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Autore: kannuki    04/12/2010    4 recensioni
Sembra che il destino si sia accanito contro Caroline Forbes. Dimentica dei fatti antecedenti la sua seconda morte, è costretta a scappare da Praga minacciata dalla stessa persona che si era presa cura di lei fino a quel momento. Si sveglia su un treno diretto in Transilvania, perde i residui della sua innocenza e diventa pura vendetta.
"Continui a credere di essere una pedina sulla scacchiera delle entità superiori... una volta passati da questa parte, noi sfuggiamo le leggi del mondo.”
"Ed io che pensavo che essere una vampira fosse una disgrazia, come un brufolo di sabato sera..."
“Sei una frignante rompicoglioni problematica e senza speranza con una scopa ficcata nel culo, tesoro mio.”
Nevrotica era un aggettivo gentile, in confronto.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Katherine Pierce, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Pardon Me, But Your Teeth Are in My Neck'
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Dark_witch: recensisci sempre, ti prego! Adoro il tuo avatar!!! xD

Doralice: sì, ma è per poco... ed è una perdita di memoria molto selettiva! =) Ho un dubbio terribile sul finale... quasi quasi ne faccio due!

Lola: adoro anche io Kat, volevo cercare di postare il capitolo dello scontro fra licantropi e vampiri di New Orleans oggi ma causa mancanza di tempo (maledetto lavoro che intralcia il tempo libero!), l'ho dovuto spostare... non l'ho ancora scritto! :(

Cicci, Crix23 e CareNJ, spero di non deludervi!

Oggi - Praga

Un singhiozzo la riportò alla realtà. Fredda, pulsante di vita, dolorosa. Caroline si svegliò per la terza volta. Non c'era Demetrius a farle compagnia, era sola nell'immenso letto a baldacchino dalle lenzuola rosate. Prima erano... diverse, pensò toccandole. Azzurre. Setose. Guardò con attenzione la ferita. Quel punto che le doleva era meno rosso di prima. Le candele erano quasi del tutto esaurite, le fiammelle sempre più alte e svogliate. Caroline mise giù le gambe dal letto, pensò che solo una sessione reiterata di aerobica le avrebbe sciolto i muscoli rattrappiti del corpo, si guardò attorno e prese da una poltrona di velluto rosso, poco distante, una vestaglia pesante di seta cruda di un rosso cupo. La allacciò alla vita impiegando più tempo previsto. Doveva sforzarsi di pensare a come passare nel capo nell'altro. Una ciocca di capelli piovve sul braccio. Quando si rese conto di quanto le erano cresciuti i capelli, Caroline sollevò le ciocche allibita. Arrivavano ben al di sotto della vita. Emise un 'oh' di stupore e accettò la cosa perché non poteva fare altrimenti.

Infilò un paio di pantofoline messe lì appositamente per lei e si mosse debolmente verso la finestra, scostando gli scuri. Fuori era notte fonda. Lasciò entrare l'aria fresca e la temperatura esterna la informò che era inverno pieno. Richiuse la finestra con un po' di difficoltà. L'aria gelida l'aveva svegliata del tutto. Era terrorizzata. Osservò la città che si estendeva dall'abitazione e non vide nulla di particolare o di sorprendente. Non avevano quei lampioni, lì a Mystic Falls. La paura aumentò.

Caroline camminò lungo il corridoio scuro fino all'unica stanza da cui proveniva musica e calore. Anche allora dovette pensare a mettere una gamba dietro l'altra. Scostò la porta con delicatezza e appena entrò, Demetrius corse verso di lei, si strofinò alle caviglie facendola rabbrividire e ronzò adulandola.

Il fuoco scoppiava nel caminetto acceso e la musica classica riecheggiava fra le pareti, le stampe antiche, l'immensa libreria attorno a se. Era affascinata e impaurita e le sensazioni contrastanti le piacevano molto. Si avvicinò cauta alla poltrona, rivolta verso il fuoco e quando Demetrius saltò su un bracciolo, Caroline l'aggirò senza far rumore.

