli occhi, la mattina seguente, scoprì che Rachel non c’era. Dalla cucina provenivano dei rumori, così decise di alzarsi. La schiena gli faceva male: non aveva mai dormito su un divano in vita sua, e si sentiva.
Fuori dalla finestra si intravedeva un cielo nuvoloso, ma che iniziava lentamente a rischiararsi, mentre i tiepidi raggi del sole invernale facevano capolino da dietro le nubi.
Quando si affacciò nella cucina, Regulus non ebbe neanche il tempo di connettere, che sentì il rumore metallico di posate che cadevano per terra, subito seguito da passi di corsa. Infine, fu letteralmente travolto da Rachel, che gli aveva gettato le braccia al collo, stritolandolo in un abbraccio mozzafiato e rischiando di fargli perdere l’equilibrio.
Regulus si guardò bene dal protestare. Aveva creduto di non poter più provare l’emozione di stringerla. Gli sembrava di vivere in un sogno, mentre le sue labbra sfioravano di nuovo quelle tremanti di lei.
In quel momento riuscì a dimenticare tutte le visioni terrificanti che era stato costretto a subire bevendo la pozione nella caverna e che lo avevano tormentato anche durante il sonno: Voldemort che torturava e uccideva le persone a cui teneva di più, e che gli ricordava quanto tutto ciò fosse solamente colpa sua e del suo tradimento.
Rachel lo stava baciando come se ne andasse della sua stessa vita, con la stessa foga di un assetato che si ritrova improvvisamente in un’oasi, dopo ore e ore trascorse nel deserto.
Infine gli rivolse uno di quei sorrisi che lui non vedeva comparire sul suo volto da troppo tempo.
« Hai fame? Sono riuscita a preparare qualcosa da mangiare » disse con un certo nervosismo. « Cioè, sono solo bustine di tè e biscotti vecchi, ma è già tanto ».
Lo guardava con apprensione, come temendo che potesse sparire da un momento all’altro.
I biscotti erano stantii e gommosi, ma a Regulus in quel momento sembravano i più buoni del mondo. Aver visto la morte in faccia gli stava facendo apprezzare le cose più banali, come respirare e mangiare. Anche se aveva fame, Regulus mangiò poco. Voleva soprattutto chiarirsi le idee su tutto quello che era successo la notte precedente.
« Grazie » le disse, quando smise di bere il tè. « Tu e Kreacher mi avete salvato la vita ».
« Il merito è anche di tuo zio » rispose Rachel, sedendosi di fronte a lui.
Regulus ne fu sorpreso.
« Alphard? »
« Proprio lui. Non avrei mai fatto nulla senza il suo aiuto… Però prima dimmi che cosa ha di tanto speciale quel medaglione ».
Lui si agitò sulla sedia. Non voleva dirlo, soprattutto non a lei.
« Forse, ma prima raccontami come sei riuscita a salvarmi ».
Rachel sbuffò, mostrando un sorriso divertito che non le si estese agli occhi.
« E va bene, però facciamo una domanda per uno ».
Regulus annuì, sorpreso. Si aspettava che avrebbe insistito così tanto da indurlo a cedere e a raccontare per primo, e invece si era arresa quasi subito. Un senso di colpa latente fece capolino nella sua coscienza: era cambiata; sembrava diventata molto più matura e paziente, e nel giro di un solo mese. Non poté fare a meno di chiedersi quanto avesse sofferto in quel periodo.
Rachel iniziò a raccontargli di quando aveva conosciuto Alphard al funerale, venendo a conoscenza del suo tentativo di nascondere un segreto pericoloso, di quando aveva scoperto che Kreacher la seguiva e aveva saputo cosa gli era successo. Poi continuò a raccontare dell’accordo fatto con Alphard, del vero e proprio furto che avevano compiuto all’Ufficio Misteri e, infine, del rischio che aveva corso usando la Giratempo per salvarlo.
