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Autore: Stupid Lamb    12/12/2010    20 recensioni
“Non voglio niente, Davide. Non devi metterti nei guai per me.”
“Ma tu… tu sei povera.”
“Lo so, ma questo non è un tuo problema. Hai già fatto molto per me. Non devi preoccuparti, chiaro?”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie a tutti per i commenti lasciati allo scorso capitolo

Grazie a tutti per i commenti lasciati allo scorso capitolo. Grazie anche a chi ha segnalato questa storia all’amministrazione di EFP: è stata inserita fra le Storie Scelte, e questo è un bel traguardo per me.

 

Buona lettura.

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Capitolo 6

 

2010

 

Davide non crede ancora alle sue orecchie.

Camila ha accettato di mangiare la pizza con lui e le sue coinquiline; si sente felice, si sente sollevato.

Era così decisa a cenare da sola. Era così decisa a chiudersi nella sua camera.

E’ stato Davide a farle cambiare idea? E’ davvero lei la ragazza che faceva la doccia con l’acqua fredda? Non sa cosa pensare. Le ha parlato di quella Camila, dei ricordi che per tutta la giornata sono affiorati nella sua mente: gli spogliatoi, i capelli arruffati e castani, la bocca grande e bella.

Davide non pensò che era bella 17 anni fa. Allora era semplicemente curioso, ingenuo.

Adesso però nota altri dettagli in lei e, che si tratti o meno della stessa persona, non manca di notare la bellezza di Camila.

E’ diversa da Alessia. Meno curata, meno truccata. Meno chiassosa.

Tuttavia le sue labbra attirano l’attenzione del ragazzo, che resta imbambolato dopo aver sentito la sua voce di conferma.

Sono tante le domande che si accavallano nella testa di lui. Una ha più voce delle altre: sei davvero tu?

 

Le pizze arrivano mentre Camila è nella sua camera. Vi si è chiusa dopo aver accettato l’invito, e lì è rimasta per le successive due ore, uscendo solo una volta per andare al bagno.

Davide ha trascorso il tempo con Ida e Alessia a parlare di esami universitari, ma ha tenuto l’orecchio perennemente teso verso il corridoio, in attesa di un qualsiasi rumore proveniente dalla stanza di Camila.

Quasi come se avesse aspettato il momento perfetto per apparire, lei apre la porta del suo nascondiglio proprio quando il fattorino delle pizze suona il citofono.

Si ritrovano nel corridoio; Davide, lei e Alessia.

“Ehi. Le pizze sono qui,” lei dice il primo, mentre Alessia va ad aprire.

Camila annuisce e gli passa accanto per raggiungere la coinquilina alla porta. A Davide non sfugge che ha un borsellino fra le mani.

“No,” dice, “faccio io. Pago io.” Afferra il portafoglio mentre il fattorino sale al piano. Alessia si fa da parte, sorridendo, mentre Camila resta al suo posto.

“No, grazie,” dice senza guardarlo.

“Insisto,” ribatte lui, afferrando una banconota da 50.

“No.” Camila scosta la mano di Davide con gentilezza. Un gesto che non sfugge ad Alessia.

Cami, smettila. Non vedi che Davide vuole offrirci la pizza?

Il tono con cui le si rivolge dà fastidio a lui, ma ancora di più a lei.

“Voglio pagare la mia,” dice senza guardarla in faccia. “Quanto le devo?” chiede poi al fattorino, finalmente giunto al loro piano con i cartoni caldi fra le mani.

Alessia li afferra, assieme alle lattine di Coca Cola, e lascia i due alla porta.

“Camila, lascia pagare me,” dice Davide.

“Puoi offrire la pizza a Ida e Alessia, ma-

“Ti prego,” le dice lui, ignorando il ragazzo che li osserva come se fosse ad una partita di tennis. Appoggia una mano su quella di Camila, intenta ad aprire il borsellino, e la stringe. “Lascia che sia io ad offrire, stavolta. Alla prima occasione lo farai tu, ok?”

Le sorride, pregando che tanto basti ad addolcire il suo orgoglio.

La guarda, notando come l’azzurro dei suoi occhi sia uguale a quello della ragazza povera e sporca di Carovigno. In verità ricorda appena quegli occhi, ma non importa.

Davide vuole che sia lei.

Distratta dal contatto fisico e dai suoi occhi marroni, Camila non si accorge del movimento della mano libera di Davide, che allunga i soldi al fattorino e accetta il resto senza neppure controllare che l’ammontare sia giusto.

