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Autore: white_tifa    15/12/2010    5 recensioni
“La donna è come una buona tazza di caffè: la prima volta che se ne prende non lascia dormire.” (Alexandre Dumas).
Raccolta di flashfic sulla coppia Draco/Hermione; un tipo di "caffè servito" per ogni capitolo.
Buona lettura a tutti.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Coffee

5. Americano: Step by step
 
 
 
Era ormai pomeriggio inoltrato quando Kain Warrington, Serpeverde del settimo anno, ebbe la brillante idea di iniziare ad applicare alla testata del camino ghirlande di pungitopo e fiocchi scarlatti, luminosi come fari nella notte nella buia Sala Comune di Serpeverde.
Rosso.
“Draco, cosa farai per le vacanze di Natale? Hai già fatto la lista dei regali? Devi sbrigarti, perché il tempo vola, e ci si ritrova alla vigilia senza aver comprato nemmeno la metà dei doni che si ha intenzione di fare. E poi ci sono le decorazioni, e l’elenco delle cose da comprare per la solita festa di fine trimestre. Ma te l’ho già chiesto cosa farai per le vacanze?”
Ora, Draco Malfoy aveva sempre nutrito una alquanto bassa stima di Warrington, che aveva sempre considerato un lardoso idiota; ma non aveva mai avuto il dispiacere di notare -se non da mezz’ora a questa parte, quando lo aveva catturato chiedendogli aiutarlo con gli addobbi in Sala Comune- che era anche uno prolisso scocciatore di monolitiche dimensioni.
L’unica fortuna nel mare di disgrazie in cui era precipitato era che, essendo appunto il suddetto essere un logorroico senza possibilità di recupero, lui poteva semplicemente stare in silenzio e maledirlo nella propria mente, senza doversi ulteriormente sforzare a mantenere viva la conversazione.
Cosa che, comunque, non avrebbe fatto in ogni caso.
Warrington nel frattempo stava facendo levitare diversi mazzi di vischio, quando gli mise in mano uno striscione dorato e morbido, che avrebbero poi appeso all’ingresso dei dormitori.
Oro.
“Ecco Draco, reggimi questo, poi lo appenderemo lassù. Comunque, io penso proprio che non rimarrò ad Hogwarts quest’anno per Natale, devo tornare a casa; i miei genitori vogliono trasferirsi un po’ nella nostra tenuta dello Hampshire, sai com’è, la situazione a Londra non è ancora del tutto stabile. Scusa, mi passeresti quei centro tavola rossi?”
Rosso.
“Perfetto, direi che questi festoni dovrebbero andare bene. Mi piace addobbare la Sala Comune a Natale, dà quel tocco in più che manca il resto dell’anno. Okay perfetto, anche la tavolata è a posto… che ne dici durante la festa di fine trimestre di far cadere un po’ di quella pioggia di luci dorate che vendono dai Weasley? Sì, so che è una famiglia di pezzenti, però il loro lavoro lo fanno bene, accipicchia se lo fanno bene. Direi di appendere quello striscione dorato adesso.”
Oro.
“Draco, guarda, ci sarebbero anche le calze rosse laggiù…”
Rosso.
“Draco, la punta dell’albero è là, quella color oro…”
Oro.
“Draco…”
Rosso.
“Draco!”
Oro.
“Malfoy!”
Warrington si sentì alquanto smarrito quando, girandosi, non vide più Draco Malfoy, gli oggetti che gli aveva affidato abbandonati a terra, senza cura.
Non pensava si fosse offeso, rifletté risentito; del resto aveva solo chiesto quale fosse migliore tra una sfera dorata e una scarlatta per l’albero di Natale.

