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Autore: InuMilla    14/12/2010    4 recensioni
Quando l’ultimo giorno di lezione dell’ultimo anno della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts suona la campanella dell’ultima ora, hai la sensazione che quello sia l’ultimo secondo di una parte molto importante della tua vita. Ti sembra l’ultimo secondo della tua adolescenza; e , anche se in questi lunghi sette anni, a volte un minuto non passava mai, quel secondo sonoro che fa “dring” ti sembra lungo un’eternità, più di qualunque altro momento trascorso in punizione a riscrivere sempre la stessa frase o a pulire la Guferia alla maniera Babbana.
Ispirata a "Notte prima degli esami"
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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A Lisa,                        
il capo Alfa               
del mio branco.
Perchè è bellissimo           
passare l'ora
di educazione fisica          
a parlare con lei.

 



                                                                                                                                                                                                                                                              


Ieri
                   Why she had to go
                                     I don't know, she wouldn't say
                                I said something wrong
                                                    Now I long for yesterday...





E’ strano.
Vi siete mai accorti che a volte basta un oggetto, un colore, un odore per rievocare ricordo, senza che lo abbiate chiesto, senza che lo vogliate? Quel ricordo è rimasto appiccicato a quel qualcosa in cui vi siete imbattuti per caso e, inevitabilmente, vi assale, quasi come se non avesse aspettato altro che il momento giusto per annebbiarvi la testa e intorpidirvi i sensi di nuovo.
E che sia bello o brutto, quel ricordo vi si presenterà nitido, con tutte le sue forme, i suoi odori, i suoi colori. Vi accorgerete presto che non gli  si può scappare, a meno che voi non mettiate via quella foto, non vi spostiate da quel preciso angolo della Sala comune, non riponiate nel cassetto quel regalo… e non sempre è facile farlo.

E’ così che mi sono imbattuto nel ricordo di quel pomeriggio passato con Lily. E’ bastato ritrovare per caso quella foto, scattataci da una compagna di scuola, perché ogni immagine ritornasse alla memoria.
E, ad ogni istante, quel ricordo pulsava più dolorosamente contro le pareti della mia testa, perché sapevo che quei momenti, da me tanto agognati, non si sarebbero mai ripetuti.

 







«Senti, Potter. Vedi di finirla, altrimenti… »
« Altrimenti cosa, Evans?»
«Altrimenti ti affatturo, e lo sai che lo faccio. »
«Sto tremando di paura. »
«Fai bene. »
«Evans, mi farai paura quando Piton si farà uno shampoo. »
«Potter, sei il solit--- »
Non seppi mai cosa ero, perché la frase, detta tra le risate, le morì in gola, quando lei intuì le mie intenzioni.
Io le stavo semplicemente mostrando gli indici alzati, ma lei sapeva cosa significava.
« Non provarci nemmeno, Potter!» disse lei, scuotendo la testa.

Quante volte mi aveva rivolto quella stessa frase con sguardo minaccioso, nei passati sei anni?
Quella volta non c’era traccia di minaccia nei suoi occhi, per fortuna.
Stavamo scherzando. Stavamo scherzando insieme, finalmente.

Mi avvicinai e presi a farle il solletico sui fianchi. Con l’agilità di chi è abituato ad attacchi del genere, lei sgusciò via e corse dietro un muretto, dal quale poi mi guardò.
«Vai via! Non ti avvicinare! » disse, ma il suo sguardo divertito mi invitava a fare l’esatto contrario. Le corsi incontro.
Lei cercò di fuggire,di nuovo, ma ovviamente io l’afferrai per i fianchi, sollevandola leggermente da terra.
Andiamo, credeva davvero di poter scappare?

«Potter, lasciami! » strillò,  scalciando.
Però rideva. E la sua risata cristallina mi riempiva le orecchie, scaldandomi il cuore come se fosse la mia canzone preferita.
«No che non ti lascio. Adesso che ti ho presa, non ti lascerò più. » le dissi, serio.