Non avrebbe mai potuto permetterle di pagare la sua parte. Avrebbe insistito fino al mattino dopo, se necessario.

 

“Davide, la tua è quella con i funghi, giusto?”

“Sì, Ida. Grazie.”

Davide e Camila fanno ritorno in cucina in silenzio, senza neppure guardarsi in faccia. Lui è soddisfatto per essersi comportato da gentiluomo, ma vorrebbe che lei gli rivolgesse almeno una semplice parola. Non necessariamente unGrazie’. A Davide basterebbe qualsiasi cosa.

Alessia elimina la parte superiore dei quattro cartoni, in modo da occupare poco spazio sul tavolo, e appoggia la pizza con i funghi e il cotto a capotavola.

Davide fa il giro per sedersi fra lei e Ida, ritrovandosi di fronte a Camila.

“Buon appetito,” dice Ida.

Camila risponde a bassa voce.

E’ a disagio, e Davide sembra essere il solo a notarlo.

Alessia e la sua amica parlano del ragazzo che avrebbe dovuto unirsi a loro e che alla fine non ha potuto.

Lo fanno masticando e ridendo, pulendosi la bocca con i tovaglioli di carta prima di bere.

Lo fanno senza mai chiamare in ballo Camila. Come se fosse invisibile.

A lei sembra non interessare più di tanto. Mangia con la testa inclinata verso la pizza, mordendo ogni fetta con piccoli morsi e versando la bibita nel bicchiere. E’ l’unica ad utilizzarlo, mentre gli altri bevono direttamente dalla lattina.

Ad un certo punto, proprio quando si sta chiedendo se riuscirà – prima di andare via – a rivedere il viso di Camila, il telefono di Davide prende a suonare.

“E’ mia sorella,” dice subito, riconoscendo la suoneria personalizzata di Priscilla.

Ida e Alessia abbassano il volume della voce. Camila, senza che nessuno gliel’abbia chiesto (e, soprattutto, senza alcun motivo fondato) smette di masticare.

“Ciao, Pri.” La voce di Davide è spensierata. “Sì, sono vivo…” dice alzando gli occhi al cielo. Nel farlo nota che Camila lo sta guardando. “No, no. Sono a casa di amici. Si, stiamo cenando proprio adesso. Ok… ok. Divertiti, ciao.”

Chiude la comunicazione con il sorriso sulle labbra. “Scusate. Mia sorella aveva iniziato a darmi per disperso.

Camila riprende a masticare quando Davide afferra una nuova fetta di pizza.

“Certo che tua sorella ha un nome stupido,” dice Alessia. “Priscilla. Chi ha deciso di chiamarla così?”

“E’ stata mia madre,” risponde lui, ignorando l’aggettivo usato. “Priscilla era il nome della protagonista di un romanzo che ha letto da ragazza.”

“Fortuna che a te hanno dato un nome normale,” dice Ida. “Non oso immaginare gli sfottò a scuola. Priscilla, Priscilla. Priscilla come la fidanzata di Calimero.”

“Priscilla come Priscilla Corvonero,” le fa eco Alessia.

Ridono entrambe; ride a mezza bocca anche Davide, abituato da parecchio tempo a sentirne di tutti i colori sul nome della sorella maggiore.

“E’ soltanto un nome.” Camila è l’unica a non trovare divertente la presa in giro. “E non è stupido.”

Per la prima volta dall’inizio della cena, alza la testa per guardare gli altri, in particolare le sue coinquiline. “Ida è un nome corto,” continua. “Ma non per questo è stupido. E Alessia ha troppe S per-”

“Alessia è un nome perfetto,” la interrompe la ragazza.

E’ Davide, adesso, a muovere la testa come ad un incontro di tennis.

 “Se Alessia è un nome perfetto, allora lo è anche Priscilla,” risponde Camila senza battere ciglio.

Lo dice lentamente, con calma, ma i suoi occhi sono duri. Lo nota Davide, e lo notano anche le due ragazze, che smettono di ridere. Ida solleva le sopracciglia e lancia un’occhiata complice ad Alessia, la quale non è per niente contenta di essere stata messa a tacere.

“Che ti prende?” le chiede. “Non c’è bisogno di alterarsi per una cosa così futile. Scommetto che neppure Davide se l’è presa così tanto, vero?

Quando si volta verso di lui, Alessia vede che egli non è per nulla interessato alle sue parole.

Sta guardando Camila, e lo fa con una strana luce negli occhi. Una luce che Alessia non ha mai visto prima.

