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Autore: Yumi_Slyfox483    14/12/2010    5 recensioni
Ho avuto l'idea per questa One Shot dal sesto libro, pag 300 capitolo "Un Natale Molto Gelato." dove la Rowling accenna a una bravata di Fred, che aveva tentato di fare un Voto Infrangibile con suo fratello Ron di cinque anni. Spero che la mia idea mi piaccia e di ricevere tanti commenti :)
"Prima devi riconoscerci!" gli ricordò Fred e Ron lo guardò in volto ancora più bianco di prima.
"Ma-Ma-Ma..." balbettò "è impossibile!"
"Orsù, fratellino, siamo i tuoi fratelli!" risuonarono in coro i gemelli.
"Ma... nemmeno mamma vi riconosce! Siete troppo uguali!" riprovò il bambino terrorizzato, continuando a fissare la caramella, temendo da un momento all'altro di veder spuntare delle zampe pelose che si dirigevano verso di lui.
"Così ci offendi!" riprese Fred.
"Abbiamo qualcosa di diverso!" Terminò George imbronciato.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ron, Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Due Pesti, Due Nomi: Fred e George Weasley '
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Il Voto Infrangibile


Ron Weasley alzò il capo verso i suoi due fratelli maggiori che aveva di fronte guardando uno a uno i loro volti identici, entrambi con un ghigno divertito stampato in faccia.
"Non ci credo..." sussurrò il bambino di appena cinque anni confuso da quello che gli avevano appena raccontato "ricordo benissimo che hai trasformato il mio pupazzo in un ragno, Fred, è colpa tua se adesso ho paura... quindi fallo tu!"
I due gemelli identici si guardarono in volto con uno sguardo d'intesa e poi tornarono a fissare il fratellino divertiti. Era sempre uno sballo giocare assieme a Ron e fargli credere cose che in realtà non stavano né in cielo né in terra.
"E' stato tanto tempo fa, Ron..." iniziò George.
"... potresti avertelo dimenticato!" Fred tirò su un sopracciglio e fece l'occhiolino al suo gemello. Era fin troppo divertente stuzzicarlo.
"Sentite, non mi interessa niente, ok? Ridatemi la mia merenda, o chiamo la mamma!" urlò il piccolo Ron ormai esausto di quel gioco e rivolendo indietro i suoi dolcetti che Bill gli aveva portato a casa da Hogwarts per le vacanze di Natale.
"Ohi ohi, che paura, Ronald!" esclamarono all'unisono i gemelli.
"Sei uno spione..." incalzò Fred.
"... non puoi chiamare sempre mamma quando sei in difficoltà. Devi cavartela da solo."
"Ma io ho solo cinque anni!" ribatté Ron mostrando la mano completamente aperta e sventolandola davanti alla faccia di George.
"Ok, facciamo così!" Fred avvicinò il viso a quello del fratello più piccolo e Ron sussultò come spaventato.
"Cosa vuoi?" balbettò. Guardò le mura della cameretta introno a lui e non gli sembrò mai così oscura e opprimente come in quel momento.
I tre fratelli Weasley si trovavano nella cameretta del loro fratello maggiore Charlie, che in quel momento era giù in cucina, per attuare uno dei soliti scherzi ideati dai due gemelli Weasley di appena sette anni, ma già piccoli geni nell'ideare scherzi di pessimo gusto per ognuno dei componenti della famiglia. In quel periodo, dopo settimane intere a perseguitare Percy, avevano preso di mira proprio Charlie, continuando a fargli scherzi di vario genere da quando ero tornato a casa da Hogwarts per le vacanze natalizie. Da quando i due avevano imparato a usare la magia per le piccole cose non c'era stato modo di frenare la loro scatenata abitudine di combinare scherzi ai fratelli, anzi la magia non aveva fatto altro che arricchire ancora di più il loro repertorio e frenarli era diventato quasi impossibile. Come lo scherzo con il pupazzo che avevano fatto qualche settimana fa a Ron, trasformandolo in un ragno gigante che Ron si era trovato improvvisamente tra le braccia.
