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Autore: Gloom    04/12/2010    2 recensioni
Polverano è un tristissimo paesino, dimenticato tra le montagne abruzzesi, ed è anche la nuova casa di Angela: quindicenne abbattuta che vi si è traferita per seguire sua madre.
Polverano è anche la casa di Corrado e Raffaele: due gemelli, amici per la pelle, che saranno i primi ad accogliere Angela.
I tre diventeranno inseparabili... abbastanza per aiutare Angela a far pace con il suo passato, con suo padre e con un paio di conti in sospeso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sera era calata, finalmente. Già per le strade del centro era facile imbattersi in gruppi di ragazzi che si trascinavano dietro chitarre, bassi e altri strumenti musicali: durante la giornata dell'arte, la sera era il momento dei musicisti.
 Insieme agli altri, mi ero ritrovato in quell'angolino tra i palazzi più antichi di Polverano, in cui davanti a un piccolo palco passava gente che magari decideva di fermarsi.
 Il gruppo che stava suonando non era male, faceva delle cover di canzoni rock anni '70, alcune tra le migliori.
Sapevo che il repertorio sarebbe stato grossomodo quello, e fui felice di apprezzarlo, in mezzo a gente a cui sentendo I want it all dei Queen veniva in mente solo la pubblicità della Q8.
Ma presto, molto prima di quanto mi aspettassi, il gruppo cedette il passo, tra ovazioni generali, al seguente.
 I ragazzi del gruppo di Moraschini presero posto agli strumenti, perfettamente a proprio agio. Un batterista, un chitarrista, un bassista e un tastierista. E poi Gemma: indossava un paio di jeans chiari, quasi sbrindellati all'altezza delle giocchia, con una t-shirt blu, ma finalmente sembrava carina come effettivamente era. Qualcuno doveva averla truccata, e lo stesso le aveva stirato i lunghi capelli, che ora brillavano delle luci blu e bianche.
 Avanzò titubante verso il centro, poi insieme alla band confermò ciò che avevano provato e riprovato per settimane.
Mi voltai verso Corrado, che non la smetteva di saltellare, sebbene fossimo in prima fila.
Era emozionato -non avrei mai creduto di vederlo così- e, quando Gemma incrociò timidamente il suo sguardo, lui le sorrise e alzò i pollici. Lei unì il pollice e l'indice in un cerchio, come a dire "ok", poi cominciò a cincischiare col microfono.
La musica iniziò, all'inizio assordante prima che le orecchie si abituassero di nuovo.
 -Accidenti, niente male!- esclamò Pu quando Gemma cominciò a cantare.
 -E' bravissima, vero?- Corrado sorrise, insieme a noi altri.
 -Già... ha una voce stupenda- Pam la fissava incantata da dietro Sergio.
 Le luci si muovevano ritmicamente sul palco, illuminando ora un componente del gruppo, ora l'altro; quando cadevano su Gemma facevano splendere quel sorriso che sprigionava musica. All'inizio si limitava a cantare, poi cominciò a prenderci confidenza e riuscì a muoversi più liberamente.
Durante i pezzi strumentali allontanava il microfono e un paio di volte alzò lo sguardo al cielo, dove le stelle scintillavano in quel blu profondo, già estivo, e la luna gibbosa sembrava sorridere. 
Ma, anche se pareva distratta, ogni volta tornava a cantare come se ci fosse un segnale preciso ad avvertirla. E il segnale c'era, ma poteva essere avvertito solo da chi era avvezzo a quelle melodie.
 A un certo punto riuscii a sentire un brandello di conversazione, poco dietro di noi.
Fu facile perché, per sovrastare la musica, i due parlavano praticamente gridando.
 -Senti questa canzone! Fermiamoci un po' ad ascoltare- diceva qualcuno.
 -D'accordo...- rispondeva l'altro.
 -è il gruppo di Moraschini vero? Aveva suonato anche l'anno scorso...-
 -Si, è lui. Ne sono sicuro perché... vedi la cantante?-
 -Si... non è affatto male. Ha una bella voce-.
 -Già... è mia sorella-.
Non mi voltai neanche per vedere quale dei fratelli Fiordilisia fosse. L'importante era che, almeno per quella sera, in casa Gemma avrebbe avuto il suo momento di gloria e di rivalsa.