“Davide? Hai sentito cosa ho detto?”

“Sì,” risponde il ragazzo, senza però staccare lo sguardo da Camila. “Priscilla è un nome sciocco, forse, e probabilmente mia madre avrebbe dovuto pensarci di più prima di sceglierlo.” Sposta gli occhi su Alessia, diventando serio. “Però è il nome di mia sorella.”

Lo dice con fierezza, senza lasciare alle altre lo spazio per replicare.

 

“Sarà meglio che vada,” dice un’ora dopo.

La cena si è conclusa bene, nonostante il momento di tensione, e lui non ha potuto fare a meno di notare che Camila non ha più parlato. Le ragazze non l’hanno interpellata neppure una volta e quando ha provato a farlo lui, Camila ha risposto con un monosillabo, prima che Alessia interferisse per continuare al suo posto.

Quando le pizze sono finite e tutti si sono alzati da tavola, Ida e Alessia sono andate in salotto senza guardarsi indietro, parlando di un dvd da vedere con Davide; Camila è rimasta in cucina a riordinare.

Quando lui si è offerto di darle una mano per sparecchiare e lavare le posate sporche, Camila lo ha liquidato con un gesto della mano – gli occhi sempre bassi – e si è rifugiata accanto al lavandino.

“Di già?” chiede Alessia, pronta ad inserire il dvd nel lettore. “Non sono neppure le 11.”

“Lo so,” risponde lui. “Ma è da ieri pomeriggio che manco da casa.”

“Ma è sabato,” lamenta Ida.

“Lo so, però…” Davide è in imbarazzo.

“Va bene,” dice Alessia. “Non preoccuparti.” Appoggia il dvd sul divano e lo trascina in camera sua, per salutarlo lontano da occhi indiscreti. “Ti senti sommerso, vero?” gli chiede dopo aver chiuso la porta. “E’ troppo presto per passare tutto questo tempo assieme…

Davide si sente sollevato. “Ho passato una bella giornata, credimi, ma-

“Non devo spiegarmi nulla, ho capito.” Si avvicina e appoggia le mani sul suo petto. Lui l’abbraccia. “Sono stata bene con te,” sussurra.

“Anch’io,” risponde Davide, sfiorando le labbra con le sue.

“Voglio vederti ancora. Tu?”

Davide si limita ad annuire. Alessia risponde con un sorriso, prima di dargli un bacio.

Lui si lascia accarezzare e l’accarezza a sua volta, in particolare in corrispondenza del seno.

“Sarà meglio che vada,” le dice con il fiato corto, “prima che combini qualche sciocchezza.”

“Non sarebbe una sciocchezza,” ridacchia lei.

“Forse no, ma è meglio non correre,” dice. “Ci vediamo presto.”

“Non volevo offendere tua sorella,” sussurra Alessia prima di riaprire la porta. “Spero che non te la sia presa.”

“No, tranquilla,” risponde scuotendo il capo.

Quando escono nel corridoio, sbattono su Camila senza rendersene conto.

Lei ha due sacchi neri fra le mani, e con essi cammina verso l’ingresso.

“Ehi, attenta!” esclama Alessia. “Che c’è lì dentro?”

“Spazzatura. Scusatemi.”

Arriva all’ingresso, appoggia un sacco a terra e apre la porta per uscire, mentre Davide saluta Ida e dà un ultimo bacio ad Alessia. “Grazie per questa serata,” le dice.

“Grazie a te.”

 

Camila e Davide s’incontrano di nuovo nelle scale.

Davide le percorre di corsa, pensando di poterla raggiungere in strada, ma si ferma di scatto quando la sorprende, immobile, sui gradini del piano di sotto.

Nota i due sacchi neri, gonfi e sicuramente pesanti, e si offre di portarli al suo posto.

“No,” risponde Camila, avvampando. “Faccio da sola.”

“Sì, invece. Dalli a me, sono troppo…” Vorrebbe dire ‘pesanti’, ma quando li prende fra le mani si rende conto che il loro contenuto è leggero come una piuma.

La guarda con un’espressione di meraviglia nello sguardo, sorridendo quando la vede arrossire con maggiore intensità.

“Li ho riempiti di fogli di giornale mentre eri in con Alessia,” dice Camila, guardandolo negli occhi. “Volevo una scusa per parlarti. Possiamo parlare? Possiamo andare in un altro posto? A parlare in un altro posto?”

Davide non ha dubbi. “Sì.”

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