Quel giorno, però, non era solo Charlie la preda che avevano scelto di far impazzire.
"Se indovinerai chi tra noi due è Fred..." incalzò George.
"... o George..." s'intromise Fred.
"... ti lasceremo andare a mangiare la tua merenda di sotto con mamma e papà. Altrimenti..."
"... dovrai prendere questo bel ragnetto e infilarlo nel letto di Charlie." Terminò Fred con un pizzico di orgoglio nella voce. Provava sempre un'emozione unica ogni volta che il suo cervello creava gli scherzi più crudeli per i suoi fratelli. Tirò fuori una caramella dalla tasca e la mostrò a Ron.
"Non mi sembra un ragno..." esclamò Ron confuso.
"Oh, hai sentito fratellino..." mormorò George rivolto al gemello "il nostro Ron sa distinguere una caramella da un ragno. Non è poi così stupido come pensavamo!"
"Ehi, sei tu che hai detto che era un ragno!" si difese il bambino dall'insulto sarcastico del fratello.
"Sì, ma lo diventerà, razza di stupido, a differenza tua noi sappiamo usare la magia! Gli unici della famiglia che abbiamo imparato a questa età! Vuoi che te lo mostriamo?" I due gemelli posero la domanda insieme e Ron si alzò da terra per correre infondo alla stanza, il più lontano possibile dai due fratelli maggiori.
"No, no, vi prego! Farò tutto quello che volete, giuro! Ma non trasformate quella caramella in un ragno!"
Fred e George si avvicinarono al fratellino con un sorriso sornione disegnato sul volto. Il divertimento quel giorno era appena iniziato.
Ron li guardò avvicinarsi a lui e impallidì per il terrore. Persino i loro movimenti sincronizzati gli mettevano paura, tanto che fece un passo indietro senza motivo, come se temesse di essere contagiato dalla loro follia.
"Prima devi riconoscerci!" gli ricordò Fred e Ron lo guardò in volto ancora più bianco di prima.
"Ma-Ma-Ma..." balbettò "è impossibile!"
"Orsù, fratellino, siamo i tuoi fratelli!" risuonarono in coro i gemelli.
"Ma... nemmeno mamma vi riconosce! Siete troppo uguali!" riprovò il bambino terrorizzato, continuando a fissare la caramella, temendo da un momento all'altro di veder spuntare delle zampe pelose che si dirigevano verso di lui.
"Così ci offendi!" riprese Fred.
"Abbiamo qualcosa di diverso!" Terminò George imbronciato.
"No! Guardatevi allo specchio e scoprirete! Non potete chiedermi questo!" Una lacrima spuntò dall'occhio destro del bambino e brillò alla luce del sole pomeridiano che entrava dalla finestra.
Fred e George si voltarono verso lo specchio vicino al letto e osservarono i loro volti riflessi. Era quasi impressionante notare la somiglianza che li accumunava e i loro volti erano identici persino in quella espressione di di incredulità di quel momento. Gli occhi azzurri, la forma del naso, le labbra sottili, le orecchie piccole e i capelli rossi rigorosamente lunghi sulle spalle. La madre continuava ad insistere affinché se li tagliassero, almeno uno dei due, ma i due gemelli ci tenevano troppo ad essere uguali. In qualche modo li faceva sentire uniti.
"Hai ragione, Ron. Non c'è nulla di diverso nel nostro aspetto..." esclamò uno dei due e chinò il capo rattristito come se fosse stato ferito dalle parole che aveva pronunciato poco prima il piccolo Ron. Come potevano gli altri non capire? Neppure mamma e papà? Erano davvero soli?
"Tu sei George!" sbottò d'improvviso Ron dietro di loro e Fred e George si voltarono increduli.
"Quale dei due?" esclamò Fred.
"Lui!" rispose Ron indicando con il piccolo ditino il gemello che secondo lui era George "quello che ha appena parlato!"
