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Autore: SunshinePol    18/12/2010    3 recensioni
Violet ha 22 anni, una famiglia che adora e delle amiche fantastiche. Si è appena laureata e torna a casa per il matrimonio del fratello, dove sarà costretta a rivedere l'ex fidanzato fedifrago. Rincontrerà anche il migliore amico dello sposo, che ha reso la sua adolescenza un inferno, ma di cui era follemente innamorata. Cosa succederà ora che sono entrambi cresciuti e cambiati?
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Shoot, shoot, shoot, shoot! No, no, no ragazzi, non va bene così! Dovete metterci passione, mettete l’anima in questi scatti. Dovete essere sexy, spiritosi, audaci…
Ok, quest’uomo non è normale; è un esaltato! Pensa di essere ad America’s next top model?!?!? Non stiamo facendo un servizio fotografico per Vogue, stiamo solo facendo le foto per l’album del matrimonio. E poi, perché parla al plurale che ci sono solo io?!?! Va bene che questi scatti resteranno nei secoli dei secoli e tutti chiederanno alla sposa di poterli vedere, quindi bisogna essere decenti e bla bla bla, ma così stiamo proprio esagerando. Io ho sempre odiato mettermi in posa e sono sempre uscita da schifo: le pellicole le ho sempre “impressionate” e non in modo positivo!
In più se consideriamo che sto morendo di caldo, ho granellini minuscoli, molto fastidiosi, di sabbia nei posti più impensabili e sto letteralmente morendo di fame il quadro è completo. E non sono sicuramente nello stato mentale adatto per sopportare gli ordini di questo fin troppo suscettibile fotografo da strapazzo.
- Di un po’ tu – mi guardo attorno sperando che non stia parlando con me – sì, sì sto parlando proprio con te. Dovresti metterti in posa.
Sta proprio parlando con me. No, non ci siamo proprio. Questo omuncolo di un metro e una cicca, con quei tre capelli in croce, riportati tra l’altro, sta marciando male.
- Sono in posa.
- Oh, ti prego. Questa la chiami posa? Sorridi, ancheggia, muovi un po’ quello che madre natura ti ha dato.
Vergognandomi come una ladra, più per far finire quella tortura che altro, tiro le labbra in un sorrisetto fintissimo, mi atteggio come una top model sperando che questa tortura finisca presto, mentre nella mia testa immagino un milione di modi diversi per fare molto male a quel fotografo dei miei stivali.
E per fortuna che sono qui da sola. Il “direttore artistico”, come ha voluto definirsi lui, ha deciso che prima ci immortalerà singolarmente e poi tutti insieme.
- Bellezza, devi scioglierti. Devi fare l’amore con questa macchina fotografica.
Stiamo degenerando. E va bene che sono sei mesi che non faccio sesso, ma non per questo mi butterò su una fotocamera digitale.
Mi sento estremamente ridicola e sto per scoppiare: potrei non rispondere più delle mie azioni se non la smette di guardarmi con quel sorrisino sarcastico mentre pensa che sono una povera mentecatta.
Sto per inveirgli contro quando mi sento osservata. E so anche chi mi sta guardando. Un formicolio mi attraversa la spina dorsale e un brivido si propaga alla base del collo. Adoro questa sensazione, anche se mi mette tremendamente in imbarazzo: so che le mie guance stanno raggiungendo una tonalità bordeaux e le orecchie, che hanno lo stesso colore, scottano. Faccio qualche respiro profondo per calmarmi, mentre sento che la presenza dietro di me si fa sempre più vicina: e stranamente il suo profumo mi aiuta a riprendere contatto con la realtà. E’ una fragranza buonissima: profuma di mare, di sole, di uomo. E c’è anche una leggera presenza di The One di D&G, il mio profumo preferito. Caspita, il mix perfetto.
- Hai intenzione di fissarmi ancora molto Coop?
- Come facevi a sapere che ero io?
- Ho delle doti nascoste.
