Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: OnlyHope    12/12/2010    10 recensioni
Per Sanae tutto iniziava davanti ad una fermata d'autobus, quello stesso giorno Tsubasa partiva per il viaggio che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. E mentre Sanae cercava la sua strada in Giappone, Tsubasa inseguiva con caparbietà il suo sogno in Brasile. Ma anche questa è la storia di un ragazzo che ama incondizionatamente una ragazza. Perché questa è la storia di Tsubasa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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FLY AWAY (Butterfly reprise)

Capitolo 16

Tutto quel che ho











Un mondo di emozioni, richiuso in pochi centimetri quadrati di velluto blu.
Un oggetto per sempre, come se fosse così semplice sintetizzare questi anni, in una cosa così piccola e dentro l’eternità.
Un periodo più o meno lungo di riflessioni, su cosa fosse giusto o sbagliato, su cosa ero in grado di chiedere o fare, finisce dentro quest’involucro, che entra giusto nel palmo della mia mano.
Le scuse sparite nel nulla e l’età che davvero non conta niente.
A cosa serve posticipare qualcosa, che può rendermi tremendamente felice, quando è chiaro, logico, che un giorno accadrà comunque?
Perché indugiare nella sofferenza, quando la felicità è a portata di mano?
Basta solo un gesto per afferrarla e dopo non resta che goderne.
E il coraggio deve essere trovato, anche se è difficile chiedere così tanto.
Chiederle, ancora una volta, il suo mondo, in cambio di tutto quel che ho.
Che non è allettante come sembra, che non appare, almeno ai miei occhi, come qualcosa da desiderare e ottenere, sacrificando tutto.
E la paura prende di nuovo un po’ il sopravvento, non posso evitarlo.
Perché quello che ho da offrire, da darle, è solo amore.
Amore in cambio di una moltitudine di addii.
Amore al modico prezzo della separazione da tutti gli altri affetti, della distanza da casa e del distacco dal proprio mondo.
E quello che mi spaventa di più, non è tanto la sua risposta, il timore di vedere infrante le mie speranze, ma la capacità che sento di avere per chiederle così infinitamente tanto.
Ma ormai non ho più alternative.
Non posso più vivere nemmeno un giorno senza di lei al mio fianco.
Non posso più accettare neanche un’ora di solitudine, né pochi metri di distanza.
Il mio cervello si rifiuta di pensare, anche solo un istante, all’idea di tornare come prima, alla vita grigia di un tempo.
E se lei vorrà accettarlo, tutto questo mio pretendere, allora io, giuro, non chiederò più altro.
E amerò ogni istante della nostra vita insieme, ogni secondo che mi ricorderà, scaldando il mio cuore, che non ci saranno mai più addii.
Se potrò sentire tutto il suo amore costantemente vicino, se potrò smettere di desiderarlo come un miraggio, mentre arranco tra le dune, ne sarò grato per sempre.
E’ un sogno così bello da accelerare i miei battiti, solo ammirandolo da lontano.
Solo sperando che si possa avverare, che lei possa accettarlo.
Mi sento a un passo dalla conquista del mondo.
Solo una sua parola e sarà mio.
Fisso la scatola di velluto, stretta sempre tra le mie mani e con un sospiro nervoso, rimugino sul come donare il suo contenuto, all’unica che abbia mai amato.
La mia attenzione si distoglie solo all’ingresso di Taro nella stanza.
Mi sorride, il suo sguardo si posa poi sull’oggetto tra le mie dita.
Torna a guardarmi e le sue labbra si addolciscono in un altro sorriso.
E non c’è un briciolo d’imbarazzo in me, non sento di nascondere nulla dietro la schiena, provo solo questa leggera ansia, che chiude leggermente il mio stomaco.
“E così l’hai fatto davvero...”
Annuisco, memore della nostra conversazione di ieri, dove come un folle, gli rivelavo il mio desiderio, tutte le motivazioni e la mia decisione finale.
Quella importante, che cambia la vita e che può renderla perfetta.
“Quando glielo darai?” chiede sedendosi accanto a me.
“Una volta finito il mondiale, quando sarò libero di concentrarmi solo su questo...”
