Il concorso richiedeva di mantenere il titolo della canzone per la fanfiction... qui ci ho aggiunto una coda in italiano perché sapete come sono con i titoli :p
Tutto quello che importa a Daira è la meta, ma in questa storia è ancora in viaggio, sempre in viaggio.
Go the distance – Sulla distanza ignorata
Si dice che ciò che un viaggio dona di più importante sia il viaggio stesso. Per Daira, con tutto il rispetto, si dice un gran sacco di baggianate: alla fine del suo viaggio la attende la Città e, nella Città, il suo destino. È una verità che le rimbomba fra le orecchie da prima che imparasse a camminare, l'eco di una voce che discende le generazioni di madre in figlia, temuta, taciuta, ignorata fino ad arrivare a lei.
Daira ha ben dodici anni e non ha paura di niente e nessuno, figurarsi di una voce. Quindi parte.
Il mondo è immenso, per una bambina, ma nei suoi pensieri finisce sempre dietro ogni angolo che svolta sentendosi già alla meta, come se le mura della Città potessero svettare all'improvviso dietro la staccionata di una catapecchia o un costone di roccia, perché va bene immenso, ma di sicuro non può essere ancora così grande? Così guarda sempre avanti e non vede la sua città svanire alle sue spalle: le resterà il dubbio se il camino di casa fosse a punta, né riuscirà a ricordare la forma dell'olmo su cui si arrampicava.
Ogni passo è troppo lento. E abbastanza lento perché, senza che se ne accorga, il porto di stamattina le resti addosso con i suoi bianchi e i suoi azzurri, appiccicoso sulla pelle come salsedine, con un'eco del vento del mare ad arruffarle i capelli corti e ricciuti. In lei si smuove un oceano in tumulto, con onde dei blu di tutti i mondi. Nei suoi sogni, stanotte guida un vascello pirata.
Seduta a cavalcioni su un ramo basso, con tre mele ancora in grembo e altrettanti torsoli per terra, allunga la mano e coglie l'orizzonte, riaprendola e trovandoci una Città in miniatura tutta sua, da mangiare con l'immaginazione. Il resto semplicemente accade: tutto quello che vede è che le gambe che penzolano si sono allungate da quando è partita. Ha viaggiato abbastanza. Quando si arriva? Non troppo presto, risponde la voce. Ogni miglio la scava e la forma, crea nuovi sbocchi nella pietra viva della sua mente che già s'imprime di ricordi – sfiati di vento e d'acqua, colate, bassorilievi sbalzati.
Bussa alle porte della Città come una donna in un corpo ancora di bambina.
Il suo destino le apre e la incorona ed è così pesante, così vasto, ma con ogni angolo e brezza e torsolo anche le sue spalle si sono fatte larghe. Daira ringrazia il viaggio e lo saluta. Ha fatto un solo passo oltre i cancelli e già le manca.
“La voce” si chiama Tesse ed è un vecchietto un po'