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Autore: kannuki    29/11/2005    9 recensioni
Un pazzo che balbetta deliri, una fata che vive in un tulipano e una bambina punk che addestra tarantole chiuse in una scatola.
Un taxi verde che si muove per le città col suo Carico di Paradiso e l'Uomo dei Sogni che non è esattamente il principe azzurro. Una fotografa di cadaveri che ha perso se stessa e vaga nelle Nebbie dei Ricordi Smarriti. Un'Ombra che la segue e la studia, aspettando.
Strani personaggi che si intrecciano in un hard - boiled onirico e delirante, dove tutto non è mai come sembra, Realtà e Fantasia si mescolano in una caccia spietata che si spinge fino ai confini dell'autodistruzione. E se fosse tutto frutto di un'allucinazione?
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Gli uomini di Vallone irruppero nella cantina e portarono la morte nella fredda e piovosa notte di Dicembre

“Lavoro da professionisti, capo. Guardi che precisione: uno alla testa e uno al cuore. Non uno di più o di meno”
Harvey osservò con occhio lugubre il massacro, stando bene attento a non scivolare sul sangue che imbrattava il pavimento.
Il primo agente che aveva fatto irruzione era ancora in stato di shock e l’avevano dovuto sedare per farlo calmare poichè continuava a farfugliare ‘dio… il sangue… tutto quel sangue’ come un ebete che ha perso la ragione.
Ci avevano messo un po’ a scoprire il posto.
La puzza era arrivata fino in strada.
Un odore di putrefazione che viaggiava basso e persistente.
I topi avevano scorpacciato un bel po’ con le salme.

“E fatemi passare!”

Bronx si girò di scatto al suono di quella vocetta indignata. Mira spostò di peso un poliziotto e gli sbattè in faccia il badge di fotografa.
“Che ci fai qui?” gridò sorpreso della sua apparizione. Ma non doveva essere in ospedale?
“Mi hanno dimesso stamattina. Spostati, devo fare le foto” sibilò nervosa per i fatti suoi. Restò impietrita alla scena e fece un passo indietro prima di cominciare a scattare le foto con le mani che le tremavano. Si fermò, sfregandole sui jeans tanto erano gelate e ricominciò pensando al fatto che era ora di andare a fare shopping.
Bronx la fissò non riuscendo a credere nel suo self control.
“Fatto. Mi ci vorrà un po’. Facciamo tre-quattro giorni” affermò con voce tenue e strozzata. Se la schiarì più volte, mentre Bronx la osservava: se non se ne andava via di lì in fretta, sarebbe caduta a terra in mezzo a quello schifo.
“Vieni con me!”le ordinò tirandola per un braccio e facendola protestare.
“Che cavolo vuoi? La foto ricordo?” esplose facendo sogghignare i poliziotti lì intorno.
“Di un po’, vuoi una scarica di ceffoni? Porta rispetto, stronzetta!” sbottò facendola tacere e rimediandosi una smorfia dalla donna.
“Non so che ti è preso, e non lo voglio sapere. Voglio sapere come stai” continuò un po’ più calmo mettendosi le mani in tasca per resistere alla voglia di prenderle la testa e strizzarla per fare uscire tutta la sua acredine.
“Bene” rispose come da copione “sto bene. In piedi, infreddolita e con il raffreddore.” Concluse un po’ più accondiscendente “vuoi sapere anche cosa ho mangiato per cena? Aspirine. Anzi, devo andare a comprarle, prima che chiuda la farmacia!”
Mira lo scansò da un lato e Bronx la lasciò passare con un ringhio d’avvertimento. ”Sta attenta a quello che fai”
La vide alzare le spalle e camminare spedita fino alla macchina nuova, masticando scoramento e depressione: che cosa era successo fra loro due?