Louis dormiva o sembrava addormentato. Un libro di notevoli dimensioni aperto sullo stomaco, il capo reclinato all'indietro... Caroline lo osservò prendendosi tutto il tempo necessario. Basandosi sull'aspetto, gli avrebbe dato neppure quarantanni. Aveva la barba un po' lunga e nera che il fuoco schiariva facendola apparire castano scuro. I capelli erano completamente spettinati, come se ci avesse passato in mezzo le dita più volte. Il petto si sollevava leggermente e in modo ritmico sotto la camicia bianca aperta di alcuni bottoni. A Caroline sembrò bizzarro scoprirlo con la gamba sinistra appoggiata sul largo bracciolo della poltrona e la mano destra a sorreggere il capo reclinato. Era un uomo di rara bellezza. Mentre lo guardava, Louis aprì gli occhi, li battè piano un paio di volte, la guardò e all'improvviso sorrise, come se non la vedesse da anni e quello fosse un incontro fortuito e inaspettato.

Caroline avvampò. Nessuno le aveva mai sorriso così. E non aveva neppure pensato a recuperare un'arma per difendersi.

Non credevo l'avrei vista in piedi così presto, lady Caroline” mormorò posando il libro e alzandosi in piedi. “Come si sente?”

Caroline alzò la testa, ma di poco. Non era molto più alto di lei. La cosa la metteva a suo agio. L'importante era che non sorridesse più in quel modo. “Intorpidita.... la musica... cos'è?”

Tchaikovsky. L'ho conosciuto, un bravo ragazzo... le piace la melodia?”

Allegra...” commentò e si chiese quanti anni avesse “suona il pianoforte?”

Ahimè, sono negato per gli strumenti. Perchè questa domanda?”

Caroline si chiede anche lei il motivo. “Forse mi sto confondendo con qualcun altro.”

Louis le fece cenno di sedere e Caroline si accucciò nella poltrona riscaldata dal suo corpo. Le sembrò un'azione troppo intima e avventata e si spostò sul bordo, tenendo la schiena dritta.

Louis si inginocchiò davanti a lei “ricorda cosa è successo?”

Caroline lo fissò mentre assumeva quella posa cavalleresca che aveva rimirato solo nei film al cinema. La sua mente cominciava ad elaborare una serie di considerazioni e giudizi sull'uomo. Le succedeva la stessa cosa a scuola, quando c'era un ragazzo particolarmente carino che avrebbe voluto conoscere. Sì, ma non era a Mystic Falls, quello non era un innocuo compagno di classe con i brufoli. Inoltre, sembrava che si fosse preso cura di lei – qualsiasi cosa volesse dire! - per molto tempo. Caroline scosse la testa e si scostò di alcuni centimetri all'indietro.

Ha paura di me, Lady Caroline?” domandò perplesso dai suoi movimenti impercettibili.

Bene, era uno di quelli che ti leggeva le espressioni facciali. “Io non la conosco” mormorò a mezza bocca, impaurita da un'eventuale reazione “non so dove sono... mi sveglio in un letto non mio e non ricordo come ci sono finita...”

E' a Praga.”

Perchè?”

Mystic Falls non era un luogo sicuro per lei.”

Perchè?”

Louis la guardò preoccupato. Non ricordava quasi niente della sua morte e degli eventi che l'aveano provocata. Allungò la mano verso l'incrocio della vestaglia e quando le toccò lo sterno, Caroline impallidì e arrossì afferrandogli il polso. La stretta era debole, innocua. Louis passò le dita sulla ferita e Caroline lo fissò allibita. Oddio, era finita nelle mani di un maniaco pervertito?! Proprio ora che a malapena riusciva a respirare e camminare?!

Non è del tutto guarita” mormorò e si avvicinò a lei. “Deve nutrirsi ancora.”

Nutrirsi? Possibile che sapesse che era una vampira?! “No...” bisbigliò e appena sentì le dita serpeggiare lungo il fianco fin dietro la schiena, trattenne il fiato e gli finì in braccio, impossibilitata a muoversi. Caroline era paralizzata dalla paura. Ne aveva sentite parecchie di storie del genere, la cronaca ne era piena... mai avrebbe pensato che sarebbe toccato a lei! Quando Louis sbottonò la camicia, aggrottò la fronte, e quando scoprì il collo, la paura evaporò. Caroline vide - o ebbe l'impressione di vedere - una vena pulsare sotto pelle. L'istinto vampiresco - da predatore - si risvegliò con prepotenza. Si avvicinò ignorando il profumo che indossava e il calore che le scaldava il seno, passò una mano lungo il colletto della camicia aprendolo del tutto e con un certo entusiasmo affondò i denti nella pelle riempiendo la bocca di sangue. In un attimo, Caroline sentì la paura sparire, l'energia attraversarla e concentrarsi sotto il cuore. Si aggrappò alle spalle di Louis e bevve. Il sangue scendeva nella gola liquido e caldo. Le forze le tornavano. Cristo, era come bere caffè concentrato e redbull insieme!, pensò quando la staccò da se con decisione. Caroline ansimò leccandosi le labbra. Avrebbe continuato a bere fino alla nausea. “Come fa a sapere quel che sono?”