I suoi piedi tornarono a terra e lei si voltò verso di me.
Lessi la sorpresa, in quegli occhi smeraldo e sorrisi. La stessa sorpresa l’avevo vista qualche giorno prima, quando –come diceva lei- l’avevo convinta ad uscire con me.
I nostri sguardi restarono incatenati per qualche secondo. Non riuscivo a smettere di guardarla perché mi sembrava letteralmente impossibile che lei fosse lì, tra le mie braccia, e non stesse cercando di colpirmi con il primo oggetto contundente nelle vicinanze.

Le nostre dita si intrecciarono. Posso solo  tentare di esprimere ciò che provai a quel semplice gesto e sicuramente non riuscirei a rendere giustizia alla gioia che si mostrò attraverso il mio sorriso che, miracolosamente, era specchio del suo.

Quasi come se avesse sentito il mio bisogno di una prova tangibile di quegli istanti, un’amica di scuola con la fissa per le foto immortalò quel momento, porgendoci poi questo pezzo di carta che adesso stringo convulsamente tra le mani.
Avrei voluto che quel momento durasse per sempre.

«James! JAMES!»
Certo. Come pensare ” vorrei che Piton si lavasse i capelli”.
La voce di Peter irruppe in quel bellissimo istante come uno spillo che rompe una bolla di sapone.

«Vieni»  la sua voce preoccupata, però, mi mise in guardia.
Mi voltai verso Lily e risposi al suo sguardo confuso con uno di scuse. « Resta qui, torno subito» la rassicurai, prima di voltarmi per seguire Peter verso un vicolo buio e poco frequentato, a pochi metri da dove ci trovavamo.
Sperai di non averla offesa, ma in realtà credevo che lei avesse avvertito l’urgenza nella voce di Peter, proprio come me.

Voltammo l’angolo. Quello che riuscii a distinguere, all’inizio, fu una cupola di mantelli scuri: un manipolo di persone erano in cerchio, chine su qualcosa che si trovava in mezzo a loro.
«Forza, Mulcibier! Non avrai mica paura di colpire questa feccia? Lo sai cosa è?» una voce femminile impregnata di scherno si levò alta sopra i mormorii di approvazione e le risate.
Poi, un lamento, qualche altra battuta e , alla fine, un «Crucio!»

Qualcuno si lamentò, in preda al dolore, e la voce di quel qualcuno mi suonò spaventosamente familiare.
«Razza di bastardi!» qualcuno sbottò queste tre parole, sputando odio ad ogni sillaba.

Non era possibile…

«L’unico bastardo qui è il tuo amichetto, cugino, o almeno così supponiamo; merita comunque una lezione. Lui e anche tu.» di nuovo la donna di prima ma, questa volta, la sua voce era quasi alterata dal disgusto.

La mia mano si strinse istintivamente attorno alla bacchetta e, prima che uno di quei Mangiamorte potesse fare un’altra mossa, un raggio di luce rossa andò a colpire quello che mi stava proprio davanti che, cadendo, mi lasciò libera la visuale sugli ostaggi.

A terra, circondati da ben sette (otto, più quello Schiantato) brutti ceffi incappucciati, c’erano Sirius e Remus, Disarmati e soli.

«Ma che bravi! » sbottai a denti stretti «Otto contro due. Siete l’immagine stessa del coraggio. »
Una donna si face avanti, squadrandomi. Il suo volto era stranamente familiare; sarebbe stata anche bella, se ogni tratto del suo viso non fosse stato deformato dalla rabbia.

Accanto a me, Peter tremava.

«E tu chi sei?» domandò. Era stata lei prima ad incitare quel tale Mulcibier (che adesso giaceva supino per terra) a colpire Remus con la maledizione Cruciatus. Ed era sempre lei che aveva chiamato Sirius cugino.

Bellatrix Black.

