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Autore: eleanor89    10/12/2010    8 recensioni
Seguito di Cedric's Friends e il Calice di Fuoco.
Cedric è morto: Megan ha perso una futura paterna e fraterna, Michael ha perso la sua famiglia, Georgia e Wayne hanno perso il loro migliore amico e con loro tutti gli altri hanno perso un punto di riferimento. L'unico motivo per andare avanti ora è che gli amici non reggerebbero altre perdite, che c'è ancora da vendicare Cedric, che gli Hufflepuff sono troppo leali per abbandonare Hogwarts in un momento simile. Gli amici di Cedric devono imparare a vivere senza di lui, o perlomeno a sopravvivere.
Ultimo capitolo: "«Credo che tu sia normale allora. Almeno relativamente, visto che non sei mai stata normale.»
«Neanche tu lo sei.» ribatté scocciata, guardandolo da sotto le folte ciglia scure, con gli occhi grigi asciutti nonostante parlasse di Cedric, «E neanche tuo fratello. Stamattina ha sbattuto la faccia contro il tavolo un paio di volte e poi ha maledetto Pozioni, Snape, e credo stesse per piangere.»
«Sinceramente fatico a trovare una persona normale tra noi, a parte Georgia. Rent e Jack si completano frasi e pensieri a vicenda, Sally-Anne è quella che è, per Michael non ci sono parole, Walter è l'unico fratello maggiore che senza motivo adora il minore, Stephen è ossessivo, Quill sviene per qualsiasi idiozia e quelli che sembravano normali facevano parte di un gruppo di ribelli che si esercitava in Difesa.» elencò con voce piatta, «Anche se a te e Michael non vi batte nessuno.»"
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cedric's friends.'
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Undici ricordi e primi litigi.




