DESTINO
Se pensate che la morte non sfiori gli immortali, vi sbagliate di grosso.
Anche perché, se questi sperano in questa fine c’è più possibilità di realizzarsi per loro che per voi.
Ma non sempre questa succede. Ci sono delle volte che devi rimanere in vita per qualcosa a te
ancora ignoto ma che scoprirai con il susseguirsi delle vicende.
Quindi se non muori in un incidente ci sarà sempre un motivo valido…
Bip-bip-bip…
Era da più di un’ora che sentivo lo stesso suono, ma non riuscivo a muovere nessun muscolo,
neanche gli occhi erano più al mio comando. Sembrava come se mi avessero iniettato qualche
sostanza chimica a me sconosciuta.
L’unica cosa che riuscivo a sentire era quel “Bip” fastidioso.
Davvero snervante la cosa.
Decisi di riaddormentarmi dato che non potevo fare niente.
Furono delle voci vicine a destabilizzarmi dal mio stato da Handicap.
Delle voci che se ne fregavano del mio sonno tranquillo.
Stavano sicuramente litigando ed erano di sessi differenti.
Riuscii a captare solo la fine della lite.
< Si certo!! Preferisci passare tutti i giorni qua vicino a questa inutile ragazzina o ritornare a casa da
me?! >
gridò la ragazza senza preoccuparsi di mettere in allerta la gente che passava vicino al… Oh! Dove
diamine ero??
< Ssh, parla piano che siamo all’ospedale, Sylvia!> sussurro il ragazzo cercando di calmare l’animo
bollente della famosa Sylvia.
Ah …siamo in ospedale! Ringraziai mentalmente il giovane dell’informazione.
< Rispondi alla mia domanda!!> urlò ancora di più, fregandosene deliberatamente dell’innoquo
rimprovero del ragazzo.
Come risposta, ricevette un sospiro pesante.
Dopodiché, sentii solo uno sbattere di porta e la stanza cadere in silenzio.
Percepii dei passi avvicinarsi e buttarsi a peso morto su un qualcosa di morbido.
Un altro sospiro, ma questa volta di sollievo misto a frustrazione.
Dalla voce, che trapelava gelosia, della ragazza, era ovvio che i due erano in coppia.
Ma i conti non tornavano. Perché il ragazzo si ostinava a rimanermi accanto?
Una domanda senza risposta la mia.
Cercai di riaprire nuovamente gli occhi e questa volta ce la feci.
Però la luce era troppa, dovetti richiuderli per risparmiarmi il fastidioso bruciore.
Sentii un movimento d’aria accanto a me e una mano gelida che si posava dolcemente sulla mia fronte.
Riaprii gli occhi, ma questa volta cautamente cercando di abituarmi all’eccessiva luce dei neon.
Ciò che vidi mi mozzo il respiro.
Affianco a me vi era un giovane uomo dalle fattezze di un angelo, dai capelli dorati e gli occhi
celesti.
Uno spettacolo unico.
Non era la medesima bellezza ormai divenuta quotidiana ai giorni d’oggi, di modelli famosi che
appaiono in stupide riviste da teenager.
No. Questo era tutt’altro. Possedeva una tale bellezza divina e una raffinatezza nei suoi gesti, di altri
tempi che faceva invidia perfino ai nobili dell’800.
Il ragazzo, all’inizio rimase a guardarmi estasiato, poi riprendendosi dal suo stato di trans,
incominciò a studiarmi attentamente.
Apri la bocca ma parve esitare, come se dovesse scegliere le parole adatte per parlarmi.
Cavolo, dovevo subito ritrasformarmi o rischiavo davvero di perdere il controllo in quel luogo.
< Ciao! Vedo che ti sei svegliata! Ehm… come stai? > si decise finalmente a parlarmi.
Avrei tanto voluto rispondere “ Male!! Qui è pieno di prelibate anime e sento il bisogno di
ritrasformarmi altrimenti rischiate tutti grosso qui dentro!!” direi che come minino inizierebbe a
chiamare i dottori per mandarmi direttamente in psichiatria.
Alla fine optai per la via del sicuro con un “ bene” appena udibile ma che parve captare come se gli
avessi urlato all’orecchio.
Iniziò a parlare ma non riuscii più ad ascoltarlo.
Sentivo la voglia repellente di ritornare al mio stato originario.
Serrai forte gli occhi cercando di scacciare il mostro che era in me, ma con scarsi risultati dato che
scattai dal mio posto come una molla cercando di togliermi di dosso quei stupidi tubi che,
certamente, non mi avrebbero aiutato a tornare in forma.
Il ragazzo vedendo il mio comportamento degno di una forsennata, cercò di bloccarmi in una morsa
di ferro che abbattei come se fosse burro.
Mi girai in direzione della finestra. Saltai giù con un balzo e atterrai felina sopra il soffice prato
illuminato dalla luce fioca della luna.
Sembrava la stessa notte dell’incidente ma sapevo che non era possibile dato che la luna era più
grande di 3/4 giorni.
Iniziai a correre come una saetta ritornando demone. Sentii il mostro gridare di soddisfazione.
Cercai di riportare l’attenzione sulla mia destinazione: il più possibilmente lontano da qui.
Nada650