« Ora tocca a te. So che non hai voluto dire a nessuno cos’hai scoperto perché è pericoloso, ma penso che a questo punto tu possa dirmi tutta la verità. Ho visto troppo in ogni caso » concluse Rachel, determinata.
Regulus esitò, guardandosi intorno.
« Sei sicura che non ci senta nessuno? »
« Ho messo degli incantesimi di protezione, e comunque a nessuno verrebbe in mente di venirci a cercare qui: è una casa Babbana. Mi sono informata qualche giorno fa e a quanto pare il vecchio proprietario, John Puddle,  è morto senza eredi o parenti, quindi nessuno verrà a disturbarci ».
Lui abbassò lo sguardo, preoccupato. Si era rifiutato categoricamente di raccontare quello che aveva scoperto ad anima viva, ma lei meritava di saperlo, dopo quello che aveva fatto.
Così iniziò a sua volta a spiegarle che il medaglione era in realtà un Horcrux e che, come tale, conteneva una parte dell’anima del Signore Oscuro.
« … quindi per sconfiggerlo bisogna prima distruggere l’Horcrux, altrimenti il suo spirito continuerà a vivere » concluse.
Aveva detto tutto in una volta senza mai guardarla e osò alzare lo sguardo solo dopo aver finito.
Rachel aveva un’espressione a metà tra l’orrore e il disgusto.
« È… è… » provò a dire, senza trovare un aggettivo adatto.
« Lo so » fece lui. « Per questo non l’ho detto a nessuno. Se Lui venisse a sapere che noi soltanto lo sospettiamo, qualsiasi cosa abbia fatto finora sarebbe poco rispetto ai metodi che utilizzerebbe per metterci a tacere. Vivere in eterno è la cosa che gli interessa di più » ammise, furente.
Rachel dovette percepire nel suo tono di voce tutta la frustrazione che provava a causa degli errori che aveva commesso:  posò una mano sulla sua, nel tentativo di dargli un minimo di conforto.
« Avevo detto a Kreacher di distruggerlo » disse lui, ignorando il rimorso che lo tormentava. « Ma se il medaglione si trova a casa mia forse non ci è riuscito. Potrebbe essere protetto da chissà quale sortilegio oscuro » aggiunse, scoraggiato.
« Bè, io conosco qualcuno che potrebbe aiutarci » iniziò lei, esitante, ma Regulus aveva già capito dove volesse andare a parare.
« Ho deciso di tradire Tu-Sai-Chi, non di allearmi ad un Babbanofilo come Silente » specificò.
Rachel alzò gli occhi al cielo, come per dire “siamo alle solite”.
« Se solo ci provassi… ti assicuro che Silente non è poi così male come pensavamo ».
« Come fai a dirlo? »
Rachel esitò. Non sapeva se fosse il momento giusto per parlargliene, ma ormai tanto valeva provarci.
« Adesso faccio parte dell’Ordine della Fenice » buttò lì.
« Che cosa? »
Fu un miracolo se Regulus non cadde dalla sedia. Era sconvolto e preoccupato.
« Mi avevi promesso che non saresti scesa attivamente in guerra! »
« Bè, scusa te lo dico, ma mi pare di ricordare che durante quella stessa conversazione tu mi avessi promesso che non saresti diventato un Mangiamorte » replicò lei, piccata.
Regulus tacque, imbarazzato.
« Non voglio che tu rischi la vita in battaglia » bofonchiò.
« Lo so, ma l’ho fatto perché pensavo di non poterti rivedere mai più ».
Rachel iniziò a parlare senza mai prendere fiato, sempre più agitata.
