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Autore: VaniaMajor    17/12/2010    2 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Ranma uscì dalla nube di fumo, correndo verso la foresta. Ryoga comparve dopo un istante al suo fianco. Gli altri non erano in vista.
«Dove sono Mousse e Konatsu?» chiese Ranma.
«Saranno ancora là dentro. Inutile aspettarli, ce la faranno.- disse Ryoga- Da che parte si sono allontanati quei bastardi?»
«Va’ a saperlo.» disse Ranma, con una smorfia. Mentre correvano, si mise a osservare il terreno. Si fermò con un’imprecazione.
«Cosa c’è?» chiese Ryoga, spaventato.
«Si sono divisi.- disse Ranma, indicando l’erba- Guarda in che condizioni pietose è il terreno.»
«Ranma! Ryoga! Dove sono le ragazze?»
I due si voltarono verso Mousse, che correva verso di loro, seguito da Konatsu.
«Pare che si siano inoltrati nella foresta e si siano divisi.» li informò Ryoga mentre i due li raggiungevano, ansimando per la corsa.
«Cosa?!» chiese Mousse, preoccupato, facendo saettare lo sguardo tra le orme confuse come cercando un segno del passaggio di Shan Pu.
«Dividiamoci anche noi.- disse Ranma, deciso- Che ognuno di noi segua una traccia. Non stiamo qui a perdere tempo!»
«Akane, sto arrivando!» gridò Ryoga, lasciandosi indietro gli altri e mettendosi a seguire una delle piste.
«Va bene, Ranma.- disse Mousse, iniziando a sua volta a correre- Ma se trovi Shan Pu, chiamami. Non osare toccarla!»
«Buona fortuna, signor Ranma!» gridò Konatsu, iniziando a balzare di ramo in ramo, seguendo la propria pista dall’alto. Ranma iniziò a correre a sua volta, sperando ardentemente di essere sulle tracce di Akane.
“Li farò pentire di averla toccata con le loro dannate mani.- pensò- Akane, resisti! Sto arrivando!”
Dietro di lui si sollevò un grande vento e un boato. Inuyasha aveva colpito.
Intanto Ryoga correva, mentre il cuore gli batteva all’impazzata. Aver visto Akane strapazzata e trascinata via da uno di quei dannatissimi demoni lo aveva riempito di un’apprensione insostenibile. Voleva vedere Akane! Voleva vederla, essere sicuro che stesse bene, che non fosse ferita! Se l’avevano fatta piangere li avrebbe picchiati fino a farli sanguinare e se l’avevano ferita li avrebbe uccisi!
“Perché hai voluto seguirci, Akane?- pensò, digrignando i denti- Perché non sei rimasta a casa?”
Era sciocco chiederselo. Per Ranma. Sempre e solo per Ranma. Perché Akane voleva tanto bene a quell’idiota, che non si rendeva nemmeno conto della fortuna che aveva ad averla a fianco? Ryoga si asciugò con rabbia le lacrime che minacciavano di offuscargli la vista. Se solo fosse riuscito a confessarle il proprio amore…Ma no. Era inutile continuare a illudersi, Akane amava Ranma, ormai era palese. Una breve immagine di Akari, la dolce ragazza che gli aveva rivelato di amarlo nonostante la sua maledizione, gli passò per la mente.
“Che egoista.- si disse- Come posso pensare ad Akari quando ancora smanio per Akane? Akari perdonami…non so se e quando sarò pronto a corrisponderti con tutto il cuore.” Il suo volto assunse un’espressione decisa. «Basta! Ora devo solo trovare Akane.» disse ad alta voce, imponendosi di smettere quei ragionamenti. Abbassò lo sguardo sul terreno…e si accorse di aver perso la traccia che stava seguendo.
«Eh?» disse, fermandosi di scatto. Rimase a guardare il terreno con aria imbambolata, come aspettandosi che la traccia ricomparisse, poi studiò la foresta attorno a sé.
«Mi…mi sono perso.» disse, attonito. «Argh! No, mi sono perso! - gridò, arruffandosi i capelli con le mani- Idiota, idiota di un Ryoga Hibiki! Akane, dove sei?!»
Come in risposta, un grido femminile provenne dalla sua destra. Ryoga si alzò in piedi di scatto, attento.
«Akane! Sto arrivando!» gridò, correndo nella direzione da cui era provenuto il grido. Tra gli alberi, vide la figura di un demone in armatura rossa che cercava di tenere ferma a terra una ragazza che si dimenava.
«Lasciala stare, maledetto bastardo!» gridò, sbucando come una furia dagli alberi e centrando il demone con un calcio volante che lo allontanò dalla ragazza. «Akane?!» ansimò Ryoga, inginocchiandosi immediatamente accanto alla ragazza.
«Ryoga, sei tu?» chiese lei, alzandosi a sedere. Ryoga si trovò davanti il volto pieno di lividi di Sango.