«Sono quello che vi farà il culo a strisce se non lasciate andare Remus e Sirius. »
«Se noi siamo poco coraggiosi, tu sei uno sciocco a pensare di poterci battere da solo. Uno contro sette? Credevo che almeno sapessi contare, Potter.» mi rimbeccò subito una voce strascicata e melliflua. Del proprietario riuscivo a vedere solo il naso, che era troppo grande anche per il cappuccio da Mangiamorte : Mocciosus.

«Dovevo immaginarlo che c’eri tu dietro questa storia, Mocciosus. Adesso ti nascondi dietro i tuoi amichetti Mangiamorte per prenderti le tue piccole vendette personali?»
La risposta fu una maledizione che riuscii a scansare giusto in tempo. Mocciosus era noiosamente prevedibile a volte.

Fu come se qualcuno avesse sventolato la bandierina a scacchi del via : maledizioni iniziarono a volare da ogni direzione, ma io ero troppo concentrato sul mio bersaglio per preoccuparmi di bazzecole come uno Schiantesimo che mi mancava per un pelo di Unicorno. Vedevo solo Piton, che sembrava particolarmente intenzionato, se non a uccidermi, almeno a menomarmi gravemente. Insomma, sembrava che ce l’avesse con me, più del solito…

Il trambusto creato dagli incantesimi che, mancando i diretti obiettivi, erano andati a finire contro muri e bidoni dell’immondizia, attirò una discreta, e allarmata, folla.

«Che sta succedendo? »
«Ragazzi che state facen-- »
«Oh mio Dio! »

Non ci volle molto perché i curiosi accorsi riconoscessero le figure incappucciate per quelli che erano e, prima che qualcuno potesse chiamare rinforzi, i Mangiamorte si Smaterializzarono.
Ne restarono solo un paio: quelli che erano stati colpiti -e che quindi erano privi di conoscenza- e Piton, che fluttuava in aria a testa in giù, con le vesti che gli ricadevano verso il basso – che cosa agghiacciante!- e una pura espressione di odio stampata sul poco di viso che si riusciva a vedere. I suoi occhi vagavano ritmicamente da me a Sirius- che teneva, trionfante, la sua bacchetta- ripartendo equamente tra noi tacite promesse di vendetta.

«Un altro punto per me, Mocciosus! » lo derisi.
Lui, invece di maledirmi in tutte le lingue del mondo, cambiò espressione: guardando un punto oltre le mie spalle, sorrise.
Io mi voltai, ma non vidi nulla.
…d’altronde avevo sempre saputo che era pazzo, no?
Lo lasciai alle amorevoli cure di Sirius – che evidentemente aveva qualche nuovo conto in sospeso con il nostro amico untuoso – e tornai al muretto dove, ero sicuro, Lily mi stava ancora aspettando.
Corsi, pregustando il momento in cui le avrei raccontato l’accaduto ma, soprattutto, cercavo il modo migliore per metterla in guardia contro Piton.
Ma quando arrivai al muretto, lei non c’era più.
L’unica prova che lei era stata davvero lì, con me, era la foto, abbandonata sul selciato.
 
