Grazie per ogni commento.
Sono felice per la risposta che questa
storia sta avendo.
Buona lettura.
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Capitolo 5
2010
Camila torna a casa
con un solo pensiero nella testa: infilarsi sotto la doccia e rimanerci per
almeno mezzora.
La metropolitana le
piace, ma addosso lascia inevitabilmente quell’odore metallico e poco gradevole
del vecchio, della sporcizia di un’intera città, della vita degli altri, delle
storie che scorrono veloci fermandosi ogni minuto, tappa dopo tappa.
Come se non
bastasse, poi, c’è anche la giornata lavorativa a pesare su di lei: la schiena
e le braccia le fanno male, e non vede l’ora di potersi rilassare.
Quando apre la
porta di casa, è certa di non incontrare nessuna delle sue coinquiline. E’
sabato e ciò vuol dire che le ragazze sono in giro per la città, pronte per la
serata di divertimenti e follie tipica degli studenti,
o di chi, più semplicemente, ha una vita da vivere.
Questo è il giorno
preferito da Camila: è libera di andare dal bagno alla sua stanza alla cucina
senza timore che Ida o Alessia le lancino occhiate di scherno; può rimanere nel
bagno per tutto il tempo che vuole, ed occuparsi di sé in santa pace. Può
cucinare con tranquillità e può cenare al tavolo come una persona qualunque,
senza essere costretta a fare tutto di fretta e a portarsi piatto e posate in
camera.
Oggi, però, quando
apre la porta, si rende subito conto che qualcosa non quadra. La tv del
soggiorno è accesa, ed è strano visto che né Ida né Alessia ne fanno un grande
uso.
“Ale, sei tu? Siete già tornate?”
Camila si ferma sui
suoi passi quando capisce che la voce è quella di Davide.
Che cosa ci fa qui?
Dove sono le altre?
Cammina fino a
raggiungere il soggiorno, spaventata quasi. Davide si sta alzando dal divano, ma
si blocca come una statua quando la vede.
“Ehi, ciao.” Le
sorride.
“Ciao,” risponde lei, abbassando gli occhi.
“Alessia e Ida sono
uscite due minuti fa,” dice Davide, avvicinandosi.
“Pensavo che fossero già rientrate, ecco perché…” Indica l’ingresso, per farle
capire il motivo delle sue parole.
“Capito,” ribatte Camila.
“Abbiamo deciso di
ordinare la pizza per cena,” continua lui. “Ci farai
compagnia, vero? Alessia e Ida sono andate ad avvisare un compagno di corso… un
amico di Ida. Ci farebbe piacere se partecipassi anche tu.”
Piacere? Ne dubito.
“No,” risponde immediatamente. “Meglio di no, grazie.”
“Perché? Hai qualche impegno?”
domanda il ragazzo, piazzandosi davanti a lei ed impedendole di prendere la via
del corridoio.
A Camila le sue
domande non piacciono. E’ curioso, nello stesso modo in cui lo
era diciassette anni fa, in quegli spogliatoi, e sembra quasi che voglia
prenderla in giro. ‘Hai qualche impegno?’, come a dire ‘Non puoi avere un
impegno, non fai altro che lavorare e startene in camera tua’.
“No,” dice lei, leggermente alterata. “Non ho impegni. Però-”
“Perfetto,” la interrompe Davide. “Allora potrai cenare con noi. Qual
è la tua pizza preferita? Coca o birra?”
“Davide.” Pronuncia
il suo nome per fermare il suo treno di domande, ma sillaba dopo sillaba si
rende conto di aver osato troppo.
Non dovrebbe essere
cosi familiare, per lei.
Non dovrebbe in
alcun modo chiamare per nome il ragazzo della sua coinquilina. Non dovrebbe
chiamarlo affatto.
“Camila.”
Lui la guarda senza
aggiungere altro, con un sorriso leggero sulle labbra chiuse. Un sorriso che potrebbe
anche essere di sfida.
Ricorda il mio nome, pensa Camila. In fondo è passata mezza giornata… perché non dovrebbe?