«Mi raccomando, Arcturus. Non mischiarti ai tu-sai-cosa.» disse la donna, concedendo una smorfia schifata al resto delle persone che le passavano accanto. L'uomo accarezzò una guancia del ragazzino, che fremeva.
«Sì, sì, arrivederci, madre! Ciao, papà!»
Il ragazzino corse via, facendo sbatacchiare la gabbia del suo barbagianni contro la sua gamba e ignorando i richiami della madre. Si infilò nel treno, travolgendo altri studenti con il baule e la gabbia e cercò uno scompartimento libero.
Ne trovò uno, occupato solo da un ragazzino che sembrava avere la sua età.
«Posso entrare?» domandò, e l'altro gli sorrise.
«Certo.»
Arcturus tirò un sospiro di sollievo, non doveva più correre in cerca di libertà, e mise al sicuro i bagagli, sedendosi poi compostamente davanti all'altro. Ricordando la buona educazione gli porse una mano.
«Sono Arcturus Michael Stebbins. Ma chiamami pure Michael.»
«Cedric Diggory.» si presentò l'altro, «Arcturus Michael?» ripeté.
«Sì, beh, mio padre ha aggiunto un nome meno antico alla fine, grazie al cielo.» spiegò lui con un'alzata di spalle. Diggory era un cognome da purosangue quindi nessun problema a parlarci.
Anche Cedric rise, «Capito, allora solo Michael?»
«Oh, sì, ti prego.» ridacchiò anche lui.
«Primo anno?»
«Già. Anche tu, no?»
«Sì, dove speri di essere smistato?»
Michael rispose all'istante: «Slytherin.»
Cedric lo guardò stupito.
«Sicuro? Non ne sembri felice...»
«Mio padre era Ravenclaw, preferirei lì se fosse per me, ma mia madre era Slytherin e ci tiene... molto. E tu?» domandò, spostando l'attenzione da sé.
«Oh, io sarò sicuramente Hufflepuff.» rispose l'altro, anche lui senza esitazioni ma con un gran sorriso.
«Hufflepuff?» ripeté stupefatto.
«Sì. Hufflepuff.»
«Ma... non è un po'... Voglio dire, non mi sembra una casa molto famosa.» osservò lui, scettico.
«Allora vorrà dire che la renderò famosa io, no?» sorrise Cedric e Michael restò a bocca aperta. Poi sorrise anche lui, divertito.
«Bella idea. Poi sempre meglio di Gryffindor, lì muoiono giovani.»
«Dai, non più.» rise Cedric, «E poi sono i coraggiosi, no?»
«Gli scemi.» decretò Michael, annuendo, «Tanto vale che io cominci a dirlo da ora, tanto gli Slytherin sono in guerra con i Gryffindor da sempre.»
«Spero non con gli Hufflepuff. Non conosco ancora nessuno e non sarebbe male avere amici anche nelle altre case.» considerò brevemente Cedric.
«Giusto, giusto...»
Cominciarono a chiacchierare del più e del meno, finché Cedric non disse: «Sai, non ti ci vedo molto tra gli Slytherin. Voglio dire, a quel che so sono tutti molto controllati, tu invece sembri... agitato.»
Michael ghignò, «Forse sarò io che romperò la tradizione, in questo caso.»
«Che fai, copi le battute?»
Dalla porta si affacciò un ragazzino biondo e molto basso.
«Scusate, è libero qui? Questo scemo stava per litigare e siamo dovuti fuggire dallo scompartimento...» pigolò, tirando un ragazzino piccolo quanto lui e moro.
«Certo che è libero, prego!» li invitò Cedric. Michael pensò che non aveva mai visto una persona così gentile e sorridente.
«Ciao! Noi siamo Jack e Rent!»
«Fratelli?» domandò Michael, curioso.
«No!» risposero in coro, e poi scoppiarono a ridere.
«Beh, quasi. Siamo cresciuti assieme.» aggiunse Jack, il biondino.
«E perchè stavate litigando?» domandò Cedric.
«Perché c'era un razzista.» rispose Rent, seccato, «E io sono figlio di babbani.»
Michael si ritrasse impercettibilmente, irrigidendosi. Cedric lo notò e batté il sedile accanto a sé perchè lui prendesse posto lì. Jack invece si spostò accanto a Michael.
«Che cosa stupida! Io so già fare incantesimi, sono sicuramente più bravo di quel pallone gonfiato!» si lamentò Rent.
Michael lo guardò sbalordito.
«Sai fare incantesimi?»
«Certo! A casa di Jack potevo farne perchè suo padre è un mago e così mi sono allenato per bene! Sono bravo quanto loro! Oh, sta passando la signora con i dolci! Allora tuo padre non mentiva, si mangia davvero anche sul treno!»
«Pensi solo a mangiare...» si lamentò Jack, che però sorrideva.
Michael continuava a spostare lo sguardo dall'uno all'altro. Aveva giocato, a volte, con babbani, rischiando la pelle una volta tornato a casa, ma mai aveva conosciuto dei sanguesporco. Quel bambino non sembrava però né pericoloso né un incapace, anzi, gli sorrideva tranquillamente e si era persino dimenticato di chiedergli il nome.
Quando comprarono dolci poi Jack e Cedric gli cedettero le loro figurine, dato che le avevano già, e Michael pensò che sarebbe stato scortese non fare lo stesso, tanto più che sua madre non l'avrebbe mai saputo.
«Grazie! Ora che ci penso tu come ti chiami?» domandò Rent.
«Michael. E lui è Cedric. Sarà un Hufflepuff.» rispose. Cedric lo guardò stupito, «Beh, loro i sono presentati assieme, no?»
«Un Hufflepuff? Forte!» commentò Rent e tutti ebbero l'impressione che l'avrebbe detto per qualsiasi casa, «Io vorrei essere un Gryffindor, credo. Ma anche Hufflepuff va bene.»
«Tutto escluso Slytherin.» concordò Jack.
«Io sarò uno Slytherin.» disse Michael, assottigliando lo sguardo. I due lo guardarono.
«Nah. Mi hai offerto le figurine, non puoi esserlo.» decretò Rent, tornando a mangiare.
Michael si voltò a guardare Cedric, che scoppiò a ridere allegramente.
Stavano ancora scendendo dal treno quando sbatterono contro una ragazza più grande.
«Scusa!» dissero lui e Cedric, e lei scosse la testa con un sorriso.
«Ninfadora! Il tuo baule!» chiamò una voce maschile dietro di loro, e i suoi capelli virarono sul rosso.
«NON CHIAMARMI IN QUEL MODO!» urlò.
«Come hai fatto?» domandò Michael, sconvolto, ignorando i richiami di un uomo altissimo che cercava le matricole.
«Cosa? Ah, i capelli? Beh... è che sono una Hufflepuff. Gli Hufflepuff sono così.» rispose lei, sogghignando. Un ragazzo coi capelli rossi naturali e le lentiggini scosse la testa con aria rassegnata.
«PRIMO ANNO!»
«Andiamo!» disse Cedric, spingendolo via con sé.
«Tonks... Perché?»
«Così, mi andava.»