***

“Di un po’, psicotico…stai per creparci qui?”
Marv non apprezzava quelle battutine più di quanto l’uomo apprezzava i suoi deliri continui.
“Che cazzo te ne frega…il vostro piano fa acqua da tutte le parti, non troverete mai Tempesta!” sibilò starnutendo e stringendosi nel giaccone “cosa ti fa pensare che si farà vedere da queste parti?”
La Divinità lo guardò di traverso “non sai che Tempesta arriva sempre con la pioggia?” ridacchiò dandosi di gomito con il secondo che sghignazzò all’interno della macchina.
Indicò l’abitazione davanti a se e sorrise “quella è casa sua. Al suo interno c’è una bella bambina che sta aspettando il ritorno del fratello. Potremmo andare ad infastidirla un pò per farci sputare fuori i nomi dei soci in affari di Kent”
A quelle parole Marv sorrise “una sorellina triste e disperata per la dipartita del coglione? La consolo io”
Il terzo lo guardò di traverso e non risposte mentre il quarto sghignazzò come lui.

“Signori, è ora della benedizione natalizia” decretò scendendo dall’auto e aprendo l’ombrello scuro.

Quella fu l’ultima volta che le Divinità Malate lavorarono insieme.
Quella fu la sera in cui Jack Tempesta li massacrò tutti dal primo all’ultimo.

Mira rallentò in prossimità dell’incrocio, vedendo quella combriccola di preti che attraversavano la strada senza aspettare che scattasse il verde.
Arrabbiata per qualche strano motivo, inchiodò, suonò violentemente il clacson e uscì fuori con tutto l’intenzione di litigarci.
“Guardate che il vostro buon Dio non protegge dai pirati della strada!” gridò facendoli voltare tutti e cinque.
Mira lo fissò con odio e restò impietrita quando il quinto uomo si voltò verso di lei.
“La troia!”
Marv la fissò sorpreso e quasi indispettito, quando un sorriso si aprì sul visto magro. “Tesoro che fine avevi fatto?”

Il mondo cominciò a girare mentre le gambe si abbassavano e la riportavano al sicuro della macchina. Mira si barricò dentro e alzò il finestrino in tutta fretta, cercando di ripartire, quando due spari le fecero saltare i pneumatici.
Le Divinità Malate non lasciavano mai testimoni.

Si sdraiò sui sedili mentre una salva a raffica incrociata si abbatteva sullo sportello della macchina nuova e il fumo del motore saliva sempre di più. Oh cristo! Ma le macchine esplodono davvero come nei film? Quel pensiero la fece quasi ridere, mentre sgusciava sull'altro sedile e le detonazioni svanivano. Hanno finito le munizioni?
Senza pensarci un momento di più, aprì lo sportello illeso e si gettò fuori dall'auto, sotto la pioggia scrosciante che le appiccicò i capelli alla faccia e le lavò via le lacrime già seccate.

"Dove vai, dove vai..."

Marv cantilenava mentre Mira osservava i suoi piedi e il lungo vestito da prete che avevano indossato. Per passare indisturbati, ovvio: le strade erano piene di sacerdoti in visita per la benedizione natalizia.
La tirò su con una mano, puntandole il gomito sotto il collo e costringendola a tirare indietro la schiena. Il dolore al torace eruppe violento e Mira urlò.
"Non giocarci, cazzo. Abbiamo da fare!"
La Divinità lo osservava sbuffando, la mitraglietta poggiata sulla spalle e un sorrisetto di circostanza alle persone che li osservavano pensando ad una recita fuori programma o alla scena di un film "Non vuole convertirsi!" gridò ridendo "Certa gente è proprio peccatrice."

"Perchè non sei morto?! Ti ha ucciso, ti ho visto!" urlò la donna mentre Marv la strattonava e la spingeva verso il gruppo di uomini di Vallone
"Non sono morto, contenta? Non potevo morire senza passare qualche momento piacevole con te... e poi.." Un violento schiaffo le fece girare la testa all'improvviso "dove cazzo ha messo il mio carico? Eh, puttana? Sono stato gentile con te e tu mi hai fottuto il carico!"
"Non ce l'ho!!" gridò tastandosi il viso che le faceva male "ce l'ha Jack, contento? Vallo a cercare, psicopatico!"
"Jack... chi?"
"Non lo so, so solo che si chiama Jack!" ripeté sforzandosi di non urlare. Mira giaceva a terra circondata dalle Divinità Malate che la guardavano fra un misto di noia e irritazione.
"Beh, ammazzala e torniamo a fare quello che stavamo facendo" sbuffò uno, visibilmente scocciato. Mira li guardò a turno, e sgranò gli occhi : valeva meno di niente. La sua vita non era assolutamente importate, soprattutto per quello che la guardava con la sacra voglia di ucciderla.
"Jack... Tempesta?" le domandò sollecitandole la spalla con la mitraglietta.
"Non lo so. Forse." Borbottò "non mi ha detto il suo nome"