Taro annuisce e sorride ancora.
“Ne sarà così felice...” mormora con l’aria soddisfatta, pregustando mentalmente la reazione di Sanae.
Vorrei poter essere pienamente d’accordo con lui, ma non ho questa sicurezza.
Sospiro alzando le spalle, attirando così un’occhiata curiosa del mio amico, che poggia una mano sulla mia spalla.
“Sarà felice...” e lo dice con tanto sentimento, che riuscirei a crederci del tutto anch’io in questo momento, se non fosse per le mie incertezze.
Perché so che Sanae mi ama, lo so davvero, ma questo non mi permette di dare per scontato che quest’amore la spinga ad arrivare a sposarmi.
Non così velocemente almeno, così presto e senza alcun preavviso.
Ma il desiderio di portarla via con me adesso, ha la stessa intensità del mio sogno da ragazzino di volare in Brasile.
E ho imparato, nella mia breve esistenza, che se si crede davvero tanto in qualcosa, prima o poi, questa si avvera davvero.
E Tsubasa crede nel suo sogno, è fuori discussione.
E con tutto il suo cuore...
Ci crede perché siamo noi due, Sanae ed io.








Il tiro in rovesciata è stato il primo insegnamento di Roberto.
Con una rovesciata ho battuto il mio maestro.
Con quel tiro che da piccolo avevo provato tanto, andando a sbattere, il più delle volte, la schiena al suolo e che ora mi regala il titolo più ambito, la gioia più grande.
Natureza caduto al mio fianco, la delusione dipinta sul volto mulatto.
Lo stadio un’esplosione, che mi risucchia dentro il suo trambusto, fatto del mio nome e di cori esultanti.
Mi unisco al coro gridando forte, le ginocchia sull’erba e i pugni alzati al cielo.
Mi volto a guardare il mio allenatore di sempre, l’uomo che mi ha insegnato tutto quello che so su questo sport e che ha dato massimo rilievo alle mie potenzialità.
Roberto Hongo.
Il mio maestro, che ho battuto sì, ma non del tutto.
Perché lo Tsubasa Ozora che ha appena segnato, è frutto di anni di fatiche, allenamenti e insegnamenti, che conducono a quest’uomo.
Il merito è anche suo, sua quindi una parte di vittoria, gli spetta di diritto.
E questo momento è mio, suo ma soprattutto nostro.
Del Capitano e dei suoi compagni di squadra.
I ragazzi mi circondano in un abbraccio collettivo e sono avvolto da un groviglio di mani, braccia, sorrisi e lacrime di commozione.
E non mi sono mai sentito così fiero di far parte di questo gruppo, come in questo momento.
Orgoglioso di essere il Capitano di questa incredibile squadra di talenti.
La mia euforia si mischia a quella dei ragazzi, diventando un tutt’uno e mossi da un’unica, comune volontà, corriamo verso la nostra panchina.
Dopo aver ringraziato a gran voce il mister Gamo, lo inglobiamo nel nostro abbraccio e lo lanciamo in aria, non senza qualche difficoltà.
L’allenatore tutto d’un pezzo, si commuove fino alle lacrime, strappandoci sorrisi riconoscenti.
Quando arriva il momento della premiazione, capisco di non aver ancora provato nulla in confronto.
Quando le mie mani alzano in alto la coppa, lo stadio emette un boato, che ha il potere di farmi sentire invincibile.
Sono il Padrone del campo verde davanti ai miei occhi.
Ebro di gioia e carico di autostima.
Orgoglioso della mia squadra e delle medaglie al loro collo.
Con un primo imbarazzo, accetto di parlare davanti a tutto lo stadio gremito, migliaia di occhi puntati su di me.
Man mano che le parole escono dalla mia bocca, acquisisco sempre più sicurezza e alla fine riesco a trasmettere agli altri l’entusiasmo che nutro per questo magnifico sport, che amo incondizionatamente.
Quando il mio discorso giunge al termine, lo stadio si unisce in un applauso collettivo e il cerimoniale si conclude.
Le autorità escono dal campo, la solennità del momento finisce ma non i nostri festeggiamenti.