“Devo andare,” dice in fretta, guardando dappertutto tranne che verso di
lui. “Buona serata.”
Inizia a camminare
per andare nella sua camera, ma Davide l’afferra per
un braccio. Con delicatezza, senza forza.
“Aspetta,” sussurra. “Camila, aspetta.”
“Cosa c’è?” chiede a
bassa voce, senza alzare lo sguardo.
“E’ tutto il giorno
che ci penso,” dice lui, lasciandole il braccio. “Sei…
sei tu quella ragazza? A Carovigno, in Puglia. Ero un bambino, ma-”
“No,
non sono io. Te l’ho già detto.”
“Dove sei nata?”
A Carovigno, in Puglia.
“Sei di Roma?”
continua.
“Smettila,” dice Camila, tremando. “Tu fai troppe domande.”
“E tu dai poche risposte.”
Non si arrende, Davide.
Più alto di lei,
più muscoloso di lei, la sovrasta fino a farla sentire ancora più piccola di
quel che è.
“Voglio soltanto
capire,” le dice. “Perché Alessia e Ida ce l’hanno con
te?”
“Loro non ce
l’hanno con me,” risponde Camila.
“Loro ti
considerano pazza,” incalza lui.
Camila non si
scompone. Sa che le sue coinquiline la deridono spesso, ma non le importa.
O almeno cerca di
non curarsi dei commenti al vetriolo che lanciano alle sue spalle. A Camila
interessa soltanto di vivere in una casa tranquilla e sicura, e le studentesse –
per quanto pettegole e gratuitamente crudeli – le danno entrambe le cose.
“Senti,” dice stringendo la borsa fra le dita. “Che cosa vuoi da
me? Perché non mi lasci in pace?”
“Perché per me sei
tu,” risponde Davide. “Sei tu la ragazza di Carovigno.
E’ vero? Ti ho regalato le scarpe di mia sorella, ricordi? E
le barrette… sono tue quelle nel pensile, no?” Indica la cucina, sorridendo
come se avesse appena fatto bingo. “Sono io, Davide. Ti ricordi di me?
Non puoi non ricordarti… ero più basso, ovviamente, ma i capelli e gli occhi-”
“Smettila!” esclama
lei. “Smettila, ti prego!”
Camila teme che
Davide ne abbia già parlato o che voglia parlarne con Alessia. Le ragazze non
conoscono il suo passato, e Camila non può rischiare che vengano a saperlo.
Si allontana da
Davide, mettendo un metro di distanza fra di loro.
“Smettila,” ripete. “Io non sono quella persona,”
mente. “Non so di cosa parli.”
Lo guarda negli occhi
per meno di cinque secondi, il tempo necessario per rendersi conto di averlo
sorpreso, addirittura ferito.
E’ solo un ragazzo, pensa. Lui
e Alessia sono intimi, quindi non può essere molto diverso da lei. Non posso
ammettere di essere
“Scusa,” risponde Davide. “Non c’è bisogno che ti arrabbi così.”
Adesso penserà
anche lui che io sia una pazza asociale, con cui è impossibile perfino avere
una normale conversazione.
“Non sono
arrabbiata,” mormora. Sono solo spaventata.
“Posso farti una
domanda?”
Camila annuisce, ma
solo dopo aver ritrovato la calma necessaria.
“Perché non vuoi
cenare con noi? Non ti piace la pizza?”
Il modo in cui lo
chiede, l’innocenza dei suoi occhi e della sua voce, generano nella donna una
sensazione di dolcezza, di commozione.
Davide è
genuinamente interessato ai suoi gusti, e per lei è doveroso rispondergli con
altrettanta sincerità.
“Davide… a me piace
la pizza, ma… non conosco nessuno,” dice, sentendosi
un po’ stupida. “Non farei altro che darvi fastidio, e poi… di chi è stata
l’idea di invitarmi?”
“Mia,” dice subito Davide, allargando le spalle.
“E Alessia e Ida
cosa ne pensano?” chiede inarcando un sopracciglio.
Camila sa che le
ragazze hanno cenato da sole (o con ospiti) senza curarsi di invitare anche
lei. Camila sa bene che la sua compagnia non è gradita.
