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Autore: Pickwick    16/12/2010    7 recensioni
All' improvviso, la vita di Kelsey viene stravolta da una gravidanza inattesa: non si sente per niente pronta, ma è obbligata a prendersi responsabilità che, fino a quel momento, non sapeva neanche esistessero. Si sente derubata della sua libertà, e darebbe di tutto per tornare indietro. Ma forse, la sua situazione non è così negativa.. Forse.
Il problema è che il peggio non ha mai fine.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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O.O

Allora... niente di particolare da dire, a parte le scuse per le (forse) troppe parolacce scritte e il tanto, (decisamente) troppo tempo passato a cazzeggiare liberamente su questo sito  *v*

Leggendo qua e là nella mia testolina si è formato il desiderio ardente di scrivere qualcosa, ed eccomi qui! Pronta a creare, creare, creare!  E naturalmente a voi tocca sorbirvi  i miei deliri .

A parte questo, non ho grandi pretese per questa fanfiction, in quanto sono consapevole che non ho uno stile perfetto e che sono un po'  logorroica  (ehm...)

Enjoy:)

OCEAN

Now it’s gonna get harder
and it’s gonna burn brighter
and it’s gonna feel tougher each and every day
so let me say, that I love you.

PRIMO MESE

Giugno 2001

Cazzo.

 

Cazzo. Cazzo. Cazzo.

 

Ti prego ti prego ti prego fa che non sia positivo.

 

Guardavo intensamente il piccolo schermo del test di gravidanza.

Come se maledirlo servisse a qualcosa.

No, non potevo essere incinta.

 

Avevo un’ avversione naturale per i bambini.

E poi, l’ idea che ‘là in fondo’ mi si aprisse un varco abbastanza grande da permettere ad un mostriciattolo di sbucare fuori mi spaventava a morte.

Ma soprattutto, provavo puro disgusto all’ idea di ospitare l’ erede di quel… di lui.

No, non potevo assolutamente essere incinta.

Mio padre mi avrebbe scuoiata viva.

Certo, in fondo non c’era niente di cui preoccuparsi. A molte ragazze capitavano ritardi del ciclo, ma la cosa non significava automaticamente essere incinte.

Dopotutto, perché proprio io? Perché a me?

No, non mi sarebbe successo niente.

Un attimo.

Sul test stava iniziando a vedersi qualcosa.

Ti prego ti prego ti prego ti preg…

Cazzo.

Il test era positivo.

No!

Non è possibile!

Scossi furiosa il test, cercando di farlo ragionare.

Dai, ti prego, dimmi che ti sei sbagliato… io non posso essere incinta! Non io!

Quell’ aggeggio infernale non dava segno di voler cambiare idea.

Rassegnata, raccolsi le mie cose e uscii dal bagno del bar.

- Cazzo - sibilai, gettando il test nel cestino.  

Ero consapevole che da quel momento la mia vita sarebbe definitivamente diventata un casino.

 

 

 ^^

 

Se qualcuno mi avesse vista in quel momento, probabilmente avrebbe pensato che mi fossi fatta di qualche sostanza illegale, e, tanto per sicurezza, avrebbe cambiato strada. Sicuramente non ero nello stato mentale adatto per preoccuparmi di quello che la gente avrebbe potuto pensare. Infagottata nei miei vestiti da secchiona sfigata, vagavo per le strade senza una meta precisa.

Avevo chiamato… lui, dicendogli di venirmi a prendere in fretta, e nella confusione avevo dimenticato di dargli un indirizzo.

Così mi misi a vagare a caso. Quello stronzo mi aveva rovinato la vita, e io non avevo nessuna intenzione di facilitargli le cose.

Dopo un’ infinità di tempo venni affiancata da una decappottabile rossa che gridava al mondo i validi motivi per cui qualcuno ( possibilmente io ) avrebbe dovuto strisciare la carrozzeria con un bel mazzo di chiavi.

- È un secolo che ti cerco, scusa, non avevo capito l’ indirizzo - disse.

- Perché sei stupido - io ero il ritratto dell’accoglienza.

Non rispose.

Aprii lo sportello e salii in macchina.

- Sei arrabbiata? - mi chiese lui guardandomi mentre mi mettevo la cintura.

- Te ne fregherebbe qualcosa? -

Lui mi guardò tranquillamente.

- No -

- Bene, quindi non rompere -

- Interessarmi di te mi sembra una cosa carina -

- Evidentemente non lo è -

Mise in moto senza dire altro e si inserì nel traffico.

- Dove ti porto? - mi chiese cercando di evitare un pedone.