« Dovevo fare qualcosa, altrimenti sarei impazzita. Non voglio che tu ti senta in colpa, ma non puoi neanche immaginare quanto sono stata male: non avevo la più pallida idea di cosa ti fosse successo, alcuni dicevano che eri solo un ragazzino terrorizzato, che V-Voldemort ti aveva fatto uccidere, ma nessuno sapeva nulla, e l’unica certezza che avevo era che non ci saresti stato più. Certe volte ero pure arrabbiata con te, perché eri riuscito a mentirmi anche l’ultima volta che ci siamo visti e… insomma, non sapevo come sfogarmi, stavo impazzendo… »
Cercava di trattenere le lacrime o almeno di non farsi vedere, ma i suoi sforzi furono vani.
« Scusa » disse poi, tirando su col naso. « Dopo quello che hai affrontato tu mi sento una stupida a frignare così… »
« Ehm, tranquilla » cercò di calmarla lui, un po’ preoccupato per quell’improvvisa crisi di nervi.
« Bè, comunque » riprese lei, cercando di riacquistare un contegno, « Emmeline mi ha proposto di entrare a far parte dell’Ordine. All’inizio non volevo, ma poi ho capito che se non avessi avuto qualcosa che mi desse un solo motivo per continuare a esistere sarei diventata un vegetale ».
Regulus strinse i pugni, adirato con se stesso. Mai come in quel momento era stato più pentito di essere diventato un Mangiamorte. Era tutta colpa sua se lei aveva sofferto così tanto.
« Scusa » disse. Gli uscì spontaneo, senza troppi sforzi: la vergogna in quel momento era molto più forte dell’orgoglio.
« Non devi scusarti » rispose lei. « Hai sbagliato, questo lo sappiamo, ma non sei fuggito. Ti sei comportato come pochi avrebbero fatto, hai voluto dare la vita per rimediare. Sono fiera di te e di quel che sei diventato. E a dire la verità, sei molto migliore di me, perché io mi sono intromessa nel corso del tempo per riaverti, mentre tu hai cercato di salvare tutti anche se sapevi di non poter sopravvivere. Insomma, mi sento un’egoista al confronto… » ammise.
« Smettila, magari doveva andare proprio così. In fondo, se non fossi intervenuta, Kreacher non avrebbe mai capito come distruggere il medaglione, e chissà quando qualcun altro avrebbe scoperto dell’Horcrux ».
Rachel annuì, rincuorata.
« Per questo motivo penso che tu debba parlarne con Silente. Ti assicuro che non è un tipo che giudica, anzi, è molto gentile e comprensivo. Mi ha aiutata molto parlare con lui quando ero talmente furiosa che avrei potuto fare qualche pazzia se mi fossi ritrovata davanti a Voldemort ».
« Sì, però smettila di chiamarlo per nome: si può sapere che ti viene in mente? » bofonchiò Regulus, rabbrividendo.
« Nell’Ordine della Fenice lo chiamano tutti Vol-… insomma, così. All’inizio non volevo farlo nemmeno io, ma tu l’hai sfidato, hai avuto il coraggio di abbandonarlo… perché non potresti chiamarlo per nome? »
« Sarà l’abitudine » commentò lui scrollando le spalle.
« Comunque non hai altra scelta » continuò lei, seria. « Devi per forza parlare con Silente. Ora siete dalla stessa parte. E poi lui può proteggerti meglio di chiunque altro. Il Ministero è pieno di infiltrati, ormai. Ed effettivamente, credo che sia la persona più adatta per risolvere la questione dell’Horcrux, o come si chiama ».
« Va bene, d’accordo, mi rivolgerò a lui » accettò Regulus, incredulo ma rassegnato. Il solo pensiero di collaborare con Silente lo faceva inorridire, ma Rachel aveva ragione: non c’era altra soluzione.
« Bene » fece lei, sollevata. Subito dopo tuttavia si fece pensierosa ed esitò, giocherellando nervosamente con l’anello che portava al dito. « Questo me lo hai dato quando pensavi che non ci saremmo più rivisti. Quindi se adesso pensi che sia troppo impegnativo e vuoi riprendertelo… »
Regulus avvampò mentre rispondeva:
« Tienilo pure. È tuo… sempre se lo vuoi ».