 Mentre la sentivamo, stringevo Angela al petto, con le mani incrociate davanti a lei. Ci cullavamo seguendo il ritmo delle canzoni e a volte cantavamo i ritornelli, quando non gridavamo incitazioni a Gemma.
Ma, a un tratto, lei si voltò verso di me con un sorriso terribile e allo stesso tempo divertito sul volto:
 -Carolina-.
Sebbene avesse urlato per sovrastare la musica, più che altro la capii leggendole le labbra.
Mi voltai e vidi una ragazza mora appoggiata distrattamente alla fontana della piazza, che insieme a un gruppetto di amiche guardava il concerto con moderato interesse.
Aveva l'aria e la posa da "vediamo un attimo di che si tratta e poi via", ma sembrava che non si riuscisse a scollare dal suo posto.
Non avrebbe voluto farlo capire, ma sapevo che era rimasta molto colpita: si stava chiedendo come Gemma fosse riuscita ad arrivare fin lì, senza di lei. Si stava chiedendo se la sua ex-amica era chi credeva che fosse, o una persona diversa.
 -Guarda come ci è rimasta!- dissi ad Angela.
 -Non se l'aspettava- detto questo tornò tra le mie braccia, tranquillamente.
 Tuttavia, un paio minuti dopo, sentii Carolina avvicinarsi. Mi rivolse un cenno, poi si avvicinò a Corrado e gli picchiettò un paio di volte il dito sulla spalla. Lui si girò e, non appena la vide, alzò gli occhi al cielo.
Lei gli si avvicinò all'orecchio:
 -Avete fatto un ottimo lavoro con Gemma- la sentii esclamare.
 -Ma tu devi sempre metterti in mezzo? Non ce ne frega delle tue prese in giro- Corrado cercò di liquidarla.
Lei si gonfiò, poi cacciò fuori l'aria in quello che doveva essere un sospiro senza dubbio rumoroso, ma soffocato dalla voce di Gemma.
 -Non vi sto prendendo in giro. Fatele i complimenti da parte mia-.
Fece per andarsene, ma Angela la richiamò.
 -Puoi farglieli direttamente tu. Li accetterà-.
 Batteria e chitarra cominciarono a scambiarsi note e battute come se parlassero, mentre la voce del gruppo taceva per alcuni istanti.
Approfittando della pausa, Gemma volse lo sguardo verso di noi e vide Carolina. I loro sguardi si incrociarono, poi Gemma riavvicinò il microfono alla bocca e riprese a cantare. Ma sorrideva, senza smettere di guardare Carolina. Era come se le stesse parlando...
 "Guarda, guarda cosa so fare. Tu mi hai fatto stare male, eri la mia migliore amica ma ci hai provato col ragazzo che piaceva a me, credendo che me ne sarei stata zitta e buona. E adesso guarda dove siamo finite. Avrei tutti i motivi per odiarti... ma non lo faccio. Sarò disposta a concederti di nuovo il mio saluto. Perché io sono. La senti questa voce? La senti come canta? E' grazie a questa che adesso so di esistere, e non ne ho più paura. Adesso lo sai anche tu: le persone che non credono in niente presto o tardi mangiano la polvere dei sognatori".
 Io, Angela e Corrado ci guardammo raggianti, mentre la musica finiva e il pubblico esplodeva in apprezzamenti e ovazioni.
Gemma si morse il labbro e sorrise, con lo sguardo commosso. Vidi i membri del suo gruppo raggiungerla e congratularsi con lei, darle pacche affettuose sulla schiena e chiedere il cinque. Lei parlava, annuiva, si complimentava a sua volta con i suoi colleghi e intanto scendeva dietro al palco, lontana dalla folla.
Dove presto fu raggiunta dal suo ragazzo, al settimo cielo. E tutto la nostra cricca a seguire, ansiosi di parlarle, di complimentarci ancora, e ancora, e ancora.
 E dietro a tutti, con aria rassegnata, una vecchia amica che andava a seppellire l'ascia di guerra.




Beh, senza che io stia qui a spiegare perché questa è la scena che preferisco di più di tutta la storia.
Insomma, stiamo parlando di Gemma: mica noccioline.
 E da qui è partito tutto... "le persone che non credono in niente presto o tardi mangiano la polvere dei sognatori".
 Bello, no? Ahahah ma jamooo!! :D

 Come al solito, un grazie infinito a chi legge e alla mia devotissima recensora... cara, tu canti? Allora che possa venire anche per te l'occasione che ho concesso io a Gemma :)
 
  
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