Da piccolo ho sempre sognato di vincere il campionato mondiale.
Con la coppa in mano avrei corso, con i miei compagni, sotto le tribune e la curva, portando in trionfo il trofeo appena conquistato.
Immaginavo che sarei stato felice in un momento simile, ma non potevo prevedere quanta gioia mi avrebbe invaso.
E’ un momento incredibile, unico e irripetibile.
Non ci sono parole per descriverlo.
E’ semplicemente un meraviglioso momento di gloria.








Ora che il campionato è finito.
Ora che mi rimane poco tempo.
Ora, che non ne posso più di vivere con il dubbio atroce di non rivederla.
E’ giunto il momento.
Quello che mi divide in due.
Quello che bramo ma che, allo stesso tempo, temo.
In questi giorni dopo la finale ho avuto molte cose da sbrigare, come capitano della nazionale.
Interviste, incontri con le varie autorità e passaggi televisivi.
Come vincitore del mondiale anche la mia carriera ha preso una nuova piega, perché i miei risultati personali, non sembrano essere passati inosservati agli addetti del settore.
Roberto parla di contratti nuovi, dell’eventualità di cambiare squadra, addirittura continente.
L’idea mi elettrizza, devo ammetterlo, ma non posso pensarci adesso.
Non ho la testa per farlo.
Perché ora è il momento di dichiararsi, ancora una volta e in un incredibile parallelismo, che mi riporta indietro nel tempo, al periodo successivo alla vittoria del torneo di Parigi.
Lo Tsubasa di allora doveva confessare i propri sentimenti alla ragazza del suo cuore.
Quello nel presente, si appresta a chiederle di diventare sua moglie.
E sono passati solo poco più di quattro anni...
E con questa idea in testa ho scelto sempre lo stesso posto.
L’unico possibile dove porle la fatidica domanda.
Sotto quest’albero, che è stato testimone del nostro primo bacio.
Qui è ufficialmente iniziata la mia storia con Sanae e se la mia nuova vita con lei deve vedere la luce, non c’è altro luogo al mondo, dove farla nascere.
E’ partito tutto da qui e il cerchio qui si deve chiudere.
Ho lasciato Sanae ad aspettarmi, davanti al magnifico panorama della sua città natale.
Ho sorriso, leggendo la perplessità della sua espressione quando mi sono allontanato.
Solo, davanti all’interruttore delle luci, che il tecnico mi ha mostrato qualche ora fa, desisto un attimo dal premerlo.
Un attimo d’esitazione, perché so che poi non potrò più tornare indietro.
Perché quando le fronde dell’albero s’illumineranno, come in un sogno, come se fosse magico, nulla sarà più come prima.
Deglutisco nervoso e raccogliendo le forze, sposto la leva dell’interruttore.
Le mille luci bianche, che ciondolano dai rami, abbagliano per un secondo la mia vista.
Quando i miei occhi si abituano, mi ritrovo immerso in un luogo irrealmente bello.
Emozionato, m’intrufolo tra le luci e raggiunto il tronco, mi appoggio alla corteccia, aspettando che la mia farfalla arrivi, attratta dalla luce.
La mia attesa dura poco.
Una mano emerge facendosi spazio tra i fili luminosi, un passo e Sanae è dentro il mondo fantastico, che ho creato per lei.
Si guarda intorno meravigliata, girando su se stessa.
Sorrido vedendo la sua reazione, compiaciuto che sia esattamente quella che cercavo.
Mi guarda ora e il mio stomaco si contorce piacevolmente per l’ansia.
“Come diavolo hai fatto?”
Rimango in silenzio, perché non ho intenzione di banalizzare il tutto, raccontandole della mia visita al sindaco e della mia richiesta per un favore strettamente personale.
Portando un dito alle labbra, le rispondo che si tratta semplicemente di magia.
Sanae abbozza un sorriso e imbarazzata, torna ad accarezzare le piccole luci che la circondano.
“A cosa devo tutto questo? Perché se l’intento era essere romantico, allora ci sei proprio riuscito!”
Questa volta non rispondo, ma perché sono sopraffatto dalle emozioni ora.
