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Autore: kannuki    28/11/2005    9 recensioni
Dribblo un tipo a destra, uno a sinistra e inciampo sul laccio delle Superstar bianche e blu, traballando e finendo dritto addosso ad un tipo che è appena sceso dalla moto. Mi presento: Felicia, 25 anni, fuori corso e single per scelta, in ritardo alla prima lezione.... e ho appena steso il mio prof. Ahio!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“Signorina, ma mi sta ascoltando?”

No certo che no, penso staccando a fatica gli occhi da quella meraviglia di divano nell’ufficio del mio prof. ‘la serpe’

Questo individuo lo odio. Lo odio da quando sono riuscita a stenderlo per sbaglio fuori dall’università. E’ andata così: Flashback!

 

"Corri corri corri!"
"Ma che corro?!" Urlo diretta alla mia amica che mi distanzia di quattro passi buoni "è già iniziata? Che figura di merda, in ritardo il primo giorno!"

 

Mi presento: Felicia, 25 anni, fuori corso e single per scelta, in ritardo alla prima lezione di Immunologia. Prof mai visto, amiche per supporto solo una, Charie, che si sta scapicollando in mezzo ad una massa d’architetti stravaccati e in attesa dell’uscita di qualche esonero.

 

Dribblo un tipo a destra, uno a sinistra e inciampo sul laccio delle Superstar bianche e blu, traballando e finendo dritto addosso ad un tipo che è appena sceso dalla moto.
Me lo vedo arrivare incontro alla velocità della luce: schiaccio il naso e il resto della faccia sul risvolto della giacca grigia fumo di Londra appena apparsa da un giubbotto da motociclista e sento la terra sotto i piedi mancare.

L’urto è tremendo e il botto della moto quando cade ancora di più. Finisco a terra insieme al motociclista che atterra pesantemente sul proprio sedere e lascia andare il casco che gli sfugge di mano e cade in testa alla sottoscritta, strappandole un altro grido di dolore. Il polso sinistro mi fa un male cane: l’ho storto per cercare di ammortizzare la caduta, la borsa è volata spargendo tutto il contenuto in strada e non sento più il ginocchio destro. Resto per qualche lungo istante ferma, cercando di alzarmi ma rinunciandoci quando sento il polso dolere, allo stesso tempo cerco di mettermi in ginocchio per sollevarmi da quel tipo che sta ringhiando sotto di me e mi massaggio la testa nel punto in cui sono stata colpita. Sento i peli del tessuto sulle labbra, il che vuol dire che il mio gloss rosso è finito sulla giacca di quel tipo macchiandola. Questo rende il fatto ancora più grave.

Non voglio neanche pensare ai graffi alla moto!
”Mi dispiace…scusi…” singhiozzo portandomi entrambe le mani alla testa e riuscendo almeno a scavalcarlo. “Mi si è slacciata una scarpa.. e quel maledetto architetto di mezzo mi ha tagliato quasi la strada!” urlò rivolta verso la gente che sta sghignazzando a più non posso.
Sento borbottare un ‘fa niente’ parecchio stizzito e osservo il motociclista tirare su la moto e stringere i denti alla vista del graffio.

Porca miseria, quello deve essere qui per qualche seminario, guarda te che vestito! Gli passo il casco sempre tenendo gli occhi fissi sulla macchia rossa “le ho macchiato il vestito” sussurro indicandola col dito.

Il tipo mi fulmina, stavolta. Mi manda il conto della tintoria, sicuro a palla!

“E’ indelebile?” Domanda chiudendo pesantemente il bauletto posteriore.

Scuoto la testa e cerco di tirarmi su, ma mi fa male il ginocchio da morire.  
”Felicia!! Che cavolo fai?”

“I danni!” urlo rivolta alla mia amica che mi guarda e zampetta sul posto “dai, su il prof ancora non è arrivato”
Mi da una mano ad alzarmi mentre osservo la sbucciatura sulla mano. Erano anni che non mi facevo così tanto male.

“Andiamo in bagno, va” mugugno lanciando un’altra occhiata al tipo che sta cercando di togliere il mio gloss dalla giacca. Pensa tu se è sposato! La moglie se lo mangia, stasera!

 

Tre minuti dopo entro in aula e sbatto la borsa sul primo tavolino libero. Tanto è un corso di indirizzo e la gente è poca e non si accalca per il posto migliore. “Ma sapete com’è fatto sto tipo? Umano, tre occhi, imparentato con una iena?” Domando alla prima ragazza che mi si affianca. Lei sorride e ammette che all’esame è un bastardo cronico.

Ecco, cominciamo bene, penso alzando le sopracciglia. Questa è l’ultima cosa che devi dire ad una persona che deve affrontare un corso con relativo test finale.

“Buongiorno, scusate il ritardo” tuona una voce vagamente seria. Mi volto verso la cattedra e il sangue mi si ghiaccia nelle vene. O porca miseria ladra!