Fred lo guardò quasi meravigliato, ma fece molto attenzione a non darlo a vedere al fratellino piccolo.
"Hai sparato a caso!" esclamò.
"N-Non è vero! Ho indovinato!" sbottò Ron felice.
"Che cosa ti fa pensare che io sia George?" domandò quest'ultimo.
"Io... tu sei... insomma George è... più debole di Fred!" esclamò le ultime parole tutte d'un fiato, come impaurito.
"COSA?" un coro carico di sorpresa si levò nella stanza e Ron guardò le espressioni sconvolte dei due fratelli gemelli una alla volta, terrorizzato.
"Che... cosa?... perché mi guardate così?"
"Come avresti dedotto questo?" sbottò uno dei due gemelli arrabbiato.
"Io... ho sbagliato, vero? Scusa, George, non volevo offenderti! Non trasformerai la caramella in un ragno, vero?" Ron lo guardò terrorizzato e si allontanò ancora fino a quando le sue spalle non toccarono le pareti della stanza.
"Miseriaccia!" esclamò spaventato.
"No!" rispose freddo il fratello. Si alzò di scatto e sparì alla vista di Ron uscendo dalla stanza di Charlie infuriato e abbandonando i due fratelli e lo scherzo a cui aveva pensato quella mattina.
Ron guardò il gemello rimasto che dopo pochi secondi si alzò anche lui senza guardarlo negli occhi e raggiunse di gran fretta il suo gemellino.
Finalmente Ron era rimasto solo.
L'unica cosa che voleva fare era alzarsi il prima possibile e sparire prima che ai quei due pazzi fosse tornato in mente di continuare a perseguitarlo. E così fece; si alzò e si diresse furtivo verso la porta, uscì dalla stanza e sentì il familiare odore che proveniva dalla cucina.
La torta al cioccolato della mamma! Pensò emozionato. Fred e George non gli avevano ridato la sua merendina, che Bill gli aveva portato a casa dal treno per Hogwarts, e in quel momento il pancino di Ron brontolò, tanto che decise di scendere le scale e mangiarsi due fette intere della squisita torta al cioccolato che solo mamma Weasley sapeva fare così buona. Era già al secondo gradino, quando si accorse che l'odore che aveva sentito non proveniva affatto dalla cucina.
Annusò l'aria e scoprì con suo grande disappunto che proveniva proprio dalla cameretta di Fred e George.
Cosa doveva fare? Il modo in cui George se n'era andato arrabbiato non lo spingeva certo ad entrare e chiedere ai gemelli un pezzo della sua torta preferita, però la tentazione era fin troppo forte.
Si avvicinò lentamente alla stanza e notò che la porta era leggermente socchiusa e, dalle voci che provenivano dall'interno i due gemelli sembrava che stessero litigando.
"Ti dico che è esagerato!" esclamò la prima voce "non arrivare a tanto! Lee ha detto che è molto pericoloso!"
"Non fare lo stupido!" sbottò la seconda voce "Lee dice un sacco di bugie!"
"Non credo che ci stesse raccontando una bugia!"
"Senti, non permetto a un bambino di..." la voce si interruppe di colpo e Ron si allontanò spaventato di essere stato scoperto. Camminò all'indietro, inciampò nei suoi stessi piedi e cadde con un tonfo sul pavimento sbattendo il sedere e cadendo per terra seduto.
Qualcosa di pericoloso? Cosa voleva fargli, George? Si era offeso per così poco? Forse non era poi così debole come pensava.
La porta della stanza dei gemelli si aprì completamente e il piccolo guardò la figura di uno dei fratelli stagliata sulla porta che in quel momento non sapeva proprio riconoscere.
"Che ci fai seduto per terra?" sbottò. Lo sguardo sul volto indecifrabile agli occhi di un bambino di appena cinque anni.
"Io..." tentò di rispondere Ron, ma era tutto inutile. La figura del fratello lo spaventava a tal punto che non riusciva ad emettere un solo suono.