«Sa…Sango!- disse- Allora dov’è Akane?»
«Attento!» gridò Sango. Ryoga si spostò appena in tempo per evitare l’attacco del demone.
«Sei solo uno stupido essere umano.- rise quello, continuando ad attaccarlo- Cosa credi di fare?»
Ryoga schivò gli attacchi con facilità. Quel demone era forte, ma la velocità a cui l’aveva abituato Ranma era superiore.
«Non ho tempo da perdere con uno come te! Io devo salvare Akane!- disse, incrociando le braccia sul petto- Shishi Hoko Dan!»
Il demone, stupefatto, venne colpito in pieno dal colpo energetico.
«Shishi Hoko Dan! Shishi Hoko Dan! Shishi Hoko Dan!»
Ryoga sparò numerosi colpi uno dietro l’altro, aiutato dalla propria disperazione, e il demone, alla fine, cadde in ginocchio, faticando a restare cosciente. Ryoga riprese fiato per sparare un ultimo colpo, quando la testa del demone si staccò di netto e cadde a terra. Il corpo la seguì a breve. Ryoga osservò, stupefatto, Sango, la quale era in piedi con una katana insanguinata in mano.
«Gli è caduta.- spiegò Sango, scura in volto- Se avessi avuto il mio Hiraikotsu, l’avrei ucciso molto prima.»
«Ti ha fatto qualcosa?» chiese Ryoga, preoccupato nel vedere i lividi sul suo volto.
«Mi ha solo picchiata per farmi stare ferma.- disse Sango, scuotendo il capo- Grazie di tutto, Ryoga.»
«Di nulla.- rispose lui, frettoloso- Sai dove hanno portato Akane?»
«No, ci hanno divise.» rispose Sango. Ryoga si morse un labbro, frustrato. «Ryoga, perché Miroku non c’è? Dove hanno portato Kagome-chan?- chiese Sango, apprensiva- E Anna…Anna è davvero…»
«Sango, io devo cercare Akane.- disse Ryoga- Se verrai con me ti racconterò tutto, ma, ti prego,  muoviamoci.»
Sango annuì, stringendo con fermezza la katana.
«Va bene, andiamo. Potrei esserti d’aiuto.» disse. I due si incamminarono nella foresta.

***

«Signorina Ukyo!» gridò Konatsu, mentre saltava da un ramo all’altro. Il cuore gli si era fatto minuscolo, in petto, al pensiero di quello che i demoni potevano aver fatto alla sua graziosa padroncina.
“Se solo avesse con sé la sua spatola...- pensò, stringendo le labbra e trattenendo le lacrime- Sono così inutile! Se non riuscirò a salvarla, non me lo perdonerò mai.”
«Signorina Ukyo!» gridò ancora, con la voce spezzata dall’angoscia. D’improvviso, vide due movimenti nel bosco. Un lampo di bianco…il nastro per capelli di Ukyo! «Signorina Ukyo!- gridò ancora- Resistete, sto arrivando!»
«Konatsu!» gridò Ukyo. Si udì un tonfo, un grido soffocato e quindi altri rumori di colluttazione, mentre la vegetazione nascondeva la ragazza e il suo rapitore alla vista. Konatsu scese a terra, mentre gli occhi gli brillavano del sacro fuoco dell’ira. Cosa stava facendo quel demone alla sua adorata Ukyo?!
«Ukyo, arrivo!» gridò, dimentico del suo solito atteggiamento delicato. Ukyo sbucò in quell’istante dai cespugli, gettandoglisi praticamente tra le braccia nell’impeto della corsa. Subito dietro di lei veniva il demone, una delle guardie del corpo di Soichiro, con la spada sguainata. Ukyo teneva in mano un grosso ramo d’albero spezzato a metà. L’aveva evidentemente usato contro il suo rapitore, ma un demone non era tipo da soccombere a un colpo del genere.
«Konatsu, siete venuti…» iniziò a dire Ukyo. Konatsu la interruppe, scagliandola senza troppe cerimonie alle sue spalle per sottrarla al pericolo incombente.
«Nasconditi! Qui ci penso io!» le ingiunse, con un sorriso in cui si poteva leggere tutto il suo sollievo nel vederla sana e salva. Konatsu non badò all’espressione sorpresa di Ukyo e lanciò una pezza bagnata in faccia al demone, che ristette, soffocato. Questo diede tempo a Konatsu di estrarre la spada  e scagliarsi contro il suo nemico. Il demone si levò la pezza dalla faccia e parò con facilità l’affondo di Konatsu, scagliandolo con un solo colpo contro un tronco d’albero.
«Konatsu!» gridò Ukyo.
“E’…forte.- pensò Konatsu, riprendendo fiato- Dovrò puntare sulla mia velocità.”
Con un sorriso confidenziale, il demone si gettò contro Konatsu, pronto a tagliarlo in due con la spada, ma il giovane kunoichi spiccò un balzo, spostandosi su un ramo d’albero sopra di lui.