 

Non capiva come mai aveva sentito il bisogno di evitarla, ma non era riuscito a trattenersi. Era stato un codardo, e lo sapeva, ma a Serpeverde non finivano di certo i tedofori della luminosa fiaccola del coraggio, quindi era stato facile quietare la sua coscienza che gli rinfacciava incessantemente la sua tanto miserabile quanto ingiustificata pusillanimità.
Si era presentato nella saletta dei Caposcuola molto prima dell’orario stabilito, sapendo per certo che non l’avrebbe incontrata perché non sarebbe stata né in anticipo né in ritardo, ma sempre, semplicemente, puntale; aveva firmato il registro e aveva cominciato la ronda.
Da quando la folle idea della preside si era tramutata in atto compiuto, la settimana era stata un’escalation di nervosismo e tensione che si era avvicinata sempre più al punto di esplosione, la classica goccia che quella mattina aveva fatto traboccare il vaso.
Durante la lezione di Trasfigurazione i soliti gruppi si erano posizionati ciascuno ad un tavolo per un ripasso generale della trasfigurazione animale reversibile; si era avvicinato al gatto che avrebbero dovuto trasfigurare in una teiera, quando li aveva visti.
La Granger era intenta con l’usuale tono saccente in una delle sue altrettanto solite crociate per la salvezza dei casi disperati, cercando di insegnare a Weasley come fare una trasfigurazione se non accettabile, per lo meno decente; il pezzente aveva uno sguardo così adorante che Draco sentì qualcosa infiammarsi dentro, la rabbia accumulata durante l’intera settimana che si espandeva come un acido nelle vene e saliva fino al cervello. La mano che stringeva la bacchetta tremò, piano.
All’improvviso Weasley alzò la mano, le lunghe dita bianche andarono a spostare un riccio crespo che era sfuggito alla coda severa della Granger. Qualcosa dentro di lui esplose: l’immagine della sua bacchetta sguainata che torturava il pezzente, la consapevolezza di doversi allontanare per non rischiare di ferire anche lei, lo stupore di fronte ad un pensiero simile perché lui era Draco Malfoy, e lei era Hermione Granger, perché lui non si preoccupava mai di nessuno fuorché di se stesso, mentre lei metteva chiunque avesse bisogno d’aiuto sempre, sempre al primo posto; tutto si fuse e lo assalì in un unico pensiero; fu un attimo. Il momento dopo Draco Malfoy fuggiva fuori dall’aula tra lo stupore generale, mentre nel corridoio una delle ghirlande appese alle armature prendeva fuoco al suo passaggio.
Stava ormai terminando la ronda perso nei suoi pensieri, quando all’improvviso sentì dei singhiozzi soffocati provenire dall’aula di pozioni che utilizzavano i ragazzini del primo anno. La tentazione di andarsene e lasciare lì chiunque fosse stato così stupido da avventurarsi per la scuola a quell’ora della notte era forte, ma l’idea di poter sfogare la propria frustrazione su un malcapitato Gryffindor prevalse, e Draco aprì la porta; quello che vide lo immobilizzò.
Un ragazzina avvolta in un grosso pigiama e una sciarpa rossa e oro piangeva piano in un angolo, i voluminosi capelli crespi e il viso bagnato di lacrime illuminati dalla luce della luna e delle candele che lui, entrando, aveva acceso.