- Sulla luna -

Ridacchiò, e in quel momento la luce gli illuminò il viso.

Quanto era sexy…

Prima che mi venisse la bava alla bocca mi tirai uno schiaffo sulla guancia.

“ Ricordati che sei arrabbiata con lui perché è uno stronzo… ricordatelo…”

- Certo che sei acida - Acida io? Ma come si permetteva? -Ti porto a casa? -

- Molto velocemente, anche, non ho molto tempo da perdere -

- Ti ricordi che questa sera abbiamo la cena, vero? Mio padre vi ha invitati la settimana scorsa -

La cena. 

Cazzo, me ne ero dimenticata.

- Certo che mi ricordo. Non sono mica come te, che ti dimentichi l’ indirizzo a cui ti dico di venirmi a prendere -

- A dire il vero, non sono neanche sicuro di avertelo sentito dire, quell’ indirizzo –

Stava facendo saltare il mio piano. Meglio cambiare discorso.

- Si insomma… per quanto tempo ancora dobbiamo fare finta di essere fidanzati? -

- Finché i nostri rispettivi padri non avranno concluso l’ affare per diventare soci… noi aspetteremo un po’ e poi ognuno per sé -

Fui presa da un fantomatico attacco di vomito. Era tantissimo tempo…

- Ricordami perché sto facendo tutto questo… -

- Perché così il reddito di entrambe le famiglie migliorerà e di molto. E poi, mio padre è molto felice di vedermi al fianco di una ragazza così per bene,e, sai, non vorrei farlo adirare. Il suo umore migliora terribilmente quando vede che ci baciamo -

- Quindi l’ accordo tra noi due non prevedeva anche che facessimo sesso -

- Quello serve per me -

Stronzo bastardo. Avrei voluto sbatterlo fuori dall’ abitacolo in corsa per vedere il suo sorriso da pubblicità di dentifrici spalmato sull’ asfalto.

Ma non so per quale ragione, una forza ignota mi trattenne.

Frenò improvvisamente sul piazzale di ghiaia davanti alla villa dei miei genitori.

- Scemo - sussurrai.  

- Amore - iniziò. Diventava incredibilmente dolce quando uno dei nostri genitori era nel raggio di un chilometro - per favore, stasera, quando ti bacerò, vedi di non mordermi. La mia reazione potrebbe destare sospetti, sai cucciola? Guarda cosa mi hai fatto l’ ultima volta - tirò leggermente il labbro inferiore e scoprì una serie di segni rossi e profondi. I solchi dei miei denti. Evidentemente non gli avevo fatto abbastanza male per zittirlo per sempre.

Notai una tenda della sala da pranzo muoversi. Se mia madre ci stava spiando, era meglio non crearle dubbi. Mi sporsi leggermente e baciai quel… lui. Poi scesi dall’ auto e da brava fidanzatina rimasi a guardarlo allontanarsi. Peccato che quell’enorme pezzo di merda facendo inversione fece in modo di ricoprirmi di polvere.

Stavo giusto per urlargli dietro una lunga serie di epiteti irripetibili quando mia madre si affacciò alla porta di casa.

- Ti amo! - urlai al mio incubo peggiore. Ero quasi sicura di aver visto il suo riflesso ridere nello specchietto. Avevo la nitida sensazione che lui, in quel casino, si stesse solo divertendo.

- Kelsey! - mi chiamò mia madre - Kelsey, vieni qui! -

- Arrivo… -

Entrai in casa e sentii la voce di mia madre dalla sala da pranzo.

- Mamma? -

- Kelsey, vieni a vedere!-

- Cosa c’è? -

Mia madre era seduta sul divano, e davanti a lei una donna che non avevo mai visto le stava mostrando un vestito.

- Guarda, ti piace? -

La donna - una sarta - si girò verso di me per mostrarmelo.

- Bello - dissi - bellissimo -

 Lo pensavo davvero. Era leggero, sopra il ginocchio, con le spalline ed era stretto sotto il seno da un laccetto che faceva increspare la gonna.

Era completamente nero.

- È per te, per stasera - mia madre interruppe i miei pensieri - voglio che tu faccia una bella figura con Matt -

- Grazie mamma, non dovevi -

- Te lo meriti -

La signora mi sorrise. -Allora te lo lascio? Dovrebbe essere della tua misura-

Presi il vestito e corsi in camera.

Non volevo che mi vedessero piangere.  

^^



*Pickwick*
Fatemi sapere cosa ne pensate... grazie:)
Baci:)
   
 
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