«Ti farò assaggiare l’abilità delle kunoichi.» disse Konatsu, iniziando a saltare in maniera imprevedibile da un ramo all’altro. «Happobijin Shuriken!» gridò, bersagliando il demone di coltelli da lancio. Ukyo era stupefatta. Il docile, quasi imbarazzante Konatsu si era trasformato in un guerriero coi fiocchi. Stava mettendo in seria difficoltà un demone…anzi, l’aveva già ferito in più punti! Konatsu non amava combattere sul serio e le sue tecniche assurde lo dimostravano, ma in questo caso sembrava disposto a uccidere pur di salvarle la vita.
“Devo aiutarlo.- pensò Ukyo- Ma come? Non ho nulla con me! Sono così inutile senza i miei attrezzi per l’okonomiyaki?”
Il demone si stava stancando di giocare con quell’insulso essere umano. Decise di concentrarsi su di lui, ignorando le lame che gli sfrecciavano attorno. Tre o quattro di esse lo colpirono, affondandogli nella carne delle braccia e delle gambe, ma lui non si mosse finché l’umano non gli sfrecciò a fianco.
«Eccoti!» gridò, affondando la katana con tutte le sue forze.
Konatsu sentì la lama farsi strada nella carne e perse slancio, cadendo a terra e rotolando sulle foglie secche per un tratto, mentre una lancia di dolore gli offuscava la mente.
«Urgh…» gemette, cercando di alzarsi a sedere. Sembrava che il demone, il quale si stava ora accingendo a finire il lavoro iniziato, avesse tentato di tagliarlo in due. Per fortuna, invece del fianco morbido aveva preso l’anca e la spada si era fermata a contatto con l’osso. Il bacino, però, in quel momento gli stava facendo vedere le stelle. Doveva avere l’articolazione incrinata, se non spezzata. Alzarsi era fuori discussione.
“Maledizione…” pensò, vedendo il demone che si avvicinava. Afferrò di nascosto una grossa lama ricurva. «Ukyo, scappa!- gridò, preparandosi a uccidere il demone nel momento in cui avrebbe calato la spada su di lui- Raggiungi il signor Ranma e gli altri!»
«Non ti lascio da solo!» gridò Ukyo, afferrando un grosso masso e scagliandolo con precisione contro la testa del demone, che, sorpreso, cadde in ginocchio a poca distanza da Konatsu.
“Perfetto!” pensò il kunoichi, allungando il braccio con una smorfia di dolore e affondando la lama nel collo del demone. Con una smorfia, Konatsu vide il demone boccheggiare, mentre un torrente di sangue scuro gli scaturiva dalla gola, sporcando la mano e parte del braccio di Konatsu. Dopo alcuni, interminabili istanti, il demone cadde a terra, morto, strappando dalle mani di Konatsu la lama.
«Konatsu!» gridò Ukyo, raggiungendo l’amico. Il ragazzo si appoggiò con la schiena a un tronco, con una smorfia di dolore. Ukyo gli si inginocchiò a fianco, esaminando la ferita con dita tremanti. «Konatsu, stai bene? Kami-sama, guarda cosa ti ha fatto…»
«State bene, signorina Ukyo?» chiese Konatsu, interrompendola. Ukyo annuì e Konatsu sfoggiò un sorriso brillante. «Meno male.» sospirò, detergendosi il sudore dal viso. «Grazie per il vostro aiuto.» Ukyo scosse il capo.
«Cosa dici?! Mi hai salvata tu, Konatsu!» disse. Konatsu arrossì e inaspettatamente, Ukyo sentì le proprie guance farsi calde. Konatsu era stato…beh, fantastico! L’aveva protetta. Si era comportato come un uomo, una volta tanto. Vedendo che tentava di alzarsi, lo fermò. «Cosa credi di fare?!- lo sgridò- Torna a sedere! Non puoi muoverti, con una ferita del genere!»
Konatsu obbedì per riflesso, arrossendo ancora, poi tentò di recuperare un po’ di contegno.
«Ecco…allora potreste lasciarmi qui e andare a cercare il signor Ranma…» propose.
«No.- sbottò Ukyo- Qui da solo non ti lascio!»
«Oh…» mormorò Konatsu, arrossendo ancora di più. Ukyo sorrise con tenerezza. Ecco il Konatsu che conosceva. Si sedette accanto a lui.
«Li aspetteremo qui. Quando Ranma avrà salvato Akane, ci verrà a cercare.» disse. Cogliendo la nota di tristezza nella voce di Ukyo, Konatsu la guardò, con un groppo in gola.
«Non siate triste, signorina Ukyo. So che avreste preferito il signor Ranma, ma…» mormorò. Ukyo gli sorrise.
«Chiamami solo Ukyo, Konatsu.- gli disse- Di questo ‘signorina’ ne ho avuto abbastanza.»
