Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Elothiriel    03/12/2010    4 recensioni
“Éomer Éadig. […] nell’ultimo anno della Terza Era prese in moglie Lothíriel, figlia di Imrahil.”
Così dice Tolkien, e non sappiamo altro su Lothìriel. Chi era questa Principessa di Dol Amroth e com'è stato il suo matrimonio con Eomer?
La voce narrante è proprio lei, che racconta ciò che Tolkien tace: la storia di questa fanciulla venuta dal Mare per sposare il Signore del Mark.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eomer, Imrahil, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO II

CAPITOLO II

 

Era vero. A Mathrel passò presto. Si innamorò del figlio del luogotenente di nostro padre e fu solo triste che io me ne andassi. Mia madre pianse, e anche Fetrales, che restò insieme a Irahlel sulla banchina del porto a salutare la nostra nave finchè non scomparve alla vista. La piccola Irahlel mi regalò una coperta che aveva faticosamente cucito lei stessa rubando ore ai suoi giochi, azzurra con un cigno bianco in mezzo. Lamrai mi regalò un libro che aveva compilato lei stessa con la traduzione di tutte le parole della lingua del Mark che conosceva nella Lingua Corrente, un dono immenso e pesantissimo che mi fece dispiacere di averla sempre considerata meno delle altre sorelle. I messi di Rohan furono soddisfatti e il mio popolo orgoglioso, commosso e triste.

Mio padre, Imhlen e Mathrel mi avrebbero accompagnato nel Mark.

 

Il viaggio fu lunghissimo. Decidemmo di passare per Minas Tirith per far visita a Re Aragorn, quindi, una volta partiti da Dol Amroth, aggirammo l’isola di Tôlfalas, risalimmo l’Anduin, ci fermammo qualche giorno a Pelargir e poi nel Sud Ithilien, una terra splendida nonostante fosse stata in potere del Nemico per qualche tempo. Vi dimoravano Faramir ed Eowyn, ebbi modo di chiederle della sua grande impresa, ma mi parve che lei non volesse ricordare quei giorni oscuri. Mi sembrò un fiore, che rimasto congelato sotto la neve per molto tempo, stesse finalmente iniziando a sbocciare al sole. E il suo sole era Faramir, mio cugino. Feci a Eowyn molte domande su Éomer, poiché iniziavo a uscire dall’ottica della guerriera che si sacrifica per la sua patria e stavo entrando in quella della fanciulla che sta per sposarsi. Lei mi raccontò molte cose, e mi sembrò che ammirasse molto suo fratello. Prima che partissimo affidò una lettera per Éomer ai messi giunti da Rohan. Mi congedò con queste parole: “Anche se nemmeno tu lo sai, Lothíriel figlia di Imrahil, sarai una buona moglie per mio fratello e una buona regina per Rohan.”

Giungemmo a Minas Tirith a metà gennaio, e ci trattenemmo lì a lungo, poiché faceva troppo freddo per viaggiare. Conobbi di Re Aragorn e la bellissima Arwen Undomièl, davanti alla quale persino Mathrel si sentiva brutta. Ma ella era una Dama Elfica di alto lignaggio, e fu molto gentile con noi.

Ci rimettemmo in viaggio verso Rohan il tre marzo del nuovo anno, il tremilaventuno, che poi sarebbe stato chiamato “l’ultimo della Terza Era”. Sire Aragorn ci aveva equipaggiato con cavalli, tende e vettovaglie, lasciammo le navi ancorate vicino all’isola di Cair Andros. Non riuscivo a dormire la notte, e il giorno il cuore mi batteva così forte quando vedevo un cavaliere solitario che portava le insegne di Rohan che credevo di cadere da cavallo. Alcuni messaggeri erano partiti da Minas Tirith prima di noi, perciò Éomer doveva essere stato informato del nostro imminente arrivo. I messi portavano anche la lettera di Eowyn.

“Stai calma, Lothi” disse Mathrel mentre la nostra scorta montava le tende per la notte, la quarta sera. “Tremi tanto che il tuo cavallo si sta innervosendo, e pensa che probabilmente ha portato in groppa qualche guerriero urlante durante la Battaglia dei Campi del Pelennor”. Io sorrisi debolmente.

“Lasciala stare, saresti nervosa anche te!” intervenne Imhlen.

“Sai a quanti convegni amorosi sono andata, e non hai mai tremato come un bambino davanti a un drago”.

“Math!” esclamò Imhlen scandalizzata.

“E’ un uomo, mica un Orco” ribatté Mathrel. Poi però mi abbracciò e mormorò: “lo sai che sto scherzando. Io non avrei mai il tuo coraggio, sorella mia”.