Il respiro nel mio petto prende a essere un po’ irregolare e l’ansia continua a martoriarmi lo stomaco.
“Se lo sapesse Ishizaki, poi! Oh saresti sistemato a vita!” esclama ridendo, un briciolo di nervosismo trapela comunque nella sua voce.
Ho la gola secca, le mani sudate.
Mentalmente mi preparo a intraprendere l’impresa più importante della mia esistenza.
La osservo mentre si avvicina e in silenzio, si appoggia all’albero, proprio accanto a me.
E ora tutto il bel discorso che mi ero preparato, tutte le frasi ripetute dentro la mia testa, come una filastrocca da imparare a memoria, svaniscono, dissolvendosi in un baleno.
L’emozione annulla la razionalità.
Cancella ogni parola preparata.
Ma non mi preoccupo e prendo la decisione più saggia, o semplicemente quella più giusta.
Parlare a Sanae seguendo la scia delle mie emozioni.
Farlo subito, ora.
Adesso.
In un gesto un po’ insicuro mi sposto, andando a nascondermi dietro al tronco.
Lei fa per seguirmi, la blocco stendendo un braccio.
Non ce la posso fare guardandola subito negli occhi, sono troppo nervoso.
Troppo agitato.
Sospiro per buttar fuori l’ultima incertezza e cercando nei ricordi, inizio la mia nuova dichiarazione d’amore.
“Sono passati più di quattro anni dall’ultima volta che siamo stati qui insieme...”
Parto dall’inizio e quando li nomino questi anni, mi scorrono davanti agli occhi in una serie interminabile di eventi, emotivamente forti.
La sofferenza provata spicca tra tutte le altre emozioni, facendo da filo conduttore, purtroppo, tra i mesi trascorsi lontani l’uno dall’altra.
“Siamo stati pochissimo insieme in questo periodo, troppo poco. E non è stato facile. No. Per niente.”
L’oceano, il Brasile e il suo compleanno.
L’amore in quel giorno di pioggia, nel mio letto a Sao Paulo e la notte dopo la festa di benvenuto.
Il mio dolore solo in quella stanza d’albergo a Tokyo, la rabbia per quel bacio rubato e le lacrime di Sanae.
Gli aerei, gli stadi senza di lei e la casa vuota.
Sono tutte immagini marchiate a fuoco nella mia mente.
“Fa male stare così. Davvero male...”
Il cuore mi batte forte contro il petto e credo che morirò a breve, perché non è umanamente possibile sopportare tanto bussare.
“Ma c’è una soluzione. Ci ho pensato tanto...” mi bagno le labbra con la punta della lingua e alzo lo sguardo alle fronde illuminate di luce bianca.
“E’ la soluzione ideale per me...” faccio una pausa e traggo un respiro silenzioso, con la coda dell’occhio osservo il tronco, che mi divide da Sanae.
“E spero... che lo sia anche per te...”
Un sorriso carico di speranza distende le mie labbra.
Ora forse dovrei guardarla negli occhi.
Dovrei chiederglielo con fare sicuro, senza distogliere lo sguardo.
Ma ho paura...
Così tanta che quasi tremo...
Appoggio la nuca contro la corteccia ruvida, il cuore impazzito e chiudo gli occhi.
“Sposiamoci!”
Lo dico senza esitazione nella voce.
L’unica cosa che voglio ora è dividere la mia vita con lei.
Senza dovermene separare mai più.
Arrossisco violentemente quando, all’improvviso, Sanae si materializza davanti a me.
Entro leggermente nel panico vedendo la sua espressione incredula.
“Così non saremo più lontani!” aggiungo per rafforzare la mia posizione e questa volta la fisso, senza distogliere lo sguardo.
“E’ una proposta Tsubasa? Adesso... Questa... E’ una proposta?” la sua voce trema per l’emozione.
Mi guarda, come se da me dipendesse tutto il suo mondo.
Come se dalle mie labbra potesse uscire la sua salvezza o la condanna.
Posso vederlo chiaramente.
E ora so che anche lei lo vuole...
Che mi ama tanto, da essere talmente pazza da mollare tutto per me...