Konatsu osservò attonito il viso sorridente della ragazza che, nel profondo del cuore, amava, poi sorrise.
«Sì.» disse, annuendo. Il sorriso di lei gli scaldava il cuore. Se avesse dovuto accontentarsi anche solo di quello per il resto della sua vita, sarebbe stato comunque un onore.

***

Mousse non dovette cercare a lungo. La voce acuta di Shan Pu lo trovò prima che lui trovasse la ragazza.
«Aya! Giù le zampe, maledetto!!» la sentì strillare, non molto distante.
«Shan Pu, sto arrivando!» gridò Mousse, correndo più in fretta. Sbucò in una minuscola radura e si bloccò alla vista che gli si stava mostrando. Shan Pu era seduta sulla schiena di un demone, martellandogli la testa con un sasso piuttosto grosso mentre quello cercava di difendersi tenendosi il capo con le mani. Akane Tendo osservava la scena con espressione attonita, la stessa che in quel momento Mousse si sentiva sul viso.
«Mousse?» disse Akane, scorgendolo.
«Mousse!» esclamò Shan Pu, smettendo momentaneamente di massacrare il proprio rapitore.
«Shan Pu!- disse Mousse, mettendosi gli occhiali per essere certo di non aver frainteso tutta la scena- Cosa stai facendo, se non sono indiscreto?»
«Cosa credi che stia facendo?!- sbottò Shan Pu, seccata- Mi sto liberando da sola, visto che voi ci avete messo una vita a venirmi a salvare! Non sono certo inferiore ad Akane!»
Mousse guardò Akane e lei fece spallucce.
«Sono riuscita a stordire il demone che mi teneva.- spiegò la ragazza- Quando ho sentito Shan Pu, sono venuta ad aiutarla, ma pare che non abbia bisogno di me.»
«Puoi scommetterci!» sentenziò Shan Pu. Il demone approfittò della sua distrazione per alzarsi in piedi di scatto, facendola cadere a terra. «Aya!»
«Mi hai stancato, ragazzina!» ringhiò il demone, avventandosi su di lei come un gatto rabbioso. Shan Pu si disimpegnò con un’elegante capriola all’indietro e il demone impattò di faccia contro un enorme martello di legno che era comparso tra le mani di un prontissimo Mousse. Akane si fece avanti per aiutare i due, ma Shan Pu la fece desistere con un’occhiata.
«Stai indietro, potresti farti male.» disse, prima di lanciarsi con un acuto grido di battaglia contro il demone.
«Shan Pu, ti aiuto!» disse Mousse, avventandosi contro il nemico con quelli che sembravano tanto due falcetti in mano. Akane, basita, rimase a osservare i due darle di santa ragione al demone, che non sembrava poi tanto forte. Mousse e Shan Pu sembravano addirittura divertirsi! Akane scosse la testa, sedendosi per terra contro un tronco d’albero. Inutile intervenire senza il loro permesso.
Akane sospirò. Ranma…chissà dov’era. Forse la stava cercando, come Mousse aveva cercato Shan Pu. Era lieta di essere stata in grado di liberarsi da sola, ma allo stesso tempo desiderava che Ranma si battesse per lei con lo stesso impeto con cui Mousse lo faceva per Shan Pu.
«Ranma…» mormorò Akane, persa nei suoi pensieri, prima che una presa rude la afferrasse per un braccio e la trascinasse di peso nel folto. Tentò di gridare, ma una mano le calò sulla bocca, impedendole di emettere fiato. Alzò lo sguardo atterrito sul demone che aveva tramortito poco prima.
«Sei stata furba, tesorino, ma non abbastanza.- disse il demone, sogghignando- Ora io e te passeremo ancora un po’ di tempo insieme, che ne dici?»
Akane si dimenò, ma il demone, avendo imparato la lezione, la tenne con durezza, affondandole le dita nella carne mentre la caricava in spalla e la portava via. Akane lanciò un’occhiata disperata a Shan Pu e Mousse, ma i due erano troppo presi dal loro combattimento per accorgersi di lei.
“Ranma!” gridò nella propria mente, mentre il demone si inoltrava nel folto a grande velocità.
Non trascorsero che pochi minuti dalla sua scomparsa che Ranma sbucò nella piccola radura, attirato dal suono di voci.
«Akane!» gridò, fermando i propri passi. Mousse e Shan Pu, in piedi accanto al corpo inerte del demone, si voltarono verso di lui.
«Ai len!» gridò Shan Pu, gioiosa. Mousse si oscurò in volto, ma Ranma non vi badò.
«Mousse, hai trovato Akane?» chiese.
«Sì, è qui con noi.- disse Mousse, voltandosi- Akane, è arrivato Ra…» Si guardò attorno. La ragazza non si vedeva da nessuna parte. «Ma dov’è finita?» chiese.
«Akane!» chiamò Ranma, febbrile.