Caroline lo vide piegare la testa ignorando le sue parole. Contemplò la pelle liscia – la ferita era scomparsa del tutto – e ci passò sopra le dita, delicatamente. “Molto bene” disse e allentò la presa sulla schiena. “Molto bene, lady Caroline...”

Tutto lì? Era quello che voleva? Caroline si rese conto che era quasi nuda in braccio ad uno sconosciuto – conosceva il suo segreto e non le aveva affondato un paletto nel cuore?! - e che l'eccitazione correva in ogni parte del corpo, seduta a cavalcioni su di lui, la pelle del seno increspata dal piacere. Non aveva quella reazione quando vampirizzava qualcuno. C'era una netta separazione: loro erano il pasto e lei l'invitata principale. Non provi piacere per una bistecca al sangue, per quanto attraente sia.

Tutto qui” rispose con un sorrisetto, come se le avesse letto nel pensiero. “Può tornare a casa, ora.”

Non voglio tornare a casa...”

Non voleva neppure restare qui, qualche settimana fa.”

Settimana? “Da quanto tempo sono qui?” domandò con un filo di voce.

Tre mesi” mormorò e Caroline impallidì.

L'ultima volta che si è svegliata, tre settimane fa, ha detto...” Louis la vide roteare gli occhi e un momento dopo si afflosciò contro di lui. Con un certo garbo, la accomodò sulla poltrona e si rese conto che l'emozione l'aveva fatta svenire. “Interessante.”

Caroline si svegliò per la quarta volta dopo pochi minuti. Balzò a sedere e i capelli le finirono in bocca.

Ripresa dallo shock?”

O mio dio...” sussurrò tirando indietro i capelli che non sembravano mai finire. “O mio dio!” esclamò arrotolandoli su se stessi “che diavolo mi sta succedendo?! Sembro una strega!”

Abbiamo accelerato il processo di guarigione” commentò bevendo qualcosa ambrato da un bicchiere piuttosto spesso. “Si guardi allo specchio.”

Caroline lo fissò sconvolta, saltò giù dalla poltrona, si avvicinò alla bottiglia e dopo essersi versata un bicchiere di liquore lo buttò giù d'un fiato. Tossì e annaspò e si sventolò la faccia arrossata.

Louis ridacchiò sotto i baffi e le tolse il bicchiere di mano. “Non dovrebbe bere se non è abituata”...

Sono morta due volte, non sarà un pò di alcool ad uccidermi” sibilò e si versò un altro bicchiere, svuotandolo come se fosse al pub e stesse buttando giù uno shot. Digrignò tutti i muscoli della faccia e lo sentì ridere. Era una risata bassa e gutturale.

Va meglio?”

Farebbe resuscitare un morto!”

Conosce la storia del whisky, Milady? Viene distillato in Scozia da secoli, probabilmente fu introdotto da monaci missionari di ritorno dall'Irlanda...”

Caroline lo ascoltò imbambolata. Ne parlava con troppa cognizione di causa. Era un vampiro anche lui, ci avrebbe messo la mano sul fuoco. “Era lì?”

Con le truppe di Enrico II. Nel 1172 era già in pratica la distillazione” affermò osservando il liquore attraverso il vetro. “Aqua vitae. in gaelico, uisge beata, in francese eau de vie, l'acqua della vita...” mormorò e la fissò dritto negli occhi. Caroline si riscosse e annuì come se ritenesse la questione interessantissima e non fosse stata soggiogata dalla sua voce. Un vampiro che si dava pena di aiutarla a guarire? Gli aveva promesso qualcosa prima di 'morire'? Oppure odiava anche lui Katherine e l'aveva aiutata solo per fare uno sgarbo? O ancora meglio... aveva uno scopo in mente e pensava di usarla?

Beva un po' di acqua, il sapore cambierà” disse e le passò un bicchiere diverso, ricolmo di acqua fresca.

