Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: CosmopolitanGirl    14/12/2010    9 recensioni
Il racconto si colloca immediatamente dopo la mitica scena della "camicia strappata", descrivendone sentimenti e pensieri, dell'uno e dell'altra. Leggendolo vi accorgerete che in alcuni punti ripercorre l'episodio del cartone "Una nuova vita". Espediente che ho utilizzato per mantenermi,almeno al momento, il più vicina possibile alla trama originale.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui con il secondo capitolo. Spero vi piaccia. E' anch'esso molto introspettivo. Troverete un Andrè abbandonato e malinconico, ed una Oscar che non avendo altro da fare può solo lasciare spazio ai pensieri, e forse... qualcosa dentro di lei si inizia a muovere. Nei prox capitoli, spero ci sia "la svolta".
Ringrazio, tutte coloro che gentilmente mi hanno seguita e recensita, nel precedente capitolo,ed un grazie particolare va sempre a Macchia Argentata, che sa come incoraggiarmi. Colgo l'occasione, visto che non manca ormai molto, per augurarvi un sereno Natale.


Cap.2
Il bocciolo di rosa bianca

Dormiva, disteso sul divano di broccato purpureo del salotto, di un sonno tanto profondo da apparire simile alla morte. Sul pavimento alcune bottiglie vuote palesavano quanto smodatamente avesse bevuto.
 Quando si trovava in quello stato, non sognava mai, ma questa volta fu diverso. Il suo sonno fu pervaso da sogni minacciosi. Era come se si trovasse in un bosco tetro, e più lo percorreva più diventava impervio. Cadde, e si ritrovò in una pozza di fango, tutto intorno saliva una fitta nebbia, che lo circondava sempre più, e più cercava di uscirne, più ne era risucchiato. Sembrava che la nebbia salendo consumasse l’aria utile a respirare, ritrovandosi ad ansimare faticosamente con una terribile fame d’aria.
 Cercò tutta la forza che aveva in corpo e urlò.
Dette un grido tanto orribile che sembrava lo stessero bruciando vivo. Uscì dal proprio cuore e attraversò la notte cupa del suo animo, come un fulmine in un temporale.
 Si svegliò col proprio urlo e inizialmente annaspò; muoveva le braccia di fronte a se come a cacciare la nebbia del sogno.
Aveva paura.
 Brividi lo percorrevano tutto, spaventato da un’angoscia mortale. Seduto sul bordo del divano, confuso, cercando di far chiarezza nei suoi pensieri angoscianti, una certezza improvvisa lo colse…non poteva vivere senza di lei.
 Era già mattino, uscì sul balconcino e inspirò profondamente l’aria che sapeva di terra umida, i raggi del sole lo scaldavano, e sembravano avessero un effetto terapeutico, lo spavento, infatti, stava passando, poco a poco la morsa che l’aveva attanagliato si stava allentando…
Lei gli mancava mortalmente… un pensiero apparentemente stupido lo sfiorò “ Chissà se …” si vergognava anche solo a formularlo questo pensiero”…se mi ha pensato in questi giorni?”
Voglio dimenticare…” Già, Oscar desiderava solo dimenticarlo, e non pensarlo, lo detestava. Come gli era potuto passare per la mente, che il pensiero di lui avrebbe potuto sfiorare la mente di lei?