«Era seduta lì fino a un momento fa.» disse Shan Pu, perplessa, indicando un tronco d’albero. Ranma vi si avvicinò di corsa e si accorse subito dei rami spezzati nei cespugli lì attorno.
«Qualcuno l’ha portata via.» disse.
«Aveva tramortito il demone che l’aveva rapita.- disse Mousse- Possibile che sia venuto a riprenderla?»
«Possibile che non vi siate accorti di niente?!- sbottò Ranma, prima di riprendere il controllo- Lasciate stare, il danno è fatto. Vado a salvarla. Voi cercate di radunare gli altri e poi raggiungetemi!» Detto ciò, Ranma riprese a correre senza voltarsi indietro. «Akane!»
Ranma corse nella foresta, dimentico dei rami che gli sferzavano il volto e anche della propria stanchezza. Maledizione! Akane era riuscita a liberarsi da sola, per essere poi nuovamente catturata. Che dannata sfortuna! Quel demone doveva essere incattivito, sapeva bene che Akane non ci andava leggera quando decideva di tramortire qualcuno, e ora chissà cosa stava per farle!
«Akane!» gridò ancora. Sbucò in una radura piuttosto vasta. Il demone lo attendeva dall’altra parte, tenendo Akane per la gola. «A…Akane!» disse Ranma, facendo un altro passo avanti.
«Ran…» iniziò a dire Akane, ma il demone aumentò la stretta, soffocando sul nascere la voce della ragazza.
«Hai intenzione di immischiarti, ragazzino?- disse il demone, sprezzante- Ho ancora un po’ da fare, qui, quindi se ci tieni alla pelle fai dietro-front e cercati qualcos’altro da fare.»
Ranma non udì nemmeno le parole del demone. Fissava, scioccato, la sua fidanzata. Il volto di Akane era pallido e i suoi occhi erano lucidi. Gli occhi della ragazza più maschiaccio di tutto il Giappone, gli occhi che non mostravano mai la paura, in quel momento erano terrorizzati. Akane era piena di ferite. Non sembravano profonde, ma la ricoprivano un po’ ovunque, come si poteva intravedere tra i vestiti strappati in più punti e macchiati di sangue. Due graffi le segnavano anche le guance, in un’imitazione dei marchi demoniaci di Inuyasha. Sembravano fatti con lunghe lame…ma con cosa fossero stati fatti era la cosa meno importante.
Akane era stata ferita. Era stata spaventata. Era stata toccata da quell’essere infame che non faceva che blaterargli di andarsene. Negli occhi di Ranma iniziò a bruciare un’ira che aveva sperimentato solo contro Safulan, un altro che aveva avuto la folle idea di attentare alla vita di Akane. Il suo corpo iniziò a tremare, mentre stringeva i pugni fino a ferirsi i palmi.
«Tu.- disse, con voce terribile, spostando il suo sguardo sul demone- Come hai osato?»
«Mi rendo conto che hai intenzione di seccarmi fino all’ultimo.» disse il demone, con una smorfia. Fletté le dita e le sue unghie si trasformarono in lunghissimi artigli.
«Allontanati…da lei.» disse Ranma, che faceva persino fatica a parlare. Il demone rise.
«Altrimenti cosa mi fai?» rise il demone, passando le lunghe appendici sulla guancia di Akane e tracciando altri quattro graffi paralleli sulla sua pelle bianca. Akane si morse un labbro per non gridare.
«Bastardo!» gridò Ranma, lanciandosi contro il demone. Questo colpì Akane per farla scostare e si preparò a trafiggere Ranma con i suoi artigli.
«Ranma!» gridò Akane, vedendo che il ragazzo era proprio sulla traiettoria degli artigli micidiali. Ranma ruotò su se stesso, schivando il colpo e, portandosi a fianco del demone, lo colpì duramente alla nuca con una gomitata. Il demone cadde, pancia a terra.
«Come hai osato toccare Akane?!» ringhiò Ranma, fuori di sé, tornando ad attaccare. Il demone si mosse appena in tempo per evitare il pugno di Ranma, che colpì il terreno. Un veloce colpo di mano del demone e sul petto di Ranma si aprirono quattro ferite sanguinanti.
«Ranma! No!» gridò Akane, spaventata. Ranma si tirò in piedi con una smorfia, pronto a lanciarsi di nuovo contro il suo avversario.
«Coraggio! Voglio proprio vedere quanto tempo ci metterò a ridurti in poltiglia.» sogghignò il demone, facendogli un cenno d’invito.
«Ranma, ricorda che è un demone! Non puoi batterlo con la forza!» disse Akane.
«Tu stai zitta, donna.- ordinò il demone, leccandosi le labbra- Con te, finirò dopo.»
«Non te ne darò mai la possibilità!» gridò Ranma, attaccando.