Caroline lo fissò per un istante e poi lo prese, in fretta, sfiorandogli le dita. Era bollente. Le vittime si raffreddano quando gli succhi il sangue. A lei stessa sembrava di giacere in un lago ghiacciato quando... quando? Un guazzabuglio di emozioni le affollarono la mente. Mancavano pezzi di memoria e in certi parti le sembrava ce ne fossero troppi, di ricordi. Erano accatastati e la confondevano. Chiuse gli occhi per un lungo momento e scosse la testa per schiarirsela.

Louis posò il bicchiere e le tolse il proprio di mano, conducendola verso la poltrona. Caroline lo lasciò fare, docile e morbida. Si mise a sedere e quando riaprì gli occhi, e si scontrò con lo sguardo cupo di Louis, trattenne il fiato. Qualcuno l'aveva vampirizzata. Forse Katherine. Quella stronza!

Non deve sforzarsi troppo...”

Caroline avrebbe voluto ascoltare il suo consiglio, ma sembrava che i ricordi non volessero saperne di tornare nelle giuste caselle. Katherine l'aveva vampirizzata e uccisa. No, non funziona così. Devi avere sangue di vampiro nelle vene, poi morire... o no? E perché Katherine la voleva 'morta'? Odiava Elena, non lei. Non era lei che si portava a letto il suo vecchio amore. Caroline si accorse che ancora le mani attorno ai suoi polsi. Li riportò a se di scatto e lo fissò incupita. Non sapeva chi fosse, ma non era proprio uno sconosciuto. Il profumo l'aveva già sentito, così come il tocco delle sue mani. Lentamente un ricordo affiorò e Caroline ci si aggrappò per cominciare a districare il nodo. Fissò il vuoto per mettere a fuoco un'immagine. Un posto buio, delle candele... e il solito gatto. Guardò il micione che dormiva poco lontano dal caminetto. Frustrata, emise un gemito gutturale. “Demetrius è suo?”

Mi accompagna da molti anni” disse e si rialzò sulle gambe, camminando verso il gatto che si lasciò prendere in braccio senza reagire. Louis tornò da lei e glielo tese. Demetrius si acciambellò sulle sue gambe, facendo le fusa.

Caroline lo guardò perplessa. “Pensavo fosse di un'altra persona... di una donna...” disse e il gatto la guardò con i suoi immensi occhi azzurri.

Occhi azzurri.

O verdi?

Caroline si scrollò alla vocina sussurrata nella mente. Voltò gli occhi dal gatto che la fissava e muoveva la coda lentamente al padrone che la studiava a sua volta. “Il suo nome?”

Louis sorrise, arreso. Lo pronunciò aspettando una scintilla di ricordo. Caroline lo fissò e basta. Si morse il labbro inferiore aggrottando la fronte. “E' nobile o qualcosa del genere?”

Mia madre lo era, molto tempo fa.”

Non ricordo chi mi ha trasformato...” disse amareggiata.

Glielo dirò io” mormorò chinandosi verso di lei “la sua trasformazione è stata un'accidentale disgrazia.”

Caroline impallidì e smise di accarezzare il gatto.

Katherine Pierce l'ha uccisa mentre aveva il sangue di Damon Salvatore nelle vene.”

Ah...” biascicò boccheggiando come un pesce. Aveva la bocca secca e un groppo in gola. Le due persone che detestava di più al mondo si erano unite e l'avevano fatta diventare una schifosa succhiasangue come loro! Il labbro inferiore le tremò al limite del pianto. Demetrius percepì il suo nervosismo e saltò via. “Stramaledetti bastardi!!” eruttò spuntando fuori la sua rabbia. “Me la pagheranno!” esclamò alzandosi in piedi di scatto. “Questa è l'ultima volta che...” la stanza vorticò all'istante e Caroline troncò la frase sentendosi cadere. Respirava affannosamente per lo sbalzo di pressione e la rabbia che le divorava i centri nervosi. L'avrebbe ammazzati con le sue mani, dannati figli di puttana!!

Louis la afferrò e la rimise a sedere. “Agitarsi non la porterà da nessuna parte” disse pacato e Caroline ringhiò a bassa voce escogitando morti orribili, lente e dolorose. La presenza dell'uomo, d'improvviso, divenne un fastidio: doveva impalare quei due stronzi, non aveva tempo per il cavalierato e quelle ciance senza senso che continuava a blaterare! Caroline si rialzò e lo scavalcò tenendo stretta la voglia di vendetta. Si diresse verso la sua stanza ignorando le continue perdite di equilibrio e le volte che urtò dolosamente il muro con la spalla destra.