L'uomo la fissò arrabbiato "sai, occhioni blu. Si dice che Tempesta arriva sempre con la pioggia... ed è una grande rottura di palle lavorare così!"

Mira lo fissò a bocca aperta, per un istante solo. Il momento dopo, giaceva sull'asfalto proteggendosi la testa e coprendosi le orecchie per il rumore degli spari.

"Dovevo farmi un'altra reputazione! Ho quindici raffreddori l'anno" le gridò ad alta voce mentre sparava una raffica secca al gruppo. "Vuoi mettere la comodità di lavorare alla luce del giorno, sotto il sole? L'inverno mi piace solo per sciare."

Marv strillò quando lo gambizzò senza battere ciglio. Lasciò che si trascinasse per un pò sotto la pioggia scrosciante, mentre le sirene della polizia si facevano sempre più vicine. Ci giocò finchè non decise di esser stufo di vedere tutto quel sangue scorrere e macchiargli le scarpe. Lo afferrò per i capelli, sorridendo simpaticamente e ficcandogli la pistola contro il naso "è quest'insonnia che mi ammazza, occhioni blu. Mi trema la mano, sbaglio...." sussurrò sparandogli e girando il volto per non prendersi in pieno lo spruzzo di sangue che lo imbrattò lo stesso"...e poi qualcuno muore" concluse con voce rabbiosa e cupa, non risparmiandosi di dare un calcio al cadavere.
Lasciò cadere a terra il corpo senza vita e attizzò le orecchie, girando appena la faccia lorda di sangue verso i lampeggianti. 

"Sii..." ridacchiò togliendosi il sangue dalla faccia e rigando il muro in una lunga strisciata "stanno arrivando i tuoi amici."

Mira lo fissò mentre sorrideva e toglieva i caricatori dalle tasche, sempre tenendo d'occhio una Divinità che si muoveva ancora e cercava di raggiungere la propria arma. Lo lasciò fare, non aveva fretta.
Si voltò a guardarla, imbestialito, il volto contratto per l’ira che saliva ad ogni momento di più.
Mira se ne stava rannicchiata dietro la macchina nell’attesa che finisse. Quando udì solo un silenzio pesante, si arrischiò a mettere la testa fuori.
Osservò Lucas fermo in mezzo alla strada, la faccia finta che indossava che la squadrava con odio. Raccolse la pistola di terra con mano tremante e scattosa e gliela puntò contro.
”Abbassa quell’arma!” Sibilò andandole incontro a lunghe falcate che la terrorizzarono ancora di più.
”Lucas…stavolta… “ Mira premette il grilletto e il tamburo scattò a vuoto. No! Erano finite!
La gettò a terra, incespicando sui propri piedi e cercò di correre via. Non riusciva a respirare per il dolore al seno, si fermò e quando lo vide dietro di lei, lanciò un urlo.
“Brutta stronza!” sbottò tirandola su con una mano e scrollandola “tu dovresti essere morta!” urlò puntandole la pistola alla gola e spingendola dolorosamente sotto la mandibola.
Mira rabbrividì di paura ad uno sbocco di tale violenza e riuscì solo a mugolare qualcosa d’incomprensibile che si perse in faccia a Tempesta che continuava a guardarla con odio.
”Perché cazzo non sei morta? Dove ho sbagliato? Ti ho sparato al cuore!”
Mira balbettò, completamente atterrita “la pallottola…era quasi scarica…” singhiozzò fissandolo negli occhi. L’avrebbe ammazzata, stavolta l’avrebbe fatto!
Il killer la fissò combattuto fra l’odio, la repulsione e un altro sentimento che non centrava niente con quella cascata di violenza.
Stava per parlare quando lo vide con la coda dell’occhio. Si appiattì velocemente contro il primo muro a disposizione, tirando a se Mira che non capì e gli si aggrappò addosso quando sentì lo sparo.
”Lo sapevo che quel coglione non era morto, stavo aspettando il momento giusto” sibilò al nulla, con gli occhi al cielo. “Maledetta insonnia, mi fa tremare la mano.”
Mira lo guardò stupida. Il tono cattivo che aveva sentito fino quel momento, aveva lasciato il posto ad una voce quasi dolce
“Lucas...” Sussurrò attirando lo sguardo dell’uomo su di lei.
La guardò come se la vedesse per la prima volta e la stretta su di lei si allentò leggermente per riprendere più forte di prima.
Mira sentì un gamba cederle, l’altra tremare per lo sforzo di tenerla su. L'avevano colpita senza che se ne accorgesse? Si aggrappò ancora di più al killer che la studiava ancora.