"Stava origliando?" esclamò l'altro gemello comparendo sulla soglia della porta ed afferrando Ron per il maglione trascinandolo in camera.
Ron fece una smorfia toccandosi il fondo schiena dolorante e il fratello lo lasciò andare sul letto.
"Allora Ronald Billius Weasley!" sbottò lo stesso gemello che lo aveva trascinato in camera "facciamo un gioco?"
Ron lo guardò terrorizzato chiedendosi da quando Fred (o George) avesse preso l'abitudine di chiamarlo con il suo secondo nome, ignoto persino a lui.
Aveva paura a rispondere e guardando con più attenzione il fratellino, si rese conto che non era un bambino di sette anni che aveva di fronte.
"Chi sei?" domandò tutto ad un fiato, chiudendo gli occhi e preparandosi a difendersi da qualsiasi eventuale attacco.
"Come? Non ci riconosci ora?" sbottò l'altro avvicinandosi al letto e sedendosi accanto a lui. Ron aprì gli occhi e lo guardò con attenzione. Il fratello che aveva appena parlato stringeva tra le mani una bacchetta.
Sgranò gli occhi ricordandosi quello che aveva sentito poco prima e rabbrividì: Lee ha detto che è pericoloso!
"C-Cosa vuoi farmi? Dove hai preso quella bacchetta?" sussurrò spaventato e fissò il fratello nei suoi profondi occhi azzurri che stranamente non avevano quella solita scintilla che provava quando gliene combinava una delle sue.
"L'ho rubata, appena sveglio, dalla camera di Charlie! Avanti, Fred, digli quello che vuole sapere..." rise il bambino rigirandosi la bacchetta tra le mani.
"Allora, vogliamo raccontarti una cosa, Ron..."
Il piccolo guardò prima George, che giocava con la bacchetta, e poi Fred che aveva cominciato a parlare e che lo guardava con uno sguardo divertito e per nulla rassicurante.
"Che cosa?" azzardò a chiedere.
"Sai, il nostro amico Lee ci ha raccontato qualcosa di davvero interessante che noi vorremmo condividere con te..."
"... ma tu non devi assolutamente parlarne con nessuno! Tanto meno con mamma e papà!"
Ron voltò lo sguardo verso George che gli puntava la bacchetta contro come per minacciarlo.
"No-no-no! Giuro!" sbottò e George levò la bacchetta dalla sua traiettoria ritornando a rigirarsela tra le dita attirando l'attenzione di Ron che lo guardava, ora meravigliato, ora spaventato.
"Bene..." continuò Fred dopo l'interruzione del gemello "conosci qualcosa su un certo..." il bambino si fermò un istante e Ron portò la sua completa attenzione su di lui. Aveva in volto un'espressione talmente idiota che Fred avrebbe tanto voluto scoppiare a ridergli in faccia "...Voto Infrangibile?" continuò quasi in un sussurro, percettibile solo da George e Ron che erano a pochi centimetri da lui.
Il fratello sgranò gli occhi alle sue parole, scavando nei meandri della sua memoria qualche informazione utile che lo aiutasse a non sembrare un perfetto deficiente di fronte ai suoi due fratelli maggiori. Aveva solo cinque anni, ma la sua conoscenza non era pari a zero.
"No." disse infine anche lui sussurrando "dovrei?"
"Certo!" continuò George bisbigliando "perché io e Fred avevamo bisogno di qualcuno che ci aiutasse a capire come si fa..."
Ron guardò George un po' stupito e stranamente la voce del fratello lo tranquillizzò.
"E perché avete scelto me?" domandò incuriosito.
"Beh.." incalzò Fred guardando George "sei intelligente..."
"... generoso..."
"... sai sempre tutto..."
"... un sapientone!" terminò George.
"Quello è Percy, non sono io! Io ho solo cinque anni!" ribatté Ron e i gemelli lo guardarono ridendo.
"Perce non è particolarmente disposto ad aiutarci..." cominciò George.