 
                                                                                                         ***
«Lils, va tutto bene? »
Jasmine, la mia migliore amica, mi sta scrutando con lo sguardo apprensivo che di solito le madri rivolgono ai figli.
«Certo, Mine. Va tutto bene. »
Attimo di silenzio. Questi sono i momenti in cui capisco di odiarla dal profondo del cuore: non riesco a sostenere il suo sguardo scettico, perciò decido di concentrarmi su qualcos’altro.
Toh! Guarda! Una mosca!
«Lily non dirmi balle, per piacere. Non ti riesce bene, lo sai. »
E il suo tono materno, che fa pendant con l’espressione preoccupata, mi spinge ad evitare di guardarla ancora più accuratamente.
Guarda quante stelle fuori dalla finestra!
« Non dico mai balle. Io sono la verità fatta persona. Sei tu che ti immagini le cose.»
«Lils. » ed ecco che, dalla versione mammina, passa alla versione terrorista. Il mio nome, sulla sua bocca, diventa un ultimatum « Non costringermi a torturarti.»
Questo, in linguaggio corrente, può essere tradotto con “ sto per farti il solletico fino alla morte.” Ma cos’hanno tutti contro i miei poveri, sensibili fianchi?
Non ho alcuna voglia di dibattermi come un pesce fuor d’acqua, in preda alla sua tortura, perciò mi spreco in una spiegazione.
«Pensavo. » borbotto.
«NO! E quando hai iniziato? E’ una cosa nuova! »
Alzo gli occhi al cielo. « Questa battuta è secolare, non ne hai una che il mio bisnonno non ha sentito?»
«Tu dammi una spiegazione che valga la pena di essere ascoltata, così non dovrai sorbirti battute scontate. »
Sospiro. « Qualche giorno fa ho parlato con Potter.»
Torno a guardarla, alla fine. Ogni traccia di minaccia o sentimento materno è sparita. Mi guarda con un’espressione indecifrabile.
«Perché non me l’hai detto? »
«Non era importante. »
«Se pensarci ti procura quel muso lungo, è importante, eccome! »
Sospiro di nuovo. Quasi sbuffo. Lei, con lo sguardo, mi incita ad andare avanti.
«L’altro giorno, in Biblioteca, Potter ha avuto il coraggio di chiedermi perché l’ho piantato, quella volta. »
Inutile specificare quale volta.
Onestamente, la sua reazione un po’ mi secca: nessun scandalizzato “come ha osato?” o indignato “che faccia tosta!”. Semplicemente, lei mi guarda, impassibile.
Poi, con il sorrisetto incerto di chi sa di essere sul punto di dire qualcosa che non sarà proprio gradito al suo interlocutore, dice « Lils, tu sei sicura di quello che hai visto, quella volta?»
Jasmine non si smentisce mai: cerca sempre disperatamente di vedere il buono nelle persone, soprattutto quando non è evidente. Crede ossessivamente nei fraintendimenti. Secondo me, direbbe che anche Voldemort non è così cattivo, infondo: avremo frainteso le sue intenzioni!
«Per l’ennesima volta, Mine, si, sono sicura. Potter era con me che faceva il carino – e io ci stavo cascando, lo ammetto- quando Minus è venuto a chiamarlo… »







 
«Resta qui, torno subito.» mi disse e seguì Peter Minus verso un vicolo buio, a una ventina di  metri di distanza da me. Io mi poggiai al muretto e iniziai a fissare la foto che ci aveva fatto Rosalie. Mi sorpresi a sorridere, guardando quell’immagine.

Buffo. Se qualche mese prima qualcuno avesse solo osato mettere nella stessa frase me e Potter, gli avrei come minimo urlato contro, mentre invece, in quel momento, stavo sorridendo come un’ebete davanti ad una foto di noi due insieme, al nostro primo appuntamento.
Il mondo aveva iniziato a girare al contrario, ne ero sicura, ma al momento mi andava bene così.

James era cambiato, bastava guardarlo un attimo per capirlo. Non era più convinto che il mondo ruotasse attorno a lui, era diventato una persona più…umile. O almeno così mi era parso.

Intanto i minuti passarono. Iniziai a fare mille congetture: magari si era fermato a parlare con qualcuno; magari si era perso…
Riuscii a formulare almeno un centinaio di scuse improbabili, per nascondere il fatto che, in realtà, l’espressione allarmata di Minus non mi faceva presagire niente di buono.

E alla fine, l’ipotesi peggiore, quella che avevo voluto evitare, si formulò: era successo qualcosa.
Tanto per darmi una conferma, dal vicoletto dov’erano spariti quei tutto d’un tratto si sentì provenire un fracasso di gente che urlava e di cose infrante. Quando un raggio di luce rossa superò l’angolo e andò a distruggere un bidone dell’immondizia, mi decisi ad andare a controllare.
Arrivata allo svincolo, mi affacciai leggermente per guardare.