« Ma certo » rispose lei, senza riuscire a nascondere la propria emozione. Poi si alzò per portare via la tazza di tè ormai svuotata, per superare l’insolito imbarazzo che la aveva colta all’improvviso.
Regulus si alzò a sua volta, indeciso sul da farsi.
« Per caso sai come sta mia madre? » chiese all’improvviso.
In realtà voleva sapere anche se, con tutto quello che si diceva di lui, Walburga avesse iniziato a considerarlo a sua volta un traditore del suo sangue, ma non era così ansioso di conoscerne la risposta. Al momento gli bastava sapere che fosse ancora viva.
L’espressione di Rachel non era molto entusiasta, ma la ragazza si stava chiaramente sforzando di sembrare normale.
« Dovresti chiederlo a Kreacher. Io non ne ho idea ».
Aveva un tono un po’ freddo, e Regulus non poté ignorarlo.
« Non l’hai… ? » esordì, senza sapere neanche come continuare.
« L’ultima volta che l’ho vista era il tuo… funerale. Regulus, devo essere sincera? »
Lui annuì, sperando comunque che non esagerasse quanto a schiettezza.
« Bè, lo sai che non siamo mai andate molto d’accordo. Scusa, ma è così. Lei non ha voluto rivolgermi la parola, e io ho fatto lo stesso. Mi dispiace ».
Lui cercò di mostrarsi poco colpito, ma ci era rimasto male lo stesso.
« Ce l’hai con me? » gli chiese lei.
Regulus scosse la testa per negare. Gli dispiaceva immaginare Walburga completamente da sola a Grimmauld Place, ma non era colpa di Rachel se era accaduto tutto ciò.
La ragazza gli si avvicinò. Improvvisamente sembrava molto esitante e incerta.
« Dovrei dirti un’altra cosa » esordì, e il suo tono era talmente insolito che lui si preoccupò. Per un folle istante temette che lei gli avesse mentito quando gli aveva assicurato che tutti i suoi parenti fossero salvi, e fu uno dei momenti più orribili della sua vita. Non si sarebbe mai perdonato se qualcuno della sua famiglia fosse stato ucciso per punire il suo tradimento.
« Che cosa…? »
« Non agitarti, te l’ho detto che sono tutti vivi » lo anticipò lei.
Regulus trasse un sospiro di sollievo.
« E allora di cosa si tratta? »
Rachel esitò, guardandolo con un’espressione dubbiosa.
« Sirius ».
« No » rispose Regulus, irrigidendosi all’improvviso.
« No, cosa? »
« Non mi parlare di lui ».
« Ma… »
Regulus distolse lo sguardo, mentre si sentiva percorrere da un brivido di terrore e una morsa gli stringeva le viscere. Non voleva sapere come e se Sirius avesse reagito alla notizia della sua morte, preferiva non saperlo. Gli avrebbe fatto troppo male immaginare la sua reazione. Lo aveva considerato un povero idiota che si era fatto ammazzare a causa della propria inettitudine, nonostante lui gli avesse sconsigliato di diventare un Mangiamorte? Oppure, ancora peggio, aveva liquidato la notizia con un’alzata di spalle, dichiarando che in fondo lui non era suo fratello?
Qualunque fosse la risposta a quelle domande, preferiva rimanere nel dubbio piuttosto che sapere la verità, che temeva più di ogni altra cosa.
« Non voglio sapere niente » insisté.
Rachel era chiaramente delusa.
« Perché no? È importante ».
Regulus scosse la testa, testardo.
« Che c’è, pensi che abbia continuato a odiarti anche dopo la tua scomparsa? » fece lei e, notando l’espressione di lui, sembrò sul punto di emettere fumo dalle narici.