Il tuffo al cuore che ebbe non appena la bambina alzò lo sguardo non lo seppe spiegare, tuttavia si vide all’improvviso catapultato nel passato, davanti ai suoi occhi uno smilzo, smunto tredicenne biondo che rideva indicando una ragazzina dai capelli troppo crespi e dagli incisivi troppo grandi che si stavano allungando sempre di più.
Scacciando l’angoscia e l’ opprimente sensazione di deja-vù, si avvicinò al fagotto cespuglioso illuminandolo con la bacchetta.
“E tu che cosa ci fai qui?”
L’asprezza nella sua voce gli ferì le orecchie, e improvvisamente desiderò di essere lontano da lì, da quella stanza, da quella bambina, da quella scuola, da se stesso.
O di tagliarsi la lingua.
“S-stavo cercando Matilda, m-ma p-poi mi sono persa. Non so come sono arrivata qui. Voglio tornare in Sala Comune”.
Riprese a singhiozzare silenziosamente, e Draco entrò nel panico. Come avrebbe potuto farla smettere, lui che aveva pianto –o forse era meglio dire strillato?- così poche volte nella sua vita, e sempre per capriccio? C’era sempre stato qualcuno che l’aveva accontentato dandogli il giocattolo che pretendeva o la scopa che desiderava; ma aveva il sospetto che a quella ragazzina di una bambola sarebbe importato ben poco.
Il desiderio di scappare e lasciarla lì era impellente, gli faceva tremare le mani e fremere le ginocchia; eppure, la sensazione di deja-vù e angoscia era molto più pressante, gli opprimeva il petto come una tenaglia.
Parlò ancora prima di riuscire a pensare a cosa stesse dicendo.
“Alzati, ti riaccompagno io. E smettila di frignare, non c’è nulla di cui aver paura, è solo un’aula di Pozioni”.
Con un gesto brusco accese tutte le torce, illuminando la stanza e la bambina piangente, che ora lo guardava con gli occhi spalancati.
“Mi… riaccompagnerai davvero? Anche se… anche se sono di Gryffindor?”
Aveva notato l’occhiata obliqua che aveva lanciato allo stemma di Slytherin, negli occhi il dubbio e nella voce l’incertezza e l’incredulità per il fatto che lui fosse davvero disposto ad aiutarla.
Corrugò la fronte, il suo tono di voce era brusco ma stemperato da una nota fintamente noncurante mentre le rispondeva.
“In ogni caso dovrei farlo comunque; finirei nei guai con quella pipistrella della McGranitt se venisse a sapere che non ho aiutato uno studente del primo anno… e per di più un suo diletto Gryffindor.”
A quelle parole, il viso della bambina si illuminò e lui non riuscì a sostenerne la vista; come poteva un viso diventare così diverso, così luminoso solo per un leggero, insignificante movimento di labbra?
Draco si girò e la ragazzina lo seguì addentrandosi nel corridoio buio, diretti verso la torre di Gryffindor. Non si girò, sapeva che lei lo seguiva mentre sentiva i suoi passi incerti, i piedi infilati nelle ciabattine che avanzavano incespicando nel buio.
Improvvisamente sentì qualcosa che gli tirava la tunica, e si girò: la piccola Gryffindor aveva afferrato un lembo della sua veste, una richiesta gentile negli occhi rossi parzialmente nascosti dal cespuglio di capelli. Con una smorfia girò il viso; sperò con tutto se stesso che la ragazzina non avesse visto il rossore imporporargli le guance. Per tutto il tragitto non si girò; non la guardò nemmeno una volta. Ma non le strappò di mano la veste.

