Grazie a tutti per i commenti lasciati allo
scorso capitolo. Grazie anche a chi ha segnalato questa storia
all’amministrazione di EFP: è stata inserita fra le Storie Scelte, e questo è
un bel traguardo per me.
Buona lettura.
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Capitolo 6
2010
Davide non crede
ancora alle sue orecchie.
Camila ha accettato
di mangiare la pizza con lui e le sue coinquiline; si sente felice, si sente
sollevato.
Era così decisa a
cenare da sola. Era così decisa a chiudersi nella sua camera.
E’ stato Davide a
farle cambiare idea? E’ davvero lei la ragazza che faceva la doccia con l’acqua
fredda? Non sa cosa pensare. Le ha parlato di quella Camila, dei ricordi che
per tutta la giornata sono affiorati nella sua mente: gli spogliatoi, i capelli
arruffati e castani, la bocca grande e bella.
Davide non pensò che
era bella 17 anni fa. Allora era semplicemente
curioso, ingenuo.
Adesso però nota
altri dettagli in lei e, che si tratti o meno della
stessa persona, non manca di notare la bellezza di Camila.
E’ diversa da
Alessia. Meno curata, meno truccata. Meno chiassosa.
Tuttavia le sue
labbra attirano l’attenzione del ragazzo, che resta imbambolato dopo aver
sentito la sua voce di conferma.
Sono tante le
domande che si accavallano nella testa di lui. Una ha più voce delle altre: sei
davvero tu?
Le pizze arrivano
mentre Camila è nella sua camera. Vi si è chiusa dopo aver accettato l’invito,
e lì è rimasta per le successive due ore, uscendo solo una volta per andare al
bagno.
Davide ha trascorso
il tempo con Ida e Alessia a parlare di esami universitari, ma ha tenuto
l’orecchio perennemente teso verso il corridoio, in attesa di un qualsiasi
rumore proveniente dalla stanza di Camila.
Quasi come se
avesse aspettato il momento perfetto per apparire, lei apre la porta del suo
nascondiglio proprio quando il fattorino delle pizze suona il citofono.
Si ritrovano nel
corridoio; Davide, lei e Alessia.
“Ehi. Le pizze sono qui,”
lei dice il primo, mentre Alessia va ad aprire.
Camila annuisce e
gli passa accanto per raggiungere la coinquilina alla porta. A Davide non
sfugge che ha un borsellino fra le mani.
“No,” dice, “faccio io. Pago io.” Afferra il portafoglio mentre
il fattorino sale al piano. Alessia si fa da parte, sorridendo, mentre Camila
resta al suo posto.
“No, grazie,” dice senza guardarlo.
“Insisto,” ribatte lui, afferrando una banconota da 50.
“No.” Camila scosta
la mano di Davide con gentilezza. Un gesto che non sfugge ad Alessia.
“Cami, smettila.
Non vedi che Davide vuole offrirci la pizza?”
Il tono con cui le
si rivolge dà fastidio a lui, ma ancora di più a lei.
“Voglio pagare la
mia,” dice senza guardarla in faccia. “Quanto le
devo?” chiede poi al fattorino, finalmente giunto al loro piano con i cartoni
caldi fra le mani.
Alessia li afferra,
assieme alle lattine di Coca Cola, e lascia i due alla porta.
“Camila, lascia
pagare me,” dice Davide.
“Puoi offrire la
pizza a Ida e Alessia, ma-”
“Ti prego,” le dice lui, ignorando il ragazzo che li osserva come se
fosse ad una partita di tennis. Appoggia una mano su quella di Camila, intenta
ad aprire il borsellino, e la stringe. “Lascia che sia io ad
offrire, stavolta. Alla prima occasione lo farai tu,
ok?”
Le sorride,
pregando che tanto basti ad addolcire il suo orgoglio.
La guarda, notando
come l’azzurro dei suoi occhi sia uguale a quello della ragazza povera e sporca
di Carovigno. In verità ricorda appena quegli occhi, ma non importa.
Davide vuole che sia lei.
Distratta dal
contatto fisico e dai suoi occhi marroni, Camila non si accorge del movimento
della mano libera di Davide, che allunga i soldi al fattorino e accetta il
resto senza neppure controllare che l’ammontare sia giusto.
Non avrebbe mai
potuto permetterle di pagare la sua parte. Avrebbe insistito fino al mattino
dopo, se necessario.
“Davide, la tua è
quella con i funghi, giusto?”
“Sì, Ida. Grazie.”