Quello che vidi mi fece ribollire il sangue.

Potter e Black erano al centro del vicolo. Tra di loro, c’era una figura che galleggiava in aria, a testa in giù, come se fosse appesa per le caviglie. Black era tronfio quasi fino a scoppiare; Potter sorrideva, sornione, tenendo la bacchetta puntata verso l’alto.
«Un altro punto per me, Mocciosus!» esclamò.

Severus mi vide e mi lanciò uno sguardo carico di significato. Sembrava dire: “Ecco, credevi che fosse cambiato. Povera ingenua!”
Non potendo sopportare oltre, mi voltai e me ne andai, stringendo i pugni così forte da sentire le unghie conficcarsi nei palmi.

Ero stata una perfetta idiota a fidarmi di Potter. Quello non cambierà mai.

Sul muretto c’era ancora la nostra foto. Con un gesto stizzito, la gettai a terra, sperando che tutta Hogsmeade –no!- tutta l’Inghilterra ci camminasse sopra.










 


Jasmine ha ascoltato con pazienza il mio racconto. Mi sorprende che non mi mandi a quel paese: sarà la decima volta che lo sente.
«Lils, magari non ti piacerà quello che sto per dirti, ma magari hai esagerato.»
La guardo, senza capire.
«Che?»
«Lasciami finire: qualunque cosa abbia fatto Potter, a me sembra strano che all'improvviso abbia deciso di prendersela con Piton così, senza motivo.»
«L'ha sempre fatto!»
«Ma è dalla fine dell'anno scorso che non lo faceva più, Lils! »
«E allora come ti spieghi...»
«Non lo so. Penso solo che non l'abbia fatto senza una ragione. E penso anche un'altra cosa.»
«Cosa?»
«Che tu abbia esagerato a fare quello che hai fatto.»
Si alza dal letto, senza aggiungere altro, e mi lascia sola con i miei pensieri.
Per la prima volta, mi sento davvero in colpa.
Magari ha ragione lei. Magari ho esagerato.
Forse non avrei dovuto avvertire Gazza di quello scherzo idiota.
Ma, per il sinistro floscio di Merlino, Potter meritava una lezione!

















Angolino di Mills.

Salve, piccoli lettori viandanti! Non sono mai stata così veloce ad aggiornare una storia, credetemi!
Cioè, state assistendo ad un vero e proprio miracolo! *_* Neanche la scuola/esame di inglese/ impedimenti vari possono fermarmi!
...Sarà che si sta avvicinando Natale *_*

Eccoci qui con un capitolo cruciale, dunque! 
"Ieri" perchè un po' tutto è ambientato in un momento passato, rispetto alla narrazione; un rimpianto dei due protagonisti.
Che ci volete fare, a tutti capita un giorno no. 

La povera Lils è la spia. Zumzumzum.
Ma lei era in buona fede, eh. 
Insomma, capitela! Cosa avreste fatto voi al suo posto?
Per i suoi sostenitori, una spilla "La colpa è sempre di Potter" in un grazioso pacco regalo natalizio *_* Jingle beeells.

E per i sostenitori di James, invece, la maglia "Capitano tutte a me ç___ç" con un  bellissimo Babbo Natale vivo che vi canta le carole natalizie *_* We wish U a Marry Christmas *__*

Detta la solita dose di cose particolarmente beote,
ci tengo a ringraziare tutte le personcine che leggono, quelle che recensiscono pure *_*, quelle che seguono, preferiscono e ricordano. Grazie mille, guys!

Adesso vi lascio con quel bellissimo spazietto bianco alla fine di questa pagina: andate lì e lasciatemi un commentino, in nome della bontà natalizia *__*

A presto! (se la magia del Natale non si esaurisce XD)
Milla.


E se, per caso, vi state chiedendo chi sia l'autore di quella schifezza lassù in alto...
Si. Purtroppo sono io.

 

   
 
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