"... lo sai che lo prendiamo sempre di mira con i nostri scherzi..."
"... e non ci aiuta mai quando abbiamo bisogno. E' egoista , giusto Fred?"
"Proprio così, George! E poi detto tra noi..."
Ron si avvicinò al fratello che, man mano che aveva proseguito a parlare aveva abbassato sempre di più la voce.
"E' pazzo!" terminarono in coro i gemelli.
Ron scoppiò a ridere e anche Fred e George seguirono il fratello a manetta ridendo per cinque minuti buoni.
"Comunque, Ron. Vuoi aiutarci o no?" domandò poi Fred.
"Ma è una cosa pericolosa?" chiese il bambino tornando a tremare spaventato.
"Ma no, stupido!" rispose Fred "devi solo aiutarci a farlo, nulla di che..."
"Ma prima voi due avete detto che..."
"Lascia perdere!" lo interruppe George "Allora, Ron? Qual è la tua risposta?!"
Ron guardò i gemelli uno alla volta, poi chinò il capo ormai rassegnato "ok!"esclamò.
"Bene!" i gemelli si alzarono insieme e Ron rimase seduto sul letto da solo.
"George!" Fred guardò il fratello con un sorriso "A te l'onore di compiere il patto!" disse solennemente.
"Ti ringrazio, Fred." Il gemello si posizionò di fronte ai due fratelli e li guardò attentamente. Sapeva esattamente quello che lo sguardo identico del suo gemello gli stava comunicando.
"Allora, Ron, prendi la mano di Fred..." esclamò e il fratellino fece come gli era stato ordinato, allungando la mano e afferrando quella del fratello maggiore.
Fred lo guardò sorridendo, al contrario di Ron che non aveva la minima intenzione di sorridere. Sentiva che quello che stavano facendo era profondamente sbagliato e si era già messo nei guai giurando ai gemelli di non raccontare nulla né a mamma e né a papà. Era più che convinto che quello non era uno dei loro soliti scherzi e sicuramente George si era arrabbiato per quello che gli aveva detto poco prima in camera di Charlie. Avrebbe tanto voluto chiedergli scusa e spiegargli quello che voleva dire realmente, ma il viso di Fred sembrava suggerirgli evitare quella possibilità e di assecondarlo.
"George, io..."
"Shhh!" lo interruppero in coro i gemelli "ora, Ron, ascoltaci con attenzione!"
Ron decise di tacere e stavolta li guardò entrambi negli occhi identici.
"Un Voto Infrangibile consiste in un giuramento..." iniziò Fred.
"... che non può essere assolutamente infranto!" terminò George con enfasi.
"E... e..." balbettò Ron agitato "che cosa succede se lo si infrange?"
I gemelli si guardarono in volto, come per chiedersi l'un l'altro se era il caso di dare al bambino, già di per sé spaventato, quella orribile informazione.
"Tu non infrangerlo e basta!" risposero i gemelli all'unisono.
"Ok!" Ron chinò il capo e guardò la mano stretta a quella di Fred. Sapeva esattamente che la sua stava tremando, ma non riusciva a capire perché anche quella di Fred aveva preso a tremare come la sua e persino la bacchetta nella mano di George, prima afferrata con una presa ferrea e salda, aveva cominciato a tremare, esattamente come la mano del gemello che la teneva stretta.
"T-Tutto bene?" domandò preoccupato, stavolta non solo per sé stesso.
"Ovvio!" rispose Fred risoluto e strinse più forte la mano del fratello "avanti, George! Inizia!" ordinò.
Il gemello lo guardò speranzoso e dopo una breve pausa di silenzio si schiarì la voce e prese a parlare.
"Devi giurare di non dirlo a mamma e papà, chiaro? E..."
"George!" lo ammonì il gemello "non perderti in chiacchiere!"
Il piccolo chinò il capo un po' spaventato dal tono di voce del suo gemello.