Il prof mi guarda con aria trita. Il tipo che ho sdraiato! Mi boccia per partito preso! Rimugino tutto insieme mentre quello mi fissa ancora. Cerco di fare finta di niente, ma Charie mi sussurra che sto diventando viola e mi domanda se sto bene.

“No…non vedi che è quello della moto?” bisbiglio facendo finta di spostarmi per prendere il quaderno dalla borsa.

Lei lo studia e storce la bocca “già… sei fottuta”

La guardo e mi domando se è davvero mia amica. Fortuna che dice di volermi bene!

 

La lezione va avanti tranquilla, ho un mucchio di domande da fargli, ma me le tengo tutte sulla punta della lingua, finchè non esplode la solita cascata di quesiti che ascolta senza battere ciglio. Mi risponde garbatamente e continua a fissarmi come fossi una cacchetta di poco conto. Mi prende in giro e sogghigna a certe domande che ritiene ‘del tutto sciocche.’

Brutta bestiaccia! A parte che sta materia la so meglio di tutti gli altri, qua dentro, perché è la mia passione, che bisogno c’è di prendermi in giro?

“E’ stato esaurientissimo” ringhio mollando la penna sul banco e guardandolo storto.

Già lo odio…

Ed è solo la prima lezione!

 

Capito, quale enorme disgrazia mi è piombata sulla testa?!
Meno male che non è sposato: sai che casino spiegare alla moglie, tracce tanto evidenti di rossetto? Ti è andata bene che non è quello indelebile, penso tornando a fissarlo con aria di sfida.

Non sarebbe neanche tanto sgradevole se non aprisse bocca per parlare. E finchè mi racconta la lezione posso anche sopportarlo. Sono le battutine sarcastiche quando chiedi spiegazioni, che non mi sconfinferano. Sono le occhiatine che ti lancia tanto per farti sentire una merda perché non sai un’acca di Immunologia, che non mi vanno giù.

Risultato, se voglio fare l’esame, devo prima capire sto benedetto complesso MHC e devo sopportare quella penna nera che va su e giù su foglio bianco tracciando molecole e strati lipidici. Credi che sia stupida? So benissimo come funziona un anticorpo, non credere di farmi fessa, penso rispondendo più o meno questo al quella serpe dagli occhi azzurri che sorride e crede di parlare ad una demente.

“E allora se lo sa, perché è venuta a disturbarmi?”

 

“Smettila stai sbavando”

“Non sbavo!”

“Si che sbavi: hai anche l’occhio lubrico da gatta in calore”

“Vaff…. Charie! La mia è rabbia e odio. Sto cercando di fulminarlo a distanza!”

 

Quanto non sopporto i professori che mi danno del lei. Chiamami con il numero di matricola, visto che ci sei, rimugino stringendo i denti per non dirgli ciò che penso.

“Perché mi sfugge il concetto di interazione dell’antigene”ribatto con forza, fulminandolo nuovamente.

Lui getta la penna sul foglio e si tira indietro, mantenendo un sangue freddo che mi ghiaccia le vene. Ecco, adesso sbrocca di brutto e all’esame si vendica.


Quella benedetta ragazza me la ritrovo nell’aula senza volerlo. Le farei pagare tutti i danni alla moto, ma bisogna ammettere che non è colpa sua se è caduta. Forse, se si fosse allacciata meglio le scarpe prima di uscire di casa, non sarebbe franata in quel modo. Certo che correva, quasi non l’ho vista arrivare! Mi sono ritrovato a terra senza rendermene conto, mentre quella poveretta moriva d’imbarazzo e diventava di tutti i colori. Carina, ma una trifolamaroni da niente. Siamo solo alla prima lezione e già discute di cose che, in teoria, dovrei spiegare fra un mese. Mi da l’idea della prima della classe un po’ leccapiedi.

La vedo biascicare con l’amica invece di ascoltarmi, ho capito che le fa male il polso e il ginocchio, ma non è un buon motivo per stare disattenta in quel modo. La riprendo un paio di volte, neanche stessi insegnando ad una classe di liceali e lei mi fulmina con quegli occhietti scuri e scintillanti. La tigre tira fuori gli artigli! Vedrai quanto ti faccio penare, bella mia!

Test di autovalutazione fra tre giorni … voglio vedere se ringhierai ancora in quel modo.

 

“Non ti sfugge. Non lo sai perché invece di studiare passi le giornate a pomiciare con il tuo ragazzo” borbotta con un altro di quei mezzi sorrisi cattivi.

È troppo! Ma che ne sa di quello stronzo di quello che faccio? Mi parte il lume della ragione tutto insieme, tiro indietro la sedia facendola strusciare rumorosamente sul pavimento e gli strappo via il foglio dalle mani “direi che è stato esauriente nella spiegazione. La ringrazio” ringhio a denti stretti per evitare di mordergli la testa. “La ringrazio di aver perso tempo a spiegarmi come ‘non impiegare il mio tempo’” borbotto mentre infilo i libri nella borsa che pesa già un accidente “e per sua informazione non ho un ragazzo con cui passare le giornate a pomiciare. Sono già troppo occupata a sopportare le sue noiosissime e misogine lezioni per riuscire a sopportare ulteriore presenza maschile nella mia vita.”