- Lo sto notando.
Mi volto di scatto e vedo che il suo sguardo è un po’ troppo in basso.
- I miei occhi sono più in alto.
- Lo so. – ma non accenna a muoversi.
Mi giro di nuovo con cipiglio incazzato quando in realtà, devo ammettere, che questi suoi continui apprezzamenti mi fanno piacere, troppo piacere. E non va bene, non va bene proprio per niente.
Il fotografo mi lancia occhiate di fuoco.
- Abbiamo finito piccioncini? Dovrei fare il mio lavoro, io.
Sto seriamente prendendo in considerazione l’idea di mandarlo a quel paese, molto poco gentilmente.
- Ha ragione, mi scusi. Lei sta facendo il suo lavoro e noi le stiamo facendo perdere tempo. Che ne dice, se per farci perdonare iniziamo a scattare le foto che dobbiamo fare insieme?
Che tono zuccheroso che ha usato Coop.
- Si può fare…tesoro.
Cosa sono tutte queste smancerie con lui e tutta quell’accidia nei miei confronti?
Faccio qualche passo verso Cooper, troppo curiosa per accorgermi che sono eccessivamente vicina al suo corpo, e non è un bene per la mia salute mentale!
Ovviamente il mio tormento personale non si fa sfuggire l’occasione e notando la mia vicinanza mi poggia un braccio dietro alla schiena, diminuendo ulteriormente la nostra distanza.
In un moto di orgoglio, decido di non farmi imbarazzare dal calore della sua mano che mi accarezza, sfiorandomi delicatamente il collo, e mi avvicino al suo orecchio per non farmi sentire dall’omuncolo munito di macchina fotografica.
- Come mai tutta questa gentilezza nei suoi confronti? Devo pensare che le tue sfrontate punzecchiature siano un privilegio solo mio?
- Assolutamente! Tu tiri fuori il miglio di me. O il peggio, dipende dai punti di vista. In più quell’ometto ha una certa inclinazione nei miei confronti, direi che è rimasto affascinato dalla mia prestanza fisica, dal mio portamento e dal mio charme. Credo si sia innamorato di me. E chi potrebbe biasimarlo? Comunque, visto che non voglio incoraggiarlo, ma nemmeno trattarlo troppo male, mi sto comportando gentilmente.
- Ah, ma sei sicuro di non essere interessato? Perché se la nostra messinscena di oggi dovesse impedire la nascita di un amore non me lo perdonerei mai.
Il suo sguardo da cucciolo spaventato mi fa scoppiare a ridere e pochi secondi dopo mi segue anche lui: la sua risata e il sorriso che gli illumina gli occhi mi tolgono il fiato. E’ dannatamente bello. Non mi accorgo nemmeno che il soggetto dei nostri discorsi sta continuando a scattare foto.
- Ragazzi siete davvero inquietanti. Tutto questo vostro tubare è…non trovo nemmeno le parole per definirvi.
La voce di mio fratello mi fa fare un salto, tento di staccarmi dal corpo di Coop, ma questi me lo impedisce tenendomi stretta. Il mio viso passa attraverso tutte le tonalità del rosso.
- Già, inquieta anche noi, ma il nostro è un grande amore, vero V?
Il nostro è un grande amore. Un grande amore. Le sue parole mi gelano. Ho sempre sognato di sentirglielo dire, nel letto la sera prima di addormentarmi mi immaginavo che il bellissimo amico di mio fratello si accorgesse di me, del mio essere una ragazza come le altre e che capisse di essere innamorato di me. E non è mai successo. E io ci sono stata male, molto male. Stiamo andando troppo oltre, rischio di scottarmi di nuovo e in questo momento è l’ultima cosa che mi serve. Devo tornare con i piedi per terra, sopravvivere a questa giornata e poi dimenticarmi di nuovo della sua esistenza.