Mentre tempestava il suo avversario di colpi e ne schivava altrettanti, Ranma si sforzò di pensare. Akane aveva ragione, quello che stava combattendo era un demone. Benché in grado di tenergli testa, non poteva vincere un simile avversario coi soli pugni. Bastava vedere come già lui si sentisse esausto, mentre il demone appariva fresco come una rosa. No, occorreva uno dei suoi colpi speciali. Sembrava fosse ora di usare l’Hiryu Shotenha.
«Te la sei cercata, bastardo.» disse, con un sorrisetto, iniziando la sequenza di passi che avrebbe portato il demone al centro della spirale, verso la sua fine.
Akane osservava la scena con le mani schiacciate sulla bocca per la paura. I tagli le bruciavano, ma la spiacevole sensazione era relegata in un angolo della sua mente, perché tutto il resto era occupato da ciò che si stava svolgendo sotto i suoi occhi. Ranma riusciva sempre a schivare i colpi per un soffio. Non sembrava avere il totale controllo della situazione e ogni volta rischiava di essere colpito.
“Oh, Ranma…è colpa mia se sei in questa situazione.- pensò, mentre le lacrime le pungevano gli occhi- E non posso fare nulla per aiutarti.”
In più, c’era qualcos’altro che non andava, Akane lo sentiva. Ranma stava trascinando il demone ignaro nell’Hiryu Shotenha, ma c’era qualcosa di strano. Era come se…come se ci fossero due spiriti combattivi all’interno della spirale!
«Che…Ranma?!» mormorò Akane. Ranma non era freddo! Occorreva il cuore di ghiaccio per l’Hiryu Shotenha! «Ranma, cosa fai?!» gridò Akane.

***

Quando l’uomo vestito come Inuyasha la afferrò e la caricò di peso su Kirara, Kagome non seppe per che cosa essere più sorpresa. Inuyasha travestito da Sesshomaru, Shippo che fingeva di essere il padre dei fratelli inu-yokai…e ora un uomo travestito da Inuyasha che la portava via?! Kagome si aggrappò al pelo di Kirara, col cuore in gola, mentre l’uomo sollecitava il demone gatto al galoppo. Il suono di quella voce le gelò il sangue nelle vene. Si voltò.
«Se…Sesshomaru?!- sbottò, basita- Kami-sama, cosa ti è successo?!» Sesshomaru non rispose, mentre dietro di loro si levava una cacofonia di grida e commenti.
«Kagome-chan!» gridò Shippo, aggrappandosi alla ragazza per restare in sella.
«Shippo-chan!- disse Kagome, faticando a distogliere lo sguardo dal volto umano di Sesshomaru- Si può sapere cosa sta succedendo?»
«Siamo venuti a salvarti!- esclamò Shippo, fiero del proprio lavoro- Ora Inuyasha e gli altri libereranno Sango e le altre ragazze.»
«Ma…che ci faceva, Inuyasha, vestito come Sesshomaru?! E perché tu hai un aspetto così umano?» chiese ancora Kagome. Gli occhi gelidi di Sesshomaru si posarono su di lei. Erano blu. Kagome non riusciva a capacitarsene.
«Devi aiutare Anna.» disse.
«Non è morta?!- lo interruppe Kagome, aggrappandosi al tessuto rosso- Come sta? Posso fare qualcosa?»
«Se stai zitta due secondi ti spiegherò.- disse Sesshomaru, caustico- Non abbiamo molto tempo.» Lanciò una breve occhiata dietro di sé. Kagome seguì il suo sguardo e con orrore vide che una grande tigre gialla li stava seguendo. Soichiro, senza alcun dubbio. Shippo iniziò a tremare, aggrappato a lei. «Anna non è morta.- riprese a parlare Sesshomaru, dal cui tono traspariva una fretta estrema- Le è stato posto il Sigillo della Vita, che però non è stato in grado di prosciugare le sue energie, viste le capacità proprie di Anna. Le ho donato la mia energia demoniaca per resistere, ma ha bisogno che tu tolga quel Sigillo in tempo, altrimenti non ce la farà. Il monaco si sta occupando di lei, ma non ne avrà per molto.»
«Devi tornare al castello al più presto, Kagome.- disse Shippo- E’ per questo che abbiamo dato la precedenza alla tua liberazione.»
«Ho capito.- annuì Kagome- Ma come facciamo con Soichiro?»
«A lui ci penso io.» disse Sesshomaru, balzando di sella.
«Cosa?- chiese Kagome, sbalordita- Kirara, fermati!»
Il demone gatto obbedì alla ragazza. Kagome scese dalla sua groppa e corse verso Sesshomaru.
«Sesshomaru, cosa vuoi fare in queste condizioni?- disse, preoccupata- Tu non puoi…»
«Rimonta in sella, stupida donna!- sbottò Sesshomaru- Io sono Sesshomaru. So badare a me stesso e non ho bisogno della tua stupida preoccupazione. Se proprio vuoi fare qualcosa, monta su quel dannato gatto e corri più veloce che puoi. Non ti perdonerò, se Anna dovesse morire per la tua esitazione!»