***

Le onde si stagliavano con violenza sugli scogli. Il vento soffiava, tanto da produrre un leggero fischio, che si confondeva con gli strilli rauchi dei gabbiani.  Le alte scogliere erano vestite di rocce di granito rosa*, strano fenomeno naturale  dovuto all'erosione del mare e del vento, che nei secoli avevano plasmato a loro piacimento questi maestosi faraglioni.
 Seduta sulla bianca sabbia guardava davanti a se, il rosseggiante sole che piano piano s’inabissava nell’oceano. Quello stato di inquietudine e rabbia che l’ accompagnava da giorni, non l’aveva ancora abbandonata.
Erano notti ormai, che non riposava. A malapena riusciva ad appisolarsi, ma questo certo non le era di grande aiuto, anzi, peggiorava semmai la situazione. Si sentiva stanca e irrequieta. Inspirò a pieni polmoni l’odore di salsedine, che il calar della sera rendeva percepibile con maggiore intensità. Notò che stava salendo la marea, e ci mise un attimo a fare un parallelismo con il suo umore. I suoi stati d’animo da “quel” giorno cambiavano repentinamente.
Come la marea, pensieri, ricordi, e domande ancora senza risposta, comparivano e scomparivano instancabilmente. I problemi dai quali fuggiva, l’avevano inseguita, scovata anche in quel posto ameno, e senza pietà la dilaniavano.  Si era come anestetizzata, chiusa a chiave da una paura che tuttavia le era diventata amica.

***

Passeggiava inquieto lungo la riva del laghetto, mordendo una vermiglia mela.
 La nonna vedendolo bighellonare per casa gli aveva intimato di allontanarsi, era solo di impiccio. Il tempo, per lui, sembrava si fosse fermato, si annoiava avvilentemente. Da quando Oscar era partita, erano trascorsi già tre giorni, “ Il suo primo viaggio da sola…”.
Aveva cercato, inutilmente, per la verità, di trovare un occupazione, un qualcosa che l’aiutasse a distrarsi, e che lo facesse sentire utile ma…tutte le mansioni possibili ed immaginabili erano già occupate a palazzo Jarjayes , e lui fino ad oggi non se ne era mai reso conto.
Da bambino aveva fatto da corrispettivo di “dama di compagnia” ad una bambina che doveva crescere come un maschio, e da giovane, aveva continuato con un compito analogo, se non addirittura uguale, solo che aveva un nome ben specifico: Attendente.
Si sdraiò tra l’erba, le braccia dietro la testa… rifletteva sul senso della sua vita. Ed i suoi pensieri fluttuavano nella sua mente, come una ninfea stava facendo nel laghetto.
Lui non solo viveva per lei, perché l’amava disperatamente, ma lei era anche il suo lavoro,
 “ Perfetto!! Non sono solo un uomo che non potrà mai coronare il suo sogno d’amore, ma anche senza arte e ne parte…” le sue labbra si stirarono, e gli angoli della bocca salirono di poco, dipingendo, sul suo bel viso, un sorriso amaro.
Il senso di colpa con il quale si confrontava da diversi giorni, stava lasciando il passo ad un sentimento di rabbia, nei confronti di colei, che per un’intera vita, aveva fatto di lui ciò che voleva. Ma a pensarci bene, non era inquietato con lei, ma con se stesso; si, perché era stato lui ha permetterglielo, creando con lei un rapporto che andava ben oltre i suoi compiti da servo.
“Ufff…è inutile che mi arrabbi, non c’entra nessuno, tantomeno Oscar. Il tempo non torna indietro ed il passato resta ciò che è stato,ma… posso cambiare il futuro. Almeno provarci. Proprio come ha detto il vecchio cantore, la notte in cui Oscar è partita!”
“L’uomo può vedere due tipi di luce a questo mondo: una è la luce del sole, e questa può essere facilmente vista dall’occhio umano; l’altra, è la luce del cuore, la fiamma interiore della speranza…ed è questa, la luce più importante. Anche se un uomo ha sbagliato, questa luce interiore gli darà sempre la possibilità di trovare la vera felicità.  Non perderti mai d’animo”.
Andrè desiderava solo che lei lo perdonasse, sapeva che le cose tra loro non sarebbero mai tornate come un tempo, era da stupidi pensarlo,  ma…ci avrebbe provato. Con tutto se stesso, avrebbe cercato di rimediare, e di salvare il salvabile, perché in più di vent’anni di amicizia, qualcosa doveva pur covare sotto la cenere. Magari con costanza e pazienza lei…forse…