 

Kain Warrington non era solo un lardoso, logorroico idiota, ma era anche un piaga sociale. Dato che lo aveva costretto a fuggire dalla Sala Comune con le sue chiacchiere martellanti e insistenti, ora non era più in grado di attuare il proprio piano per sabotare l’incontro nell’aula di Trasfigurazione previsto mezz’ora dopo niente di meno che con Hermione Grager.
Seppe subito dopo essere uscito dall’aula che la McGranitt lo avrebbe chiamato il giorno dopo per una punizione esemplare; si stupì invece quando, entrando nell’ufficio che un tempo era stato di Albus Silente, la professoressa non lo fulminò con il suo solito sguardo penetrante ma lo invitò, anzi, a sedersi e a prendere una tazza di tea.
Molto probabilmente, se perfino un gargoyle come la McGranitt si era rimbecillita a tal punto, quell’ufficio era ancora infestato dal morbo di quel vecchio strampalato che ora lo osservava, bonario, da uno dei quadri appesi alla pareti.
“Signor Malfoy, l’ho chiamata qui perché ho notato la sua… diciamo… fuga, dalla mia aula ieri mattina. Potrei saperne, di grazia, la causa?”
A quelle parole –che lo colsero, per di più, del tutto impreparato; era pronto ad una decapitazione, non ad una domanda simile-, Draco Malfoy andò nel panico; non perché non sapeva come nascondere un terribile misfatto, o perché si era riscoperto improvvisamente incapace di formulare una fantastica scusa, no; semplicemente perché, davvero, a mente lucida non ricordava più il perché fosse poi fuggito. Ricordava che in quel momento gli era sembrato di non poter fare altrimenti, ma non ricordava perché. Improvvisamente, si sentì smarrito, e guardando la McGranitt riuscì solo a farfugliare qualche incomprensibile scusa su come si fosse sentito male e fosse dovuto scappare in infermeria.
La preside lo guardò, gli occhi dietro le lenti che lo penetravano scavando sotto pelle, sangue, ossa, e Draco capì che la scure sarebbe calata sulla sua testa in quel preciso momento.
“Va bene Signor Malfoy, capisco. Purtroppo sono spiacente di informarla che lei dovrà comunque recuperare gli argomenti persi a lezione; ho già informato il suo Capogruppo, la signorina Granger, che vi incontrerete domani nella mia aula, alle 16:00 in punto. Mi aspetto altresì anche lei faccia una relazione su quanto recuperato con la signorina Granger di almeno tre fogli di pergamena, e che me la consegni venerdì mattina a lezione. Ora, se-”
Bussarono alla porta, e la professoressa Sprite entrò.
“Scusa Minerva, poso parlarti un minuto?”
“Sì Pomona, arrivo. Attenda qui, Signor Malfoy.”
La McGranitt si alzò, lasciando dietro di sé un Draco Malfoy assolutamente annientato.
Il suo piano geniale prevedeva di fingere un attacco di una qualche rara malattia tropicale che lo avrebbe quindi costretto nel suo letto, al sicuro dalla Grager –quando entrava in modalità-studio era terrificante; sarebbe stata capace di cercare in tutto il castello pur di trovarlo e portare a termine il compito assegnatole dalla McGranitt-; ma ora, grazie a Warrington e alla sua lingua lunga, si trovava davanti alla porta dell’aula di Trasfigurazione, e per di più con mezz’ora d’anticipo. Decise di entrare e farsi un sonnellino su uno dei banchi per ammazzare il tempo e magari far passare anche la feroce emicrania che gli martellava il cervello; quando aprì la porta, tuttavia, tutti i suoi piani –e i suoi pensieri- si dissolsero.
Lei era lì, una matita infilata tra i capelli -come al solito sempre più crespi- e circondata da una pila di libri –come al solito sempre più alta- scrivendo furiosamente su quello che Draco giudicò essere il nono foglio di pergamena.
Un aggeggio babbano che conteneva un liquido scuro –con ogni probabilità, caffè- era posto vicino ai libri, accanto a due tazze.
Non una. Due.
Aveva alzato lo sguardo non appena la porta si era aperta, e adesso lo fissava, la fronte corrugata mentre lo apostrofava con tono stupito ma non ostile.
“Malfoy, sei già qua? Sono solo le tre e mezzo. Va bene, vorrà dire che visto che sei già arrivato possiamo cominciare subito.”
Con un gesto della bacchetta spostò i libri, per fargli spazio, e fece levitare il contenitore versandosi un po’ di liquido nella tazza. Il profumo del caffè si sparse nella stanza.
“Ne vuoi un po’? So che ti piace il caffè… questo è caffè americano, meno forte del solito ma abbastanza per alzare la concentrazione.”
Aveva parlato con tono distratto, senza guardarlo, mentre prendeva l’occorrente per il ripasso e Draco ringraziò ogni possibile divinità del fatto che non sembrava aver notato il rossore che, incontrollato, gli era salito alle guance.
So che ti piace il caffè.
“Non ho portato i libri.”
Di tutte le frasi taglienti, intelligenti, sarcastiche e argute che poteva trovare, l’unica cosa che riuscì a dire –per altro con un tono più goffo che brusco- fu questa. Bene, ora poteva anche andare a buttarsi giù dalla torre di Astronomia.