Kagome impallidì, colpita dalla veemenza di quelle parole. Lanciò un’ultima occhiata al nemico in avvicinamento, quindi annuì e corse di nuovo da Kirara.
«Fai attenzione.- lo ammonì, seria, prima di incitare Kirara- Forza, al castello!»
Sesshomaru guardò il terzetto sparire nel folto, quindi si lasciò sfuggire un sospiro. La parte più importante del piano era andata in porto. Anna poteva essere salvata. Ora restava solo la vendetta…una vendetta che lo vedeva partire svantaggiato, ma che non l’avrebbe certo fatto desistere per questo. Sguainò Tokijin, avvertendo la tentazione della spada di ribellarsi al proprio padrone, ma la rimise ai suoi ordini con uno sforzo di volontà. Dopotutto, qualsiasi forma avesse, lui era sempre Sesshomaru, Signore delle Terre dell’Ovest. La grande tigre gialla si fermò a pochi passi da lui, incombendo sulla sua persona. Eppure, Sesshomaru continuava a sentirsi molto più grande del mostro che gli stava di fronte.
«Idiota. Hai tentato di salvarla dandole la tua energia?» chiese Soichiro, con un ruggito. La sua risata fu rombante. «Morirai così come morì tuo padre.»
«Ti insegnerò che un demone resta sempre un demone, qualunque forma abbia.» disse Sesshomaru, gelido, senza muovere un muscolo. «E poi ti strapperò il cuore.»
«Eri più debole di me e lo sei ancora.- sogghignò Soichiro- Questa volta, Sesshomaru, io ti ucciderò.»
La tigre si scagliò contro Sesshomaru. L'uomo dai capelli neri sollevò la spada.

***

Ranma, mentre accompagnava il demone nella spirale, non faceva che pensare al viso ferito di Akane, ai suoi occhi scuri ingranditi per la paura. Il fuoco dell’ira gli bruciava dentro, mentre schivava i colpi e tesseva la sua danza mortale.
“Ora vedrai. Vedrai, dannato bastardo, cosa succede a toccare la fidanzata di Ranma Saotome.- pensava, soffocando il desiderio di colpirlo e basta- Ti concerò così male che non potrai mai più rialzarti da terra.”
«Ranma! Il cuore di ghiaccio!» gridò Akane, facendosi strada tra i suoi pensieri sanguinari. Il cuore…oh, cavoli! Ranma si rese conto in quel momento di essersi comportato come uno sciocco inesperto. La sua ira aveva rovinato più di metà della spirale! Come aveva potuto distrarsi al punto da non pensare a raffreddare la propria aura?! Distratto, sbagliò uno dei passi della spirale, interrompendo la danza perfetta.
«Sei mio!» esclamò il demone, colpendolo con un pugno alla spalla. Ranma sentì l’osso scricchiolare, quindi un terribile dolore, mentre volava via per la forza del colpo e andava ad atterrare duramente vicino ad Akane.
«Ranma! Cosa ti ha fatto?» chiese Akane, preoccupata, avvicinandoglisi. Ranma si mise a sedere con una smorfia, fissando con odio il demone, le cui unghie erano sporche di sangue. «Ranma…» gemette Akane, vedendo che Ranma teneva il braccio destro pressoché inerte. Sulla sua spalla, il sangue stava uscendo abbondantemente da una ferita, inzuppando la casacca rossa del ragazzo.
«Akane, tu stai bene?» chiese Ranma, fissando le sue iridi grigie in quelle scure della ragazza.
«Co…dovrei chiedertelo io, stupido!- sbottò Akane, sul punto di piangere- Da quando in qua perdi il controllo in questo modo? Perché non eri concentrato?!»
Ranma assunse un’espressione così seria e preoccupata che Akane sentì le parole di protesta morirle in gola. Il ragazzo alzò una mano per sfiorarle il volto, seguendo col dito i segni rossi sulle sue guance.
«Ranma, tu…eri preoccupato così tanto per me?» sussurrò Akane. Ranma abbassò la mano.
«Fidati di me. Io lo sconfiggerò.» disse soltanto, serio.
«Ti arrendi, sciocco?» disse il demone, con un ghigno. Akane vide Ranma alzarsi da terra con espressione seria e decisa, nonostante il braccio destro inutilizzabile.
«Io ti sconfiggerò.- disse- E per farlo mi basterà il pugno sinistro.»
Il demone rise.
«Hai molta fiducia in te, ragazzino!» lo prese in giro, prima di riprendere ad attaccarlo. Stavolta, Ranma era al massimo della concentrazione. La sua vita e quella di Akane dipendevano dall’esito di quello scontro. Se fosse riuscito a schivare tutti i colpi e a mantenere il cuore di ghiaccio, avrebbe potuto sparare l’Hiryu Shotenha e per il demone sarebbe stata la fine. La sua danza fu perfetta. Schivò ogni colpo, portando l’ignaro demone sempre più vicino al centro. A un passo dal centro della spirale, Ranma lanciò un’occhiata ad Akane. La ragazza si aggrappò con fermezza a un albero, conscia di ciò che si sarebbe scatenato di lì a pochi secondi. Ranma compì l’ultimo passo. La danza finì.