Mi stacco dal suo abbraccio di malavoglia, mi sentivo perfettamente a mio agio tra le sue braccia: questa cosa non va bene per niente. Ci raggiungono anche la sposa, che è radiosa, gli altri testimoni, e le damigelle. Fortunatamente c’è anche Scotty, mi lancio su di lui, che mi sorride capendo la situazione e si posiziona accanto a me per fare le foto.
Cooper mi fissa insistentemente, ma non mi giro, non lo guardo. Riesco a resistere fino alla fine della sessione fotografica, sempre con il suo sguardo addosso. Non appena l’omuncolo ci congeda tento di scappare, ma Coop è più veloce di me e mi afferra il braccio.
- Si può sapere che cosa cavolo è successo? Un secondo prima stavamo chiacchierando tranquillamente e un secondo dopo sei scappata. Perché?
- Non è successo niente Coop. Sono arrivati gli altri e mi sono spostata per fare le foto che rimanevano.
- Non dirmi stronzate Violet. Sei scappata. Di cosa hai paura?
- Io non ho paura e non sono scappata.
- Sì invece. E non capisco il perché. Lo so che non siamo mai andati molto d’accordo, ma ci conosciamo praticamente da sempre. Siamo cresciuti insieme.
- Non siamo mai andati d’accordo?!?!? E’ l’eufemismo del secolo. Mi hai tartassata dal primo momento che mi hai vista e sinceramente non ho ancora capito il motivo del tuo odio. Il mio era giustificato: hai reso la mia adolescenza un inferno, ma tu? Tu perché l’hai fatto? E noi non ci conosciamo. Ci siamo sempre limitati a sfiorarci senza mai conoscerci veramente, quindi non sputare sentenze su di me. Non ne hai nessun diritto; non puoi venire qui, dopo quattro anni che non ci vediamo e dirmi che ho paura e che sto scappando da te. Chi ti da il permesso di farlo?
Sto tremando dalla rabbia, ma da una parte mi sento più leggera, quasi sollevata: finalmente gli ho detto quello che avrei sempre voluto dirgli, ma per cui non ho mai avuto il coraggio.
Mi guarda basito e spaesato, evidentemente non si aspettava tutto questo risentimento.
- Io non…tu hai…Scusami. Mi sono comportato come un cretino, ero solo un ragazzino immaturo e stupido che aveva bisogno dell’approvazione degli altri perché aveva troppa paura di essere se stesso e di essere respinto. E tu eri il capro espiatorio perfetto, eri indifesa e insicura; umiliati gratificava il mio ego. Dio, quanto sono stato meschino e pessimo. Lo so che non ho scuse, ma davvero, se potessi tornare indietro non lo rifarei.
Lo guardo scettico: non ci credo assolutamente. Si accorge del mio sguardo.
- Ok, hai ragione. Mi sarei comportato allo stesso modo, perché a 17 anni ero un pallone gonfiato e il mio cervello era cotto dal sole. Però mi dispiace lo stesso, davvero.
Non guardarlo negli occhi, non guardarlo in quei bellissimi occhi verdi, oddio ma come si fa a resistere a quell’espressione da cucciolotto bisognoso di coccole? E’ lui che si deve sentire in colpa, non io. E perché si sta avvicinando in questo modo? Vade retro satana; non può indurmi in tentazione ogni volta che mi perdo in quel mare verde smeraldo, o che mi sfiora, o che sento il suo profumo. Devo darmi una regolata, non posso caderci di nuovo, no no no!
- Sì, ok va…va bene. C…cosa stai facendo?
Un lampo malizioso illumina i suoi occhi e mi preoccupo ancora di più: ho la gola secca, le mani sudate e mi sento chiusa in un angolo. Alza una mano e lentamente mi sfiora con le dita il profilo del viso, passa poi al lobo dell’orecchio e al collo. Mi tremano le gambe e mi sto sciogliendo come un gelato al sole. Si avvicina, con l’altra mano mi prende per un fianco facendomi appoggiare al suo petto e soffia al mio orecchio:
- Puoi perdonarmi V?