***

Tic-tac-tic-tac, la pendola sul comò batteva inesorabilmente il tempo.
 Emise uno sbuffo profondo mentre, per l’ennesima volta, si girava tra le coperte.
 Morfeo, anche quella notte, non aveva intenzione di accoglierla tra le sue braccia: “Del vino…ecco cosa mi ci vuole!” Scese in cucina con una coperta a coprirle le spalle e una candela in una mano. Armeggiava tra i barattoli della dispensa alla ricerca di una bottiglia di vino, quando da dietro le sue spalle: “Madamigella? Avete bisogno di qualcosa?”
Il cuore di Oscar sobbalzò al suono della voce di Annette.
 Avrà avuto qualche anno in meno della nonna e insieme alla sua famiglia, quando i Jarjayes erano assenti, viveva nella dependance della servitù, essendo la villa in Normandia, una casa di villeggiatura,  era necessario che ci fosse qualcuno, tutto l’anno, a prendersene cura.
 “Ecco io…stavo cercando… dei fiori di camomilla… per un infuso” rispose imbarazzata. Non voleva che la vecchia Annette la considerasse una specie di alcolizzata.
 “Non riuscite a dormire?” disse la governante mentre si muoveva sicura in cucina, apparecchiando velocemente per l’altera contessa.
“Già…” rispose sconsolata.
 “Troppi pensieri?”
 Oscar s’irrigidì e la gelò con lo sguardo; Annette non se la prese più di tanto, la conosceva da quando era piccola, e sapeva che questo soggiorno solitario e improvviso non era indicativo, di uno stato di serenità e gioia della giovane donna.
Nell’attesa che i fiori essiccati riprendessero vita nell’acqua bollente, rilasciando quella sostanza giallina, dalle indiscusse proprietà calmanti, le disse:” Madamigella, avete mai pensato che forse, se i pensieri vengono a farci visita è perché vogliono dirci qualcosa? Perché ostinarsi a cacciarli via e non lasciare che loro ci parlino?”
 Fu come se quelle parole avessero la capacità di far del male a chi le riceveva, avvertì come una pugnalata, e senza neanche guardarla uscì salutando a mezza bocca, la candela in una mano e la camomilla nell’altra.
Solo pochi istanti e rifece capolino sulla soglia della porta. Si guardava intorno con fare di chi cerca, “ Avete dimenticato qualcosa,  Madamigella?”
 “Uhmm…si! Cioè...no! Pensavo di aver scordato qualcosa ma…Buona notte e grazie ancora.”
Invece di tornare nella sua stanza si diresse verso la biblioteca; L’assalì  l’odore di polvere e di chiuso, un odore particolare però, dato dalle fodere di pelle dei libri e dalle loro pagine ingiallite dal tempo “I libri hanno un buon odore”… ad Andrè è sempre piaciuto quell’odore.
 Scorse distrattamente alcuni dei titoli, ma una copertina di pelle rossa attirò la sua attenzione: “L’Odissea”**.
 Si sedette in terra, la schiena poggiata a uno dei fronti della lunga parete attrezzata a libreria, che costeggiava l’intera stanza. Sfogliò le pagine del libro, facendole scorrere velocemente in una mano, inspirandone l’odore tanto caratteristico. Il flusso dei fogli si fermò automaticamente in mezzo a due pagine.
 Un bocciolo di rosa bianca essiccato.
” Oscar guarda!! Guarda, che bella questa rosa, la voglio mettere tra le pagine di un libro e farla seccare, così resterà per sempre intatta”.
“Ahahhahaha ma cosa dici??? Non è una viola del pensiero!! Quelle si, che si mettono tra le pagine dei libri, ricordi? Me l’ha fatto vedere la mamma, ma i boccioli di rosa?? Quelli no, sono troppi grossi, il libro non si chiuderebbe”.
“ Non è vero!!!” le rispose stizzito “la metterò ugualmente all’interno di un libro e stai a vedere come, quando l’anno prossimo torneremo, sarà più bella di una viola.”
Negli anni,erano tornati in quella casa altre volte, ma di quel bocciolo di rosa bianca, ne avevano perso memoria…
”Aveva ragione…ha sempre ragione lui...Maledizione!!”
 Il suo braccio sottile, si mosse rapidamente con scatto felino, e...l’Odissea sorvolò la poltroncina di velluto blu, andando a sbattere violentemente, contro un angolo del bordo del camino.
Sospirò… “E’ mai possibile che non ci siano ricordi miei, che non siano in nessun modo legati a lui???” “ Ufff…” scosse il capo con fare rassegnato. Ultimamente era una domanda che si poneva spesso, troppo spesso…tuttavia, non riusciva a venirne a capo, era come se dove finisse lui, iniziasse lei e viceversa…
La camomilla stava facendo effetto, decise di ritirasi nelle sue stanze, ma...fu colta di nuovo da quella sensazione, quel senso di vuoto, di mancanza.
Si volse indietro, si guardò...nulla, anche questa volta non aveva dimenticato niente, eppure…