« Adesso mi avete fatto davvero perdere la pazienza! » fece, irritata. « Siete identici, voi due, non vi conoscete per niente! Sirius è disperato per quello che ti è successo. Si sente in colpa per non essere riuscito ad impedirlo, e credeva che tu non gli avessi chiesto aiuto perché non lo consideravi degno della tua attenzione. È mai possibile che siete così testardi? Mettitelo in testa, anche se ora ti brucia: tuo fratello ti vuole bene, e anche tu gliene vuoi. Fatevene una ragione tutti e due! »
Regulus non sapeva se essere più scosso per la lavata di capo che Rachel gli aveva improvvisamente impartito o per quello che aveva detto. Sapeva solo che si sentiva morire di vergogna e imbarazzo, ma non fece in tempo a mostrare una minima reazione, perché qualcuno bussò vigorosamente alla porta d’ingresso, facendo sobbalzare entrambi.
Rachel sbiancò; poi estrasse la bacchetta, all’erta.
Regulus provò a fare altrettanto, ma scoprì con orrore di non averla addosso: doveva essere finita in fondo al lago.
« Chi è? » le domandò, perché Rachel si era accostata prudentemente alla finestra e aveva lanciato un’esclamazione di stupore, mista a qualche commento irritato che lui non comprese.
« Alphard! » esclamò lei, aprendo la porta e facendolo entrare.
« Ti avevo detto di non uscire di casa. Lestrange ti dà sicuramente la caccia! » insisté Rachel, ma Alphard non la stava ascoltando, troppo impegnato a guardare Regulus come se lo vedesse per la prima volta, con un sorriso stampato sul volto, che lo faceva sembrare improvvisamente ringiovanito.
 
 
« Crucio! »
Le urla di Algernon Boot, Ministro della Magia, echeggiarono nella casa deserta, mentre l’uomo si contorceva sul pavimento per il dolore che provava.
« Se non rispondi continueremo per tutta la notte, Boot » disse Lucius con aria annoiata, mentre il Ministro continuava a gridare. « Noi non abbiamo alcuna fretta ».
Barty strinse la bacchetta ancora di più, cercando di scaricare su di essa tutta la magia che possedeva, e sentì che le urla dell’uomo si levavano sempre più forti e strazianti.
Il cuore gli batteva all’impazzata. Era allo stesso tempo compiaciuto e terrorizzato da quello che stava facendo. Aveva scoperto di essere decisamente portato nella Maledizione Cruciatus, anche se questa sua capacità lo spaventava e attirava insieme. Sentirsi padrone della vita altrui gli dava una sensazione inebriante, gli faceva dimenticare le sue debolezze e lo aiutava a sentirsi forte e deciso come aveva sempre voluto.
Ma allo stesso tempo non riusciva a provare lo stesso piacere che gli altri Mangiamorte dicevano di sentire mentre torturavano qualcuno. Il Signore Oscuro aveva ordinato che Boot fosse interrogato e poi ucciso, e Barty non aveva alcun dubbio riguardo a ciò. Sapeva di essere nel giusto e che quell’uomo meritava tutto questo, ma non riusciva ugualmente a godere della sua sofferenza.
Cercava di non dimostrarlo e sperava di riuscirci aumentando l’intensità della Maledizione.
« Allora, vuoi risponderci o no? Karkaroff ha fatto qualche nome? » insisté Lucius, impaziente.
Boot continuava a urlare, il terrore riflesso negli occhi, e scosse la testa, gesto che tuttavia non fu possibile distinguere dai suoi contorcimenti.
« Falla finita, non può rispondere se continui a torturarlo » disse Malfoy, rivolgendosi a Barty con ragionevolezza.
Il ragazzo abbassò la bacchetta, un po’ deluso, e Boot smise di urlare, anche se continuò a tremare notevolmente per i residui del dolore.
« No » rispose infine, col fiato corto. « Non ha detto nulla… »
« Che ti avevo detto? » intervenne Rabastan con uno sbuffo seccato. « Finché siamo in vantaggio, Karkaroff non collaborerà col Ministero. Preferisce marcire ad Azkaban piuttosto che subire la vendetta del Signore Oscuro ».