«Arcturus Michael Stebbins.» chiamò la professoressa McGonagall, e lui si diresse con andatura fiera al Cappello Parlante, ignorando i mormorii sul suo strano nome.
Vediamo... C'è il coraggio di seguire le proprie idee a discapito di tutto, di ribellarsi... sì, hai sicuramente molto fegato e un cuore puro... Gryffindor sembra la più adatta...”
Michael spalancò gli occhi, agghiacciato. “No! Slytherin! Slytherin!”
Il Cappello rise: “Slytherin? Tu non hai nulla degli Slytherin, non hai ambizione e non ti importa del sangue, non hai sentito la mia filastrocca?”
Sua madre l'avrebbe ucciso davvero. Altro che coraggio di ribellarsi.
Ti prego, tutto ma non Gryffindor!” supplicò.
Sei proprio convinto, eh? Bontà di cuore, lealtà...”
Lealtà? Hufflepuff allora! C'è un ragazzo simpatico lì...”
E poi magari avrebbe imparato a cambiare colore di capelli. Soprattutto quello.
Sei proprio deciso? D'accordo, se nei sei certo...”
«HUFFLEPUFF!»
Michael andò verso la tavola, accolto da applausi e pacche sulle spalle. Cedric quasi lo abbracciò dalla gioia.
«Hai visto? Siamo insieme!»
Lui azzardò un sorriso, mentre il Cappello gridava ancora una volta il nome della sua casa e Rent li raggiungeva allegramente. Poco dopo arrivò anche Jack.
La ragazza coi capelli che cambiavano colore rideva senza ritegno, per chissà quale motivo.

«Scrivetemi tutti!» ordinò Walter, «Vi voglio sentire ogni giorno!»
«D'accordo, d'accordo...» disse Cedric, divertito, per poi venire quasi stritolato da Jack e Rent.
«Ciao! Passate buone vacanze!»
«Sì, scriviamoci!»
Poi i signori Hopkins si avvicinarono e con loro un ragazzetto con i capelli neri e gli occhi grigi imbronciatissimo.
«Sei tornato, ma non ti renderò la camera.» fu la prima cosa che disse.
«Ciao, Wayne! Questo è mio fratello Wayne!» lo presentò Walter, come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
«Gentile.» mormorò Michael all'orecchio di Cedric, «E molto espansivo.»
Cedric rise, annuendo e salutando poi il compagno di stanza.
Michael si guardò attorno nervosamente.
«Non so se verranno a prendermi, sai?» ammise.
Cedric smise di sorridere di colpo e fu come se avessero spento la luce.
«Cosa?»
«Mio padre nell'ultima lettera mi ha detto che non era sicuro... A mia madre è giunta voce che Rent è un... sai... figlio di babbani e che siamo amici.»
«Ti accompagniamo noi.» decretò Cedric non lasciandolo quasi finire, «Se serve ti ospitiamo.»
«Cedric!» esclamò un uomo, correndo da loro e abbracciando stretto l'amico.
«Cedric?» chiamò anche una donna, sorridendo radiosa.
Michael fece un passo indietro, pronto a scappare, ma Cedric lo artigliò con una mano sul braccio.
«Mamma, papà, questo è Michael.»
«Oh, finalmente! Cedric parla sempre di te in tutte le sue lettere!» lo salutò lui, «Sono Amos Diggory!»
«È un piacere.» disse anche la donna.
«Possiamo aspettare qualche minuto? I genitori di Michael potrebbero non riuscire a venire...» cominciò Cedric e il signor Diggory annuì.
«Ma certamente! Gli daremo un passaggio se necessario!»
Il passaggio fu necessario e il signor Diggory si smaterializzò con entrambi sulla sua porta di casa; Cedric lo aveva aiutato a portare i bauli.
«Grazie.» mormorò, imbarazzato. Aveva dovuto spiegare in poche parole il perchè c'era stato bisogno di portarlo lì e il signor Diggory aveva subito capito chi fosse sua madre.
«Nessun problema, scrivici per qualsiasi cosa. Gli amici di Cedric sono i benvenuti.» disse lui, e Cedric annuì, dandogli un colpetto sul braccio.
«Mi raccomando.» disse, serissimo, «Scrivimi sempre e dimmi tutto.»
«Lo farò. Grazie.»
«Non dirlo neanche.»

