Epilogo…
Siamo
giunti alla fine, ahimè. Terminare questa storia mi
sembra molto, molto strano… ha occupato ore dei miei
pensieri mentre la
scrivevo e voi ora siete qui che la leggete e la giudicate. Non
è una cosa da
niente, mi rendo conto.
Per
l’ultima volta (in questa storia) vi auguro una buona
lettura!
***
Quel
giorno, tornata a casa da scuola, mi piantai sul divano color pesca ad
accendere il televisore mangiando comodamente sdraiata qualcosa. I
miei, che
avevano già mangiato, mi ripetevano continuamente di non
farlo, ma era un’altra
delle mie cattive e malsane abitudini. Dopodiché mi chiusi
in camera mia a luce
spenta come al solito e misi la musica dello stereo a palla.
Presi
il
mio microfono, quello che usavo sempre per cantare, ignorando il
vicinato a cui
andava bene tutto e non si lamentava mai, e cominciai a cantare a
squarciagola
per la gioia dei miei genitori che si sarebbero volentieri tappati le
orecchie
dalla confusione.
Continuai
così per più di mezz’ora, quasi
facendomi andare via la voce, il che era
successo più di una volta.
Misi
lo
stereo in pausa, le corde vocali esauste. Cominciai a riprendere fiato
dopo
tutto quel cantare, nell’oscurità della stanza
riuscivo ad udire ogni minimo
rumore. Sentivo anche i miei che interloquivano con qualcuno, ma non
aveva
importanza. Chiunque fosse, stava per ascoltare di nuovo le mie
fantastiche
performance.
Riaccesi
lo stereo, la base musicale era partita. Perfetto, ecco che prendo
fiato per
cominciare a cantare i primi versi che…
Toc
toc.
Mi
bloccai, sprigionando fuori dalla bocca tutto il fiato che avevo
accumulato. Un
brivido giù per la schiena. Mi venne quasi da ridere; il
tocco. Il tocco con
cui la persona fuori dalla porta aveva bussato era proprio uguale a
quello di
Jonathan. Aveva bussato talmente tante volte a quella porta che mi ero
memorizzata
il suono che emetteva. Cosa da matti, ne sono consapevole.
Spensi
lo
stereo, ancora divertita da quel tocco sulla porta.
Non
posai
neanche il microfono, che rimase nella mia mano sinistra mentre con la
destra
afferravo la maniglia.
Come
era
mio solito fare, aprii la porta solo un po’, giusto per
vedere dalla fessura
chi fosse:
Cominciando
dal basso, vidi un paio di jeans con una cintura allargata che in
realtà i
pantaloni non li teneva su, maglietta nera con una
“J” bianca a carattere
gotico stampata sopra che avevo già visto, addosso a
qualcuno che aveva la
fissazione per l’iniziale del suo nome. No, ma che andavo a
pensare? Scorrendo
sempre più in alto con lo sguardo, notai una chioma bionda
che avrei
riconosciuto fra milioni di altre. Istintivamente, chiusi di scatto la
porta
sbattendola.
Tenendo
stretta la maniglia, m’inginocchiai convinta che le mie gambe
non avrebbero
trattenuto il mio peso un secondo di più. Mi venne un groppo
in gola. Cercai di
fare respiri profondi, per quanto mi fosse possibile. La mia mano
sinistra
lasciò cadere a terra il microfono, che fece un sordo tonfo
per terra.
Mi
tirai
su, appoggiando per un secondo la fronte sulla porta. Quando mi fui
ripresa per
tutto, dopo qualche secondo, riaprii lentamente la porta convinta che
fosse
ancora lì. La mano sinistra corse immediatamente
sull’interruttore della luce
che illuminò la stanza.
L’avevo
di fronte a me, nella sua figura che non era cambiata per niente in
tutti quei
mesi.
Ero
lì, a
bocca aperta e occhi sgranati, che lo squadravo dalla testa ai piedi
mentre
lui, sorridente, disse semplicemente:
–
Salve,
dolcezza!
Avevo
davanti a me Jonathan Harvey.
Una
qualunque fan dei Contagious che non avesse seguito tutta la storia
dall’inizio
mi avrebbe domandato:
“Ma
chi?
Jonathan Harvey il cantante?!”
Io
allora
a quel punto le avrei risposto:
“No,
non
il cantante. Il mio migliore amico”.
***
Eccoci
qui alla fine. Be’, mie lettrici, io sono stata benissimo con
voi
(metaforicamente xD) e terminare qui questa storia mi dispiace.
Prometto che mi
darò da fare per altre storie in futuro xD. E ti pareva che
mettevo un finale
come questo? Sto lavorando a questa, "Il
diario di Belle" fatemi una visita, ci conto ;) Comunque, non
possiamo sapere cosa capiterà a Jenice e Kyle (e
anche a Joathan dai xD) ma possiamo immaginarlo, con tutta la nostra
fantasia.
Perché
la fantasia è la cosa più bella che ci
è stata donata.
Fantastichiamo,
finché possiamo.
Un
bacio a tutte.