Ecco, brava! Insisti vedrai che all’esame ti si fa quattro volte e mentre ti stai chiedendo come ha fatto a fregarti, ti ha già messo alla porta, pondero nervosa fino all’ultimo capello.

La serpe non replica ma mi guarda con aria distaccata e gelida “non ho mai avuto una classe peggiore della vostra. Sono abbondantemente pagato per insegnarvi. Che capiate o no, non è un mio problema”

Che testa di cazzo! Alzo la testa e lo fulmino un’altra volta “lei mi ricorda tantissimo il mio professore d’inglese del liceo. Ci spaccava in quattro, ci puniva, ma l’inglese ce lo insegnava!”

“Vedo. Sei l’unica che ha capito qualcosa del test in lingua del 13 ottobre” afferma rovistando in un armadio e traendo un pacco di compiti. “Ti ho messo anche 28”

Mi allunga il foglio che prendo con due dita e immediatamente mi apro in un sorriso di soddisfazione.

“All’esame pretendo un trenta. Quindi, se non hai tempo da perdere per pomiciare, perdi tempo a studiare. E se non capisci qualcosa, il mio orario di ricevimento è sulla porta”conclude rimettendosi a sedere e non degnandomi di un’ulteriore occhiata.

Brutto bastardo! Adesso vorrebbe che mi scusassi! Poso il compito sulla scrivania e mi avvicino alla porta col mento alto e una battutaccia pronta. Poi torno a guardare il divano e sorrido cattiva “Ma cosa ci fa un divano del genere nella tana di un serpente?”

“Lo uso per estorcere sesso alle studentesse indisponenti come lei” afferma a mezza bocca lasciandomi stupita.
Toh fa anche le battute, penso chiudendomi la porta alle spalle e ridacchiando. Questa è da raccontare!

 

Nuova lezione. La serpe va su e giù, muove la mano destra continuamente, mostrando a tutte le studentesse quanto è figo, mentre si gratta un angolino della bocca e continua a rispiegare per l’ennesima volta il concetto che non capivo l’altro giorno.

Non ha tutti i torti: le mie amiche si fanno gli affari loro, messaggiano, sfogliano la prossima lezione e sono disattente, finchè il cerbero non sbatte sulla scrivania i compiti. Io sono tranquilla, ma vedo le ragazze agitarsi.

Li distribuisce senza emettere un fiato, alzando le spalle alle lamentele. Per un momento ho paura che il mio 28 si sia tramutato in un 18 e quando mi porge il foglio, mi lancia un’occhiata strana.

Cos’è, un avvertimento a non divulgare la notizia della precedente conoscenza del mio voto? Tranquillo cocco, qua è una guerra aperta con i cosiddetti ‘colleghi’.

La serpe tuona e sibila verso le insufficienze e ci ricorda che siamo ricercatori, non avvocati e che l’inglese lo dobbiamo sapere.

Lui sì che lo sa. Ho fatto una bella ricerca su Google e ho trovato il suo curriculum. Ne ha fatte di cose, il bel Paolo ‘occhi azzurri e ghigno da stronzo’.

Lo stronzo non ha neanche 40 anni e ha una lista di ricerche all’attivo impressionante. Sono sinceramente colpita. Mi viene da ridere alla battuta del divano e ci metto molto tempo a togliermi quel risolino dalla faccia.

Lui m’intercetta e mi fulmina. Cammina fino a me, primo banco solo perché sono miope e stamattina le lenti a contatto mi davano un fastidio della madonna, tanto che mi hanno costretto a mettere gli occhiali e sorride amabilmente, cosa che mi mette i brividi.

“Felicia, dico giusto? Ci spiegherebbe il concetto d’interazione, visto che me l’ha chiesto più volte e si permette di essere disattenta?”

Figlio di puttana! “Non ero disattenta, per il semplice fatto che non stava spiegando ma pontificando sulla necessità dello studio della lingua inglese” borbotto sfidandolo un’altra volta.

Alla terza volta, questo capace di mettermi sulle ginocchia e sculacciarmi.

Non posso pensarci, mi viene troppo da ridere.

Mi strozzo dalle risate e qualcuno accanto a me anche. Risultato? Mi sbatte fuori dell’aula senza tanti complimenti.

Resto a guardare la porta chiusa intercettando un mio amico che transita e ci andiamo a prendere un panino al bar. Lui mi consiglia di chiedere scusa, stavolta.

Mi sa tanto che è il caso, penso tornando su e aspettando che la porta si apra. Mentre escono, le mie amiche mi danno lo stesso suggerimento di Andrea.

Attendo che se ne siano andate tutte e rientro nell’aula a passo calmo. La serpe sistema le slides e mi lancia un’occhiata in tralice.

“Le volevo chiedere scusa per il mio comportamento” cantileno senza molta convinzione.

“Le scuse sono sentite, a quanto posso capire” mi rintuzza ghignando.

Ma sarà stronzo?

  
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