***

Gente che entra, gente che esce…questo è il continuo via vai di una taverna. Persone che entrano con uno stato d’animo e ne escono, per lo più barcollando, con un altro. Aveva perso il conto di quanti bicchieri di vino avesse ingurgitato con avidità. Ciononostante… tutto questo bere riusciva ad intorpidirgli solo le membra , non certo la mente, quella continuava a pensare a lei, ininterrottamente.
Il piede, batteva sul pavimento un ritmo non udibile ad orecchio umano, era più una manifestazione di irrequietezza che lo pervadeva sempre più.
“ Voglio arruolarmi anch’io nei soldati della guardia! Voglio arruolarmi anch’io nei soldati della guardia!” Assestò un energico pugno sul bancone.
 Il tono era fermo e deciso, ma le parole strascicate ed impastate dall’effetto di quel liquido bordeaux, nel quale si percepiva, un retrogusto di chiodi di garofano, che con cupidigia aveva tracannato nelle ultime ore. Fu in quel momento che Alain, un omaccione in divisa, con l’immancabile fazzoletto rosso avvolto intorno al collo:” Ahahahhahahah ti piacerebbe davvero?? Io non credo che faresti un grosso affare, non è una vita facile la nostra…”
“Alain, abbiamo l’ordine di sorvegliare le strade, questa notte”, disse un altro soldato ancora sulla soglia.
“ Va bene…Ciao amico!” rispose un po’ contrariato.
“Alain aspetta…tu fai parte dei soldati della guardia giusto?” Ecco, la possibilità che stava cercando si palesò a lui, sotto forma umana.
“Si, te l’ho detto l’altra volta…”
“Allora devo chiederti un favore…”