«Come ti chiami?»
«Michael Stebbins.»
«Quando imparerò le fatture ti verrò a cercare, Stebbins.»
E così la nanetta se ne andò, con un gran svolazzare di capelli neri. E dire che sembrava una bambolina.
La sentirono insultare di nuovo il fratellino di Walter mentre faceva le scale.
Cedric e Michael si guardarono in faccia con la medesima espressione sbalordita e scoppiarono a ridere, sganasciandosi letteralmente.
«Ma cos'è? Non è sicuramente una femmina! E dire che sembrava così carina...» si lamentò Michael.
«Le femmine fanno tutte paura.» ricordò loro un altro del primo anno di passaggio, tale Stephen.
«Ma cos'hanno quelli del primo anno? Noi non eravamo così!» osservò Cedric, esterrefatto.
«Georgia è forte però, molto più simpatica delle nostre compagne.»
«Ti dirò, a me anche quella piccoletta che fa paura piace, è divertente.»
«Oh, dillo al fratello di Walter!»

Nevicava fitto e Michael rabbrividì, fermo sul portone. Voleva essere l'ultimo a salutare Cedric che tornava a casa per Natale.
«Eccoti qui.» disse l'amico. Sembrava infelice, doveva essere per via di questa storia della camera dei segreti. «Ricordati che devi scrivermi per qualsiasi cosa succeda.»
«Sì, sì. Allora ci vediamo. Passa buone feste e mandami un bel regalo visto che ti ostini a non lasciarlo qui.»
«Lo apriresti oggi stesso.»
«E invece no!»
«E invece sì.»
«No!»
Si sorrisero e Cedric indugiò.
«Cosa c'è, Ced?» domandò Michael, infilando le mani in tasca. Aveva scordato i guanti.
«Lo sai che sei come un fratello per me, vero?» chiese l'altro all'improvviso.
«E questo che c'entra?» sbottò lui, mentre un fiotto d'angoscia gli invadeva il petto. Che gli prendeva ora?
«Ricordatelo. Qualunque cosa succeda.»
«Signor Diggory, stiamo aspettando lei!» lo chiamò la professoressa, e senza dire altro Cedric corse via.

«Allora, hai chiesto?» domandò ansiosamente a Walter, che annuì mestamente.
«Mio padre dice che la signora Diggory ha una malattia rara... Se Cedric l'avesse contratta sarebbe pericoloso per lui usare la magia e dovrebbe lasciare Hogwarts. Anche lei non ha finito gli studi, è una cosa che peggiora crescendo...»
«NO!» urlò Michael, «Cedric deve continuare! Ci conosciamo da tre anni, come ha potuto non dirmelo?»
«Forse perchè non lo sapeva. Gliel'avranno detto ora che lo hanno portato al san Mungo per dei controlli... È una cosa che si può controllare solo quando si è adolescenti...»
«Ma Cedric è il migliore tra noi, se avesse avuto problemi a usare la magia ce ne saremmo accorti...» protestò fiocamente lui.
«Non lo so, Mike, non lo so...» mormorò Walter, prendendosi la testa tra le mani.
Improvvisamente sembrava esserci molto più freddo.

«Sto bene.» disse Cedric, mentre arrivava da loro. Aveva le guance arrossate e gli occhi lucidi per la foga, «Sto bene!»
Michael ruggì di gioia, abbracciandolo e facendo cadere entrambi sulla neve.
Il solo pensiero di non vederlo più tutti i giorni tra i banchi, di non copiare più i suoi temi, di non parlare con lui fino a notte fonda di ogni cosa lo aveva distrutto.
«Anche tu sei mio fratello!»
«Anche per me lo sei!» concordò Walter, arruffandogli i capelli quando si alzarono dalla neve.
«Come anche tu.» rispose Cedric.
«Va bene, ma io sono il tuo miglior fratello, no?»
«Oh, Michael... Che rompipluffe!»
«Sei solo geloso perché sono il suo preferito!»