La Granger lo guardò come se le avesse appena comunicato di essere senza mutande, gli occhi spalancati dallo stupore e dallo sconcerto.
“Scusa, mi spieghi come fai a lavorare senza libri?? Va bene non importa, useremo i miei, ci sono anche appunti importanti a piè pagina.”
Cominciò a trafficare con i volumi –ma loro avevano davvero così tanti libri di trasfigurazione?- e Draco, piano, richiuse la porta e si sedette di fronte a lei.
Passò un minuto di silenzio interrotto solo dal frusciare delle pergamene che la Granger stava preparando prima che lui trovasse il coraggio di parlare.
“Comunque sì, ne voglio un po’.”
La Granger alzò la testa, stupita; poi comprese e –nonostante dal suo tono sembrasse più un ordine che una richiesta- con un sorriso piccolo, leggero –un’altra vampata di calore lo travolse; aveva forse la febbre?- gli porse la seconda tazza.
Stranamente, aveva un gusto migliore rispetto a quando lo beveva lui da solo.
Oh.
“Molto bene. Cominciamo.”
 Due ore, quattro libri, cinque fogli di pergamena e un centinaio di battibecchi dopo, Draco Malfoy si sentiva l’individuo più stanco e stressato dell’universo conosciuto.
“Basta! Non ne posso più, odio la trasfigurazione animale!”
La Granger, ignorando palesemente il suo tono da animale mortalmente ferito –cosa che lo offese alquanto; gli era uscito anche particolarmente bene-, guardandolo indignata gli rispose “Ma sei impazzito? La trasfigurazione animale è con Rune Antiche una delle materie più interessanti della Magia; ci sono moltissime sperimentazioni a riguardo, e molte cose ancora da scoprire.”
“La più stressante e noiosa vorrai dire!”
“Capisco la tua povertà di linguaggio Malfoy, ma interessante è ben diverso da stressante; e io ho chiaramente detto interessante!”
Draco la guardò con gli occhi spalancati. Stava parlando sul serio?
“Cosa diavolo ci trovi di bello in trasfigurare un cane in una tazza per il water??”
La Gryffindor spalancò gli occhi, il riso che cominciava a nascere all’interno del petto.
“Malfoy scusa, dovresti illuminarmi su questa associazione tra un cane e una tazza per water; potrebbe avere delle interessanti implicazioni psicologiche.”
“Implicazioni psicoche??”
“Lasciamo perdere Malfoy!”
Continuarono a battibeccare sull’utilità della trasfigurazione animale per un’altra ora buona; fuori dalle vetrate, il cielo cominciava ormai a scurirsi rapidamente, mentre livello di caffè in quel contenitore babbano si era abbassato sempre di più.
All’improvviso, circondato dal profumo del caffè e dall’entusiasmo di una infervorata Granger intenta a difendere un’indifendibile trattato di trasfigurazione animale, Draco si ricordò di una chiacchierata avvenuta la mattina prima nell’ufficio della preside.
La McGranitt si era alzata, e lui era rimasto da solo seduto davanti alla scrivania, lo sguardo perso nel vuoto.
Ad un certo punto, una voce proveniente dall’alto lo riscosse.
“Buongiorno Signor Malfoy, come sta? Assaggi uno di quei biscottini, sono deliziosi, glielo assicuro. Oh, immagino dovrà credermi sulla parola ora come ora, dato che non posso provarglielo assaggiandoli.”
Silente dal suo ritratto rise di gusto, come se avesse fatto una battuta estremamente esilarante.
Draco corrugò la fronte, e con tono imbronciato e brusco disse che grazie, ma no, non aveva fame.
“Oh, è un vero peccato. Sa, molto spesso solo per orgoglio o perché sono sempre stati abituati a farlo gli uomini si negano molte cose meravigliose, nonostante la vita gliele stia offrendo a palmi aperti.” Sebbene fosse ormai solo un dipinto, a Draco sembrò di percepire il luccichio di quegli occhi azzurri così penetranti.
“Si ricordi, Signor Malfoy: “La fibra amante dell’uomo non può mai restare inerte del tutto: osservate attentamente l’egoista più incallito e finirete per trovare, come un fiorellino in mezzo ai sassi, un affetto nascosto in una piega della sua anima.”. Parecchio interessante e poetico, non trova? Gli autori babbani spesso irretiscono più di qualunque magia.”
Silente gli sorrise bonario, negli occhi dolci era dipinto l’affetto che aveva sempre dimostrato a qualunque studente.
“Non sprecare tempo, Draco. Ciò in cui credevi ora non esiste più, ed è tempo anche per te di ricostruire qualcosa; sta a te decidere se farlo da solo o accettare la mano che ti porgeranno.”
In quel momento la McGranitt era arrivata e lo aveva spedito fuori dall’ufficio più confuso e irritato che mai.
In quel momento, in quell’aula, circondato dal profumo del caffè e dall’entusiasmo di una infervorata Granger intenta a difendere un’indifendibile trattato di trasfigurazione animale, Draco si sentì l’individuo più stanco, più stressato e più felice dell’universo conosciuto.
 