Porca pupattola! Ho i brividi ovunque. Se non mi stesse sostenendo con la sua presa sarei già caduta a terra. Respiro profondamente per far prendere aria al cervello: sono talmente scombussolata che non so nemmeno cosa e come rispondere.
- Mi dispiace davvero.
Mi appoggio con tutte e due le mani al suo petto, che è incredibilmente sodo; con il palmo, sotto la stoffa pregiata della sua giacca e della camicia, sento il suo cuore che batte furiosamente. Questa cosa mi stupisce, mi da coraggio: alzo il viso e di nuovo rimango incantata da quegli occhi luminosi. Sembra veramente sincero. Sarà il caldo, il clima di amore che si respira al matrimonio, il fatto che sia incredibilmente bello e che con tutte queste lusinghe, con questi sguardi, con questi gesti mi stia facendo sentire come mai prima d’ora, ma decido di dargli una possibilità.
- Va bene, ti credo.
Mi abbraccia di slancio e mi stringe forte a sé: mi sento praticamente in paradiso. Appoggio il viso nell’incavo del suo collo e mormoro:
- Non farmene pentire, ti prego.
- Non lo farò. Andiamo dai, ci staranno cercando tutti. Penseranno che ci stiamo scannando, conoscendo i precedenti.
Mi prende per mano facendo intrecciare le nostre dita in un incastro perfetto e inizia a correre. Arriviamo al ristorante, che è a qualche centinaia di metri dal luogo della cerimonia: io ho il fiatone mentre Cooper non ha nemmeno un capello fuori posto, come se non si fosse nemmeno mosso. La mia milza implora pietà e il mio cuore sta per uscire dalla cassa toracica…ok, forse quest’ultimo batte così velocemente anche perché mi sta ancora tenendo per mano.
I tavoli, perfettamente apparecchiati e decorati con fiori bianchi, sono posizionati in una veranda aperta che si affaccia sul mare; sono già tutti seduti e ci fissano insistentemente. Con il viso imporporato mi nascondo dietro al cartellone dei posti per controllare a che tavolo sono stata assegnata e noto che mio fratello ha, purtroppo o per fortuna, deciso di ascoltare il consiglio del suo migliore amico. Sono seduta al tavolo di testimoni e damigelle, quindi con Coop, Scotty, quei trogloditi di Chad e Conrad e le due Barbie Malibù, rifatte, Stacy e Jessica.
- Andiamo a sederci che manchiamo solo noi V.
- Vai pure, io devo andare alla toilette.
- Va bene. Ci vediamo fra poco.
Apro la porta del bagno e mi appoggio al lavandino. La porta si spalanca di colpo, spaventandomi a morte, facendo comparire Lexie e Ally.
- Ma si può sapere dove cavolo siete finiti? Vi abbiamo cercato dappertutto – mi chiede Lexie.
- Oddio, cosa avete combinato??? Avete fatto gli sporcaccioni????
- Ally! Ma cosa ti viene in mente. Non abbiamo fatto niente, abbiamo solo parlato, abbiamo chiarito e si è scusato.
- E tu ovviamente non l’hai perdonato, vero?
Non riesco a reggere lo sguardo di Lexie e bisbiglio un sì.
- Sì non l’hai perdonato o sì l’hai perdonato?
La guardo negli occhi supplicandola di non giudicarmi. Ally si porta una mano davanti alla bocca spalancata.
- Violet, ti sei innamorata di lui di nuovo.
- Cosa?!?!? No, no, siamo solo amici.
- V guardati allo specchio, guarda i tuoi occhi.
Fisso la mia immagine allo specchio e inorridisco: ci sono cascata di nuovo e con tutte le scarpe.
- No, ragazze. Tranquille, è solo la corsa che mi ha fatto fare, è il clima d’amore che si respira fra voi coppiette felici che mi fa questo effetto. Non sono innamorata di lui. No. Punto. E ora andiamo che sto morendo di fame.