E’ chiaro che entrambi non desideriamo altro che commettere quella che molti definirebbero follia, soprattutto a causa della nostra età.
E le paure non esistono più.
Esiste solo un mondo fatto di certezze.
Le sorrido dolcemente.
“Sì...”
I suoi occhi tornano a illuminarsi di emozione, mente le sue mani corrono a coprire la sua bocca, aperta in un moto di sorpresa.
Rimane immobile a fissarmi, mi avvicino, poggiando le mie mani alla base della sua schiena, le braccia intorno alla vita e il mio viso vicinissimo al suo.
“Se tu mi vuoi...” sussurro e ora anche la mia voce è incrinata dall’emozione.
Dimmi di sì...
Voglio sentirlo...
Gli occhi di Sanae si colmano di lacrime.
Scoppia in un pianto a dirotto, che ha tanto il senso della liberazione.
Piange come se tutto il male che ha provato, all’improvviso, decidesse di abbandonarla e corresse lontano da lei, via da lei.
I suoi singhiozzi, che non hanno nulla di disperato, mi commuovono.
“Dammi la mano...” e la prendo tra le mie, mentre le sue piccole dita tremano per l’emozione.
Faccio scorrere l’anello lungo il suo anulare.
Sanae fissa la sua mano, alzandola davanti agli occhi e le sue lacrime sembrano, per un attimo, aver smesso di cadere sulle guance arrossate.
Ancora quell’espressione dolcemente sorpresa sul suo volto, poi ricomincia il pianto.
Prendo la sua mano tra le mie, guardandola negli occhi.
“Questo è un sì, Sanae?”
Un attimo mi separa dal paradiso.
Annuisce.
E mi sento libero...
Annuisce ancora, guardandomi negli occhi e c’è tanto amore in quello sguardo, che mi sento un po’ sciocco per aver preteso una risposta dalle sue labbra.
E come se il peso del mondo si fosse sollevato dal mio petto, sorrido.
Quando Sanae mi bacia, circondando di slancio il mio collo con le braccia, sento il sapore salato delle sue lacrime.
E non provo più dolore, né sofferenza.
Non mi spaventa più nulla.
Perché il mio mondo è racchiuso in questo piccolo corpo di ragazza.
Lo tengo stretto a me, con l’incredibile, meravigliosa consapevolezza che, d’ora in poi, non mi sfuggirà mai più.
Sorrido di nuovo quando i nostri sguardi s’incrociano ancora.
“Quindi ora siamo fidanzati!” esclamo tirando gli angoli delle labbra.
Ora che la tensione è svanita, sento montare dentro di me un’euforia tale da farmi sentire al settimo cielo.
Sanae annuisce, mentre tira su col naso e sorride divertita.
“Pensa quando lo saprà Ryo!” e alzo gli occhi al cielo.
Per la prima volta sento finalmente la sua risata, alla quale si unisce presto la mia.
Sono così felice!
E il suo sorriso è così bello...
Lo vedrò ogni giorno d’ora in poi...
E sarà stupendo...
Proprio come lei...
Un’esigenza incontrollabile prende all’improvviso possesso di me.
“Sanae...” la chiamo, tornando serio.
Lei mi guarda dolcemente, un sorriso incoraggiante distende le sue labbra.
Mi avvicino e le sfioro con le mie, socchiudendo appena le palpebre.
Senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, che lasciano trasparire le sue emozioni.
Mi sento perso in lei.
E anche se non c’è bisogno di dirglielo, lo faccio lo stesso.
Perché devo farlo, voglio farlo.
Deglutisco prima di parlare, mentre sento nei miei occhi, qualcosa che assomiglia tanto alle lacrime.
Sanae... ascoltami...
“Ti amo...”










Ringrazio tutte le persone che hanno letto lo scorso capitolo e in particolare chi ha lasciato un commento.
Mi scuso per non aver risposto alle recensioni con il nuovo form ma non ho molto tempo e quello che riesco ad avere, lo investo nella scrittura.
Vi sono comunque, come sempre, molto grata... grazie di cuore!
Un abbraccio, a presto OnlyHope^^

   
 
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