 
 
Eccomi qua. Sì lo so, dovrei andare a nascondermi e non riemergere mai più dal mio miserabile buco, ma vi assicuro che ho provato a fare più in fretta possibile. In questo periodo la mia vita è estremamente frenetica; è come se fosse un’ alternanza di uragani e bonacce prolungate; ora, siamo in piena fase hurricane.
Non ci sono mai mezze misure :).
Comunque, ecco a voi il capitolo. Sinceramente, a me piace. Mi sono divertita come una pazza a scrivere il pezzo di Warrington e mi sono commossa nello scrivere il discorso di Silente (ah; la frase tra le virgolette è una citazione di Tiller :)).
Come struttura però è un po’ complicata e adesso la chiarirò un attimo, a scanso di equivoci: il tutto si svolge il giorno in cui Draco deve incontrare Hermione, ossia due giorni dopo la ronda dei Caposcuola nel capitolo precedente. All’interno però dei vari capitoli c’è un grosso flashback della suddetta ronda che contiene a sua volta un altro flashback della mattina stessa, durante le lezioni, che ho usato per spiegare il motivo per cui Draco si è presentato così in anticipo.
Ci sono poi altri due flashbacks che riguardano sempre il medesimo momento, ossia l’incontro con la preside avvenuto il giorno dopo la ronda dei Caposcuola e il giorno prima dell’incontro tra i due.
Spero di essere stata chiara, anche se ho i miei dubbi, conoscendomi :S.
In caso ditemelo, vi chiarirò il tutto in modo più esteso :).
Questo capitolo, come avrete notato, è importantissimo e molto denso: spero che vi sia piaciuto leggerlo anche solo la metà di quanto è piaciuto a me scriverlo.
Ora, voglio mandare un bacio e una benedizione a tutti quegli angeli che hanno lasciato ben 6 recensioni nel capitolo scorso: non so come ringraziarvi, se non rispondendo ad una ad una e dicendovi che davvero non ho mai ricevuto recensioni più belle e motivate.
Ergo, cominciamo!
 
 
Jules_Black: tu, tu! Tu vuoi farmi morire vero? Sì, ne sono convinta, ma sappi che morirei felice! La tua recensione mi ha davvero scaldato dentro, e mi ha fatto arrossire; sono onorata non solo di rientrare tra i tuoi autori preferiti, ma di avere qualcuno tra tutti coloro che leggono la mia storia che riesce a capire in modo così giusto quello che voglio trasmettere. Perché davvero, non importa nemmeno a me se questa è una coppia assolutamente impossibile, o se Hermione preferisce la cioccolata al caffè, o qualunque altra cosa: ciò che conta è solo creare un mondo in cui questo non solo è possibile, ma è anche bello, per me e per gli altri. Sono davvero felice che tu sia una mia lettrice, carissima, e spero di continuare a farti emozionare ogni volta sempre di più, anche e soprattutto con questo capitolo. Aspetto con ansia la nostra prossima chiacchierata –perché è poi questo che fanno autore e recensore su EFP, no :)?- un grosso grosso bacio.
 
 
Butterfly918: ciao, sono veramente felice che ti sia piaciuta così tanto :)! Il tuo commento mi ha fatto immensamente piacere perché hai colto uno dei miei principali obbiettivi: fare finalmente qualcosa di nuovo e di “fresco”, che potesse portare una ventata di freschezza in questa coppia. Come vedi, il capitolo dopo un po’ è arrivato: mi dispiace davvero che tu abbia dovuto aspettare così tanto, ma tra università, coinquiline, famiglia, progetti vari a quant’altro non sono proprio riuscita a trovare il tempo per scrivere. La prossima volta mi impegnerò ancora di più, promesso :)! Fammi sapere intanto se anche questo capitolo ti è piaciuto, un abbraccio!
 