Louis era rimasto imperturbabile a guardarla. Aveva letto ogni singolo pensiero dal momento in cui era comparsa davanti a lui, timida e spaventata, fino allo scoppio di rabbia furiosa. Un notevole cambiamento che dimostrava la sua vera natura, pensò rialzandosi da terra e voltando su se stesso per impedirle di fare qualche sciocchezza. L'alba era vicino e Caroline non aveva più il suo anello. Demetrius miagolò. “Personcina curiosa, non trovi?” domandò e il gatto strinse gli occhi e tornò ad acciambellarsi sulla poltrona calda di fronte al fuoco.

Li ammazzo, non so come, ma lo faccio!, decise frugando nella stanza alla ricerca dei suoi vestiti. Che cavolo era quella roba? Non poteva scendere in battaglia con quelle gonne e quei corsetti tardo Ottocento! Uh, i jeans!, pensò trovandosi puliti e ripiegati in un cassetto. Li infilò saltellando su una gamba, cadde sul letto, si rialzò e afferrò il primo corsetto che le venne a portata di mano. Nero e stracolmo di pizzi. Strappò dalla gruccia una camicia da uomo di seta nera e lo infilò allacciandola in un nodo alla vita. Stivali! Dove ca... eccoli!

Louis bussò alla porta spalancata attendendo finché Caroline non gli gridò di entrare.

Non le consiglio di mettersi in viaggio ora.”

Mi sento in forma! Mai stata meglio!” esclamò infilando l'ultimo stivale, seduta sul letto.

Sta sorgendo il sole”

Non importa ho...” Caroline si guardò le mani e grugnì di frustrazione “dov'è finito il mio anello?”

L'ha gettato via” disse gelandola. Louis si staccò dalla porta ed entrò finalmente nella stanza “una mossa piuttosto avventata, lady Caroline.”

Caroline e basta, sono figlia di una poliziotta e un arredatore d'interni” mugolò cercando di pensare a dove poteva averlo gettato. Sicuramente non a Praga! Sospirò di frustrazione e si lanciò verso la finestra. Non era l'alba ma mancava poco. E poi doveva tenere conto del fuso orario. “Accidenti!” esclamò arrabbiata “non le avanza un anello magico, per caso?”

Non ne ho più bisogno da molto tempo” disse avvicinandosi “plachi la sua furia, amica mia. Quelle persone non potevano immaginare ciò che sarebbe successo. L'uno ha agito indipendentemente dall'altro.”

E ci ho rimesso io!” esclamò puntandosi un dito addosso “non li difenda, non meritano il suo rispetto.”

Li conosco molto bene” rispose enigmatico. “Venga con me.”

Caroline lo guardò accigliata e restò immobile “come fa a conoscerli?”

Louis le porse la mano per aiutarla a rialzarsi e Caroline lo ignorò.

Le nostre strade si sono incrociate più volte.”

Sono amici suoi?” domandò sospettosa.

Louis ridacchiò e scosse la testa abbassando il braccio “puoi scegliere. Venire con me a scoprire se il vecchio anello del mio mentore possiede ancora la sua magia o restare a borbottare come una bambina.”

Caroline avvampò e si rimise in piedi all'istante. “Mi dia del lei... e non creda, non sono una bambina!”

Me ne sono accorto...”

Caroline avvampò di imbarazzo e quando Louis le gettò un'occhiata ironica, virò con decisione al viola. La riportò nel salotto e si avvicinò ad un piccolo scrigno di legno cesellato. Caroline ne seguì tutte le mosse con malcelato sospetto, abbassò gli occhi sullo scrigno aperto e invece di guardare all'interno, gli studiò le mani.

Non possiamo sapere se la magia lo permea ancora” disse mostrandole un anello da uomo finemente cesellato.

Certo che possiamo” borbottò Caroline sottraendoglielo con un gesto veloce. Aveva le dita caldissime. Lo infilò distogliendo il pensiero dall'innocente immagine erotica che le era balzata in mente. Era troppo grande anche per il suo dito medio. Marciò con decisione verso la finestra e tirò la tenda pesante e spessa.

  
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