«I G.U.F.O.! Sono la cosa più orrenda che io abbia mai... Non lo so neanche io! Peggio di loro c'è solo mia madre!» si lamentò Michael.
Cedric annuì tetramente, con la testa poggiata contro il tronco dell'albero. Gli occhi erano rivolti al lago, o meglio, alle ragazze davanti al lago.
«Quale?» domandò Michael.
«Quale cosa?»
«Quale fissi?»
«Io non... Cho Chang.»
«Lo sapevo. Mi piace. Vai, dai. Vai a chiederle di uscire.»
«Che cosa? No, io... Dobbiamo pensare agli esami ora.»
«Vigliacco.» commentò Michael, stendendosi sull'erba.
«Perché, tu alla Fawcett l'hai chiesto?» domandò Cedric, seccato.
«Per tua informazione ci siamo ba-cia-ti. E conto di fare di più prima della fine della scuola. Grazie dell'interessamento.»
«Baciati?» ripeté Cedric, per poi sospirare e chiudere il libro che teneva sulle gambe.
«Cosa fai?»
«Vado a chiedere a Cho se le va di fare un giro.»
Michael ghignò.
«Vai e colpisci, amico!»

«Secondo me tu potresti essere il Campione!» concluse Ernie, eccitato.
A Cedric sembrava che tutti in sala comune lo stessero fissando.
«Ma non... Forse.»
«Forse?» ripeté Michael, «Tu devi mettere il tuo nome! Non volevi rendere la casa di Hufflepuff famosa? Questa è la tua occasione!»
«La casa... Oh. Come fai a ricordartelo?» rise Cedric.
«Io ricordo tutto! Mi hai convinto tu a finire a Hufflepuff, ricordi? E Tonks, ma quello è un altro discorso. Andiamo, partecipa! Mal che vada avrai tentato!» insistette lui.
«La tua voglia di vedermi in pericolo è preoccupante.» commentò Cedric, scuotendo la testa.
«Come se fosse davvero così pericoloso! E dai, provaci almeno! Scrivi il tuo nome!»
«E sia.»
«E sia?»
«Andiamo.» Cedric si alzò, scuotendo via la polvere dal fondo dei pantaloni, «Datemi un pezzo di pergamena. Andiamo ora.»
«Così si fa!» strillò Michael, e tutti cominciarono ad acclamare il suo nome, «Quando vincerai dì a tutti che ti ho convinto io a partecipare o ti ucciderò!»

«Voglio entrare e parlare con Potter, tutto qui. Togliti di mezzo ora.»
«No! Dovete lasciarlo in pace! Dumbledore ha detto di non fargli domande e comunque non ha fatto nulla di male!»
«Io voglio sapere com'è morto il mio migliore amico!» urlò lui, «Voglio sapere se lui c'entra qualcosa!»
«Certo che no! È stato Tu-Sai-Chi!» intervenne la Granger, quasi in lacrime. Weasley la guardò scioccato e così lui.
«Hermione...»
«Guardalo, Ron!» disse lei, scuotendo violentemente i capelli crespi. Weasley effettivamente lo guardò, ma non si spostò dal ritratto della Signora Grassa.
«Scusami, credevo fossi solo... curioso come gli altri.» borbottò.
«Tu-Sai-Chi?» bisbigliò Michael con un brivido gelido.
«Sono sicuro che Dumbledore spiegherà tutto prima della nostra partenza. Domani c'è il banchetto, no? Aspetta solo un altro giorno.» il tono di Weasley si era fatto cauto.
«Io voglio parlare con Potter adesso.» ribatté lui, e non sapeva neanche perchè si fosse impuntato su questo, se voleva soltanto vedere in faccia l'ultima persona che aveva visto Cedric o se sapeva che oltre a questo non aveva nulla da fare se non tornare a chiudersi tra le tende del suo letto.
«No!» ripeté Weasley e stavolta il suo fu un vero ruggito, mentre allargava le braccia istintivamente come per impedirgli di sfondare il ritratto, «Si dà il caso che Harry sia il mio di migliore amico ed è distrutto anche lui! Non te lo lascerò fare!»
«Ron...» fece la Granger in un sussurro strozzato, ma restando dritta al suo fianco e con la mano stretta intorno alla bacchetta.
E Michael vide nella preoccupazione di Weasley la propria per Cedric fino a qualche giorno prima, nella sua feroce protezione la stessa amicizia che lo legava al fratello.
Una persona che si era guadagnata degli amici così non poteva aver fatto male a nessuno.
Si girò e tornò indietro, vuoto.