« Molto bene » concluse Lucius con indifferenza. « Ora pensateci voi e andiamocene ».
Rabastan gli si rivolse con scherno.
« Sei sempre il solito. Mai una volta che ti voglia sporcare le mani » commentò.
Lucius gli lanciò un’occhiata fredda.
« Ma che ingrato. Io lo faccio per lasciare il divertimento a te » replicò in tono mellifluo.
Nel frattempo Boot assisteva con orrore allo scambio di battute tra i due Mangiamorte che stavano decidendo le sue sorti come se si trattasse di una amichevole conversazione da salotto.
« Stavolta non sarò io a concludere. Sarà il ragazzino a farlo fuori » disse Rabastan, appoggiando una mano sulla spalla di Barty, il quale gli lanciò un’occhiataccia colma di rancore. « Credi di esserne capace? » aggiunse quello, con un ghigno.
Barty detestava l’ironia di Rabastan Lestrange. Lo trattava sempre come un pivello, e lo considerava nient’altro che un adolescente con le manie di ribellione, esattamente come tutti gli altri. Ma non gli sarebbe importato più di tanto, finché il Signore Oscuro avesse avuto fiducia in lui.
« Certo che ne sono capace » sbottò, puntando di nuovo la bacchetta contro il Ministro.
Con suo grande rammarico, scoprì che gli tremava la mano. Rabastan non trattenne una smorfia divertita.
Barty cercò di ignorarlo e di concentrarsi soltanto sull’Anatema che avrebbe ucciso l’uomo che lo fissava con le lacrime agli occhi. Continuava a ripetersi che si trattava di un ordine del Signore Oscuro; non poteva, né voleva, disobbedire.
Algernon Boot era un incapace, ma la sua presenza a capo della comunità magica riusciva a mantenere un minimo di stabilità in quel periodo di incertezza. La morte del Ministro della Magia avrebbe creato il caos, e questo era l’obiettivo del Signore Oscuro.
Da quando aveva rinunciato al proposito di uccidere Millicent Bagnold, Voldemort aveva iniziato a circondarla di consiglieri sotto Maledizione Imperius o addirittura fedeli a lui, quindi non temeva più la sua nomina a Ministro, anzi, sperava che andasse proprio in quel modo.
Tuttavia Barty sapeva che, una volta morto Boot, a suo padre si sarebbe offerta l’occasione di diventare a sua volta Ministro. E il ragazzo si rifiutava di fare qualunque favore a Barty Crouch.
« Lo sapevo, non ne sei in grado » commentò Rabastan.
« Non è ve- »
Approfittando dell’attimo di distrazione dei due Mangiamorte più vicini, Boot scattò con un’agilità incredibile per un uomo della sua età, e corse a rotto di collo verso la porta, spintonando Barty di lato.
Rabastan e Lucius gli indirizzarono contro qualche fattura, ma fu Barty a colpirlo in pieno.
Probabilmente era stato colto dal panico al solo pensiero che l’uomo riuscisse a scappare. Avrebbe rivelato a tutti che l’unico figlio di Crouch era un Mangiamorte. Non poteva permetterlo.
L’incantesimo di Barty fu sferrato con una potenza tale da sollevare Boot a mezz’aria e scagliarlo con violenza verso la finestra.
I battiti dei ragazzo si fermarono e il fiato gli si mozzò in gola quando si rese conto di quel che stava per succedere. Aveva voluto solo tramortirlo, ma nell’agitazione per la fuga del prigioniero non aveva valutato bene la potenza dell’incantesimo.
Ci fu un rumore di vetri infranti e Algernon Boot tentò inutilmente di aggrapparsi al davanzale, ma precipitò fuori dalla finestra.
Furono secondi interminabili in cui rimasero tutti in un silenzio di tomba, fino a che un macabro tonfo non fece loro capire che il Ministro era ormai morto.
