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Autore: Pickwick    08/01/2011    4 recensioni
All' improvviso, la vita di Kelsey viene stravolta da una gravidanza inattesa: non si sente per niente pronta, ma è obbligata a prendersi responsabilità che, fino a quel momento, non sapeva neanche esistessero. Si sente derubata della sua libertà, e darebbe di tutto per tornare indietro. Ma forse, la sua situazione non è così negativa.. Forse.
Il problema è che il peggio non ha mai fine.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OCEAN

 

 

 

 

Take to me softly,

There’s something in your eyes

Don’t hang your head in sorrow,

And please don’t cry...

[Guns ‘n’ Roses, Don’t cry]

 

 

 

 

 

 

PRIMO MESE

Giugno 2001

 

Stesa sul mio letto, per un attimo mi illusi all’ idea della reazione che Matt avrebbe potuto avere. Pensai che, per una volta, avrebbe potuto fare seriamente il carino con me. Poi mi ricordai che era un puttaniere del cazzo e mi buttai sotto una doccia consolatrice.

 

Naturalmente calcolai male i tempi, e i miei genitori erano pronti e mi aspettavano già da venti minuti quando scesi.

 

Durante il tragitto in auto, mia madre continuò a parlare ininterrottamente di quanto Matt fosse un così bel ragazzo. Io non le davo retta, e neanche mio padre sembrava farlo.

Arrivammo a quel cavolo di ristorante, costosissimo e alla moda, costantemente presidiato dai fotografi speranzosi di immortalare qualche super divo, incredibilmente in orario. Mio padre prese mia madre a braccetto e si avviarono al tavolo, lasciandomi ad affrontare la sala da sola. Tra i commensali riconobbi alcuni conoscenti.

Arrivai al tavolo di quel verme.

- Kelsey, sei bellissima.- Diane Wilde, la madre di Matt, mi salutò baciandomi sulle guance.

- Anche tu, Diane... buonasera, signor Wilde.- Il padre di Matt, George, mi strinse la mano.

Poi mi rivolsi a lui, che nel frattempo si era alzato.

Mi baciò piano sulle labbra, poi mi fece sedere al suo fianco.

- Sei bellissima.-

- Anche tu.- risposi io.

Una cameriera, che aveva più superficie del corpo scoperta di quanto in realtà fosse vestita, si affrettò ad avvicinarsi al nostro tavolo, sporgendosi tra me e Matt.

- Buonasera, volete ordinare?-

Continuava a lanciare occhiatine languide verso Matt, e lui non faceva niente per impedirglielo.

Che puttana.

Che puttaniere.

Perché non se ne erano andati a fanculo tutti e due molto tempo fa?

Avrei risparmiato la fatica di mandarceli io.

Non mi dava fastidio che Matt si interessasse ad altre ragazze. Ne’ mi dava fastidio che altre ragazze ci provassero con lui.

Ma se lo facevano quando io ero nel ruolo di fidanzata ufficiale, andavo letteralmente in bestia.

Quando lei – finalmente – levò le tende, sussurrai a Matt, piano – Sei un bastardo.-

Lui mi appoggiò la mano sulla gamba e rispose, a denti stretti – Cosa ti ho fatto, adesso?-

- Stronzo, ho visto benissimo la tua mano sulla sua gamba. Pensi che sia cieca?-

- Non fare la bambina stupida... vedi di non rovinare tutto.-

A quel punto non dissi più niente.

Se solo avessi aperto bocca avrei urlato alla sala della mia gravidanza... e allora le cose sarebbero diventate molto divertenti.

Dopo la cena presi Matt per mano e mi alzai.

- Devo parlarti.- Gli dissi.

Lui mi seguì senza dire niente... Stranamente.

Uscimmo dalle vetrate posteriori, che davano su un giardino che sembrava un orto botanico.

Peccato che questo era decine di volte più alla moda di un orto botanico.

Mentre camminavamo verso gli alberi, in modo da nasconderci alla vista dei commensali, Matt ruppe il silenzio.

- Che c’è, hai deciso di dichiararmi il tuo amore?-

- L’ unica cosa che dichiaro è che sei un’ idiota.-

Lui sbuffò. – Lo so che in fondo sei innamorata di me...-

Era così vicino... troppo, per i miei gusti.

All’ improvviso, quando stavo per rispondergli a tono, Matt si piegò su di me e mi baciò.

Ero stata presa alla sorpresa, e non feci nulla per allontanarlo.

Purtroppo Matt fraintese, e approfondì ancora di più il contatto, spingendomi contro un albero.