«Sei morto, moccioso!» urlò il demone, puntando dritto alla faccia del ragazzo.
«Hiryu…- disse Ranma, preparandosi a scagliare il colpo- Shotenha!!»
Ranma alzò il pugno sinistro al cielo con tutta la sua forza, scagliando una lancia fredda nel mezzo della spirale d’aria calda. Ranma vide di fronte a sé la faccia sorpresa del demone, prima che un tremendo tornado si formasse attorno ai due, trascinando il demone, urlante, con sé. Ranma, stringendo i denti, rimase dov’era, mentre il tornado prendeva forza e si allontanava da lui, squassando la foresta. Quando il vento si calmò, Ranma, spossato, cadde in ginocchio.
«A…Akane?» chiamò, guardandosi intorno. La ragazza, sconvolta e piena di foglie nei capelli e nel vestito, corse da lui sulle gambe malferme. Cadde in ginocchio di fronte a lui. Ranma sorrise, alzando due dita in segno di vittoria con aria stanca. «Ho vinto, hai visto?» disse. Akane lo colse di sorpresa abbracciandolo. «Akane…» mormorò Ranma, mentre il cuore gli mancava un battito nel sentire la ragazza singhiozzare.
«Ranma…ho avuto paura.- singhiozzò Akane, la faccia nascosta nel suo petto- Perdonami! Avevi ragione, ti causo solo dei guai. Per colpa mia, tu…» Akane si interruppe quando le braccia di Ranma la strinsero con forza.
«No! Non è vero.- disse il ragazzo, con voce rauca- Sono felice che tu mi stia vicino. Al solo pensiero di quello che avrebbe potuto farti, io…io…»
«Ranma…» mormorò Akane, arrossendo. Ranma la fece scostare un poco per poterla guardare in faccia. Akane si accorse che anche Ranma era arrossito.
«Akane, io sono uno stupido.- disse il ragazzo, togliendole con delicatezza le foglie dai capelli- E’ già la seconda volta che rischio di perderti, senza averti detto che io…io…»
Akane osservò Ranma continuare a ripetere la stessa sillaba, diventando sempre più rosso e nervoso. Gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime. Conosceva Ranma da abbastanza tempo da leggere tra i suoi balbettii e stavolta non si sbagliava.
Ranma era frustrato. Per una volta che era deciso a dirle che l’amava, la sua timidezza stava rovinando di nuovo tutto quanto. Riprese fiato, deciso a provare per l’ennesima volta, quando sentì un dito delicato posarglisi sulle labbra. Guardò Akane. Il suo sorriso dolce gli fece fermare il cuore.
«Anch’io, Ranma.» disse lei. Rise piano. «E stavolta non osare ritrattare, scemo.» disse, con un tono davvero molto dolce. Gli occhi di Ranma si illuminarono.
«Akane…» mormorò, carezzandole una guancia e avvicinando il suo viso al suo. Akane chiuse gli occhi…
«Eccovi!»
Con un balzo da record, Ranma e Akane si separarono, mentre tutti i loro amici entravano nella radura. Ranma si morse un labbro, un po’ per il dolore alla spalla dovuto al movimento brusco, un po’ per la frustrazione. Possibile che non riuscisse mai a baciarla? E sì che si erano appena dichiarati…più o meno…..
«Che diavolo stavate facendo?» ringhiò Ryoga, guardando Ranma con occhi assassini.
«Abbiamo visto l’Hiryu Shotenha e abbiamo pensato che foste qui.» disse Mousse.
«Ran-chan, ma tu sei ferito!» esclamò Ukyo.
«Non è nulla. Una frattura, o giù di lì.- tagliò corto Ranma, offrendo ad Akane una mano per alzarsi- Siete tutte salve, vedo.»
«Konatsu, ti sei fatto male?» chiese Akane, riprendendosi dall’imbarazzo. Il kunoichi si appoggiava a Ryoga e Mousse.
«E’ stato ferito mentre cercava di salvarmi.» spiegò Ukyo, lanciando al ragazzo un’occhiata affettuosa che nessuno mancò di notare.
«E Inuyasha?» chiese Sango, guardandosi intorno.
«Non si è più visto. Credo che sia andato ad aiutare Sesshomaru.» disse Ranma.
«Torniamo ai carri.- propose Shan Pu- Inuyasha ci raggiungerà lì, sempre che non ci stia già aspettando.»
«Giusto.» disse Mousse. Il gruppo si incamminò verso il villaggio. Ranma e Akane si scambiarono un’occhiata rassegnata, quindi seguirono gli amici. Non viste, le loro mani scivolarono l’una nell’altra.

   
 
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