Davide e Camila
fanno ritorno in cucina in silenzio, senza neppure guardarsi in faccia. Lui è
soddisfatto per essersi comportato da gentiluomo, ma vorrebbe che lei gli
rivolgesse almeno una semplice parola. Non necessariamente un
‘Grazie’. A Davide basterebbe qualsiasi cosa.
Alessia elimina la
parte superiore dei quattro cartoni, in modo da occupare poco spazio sul
tavolo, e appoggia la pizza con i funghi e il cotto a capotavola.
Davide fa il giro
per sedersi fra lei e Ida, ritrovandosi di fronte a Camila.
“Buon appetito,” dice Ida.
Camila risponde a
bassa voce.
E’ a disagio, e
Davide sembra essere il solo a notarlo.
Alessia e la sua
amica parlano del ragazzo che avrebbe dovuto unirsi a loro e che alla fine non
ha potuto.
Lo fanno masticando
e ridendo, pulendosi la bocca con i tovaglioli di carta prima di bere.
Lo fanno senza mai
chiamare in ballo Camila. Come se fosse invisibile.
A lei sembra non
interessare più di tanto. Mangia con la testa inclinata verso la pizza,
mordendo ogni fetta con piccoli morsi e versando la bibita nel bicchiere. E’
l’unica ad utilizzarlo, mentre gli altri bevono direttamente dalla lattina.
Ad un certo punto,
proprio quando si sta chiedendo se riuscirà – prima di andare via – a rivedere
il viso di Camila, il telefono di Davide prende a suonare.
“E’ mia sorella,” dice subito, riconoscendo la suoneria personalizzata di
Priscilla.
Ida e Alessia
abbassano il volume della voce. Camila, senza che nessuno gliel’abbia chiesto
(e, soprattutto, senza alcun motivo fondato) smette di masticare.
“Ciao, Pri.” La
voce di Davide è spensierata. “Sì, sono vivo…” dice alzando gli occhi al cielo.
Nel farlo nota che Camila lo sta guardando. “No, no.
Sono a casa di amici. Si, stiamo cenando proprio
adesso. Ok… ok. Divertiti, ciao.”
Chiude la
comunicazione con il sorriso sulle labbra. “Scusate.
Mia sorella aveva iniziato a darmi per disperso.”
Camila riprende a
masticare quando Davide afferra una nuova fetta di pizza.
“Certo che tua
sorella ha un nome stupido,” dice Alessia. “Priscilla. Chi ha deciso di chiamarla
così?”
“E’ stata mia madre,” risponde lui, ignorando l’aggettivo usato. “Priscilla era
il nome della protagonista di un romanzo che ha letto da ragazza.”
“Fortuna che a te
hanno dato un nome normale,” dice Ida. “Non oso
immaginare gli sfottò a scuola. Priscilla, Priscilla. Priscilla
come la fidanzata di Calimero.”
“Priscilla come
Priscilla Corvonero,” le fa
eco Alessia.
Ridono entrambe; ride
a mezza bocca anche Davide, abituato da parecchio tempo a sentirne di tutti i
colori sul nome della sorella maggiore.
“E’ soltanto un
nome.” Camila è l’unica a non trovare divertente la presa in giro. “E non è
stupido.”
Per la prima volta
dall’inizio della cena, alza la testa per guardare gli altri, in particolare le
sue coinquiline. “Ida è un nome corto,” continua. “Ma
non per questo è stupido. E Alessia ha troppe S per-”
“Alessia è un nome
perfetto,” la interrompe la ragazza.
E’ Davide, adesso,
a muovere la testa come ad un incontro di tennis.
“Se Alessia è un nome perfetto, allora lo è
anche Priscilla,” risponde Camila senza battere
ciglio.
Lo dice lentamente,
con calma, ma i suoi occhi sono duri. Lo nota Davide, e lo notano anche le due
ragazze, che smettono di ridere. Ida solleva le sopracciglia e lancia
un’occhiata complice ad Alessia, la quale non è per niente contenta di essere
stata messa a tacere.
“Che ti prende?” le
chiede. “Non c’è bisogno di alterarsi per una cosa così futile. Scommetto che
neppure Davide se l’è presa così tanto, vero?”
Quando si volta
verso di lui, Alessia vede che egli non è per nulla interessato alle sue
parole.
Sta guardando
Camila, e lo fa con una strana luce negli occhi. Una luce che Alessia non ha
mai visto prima.
“Davide? Hai sentito cosa ho
detto?”