- Dillo ora, che non sei innamorata di me.-

Sussurrò al mio orecchio, riprendendo a baciarmi.

- Matt...-

Passò le mani sui miei fianchi, sollevando il vestito, senza che io riuscissi a fermarlo.

Quando iniziò a spingersi troppo oltre, lo fermai.

- Matt, non possiamo-

Io non posso.

- Non puoi?-

- Credo di doverti dire una cosa.- Perché avevo paura di dirglielo? Non aveva senso.

- Sei lesbica?- chiese lui ironizzando.

- No, ecco... insomma... vedi, sono leggermente incinta.-

- Leggermente?- mi chiese sorridendo.- Come si fa ad essere leggermente incinta?- Non era minimamente preoccupato. Probabilmente pensava che non fosse suo.

- Lascia stare il leggermente... Il problema è che il padre sei tu.-

Matt mi guardò senza dire niente. Il sorriso sulla sua faccia si era congelato, lasciando spazio a una smorfia indefinibile.

Dopo un’ eternità, riprese un po’ di colore.

- Come sarebbe, che sono io il padre?- mi chiese con un filo di voce.- Questo non è possibile!-

- Sei l’ unico con cui sono stata negli ultimi due mesi. Direi che non c’è dubbio.-

- Non c’è altra possibilità?-

Mi faceva quasi pena.

Quasi.

- No, sono sicura.-

- Cazzo!- urlò.

Adesso non mi faceva più così pena.

Si prese la testa tra le mani.

- E tu non hai intenzione di togliere... Cioè, fermare la gravidanza?-

Lo guardai.

- No. Cazzo, reagisci! Hai più paura di me!-

Ecco la vecchia Kelsey tornare alla carica.

- Invece di avere paura dovresti sentirti in colpa! Guarda in che casino mi hai ficcata! Facciamo finta di stare insieme, hai detto! Così i nostri genitori saranno costretti a vedersi di più! E poi deve essere stato divertente per te, no? Tanto, visto che una cosa tira l’ altra, la troietta te la saresti portata a letto, prima o poi!-

Forse non era un’ attacco molto razionale, ma volevo farlo sentire in colpa.

- Non ho mai pensato che fossi una troia- disse piano.

- Quindi tutto il resto si, quello l’ hai pensato?-

Mi guardò negli occhi in silenzio, per quella che mi sembrò un’ infinità di tempo. Poi, deciso a lacerare per sempre il mio autocontrollo, disse:

- Si. –

Deglutii. Forse sembravo molto addolorata, perché si affrettò ad aggiungere: - Ma io non sono stato del tutto sincero con te, non era per i nostri genitori che ti ho proposto di stare insieme. Io credo di essermi innamorato di te, Kelsey.-

Lo guardai a lungo in quegli occhi del cavolo che si ritrovava. Non stava parlando sul serio, ne ero sicura. Mi stava prendendo per il culo, mi stava mentendo.

- Sei un fottutissimo bastardo. -

E gli tirai uno schiaffo.

Lui era stato preso troppo in contropiede per fare qualsiasi cosa che non fosse spalancare la bocca e fissarmi esterrefatto. Se non fossi stata troppo incazzata, probabilmente gli avrei riso in faccia.

Che idiota.

-Stronzo bugiardo!- gli urlai mentre tornavo dentro il ristorante.

Lodando il cielo, trovai i miei genitori all’ ingresso, che salutavano e ringraziavano i Wilde. Mia madre mi vide.

- Kelsey! Dove hai lasciato il giovane Wilde?-

Le sorrisi.

- Matt è fuori, ha detto che vuole restare ancora un po’... ha anche aggiunto qualcosa riguardo al fatto che sarebbe tornato da solo.-

Diane sbuffò. – Possibile che non riesca mai a passare un po’ di tempo con mio figlio? A quanto pare dovrò rimandare ancora... buonanotte, tesoro.-

- Arrivederci.- La salutai io uscendo fuori.

Se solo avessero saputo!

 

 

^^

 

 

Salve a tutti!

Allora... prima di tutto grazie per le recensioni, mi dispiace di non aver risposto ma non ho fatto in tempo... Sono felicissima di vedere che qualcuno legge *w*

Il capitolo: Molto, molto corto. Lo riconosco, e mi dispiace. Sono consapevole del fatto che ci siano molti dialoghi e poca azione, ma nel prossimo dovrei riuscire a farmi perdonare... 

Mi sembra di aver detto tutto...

Baci 

 

Pickwick

   
 
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