Passarono ancora cinque giorni. Il paesaggio di Rohan mi piaceva, e l’osservarlo era l’unica cosa che calmava il mio cuore impazzito. Le morbide colline ricoperte dall’erba primaverile, le rocce che spuntavano come denti affilati e crudeli ma che davano rifugio dal vento e dalla pioggia, le case dei mandriani e gli splendidi cavalli sorvegliati da ragazzetti biondi, gli alberi e il gorgoglio dell’Entalluvio, tutto mi sembrava bello e caldo, come la primavera fosse arrivata prima qui che a Minas Tirith, che pure era più a Sud.

Però mi iniziai a preoccupare di come sarei sembrata a Éomer dopo una lunga cavalcata come questa. Anche se tutte le sere le mie sorelle mi obbligavano a farmi stare ferma mentre loro mi pettinavano e mi spalmavano sulla faccia strani intrugli che si erano portate nello zaino da casa, mi sentivo sempre sudata e brutta. Imhlen promise di vestirsi male e di annodare uno sporco fazzoletto sui lunghi, soffici capelli neri, in modo da farmi sembrare più bella, e costrinse anche Mathrel, sebbene riluttante, a prestare questo giuramento.

 

Il giorno prima di quello in cui saremmo dovuti arrivare a Edoras mi alzai prestissimo, prima del levare del sole, dopo essermi ero rigirata ansiosamente tutta la notte. Le mie sorelle invece stavano sfacciatamente russando.

La nostra scorta iniziava già a ritirare le tende, parlavano a bassa voce e si inchinavano al mio passaggio. Ero tanto nervosa da non sapere neanche dove mettevo i piedi, e presto mi ritrovai su una piccola collina, scalza sull’erba lussureggiante e bagnata di rugiada. Vidi l’alba illuminare quella terra, e mi sembrò che avrei potuto amarla come se fosse stata la mia patria. Ma lo struggimento per il Mare, no, quello non lo potevo superare. Iniziavo già a sentirne la mancanza. Mi raggiunse mio padre, e mi confortò come se fossi stata piccola come Irahlel, abbracciandomi e chiamandomi con quei nomignoli che usava quando ancora ero una bambina.

Quel mattino non pronunciai una parola e non feci colazione. Mi chiesi cosa stesse facendo Éomer in quel momento. Era anche lui nervoso come me, o a lui bastava sapere che ero la figlia del suo amico Imrahil e che ero abbastanza graziosa? Non aveva altre preoccupazioni o come me si chiedeva se gli sarebbe piaciuto il suono della mia voce?

Cavalcavamo da un’ora, erano le dieci del mattino, quando l’avanguardia si fermò circondata dai Cavalieri di Rohan. Io mi appoggiai a Imhlen che cavalcava accanto a me per non cadere. Non era previsto che Éomer ci mandasse incontro un’intera éored un giorno prima dell’arrivo a Meduseld! Adesso sarei stata oggetto di sguardi curiosi per un giorno in più di quanto avrei dovuto sopportare. Non ce la potevo fare. Quasi rimpiansi di aver accettato di sposare il Signore del Riddermark. Mi nascosi dietro le mie sorelle che facevano fronte unito davanti a me, disposte a difendermi perfino da un’intera éored di Eorlingas. Il colpo finale, che neanche le mie sorelle potevano sopportare per me, fu annunciato da un Cavaliere vicino a noi.

“Fate largo a Éomer figlio di Éomund, Signore del Mark! Fate largo!”

Il mio cuore si fermò.

Dopo aver battuto per tutto il viaggio talmente forte che mi dolevano le prime costole, si fermò.

Per un attimo, non riuscii a pensare a niente. Sentivo vagamente che nel mondo c’era qualcun altro oltre a lui, ma al momento non me ne importava niente.

Era splendido nell’armatura di Rohan, e più alto degli altri Cavalieri. Sull’elmo portava una bianca coda di cavallo che si confondeva con i suoi lunghi capelli biondi, biondi come i raggi di sole che illuminavano la sua terra. Aveva spalle larghe e possenti, e le braccia che tenevano le briglie del suo cavallo bianco erano robuste e muscolose.

Gli occhi azzurri brillavano di sicurezza, sembrava invincibile, un giovane dio nordico della guerra sceso a combattere a fianco dei mortali.

Tale mi parve Éomer figlio di Éomund, Signore del Mark, Re di Rohan, il primo giorno che lo vidi.

 

………………………………………………………………………………………………………

 

Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito, ricordato, seguito, preferito o letto questa storia. (Arwins, Sesshy94, Nini Superga)

Prometto che risponderò sempre a tutti coloro che gentilmente mi recensiscono, spero che le anime pie che hanno commentato il primo capitolo abbiano ricevuto la mia risposta alla loro recensione.

 

Vi prego, ditemi qualcosa sulle sorelle, ho cercato di caratterizzarle in queste poche righe ma non so se ci sono riuscita. Nel prossimo capitolo anche Éomer dirà qualcosa, lo prometto. Solo che è molto difficile renderlo in una situazione del genere senza stravolgere il personaggio.

Spero di non star distruggendo il libro per cui ho una venerazione assoluta.

 

A presto, Elothiriel

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Elothiriel