“Sì,” risponde il ragazzo, senza però staccare lo sguardo da
Camila. “Priscilla è un nome sciocco, forse, e probabilmente mia madre avrebbe
dovuto pensarci di più prima di sceglierlo.” Sposta gli occhi su Alessia,
diventando serio. “Però è il nome di mia sorella.”
Lo dice con
fierezza, senza lasciare alle altre lo spazio per replicare.
“Sarà meglio che
vada,” dice un’ora dopo.
La cena si è
conclusa bene, nonostante il momento di tensione, e lui non ha potuto fare a
meno di notare che Camila non ha più parlato. Le ragazze non l’hanno
interpellata neppure una volta e quando ha provato a farlo lui, Camila ha
risposto con un monosillabo, prima che Alessia interferisse per continuare al
suo posto.
Quando le pizze
sono finite e tutti si sono alzati da tavola, Ida e Alessia sono andate in
salotto senza guardarsi indietro, parlando di un dvd da vedere con Davide;
Camila è rimasta in cucina a riordinare.
Quando lui si è
offerto di darle una mano per sparecchiare e lavare le posate sporche, Camila
lo ha liquidato con un gesto della mano – gli occhi sempre bassi – e si è rifugiata
accanto al lavandino.
“Di già?” chiede
Alessia, pronta ad inserire il dvd nel lettore. “Non sono neppure le
“Lo so,” risponde lui. “Ma è da ieri pomeriggio che manco da casa.”
“Ma è sabato,” lamenta Ida.
“Lo so, però…”
Davide è in imbarazzo.
“Va bene,” dice Alessia. “Non preoccuparti.” Appoggia il dvd sul
divano e lo trascina in camera sua, per salutarlo lontano da occhi indiscreti.
“Ti senti sommerso, vero?” gli chiede dopo aver chiuso la porta. “E’ troppo
presto per passare tutto questo tempo assieme…”
Davide si sente
sollevato. “Ho passato una bella giornata, credimi, ma-”
“Non devo spiegarmi
nulla, ho capito.” Si avvicina e appoggia le mani sul suo petto. Lui
l’abbraccia. “Sono stata bene con te,” sussurra.
“Anch’io,” risponde Davide, sfiorando le labbra con le sue.
“Voglio vederti
ancora. Tu?”
Davide si limita ad
annuire. Alessia risponde con un sorriso, prima di dargli un bacio.
Lui si lascia
accarezzare e l’accarezza a sua volta, in particolare in corrispondenza del
seno.
“Sarà meglio che
vada,” le dice con il fiato corto, “prima che combini
qualche sciocchezza.”
“Non sarebbe una
sciocchezza,” ridacchia lei.
“Forse no, ma è
meglio non correre,” dice. “Ci vediamo presto.”
“Non volevo
offendere tua sorella,” sussurra Alessia prima di
riaprire la porta. “Spero che non te la sia presa.”
“No, tranquilla,” risponde scuotendo il capo.
Quando escono nel
corridoio, sbattono su Camila senza rendersene conto.
Lei ha due sacchi
neri fra le mani, e con essi cammina verso l’ingresso.
“Ehi, attenta!”
esclama Alessia. “Che c’è lì dentro?”
“Spazzatura. Scusatemi.”
Arriva
all’ingresso, appoggia un sacco a terra e apre la porta per uscire, mentre
Davide saluta Ida e dà un ultimo bacio ad Alessia. “Grazie per questa serata,” le dice.
“Grazie a te.”
Camila e Davide
s’incontrano di nuovo nelle scale.
Davide le percorre
di corsa, pensando di poterla raggiungere in strada, ma si ferma di scatto
quando la sorprende, immobile, sui gradini del piano di sotto.
Nota i due sacchi
neri, gonfi e sicuramente pesanti, e si offre di portarli al suo posto.
“No,” risponde Camila, avvampando. “Faccio da sola.”
“Sì,
invece. Dalli a me, sono troppo…” Vorrebbe dire ‘pesanti’, ma quando li
prende fra le mani si rende conto che il loro contenuto è leggero come una
piuma.
La guarda con
un’espressione di meraviglia nello sguardo, sorridendo quando la vede arrossire
con maggiore intensità.
“Li ho riempiti di
fogli di giornale mentre eri in con Alessia,” dice Camila,
guardandolo negli occhi. “Volevo una scusa per parlarti. Possiamo parlare?
Possiamo andare in un altro posto? A parlare in un altro
posto?”
Davide non ha
dubbi. “Sì.”
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