O meglio, studiava i suoi occhi.

Abbassò la destra che teneva la pistola e le accarezzò la vita “l'ho fregato io, stavolta. Ho preso la pistola sbagliata di proposito” mormorò allontanando la testa dal muro e sentendo uno nuovo sparo che frantumava l’intonaco. Si abbassò sulle gambe fino a sedersi a terra e ad appoggiarla contro la parete.
“Devi capire che se fai il killer tanto giusto non ci sei, occhioni belli. Non sono Lucas. Non quando lavoro” le spiegò con tono furibondo caricando l’arma e facendo cadere tutti i proiettili.
"E quando stavi con me?"
I proiettili gli caddero di nuovo. "Faccio fatica a sparare se mi distrai a pensare!" Si fermò e sospirò chiudendo un attimo gli occhi "Cristo, mi viene sonno adesso” ridacchiò sbattendo le palpebre e sorridendo “Dovremmo scopare di nuovo, una di queste sere. Dopo, dormivo come un pupetto!” esclamò giusto in tempo per prendersi uno schiaffo violento che gli fece girare la testa e cadere la pistola di mano.
Tempesta la fissò, incredulo che avesse osato tanto, e assistette alla sua trasformazione con stupore crescente.
Mira strinse le labbra e poi gliene diede un altro, sempre dalla stessa parte, cosa che lo fece imbestialire. Afferrò il maglione con odio tirandola verso il proprio viso.
”Come ti permetti..”
Le parole gli morirono in bocca quando vide la sua rabbia scomparire d’un tratto e gli occhi riempirsi di lacrime.
La guancia gli guizzò un secondo.
Mira si liberò della sua presa con un gesto brusco e lo spinse via, la bocca contratta per non mandarlo al diavolo. “Crepa, ‘Jack’” sibilò facendo forza sulla gamba ancora sana e gemendo. Era talmente arrabbiata che non si accorse dell’indebolimento dovuto alla perdita di sangue. "Crepa e lasciami Lucas. Lui era umano! E mi piaceva, mi piaceva un sacco!"
”Dio, quanto le odio le virgolette” lo sentì sbuffare un secondo prima che si scaraventasse in mezzo alla strada, rotolasse su se stesso a terra e sparasse, centrando l'ultima Divinità al petto.
L’uomo lanciò un urlo che Mira ascoltò con gli occhi chiusi e il viso inumidito dalla pioggia e le lacrime, così caldo in confronto al freddo che l’opprimeva.
Una tristezza profonda l’avvolse, mentre zoppicava via, sentendo dei passi pesanti dietro di se.
“Ehi, occhioni blu!”

Mira si voltò per l'ultima volta, sicura che stavolta le avrebbe sparato. La figura del killer era illuminata in pieno da un lampione, il viso in ombra. Tempesta ridacchiò e alzò il braccio armato "è stato un vero piacere conoscerti, tesoro."

Aspettò la detonazione.
Aspettò.
E quando sentì sparare, fu sicura di morire.

***

24 dicembre, Vigilia di Natale.