 
_Carlotta_: ti dirò la verità: quando ho visto la tua recensione sono rimasta di stucco, pensando che fosse la recensione più bella, meglio scritta e più motivata che io abbia mai ricevuto; sono io che devo fare i complimenti a te :). Il mio intento principale era proprio quello di mantenere i loro caratteri: sono così meravigliosamente complessi come la Rowling li ha fatti, è un peccato stravolgerli. Per quanto riguarda lo stile, ho provato tutti gli stili possibili: quelli scarni ed essenziali per le drabble, quelli elaborati e poetici per le one-shot, ma per questa long mi trovo in perfetta sintonia con il tuo pensiero; la cosiddetta concinnitas (siano benedetti questi romani!) rappresenta l’unione e il bilanciamento perfetti tra semplicità e complessità.
Voglio citare una frase del tu commento: “In terzo luogo, ritengo che il modo in cui fai avvicinare Draco ed Hermione sia assolutamente coerente e credibile. Non ci sono nessuna forzatura e nessuna sdolcinatezza, ma un avvicinarsi da prima non cercato né voluto, poi sorpreso e sempre cauto, nel rispetto del carattere dei personaggi.”
Mi hanno fatto immensamente piacere queste parole, perché questo è proprio l’obbiettivo che mi ero prefissata di raggiungere; spero di esserci riuscita anche con questo capitolo che è leggermente diverso dal solito e, allo stesso tempo, estremamente importante. E’ il punto di svolta nella mente e nel cuore di Draco.
Voglio citare un’ultima frase del tuo commento: “Mentre già da un po' Hermione non riesce altro che a pensare: "Non è bello". Ma di cosa devi convincerti Granger?”
Eh, carissima, me lo chiedo sempre anch’io.
Sarei davvero onorata se tu volessi commentare anche questo capitolo –non in modo altrettanto eccelso e impegnativo; non mi permetterei mai di farti una simile richiesta :).
Spero solo di averti ancora una volta emozionato. Alla prossima! Un abbraccio, Mavi.
 
 
Alisa: innanzitutto ti ringrazio dei complimenti, che mi hanno fatto davvero davvero piacere, poi devo dirti che ti capisco: anche io evito di leggere storie incomplete, perché, soprattutto quando sono ben scritte e originali, soffro molto quando vedo che non vengono continuate. Eppure ce ne sono alcune,che, nonostante non siano complete, vale la pena leggere solo per le lacrime o le risate che ti strappano i pochi capitoli che sono stati scritti :). Io posso solo promettere che terminerò la fan fiction, sperando che non ci siano imprevisti insormontabili che mi impediscano di scrivere. Spero che tu sia su EFP per riuscire a leggere questo capitolo e per dirmi cosa ne pensi al riguardo, le vostre opinioni sono fondamentali; alla prossima! Un abbraccio, Mavi.
 
 
Thiliol: ahahah, il tuo entusiasmo mi sorprende sempre! Sono proprio contenta che ti sia piaciuto; sì, non riesco ad immaginare un Blasie che non sia nero, forse solo quello di Savannah :). Spero sia IC anche questo capitolo, anche se essendo molto importante dal punto di vista della progressione del rapporto tra i personaggi, ho dovuto rendere molto il conflitto interiore di Draco. Fammi sapere cosa ne pensi, il tuo parere è fondamentale! Un bacio, Mavi.
 
 
NextAct: grazie mille per i complimenti, la tua recensione mi ha fatto molto molto piacere! No, purtroppo scrivere una fan fiction con il Draco e l’Hermione della Rowling è molto più difficile, ma “chi non risica non rosica”, quindi ho deciso di provare, anche perché come la Row li ha fatti sono meravigliosi :). Spero di averti coinvolto anche con questo capitolo, che rappresenta una vera svolta in tutta la storia. Aspetto di sapere cosa ne pensi anche per il prossimo! Un abbraccio, Mavi.
   
 
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