“Perché non vuoi
cenare con noi?” chiede di nuovo Davide, evitando di rispondere alla sua
domanda. “Alessia e Ida le conosci, e-”
“Davide, basta. Ti prego.”
Non vuole
continuare con questo tira e molla. Non vuole partecipare alla cena. Non vuole
correre il rischio che lui possa convincerla.
Fa per voltare le
spalle ed andarsene, ma lui la raggiunge con pochi passi, mettendosi di
traverso per non farla passare. “Quella ragazza,” dice
a bassa voce, “la ragazza di Carovigno. Ero un bambino, e certi ricordi sono
svaniti, ma ciò che mi è rimasto impresso… veniva a lavarsi dove io mi allenavo,” continua, guardando negli occhi di Camila. “Mi disse che
era povera e io… io le portai da mangiare, e le regalai le scarpe di mia
sorella. Nessuno lo sa… neanche mia madre. Non ne parlai con nessuno. Lei non…
non tornò più agli spogliatoi. Non la vidi più. Ricordo che ci rimasi male
quando non la vidi tornare. Ero un bambino… pensai che avesse trovato un altro
bagno in cui farsi la doccia… o che… o che avesse semplicemente mentito.” Davide si passa un dito sotto il naso per due volte, come
per scacciare qualcosa di invisibile. “Quella Camila aveva i
tuoi stessi occhi e le tue stesse labbra. Ricordo che allora pensai
‘come fa ad avere le labbra così grandi se è così magra ed ha così tanta fame?’.
Ero un bambino… mi facevo delle domande stupide. Anche i capelli,” dice, guardando quelli lunghi di Camila, “anche i capelli
erano dello stesso colore dei tuoi. Quando ti ho vista, stamattina, e Alessia ci
ha presentati… e tutte quelle barrette… ho pensato a lei, alla ragazza di
Carovigno. Ho pensato ‘forse è lei, forse l’ho ritrovata’. Mi piacerebbe sapere
che fine ha fatto, sai? Mi piacerebbe sapere che sta bene e che… e che non l’è
successo nulla di brutto in questi anni. Forse è per questo che mi sono
intestardito con te… perché tu mi ricordi lei. E quando mi sono reso conto del
modo in cui Alessia e Ida ti considerano… ho pensato di… ho pensato che avrei
potuto… come allora… Però a quanto pare ho sbagliato tutto,”
dice, allungando le labbra in un sorriso imbarazzato. “Tu non sei quella Camila,” aggiunge, sollevando le spalle. “Scusa se ho alzato la
voce o se… se ti ho dato fastidio. Non volevo. Ti sarò sembrato uno squilibrato,
e non era mia intenzione.”
Camila ha ascoltato
ogni parola in silenzio.
Non sa cosa dire e
cosa pensare. Non sa come rispondere al monologo di Davide.
E’ forse per questo
che, quando apre la bocca, non riesce ad articolare una replica.
E’ forse per questo
che, nel guardare i suoi occhi marroni, si sente più emozionata di quanto
dovrebbe e vorrebbe essere.
Si guardano per
dieci secondi senza parlare, fino a quando la porta di casa si apre, lasciando
entrare Alessia e Ida.
“Siamo tornate!”
esclama quest’ultima senza accorgersi dei due nel corridoio. “Saverio non sarà
dei nostri, però-” Ida si blocca quando alza gli occhi su Camila e Davide.
“Ehi, siete qui. Camila, ci sei anche tu.”
Le ragazze si
scambiano un’occhiata complice ed è Alessia a prendere la parola.
“Camila, Davide ti
ha detto della pizza? Ci farai compagnia?”
“Sì,” risponde lei.
Lo fa guardando gli
occhi di Davide. Lo fa per dirgli ‘Sì, mangerò la pizza con voi. Sì, sono io la
ragazza di Carovigno. Sì, sto bene’.
“Sì, vi farò
compagnia.”
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Il capitolo sarebbe dovuto andare in un
altro modo, ma poi il neurone ha preso il sopravvento.
Bene, Camila ha accettato… e ora?