- Ok, se sei convinta tu. Quando però ti accorgerai che stai solo mentendo a te stessa, mi permetterai di ballare la conga mentre ti dico “Te l’avevo detto”?
Io e Ally fissiamo sbalordite Lexie, immaginando la scena e poi scoppiamo tutte e tre a ridere.
- Va bene, sarai autorizzata a farlo, ma verrai ripresa, metteremo il video su youtube e diventerai la più famosa del web…tipo Paris Hilton!
- No, dai come Paris, no! Dovrei essere nuda e in atteggiamenti intimi per diventare come lei…e anche bionda. Mi ci vedete platinata, vestita di rosa e con un chihuahua nella borsa ricoperta di Swarovski?
Scoppiamo nuovamente a ridere, mentre raggiungiamo gli altri ospiti.
- Non parlami di bionde platinate che dovrò sopportarne due al mio stesso tavolo tutta la giornata, mi viene male solo al pensiero!
- Oddeo…non vorrei essere nei tuoi panni!
- Lasciamo perdereeee! Per fortuna che ci sono Scotty e…basta, Scotty.
- Sì, certo Scotty. Cooper vorrai dire!
Faccio loro una linguaccia mentre si siedono al tavolo, accanto ai loro fidanzati e mi dirigo al mio posto. Mi accomodo sull’unica sedia libera rimasta: alla mia destra ho Scotty, poi c’è Jack, le due galline, i due macachi e alla mia sinistra il mio tormento personale. Penso che d’ora in poi lo soprannominerò in questo modo!
- Cucciola, eccoti finalmente!
- Scusatemi, sono stata trattenuta.
Lancio un’occhiata al mio altro vicino di posto, che sfoggia un’espressione da angioletto.
- Ditemi cosa mi sono persa.
- Niente di intelligente, di interessante sì, ma intelligente no. Basta considerare i soggetti che abbiamo qui di fronte. Sono talmente stupide che non hanno ancora capito che siamo gay. Ho praticamente perso le speranze di trovare una qualche forma di vita intelligente all’interno della loro scatola cranica!
Scoppio a ridere insieme ai due ragazzi e mi metto ad ascoltare i discorsi degli altri commensali seduti al mio tavolo.
Le ragazze stanno disquisendo, anche se dubito che sappiano il significato di questo vocabolo, su quanto siano importanti le unghie alla french e l’abbronzatura per “essere sempre al top”.
Scuoto la testa e ridacchio. Lascio vagare lo sguardo su tutti gli invitati, sugli sposi, sulla mia famiglia: è veramente una splendida giornata e nonostante i miei timori iniziali sono davvero felice.
I camerieri hanno iniziato a servire le varie portate, sono tutte buonissime e io gusto ogni piatto che mi trovo davanti.
Sento un profumo strano, annuso l’aria fino a che, inorridita, non capisco a chi appartiene questo olezzo di violetta: sta arrivando la terribile zia Peach.
 
 
 
 
 
 
Chiedo umilmente scusa per questo ritardo, ma sono sotto esame e mi sono sepolta tra i libri. In più questo capitolo mi convinceva ( o convince) poco e mi ci è voluto più tempo per scriverlo.  Grazie a tutti, chi mi ha messo tra le seguite, tra le preferite, tra le ricordate e a chi legge semplicemente. Un bacio a tutte
 
HappyCloud: Donnaaaaa…ti odio! Mi hai spaventata a morte con quella recensione. Pensavo davvero non ti fosse piaciuto! Hope u like it. Tanto cuore per te.
 
Mirya: Caspita, una recensione positiva da te mi lusinga parecchio. Sono una tua fan e anche se ti ho scoperta da poco ho già letto e riletto più volte Succo di zucca (la adoro!).
Spero di non deludere le tue aspettative e che continui a incuriosirti questo mio esperimento. E concordo con te sul volere uno schiaccianoci a portata di mano in certe occasioni, di fronte a certe persone. Grazie ancora.
  
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