A colazione Hannah quasi svenne controllando l'orario.
«Noi del quinto anno stiamo per suicidarci, com'è il vostro?» domandò Justin, deglutendo forzatamente dopo aver dato un'occhiata al foglio che Ernie reggeva con mani tremanti.
«Già...» disse Wayne, che si era evidentemente ricordato di qualcosa, per poi alzarsi e andarsene senza una parola.
Gli altri lo guardarono allibiti.
«È impazzito.» commentò Sally-Anne.
«Dicevamo... Com'è l'orario del settimo?» si riprese Stephen.
«E chi se ne importa.» rispose Michael, imburrando un toast.
Il gelo calò sul tavolo.
«Beh, vedi,» cominciò Walter dopo aver scambiato un'occhiata con Quill che sembrava terrorizzato, «Dopo il quinto potete scegliere le materie su cui specializzarvi, quindi a seconda di quello che si vuol fare non sono molte le classi da seguire. Io per esempio voglio occuparmi dei draghi quindi ho Cura Delle Creature Magiche, Trasfigurazione, Incantesimi, Erbologia e Pozioni. Michael segue soltanto Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa Contro le Arti Oscure e gli altri non ricordo. In effetti lui è quello messo meglio.»
«Che gioia.» commentò Michael, sarcastico.
«Gazzetta del Profeta in arrivo.» annunciò Susan, nervosa. Controllò il giornale per bene mentre gli altri mangiavano, poi disse: «Niente. Non si parla più di Harry Potter o del preside.»
«Meglio così.» commentò Georgia, arrivando in quel momento, «Ero con Charlotte e mi ha raccontato che alla torre Gryffindor accusano Potter di essersi inventato tutto. Nessuno gli crede se non gli amici stretti.»
«Io ho visto un paio di Ravenclaw scappare da lui poco fa.» la informò Megan, sovrappensiero.
«Cosa pensano allora, che lo abbia ammazzato lui Cedric?» ringhiò Michael e tutti sobbalzarono, «Potter non era abbastanza forte, comunque, e poi Dumbledore perchè dovrebbe mentire?»
«E perché invece dovrebbe mentire il resto del mondo?»
Il gruppo si voltò a guardare Quill, incredulo. Era rosso in faccia ma sembrava determinato.
«Perché il resto del mondo è fatto di vigliacchi.» rispose lui freddamente.
«E se invece Potter se lo fosse inventato? Andiamo, potrebbe essere stato chiunque, anche un Mangiamorte, sì, ma non certo l'Os-Tu-Sai-Chi! Magari è lui che è fissato, lo sappiamo tutti che non è normale ed è ossessionato, e quindi ha pensato fosse lui, ma è impossibile!»
Quill non aveva mai parlato tanto a lungo né tanto meno aveva alzato la voce con qualcuno, quella era la prima volta in assoluto e Stephen era rimasto immobile con la forchetta a mezz'aria.
«Dì un po'... Ieri non ce l'hai detto, in che casa ti voleva smistare il Cappello Parlante? Hufflepuff sin dall'inizio?» domandò Michael, poggiandosi sullo schienale della sedia che stava facendo dondolare su due gambe e guardandolo beffardo.
«Questo non c'entra niente!» rispose lui, ormai paonazzo.
«Scommetto Slytherin come i tuoi genitori. Questo spiega perché tu sia così restio ad accettare la realtà... o forse ti farebbe piacere coprire il suo ritorno?»
«Michael!» esclamò Georgia, scandalizzata. Megan si era portata una mano alle labbra, gli altri non sapevano come reagire.
«Cedric era anche mio amico!» urlò lui; anche i ragazzi degli altri anni e qualche Ravenclaw si erano voltati a guardare ora, e Justin sospirò di sollievo accorgendosi che il trio di Potter se n'era già andato e che Harry non avrebbe assistito almeno a questo. «Non stai male solo tu!» proseguì, alzandosi in piedi, «Però io non gli credo! Non vuol dire che io sia uno di loro, però non gli credo! Per me è pazzo e Dumbledore è dalla sua parte perchè è troppo affezionato a lui! Vuoi uccidermi perchè non la penso come te? Fallo! Ma non cambia il fatto che non mi fido di lui!»