"No, ti ringrazio. Non voglio disturbare. No Harvey, davvero" Mira sussurrò scuse su scuse al telefono. Era tanto carino con lei, ma Bronx non era più l'uomo dei suoi sogni. Era quello che aveva ammazzato Tempesta.

Quando la pistola aveva sparato, Mira aveva creduto che sarebbe morta. Invece, aveva visto Jack crollare in ginocchio, sorriderle per un istante di tempo andato a male e poi cadere contro l'asfalto, la pistola ancora stretta fra le dita.
Il caricatore era scarico.

Mira si strinse un'altra volta su se stessa. L'albero di Natale non le dava alcuno conforto con le sue lucine lampeggianti annacquate dalle lacrime che le erano salite un'altra volta agli occhi. Pioveva ancora, pioveva tutti i giorni.

Ma Jack Tempesta non sarebbe più tornato.

Non aveva voglia di stare in compagnia, non aveva voglia di cenare. Restava a guardare le lucine rosse e arancioni alternarsi e la musichetta di sottofondo accarezzarle  le orecchie con un motivetto allegro.
Il campanello squillò discretamente. Mira impiegò un pò ad alzarsi e ad andare ad aprire. Erano le otto di sera, chi poteva essere? Qualche poveraccio senza famiglia che cercava un piatto di minestra calda?
L'ombrello che si chiuse quando la donna aprì la porta, fu messo a sgocciolare vicino al tappetino di benvenuto. Il visitatore la guardò con un sorriso tenue, disteso.
"Ciao, occhioni blu"
Mira lo fissò senza parole, senza spostarsi di un centimetro. Il mondo era immobile.
"Mi fai entrare?"
Scosse la testa per schiarirsela: Lucas le sorrideva gentilmente e teneva in mano un pacchetto regalo. "Buon Natale"
Lo prese meccanicamente e fece un passo indietro "sei venuto..."
"Per passare il Natale con te, se vuoi" dichiarò chiudendo la porta e togliendosi il giaccone pesante di dosso.
"Non sei.."
"Morto? No, li ho fregati tutti: avevo un giubbotto antiproiettile con sacchette di sangue incorporate. Se lo sognano, nella polizia. Ho un pò di amici che mi fanno tanti favori."
"La smetti di finirmi le frasi? Come hai fatto... "
"A farglielo credere? Hai visto James Bond? Sono come lui. Solo più fico. Ho aspettato il momento giusto, mi sono tolto la maschera e me ne sono andato con le mie gambe e la mia faccia" affermò girovagando nel salottino "Beh? E le decorazioni? C'è solo l'albero di Natale. Lo festeggi così?" le domandò come fosse la cosa più naturale del mondo presentarsi dopo averle fatto credere di essere morto.
"Vuoi.." Mira si interruppe aspettando che le finisse la frase. Strinse il regalo fra le braccia e lo guardò con gli occhi lucidi.
"Voglio?"
"Uccidermi?"
Lucas scoppiò a ridere tornando da lei e togliendole il regalo "figuriamoci, non ci penso neanche. Tempesta è morto. Adesso ci sono solo io."
Mira restò a guardarlo non credendoci davvero. Allungò la mano, poi l'altra, lo toccò e gli si strinse addosso con una certa frenesia.
Ricambiò la stretta con un discreto piacere. Non pensava che avrebbe provato tutta quella nostalgia senza di lei. Le cercò le labbra mentre la donna gli andava incontro e lo stringeva farfugliando che era un idiota.
Le sue mani scendevano sul corpo, accarezzandolo e strappandole gemiti soffusi e bassi che si confondevano con il respiro improvvisamente pesante.
“Smettila!” singhiozzò staccandosi dalle labbra calde “non puoi fare l’amore con me, spararmi e poi... tornare all'improvviso e provarci nuovamente!” sbraitò intristita, interrompendo la sua carezza lenta.
La guardò mezzo annebbiato ed eccitato, osservando il movimento delle labbra e gli occhi che lo fissavano pieni di lacrime.
“Mi sa… che mi sono innamorato di te”