"Ok... Devi dire lo voglio quando ti faccio le domande, ok?" esclamò "Ron vuoi giurare di... di..." George guardò il gemello e questo annuì sorridendo "non dire più a mamma quello che facciamo e di fare la spia quando facciamo qualche scherzo a Bill o agli altri?"
Ron guardò il fratello che teneva per mano e ingoiò rumorosamente.
"Lo voglio..." rispose.
Un filo d'argento uscì dalla bacchetta di George e andò a dirigersi verso il punto dove le manine di Fred e Ron si incontravano.
"C-C-Che diavolo è?" sbottò Ron spaventato.
"Tranquillo, piccolino!" rise Fred "George, va' avanti!"
Il gemellino fece un respiro profondo.
"Vuoi giurare di non dire più... che io..." il piccolo si bloccò guardando Fred preoccupato.
"Non devi dire mai più che il mio gemello è più debole di me!" gridò quest'ultimo e tra i tre bambini calò un silenzio imbarazzante.
Ron guardò i due gemellini ed ebbe un sussulto quando George posò gli occhi su di lui. Sembrava afflitto e anche molto dispiaciuto e in un istante il suo cervellino fece due più due e capì che non era stato George ad arrabbiarsi con lui poco prima nella stanza di Charlie.
"Lo, lo voglio..." rispose il piccolo rompendo il silenzio e il serpentello che era uscito dalla bacchetta di George prese a circondare ancora di più le mani dei due fratelli.
D'improvviso, però, l'attenzione dei tre bambini fu catturata da un rumore proveniente dalla porta e tre testoline bionde si voltarono spaventate verso di essa, guardando la figura del fratello maggiore che era appena comparsa sulla soglia.
"Che diavolo state facendo con la mia bacchetta?" sbottò Charlie furente con in viso un'espressione infuriata, ma allo stesso tempo terrorizzata.
Fred sfilò prontamente la mano da quella di Ron, prima che la magia fosse completata, e il serpentello argentato sparì immediatamente, ma non abbastanza da sfuggire alla vista acuta del loro fratello maggiore.
"Avete superato il limite!" gridò quest'ultimo e sparì dalla loro vista scendendo di sotto.
George si alzò spaventato e seguì Charlie scomparendo alla vista dei suoi fratelli. Fred e Ron rimasero a guardarsi e il bambino di cinque anni ebbe davvero paura dello sguardo assassino di suo fratello.
"M-Mi dispiace..." sibilò il piccolo e Fred si alzò arrabbiato.
"Non mi parlare più!" sbottò e uscì anche lui dalla stanza per raggiungere il gemello in cucina. Trovò suo padre e Charlie che parlavano, e a giudicare dalle grida sembravano davvero arrabbiati, come mai Ron aveva visto suo padre, mentre George piangeva aggrappato a una gamba di Charlie.
"Cosa stavano facendo?" sbottò il signor Weasley infuriato e Fred e George ebbero un sussulto.
"Il Voto Infrangibile, papà! Ne sono più che sicuro! Devono averne sentito parlare da qualcuno! Forse da quella famiglia Jordan che vedono sempre! Passano più tempo a casa loro che alla Tana!"
"No, non era quello, papà!" urlò George spaventato. Fred non disse una parola e si avvicinò al gemello afferrandogli una mano.
"Voi due! Usare il Voto Infrangibile con Ron! Lo sapete quali sono le conseguenze? Meritate una punizione!"
"Quali conseguenze?" domandò un bambino dalle scale. Ron era appena sceso di sotto attirato dalle urla e due grossi lacrimoni si erano fatti strada sulle sue guanciotte arrossate.
"Fred aveva detto che non c'era nessun pericolo!" esclamò piangendo.
Charlie si avvicinò al bambino e lo prese in braccio consolandolo.
"Va tutto bene, Ron, non succederà niente!" il piccolo contornò il collo del fratello maggiore e riparò il viso nel suo collo.