Rabastan fu il primo a parlare di nuovo.
« Andiamocene, prima che qualcuno lo veda sul marciapiede » disse in tono pratico.
Lucius aveva un’espressione vagamente disgustata all’idea del corpo schiantatosi sulla strada, ma obbedì senza fiatare. Barty invece rimase immobile a fissare la finestra rotta, dimentico di nascondere l’orrore che provava.
« Andiamo, vuoi farti arrestare? » lo scosse Rabastan, afferrandolo per un braccio. « Non preoccuparti, non dirò a nessuno che il tuo primo omicidio è stato un incidente » aggiunse, sarcastico come sempre.
Barty non diede retta al suo tono di scherno. Si sentiva improvvisamente come gli altri Mangiamorte lo consideravano: inesperto e immaturo. Non se lo aspettava, ma uccidere era completamente diverso da come aveva immaginato. Non riusciva neanche a capire come si sentisse in quel momento. Desiderava solo allontanarsi da lì il prima possibile e rinchiudersi in camera sua, sotto il calore rassicurante delle coperte. Era una reazione molto infantile, ma non voleva ascoltare quella vocina che sussurrava dentro la sua testa: hai ucciso una persona.
Seguì gli altri due come un automa, senza capire più nulla, e non sentì nemmeno quando, dopo aver oltrepassato i cadaveri dei due Auror di scorta, Rabastan si rivolse ad una figura nell’ombra, che fino a quel momento era rimasta appartata in silenzio, tremando come una foglia, e adesso fissava con disperazione la finestra da cui era caduto l’ormai ex Ministro della Magia:
« Credo che domani mattina Moody si chiederà come abbiamo potuto scoprire questo nascondiglio segreto, visto che solo l’Ordine della Fenice ne era a conoscenza, oltre a pochi Auror. Quindi stai molto attento a come reagisci quando sei con lui. È chiaro, Minus? »
Peter, quasi rannicchiato per terra per la paura, annuì, senza potere reprimere un singhiozzo, mentre la luce verde del Marchio Nero appena evocato sopra la casa illuminava il suo volto orripilato e sconvolto.



*Angolo autrice*
Sono sotto shock per quello che ho scritto, e dubito che mi riprenderò @_@
Anche se Regulus ora è salvo, la guerra va avanti. Ho deciso di descrivere il primo omicidio di Barty perché se no temo che lo avrei fatto rimanere a vita in una fase intermedia: sono troppo affezionata al Barty dei primi tempi di Hogwarts. Insomma, prima o poi avrei dovuto farlo, perché penso che se è stato capace di uccidere il proprio padre senza problemi, sicuramente non era la prima volta che uccideva qualcuno. Però non volevo renderlo troppo esaltato, ma neanche troppo pentito, quindi ho scelto questo compromesso.
Millicent Bagnold non è ancora Ministro (sul Lexicon c'è scritto che lo diventerà nel 1980, e qui siamo ancora nel dicembre 1979), ma comparirà presto. Del suo predecessore non si sa nulla, quindi l'ho inventato di sana pianta solo per farlo uccidere (poveretto! XD)

Per passare ad argomenti più piacevoli, spero proprio che vi sia piaciuta la prima parte! Ritornare a scrivere dal punto di vista di Regulus è stata un'emozione indescrivibile! *-*
Rachel avrebbe avuto molto da ridire su Walburga, ma si è trattenuta perché sa che Regulus fondamentalmente è un mammone e non vuole farlo soffrire anche per il fatto che le due donne più importanti della sua vita si detestano.
Quanto a quello che Regulus pensa di Sirius, siamo alle solite! -.-" Rachel non voleva arrabbiarsi, ma certe volte quei due sono talmente duri di comprendonio che è impossibile non perdere la pazienza! XD
Il prossimo capitolo verrà pubblicato l'8 dicembre, probabilmente la mattina!
  
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