“Tu sei matto!” esplose con il volto rosso, congestionato dall’imbarazzo e dalla rabbia “ma che stai dicendo? Neanche mi conosci!”
“Neppure tu, eppure a letto con me ci sei venuta!” la gelò togliendole ogni protesta di bocca.
Mira lo fissò per qualche istante, arrossendo intensamente. Voltò la testa da un lato, cincischiò qualcosa e tornò a guardarlo “Davvero?”
Lucas annuì un po’ di volte, inarcando le sopracciglia velocemente “eh…si..” Mugugnò fra i denti muovendo un ginocchio e rivelando tutto il suo nervosismo. “Sennò non ti avrei sparato.”
Mira cade quasi a terra. “Cosa? Ma sei pazzo? E si, devi esserlo!”
”Sono un po’ complicato.”
Lo studia, lo soppesa con stupore e malcelata irritazione e poi sbuffa. ”Lucas, non dire stronzate. Non sei innamorato di me” bisbiglia mettendosi a sedere sul divanetto.
Lo sente avvicinarsi e non muove un muscolo, mentre si sistema accanto a lei, osservandole le mani che tiene poggiate sulle gambe “hai ragione”sbotta stirandosi. “Non è vero. Era solo una scusa per portarti a letto.”
Sente il petto e il cuore svuotarsi dolorosamente mentre afferma di non amarla. Allora era così importante che fosse vero?
“Vedi…pensandoci su” balbetta intristita ”hai capito che non era vero.”
Lucas la guarda, piegandosi sulle ginocchia e costringendola a guardarlo “non è vero. Ti ho detto una bugia”
“Dopo avermi sparato…menti pure” ridacchia asciugandosi il naso che cola un po’.
“Io mento sempre, ho mentito anche adesso. Ti amo... e questo... sentimento... mi fa sentire strano” mormora visibilmente imbarazzato. "Io penso che sia amore... non l'ho mai provato prima"
Mira lo lascia parlare e sorride perchè tutto pensava tranne che fosse capace di arrossire "ti batte il cuore?"
"E si"
"Stomaco da montagne russe?"
"Si.."
La donna si protende verso di lui e lo abbraccia "come se fossi un drogato in astinenza?"
"Mh mh" mugugna tornando a fissarla e ad accarezzarla  "I tuoi occhi, quanto mi mancavano.."
Si struscia contro la sua mano, balzandogli al collo e baciandolo con foga. Dieci minuti dopo, lo lascia andare solo perchè sta chiedendo pietà.
"Che cosa mi hai regalato?" domanda accigliata, ancora seduta su di lui "se non mi piace, corri a cambiarlo"
Mentre lo scarta, Lucas ridacchia e la accarezza, distraendola.
"E io che dovrei farci con questa?!" 
Il tono di stupore nella voce lo fa ridere ancora di più. Mira lascia penzolare la cravatta davanti ai suoi occhi e lo guarda con un cipiglio duro e assolutamente falso.
"Pensavo di rinverdire i vecchi tempi" sghignazza con aria innocente, beccandosi uno schiaffettino finto e una frustata in piena regola.
"Come no? Vieni qui che te la faccio scontare tutta! Ti faccio passare quello che ho passato io!"
"Ganzo! Vedi che quando ti ci metti, hai delle trovate geniali?"


°°°°

"Signor Tempesta?"

"Si?"

"Ho un lavoro urgente..."

"Si."

Jack guardò l'albero di Natale con cipiglio ironico... e bravo Lucas... hai imparato a mentire bene.
Finalmente
.


 

Sta cosa non la faccio mai... ma ora devo: (*)

Un forte abbraccio al sensualissimo Key che mi ha prestato la sua insonnia e un bel pò della sua follia alcolica.

Un sorriso inondato di sole a Donny che dall'alto della sua trentennale esperienza, capisce gli uomini e le donne meglio di me, turbando le mie dita quel tanto che basta per farmi scrivere esattamente quello che voglio.

Se non ci fossero stati loro, il signor M non si sarebbe evoluto.
Forse, sarebbe stato meno pazzo.


*
Mi stanno leggendo, abbiate pazienta ^^'

  
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