"Sapevo che era stato Fred ad ideare questo piano!" il signor Weasley guardò i gemelli scrutando con attenzione i loro volti uguali ed allungò una mano afferrando quella di uno dei gemelli.
"Tu vieni con me! Questa volta hai esagerato Fred!" urlò.
"No, papà! Lui è George! Lui è George! Sono io Fred! Non è colpa sua! Sono stato io, papà!"
"Zitto, George, non ti assumere colpe che non hai!" e così dicendo il signori Weasley scomparve dalla cucina con il bambino stretto al suo seguito.
"Sono io Fred, sono io!" continuava a gridare l'altro gemellino, ma senza alcun risultato. Si voltò verso Ron, ancora tra le braccia di Charlie, e lo guardò furioso.
"Sei un bugiardo! Avevi giurato che non avresti fatto più la spia! Non mi parlare mai più!" gridò e se ne andò ancora più arrabbiato di prima e piangendo.
Voleva assolutamente parlare con il suo gemello, tenerlo per mano, perché era per colpa sua se ora si trovava in quella brutta situazione. Cosa gli avrebbe fatto papà?
Sbatté la porta della sua camera dietro di lui e si buttò sul letto continuando a piangere. Poteva sentire fin da lì le urla del padre che sgridava Fred e giurò per la prima volta in tutta la sua vita di non aver mai visto suo padre così tanto arrabbiato.
Dopo qualche minuto il gemellino entrò in camera e si sdraiò sul lettino accanto a lui. George aveva smesso di piangere e lo guardò in volto più preoccupato che mai.
"Come stai, Freddie?" domandò in un sussurro.
"Secondo te?" il piccolo si voltò dall'altra parte massaggiandosi il sedere dolorante. La sua chiappa sinistra non sarebbe mai più tornata come prima.
"M-Mi dispiace, è stata colpa mia!" anche George si rivoltò dall'altra parte e iniziò di nuovo a piangere. Si sentiva tremendamente triste e profondamente in colpa per quello che era successo a Fred.
"E' stata colpa mia, non dire stupidaggini! E se dovessi tornare indietro, lo rifarei di nuovo! Quindi..." il piccolo si bloccò di colpo e i due gemelli si voltarono insieme guardandosi reciprocamente negli occhi azzurri e luminosi.
"Mi dispiace, Georgie..." Fred si avvicinò al gemello e gli prese di nuovo la mano.
"Ho avuto paura..." sussurrò George "se tu... se Charlie non fosse entrato e il giuramento fosse riuscito... e Ron... tu... fossi... morto!"
Fred sussultò e George distolse lo sguardo da quello del gemello abbracciandolo. Neppure lui sapeva quello che sarebbe successo se il patto fosse stato infranto e per un bambino di sette anni tutto poteva essere possibile.
"Non voglio che tu... muoia!" esclamò il piccolino e tornò di nuovo a piangere tra le braccine del suo gemello.
Fred sorrise e constatò solo in quel momento quel pizzico di verità nelle parole di Ron. Ma quello che gli aveva dato fastidio quel giorno, e che lo aveva portato ad usare il Voto Infrangibile con il fratello minore, era che nessuno poteva dare del debole al suo gemello. Neppure, e soprattutto, loro fratello minore.
"Non voglio lasciarti..." sussurrò Fred "Se no chi ti proteggerà? Chi ti aiuterà a fare gli scherzi? Tu sei il braccio..."
"... e tu la mente!" continuò George ridendo e sciogliendo l'abbraccio per guardarlo negli occhi.
"Ti voglio bene, Freddie!"
Fred sorrise felice di rivedere il sorriso di suo fratello prendere il posto a quelle brutte lacrime e cominciarono a scherzare e ridere come sempre. Ridere era l'unica cosa che li faceva sentire bene e scherzare insieme era il loro modo per dimostrare a sé stessi la forza del loro saldo legame che li accompagnava sin dalla nascita e che, forse, neppure la morte avrebbe mai potuto separare.
"Ti voglio bene, Georgie!"

   
 
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