«Oh, immagino che tu stia soffrendo le pene dell'inferno.» commentò Michael imperturbabile, con un sorrisetto palesemente derisorio, «Eri così legato a lui, così importante nella sua vita... Come in quella di tutti del resto...»
«Michael, basta
Stephen reggeva la forchetta così forte che gli tremava la mano, ma il suo tono era fermo.
«Io non gli credo.» ripeté Quill come se non lo avesse sentito, «E tu vuoi credergli soltanto perché così puoi anche credere che sia stato come essere lì vicino a Cedric anche alla fine solo perché sai com'è andata, ma la verità era che non c'eri. Eri con noi.» e fuggì via.
Michael scattò in piedi lasciando cadere la sedia e Georgia strillò, afferrandogli il braccio che stava sollevando la bacchetta.
«Ti prego, no!» urlò, e Megan si coprì gli occhi con le mani, nella testa la voce di sua madre che diceva le stesse parole e nelle orecchie quella di Hannah che chiamava anche lei Michael e si aggrappava alle sue spalle spaventata.
«Lasciami andare!» ringhiò Michael, liberandosi con uno strattone con espressione tradita e disgustata, per poi lanciarsi verso il portone a grandi falcate col mantello che svolazzava ai suoi passi.
Justin, pallidissimo, si voltò verso gli amici del quarto, altrettanto pallidi e spaventati.
«Io... Lui... Rowan, non seguirlo!» esclamò, così allarmato che Rowan tornò a sedersi mentre i compagni di dormitorio lo convincevano che era giusto così, preoccupati quanto Justin.
Megan tra le lacrime incontrò gli occhi increduli di Lance, il ragazzino che le aveva scritto una lettera proprio quell'estate e che prima di allora la guardava sempre come se fosse un vampiro assetato di sangue. Ora non riuscivano a smettere di guardarsi, lui sicuramente sconvolto dalle sue lacrime e lei che rivedeva in lui Cedric, nei suoi lineamenti gentili e, come aveva notato nella sua lettera, nel suo modo di fare dolce. Faceva male, e per questo era ancora più difficile smettere.
«Che cosa diamine...»
La voce di Wayne la riscosse.
Appena tornato per mandare giù un boccone prima delle lezioni trovava la sedia di Michael rovesciata, l'amico e Quill spariti, tutti silenziosi e bianchi in viso e Megan che piangeva.
«Michael sta evidentemente pensando di adottare il cognome della madre e cominciare a torturare la gente. Quill ha dato di matto perchè non crede a Potter.» rispose Walter, versandosi del caffè, «E io dovrò affrontare Trasfigurazione e Incantesimi con lui. I M.A.G.O. non arriveranno mai troppo presto.»
«Ah.» replicò semplicemente lui.
«Dove diavolo eri?» domandò Stephen, fissandolo truce.
«A chiedere alla professoressa se ero ancora in tempo per cambiare piano di studio.»
«Spiegati.» ordinò Walter, sorpreso.
«Non voglio... Voglio fare il giornalista.» e lo disse con tale determinazione che nessuno osò controbattere, dato che di solito non metteva molta passione nelle sue parole.
«Vuoi scrivere la verità senza infangare i nomi altrui, scommetto.» disse Georgia, uscendo dallo stato di profonda prostrazione in cui era caduta.
«Qualcosa del genere, sì.»












Ora, per quanto riguarda Cedric, dopotutto saranno successe cose emozionanti anche a loro ai primi anni, sebbene io non ne parli spesso, così come è per tutti.
Si tornerà sui flashback vari anche nel prossimo capitolo “lezioni, punizioni e due ricordi”.
Rent e Jack, i giganti per altezza e nel caso di Rent anche per grossezza, erano nanetti, come lo era Megan che comunque è rimasta piuttosto bassa e magra.
Michael aveva già sentito da Ron ed Hermione che si trattava di Tu-Sai-Chi, ecco perché non ha reazioni eclatanti al banchetto, davanti a Dumbledore, sebbene non fosse convintissimo dato che erano solo le parole di due “mocciosi”. Harry non ha mai saputo niente degli assalti ai suoi amici mentre stava rintanato nella torre Gryffindor.

   
 
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