***

Camminava in riva al mare, lasciando sul bagnasciuga orme pesanti come la sua anima. Si alzava la mattina presto, quando il sole faceva capolino all’orizzonte, ed andava a dormire con l’arrivo del buio. Non aveva null’altro da fare, niente marce, niente allenamenti con la spada, nessuno spostamento delle Sue Maestà da organizzare; seguiva solo il ritmo naturale della terra. Da alcuni giorni, aveva ripreso a dormire e il suo umore era impercettibilmente migliorato. Poggiò la schiena sulla plancia di una barchetta di pescatori, ritirata sulla riva, e decise di dedicarsi alla lettura. Da quando aveva sfogliato l’Odissea, se la portava dietro come un feticcio, utilizzando, il bocciolo di rosa bianca essiccato come segnalibro. Le avventure di Ulisse le erano sempre piaciute, molto meno sua moglie Penelope. Da adolescente, l’aveva sempre considerata una donnetta, che rassegnata al ruolo domestico, tesseva una tela aspettando un uomo che aveva preferito viaggiare e conoscere il mondo, alla propria moglie… ma si sa, una lettura fatta a quindici anni è diversa se fatta a trenta. Penelope aveva cresciuto un figlio da sola facendole da madre e da padre, ed era riuscita con un espediente a contrastare la bramosia dei Proci.
 Stava rivalutando quella donna.
Nascere donna richiede coraggio, e lei questo lo sapeva bene.
 E’ un avventura, una sfida inesorabile, bisogna battersi continuamente e non si parla di un semplice duello con la spada, essere donna significa lottare contro una società fatta di uomini, per gli uomini, che godono di libertà e privilegi che alle donne non sono concessi, considerate solo per il loro aspetto esteriore e non per la loro intelligenza. Si, perché dentro quel corpo morbido e rotondo, si cela un essere penante, forte, a suo modo, e che non ha nulla di meno rispetto ad un uomo***.
Lei ne era la prova vivente. Soppesava seriamente l’idea che l’essere donna non escludeva necessariamente l’essere un buon soldato. In effetti, lei questo lo faceva da sempre. Era una donna e viveva come un uomo…
“Ah… Andrè ci è arrivato prima di me…Ma questo non glielo dirò mai e poi mai, non gli darò questa soddisfazione!!”
Troppo orgogliosa e caparbia per ritornare sui suoi passi.
 Pur di non venire meno, alla decisione che aveva preso, non avrebbe mai mostrato al mondo, e tanto meno a lui, che le certezze nelle quali si era rifugiata per tutta la vita, si erano sciolte come neve al sole…”Una rosa non potrà mai essere un lillà”.
 Giocherellando con il bocciolo tra le dita riprese a leggere.
 Si sentiva vicina all’errante Ulisse; non perché fosse una viaggiatrice, pur avendone la possibilità economica, e il lignaggio adeguato a concedersi soggiorni culturali nella più belle città del mondo, non era mai stata oltre i confini della Francia. Eppure le sarebbe piaciuto tanto viaggiare…
 Odisseo era più simile a lei, più che altro per la metafora che il viaggio rappresentava. Stava anche lei facendo un viaggio, un viaggio interiore, dentro sé stessa alla ricerca della sua identità. Aveva vissuto senza vivere realmente, questo succedeva da sempre, solo che adesso se ne rendeva conto. Adesso non poteva più fare finta di niente, non poteva più andare avanti così, perché a furia di vivere con quella divisa che si era cucita addosso, non era più lei.
 “Quando ho smesso di essere Oscar?” non lo sapeva con precisione, era successo, lentamente… “Gutta cavat lapidem”…goccia a goccia nel corso degli anni. Oscar non c’era più, quello che ne restava era solo il frutto di ciò che altri avevano voluto per lei, impedendole di vivere. Per amore di suo padre si era trasformata in un uomo; per amore di Fersen si era umiliata fingendo di essere nuovamente quella che non era, disposta, perfino, a cambiare vita per lui****, a trasformarsi in una donna, ad abbandonare gli abiti maschili e indossare vestiti e belletti per tutta la vita…
 “Quanto sarebbe durata in quella farsa?”
E poi.. l’amare, non significa rispettare le scelte, ed i modi di vita, della persona che ti è accanto? Fersen non l’aveva mai considerata una donna, non l’aveva mai guardata sotto quell’aspetto…
 Si rese conto che era davvero se stessa solo con Andrè.  Lui si era innamorato di lei, proprio per come era realmente e non per ciò che fingeva di essere. Se solo l’avesse capito prima…
Certo, lei non poteva amarlo, lui era come un fratello per lei, e poi dopo quello che le aveva fatto…
Non l’aveva ancora perdonato, ma…si portò, come per un impulso naturale, la mano sulle labbra, le dita compirono un breve viaggio, disegnandone i contorni, ed arrossì al ricordo di quell’unico bacio, il primo della sua vita, che Andrè le aveva rubato…
Non avrebbe potuto odiarlo per sempre.
 
* Ho fatto una breve ricerca ed in Normandia esiste una spiaggia con rocce rosa.
** All’epoca i classici greci e latini facevano parte della formazione dei nobili.
*** L’ho ripreso da una relazione finale, che scrissi un paio d’anni fa per un corso di formazione.
**** Lo dice  la stessa Oscar, nell’episodio “cuore di donna”.
  Ps. Avreste sicuramente notato che Oscar avverte un senso di "mancanza", non crediate che mi sia dimenticata di portarlo a compimento...è irrisolto solo momentaneamente.
 

 
 
 
 
   
 
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